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Autore: raffa_94    23/07/2011    3 recensioni
[Ryo Nishikido/Tomohisa Yamashita; Ryo Nishikido/Yuya Tegoshi; Jin Akanishi/Tomohisa Yamashita {accennato}]
Ryo Nishikido è indeciso: gli piace Tegoshi o YamaPi?
Uhm... forse non è così difficile scoprire i suoi reali sentimenti...
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: Non sono miei, ovviamente appartengono soltanto a loro stessi. Tutto quello che è scritto è pura finzione per cui non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere e dell’orientamento sessuale di queste persone, né offenderle in alcun modo. Il titolo è preso dalla traduzione inglese del testo di "Code" di Ryo Nishikido (Potete trovarla QUI)

Because I want to see your smile, I swallow my words down



Quando Tegoshi gli era apparso davanti con i suoi occhi pieni d’adorazione per Tomohisa, lui aveva appena digrignato i denti, ingoiando un boccone amaro quando YamaPi aveva accarezzato i capelli del più piccolo.
Non provare a guardarlo in quel modo moccioso e tu, dannato idiota, non toccargli i capelli con quelle manacce!
Quando li aveva visti camminare insieme al Livex3 come se fossero una coppietta, aveva cominciato a dare i numeri.
Smettetela di fare così ogni fottuta volta che Tego-nyan fa cross-dressing, diamine!
Mi… ucciderete prima o poi!
Non aveva mai compreso appieno quello che provava: era geloso, ok –anche se ad alta voce non l’avrebbe mai ammesso – ma… era impossibile che non sapesse di chi.

Ricordava ad esempio, per quanto riguardava YamaPi, quella volta in quel locale, dove della famigerata Truppa Akanishi erano rimasti soltanto lui, Jin e Tomohisa, piuttosto ubriachi.
Di solito Pi era il primo a cedere, appoggiando la testa sulla spalla di Nishikido e mormorando qualcosa come «Mamma domani però voglio l’udon che fai tu» prima di addormentarsi e lui e l’altro stavano a guardarlo ridendo, troppo sbronzi per fare altro.
Ed è così carino quando dorme: arriccia quelle labbra così rosse… Dio… ti fa venire voglia di baciarle finché non hai più fiato e poi…magari con la lingua lunga che si ritrova…un attimo! Che cazzo sto pensando?
Quella sera, invece, Pi era piuttosto attivo nonostante le solite abitudini da sbronza (forse doveva abituarsi all’idea che probabilmente un ubriaco non faceva sempre le stesse cose ogni volta): picchiava Jin, buttava la birra addosso a Jin, si sedeva a cavalcioni su Jin, si strusciava su Jin, si… cazzo, aveva perfino baciato con tanto di lingua Jin!
«Se volete scopare andatevene a casa» aveva buttato lì e Jin in tutta risposta aveva cominciato a baciare anche lui Yamashita, palpandogli il sedere con le mani e facendolo gemere.
La sua voce, Dio, quella voce. Mi sono sempre chiesto come potrebbe essere mentre è sotto di me e mi implora di entrare in lui di più e più veloce o di toccarlo di più o di baciarlo di più o di smetterla di fingere di non voler scoparlo più. Ho sempre voluto sentirlo gemere e sì, sono un pervertito.
E no, non guardatemi così, sono Ryo Nishikido in fondo e non potete non dire che io non veda quasi sempre rosso.
«Ciccione potresti smetterla di toccarlo?» si era alzato, reggendosi a stento in piedi. Jin aveva aggrottato le sopracciglia e poi aveva ridacchiato sentendo il peso morto di Pi addosso.
«Mamma, Tomo-chan non vuole andare a scuola...» aveva mugugnato nel sonno quest’ultimo, affondando la testa contro la spalla del più grande.
«Sei geloso Ryo-chan?» Akanishi aveva riso forte, facendo vibrare il suo intero corpo e YamaPi aveva gemuto contrariato, rannicchiandosi di più tra le sue braccia.
«…no…smettetela di rincorrermi…onigiri giganti…» aveva sussurrato ancora con un broncio infastidito.
«Perché dovrei essere geloso di te e Tomohisa?» aveva chiesto, tornando a sedersi e Jin aveva alzato le spalle.
«Perché vorresti scopartelo?» Akanishi aveva alzato un sopracciglio, estremamente divertito. «Uhm… il culetto di Pi~» aveva detto tornando a palparlo con più forza, ricevendo gemiti di approvazione dal tizio semi-morto su di lui.
«Vaffanculo, non toccarlo. Portiamolo a casa con te che stai lontano da lui come minimo 100 metri!» aveva detto, facendo gesto a Jin di mettergli Tomohisa sulle spalle; l’altro rise appena vedendolo reggersi a malapena in piedi con il peso dell’amico sulla schiena.

