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Autore: St. Jimmy    19/07/2011    2 recensioni
"-...La pioggia è imprevedibile...- recitò Billie Joe, senza distogliere lo sguardo dalla scritta.
Mike gli si avvicinò di più e delicatamente gli posò una mano sulla spalla. Il cantante si girò allora verso di lui, svelando un piccolo sorriso stampato sul volto.
-Mike, ricordi quel giorno?-
"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: La scena quaggiù descritta non è mai avvenuta e mai avverrà e i nani non mi appartengono (con mio enorme rammarico). Non sganciano grana per quello che scrivo.




¿NOVEMBER RAIN? (LITTLE CHANGE)




-Mike!- L'acuto grido di Billie Joe sferzò l'aria, viaggiando attraverso le stanze fino a giungere alle orecchie del bassista, comodamente seduto sul bianco divano del salotto. Dirnt smise di rigirarsi tra le mani il tanto desiderato vinile dei Rancid che aveva comprato due giorni prima e mandò un sospiro che era assieme di irritazione e di rassegnazione. Amava osservare i suoi vinili anche per ore prima di ascoltarli, amava studiarli in ogni loro minimo dettaglio prima di darli in pasto al giradischi, ma amava anche il nano isterico che lo stava chiamando dal piano di sopra. E sapeva perfettamente che se non avesse risposto, Billie avrebbe iniziato a gridare sempre più forte, impedendogli di tornare a fissare il suo prezioso Let's go!. Si posò con cautela il 33” sulle ginocchia e sospirò di nuovo, gli occhi chiusi.
-Che c'è Bill? Hai perso di nuovo Kermit? Se è così non preoccuparti, è un pupazzo, non può essere andato tanto lontano, basta che...-
-Mike, smettila di fare il babbano e vieni subito qui!- urlò Billie di rimando dalla camera da letto.
-Ma mi vuoi dire che cosa...-
-SUBITO!- gracchiò allora il cantante, ormai sull'orlo di una crisi di nervi.
-E va bene...- borbottò Mike tra sé, alzandosi con molta calma dal divano. Posò il vinile sul cuscino nero accanto al bracciolo e gli diede un ultimo amorevole sguardo. -Tornerò presto, dolcezza- sussurrò prima di voltarsi definitivamente ed iniziare a salire la scalinata che portava al piano superiore. -...Arrivo!-.
Dopo aver oltrepassato anche l'ultimo scalino percorse il lungo corridoio fino a giungere all'ultima stanza in fondo a destra. La porta era spalancata e Billie lo stava aspettando in piedi, con le braccia conserte, battendo ritmicamente la punta del piede sul pavimento, chiaramente spazientito. Mike si fermò sull'uscio con aria annoiata.
-Bene, sono qui. Ora mi fai la grazia di dirmi che cosa è successo, per favore?- domandò, sperando di riuscire a tornare al suo Let's go! In un minuto o due. Armstrong lo fissò, sempre più arrabbiato. -Che cosa è successo? CHE COSA E' SUCCESSO?! Oh Michael, dovresti sapere benissimo che cosa è successo!-.
-No Billie, non lo so. Secondo te perché sprecherei il mio tempo a chiedertelo altrimenti?-. Negli occhi infuriati del cantante scorse, anche se solo per una frazione di secondo, una scintilla di tristezza.
-Io sarei uno spreco di tempo per te?! Ah sì?! Bene, allora guardati intorno!- disse lui allargando le braccia e voltando la testa a mostrare la stanza a Mike, -Perché tutto questo casino che hai lasciato non lo rimetterò di certo a posto da solo!-.
Un minuto o due eh, Mikey? Ma certo, pensò il bassista mentre il suo sguardo vagava per la camera da letto completamente devastata, e Tré è Miss Teen America 2009!
