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Autore: _eco    24/07/2011    7 recensioni
Vi siete mai domandati come potrebbero essere i nostri eroi da adulti? Magari alcuni avranno anche una famiglia tutta loro e altri si limiteranno ad osservarli da lontano.
Tratto dalla shot:
<< Stefan >>, cinguettò con finta sorpresa la donna, << come sei cresciuto >>, commentò lasciandosi sfuggire un sorriso complice.
Il vampiro dovette ricorrere a tutta la sua forza d’animo per non scoppiare a ridere.
<< Scherzi, vero? >>, mimò con le labbra, afferrando la vita del piccolo Jo e poggiandolo con i piedi per terra.
Si alzò e salutò con una mano i bambini, seguendo Bonnie in un angolo del corridoio.

Date anche voi una sbirciata al futuro, e lasciate qualche recensione.
_Lullaby_
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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E' una delle cose più imbarazzanti che ho scritto. Se l'ho pubblicata è solo grazie a mia sorella Sara. Ci vediamo a fine pagina.

Una sbirciata al futuro
 



 

Sarebbe bello poter dire che Stefan non entrava in quell’ospedale da una decina di anni, esattamente da quando lui ed Elena si erano lasciati; ma non è così.
L’ultima volta che il vampiro era entrato nell’ospedale di Mystic Falls lo aveva fatto durante una delle sue soste di routine nel paese nativo, solo per fare rifornimenti alla banca del sangue. Quel giorno, c’era un altro triste motivo: Elena stava male.
Non c’era da domandarsi come fosse cambiata, perché il ragazzo non aveva perso occasione per tenerla sempre d’occhio. L’aveva osservata da lontano durante le notti insonni prima del matrimonio, e persino il fatidico giorno. Per non parlare delle sere in cui si acquattava sopra un albero e ascoltava la favola della buonanotte che la donna raccontava ai suoi figli. Ed eccoli là, quei figli che erano poco più che bambini. Erano tre. Stefan sorrise dentro di sé: aveva sempre immaginato la sua Elena come una brava madre, ma non era mai arrivato a pensare che un giorno avesse avuto ben tre figli. Si sedette sulla panca di plastica verde, in attesa.
All’improvviso, mentre era assorto nei suoi pensieri, si sentì tirare per i pantaloni.
<< Ciao! Come va? >>, un bambinetto gli bussò sul ginocchio con le nocche.
Stefan non poté fare a meno di sorridergli e prenderlo in braccio.
<< Ciao, come ti chiami? >>, gli chiese, nonostante sapesse già il suo nome.
<< Joseph >>, rispose prontamente il bambino.
<< E tu? >>, gli chiese incuriosito il piccolo.
<< Stefan >>, tentennò il ragazzo.
Stefan lo osservò meglio e un lieve sorriso gli fiorì sulle labbra. Era un bambino minuto, ma per quanto ne sapeva, dentro quel corpicino esile era racchiuso un vero e proprio concentrato di energia e vivacità. Ogni tanto, quando andava a fare una silenziosa visita in casa di Elena, Stefan vedeva scorrazzare un bambino su e giù per le scale: doveva trattarsi di Joseph.
<< Jo, vieni subito qui! >>, strillò una ragazzina dai lunghi capelli castani.
Raggiunse con passo nervoso Stefan e il bambino che teneva in braccio, che le lanciò un’occhiata indispettita.
<< Quante volte ti ho detto che non devi scappare? >>, lo rimproverò afferrandogli la manina paffuta.
<< Jane, lui è Stefan >>, la ignorò il bambino, scuotendo il braccio per liberarsi dalla stretta materna della sorella.
Solo in quel momento, Stefan si accorse di un bambino magrolino di cui si scorgeva soltanto la testa. Il resto del corpo era nascosto dietro la figura imponente della sorella. Il vampiro scosse la mano, in un timido cenno di saluto. Il piccolo senza nome gli rispose con un sorriso impacciato.
<< Stefan Salvatore? >>, chiese la ragazzina, tornando improvvisamente seria, mentre la stretta sulla manina di Joseph aumentava.
Il ragazzo incontrò lo sguardo di Jane e un sussulto gli percorse la schiena, mentre il cuore prendeva a battere rumoroso. Aveva i suoi occhi.
Non sapendo bene cosa rispondere, il vampiro si limitò ad annuire confusamente.
<< Mamma ci ha parlato di te >>, s’intromise il bambino che si nascondeva dietro la sorella.
<< Davvero? >>, borbottò il ragazzo.
<< Ti faceva da baby-sitter prima che nascessimo >>, gli ricordò la maggiore, afferrando John per la maglietta, in modo da ritrovarselo accanto.
Stefan sorrise, pensando alla banale scusa che Elena si era dovuta inventare per camuffare la sua identità da vampiro.
<< Era brava? >>, farfugliò John, l’unico a possedere un pezzo di cielo sul viso.
<< Molto >>, recitò il ragazzo, sorridendogli, << lei mi faceva sentire…bene >>.
