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Autore: N3trosis    21/07/2011    1 recensioni
"Sai già che ero io l'Esecutore del Re, il suo Boia, ma non sai come e perché lo divenni. E se credi che abbia dei rimorsi, beh ti sbagli. È ciò che avvenne dopo il mio fardello."
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Il Boia e il Re

Siediti figliuolo, sto per raccontarti una storia. Prendi il tuo calamaio e la tua pergamena se proprio vuoi prendere i tuoi appunti. Non saprò dare un senso alla storia, ma i tuoi figli, se gli importerà, meritano di sapere cosa è successo tanti anni fa. Ho portato per molti anni questo fardello sulle mie spalle come un sacco di granaglie, ed ora è tempo che me ne liberi. Lo so che mi guardi e vedi un aspro vecchio con una lurida barba e un corpo da buttare, ma sarò pronto a piegarmi solo dopo che il Tristo Mietitore avrà chiamato, così potrà prendersi la mia testa con la sua falce.

Guardo queste mura, e mi domando perché fui risparmiato. Mi stanno punendo? Per cosa? Per aver usato l'ascia quando il mio Re lo domandava? Avrei preferito la morte a questa... questa.. patetica esistenza solitaria in questa stanza dove a farmi compagnia ci son solo topi e scarafaggi. Mi saltano addosso mentre dormo, lo sapevi? Me li ritrovo tra le coperte a cercare le briciole di pane cadute dalle mie storpie mani. Se non trovano nulla iniziano a mordicchiare, succhiano il sangue, ed io son troppo debole per scrollarmeli di dosso. Hai mai mangiato uno scarafaggio?

Non parlare! Non ascolterò nuovamente un pio sacerdote con le sue vuote promesse di carità. Cosa hanno fatto gli Dei per me? Tu, figlio mio, sei tutto ciò che ho, e posso vedere l'odio nei tuoi occhi... e sì, pietà. Ti supplico d'ascoltarmi, per amor della tua morta madre. Fai quello che devi con la pergamena, e poi abbandonami. Il gelido respiro della morte tocca la mia anima, ed ho i brividi. Temo che non mi sia rimasto molto tempo. Vedo che le mie risate di urtano, ma non riesco a fermarmi, forse ho paura.

Questa è la storia di un Re, di una terra bagnata dal sangue, e di un potente ed infernale Dio. Fai attenzione, e sii grato di non trovarti al mio posto.

Sai già che ero io l'Esecutore del Re, il suo Boia, ma non sai come e perché lo divenni. E se credi che abbia dei rimorsi, beh ti sbagli. È ciò che avvenne dopo il mio fardello. Ricordo chiaramente come mi sentivo quando la mia ascia spezzava i colli dei nemici del mio Re, il suono delle teste insanguinate capitolare nella cesta sul pavimento unto di sangue. Ricordo che cercavo il sorriso del Re l'attimo in cui il corpo della vittima si contraeva e sanguinava. Significava che la mia testa sarebbe rimasta sulle mie spalle ancora per un po', anziché giacere nella pozza del mio stesso sangue guardando il cielo con occhi morti.

Lascia che ti racconti come iniziai a lavorare per Stochan, l'uomo che molti chiamano Il Re Selvaggio. Era conosciuto e rinomato per la sua crudeltà. Aveva molti oppositori, ma nessuno osava contrastare il suo diritto al trono, poiché ci tenevano a respirare con i loro polmoni, ed a tenere lontano dal loro collo la mia ascia...

Non saprei dirti chi fu mio padre, e mia madre non parlò mai di lui. Mi domando se lo conosceva. Vivevamo in un tugurio fatiscente nella parte povera delle File degli Indegni, vicino le barche dei pescatori, e l'odore di pesce marcio era dappertutto, impregnato anche nelle tavole di legno di casa. Avevo una sorella ed un fratello più giovane, ma non avevo tempo per loro, erano come fantasmi per me. Me ne stavo in giro per strada quando mia madre intratteneva le guardie che avrebbero dovuto vegliare sulla sicurezza della città, e se tornavo a casa prima che fosse buio erano sonore botte. Qualche volta, quando pioveva, mi nascondevo in una delle barche capovolte ed aspettavo, affamato e fradicio, sperando invano di trovare del cibo a tavola la notte.

Una sera mi introdussi a casa strisciando, e vidi una piccola borsa all'ingresso, quasi nascosta da una pila di vestiti. Era buio, ma potevo vedere qualche moneta uscire dalla borsa. Non appena la raggiunsi una mano mi prese il collo, e fui sbattuto violentemente a terra. Diedi una botta sullo spigolo del tavolo con la testa, e diventò tutto nero.