Il pavimento era ricoperto da cartacce, lattine di birra e cavi di amplificatori; le ante degli armadi erano spalancate; in un angolo erano ammassati almeno cinque paia di jeans sovrastati da un ulteriore mucchio composto da un'altra decina di magliette e il letto era completamente sfatto, con le lenzuola raccolte al centro in una montagnola informe. Si domandò come avesse fatto a non notarlo prima. Aspetta un attimo, ma il nano ha detto che hai fatto TU tutto questo bordello? Non lo riteneva possibile, dal momento che non ricordava di aver fatto assolutamente niente.
-Io?! Io avrei letteralmente distrutto questo posto?! Tu sei pazzo...- disse Mike, sbalordito.
-Pazzo?! PAZZO?! Sì, devo esserlo se ti ho prestato casa mia per le prove dei Frustrators!-
Le prove dei Frustr- ma sì! Ora capiva! Doveva essere stato il giorno prima, quando Billie era andato a Los Angeles con Tré per passare il fine settimana insieme a Ramona...
Ricordava di avergli chiesto il permesso di usare il suo garage per provare i demo delle canzoni per Griller con i ragazzi e ricordava anche che ad un certo punto avevano deciso di spostarsi al piano superiore, ma non ricordava ancora come avessero fatto a sfasciare tutto...
-Eri sbronzo marcio Michael, mi è toccato chiedere aiuto a Tré per riportarti a casa tua ieri notte dopo che ti ho trovato steso sul pavimento del salotto! Ho visto solo poco fa come avevi ridotto questo posto perché sono tornato da neanche mezz'ora! Sono stato tutto il tempo a guardarti delirare nel sonno, ma devo essermi addormentato anche io verso le quattro e quando mi sono risvegliato non ti ho più visto! Ti ho cercato dappertutto e alla fine sono tornato qui, e tu eri tranquillo e beato con il tuo fottuto vinile ad occupare il mio divano! Ora ricordi, eh Dirnt?!-. Billie era decisamente arrabbiato, il suo petto si sollevava e si abbassava velocemente ad ogni respiro sotto la leggera t-shirt dei Misfits e i suoi occhi parevano sputare fiamme. Mike cercò comunque di non farci caso e continuò.
-Ricordo di aver fatto le prove con i Frustrators e che sei rientrato da poco, ma non mi sembravi particolarmente felice di vedermi. Anzi, non mi hai proprio degnato di uno sguardo. E non mi chiamare Dirnt! Odio quando lo fai!- ribatté alzando la voce.
-Ti ho anche salutato, ti ho chiesto dove fossi stato, ma tu non mi hai sentito! Eri troppo impegnato ad amoreggiare con quel maledetto 33”! Sono andato in cucina a mangiare qualcosa e poi sono venuto qui per cambiarmi i vestiti, ma sorpresa! Qualcuno mi ha devastato la stanza! E io ti chiamo Dirnt quanto voglio, Dirnt!-. Detto questo non aggiunse più una parola. Si buttò a capofitto in mezzo alle cartacce e alle lattine di birra, intento a pulire tutto lo sporco lasciato dal bassista prima che qualcun' altro potesse vedere quella discarica improvvisata oltre a loro due. Mike rimase fermo dov'era, impietrito. Non aveva la minima idea di quello che stava succedendo e non riusciva a staccare gli occhi da Billie. Ma cosa gli era preso?
Lo guardò e lo vide per terra a pulire tutto lo schifo che lui aveva lasciato, con la schiena curva sul pavimento e i folti capelli neri spettinati che gli ricadevano sul viso e desiderò solo di essere cieco. Gli ricordò i vecchi tempi, quando ancora vivevano nello scantinato al 2246 di Ashby Street e si rivide con Tré a bere, stravaccato sul divano malconcio mentre lui doveva cucinare e spazzare il pavimento per rendere quell'ambiente anche solo vagamente vivibile. Si spezzava la schiena tutto il giorno al posto di suonare la chitarra e in più di sera doveva esibirsi su di un palco di fronte a centinaia di persone. E lo faceva con il sorriso sulle labbra. Sorrideva anche quando lavorava, ma era solo per non allarmarli, era solo una maschera, una stupida, inutile, lurida maschera.