Con Tegoshi invece ricordava una volta precisa, quando erano nei camerini di Music Station, prima delle registrazioni. Tegoshi e Koyama stavano ridendo ricordando la sera prima al karaoke e Ryo aveva sul viso disegnata una smorfia di disappunto: il sorriso di Tegoshi e il modo in cui Koyama gli picchiettava la spalla e faceva voci buffe per far ridere il più piccolo gli fecero ribollire il sangue.
Leva quelle mani da lì Koyama e, no, non sto scherzando.
Tego-nyan che ride… io voglia che rida nel suo modo bellissimo solo con me.
Yuya aveva messo su un broncio quando Keiichiro aveva raccontato a Massu come l’altro aveva stonato un bel po’.
«Credevo di essere io quello che stonava durante il karaoke» aveva riso e Tegoshi aveva sospirato, ridacchiando imbarazzato.
«Già» si era leccato le labbra e accarezzato la nuca con una mano, mentre Shige gli piastrava i capelli.
Le labbra di Tegoshi non sono come quelle di Tomohisa. Le labbra di Tomohisa mi fanno venire voglia di baciarle, quelle di Tegoshi vorrei… leccarle e succhiarle e morderle… tanto da fargli perdere la ragione…
«Tego-nyan, vieni qui» lo aveva chiamato facendogli segno di avvicinarsi. Yuya lo aveva guardato stranito e poi aveva annuito, fermando con un gesto gentile Shigeaki.
«Grazie Shige-parrucchiere per la messa in piega» aveva riso e poi si era alzato avvicinandosi a Ryo. «Cosa c’è Nishikido-kun?» gli aveva chiesto e Ryo lo aveva fatto sedere sulle proprie gambe.
«Ryo-tan…?»
«Non…c’era un accordo che non riuscivi ancora a fare, vero? Posso aiutarti…» aveva detto e aveva allungato una mano per prendere la chitarra. Tegoshi lo aveva osservato ancora confuso e poi aveva annuito.
«Grazie mille» gli aveva poi detto, sorridendo felice.
Sì, sorridi solo per me e… resta soltanto qui, sulle mie gambe. Anche se dovessi alzarti per fare chissà cosa, non farlo. Non… e non strusciarti così per aggiustarti, diamine!
Sai che potrei davvero saltarti addosso? E mi ci sono messo io in questa situazione, cazzo.
Ora che devo fare? Abbandonare da qualche parte la chitarra e saltargli addosso così?
No… non guardarmi così… non farlo… non con quegli occhi Yuya…
«Quindi ora che dovrei fare per migliorarlo?» il più grande aveva scosso il capo e gli aveva sorriso gentilmente.
«Fai così» gli aveva detto, aggiustandogli le dita sulle corde dello strumento e Tegoshi aveva annuito, come se avesse capito.
«Se faccio così invece che…» disse dopo aver mosso le mani, posizionandole in modo sbagliato, ma ancora prima che Nishikido potesse farglielo notare, Masuda li aveva chiamati per avvisarli che era ora di andare.
«Grazie mille Ryo-kun, mi piacerebbe continuare ancora quello di cui stavamo parlando dopo» gli aveva sorriso genuinamente contento e aveva scostato la chitarra per alzarsi e raggiungere Masuda che aspettava sulla porta.
Così va a finire, no? Io resto qui a rodermi il fegato e ad osservare il tuo delizioso sedere che si allontana e a tentare di pensare a mia nonna di novanta anni nuda per riprendermi ed essere in forma per le registrazioni. Dannato diavoletto. Anzi, dannato me.
Aveva grugnito appena e si era alzato, seguendo i due.

«Ne, Ryo-chan» aveva voltato il viso osservando il volto di YamaPi vicinissimo al suo. Lo aveva guardato confuso e l’altro gli aveva sorriso stupidamente, circondandogli le spalle con un braccio.
E ora cosa diamine vuoi Tomohisa?
Yamashita aveva messo su una smorfia di disappunto: di sicuro Nishikido aveva detto quello che pensava senza pensarci su due volte. Era stato da sempre il suo difetto peggiore o anche il suo pregio migliore, dipendeva dai punti di vista.
«Sei così pensieroso, mi stavo preoccupando… credevo fossi morto!» aveva detto, ridacchiando poi, conscio che quello che aveva detto era alquanto stupido.
Devo farlo. Tu sta’ zitto e non dire nulla. Devo farlo per capire.
«Fare cosa? Che devi capire?» Pi lo aveva osservato, tentando di trovare una qualsiasi espressione che potesse dargli la risposta esatta. Ryo si era maledetto: aveva pensato di nuovo ad alta voce.
«Io… devo…» aveva cominciato e poi si era interrotto per avvicinare di più il viso a quello dell’altro. «Mi piacciono le tue labbra, sai? Sono così rosse e sembrano morbide» aveva asserito accarezzando le suddette con l’indice.
Tomohisa aveva riso con forza, mordendogli il dito. «Ryo-chan, questo lo dici sempre. Dici di continuo che sembrano fatte per essere baciate. Hai anche detto che dovrebbero essere baciate solo...» il più grande non gli aveva dato il tempo adatto per finire di parlare: le sue labbra si erano posate su quelle di Yamashita e una delle sue mani si era aggrappata alla maglietta dell’altro.