Mi svegliai in una cella nei sotterranei del castello. La testa mi martellava, e non ci vedevo più dall'occhio destro. Ecco perché il mio occhio sembra di marmo, nel caso in cui te lo fossi mai chiesto. Potevo sentire gemiti ed urla venire dalle mura stesse della prigione, e tenevo le mani sulle orecchie per non sentire. Tante erano le urla che non udii il rumore di chiavi e la serratura che s'apriva, so solo che venni trascinato fuori la cella per i capelli. Mi gettarono così ai piedi di Re Stochan. Egli mi guardò con un'aria disgustata, e stava per darmi un calcio quando si fermò cambiando idea. Deve aver avvertito allora la mia sete di sangue, poiché mi mise a lavorare nei sotterranei per dieci anni, prima che potessi rivedere nuovamente la luce del sole. Ma questo non importa. Divenni un uomo dalla muscolatura possente, con la forza di un orso delle foreste, e con l'odio nel cuore.

Un giorno il Custode delle Chiavi venne da me con un'enorme ascia e una veste nera, dicendomi che il Re mi aveva nominato suo Esecutore. Da allora non ebbi altro nome che il Boia del Re. La fortuna mi arrise quel giorno per un'altra ragione, perché stavo per fare un voto di silenzio, e la mia lingua si sarebbe salvata dal pugnale solo se lo avessi rispettato. Eppure, non penso fu realmente fortuna, ma una specie di prova. Il primo colpo fu il più difficile, ma mi eccitò. Da allora, cominciai a godere ogni volta che vedevo il sangue spruzzare copioso a terra.

Ricordo il giorno in cui il Re venne nei sotterranei con tre uomini ed una donna, non li avevo mai visto prima. C'era un'esecuzione speciale in programma. Avevo sentito parlare di questi quattro, erano i Generali preferiti del Re. Swartan, Rasin, e Clathron erano malvagi, dall'aspetto inquietante. Ma era la donna colei che temevo di più. Le voci che circolavano sui sui sadici eccessi erano terribili. Portava una frusta di cuoio tempestata da pezzi di vetro legata alla cinta. Lasciava intendere che chi ne veniva punito non sopravviveva. Il suo nome era Myriam, ed era perfidamente bella. Non potevo fare a meno di guardarla di nascosto, ed una volta il Re mi sorprese. Sorrise, ma i suoi occhi erano come braci ardenti, e fece il segno di passarsi una spada immaginaria sul collo.

L'esecuzione andò come previsto, e come al solito non seppi mai quale testa la mia ascia aveva diviso dal suo collo, ma dopo che il Re andò via le guardie iniziarono a fremere. Sembra che quella volta fu qualcuno di importante ad esser caduto nelle ire del Re, e le guardie s'aspettavano problemi. Non mi importava, io avevo fatto bene il mio lavoro. La mia ascia scintillava e sgocciolava il più vivido dei sangui.

Mi giunsero molte voci dalle chiacchiere delle guardie. Storie riguardo il Re e la sua violenta rabbia, momenti in cui uccideva chiunque gli fosse vicino. Storie di come venivano rastrellate le donne dai bordelli per divertirlo e raffreddare i suoi bollenti spiriti, anche se per poco. Molte volte le donne venivano portate negli alloggi imperiali la mattina e seppellite in tombe senza nome la sera, o gettate in pasto agli sciacalli fuori città. Ricordo una giovane donna, fu gettata in una delle celle dei sotterranei, dove ancora rimane. È orribilmente sfigurata che nessun uomo oserebbe guardarla di nuovo. Il Re si divertì a torturarla, e di tanto in tanto la va a visitare per umiliarla e tormentarla. Mi domando cosa abbia mai fatto per ricevere un trattamento simile.

Poche persone sapevano delle caverne sotto i sotterranei, le scoprii una sera ascoltando delle voci provenire da lì. Le seguii e mi ritrovai in un tunnel bloccato da una vecchia porta di legno. Era socchiusa comunque, e nella fioca luce che filtrava vidi Re Stochan e i quattro generali a ridosso di un tavolo dove giaceva sconvolto un prigioniero sanguinante. Una maga in veste nera stava recitando solennemente delle parole da un libro, ma non avevo mai sentito tali parole prima. Li sentii di nascosto parlare di dolore e sofferenza, e dei vari metodi che avrebbero potuto usare per far durare il più a lungo possibile la tortura senza uccidere il prigioniero. Ne rimasi affascinato. La maga si stava vantando del fatto che avrebbe potuto evocare esseri demoniaci dagli abissi, ma è difficile da credere. O almeno, spero che non sia possibile. I Demoni e gli Dei non sono fatti per essere chiamati dagli uomini, sono ben oltre le faccende umane. Almeno così ci dissero i monaci quando eravamo bambini, ma anche loro mentono.