Si girò verso la finestra, ma un flebile singhiozzo lo costrinse nuovamente a voltarsi contro la sua volontà. Vide il moro chinare ulteriormente il capo e le sue spalle contrarsi a piccoli scatti. Stava piangendo. Gli si raggelò il sangue nelle vene, ma non osò avvicinarsi.
Non era per il fatto di dover pulire che Billie era ridotto così, era perché lui non lo considerava abbastanza. Lo metteva sempre il secondo piano e questo non faceva che ferirlo come un pugno in pieno stomaco ogni volta.
Allora Mikey, te ne vuoi stare lì impalato ancora a lungo? No, non voleva. Non voleva vederlo soffrire di nuovo da solo. E di nuovo per causa sua.
Si piegò sul pavimento ed iniziò a sua volta a pulire, ma si tenne ben a distanza dal chitarrista per paura che potesse fargli qualcosa. Giudicava le sue scenate completamente insensate, totalmente prive di qualsiasi fondamento, ma era davvero spaventato da quello che poteva succedere se quel piccoletto avesse avuto un moto improvviso di ira profonda, anche nelle condizioni in cui si trovava.
Si impadronì del lato della stanza opposto a quello su cui stava lavorando in silenzio il suo Billie e cominciò anche lui a raccogliere i resti della sera prima e a ripiegare i jeans e le magliette ammucchiate nell'angolo. Si sentiva uno schifo. Odiava litigare con il cantante e nonostante ritenesse che la sua reazione fosse eccessiva, non riusciva a non sentirsi in colpa. Perché Mike sapeva che in fondo era solo colpa sua, sapeva che Billie era estremamente sensibile e sapeva di essersi comportato da idiota irresponsabile e che per questo era giusto che pagasse per le sue azioni. Altre volte era capitato che avessero litigato, ma ora era diverso. Era come se si fosse creato un vuoto tra loro.
Rimasero per più di un'ora e mezza in quella stanza a rassettare, fino a che il sole cominciò a tramontare, lasciando filtrare dalle finestre una tiepida luce aranciata che inondò la camera. Billie aveva alternato momenti di tranquillità a lievi singhiozzi a stento trattenuti per tutto il tempo, senza però smettere di lavorare, quasi fosse l'unica cosa che potesse fare per alleviare il dolore che provava. Il dolore che lo stava divorando dall'interno. Il dolore che lo corrodeva nel profondo dell'anima, ripetendogli infinite volte, in una litania esasperante, che non era altro che l'ultimo, insignificante pensiero nella mente di Mike.
(Secondo te perché sprecherei il mio tempo a chiedertelo altrimenti?
Perché sprecherei il mio tempo a chiedertelo?
Perché sprecherei il mio tempo con te?
)

L'ultimo, insignificante pensiero nella mente della sua vita.

Il bassista stava riponendo nell'armadio le ultime magliette che ancora giacevano sul pavimento quando un raggio di sole colpì qualcosa all'interno di un cassetto, qualcosa che mandò un debole bagliore argenteo, attirando la sua attenzione. Dirnt si avvicinò di più e timidamente estrasse quell'oggetto lucido da sotto una pila di camicie accuratamente piegate. Era una semplice, piccola cornice argentata priva di ogni decorazione, non più grande della sua mano, e al suo interno era custodita una fotografia dai colori sbiaditi. Raffigurava due ragazzi sui diciott'anni completamente fradici, sorridenti nonostante i nuvoloni grigi che coprivano il cielo. La girò e notò che sull'angolo sinistro inferiore era stata scritta una data, in una calligrafia leggermente sbilenca che riconobbe come quella di Billie: 13 Giugno 1989. Come avrebbe mai potuto dimenticare?
Si voltò verso di lui con ancora in mano la cornice e abbozzò un sorrisetto appena percettibile persino da sé stesso. Il moro gli dava le spalle e i suoi capelli corvini risplendevano dall'altra parte della stanza, illuminati dal caldo tramonto californiano.
Mike piano si alzò e senza fare il minimo rumore camminò fino a trovarsi accanto a lui. Non aveva avuto ripensamenti, e il timore di avvicinarglisi non lo aveva sfiorato per nemmeno un secondo. Aveva solo sentito che doveva farlo.