Sono… così morbide. Sembrano quelle di una ragazza, forse sono solo un po’ più secche.
Il sapore… le sue labbra sanno di latte e… la sua bocca… sa dei manjuu alla fragola che ha mangiato prima.
Ma va bene: Pi e le fragole si accostano bene.
Aveva creduto che lo avrebbe spinto via, aveva creduto che sarebbe rimasto fermo a guardarlo spaesato.
Aveva pensato di non conoscere davvero Tomohisa Yamashita, quando questi gli aveva circondato i fianchi con le braccia, attirandolo verso di sé e ricambiando il bacio con fervore.
Tutto quello non aveva senso.
Ryo non aveva sentito nulla al di fuori dell’eccitazione che saliva e dell’imbarazzo che si era diffuso man mano in lui: stava baciando Pi ed era imbarazzato. Probabilmente sarebbe arrossito dopo o, molto più probabilmente, lo avrebbe gettato sul divano dietro di loro e si sarebbe messo su di lui e…
…il corpo di Pi è… più magro.
Saranno stati gli esercizi che fa ogni giorno… se lo tocco… è più muscoloso…
Pi aveva gemuto quando una mano di Ryo si era insinuata sotto la sua maglietta, accarezzandogli il torace e pizzicandogli un capezzolo.
Aveva interrotto il bacio bruscamente, osservando l’amico in cerca di ossigeno.
«Devi per caso capire se sei gay Ryo-chan?» gli aveva domandato ironico, leccandosi le labbra e cercando involontariamente un po’ di contatto con il corpo dell’altro.
No, devo solo capire se mi piaci tu o un altro, idiota.
«Oh» gli occhi di Tomohisa si erano aperti in segno di comprensione. «…e speri di capirlo scopandomi Ryo-chan?» aveva chiesto divertito e il più grande non aveva risposto.
Io volevo solo baciarti, non posso farci nulla se abbiamo finito per eccitarci entrambi, no?
Aveva sospirato ed aveva leccato appena un labbro di Yamashita, sorridendo.
«Non credo ti dispiacerebbe però» aveva detto, infilando una gamba tra quelle dell’altro e sorridendo ancora malizioso quando strusciò la gamba contro il più piccolo che gemette deliziato.
«Se ne sono andati tutti…» aveva mormorato, mentre le mani di Ryo scendevano a sbottonargli la cinta.
«Leader, non si usano i camerini per queste cose, sai?» aveva scherzato, abbassandogli la zip dei pantaloni. «Sei un cattivo Leader» gli aveva morso il collo, perdendosi l’espressione seria dell’altro.
«Uhm… chi se ne frega» aveva detto, attirando la testa dell’altro verso di sé per baciarlo ancora. «Cazzo Ryo» aveva gemuto, quando le mani dell’altro avevano afferrato il suo sedere, per stringerlo forte tra le mani.
«Pi?»
«Uh?»
«Sembri una dannata sgualdrina in questo momento» lo aveva spinto sul divano, sussurrandoglielo all’orecchio. L’altro si era morso un labbro, alzandogli la maglietta.
«Non mi pare ti dispiaccia però»
Non mi importa chi mi piaccia davvero, ora voglio solo…
«Va bene Massu, ti cucinerò una montagna di gyoza, uh? Recupero la mia borsa e poi andiamo insieme a casa » la voce di Tegoshi li aveva colpiti come una doccia fredda.
«Yamashita-kun, Ryo-kun siete ancora qui?» aveva domandato appena entrato, notando i due seduti sul divano: li aveva scrutati ben bene e poi aveva sbarrato gli occhi. «Non avrò… interrotto qualcosa?»
YamaPi si era schiarito la voce alzandosi.
«No! No… Io… stavo per andare… mia sorella… devo… devo andare a prendere mia sorella a lavoro, gliel’avevo promesso!» aveva osservato intensamente Nishikido che aveva annuito leggermente, prima di sventolare la mano in segno di saluto. «Tego-chan, conserva uno dei tuoi gyoza per me, va bene?» Tegoshi aveva annuito e, dopo che il più grande fu uscito, aveva osservato Ryo.
Dio, no…
«…mi dispiace davvero per avervi interrotto, io… prendo solo la mia borsa e vado, va bene?» aveva detto, prendendo in fretta la propria borsa.
«Tegoshi» lo aveva chiamato e Yuya lo aveva guardato curioso.
«Quello che… non era niente. Non hai interrotto nulla, tranquillo»
Perché mi sento in colpa? Non ne ho nessun motivo!
Perché, per come mi sta guardando ora, mi sento in colpa?