<< Jane dice che la mamma tornerà a casa presto. Anche se sta male >>, trillò il bambino più piccolo, tirando Stefan per il lembo della maglietta grigia.
<< Jane ha ragione >>, replicò con dolcezza il ragazzo, fissando con la coda dell’occhio il viso della più grande.
Si rattristò pensando a quanti fardelli portasse sulle spalle quella ragazzina di quasi dodici anni. Jane si voltò e sorrise ad un uomo poco più alto di lei, con una zazzera di capelli biondicci e due grandi fari azzurri per occhi. Quello doveva essere il padre, ovvero il marito di Elena. Al solo pensarlo, un nodo si avvolse nella gola di Stefan.
<< Le hai portato dei fiori? Sono per lei, giusto? >>, disse John, indicando un mazzo di rose multicolori.
<< Oh, certo >>, esclamò Stefan, ricordandosi solo in quel momento del mazzo che aveva abbandonato per terra, << Sì, sono per lei >>.
Una donna dalla carnagione scura irruppe proprio in quell’istante e avvolse le spalle di Jane con un braccio. Con l’altra mano stringeva quella di una bambinetta che non voleva saperne di stare ferma. E a sua volta, la bambina dava la mano ad un’altra creatura simile in tutto e per tutto a lei. Stefan sorrise istintivamente, osservando quanto fossero realmente uguali e diverse allo stesso tempo.
Marie era vivace, quanto Sarah era tranquilla. Sarah era timida quanto Marie era espansiva. E questo lo si poteva notare solo guardando Marie che tentava in tutti i modi di sfuggire alla presa di Bonnie e Sarah che puntava lo sguardo verso il pavimento bianco.
<< Stefan >>, cinguettò con finta sorpresa la donna, << come sei cresciuto >>, commentò lasciandosi sfuggire un sorriso complice.
Il vampiro dovette ricorrere a tutta la sua forza d’animo per non scoppiare a ridere.
<< Scherzi, vero? >>, mimò con le labbra, afferrando la vita del piccolo Jo e poggiandolo con i piedi per terra.
Si alzò e salutò con una mano i bambini, seguendo Bonnie in un angolo del corridoio.
<< Bambine, andate da papà >>, disse la strega, liberando la mano paffuta di Marie.
Le gemelline si allontanarono, mano nella mano, saltellando per il corridoio.
<< Com’è successo? >>, bisbigliò Stefan.
<< Nessuno lo sa per certo >>, cominciò Bonnie, << ma un’auto deve averle tagliato la strada e…beh, il resto lo sai >>.
Stefan si portò una mano sulla fronte e annuì più volte, immagazzinando le parole di Bonnie e dandogli senso solo dopo averle ripetute più volte mentalmente.
<< Stefan >>, lo chiamò la donna, << qualunque cosa tu possa fare per salvarla, fallo. Ma devi stare attento che nessuno le faccia del male. Non voglio che la storia si ripeta >>, si assicurò.
<< Sarà la prima cosa che farò >>, la tranquillizzò il ragazzo.
<< A proposito >>, mormorò Bonnie, << lei è con te? >>.
Stefan annuì, sorridendole. Indicò una trave poco lontana e si avviò verso la stanza numero 326: Elena lo aspettava.
Si voltò giusto quell’attimo per poter osservare con soddisfazione una Bonnie più cresciuta correre incontro ad una giovane dal viso pallido e dai lunghi boccoli biondi.
Avvolse le dita intorno alla maniglia di metallo e la abbassò. Entrò nella camera e una folata di vento gli sferzò il viso.
<< Damon >>, sillabò a denti stretti, chiudendosi la porta alle spalle.
Suo fratello era in piedi davanti al letto dove Elena riposava innocentemente. Un rivolo di sangue gli scorreva lungo il polso e andava a riempire la gola secca della donna.
<< Fratello >>, replicò quello, senza rivolgergli alcuno sguardo.
<< Come sei arrivato sin qui? >>, chiese Stefan.
<< Non sei l’unico che la tiene ancora d’occhio >>, borbottò Damon, accarezzando il viso pallido di Elena con la mano libera.
<< Dobbiamo proteggerla, e assicurarci che non le accada niente >>, esclamò il minore, raggiungendo il letto.
Con le dita sfiorò la chioma castana di Elena, che teneva ancora gli occhi serrati. Le ciglia, però, cominciavano a muoversi febbrilmente.
Le sue iridi verdi si accorsero di un vaso di vetro ancora vuoto, proprio sul comodino accanto al letto. Lo raccolse e lo riempì con l’ acqua del rubinetto; poi vi sistemò il mazzo di rose.
<< Si sta svegliando >>, proruppe Damon, ripulendosi il polso sanguinante con un fazzolettino.
Improvvisamente, di Damon non rimase niente, se non un corvo che prese a svolazzare all’altezza del tetto, sparpagliando penne nere dappertutto, che il vento portò via con un soffio. Stefan osservò il volatile uscire dalla finestra e rimase solo con Elena. Ebbe appena il tempo di porgerle una carezza delicata sulle gote che pian piano prendevano colore, e osservare le sue iridi nocciola che sbucavano dalle palpebre stanche. Poi, con un balzo, saltò giù dalla finestra.
 