Si mise in ginocchio al suo fianco e gli accarezzò delicatamente la guancia con il dorso della mano. Una tiepida lacrima gli bagnò la pelle, facendolo rabbrividire.
-Billie... basta piangere...- mormorò dolcemente, ma l'altro si limitò ad allontanarsi da lui, spostandosi un po' verso la finestra alla sua destra. Mike allora appoggiò la fotografia sul pavimento proprio sotto al suo viso, nel punto in cui stava guardando, e Billie, come d'incanto, si fermò, perfettamente immobile.
-L'ho trovata tra le tue camicie- disse semplicemente il bassista, -ma immagino che tu lo sappia meglio di me-. Billie prese una manciata di secondi per osservarla bene e finalmente, dopo un tempo che a Mike sembrò interminabile, si voltò verso di lui, gli occhi lucidi.
-Ce l'ha scattata Al il giorno...-
-Il giorno del nostro primo bacio-.
La voce del cantante era ridotta ad un sussurro che trasportava ricordi e triste malinconia. Mike se ne accorse e riuscì solo a pensare che il senso di colpa per aver storpiato una così dolce melodia non sarebbe mai sparito. Perché se la voce di Billie si era trasformata in un macabro mormorio, la colpa era solo sua. Sua e del suo dannato ego.
Ci fu silenzio per qualche secondo, poi il biondo, malgrado tutto, continuò:
-Vieni. È piuttosto scomodo qui, non credi?-. Lo aiutò ad alzarsi e lo fece sedere sul letto ora fatto, al suo fianco.
Le guance bianche erano ancora solcate da piccoli rivoletti trasparenti. Mike non poté non notarlo. Portò le mani sul suo volto e con piccole carezze asciugò quelle lacrime che non sopportava di vedere sul dolce viso del suo amore.
-Billie, per favore, smettila di piangere... per favore...- sussurrò guardandolo negli occhi. -Come se te ne fregasse davvero qualcosa. Lo hai detto tu: sprechi solo il tuo tempo- rispose Billie, allontanando le mani del bassista.
-Non è vero, sai che non dicevo sul serio-
-Mi dispiace Mike, ma non riesco a crederti questa volta. Per te qualsiasi cosa viene prima di me-
-Ah sì, davvero? È questo che pensi? Prova a farmi anche solo un esempio se proprio...-
-Il tuo nuovo vinile, quello dei Rancid. Non ti sei nemmeno accorto che sono entrato in casa-. Fece una pausa, poi sospirò. -Non ti sei accorto di niente...-. Abbassò la testa ed altre lacrime tornarono a bagnargli la pelle candida. Si sentiva inutile, solo un oggetto insignificante nelle mani di Mike.
-Oh Dio, Billie, basta... ti prego. Tutto questo non ha senso...-
-Ha senso per me! Io non sono niente per te, niente! Ma tu non sai che anche io posso avere dei sentimenti, dei fottuti, maledetti sentimenti! E rendermi conto che per Mike Dirnt valgo meno di un vinile dopo tutto quello che è successo ieri beh, tu non puoi neanche minimamente immaginare cosa significhi!-. La sua voce era rotta dal pianto, ma nonostante questo andò avanti.
-Tu non ti sei visto ieri notte. Ti sono stato vicino ore intere a guardarti delirare. Parlavi nel sonno, respiravi male, ti muovevi a scatti... Pensavo di doverti portare in ospedale! Cazzo, lo sai anche tu che puoi restarci secco da un momento all'altro per quella fottuta valvola dilatata! Ero spaventato a morte! Credevo... credevo che saresti...
Ma tanto non te ne fregherà niente di quello che credevo io. E ora scopro che mi consideri solo uno spreco di tempo! Tu non capisci come mi sento, tu non capisci me!-.
