La prima volta che Alice
aveva incontrato il Coniglio era stato il caos.
Per anni Alice aveva saputo di star dimenticando qualcosa, lasciando
che
l’appuntamento preso col destino fosse ritardato
continuamente, però non si era
mai effettivamente resa conto di quel che andava perdendo.
Il Coniglio vestiva
gli abiti di un giovane pieno di sogni e aspirazioni; se ne stava
seduto fuori
dalla stazione ferroviaria, dove si era soliti attendere i compagni di
viaggio
oppure aspettare di essere accolti dopo un lungo girovagare. Alice
abitava un
paio di numeri civici più giù e aveva da sempre
avuto la tentazione di cercare
una scusa e fermarsi, avvicinarlo, rimediare al proprio errore.
go
get your spark,
go find your smile
and just let it shine down
to wherever you are.
(“get
happy” bowling for soup)
Nel suo stomaco
abitava da tempo una sensazione, un desiderio dai tratti indistinti.
Qualcosa cercava con tutte le proprie forze di spingerla contro il
giovinetto,
e al tempo stesso le ricordava l’impossibilità di
quella mossa.
E
fare cosa?,
si diceva.
Non so neppure chi sia.
E via, tutto da capo. Non sarebbe mai riuscita ad arrestare la voglia
di
conoscere cosa la unisse al ragazzino in maniera tanto profonda,
però poteva
rimandare il più possibile la resa dei conti.
Parlarne con altri
non l’avrebbe aiutata in alcun modo – impossibile
rivelare i dubbi che le
rodevano il cervello, sarebbe stata sicuramente
presa per pazza, però non riusciva a credere che tutto fosse
destinato a precipitare
così. Un amico le procurò un appuntamento da uno
psicologo suo conoscente,
eppure neppure così lei riuscì a trovare la
risposta.
«Con il tempo
passerà,» le aveva spiegato il dottorone, che non
aveva capito niente.
La mattina, appena
sveglia, Alice sentiva come se la sua anima vibrasse al pensiero
d’incrociare
per pochi attimi la figura del Coniglio, scomodo però
tranquillo sulla
panchinetta di freddo metallo.
Il tempo era passato,
impietoso, e aveva segnato il volto di Alice: lei, prima per mancanza
di coraggio,
poi per vergogna del proprio aspetto, non aveva più
desiderato avvicinarsi al
Coniglio; riteneva che la vita non potesse serbare più
sorprese, aveva perso il
senso dell’avventura.
E magari fu proprio questo pensiero, la sconfortante sensazione di aver
dato
fondo a tutte le ore della propria esistenza, a darle
l’ultima spinta verso la
figura in bianco, facendola accomodare stancamente al suo fianco.
«Alice,» rise
il
bambino, «sei in ritardo!»
standing
on the edge
from the beginning to the end,
oh, so this is what it feels like…
(“outsiders”
the daylight)
Salirono insieme sul
treno e non ne scesero mai; nessuno sa quel che è capitato
loro da allora
perché nessuno più ricorda
chi essi
siano. Se però potessero rammentare la loro espressione, il
sorriso dell’anziana
donna mentre poggiava il piede sul gradino di metallo e si accomodava
sul sedile
di plastica verde, se potessero fare solo questo,
non si preoccuperebbero più di nulla.
Sorridevano,
sorridevano entrambi; cos’avrebbe potuto turbare la loro
serenità?