Fumetti/Cartoni americani > Ben 10
Segui la storia  |       
Autore: Ella_Sella_Lella    23/07/2011    2 recensioni
[Ben10- Alien Force] { Al Tempo di 10 Eroi Per Ken}
Questa è la prima ff che scrivo di questo argomento.
La storia tratta di Gwendolyn Tennyson che torna da una missione come risolutrice da una missione semestrale.
Pensa di poter riprendere la sua vita composta da finta felicità, a causa del fatto che l'unico uomo della sua vita le h portato via la cosa più cara al mondo.
Ma tornando a casa incontrata tante novità ...
Qualcosa di prezioso ritrovato ...
Un matrimonio ben voluto ...
Una famiglia che si ricompone ...
La partenza di un amico ...
E la vita che riprende a sorriderti.
Avvetenza: Alcuni capitoli saranno relativi al passato(Quelli corti) altri al presente(Lunghi) Sarnnò sempre datati ... E sono in prima persona ->Gwen.
{Paring}
[Gwen/Kevin][Gwen/Cooper][Ben/Julie][Max/Verdona][Kei/Ken][Pierce/Elena] [ E se mi capita altri]
Spero Leggiate e commentate.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Luna Lovegood
Perdonate il mio dannato vizio di scomparire ...
Bene in questo capitolo c'è finalmente un OC e vorrei sapere cosa ne pensate di lei.
Ringrazio vivamente chi
Recensisce
Segue
Ricorda
Preferisce.
Grazie veramente.


Le*Storie*Di*Una*Vita

Due settimane del matrimonio tanto atteso.

Tuo fratello Ken sa tutto …” mi disse Ben, mentre camminavamo a passo felpato lungo i corridoi, “E Julie?” chiesi cosciente che non avrei saputo assolutamente mentire alla mia amica una cosa tanto grande, “Sa, ma non sa. Cioè lei sa, ma fa finta di non sapere, aspetta che un giorno io prenda il coraggio di dirglielo” mi rivelò Ben, con gli occhi bassi, “Da quando pensi che sappia?” chiesi, decisamente a disaggio, passandomi una mano sulla coda di cavallo, “Dal principio” mi rispose Ben, con la voce di chi si sentiva colpevole o meglio di chi lo era. “Ken invece lo sa da un bel po’ è stata Kai a dirglielo, al 3 appuntamento credo” disse Ben, cercando di espiare l’argomento che ben sapeva che presto sarebbe entrato in scena, “Tu pensi di in …”, “Non lo dire” mi fermò in tronco mio cugino, che non era una di quelle persone che scappavano dalle situazioni difficili, ma da quella era scappato, era fuggito, si era rintanato in un posto lontano ed aveva chiuso a chiave il ricordo di quella vita, avendo la forza di vivere come se niente fosse successo, ma quella situazione aveva trovato la chiave ed ora era entrata con prepotenza nella vita di chi avrebbe dovuto accompagnarla dentro, non lasciare la porta aperta, ma accompagnarla dentro con dolci parole e tenendole la mano, ma non c’era stato questo riscontro da favola, non la prima volta almeno. “Si, ma devi fare qualcosa …” dissi, “Io penso a Ken” disse Ben, con un innaturale freddezza, lui pensava a suo figlio Ken? Si preoccupava di come avrebbe potuto prendere la storia? Avrebbe perso la bussola e si sarebbe abbandonato in un buio dell’anima, ma era un bambino forte, avrebbe reagito, avrebbe trovato il positivo e sarebbe stato felice e magari quando queste acque si sarebbero acquetate sarebbe potuto essere la spalla per lo sconforto di Davlin nello scoprire chi era sua madre, perché ero certa che il mio bambino non l’avrebbe presa e bene ed ero anche convinta che dare a Davlin e a Ken notizie così scioccanti contemporaneamente era veramente crudele. “Ben, ma se non si fosse formata questa situazione, tu me l’avresti mai detto?” chiesi a mio cugino a tradimento, Ben mi guardò intensamente, “Forse, tra un paio d’anni!” rispose in un sussurro, non potevo davvero credere che Ben avrebbe dimenticato, io non avevo dimenticato il mio Davlin, mi ero impegnata per cercarlo, dopo essermi ripresa, ma di Kevin e del mio bambino nulla, ma sebbene non avessi detto niente a nessuno non avevo mai dimenticato, mi ero nutrita di quei bei ricordi e di quelle emozioni. “Tu a Davlin quando dirai la verità?” chiese Ben, spostando dal tema principale da lui a me, “Presto, al momento propizio e quando prenderò coraggio!” risposi, stringendo i pugni sulla camicia da Risolutore.