Scoppiò in un pianto a dirotto e prese a scagliare pugni contro i pettorali di Mike, scioccato davanti alla sua reazione così improvvisa ed imprevedibile. Ma anziché alzarsi ed andarsene, come la sua mente gli suggeriva di fare, lo strinse a sé. E, come aveva pensato, Billie non oppose resistenza. Smise di menare le mani serrate e si lasciò catturare dalla morsa di quell'abbraccio così forte e sincero, quell'abbraccio che solo Mike avrebbe saputo dargli. Billie gli aveva afferrato la maglietta sul petto e i suoi singhiozzi riempivano ora la stanza vuota. Le lacrime del cantante gli bagnarono la pelle sotto la stoffa, trapassando le sottili fibre del cotone come frecce ardenti e lui lo strinse di più, accarezzandogli la schiena scossa dal pianto.
-Let's go! può andare a farsi fottere- disse semplicemente, immergendosi nel profumo di Billie che lo circondava, un profumo delicato, dolce. Profumo di pulito.
-Ti amo troppo Mike, è questo il mio problema. Scusami...- sussurrò appena lui, la voce tremante.
-Io ti dovrei scusare perché mi ami? Ho la tua stessa colpa anch'io, allora... E comunque sei te che devi perdonarmi per essere stato un coglione. Mi dispiace. Ma voglio che tu sappia che non esiste niente di più importante di te al mondo. Ricordalo sempre.- Tornò a guardare la piccola cornice che ancora giaceva sul pavimento. -Quella foto... Quanto tempo è passato...- disse, passandogli una mano tra i morbidi capelli neri.
-Sì... vent'anni... Oggi-. Piantò quegli smeraldi verdi nel cielo azzurro di Mike e gli prese delicatamente una mano. Tutto a un tratto si sentiva leggero, sollevato. Le lacrime stavano cessando di appannargli la vista. -Vieni con me-.
Assieme corsero fuori dalla stanza ormai in ordine, lungo il corridoio e poi giù per le scale, fino ad uscire dalla porta sul retro accanto al salotto.
-Billie dove...?- tentò Mike, ma Billie lo interruppe prima che potesse finire la frase.
-Pioveva, quel giorno- disse semplicemente, trascinando il bassista accanto a sé. Mano nella mano percorsero Manchester Drive fino a sbucare in Prospect Steps, una stretta vietta nascosta ai più che conduceva direttamente in Rockridge Boulevard South. Proprio all'inizio di quest'ultimo si trovava un piccolo parco, sul quale cadeva l'ombra delle alte piante che lo circondavano. Nel mezzo del verde prato curato crescevano alcuni alberi più bassi dalla corteccia scura e le folte chiome illuminate dal tramonto.
Billie si infilò agilmente tra di essi e così fece Mike, che lo seguì senza fiatare. Nello schivare i rami meno alti aveva strusciato il gomito contro un tronco particolarmente frastagliato, procurandosi un insignificante graffio che iniziò sommessamente a pizzicare. Non arrivò a bruciare tanto da indurlo ad urlare, assolutamente no, ma arrivò a bruciare abbastanza da risvegliarlo da quella sorta di sogno ad occhi aperti che gli stava scorrendo davanti. Tutta quella storia gli sembrava uscita da un libro di favole.
Il cantante intanto si era fermato davanti ad un albero un po' più robusto degli altri ed aveva iniziato a fissarlo, come se avesse appena trovato un tesoro di inestimabile valore. E, in un modo o nell'altro, un tesoro lo aveva trovato.
Mike lo raggiunse qualche istante dopo, ansante.
-D'accordo, e ora che cosa...?- ma si bloccò di colpo, paralizzato nel vedere che cosa stava osservando Billie.
C'era un'incisione, su quel tronco, scavata nella dura e ruvida corteccia.
-...La pioggia è imprevedibile...- recitò Billie Joe, senza distogliere lo sguardo dalla scritta. Mike gli si avvicinò di più e delicatamente gli posò una mano sulla spalla.
Il cantante si girò allora verso di lui, svelando un piccolo sorriso stampato sul volto.
-Mike, ricordi quel giorno?- chiese, guardandolo negli occhi.
-Vieni qui- disse lui, accorciando ancora la distanza tra loro.