«Tranquillo Ryo-tan, ho capito. Non lo dirò a nessuno, quindi… non devi fingere nulla» gli aveva sorriso gentilmente ed aveva inchinato il capo. «A domani»
«Tego-nyan, io e Tomohisa non…»
«…non credo siano affari miei. Farò finta di nulla, te l’ho detto. Non preoccuparti»
«Tego-chan hai fatto? La diretta della partita comincerà tra poco, no?» Masuda era entrato nel camerino e aveva osservato Tegoshi, che gli sorrise.
«Sì, sì. Hai ragione, la partita comincerà tra poco, sarà meglio sbrigarsi!» detto questo gli aveva afferrato la mano. «A domani allora Nishikido-kun!» lo aveva salutato allegramente, uscendo dalla stanza senza dare neanche il tempo a Massu di salutare Ryo.
Ho osservato tutto il tempo le loro dita intrecciate ed ora… perché ho voglia di spaccare tutto?

«Ryo-chan…?»
Ryo aveva buttato via dalla bocca un po’ di fumo appena inspirato.
Mi brucia la gola, diamine…
«Cosa Tomo-chan?» aveva domandato, osservando il ragazzo accanto a lui. YamaPi aveva sul viso una smorfia di leggero disappunto, ancora una volta.
«L’altra persona… è Tego-chan?» gli aveva chiesto, guardandolo negli occhi e sorridendo. «Nel camerino, prima, sembrava che io fossi il tuo amante e tua moglie stava rientrando in quel preciso momento a casa per come eri agitato» aveva riso in modo finto e poi gli aveva rubato la sigaretta dalle dita, tirando due boccate.
«Mhn, sì»
Ero davvero così agitato? Non ci ho fatto caso.
«Ohh, vi siete appena scambiati un bacio indiretto!» Jin era apparso all’improvviso e aveva pizzicato ad entrambi le guance. «Voglio anche io un bacio indiretto da Ryo-chan, Tomo~» aveva scherzato, notando la lieve tensione tra i due.
«Non lo avrai mai, grassone» Ryo lo aveva guardato male e Jin era scoppiato a ridere.
«Mi accontenterò di uno diretto di Tomohisa allora~» aveva detto avvicinandosi all’altro e arricciando le labbra come se stesse per dare un bacio a stampo.
«Ma neanche per sogno! Vai a ingozzarti di cibo invece!» Nishikido lo aveva spinto via.
«Già fatto!» aveva fatto segno di “V” con due dita e aveva sorriso quando l’altro stava per aprire bocca. «E ho anche già fottuto, quindi non posso andare a ‘fanculo Ryo-chan~»
«Dio che schifo! Non volevo mica saperlo Jin!» Tomohisa si era tappato le orecchie, mentre sul volto si andava disegnando un’espressione disgustata.
«Ti fa schifo perché l’ho fatto con una donna o ti fa schifo perché non eri tu?» aveva sorriso allusivo e Ryo gli aveva colpito un braccio.
«Probabilmente gli fa schifo pensare ad un maiale ed una tartaruga che lo fanno…» aveva buttato lì e YamaPi aveva schioccato la lingua, scuotendo un po’ il capo.
«Nah, se quel maiale fossi io sarebbe anche piacevole» aveva annuito tirando un’ultima boccata dalla sigaretta e gettandola poi a terra per pestarla.
«…da quanto tempo hai certi pensieri su Kazuya?»
«Da quando abbiamo dormito insieme…»
«Avete dormito insieme?» Jin e Ryo avevano spalancato gli occhi, urlando quasi in contemporanea quella domanda.
Kamenashi sei morto!
«Quando giravamo “Nobuta”. I nostri personaggi hanno dormito insieme…» si era corretto ridendo e i due lo avevano colpito. «Credevate che avessi fatto sesso con lui?» li aveva guardati stupito.
…per ora puoi continuare a vivere.
«Comunque sia… da dove sei uscito fuori te?» avevano chiesto Tomohisa e Ryo indicando Jin.
Quest’ultimo si era limitato ad alzare le spalle.

Sembravo un marito fedifrago?
«Ah, Nishikido-kun!» Ryo aveva alzato gli occhi dal pavimento dell’ascensore e aveva accennato un saluto alla persona appena entrata.
Perché è come se ci fosse un certo imbarazzo tra di noi?
Perché non riesco a guardare Tegoshi come prima? Ok, ha visto qualcosa che non doveva, ma…
Ma non dovrei sentirmi così in colpa nei suoi confronti, vero?
«Co… come va?» aveva chiesto deglutendo e Tegoshi aveva sorriso.
«Tutto bene, oggi sono caricatissimo» aveva assicurato stringendo una mano a pugno e mostrandogliela con un’espressione decisa. «Tu invece?»
«Non è così strano che tu sia carico. Sei sempre quello con più energie» aveva detto. «Uhn, abbastanza bene»
«Bene» aveva annuito l’altro, cominciando a interessarsi alle pareti di metallo dell’ascensore.
All’improvviso era calato un silenzio profondo e Ryo aveva cominciato a guardare Yuya in modo insistente, cercando di capire qualcosa di più.