Gwen, comunque oggi ti tocca un lavoro davvero divertente!” mi rivelò Ben cambiando direttamente argomento, “Cosa mi tocca?” chiesi abbastanza preoccupata, vedendo il sorriso soddisfatto che era nato sul volto di mio cugino, “Rieducazione” cantilenò lui ed io sbuffai, “Non puoi mandarmi a sturare gli intestini dei vermi Lauresiani?” chiesi con una certa speranza nella voce, “Gwen su dai, una volta amavi la rieducazione” mi disse Ben, lo guardai in malo modo, “Io vado, prima inizio, prima finisco” gli dissi, aggiunsi: “Ma ti assicuro che noi dobbiamo finire una conversazione!” e con passò svelto mi diressi alla sezione con il passaggio del vuoto totale, pronta ad un estenuante giornata di rieducazione, che l’ammetto, una volta mi piaceva davvero molto, quel lavoro richiedeva molta socialità e grande conoscenza delle regole ed io avevo entrambe le cose, solo che dopo la missione semestrale sul pianeta Kylmyys, non ci si è più abituati a stare a contatto con le menti in Rieducazione, che poi non sono altro che creature che hanno vissuto nel vuoto totale a cui viene data la libera uscita o un permesso di vacanza a lungo termine o di breve durata nel nostro mondo,dove si insegna a loro come vivere in un modo più civilizzato, non che il vuoto assoluto non lo sia, ma è un mondo molto più selvaggio, quando una persona va in visita in quel mondo è sempre sorvegliata perché non succeda nulla e viene avvisata con molte precauzioni, quando si va a vivere lì per un desiderio personale, tutto è più complicato e le persone devono seguire un corso di auto difesa, un addestramento fisico ed imparare almeno parzialmente le regole, invece quando veniva scortato un nuovo prigioniero si davano poche direttive e ci si assicurava solo che lui facesse il suo lavoro d’obbligo aiutando nei campi i contadini e cose simili.

Gwen! Ben arrivata!” esclamò Helena, seduta sulla sedia di guardia e sollevando appena il capo per vedermi. Elena si occupava sempre del passaggio del vuoto totale, “Che gruppo mi tocca?” chiesi abbastanza annoiata, accomodandomi sul tavolo, lei si grattò la testa e mi sorrise “Sapendo che ora stai aiutando Kai con il vestito, Ken con la prova e Davlin con le magie. Sono stata buona, ti ho affidato l’unico caso di soggiorno vacanziero di questi giorni” mi disse, con un sorriso sghembo, sospirai: “E chi è?” chiesi, legandomi in una coda alta, i capelli fluenti che quel giorno avevo lasciato sciolti, “Uh … Non ha crimini alle spalle e vive nel vuoto totale perché i suoi genitori sono criminali, di livello rosso  rispose  lei, mi arricciai i capelli con il dito. I livelli dei criminali, si sceglievano in base al colore, blu: un abnorme quantità di piccoli crimini, giallo: esilio politico, verde: banditi, arancione: potenzialmente pericolo e rosso: criminali pericolosissimi. “E perché viene?” chiesi, “I parenti che non ha mai conosciuto, forse …” ipotizzò Helena, passandosi una mano sui capelli scuri, “Quanti anni ha?” chiesi, “12 fra tre mesi. Mi pare” rispose lei, cercando di non notare la mia faccia sconvolta, una bambina di quasi 12anni che abbandonava il vuoto totale per una vacanza? Strano, molto strano. Il portale per il vuoto totale si aprì e con un passo svelto uscì fuori dall’apertura Pierce, trascinando con se una minuta ragazzina, dai capelli biondi e gli occhi di  un colore così particolari, violetti, le labbra gonfie, la pelle bronza ed il volto terribilmente famigliare, “Gwen, Helena. Posso presentarvi Jean Star?” disse Pierce con un sorriso gentile, “Ciao Jean” dissi io, guardando quella ragazzina che sorrideva sfacciata.