Billie fece un passo avanti e si ritrovò nuovamente circondato delle forti braccia di Dirnt. Chiuse gli occhi ed appoggiò il volto sulla sua spalla, lasciandosi cullare da quella miriade di sensazioni che lo attraversava ogni volta che Mike lo stringeva a sé e lo proteggeva con il suo insostituibile abbraccio così familiare. Gli posò un lungo bacio sul collo ed il suo profumo lo invase completamente, incastrandoglisi nel cuore. Di nuovo.
Sorrise tra sé quando avvertì il bassista sospirare sopra di lui. Il sospiro di un inesperto diciassettenne.
Poi il biondo tornò a parlare, come se nulla fosse successo.
-Avrei forse potuto dimenticare questo?- disse, serrandogli le labbra carnose con le proprie, con lo stesso, intenso desiderio che aveva provato quel giorno di metà Giugno di vent'anni prima. Aumentò la presa sulla sua schiena, facendo aderire i loro petti come se fossero un'unica cosa. Gli mordicchiò il labbro inferiore, lo tirò e delicatamente lo succhiò, vivendo il contatto con quel sapore dolce come non aveva mai fatto prima in tutta la sua esistenza.
Voleva che il suo amore arrivasse a Billie puro e sincero, senza bisogno di tante parole ad accompagnarlo.
Il cantante lo percepì perfettamente, ritrovando la fiducia che solo poco prima, davanti a quella vecchia foto, aveva perso in lui. Arrossì e strinse di più gli occhi verdi, ed ora davanti a lui non c'era più un uomo di trentasette anni, ma un ragazzo di appena diciassette, con i capelli castani incollati al volto a causa della pioggia ed i vestiti sgualciti di due taglie troppo grandi che gli ricadevano sul corpo bianco e snello.
(Può piovere anche in una calda giornata di Giugno)
Era stato proprio Mike a dirglielo, quando le prime gocce erano comparse sul suo volto ed avevano iniziato a macchiargli la maglietta grigia, lasciando piccoli pallini neri al loro passaggio. E sempre sotto la pioggia, ormai fradici, avevano inciso quella frase sulla dura corteccia di quell'albero. Solo ora ne capì il vero significato, ma forse il ragazzo che era stato lo conosceva già allora.
Si aggrappò ai corti capelli di Mike ed il suo respiro si fuse con quello del bassista che gli prese il viso tra le mani, accarezzandogli delicatamente le guance paffute da perenne bambino. Attorno a loro tutto era sparito. Le case, le macchine, il parco, tutto si era dissolto in una soffice nuvola di fumo bianco lasciandoli soli, perduti nel loro amore come lo erano quel 13 Giugno 1989.
Solo che adesso era il sole l'unico che illuminava i loro volti.
-Non pioverà più su di noi- mormorò Billie Joe sulle labbra di Mike.
Era una promessa.
-No, non più- rispose il biondo, baciandolo teneramente sulla guancia leggermente ispida per la barba. -Ti amo Billie Joe Armstrong, ti amo e non posso vivere senza di te, questa è la verità- disse allora, fissando gli occhi azzurri ed immensamente profondi in quelli verdi e brillanti del cantante, -E sei bellissimo, come la prima volta-.
Billie gli schioccò un ultimo, appassionato bacio sulle labbra e ridendo di quella sua risata contagiosa disse semplicemente:
-Dovresti fare casino in camera mia più spesso!-.




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A/N
Buona sera a tutti! Sono quasi le 11.06 p.m. e mi andava di postare una BiKe su EFP perché non sapevo cosa fare. No, il fatto è che questa fic l'ho scritta su due piedi, anzi, praticamente si è scritta da sola, e mi è sinceramente piaciuto il risultato finale. Non l'ho nemmeno corretta e ho apportato solo poche modifiche alla storia iniziale, e questo credo sia tutto. Il titolo l'ho messo completamente a caso.
Ringrazio chiunque legga e recensisca e spero che vi sia piaciuto leggerla come è piaciuto a me scriverla.



"In memoria di Allie Caulfield, fratello minore di Holden, teoricamente morto all'età di 11 anni il 18 Luglio 1946."
   
 
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