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Autore: Tears and rain_    22/07/2011    2 recensioni
Scrissi questa storia dopo avre visto "A single man" un film con Colin Firth, sono rimasta meravigliata dalla bellezza di quel film e non ho potuto fare altro che trascrivere quello che ho provato in questa shot. E' la seconda che pubblico ma è la prima che ho scritto in assoluto (mi sento Dan Brown che pubblica "Angeli e Demoni" per secondo ma lo aveva scritto per primo XD >
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROFUMI DI BUONO


 Era una notte di quelle uggiose e tristi, una di quelle notti che vorresti solo morire per non provare più quel dolore che ti annulla l’anima e ti rende schiavo di ricordi indelebili. Era una di quelle notti da dimenticare. Era una di quelle notti che la vita non ti voleva più "regalare''.


    Robert era al computer e correggeva i lavori dei suoi alunni, era un 46enne professore di letteratura inglese all’università di Yale, la sua vita scorreva lieta e felicemente monotona. Amava il lavoro che faceva, aveva sudato tanto per arrivare a quel punto, ma c’era anche qualcosa che lo turbava profondamente: era un suo alunno, Jude, giovane, alto, biondo, occhi azzurri e un sorriso difficile da dimenticare… Ed era proprio quel sorriso a turbarlo.
    Robert Downey era divorziato da sette anni e aveva un giovane figlio 17enne, non sapeva come potesse provare quei sentimenti verso un uomo, un ragazzo, ma sapeva fossero reali. Sentiva che la situazione gli stava scappando di mano, che tutto quello che si era costruito per un’intera vita fosse in realtà frutto di una stupida convinzione: che fosse la cosa giusta. Che fosse giusto sposare una donna che non amava, che fosse giusto avere un figlio da lei, perché è così che vanno le cose nel mondo. Ora si chiedeva se fosse giusto continuare ancora a fingere o se la cosa migliore fosse dare spazio ai veri sentimenti e crearsi una vita reale, fatta di emozioni sincere, circondato da persone per le quali sentire sentimenti profondi.

    Al mattino seguente Robert si svegliò, compiendo le solite azioni mattiniere, indossò la camicia bianca, cravatta blue e abito grigio. Sorseggiando una tazza di caffè fumante leggeva il N. Y. TIMES seduto al tavolo della cucina, finito il caffè si alzò e ripose la tazza nella lavastoviglie, indossò il cappotto, prese la sua 24 h e si diresse a lavoro.
    Parcheggiata l’auto, si avviò nella sua classe. Il mormorio delle voci dei ragazzi gli faceva sempre un bel effetto, adorava vederli felici e sorridenti di primo mattino. Tra i tanti volti riuscì a scorgere quello di Jude, il ragazzo notò lo sguardo del professore e ricambiò sorridendo. Preso da un improvviso imbarazzo, l’uomo distolse lo sguardo dal giovane. Dopo un paio di minuti chiese ai ragazzi di accomodarsi e di iniziare la lezione.

         Il tempo passò veloce come tutti giorni.

La lezione era finita e gli alunni si diressero all'usicta dell'aula. All’improvviso una voce spezzò i pensieri di Robert: era Jude.

    -Professore posso interromperla un secondo?
    -Certo, mi dica signor Law.
    -Beh, professore, noi ragazzi del corso questa sera organizziamo una festicciola da JOE’S e abbiamo pensato di invitare anche lei visto che ultimamente la vediamo un po’ giù di morale. Cosa ne pensa?
    -Grazie per l’invito signor Law ma questa sera ho un appuntamento con un amico – mentiva -, mi spiace. Vi divertirete lo stesso anche senza di me, e comunque non sarei stato di buona compagnia.
    -Ok, professore. Ah, dimenticavo, mi chiami Jude, gli amici mi chiamano per nome.
    -Certo Jude.

    Per la prima volta Robert accennò un sorriso al ragazzo.

    -E’ bello vederla sorridere professore, comunque se il suo amico le dà buca sa dove trovarmi. Arrivederla.

    Dovettero passare cinque minuti per ristabilizzare i pensieri e cancellare la folata di sensazioni causate dalla conversazione appena avvenuta. Quel ragazzo continuava a turbarlo e sapeva perché.