Da quella volta, udii molte volte urla disumane provenire da quelle caverne. Indegni e prigionieri venivano trascinati lì, dove subivano indicibili torture, ed io rimanevo affascinato da ciò che vedevo le volte che Re Stochan mi assegnava il compito di sbarazzarsi dei corpi. Fu in una di quelle occasioni, mentre aspettavo di essere chiamato, che sentii del rumore venire dalle scale che conducevano ai piani alti del palazzo. Un soldato con il volto coperto di sangue precipitò dal balcone, seguito da un altro che, a carponi sotto le scale, cercava di dare l'allarme urlando di rivoluzione ed assassinio. Re Stochan ed i suoi quattro Generali salirono velocemente dai tunnel, chiedendogli cosa stesse succedendo.

Sembra che ci fu una rivolta e molte guardie di Palazzo disertarono per unirsi ai ribelli per dare la caccia al Re ed ai suoi fedeli. La corte fu decimata, e tutta la servitù del re, comprese le concubine, fu massacrata. Il soldato non seppe dire altro per le condizioni disperate in cui versava, e Stochan gli aprì la gola con un pugnale e calciò via il cadavere prima che il sangue potesse lordarlo, poi si girò e tornò velocemente nei tunnel. Lo seguirono anche gli altri nelle caverne, ed io mi unii a loro. Una volta giunto chiusi la pesante porta alle mie spalle imbullonandola. Nessuno prestò molta attenzione alla mia presenza.

La maga iniziò a recitare a voce alta le parole da un tomo sul tavolo, e l'aria iniziò a brillare sempre più mano a mano che la sua voce si faceva gutturale, e all'improvviso la stanza venne avvolta dalle tenebre che sembravano cosa viva. È difficile dire per quanto a lungo durò, sentivo come di stare girando vorticosamente, e pensavo che le mie orecchie sarebbero esplose per la pressione. Sentivo delle voci e sapevo che il Re e gli altri erano ancora vivi. Gradualmente tornò la luce, e potei vedere una stanza di pietra illuminata da dozzine di candele. Capii che la maga ci aveva trasportato al sicuro.

Non c'erano né porte né finestre in questa strana camera, eppure le candele continuavano a bruciare. La stanza era rotonda come la palla di un bambino, le pareti erano di una pietra bianca liscia. Improvvisamente iniziò a mancarmi il respiro, il cuore iniziò a palpitare, e volevo graffiare le pareti come un codardo. Pensai che la maga era un'incompetente, che ci avesse trasportato in una trappola. Ricordo che mi guardò negli occhi corrugando la fronte per un attimo, prima di scoppiare a ridermi in faccia e girarsi, liquidandomi come un fastidioso insetto. Il Re ed i suoi Generali stavano attorno ad uno specchio che era alto quanto Stochan, ma la sua superficie era fatta di un pulsante e grigio mercurio, e non rifletteva nulla. La maga iniziò a borbottare il suo arcano linguaggio, ed il vetro si animò rivelando una scena da incubo dall'inferno. Vidi uno squarcio del cortile esterno del palazzo, mentre sentivo come se delle formiche stessero brulicando sotto la mia pelle.

Impossibile! Non poteva essere! V'erano ammassati dozzine di corpi, gettati come bambole, ed il sangue si stava seccando ed annerendo sulla loro putrida pelle. Grossi insetti mangia carne ronzavano sopra i cadaveri, disturbati solo dalla brezza. Le enormi colonne di marmo erano divelte dai loro piedistalli, e giacevano rotte al suolo come fiammiferi usati. Molte celle erano state spezzate in varie parti e sparpagliate tra le rovine. Anche adesso non riuscirei a descrivere lo scenario, la mia lingua era come cuoio secco nella mia bocca, e per la prima volta ebbi paura.