 

*


 

Gli occhi le dolevano ad ogni sguardo, ma ogni sguardo leniva il bruciore.
<< Mamma! >>, strillò il piccolo Joseph saltando sul letto.
Elena si tirò su, poggiando la schiena contro il muro. Aveva quasi dimenticato quanto il suo bambino fosse simile ad un tornado in azione.
<< Scendi giù, Jo. Non lo vedi che mamma sta male? >>, lo richiamò Jane con voce stridula.
<< Va tutto bene >>, le assicurò la madre sorridendo.
Elena passò in rassegna i volti di coloro che erano venuti a trovarla. Erano così tanti. Bonnie era seduta sul bordo del letto e sulle ginocchia teneva Marie e Sarah -
“un ginocchio per ciascuna”, aveva detto alle gemelline.
<< Motoschifo!* >>, strillò Marie, battendo i pugni sulle gambe.
<< No, si dice motoscafo! >>, la corresse Sarah mettendo il broncio.
<< Motoschifo! Come dice Nemo! >>, gridò la prima.
<< Non lo dice Nemo! Lo dice l’amico di Nemo! >>, ribatté l’altra.
<< Ora basta >>, irruppe Bonnie, << zia Elena si è appena svegliata! >>.
<< Scusa, mamma >>, mormorò la piccola Sarah, con aria mortificata.
<< Già, mamma, scusala >>, squittì Marie, facendo una linguaccia alla sorella.
 Matt era in piedi, poggiato al muro con le braccia incrociate sul petto, e sorrideva guardando Elena. Tyler era seduto di fronte al letto. E poi c’era Tom, il padre dei suoi tre bambini, che stringeva la mano di John. Elena soleva soprannominare il figlio la miniatura di suo padre. E poi c’erano dei boccoli biondicci che spuntavano da dietro la porta.
<< Caroline? >>, mimò con le labbra Elena, guardando Bonnie.
L’amica annuì felice e afferrò Sarah per la vita, che rischiava di rotolare per terra se Marie non  smetteva di spingerla.
Il viso cereo di Caroline affacciò dallo stipite della porta e lanciò un sorriso nostalgico ad Elena e Bonnie. Poi svanì. Era stato tutto troppo veloce per poterlo godere appieno, ma alle tre donne sembrò di essere tornate indietro nel tempo.
<< Ma’ >>, intervenne John, << quando torni a casa? >>.
<< Presto >>, disse Elena accarezzandogli i capelli color paglia.
<< E giocheremo insieme! E ci racconterai di quando eri giovane e facevi anche la baby-sitter a Stefan >>, esclamò Jo, saltando sul letto.
<< E’ venuto Stefan Salvatore >>, spiegò Jane, prima ancora che la madre potesse chiederle qualcosa, << e ti ha portato questi >>, concluse indicando un bel mazzo di rose.
<< Oh >>,  sussurrò Elena, non riuscendo a nascondere un sorriso.
 