Salve …” ci disse, con un tono di  voce timido rispetto al sorriso sfacciato che aveva. “Bene, Jean. Posso chiamarti Jean o signorina Star? Io sono Gwen e sarò la tua guida per la rieducazione al mondo fuori in volto totale, particolarmente la Terra” dissi  con fare formale, “Si Jean va benissimo, tanto è il mio nomignolo, in verità anche Jean Star è un nomignolo” ci rivelò la ragazzina, parlottando fra se e se, “Bene, tu puoi chiamarmi Gwen” le dissi, con tono gentile, Pierce lasciò la mano della ragazzina e si diresse da Helena, si alzò dalla sua scrivania e diede al ragazzo un dolce bacio, poi si allontanarono, “Scemo mi hai punto!” urlò Helena spostando bruscamente la mano dal braccio di Pierce, si portò un dito alle labbra per pulirlo da una gocciolina di sangue, “No, cara, tu ti sei punta” disse lui come difesa, sollevando le mani per scagionarsi, lei gli regalò una pessima occhiata, poi si concentrò su la piccola Jean, “Cara vieni che ti registro” le disse Helena, risedendosi dietro la sua bella scrivania, la ragazza sorrise e da un borsellino tirò fuori i suoi documenti e si diresse da Helena per svolgere le ultime pratiche di libera uscita, la prima metà le aveva dovuto svolgere probabilmente con Manny nell’altra parte di vuoto totale. Finite tutte le pratiche in cui Jean si era rifiutata di rivelare chi era il parente da cui sarebbe stata, ritenendolo un suo diritto da futura cittadina dal certificato penale totalmente illibato, probabilmente andava da qualche parente dei genitori anch’esso ricercato, ma se i Risolutori non l’avevano mai trovato significava o che era una persona veramente irrilevante  o forse era sparito così tanto dalla circolazione che ormai non importava più nulla a nessuno. “Bene, fai la brava. Ci vediamo tra due settimane i tuoi oggetti li puoi prendere alla riconsegna di oggetti al piano di sotto!” le raccomandò Pierce, prima di aprire di infilarsi nel varco spazio temporale e mandando un bacio ad Helena che si mantenne sostenuta, ma appena il varco si richiuse mi guardò e smielata, come mai l’avevo vista, mi disse: “Non è bellissimo?”, trascinai via Jean, prima di addentrarmi in una plausibile conversazione su quanto poteva essere bello Pierce.

Io e la ragazzina ci dirigemmo al piano di sotto dove arrivavano direttamente le valigie. “Hei mia dolce Principessa Guerriera” mi disse Connor che stava appunto a quel reparto, “Biondino Pallidino quando sei tornato?” chiesi con un bel sorriso, abbracciandolo, “Questa mattina alle cinque, ma ci mancava qualcuno qui e mi sono offerto. Ma è solo temporaneo, visto che ho davvero sonno!  mi disse regalandomi un bel sorriso, Jean posò le mani sul bancone d’acciaio freddo, “Potrei avere il mio bagaglio?” chiese cortese Jean, ma sotto anche un velo di irritazione, “Certo signorina, com’è il bagaglio e com’è il tuo nome?” chiese Connor, la ragazzina disse: “È una discreta valigia rossa e ci sono incise sopra le iniziali: J M”, Connor annui, cercò tra le valige, “Ecco” le rivelò porgendogliela, “Grazie!” disse la ragazza senza vera gratitudine, posò la valigia per terra, infilò la mano dentro la borsa a tracolla e tirò fuori una serie di fogli allegati insieme, voltò in fretta le pagine si fermò ad una, strizzò gli occhi e rifilò i fogli nella sacca, con un colpo netto mosse le mani verso la valigia, dalle mani si emanò un raggiò lieve di mana di un bel amaranto, le valigie si rimpicciolirono e la ragazza le infilò dentro la borsa, “Possiamo andare” disse soddisfatta. “La tua origine?” chiese Gwen, distinguendo bene che non era un’anodite e neanche una semplice umana con la capacità di apprendere l’arte magica, ma sicuramente qualche membro della sua famiglia doveva essere alieno, “Strega da parte di madre e da parte di padre, aliena, una specie poco comune, simile agli anodite e agli osmosiani, ma il nome non lo ricordo proprio” rispose la piccola strega aliena, con un dolce sorriso, Gwean sorrise radiosa, “Noi andiamo!” disse poi all’amico, concentrandosi solamente sulla ragazzina.