«Uhn… Ryo-tan, io…» aveva tentato di dire, ma si era fermato subito quando l’ascensore si era bloccato all’improvviso. L’altro era avanzato verso di lui istintivamente e lo aveva abbracciato, per evitargli di cadere per la brusca frenata, sbattendo con la spalla contro una parete dell'abitacolo.
«…tutto bene Yuya?» aveva domandato, continuando a stringerlo e l’altro aveva annuito appena.
Non voglio lasciarti andare, non voglio lasciarti andare, non voglio lasciarti andare…
«Sì, sto bene. Tu? Hai battuto la spalla…»
«Tranquillo, va tutto bene» gli aveva sorriso rassicurante. «Dovremmo chiamare l’assistenza, vero?» aveva detto, senza lasciarlo andare.
«Dovremmo, sì» aveva detto quello, stringendosi ancora di più a lui. «Però prima…ti va di parlare?»
«Uh? Va bene»
«Non… non mi sento a mio agio al buio. Ho… un po’ di paura» aveva dichiarato con un po’ di imbarazzo.
È così carino…
«Paura del buio?» aveva riso un po’, intenerito.
«Non ridere di me» aveva risposto con tono imbronciato, scostandosi appena per fissare il punto dove credeva fosse il viso dell’altro.
«Non credevo potessi avere paura del buio» aveva sorriso Ryo, risalendo con una mano per accarezzargli il viso.
«…Ryo-tan io volevo parlarti di quello che…»
«…è successo ieri? Non preoccuparti ti ho detto che non era nulla»
«Non sembrava nulla»
«…non credevo ti interessasse» gli aveva accarezzato una guancia, leccandosi le labbra.
«Ho detto che non erano fatti miei non che non mi interessasse» aveva sospirato, strusciando la guancia contro la sua mano. «È che io… vi ammiro e tutto e…»
Davvero carino. Vorrei che ci fosse un po’ di luce ora, voglio guardare i suoi occhi e le sue labbra.
Il suo bellissimo viso.
«E…?»
«…non voglio immischiarmi, ma…»
«Ma…?»
«…ho parlato con Massu mentre eravamo a letto, prima di dormire e…»
«A letto con Massu?»
No… non è possibile...
«Non in quel senso Ryo!»
Aveva sospirato, stringendo la mano di Nishikido sulla sua guancia con una delle sue. «Credo che, quando siete al lavoro, non dovreste fare certe cose…»
«Lo so»
Voglio baciarti. Perché voglio baciarti ogni volta che ti vedo?
«Non è professionale e…» si era fermato, quando aveva sentito qualcosa di simile al naso dell’altro strusciare contro il proprio.
«Lo so» aveva respirato con la bocca sulle labbra dell’altro.
«Ryo-kun, che stai cercando di fare?» aveva sussurrato, come se non riuscisse più a respirare.
Sto per… baciare un angelo.
Tegoshi lo aveva spinto lontano e Ryo gli aveva afferrato una mano.
«Tra me e Tomohisa non c’è nulla. Quello che hai visto è successo solo quella volta: non siamo in una relazione, né ci amiamo, né ci…» scopiamo «…né andiamo a letto insieme»
«Non mi devi delle spiegazioni»
«Sento di dovertele invece. Da ieri se penso a te mi sento dannatamente in colpa ed io odio sentirmi in colpa. Sembro uno stronzo, ma… odio davvero sentirmi in colpa»
«Ryo…»
«Non capisco perché quando vedo uno di voi due con altre persone io mi senta geloso allo stesso modo. Non capisco perché quando vi vedo insieme sono geloso di entrambi. Non capisco perché nonostante stessi per scopare con Tomohisa, io… non riesco a… non riesco a smettere di pensare a te e a quanto vorrei baciarti e…»
«…Ryo-tan?» aveva tentato di fermarlo il più giovane, ma lui aveva premuto il tasto dell’allarme, ignorandolo in totale imbarazzo.
«Come facevi a sapere di aver premuto il pulsante giusto?» aveva chiesto Yuya divertito e lui si era morso un labbro.
«Mi sono abituato a stare al buio» aveva detto, annuendo e tirando su con il naso.
Sono un idiota, un completo idiota.
Perché diamine ho parlato a macchinetta? Perché gli ho detto tutto quello?
Ora sì che è imbarazzante… almeno non gli ho detto cosa vorrei fargli oltre a baciarlo…
«…Vorresti davvero baciarmi?» gli aveva chiesto dopo un po’ e lui aveva annuito.
«Sì. Ogni volta che ti vedo» aveva assicurato.
«Anche ora che non mi vedi?» aveva ridacchiato l’altro e Ryo lo aveva attirato a sé.
«Anche ora che non ti vedo» aveva sussurrato, avvertendo poi le braccia dell’altro attorno al collo e le sue labbra coperte da quelle di Tegoshi.
Non avrei mai potuto prevedere che a fare la prima mossa saresti stato tu.
Credevo che sarei stato io, baciandoti come un Principe con la propria Principessa.
Il nostro primo bacio sarebbe stato dolce e carico di aspettative.