    La sera stessa Robert stava cenando, da solo come tutte le sere, e non riusciva a non pensare a quella conversazione, ai suoi occhi, alle sue labbra che sembravano muoversi al rallentatore e alle sue mani lisce e delicate che si trasportavano al suono delle sue parole. Quel ragazzo trasudava fascino a ogni movimento, bisognava fare qualcosa, ma poi cosa sarebbe successo se la gente avesse saputo? A lui di solito non importava molto di quello che pensavano le persone, ma questa volta ne era quasi intimorito. –“Un professore che s'innamora di un suo alunno.", “Un uomo, con un altro uomo. Che indecenza!”- già sentiva i chiacchiericci di quell'ammasso inietto di borghesi, troppo presi dalle loro ordinarie e "normali" vite per guardare oltre la punta del proprio naso. Era stanco di pensarci, si diresse in bagno e cominciò a svestirsi davanti allo specchio: gli anni erano tanti e di cose negative il suo corpo ne sapeva qualcosa, non era più  il ragazzo di una volta. Era riuscito a liberarsi di un grande peso e ora era un uomo normale, con abitudini normali e… sentimenti reali. Dopotutto il  suo viso era sempre il volto sbarazzino di una volta, gli occhi color marrone erano quelli di sempre e dai suoi capelli castani e spettinati s'intravedeva un qualche capello bianco. Il suo corpo era piacevole a vedersi e tra le ragazze del corso non passava inosservato il suo “lato B”, capace di distrarle al suo passaggio. 
    Le ragazze… non aveva mai avuto problemi a trovarne una ma questa volta desiderava ardentemente lui e avrebbe fatto di tutto per averlo.
    Nudo entrò nella cabina doccia, regolò l’acqua ad una temperatura piacevole e cominciò a insaponarsi i folti capelli, si massaggiò il corpo e infine si risciacquò  lasciando scivolare via tutto il sapone, come avrebbe voluto scivolassero dalla sua mente tutti quei pensieri che lo tormentavano. Avvolto nell’accappatoio, a piedi nudi, si diresse in camera da letto e dopo essersi asciugato via tutta l’acqua, indossò i boxer e poi il pigiama di seta blu, s’infilò tra le coperte e chiuse gli occhi stremato da un’altra giornata di vita.

    Al mattino seguente la prassi era la stessa, arrivato a lavoro entrò in aula ma notò con stupore la sua assenza, la lezione proseguì come sempre, e la giornata si concluse assalita dai soliti pensieri.

    Passò un giorno, poi un altro ancora e lui non c’era. Alla fine del quarto giorno decise di procurarsi l’indirizzo del giovane dalla segreteria, ma non aveva la ben che minima idea di cosa inventarsi una volta bussato alla porta, bisognava ammettere che non era un comportamento consono a un uomo della sua posizione, ma in cuor suo era qualcosa di cui aveva bisogno.

    Raggiunta la porta di casa del ragazzo, dopo qualche minuto d'indecisione, bussò.

    -Chi è?

    Il cuore cominciò a battere forte come quasi volesse uscire dal petto. Esitò poi disse:

    - S-signor Law son il professor Downey, mi scusi il disturbo, ma sono quattro giorni che non la vedo a lezione, ho chiesto ai suoi compagni, ma neanche loro hanno saputo darmi delle spiegazioni e ho così deciso di venire a rassicurarmi che fosse tutto apposto. Ma ora vado, non avrei dovuto venire fin qui. Credo. - si morse il labbro inferiore.

    La porta si aprì. 
    -Professor Downey, che gioia vederla - sorrideva- si accomodi.

    La casa era carina, piccola e confortevole, notò con stupore che era molto ordinata. Di solito i ragazzi non fanno caso all’ordine. Si accomodò sulla poltrona difronte alla libreria, e cominciò a sentirsi più a suo agio.

    -Desidera una bella tazza di caffè professore?
    -Certo!
    -Gliela preparo subito.

    Jude raggiunse la cucina, prese due tazze dal mobile superiore e gli versò dentro del caffè caldo preparato qualche minuto prima per sé. Si sedette accanto all’uomo e gli porse la tazza, fu in quel momento che le loro mani si sfiorarono e i loro occhi incrociarono, forse per la prima volta da quando si era aperta la porta.

    -Allora mi dica professore cos’ha pensato quando non mi ha visto in aula? Penso si sia preoccupato altrimenti perché sarebbe venuto fin qui?
    -Si, Jude – il ragazzo sorrise, lo aveva chiamato per nome - devo ammettere di essermi preoccupato. E’ la prima volta che ti assenti per più di un giorno, da tre anni a questa parte, e sapendo che non hai nessuno della tua famiglia qui  mi sono preoccupato e ho deciso di farti visita. Allora? Cos’è successo?
    -Niente di preoccupante professor Downey, colpa di uno stupido raffreddore, tutto qui! Oggi noto con stupore che i suoi occhi non sono tristi come al solito, ha trovato l’amore per caso? Cosa mi sono perso? Il suo fascino ha colpito qualche altra ragazzina spocchiosa e ora se n'é innamorato?  - traspariva un po’ di rabbia dalle sue parole- Mi dica.
    -No, mio caro ti sbagli, è solo una bella giornata per me. Tutto qui. Mi parli un po’ di lei, sicuramente un bel ragazzo della sua età avrà tante pretendenti ai suoi piedi, mi racconti.
    -Niente di quello che ha detto professor Downey, il gentil sesso non è tra le mie preferenze, sa? Capisce?
    - Certo che capisco, non si preoccupi io non la giudico.
    -Neanche io giudico lei professore, mi capisce anche ora?
    -Non la seguo signor Law.
    -Non prendiamoci in giro caro professore, lei è come me. Oppure sono gli altri a non essere come noi, dipende dai punti di vista.
    -Continuo a non seguirla.
    -Ah, non mi segue? Senta, lei è venuto fin qui per assicurarsi che io stessi bene, in aula i nostri sguardi si incociano spesso e l’intesa non manca di certo. Ora mi segue?
    -Forse è il caso che io vada.

