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Autore: Natalja_Aljona    25/07/2011    3 recensioni
E avevi una paura
La paura di morire
Di non vedere la fine
Della linea del cielo
Di perdere il sole
Di non esserci più
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sic Volvere Parcas - I giorni di ieri'
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La realtà mi ha fatto atterrare

Il mio errore fu di errare

E non ero un eroe

Ma sono vivo

E sono qui

(Io sono qui, Claudio Baglioni)


Soldato?

Bambino, forse

Non ti sentivano mentre lo dicevi

Non ti vedevano mentre sognavi di tornare in Grecia

Lo sapevano

Ma questo a loro non importava


Geórgos

Significava "contadino", in greco

I contadini amavano la terra

E tu la tua terra l'amavi

Come loro, anche di più


Ti hanno chiamato come un eroe

Della Guerra d'Indipendenza

Ti hanno chiamato come il Re d'Inghilterra

Ma il tuo sole era in Grecia


"Brigante?

Ma sì, chiamatemi così.
E' una bella cosa, la legge,

Ma davvero non fa per me"


E scrollavi le spalle, sorridevi

"Non lo nego"

Ti guardavano un po' male, quelle volte

"Per vocazione, però"

Ti prendevano per matto

"Lo sapevo"

Ti mettevano in prigione

Te ne andavi

"Che pretendevate?"


Sparta

Gli schianti, gli scoppi

Nella città della guerra

Non finivano mai

E guarda quelle lame incrociate

Chissà chi vincerà


"Pensavo, a volte, come un ateniese

Questo sì"

Più delle armi amavi le parole

Quelle parole per cui non bastava il fiato

A pronunciarle

A rileggerle ad alta voce

Da quelle pagine dei tempi che furono

Di quelli che chiamavano "anni d'oro"

Quelle parole che, per leggerle,

Dovevi respirare la polvere

Indietreggiare un poco

E tenere una mano, una mano sul cuore

Contemplare fino in fondo la saggezza

Il valore senza limiti

Di quegli uomini protetti dagli Dei

E allora forse le capivi

E la vedevi

L'Età degli Eroi


Con la voce delle ninfe nelle orecchie

Navigavi

E vedevi

Le Nereidi, le Oceanine, le Sirene

Le creature delle onde, Poseidone


E sognavi l'antica flotta di Sparta

Volevi fare il marinaio

Un marinaio un po' pirata

Il Capitano

Come tuo padre


La città

Che bruciava nella rosa delle fiamme

Gli sconfitti

Il cavallo

La potenza dell'inganno

Quella freccia nel tallone

La sentivi


E morivi un po' con loro

Ma soltanto per un po'

Loro erano eroi

Tu no


E avevi una paura

La paura di morire

Di non vedere la fine

Della linea del cielo

Di perdere il sole

Di non esserci più


E facevi cadere

Cadere le stelle

Con la tua pistola

I tuoi occhi feriti


Non cadevano, le stelle

Non cadevano per te

Non cadevano per gli uomini

Non cadevano da lì


"Bruno cielo senza cuore,

Non lo vedi che succede?

Ho paura di sapere

Che non m'hai ascoltato mai"


E ci parlavi, tu

Ci parlavi, col cielo

Il tuo nemico, confidente

Un avversario degno di te


E poi, George, tu avevi un sorriso

Che era un raggio di sole

Una stella caduta

Lo potevi raccogliere

E infilare in tasca

E potevi cambiare

I pensieri, i respiri

Aver negato una vita

E non dire di no


Era successa una cosa

Che andava oltre ai versi

Centenari
Dell'Iliade

Agli esametri dattilici

Ai confini illuministi

Della tua filosofia

Ti chiedevi cosa fosse,

Cosa fosse quel calore

Aveva acceso un fiammifero

Nel tuo cuore,

Natal'ja


Tanto bella

Da morire

Tanto bella

Da far piangere

Anche te

Che amavi come amavano

I Greci di un tempo

Ed eri un uomo

Ma amavi come un eroe


E t'avrebbero insegnato, a Sparta

A vivere per una morte degna di te

Con il petto squarciato da un coltello

O tra le lacrime di una donna

Troppo amata

Come lei


E a Natal'ja avresti detto, un giorno:

"La gente dice che sono matto.