“Voglio farti mio ora” avrebbe detto in modo peccaminoso.
E il colorito delle tue guance avrebbe tradito la consapevolezza di quel messaggio...
Le dita di Yuya si erano impigliate tra i suoi capelli, mentre il più giovane socchiudeva le labbra lasciando che approfondisse il bacio. Lui gli aveva stretto le braccia intorno alla vita e lo aveva stretto sempre di più a sé.
Le luci si erano accese dopo un po’ e l’uno si era allontanato dall’altro quando le porte dell’ascensore si erano aperte.
«Avevo ragione! Erano qui!» li aveva indicati Tomohisa e Koyama aveva annuito.
«Sì, sì. Avevi ragione Yamashita-kun»
«Ora è meglio… andare alle prove, uh?» aveva suggerito Massu, guardando i due.
«Voi due muovetevi, su!» li aveva incitati Yamashita, tirandoli per le braccia e trascinandoli fuori dall’ascensore. «Abbiamo un mucchio di cose da fare! March!» li aveva spinti davanti a sé, dando ad ognuno di loro una pacca sul sedere. «Il coreografo si arrabbierà se arriviamo in ritardo ed anche Shige» aveva riso.
Ma chi se ne frega di Shige e del coreografo!
Dannazione, non toccare mai più il suo sedere Tomohisa!

«Ti sei finalmente deciso a scegliere Tego-chan?»
Ryo aveva alzato lo sguardo dalla bottiglietta d’acqua che aveva tra le mani e aveva guardato YamaPi sorpreso.
«Finalmente?» aveva domandato, sempre più confuso.
«Non mi dire che non gli sei saltato addosso! Eravate da soli in un ascensore e tu, Nishikido Ryo, non ne hai approfittato?» si era aggiustato la fascia tra i capelli e aveva bevuto un po’ di acqua dalla propria bottiglietta. All’ennesimo sguardo confuso di Ryo, aveva sbuffato.
«Ehi, noi siamo come fratelli. Se avessi scelto me ti avrei rifiutato e lo sai. Invece Tegoshi…»
«…mi ha baciato» aveva confessato.
«Eh? Davvero? Lui?»
«Sì, mi ha… sorpreso»
«E tu cosa hai fatto?»
«…l’ho baciato anche io» aveva alzato le spalle, aprendo la bottiglietta per bere un po’ d’acqua.
«E…?»
«E poi un idiota ha detto “Avevo ragione! Erano qui!”»
«Scusa» aveva ridacchiato e Ryo aveva scosso il capo.
«Non so che fare ora» aveva dichiarato osservando Tegoshi che provava per l’ennesima volta un pezzo della coreografia del nuovo singolo.
«Saltagli addosso» aveva suggerito Yamashita divertito e Nishikido lo aveva guardato male. «Non dirmi che l’idea non ti piace? Puoi saltare addosso a me, ma non a Tego-chan?»
«Smettila di scherzare dannazione. È Tegoshi» aveva sbuffato l’altro, facendolo ridere.
«Perché non gli fai una serenata?» aveva detto ancora senza smettere di essere divertito.
«Che gli dico? “Scusa se questo poverino cretino stonato sta per cantare per te che canti da Dio”?»
«Ryo-chan, da quando sei così pessimista?»
«E tu da quando sei così… “Bakanishi”?»
«La prenderò come un’offesa!» aveva detto Tomohisa, indicandolo minacciosamente.
«È un’offesa, Tomo»
«…gli farai la serenata o gli salterai addosso?»
«…ma non puoi semplicemente sparire dopo che ti ho offeso?»
Yamashita aveva messo su un piccolo broncio e si era sporto per dargli un leggero bacio sulla guancia prima di alzarsi.
«Ti voglio bene Ryo-chan~»
«Vattene, su» lo aveva spinto via dandogli una pacca sul sedere.

Eppure, continuo a credere che sia una cazzata.
Uhm…
Aveva accordato la chitarra e cominciato a suonare un motivetto orecchiabile.
«Uhm… così non va bene. Dovrebbe essere più…» aveva detto, suonando un motivetto tendente jazz, correggendo le note sullo spartito.
Il cellulare aveva deciso di squillare in quel momento. Nishikido aveva sbuffato sonoramente e poi aveva risposto.
«Pronto?»
^Che diamine hai fatto a Tomohisa?^ la voce di Jin era agitata e sembrava avere voglia di uscire dal telefono per riempirlo di botte.
«Non gli ho fatto nulla!»
^Perché allora sta piangendo? Eh? È colpa tua!^
«Di solito piange per colpa tua, non mia»
^Io non gli ho fatto nulla. Quindi devi aver combinato qualcosa tu!^
Ryo aveva inspirato profondamente.
Io sto solo seguendo il suo dannato consiglio, non ho fatto nulla di male!
“Jin…?” la voce di YamaPi lo aveva sorpreso. Era così… triste. “Con chi stai parlando?”