 

*


 

Quando tutti furono usciti, la donna rimase sola in camera, annusando il dolce profumo delle rose fresche. Allungò un braccio e afferrò il bigliettino spillato alla carta lucida che avvolgeva i fiori.
Era un cartoncino bianco, con un foro cui era stato legato un filo di spago sottile e dorato.
“Per non dimenticare,
Stefan
P.s = Salutami le tue tre J”.
 
Recitava il bigliettino. Elena lo rilesse più volte e poi lo infilò nella tasca esterna del borsone. Non c'era bisogno di un sobrio biglietto per ricordarle di Stefan.
Si avvicinò al vaso trasparente colmo d’acqua, che teneva ancora in vita le sue rose. Annusò una rosa e la strinse fra le mani. Accanto ad essa, incastrata fra spine e petali colorati, vi era una piuma color inchiostro.
Elena la accarezzò e si ritrovò a sorridere come una bambina.
<< Grazie ragazzi >>, bisbigliò.


 


_Lullaby_'s space: Buonasera a tutti, cari utenti di Efp. O meglio, meravigliosi, coraggiosi lettori che sono arrivati sin qui. Avete vomitato solo un pochino? Bene, è normale, dopo aver letto una cosa del genere.
Bene, all'inizio doveva essere una cosa sentimentale, seria e che trattava esclusivamente il triangolo amoroso: Damon/Elena/Stefan. E non so come cavolo mi sia venuta fuori una barzelletta del genere. Ora vi ringrazio soprattutto per aver letto. Se poi vorrete anche recensire....mi farebbe un immenso piacere. Vi chiederete - o forse no - perchè abbia scelto questi nomi per i piccoli del futuro. I figli di Elena, non so da dove mi siano venuti. Ma le bimbe di Bonnie si chiamano Marie e Sarah, perchè si da il caso, che due mie care amiche la preferiscono fra tutti i personaggi. Loro hanno nomi simili, in italiano ovviamente, e io ho voluto trasformali in inglese. Ecco fatto, ora siete anche figlie di Bonnie! Ahahah Peccato che Saruxxa sia partita, ma sono sicura che rimarrà scioccata o.O
Un ringraziamento speciale alla mia sorellina Sara, di soli otto anni, che ha letto e riso durante quasi tutta la shot. E mi ha aiutata tantissimo con l'immagine.
*: Parte di una frase tratta dal film di animazione Disney: Alla ricerca di Nemo.
Scappo,
_Lullaby_

  
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