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Autore: pralinedetective    23/07/2011    0 recensioni
Sorridevano, sorridevano entrambi; cos’avrebbe potuto turbare la loro serenità?
[per la mia adorata e-chan ♥]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta che Alice aveva incontrato il Coniglio era stato il caos.
Per anni Alice aveva saputo di star dimenticando qualcosa, lasciando che l’appuntamento preso col destino fosse ritardato continuamente, però non si era mai effettivamente resa conto di quel che andava perdendo.

Il Coniglio vestiva gli abiti di un giovane pieno di sogni e aspirazioni; se ne stava seduto fuori dalla stazione ferroviaria, dove si era soliti attendere i compagni di viaggio oppure aspettare di essere accolti dopo un lungo girovagare. Alice abitava un paio di numeri civici più giù e aveva da sempre avuto la tentazione di cercare una scusa e fermarsi, avvicinarlo, rimediare al proprio errore.

 

go get your spark,
go find your smile
and just let it shine down
to wherever you are.


(“get happy” bowling for soup)

 

Nel suo stomaco abitava da tempo una sensazione, un desiderio dai tratti indistinti.
Qualcosa cercava con tutte le proprie forze di spingerla contro il giovinetto, e al tempo stesso le ricordava l’impossibilità di quella mossa.

E fare cosa?, si diceva.
Non so neppure chi sia.
E via, tutto da capo. Non sarebbe mai riuscita ad arrestare la voglia di conoscere cosa la unisse al ragazzino in maniera tanto profonda, però poteva rimandare il più possibile la resa dei conti.

Parlarne con altri non l’avrebbe aiutata in alcun modo – impossibile rivelare i dubbi che le rodevano il cervello, sarebbe stata sicuramente presa per pazza, però non riusciva a credere che tutto fosse destinato a precipitare così. Un amico le procurò un appuntamento da uno psicologo suo conoscente, eppure neppure così lei riuscì a trovare la risposta.

«Con il tempo passerà,» le aveva spiegato il dottorone, che non aveva capito niente.

La mattina, appena sveglia, Alice sentiva come se la sua anima vibrasse al pensiero d’incrociare per pochi attimi la figura del Coniglio, scomodo però tranquillo sulla panchinetta di freddo metallo.

Il tempo era passato, impietoso, e aveva segnato il volto di Alice: lei, prima per mancanza di coraggio, poi per vergogna del proprio aspetto, non aveva più desiderato avvicinarsi al Coniglio; riteneva che la vita non potesse serbare più sorprese, aveva perso il senso dell’avventura.
E magari fu proprio questo pensiero, la sconfortante sensazione di aver dato fondo a tutte le ore della propria esistenza, a darle l’ultima spinta verso la figura in bianco, facendola accomodare stancamente al suo fianco.

«Alice,» rise il bambino, «sei in ritardo!»

 

standing on the edge
from the beginning to the end,
oh, so this is what it feels like…

(“outsiders” the daylight)

 

Salirono insieme sul treno e non ne scesero mai; nessuno sa quel che è capitato loro da allora perché nessuno più ricorda chi essi siano. Se però potessero rammentare la loro espressione, il sorriso dell’anziana donna mentre poggiava il piede sul gradino di metallo e si accomodava sul sedile di plastica verde, se potessero fare solo questo, non si preoccuperebbero più di nulla.

Sorridevano, sorridevano entrambi; cos’avrebbe potuto turbare la loro serenità?

  
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