E' una definizione che, tutto sommato, mi piace.

Ti chiederanno di me e tu risponderai:

George scriveva citazioni dell'Iliade sulle mie scale, con conchiglie e sassolini.

Lo facevo, da piccolo, a Liverpool, in vacanza da papà

Lo facevo, quando tu eri una bambina e avevo sempre voglia di abbracciarti

George sparava alle stelle.

George mi amava.

E nessuno al mondo dubiterà delle tue parole"


Avrebbe imparato, poi, quella piccola donna

Dagli uomini di Sparta

Che il mondo poteva essere venduto

E scagliato da quel cielo

Per un pugno d'acqua santa

Per le lacrime di George


E ora guarda quel figlio

Aiace

Non ti sembra cresciuto

Sempre più uguale a te?


Quella luce negli occhi

Cercala

E' la tua

Lisistrata il cuore te l'ha distrutto abbastanza

Almeno lui avrà un'infanzia


Cynthia, sorella luna

La carrozza per Atene

I suoi libri, la sua voce

La carezza della sera


E tuo nonno, in mezzo al fumo

Aveva vinto la guerra

E la gloria a Navarino

Aveva portato l'Indipendenza


La cacciata dei Turchi

Gli Egiziani che scappavano

Il sorriso sulle labbra

La vittoria della Grecia


Sulla nave per El Cairo

Sei tornato prigioniero

Senza i Kléftes, senza il nonno

Senza le coste biancheggianti

Della tua Ellade luminosa


E la nonna, certe volte,

Ti leggeva l'Odissea

Ora hai solo una pistola

Schegge di sangue sotto la pelle

Ormai puoi leggere solo la morte

Ormai puoi solo farti male


Da quel giorno, a sette anni

Non sei più un bambino

Sulla spiaggia di Patrasso

La speranza ti uccideva


Per le sfide eterne di Sparta

Per la mamma, Dekapolites

I tuoi compagni, Dimokratìa

La bambina che hai protetto

E che proteggeva te

Ora sei tornato a casa
E sei solo un ragazzo


Per quel mare d'Inghilterra

Troppo freddo, forse

Per la tua pelle da greco

Il tuo gatto, le conchiglie

Le risate, le catene

Della libertà mancata

E quegli occhi troppo stanchi

E lo xiphos che stringevi

E un giorno, forse

Gli Dei ti avrebbero sorriso da lontano

E l'avresti avuto, quel mondo,

In una mano


Quante stelle hai colpito

Finora,

George?




Note



Eccolo, Gee.

George, il protagonista di Sic Volvere Parcas, il brigante filosofo, un po' marinaio un po' pirata, un po' ragazzo un po' eroe, che muore un po' nel sole greco e nel cuore guerriero della sua Sparta.

Un personaggio difficile, tanto, terribilmente incoerente e controverso, un po' uomo e un po' bambino, che vive un giorno nell'Iliade e un giorno nel mondo.

Bambino soldato sotto il sole d'Egitto e paladino distratto e antieroico della sua bella Grecia.

Un Rivoluzionario, però. Un sognatore.

George, che sparava alle stelle. Lui è così.

E adesso sto scrivendo la poesia di Stephen, un altro personaggio assai complicato.

Per tutti coloro (neanche fossero chissà quanti!) che in Sic Volvere Parcas l'hanno odiato, che ci hanno sperato, in un suo cambiamento.

Sarà la prossima poesia, la sua rivincita.

Sto zitta, adesso.

Sto scrivendo troppo, in questi giorni, lo so.


A presto! ;)

Marty


  
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