Jean Star era una ragazzina svelta ad imparare, davvero molto, gli spiegavo le regole del vivere civile e lei subito le appuntava nella sua mente, era una persona troppo alacre per impiegare le sue giornate nei campi o nelle miniere del vuoto totale. “A casa tua lavori o studi?” chiesi curiosa, “Studio magia e lavoro nei campi” rispose Jean con un sorriso sincero, “Studi magia?” le domandai, abbastanza stuzzicata di avere una giovane maga davanti a me, “Mia madre mi istruisce …” rispose, prima vogliosa di esporre, ma poi il cielo azzurro ed i ragazzini che giravano sugli skateboard volanti  la distrassero, guardava, “Cosa guardi?” domandai, notando che i suoi occhi violetti erano concentrati altrove, “Non sapevo che il cielo fosse così chiaro. Mio padre me l’aveva detto che era bellissimo, ma non pensavo fosse così bello!” mi rispose con voce impregnata di meraviglia, alzai gli occhi al cielo, la terra non aveva la visione migliore del cielo, c’erano pianetti da dove il cielo era veramente una poesia, ma il cielo del vuoto totale era oscuro, si aveva le stelle, ma non  erano così belle e poi, probabilmente, Jean  non aveva mai visto un cielo azzurro, “Mio padre diceva che quando viveva sulla terra non aveva mai fatto caso al cielo, perché lo vedeva tutti i giorni. Ma nel vuoto totale è stata una delle cose che ha rimpianto di più!” mi spiegò Jean, rincollando gli occhi grandi all’azzurro. Il cielo era una cosa a cui eravamo abituati, particolarmente a quello di città, quello di campagna era molto più bello, il cielo era sempre lì, nessuno ci faceva caso, ma a sentire  le parole di quella ragazzina, mi rendevo conto di quanto era bello il cielo azzurro, o anche quando era plumbeo perché nuvoloso, “Aspetta di vederlo di sera!” le enunciai, lei annuì eccitata, “Voglio vedere il tramonto, per ora l’ho visto solo in foto, il signor Levin ha una foto del tramonto, dove c’è lui ed una ragazza dalla chioma rossa. Mamma dice sempre che quello è stato uno dei momenti più belli della vita del signor Levlin, aveva solo diciassette anni …” continuò a vaneggiare Jean, passandosi una mano sui capelli chiari, io rimasi immobile, le sue parole mi scivolavano addosso come infiniti suoni senza senso e nella mia testa rimbombavano solo determinate parole: Tramonto, signor Devlin, chioma rossa, momenti più belli. Ricordavo bene quel giorno, era impresso nella mia memoria come un altro ricordo splendido che mi portavo di Kevin, uno di quei ricordi che in un momento di sconforto e di solitudine  ti facevano compagnia, te ne nutrivi e cibavi e dopo averlo consumato ti restava l’amaro nel petto ed un dolore maggiore, questo era il brutto dei ricordi, erano immortali, erano perpetui, erano magnifici, ma erano passati. “Ero io la rossa nella foto con Kevin” mi lascia sfuggire, ricordando il tramonto, le mani di Kevin sulla mia vita ed il suo naso tra i miei capelli, Julie faceva delle smorfie per farci ridere, mentre Ben cercava di fare quella dannata foto che gli avevo chiesto, ma Kevin continuava a farmi il solletico e farmi ridere, insieme alle facce buffe di Julie.