Re Stochan ruggì rabbiosamente come un toro infuriato ed alzò il pugno come a voler spaccare lo specchio, domandando che diavolo stesse succedendo. Stavamo in quella stanza da poche ore al massimo, e quello che ci appariva nello specchio sembrava successo molti giorni fa. Rasin colpì la maga con un pugno, che stramazzò a terra urlando ed indicando con la mano lo specchio terrorizzata. Il cortile esterno in macerie si stava scurendo di innaturali tenebre, come l'ombra di un titano, e potevo sentire l'eccitazione di Myriam consumarsi nei suoi respiri mentre guardava. Swartan e Clathron diedero un calcio alla maga per toglierla di mezzo e si avvicinarono allo specchio, rapiti dalla demoniaca vista. Svettava sul palazzo un essere mostruoso, dalla voracità infinita come l'eternità.

Azra-Camora! Chaos! Il Devastatore in persona! Era chiamato in molti modi, ed era uno degli Dei più diabolici.

Non fu la maga ad evocarlo dagli abissi. È stato attratto dal tumulto, dall'energia nera scaturita dalla morte e dall'angoscia, ed ora chiedeva un sacrificio. Il Re ed i suoi fedeli generali erano ipnotizzati, come se stessero sentendo una nenia per infanti. Tutto ciò che ricordo sono centinaia, forse migliaia di denti digrignanti, macchiati di ombre rosse di carne, ed un corpo che s'agitava come un serpente agonizzante tra essi. Non riuscivo più a sentire le disumane urla della bestia, e pensavo che la stanza nella quale stavamo sarebbe esplosa come quarzo tra le sue enorme fauci.

Gli occhi del Re divennero lucidi, come quelli dei fanatici e dei folli che inalano il fumo della mariujana alla infruttuosa ricerca di svago. Quando toccò lo specchio, la sua mano passò attraverso la sua superficie. I suoi quattro fedeli generali sembravano provati dal fervore degli Dei, tanto che si inginocchiarono supplicando la grazia all'incarnazione del Chaos. Ciò che seguì divenne il mio incubo costante per il resto della mia vita.

Il vento rabbioso raccoglieva i detriti del palazzo in un furioso vortice, ed un urlo di vittoria squarciò il cielo. Il mostro spalancò le sue fauci così tanto che pensavo si sarebbero spaccate. Uno dopo l'altro, Re Stochan, Myriam, Clathron, Rasin e Swartan entrarono nello specchio e caddero, venendo risucchiati dal vortice del Dio che li stava sotto ad aspettare. Piansi forte la mia angoscia quando se li ingoiò interi.

Lo specchio esplose in mille piccoli pezzi, e credo che con lui andò in frantumi anche la mia mente.

Mi svegliai nel buio più totale, pensando di essere diventato completamente cieco, ma poco a poco le tenebre scomparvero e mi accorsi di essere tornato nelle caverne sotto il palazzo. Avevo la gola graffiata. Il primo suono che emisi in quasi venti anni fu un grido di dolore per il Re che capì la mia sete di sangue, e la appagò. Molti lo definiscono crudele, ma io lo chiamo padre.

La maga era seduta nella stanza, appoggiata ad una parete. Mi fissava divertiva, ed io volevo schiacciarla come un insetto, ma mi sentivo debole, ed alla fine non m'importava più tanto di lei. Mi alzai in piedi, e lentamente mi avviai verso i tunnel che conducono alla prigione. C'era calma, tutte le porte delle celle erano aperte ed i prigionieri erano scappati. I corpi dei soldati giacevano a terra, rosicchiati quasi alle ossa dai topi. Proseguii per le scale, ed entrai nelle stanze superiori del palazzo, dove sapevo che non avrei trovato nessuno.

Gli avvoltoi volavano alti nel cielo, e le ossa dei morti erano già state spolpate. Il palazzo era completamente distrutto. Iniziò a piovere. Era iniziata la purificazione. Non c'era nulla da fare per me lì sopra, così tornai nelle prigioni, che sono state la mia casa da sempre. Tu sei nato qui, figlio mio, meno di un anno dopo la morte del mio Re, e l'ultimo bacio che sentì tua madre fu quello della mia amata ascia sul suo collo.


Ora l'aria sta diventando gelida, e posso vedere un'ombra alla porta. È il Tristo Mietitore? Sono pronto. Vieni, mi inginocchio davanti a te, e ti offro la mia vita.

Cosa sta succedendo? È un sogno o un altro incubo? Non è il Tristo Mietitore, ma una visione del mio Re.

Forse il mio lavoro non è ancora terminato.



Note: Questo scritto è uno spaccata di una mia vecchia collaborazione ad un progetto di modding, nonchè il background di un Pg di mia ideazione. Non ho intenzione di continuare la storia del Boia, in quanto per ora non ho ancora pensato a come far svolgere gli avvenimenti nel contesto creatogli attorno.

  
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