^Con Ryo-chan! Ti ha di sicuro fatto qualcosa e…^
Ryo non aveva sentito più nulla, se non qualche sospiro.
«Per favore, non fatemi sentire nulla di indecente» aveva scherzato un po’.
^Uhm… Ryo-chan^ Pi si era appropriato del telefono. ^Ti chiedo scusa da parte dell’idiota. Ignoralo^ aveva tirato su con il naso. Nishikido aveva alzato un sopracciglio.
«Stai davvero piangendo, Tomohisa?» gli aveva chiesto preoccupato.
^Allergia^ aveva risposto. ^Tranquillo. Ci vediamo domani^
«A domani…?» lo aveva sentito ridere.
^…il lavoro, ricordi? I NewS…^
«Lo so, lo so. A domani» aveva avuto il tempo dire prima che dall’altra parte chiudessero la chiamata.
Ma che diavolo prende a quei due?

~*~

«Perché lo hai chiamato, Jin?» Tomohisa aveva sospirato. «In questo momento forse stava organizzando un modo per dichiararsi!»
«Stavi piangendo!» si era difeso l’altro, guardandolo sospirare ancora.
«… ed è ovvio che io stia piangendo per Ryo-chan?» lo aveva guardato con fare accusatorio.
«Beh… io… non ti ho fatto nulla…»
Yamashita aveva roteato gli occhi. «Hai mai provato a spruzzarti un po’ di limone nell’occhio Jin?»
«…No…»
«Provaci e ti verrà da piangere!»
«…Ed eri triste per quello?» aveva domandato confuso.
«Non ero triste, cretino. Mi bruciava l’occhio»
«E piangi perché ti brucia l’occhio?» YamaPi lo aveva guardato infastidito. «Ohh… sei davvero un bambino Tomohisa!»
«Sì, sì» …e tu un idiota ottuso.
«Cosa intendi per “idiota ottuso”?» Jin lo aveva guardato, aggrottando le sopracciglia.
YamaPi aveva sospirato, pensando che ormai Ryo lo aveva contagiato con il suo pensare ad alta voce.
«…Lascia perdere» aveva detto, ma l’altro gli aveva afferrato il braccio.
«Tomohisa…» lo aveva guardato serio.
«Stavo per farlo con Ryo-chan» aveva asserito tranquillo.
Akanishi gli aveva sorriso. «Lo immaginavo» aveva annuito. «Quindi… speravi scegliesse te?»
«Non mi piace Ryo-chan. Non in quel senso almeno»
«Perché piangevi, allora?»
«Il limone…»
Jin aveva fatto una smorfia e Pi aveva sbuffato di conseguenza. «Non mi credi?»
«Non sono così idiota. E poi ti cono…»
«Dici sempre che mi conosci! Lo dici di continuo, ma credi di conoscermi così bene? Se lo sapessi davvero dovresti sapere perché…non stavo piangendo prima»
«Perché non stavi piangendo prima?» lo aveva guardato confuso.
«Vedi?» aveva sbuffato. Jin aveva stretto di più il braccio dell’altro.
«Non… Stavi piangendo per me, vero?»
«Vado a farmi un bagno» aveva strattonato il braccio e si era diretto verso il bagno.
Jin aveva sospirato. Non credere che io non provi lo stesso per te, idiota.

~*~

…devo fermarlo prima che se ne vada, giusto?
Erano rimasti da soli nei camerini. Ryo aveva deglutito rumorosamente quando se n’era accorto: aveva indosso soltanto l’accappatoio blu e Tegoshi era già vestito.
«Ah… Tego-nyan?» Yuya lo aveva guardato, imbarazzato.
«Ryo…» aveva sussurrato appena. «…riguardo quello…»
«Posso… farti ascoltare una canzone?»
«Uh?»
«Posso?»
«Certo...» aveva risposto l'altro, preso in contropiede.
«Aspetta qui allora, ci metto poco!» si era alzato dal divano su cui era seduto ed era corso a prendere la chitarra.
...Tenta di non imbarazzarti mentre canti. Dio, potrei morire anche ora dalla vergogna.
Tegoshi lo aveva ascoltato cantare ed aveva sorriso e battuto le mani alla fine.
Ryo aveva inchinato il capo timidamente per ringraziarlo ed aveva osservato il suo sorriso completamente felice.
«La… inciderai?» gli aveva chiesto in imbarazzo. Nishikido aveva scosso il capo.
«Non credo che sia un pezzo vendibile e poi…» si era grattato la testa facendo una smorfia, quindi aveva stretto di più il nodo della cinta dell’accappatoio. Accarezzando la chitarra aveva guardato Yuya. «… è tua»
Mi sto facendo schifo da solo.
“È tua”: che cavolo sono, un eroe romantico?!
«Mia?»
«L’ho scritta… per te»
Mi sta venendo il diabete, sul serio.
Oh… dio… Tego-nyan non sorridere così che ti salto davvero addosso.