    Robert si alzò e raccolse la borsa dal pavimento, si diresse alla porta e, in una frazione di secondo, si ritrovò il ragazzo a un palmo dal naso immobile a fissarlo.
    -Lei vuole me ed io voglio lei professore, cos’altro le impedisce di viversi completamente tutto questo?
    -Lei si sbaglia Jude,- Robert  sentiva il cuore in gola al solo contatto con lui - ora mi lasci uscire.
    -No, io non mi sbaglio. Io so di cosa sto parlando e non le permetto di sminuire tutto per una qualche sua stupida morale.

    Jude gli si avvicinò ancora di più e sentì il respiro di Robert affannarsi. I loro visi erano vicinissimi e i loro corpi quasi si sfioravano.


    -Lei vuole me ed io voglio lei, lo ammetta!

    Robert lo fissava immobile, non riusciva a rispondere.
    Jude gli prese la mano e la poggiò sul suo viso.

    -Cosa prova ora?

    Robert deglutì ma ancora non rispose.
    Il ragazzo riprese la sua mano e questa volta la poggiò sul suo petto.

    -Mi dica, ora cosa prova professore?
    -Robert, mi chiami Robert.
    -Robert cosa provi?
    -E’ una sensazione nuova per me. - aveva gli occhi lucidi.
    -Anche per me - gli si avvicinò ancora di più, tanto che le loro labbra si toccavano - anche per me Robert.

    Il professore soffocò un gemito.

    -Perché mi fai questo Jude, io…
    -Sta' zitto Robert! - le loro labbra continuavano a toccarsi ancora di più dopo ogni parola pronunciata - permetti alla tua anima di provare quello che per tutta una vita hai cercato di nascondere a te e al tuo cuore.
    -Sei bravo con le parole. Tu cosa ne sai di quello che io ho provato nella mia vita?
    -No, hai ragione io non so niente di quello che tu hai fatto prima di adesso, ma so che ora il tuo cuore cerca me. Lo sento, e tu non puoi fare niente per nasconderlo - gli accarezzò i capelli-. I tuoi occhi sono straordinariamente sinceri, sai?
    Proprio in quel momento Robert indietreggiò, conquistato dalla forte emozione causata da quella carezza, e andò ad inciampare nel tappeto ritrovandosi mezzo disteso sul pavimento.
    -Tutto okay, Robert? Ti sei fatto male?
    -No, è tutto ok, sono solo inciampato.

    Jude gli porse la mano e le sorrise dicendo:
    -Dovresti stare più attento a dove metti i piedi, non vorrei che ti facessi del male proprio qui in casa mia.

    In quello stesso momento il ragazzo si chinò verso Robert e gli si sedette accanto.

    -Sa professore, era da tanto che speravo di ritrovarmi con lei in questa situazione e ora che mi trovo qui, sento che era tutto come l’avevo sempre immaginato.
    -Ti ho già detto che puoi chiamarmi Robert, Jude.
    -Ah certo, Robert, sai è l’abitudine. Tu non trovi deprimente il fatto che per tutto questo tempo abbiamo dovuto soffocare la nostra attrazione reciproca, e solo perché le persone non sono ancora pronte a noi? E’ tutto così ridicolo.

    -Io lo faccio da una vita.
    -Ora però è il caso che tu smetta di farlo - gli si avvicinò al viso e cominciò a baciarlo -, lasciati andare Robert.

    Robert non trattenne più l’eccitazione e lasciò che le sue labbra si schiudessero, il giovane cominciò a sbottonarsi la camicia e fece lo stesso con quella dell’uomo, mentre le loro labbra si perdevano in un lungo bacio. Poi cominciò a sfiorare il collo con le labbra - Robert ansimava -. Jude si fermò a guardarlo per un istante, poi gli afferrò delicatamente i capelli e ricominciò a baciarlo.
E fu così, le loro vite si ripresero indietro il tempo di ritornare ad amare. Ad amare davvero. 


“Profumi di buono, sai? Resterei un'intera notte a respirarti.” 
“Fallo Robert.”
   
 
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