Il
cuore batte frenetico.
Si
è allontanata. Non ha ascoltato i consigli. Giovane, non esisteva alla paura.
Poi
l'ombra ha oscurato le stelle ed ella ha appreso la
Morte.
Si
nasconde, tremante tra gli alberi uncinati. Il rifugio sicuro
lontano, oltre uno spiazo ampio, vuoto. L'ha attraversato distratta e
sicura della vita. Non c'è corsa che la possa salvare.
Si
schiaccia a terra. Passerà oltre se sarà immobile. Ferma, senza un fremito,
stringe le membra, nasconde il capo fra gli arti, cerca di bloccare il tremito
che le sfugge dalle dita, di arrestare il cuore che pompa senza tregua. Se non
si muove, scivolerà oltre.
Sa
che Egli è lì, da qualche parte. Perfettamente silenzioso, impeccabile e
crudele. Ombra liquida, biancore nel vento.
Strizza
gli occhi, chiude il mondo fuori. Resta un'oscurità angosciata. Se non guarda,
non la vedrà.
Forse
l'hanno già vista gli occhi rilucenti nelle orbite ampie. Lei si rannicchia tra
le erbe, ma il lucore spietato della luna l'ha tradita. La fissano pupille
aliene e specchianti.
Tende
le orecchie, spera in un fruscio di foglie salvifiche, un errore che le conceda
un tentativo di fuga. Ma solo il rimbombo del cuore
riempie il mondo.
Aspetta
lo strido gelido che paralizzerà la notte. Annuncerà artigli che affondano
nella carne delicata, strappano muscoli, squarciano intestini. Abbraccia forte
il ventre, già il dolore la pervade, il sangue ruscella
tra le dita.
Vuole
vivere, sentire l'odore dell'erba, giocare al sole. Aveva tanto tempo, non può
essere finito.
Batte
il cuore frenetico. Deve restare immobile. S'illude che il mondo non la sfiori, se lei non lo
sfiora, che il Male la ignori, se lei lo ignora. Sperando allontana
il momento fatale, le vertebre che schioccano, l'essere che svanisce.
Un
sibilo taglia le ombre.
Il
panico le solleva il muso peloso. Incontra occhi folli e ali
pallide e immense. Un grido agonizza e si spegne.
Attraverso
la gramigna, lei fugge, già dimentica di quella morte altra.
In
alto, il barbagianni attende.