«È… davvero bella»
Ryo aveva sorriso e si era morso un labbro. «Dici sul serio? Cioè… le… c’erano alcune parti in cui ho stonato. E poi… ho sbagliato delle parole e … delle note e…»
«Mi piace» Tegoshi gli aveva sorriso rassicurante e il più grande si era schiarito la voce.
«Beh alla fine è normale che sia bella… cioè… è tua…»
Ora voglio sotterrarmi.
«Grazie» gli aveva sorriso con sincerità ancora una volta. «Spero di essere in grado di interpretarla almeno quanto te. Spero che tu mi darai una mano per… immedesimarmi di più con il tuo testo»
«Uh?» Ryo lo aveva guardato, confuso.
«Forse… cambierai idea ascoltando la mia versione, ma…»
«Di che parli?»
Yuya aveva sbattuto le palpebre perplesso dalla domanda. «Hai detto che… era mia, quindi credevo che volessi che… la cantassi io»
«Non… non intendevo questo»
«Uh?»
«Quando ho detto che era tua, intendevo che l’ho scritta per te, ma… non per fartela cantare…»
«Allora per…» lo aveva guardato confuso e poi aveva assunto un’espressione sorpresa. «… per me nel senso che…»
Non riesco a dirtelo ad alta voce.
Non sono bravo con le parole: è anche per questo che c’è stato quel quiproquo, no?
Ora devo solo abbandonare la chitarra sul divano ed avvicinarmi a te e poi…
«Ti piaccio» aveva asserito il più giovane con uno strano sorriso sulle labbra, quando l’altro gli si era avvicinato.
«Mi piaci» aveva confermato, mordicchiandosi un labbro. «E quel bacio…»
Si era azzittito quando le braccia dell’altro si erano allacciate attorno al suo collo. «Quando stiamo con gli altri del gruppo delle volte sei così silenzioso» aveva sorriso. «Mi ero chiesto come potessi essere con noi così silenzioso e con i Kanjani8 così rumoroso…» aveva sospirato. «Poi hai cominciato ad essere rumoroso anche con noi, Ryo-tan. A volte quando stiamo per prepararci per un concerto, cominci a cantare a voce alta canzoni di dieci o venti anni fa di cantanti che io non conosco per niente» aveva ridacchiato. «…e tenti di essere al centro dell’attenzione, a volte. E ti imbronci quando parlo con Shige o con YamaPi o con Massu o con Keii»
«Uhm… che c’entra…»
«Lasciami finire» lo aveva zittito. «Non credere che tu sia l’unico tra noi due che osserva sempre l’altro» aveva roteato gli occhi e si era leccato le labbra imbarazzato. «Mi piaci»
«Eh?»
Che cosa…?
«Mi piaci. Come mi piace quella canzone. Come mi piace… il modo in cui parli a macchinetta e…» si era fermato sentendo l’altro ridere.
«Credevo che… mi avresti… fatto sudare» aveva chiarito guardando da un’altra parte. «Credevo che… non ti saresti concesso così facilmente, che… prima di cedere avresti fatto in modo che ti corteggiassi così tanto che… avrei sudato prima di poterti stringere»
«Non sono come una donna capricciosa, sai Ryo-tan?»
«Lo so, ma…»
«E non è detto che io abbia ceduto»
«Eh?»
L’altro aveva riso.
…non prenderti gioco di me!
Aveva stretto le braccia intorno alla vita dell’altro e lo aveva attirato a sé per baciarlo.
Credo che… le sue labbra siano le migliori.
Fra tutte quelle che ho baciato… le sue sono le più… belle.
Sono morbide e…
Yuya aveva sorriso contro le labbra dell’altro e si era stretto di più a lui.
Ryo gli aveva preso un labbro tra le proprie e aveva cominciato a succhiarlo piano.
«Credo che… dovresti rivestirti» aveva detto contro la mascella dell’altro prima di baciarla. «Non puoi restare in accappatoio per sempre» aveva chiarito, tornando a baciarlo sulla bocca.
Il più grande aveva soltanto sorriso, prima di allontanarsi da lui. «…chiederti di aiutarmi sarebbe troppo?» gli aveva accarezzato una guancia e l’altro aveva strusciato il viso contro la sua mano, godendosi quella carezza. Aveva avuto l’impressione di vederlo fare le fusa.
È pur sempre Tego-nyan, no?
«Ti aspetto fuori» aveva detto, allontanandosi di più e prendendo la propria borsa.
«Eh?» Ryo lo aveva guardato, senza capire.
«“Non è professionale Ryo-tan”» gli aveva ripetuto, infilandosi un paio di occhiali scuri e sorridendogli. «Non metterci troppo»
«Ehh? Ma… Yuya…»
«Ti aspetto» aveva ripetuto, avviandosi verso la porta e uscendo.
Nishikido aveva osservato il sedere dell’altro mentre camminava, poi aveva scosso il capo, avviandosi verso il bagno.
Cazz… Com’è che era?
Mia nonna di novant’anni nuda.
Mia nonna di novant’anni nuda.
   
 
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