Jean Star mi guardò con occhi grandi e vacui, sembrava che nel suo sguardo focalizzato su di me lei cercasse altro, poi lo trovò, non so cosa, ma dopo aver aggrottato le sopraciglia pallide nei suoi occhi particolari si era accesa una luce, un’illuminazione. “Era un’amica del signor Levin nel suo periodo buono” non era una domanda, era un’affermazione, vispa di chi aveva capito tutto, annui comunque, mi passai una mano sui capelli tirati nella coda, un sorriso inquietante attraversò il volto di Jean, un sorriso che mi ricordò tanto Mike Morningstar, prima di diventare un semi morto ambulante, quando era vigoroso e forte, l’attimo prima di prosciugarmi di ogni potere. Improvvisamente qualcosa mi si accese anche nelle mia testa, Jean Star, era una strega con un parente alieno, un altro flash, la valigia rossa con le iniziali JM,  lo stesso identico inquietante sorriso di Mike, il volto famigliare e gli occhi violetti, anche quelli già visti. “Cosa vedono i miei occhi!” urlò una voce, una voce gioconda, buona, che conoscevo bene, in ogni tono e sfumatura, quella di mio figlio; Alzai gli occhi per trovare Davlin sospeso in aria, che si abbassava gradualmente, sulla sua tavola da skate volante, accanto a lui su un’altra tavola c’era mio nipote Ken. I due ragazzini posarono i piedi a terra, Davlin mi salutò con cortesia, Ken mi abbracciò, prima di vedere Jean e divenire rosso come un pomodoro, esattamente come Ben alla sua età, tentato di presentarsi ma troppo impacciato per farlo, ero già pronto ad aiutarlo, presentandoli io, che Jean si era fiondata su Davlin e l’aveva stritolato in un abbraccio, “Jeanne Morningstar! Sono felicissimo di vederti!” urlò mio figlio, ricambiando la stretta, realmente contento di rivedere  quella che doveva essere la figlia di Mike. “Vi conoscete?” chiesi, posando una mano sulla spalla di Ken, che continuava a guardare i due ragazzini abbracciati, che ora si liberavano, “Siamo cresciuti insieme!” ci rivelò mio figlio, scompigliando i capelli chiari di Jean, che sorrise gioconda. “Ken  …” cominciò Davlin indicando quello che, anche se non lo sapeva, era suo cugino, “Lei è Jeanne Jean Star Morningstar” terminò mio figlio, mentre le gote di Ken erano in fiamme, mentre prendeva coraggio per allungare la mano verso la ragazza, “Jean, lui è il mio amico Kenneth Kenny Tennyson  lo presentò alla ragazza, che con uno scatto veloce gli afferrò la mano e sorriso, questa volte il suo sorriso non era inquietante ma giocondo. “Tennyson come il grande Ben?” chiese poi con occhi curiosi Jean, “È mio padre” disse imbarazzato Ken, al contrario gli occhi di Jean si fecero come due stelle luccicanti, “Deve essere fantastico avere un padre come lui!” esclamò, Davlin si intromise nel discorso, “Il signor Tennyson è  eccezionale” enunciò, poi lanciò un’occhiata a me, “Anche la signorina Gwen è eccezionale!” inclinando la testa verso di me, “Si, lei è mia zia!” mi presentò Ken aggrappandosi alla mia mano, la faccia di Jean Star  rimase come pietrificata, nella sua testa tanti piccoli puzzle erano lì che si ricomponevano, non so cosa effettivamente avesse compreso, ma alla fine doveva aver capito qualcosa. Gli tremarono le gambe e strinse la mano sul braccio di Davlin, “Cosa ti è preso Jean?” gli chiese mio figlio, sorreggendola, “Io … credo … Insomma … “ stava blaterando, cercava nei miei occhi le risposte: “Niente …” tagliò corto, mio figlio la guardò confuso, “Ho avuto un giramento d’aria, non sono abituata a tutta questa luce e all’aria così respirabile” esclamò Jean, facendo finta di respirare con fatica, Davlin sorrise, le accarezzò i capelli e le disse che si sarebbe abituata a respirare lì, Jean le regalò un sorriso dolce, fu come un flash, vedere Davlin e Jean così carini, mi ricordò i momenti dolci che avevo avuto con Kevin, certo non alla loro età, ma mi ricordarono davvero noi, pregai che quell’amore non fosse travagliato e complicato come lo era stato il nostro e con non bruciasse, lasciando alle loro spalle solo cenere dolorosa, mio figlio meritava di meglio. “Potete farle voi da guida per il resto della giornata. L’indispensabile per la convivenza  ormai l’ho detto” enunciai, scompigliando i capelli di Kenny, che annui gioioso, rivolgendo poi uno sguardo a Davlin e Jean, anche mio figlio annui giocondo, sorrisi e mi voltai, andai via.


   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Ben 10 / Vai alla pagina dell'autore: Ella_Sella_Lella