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Autore: Long_Life_Echelon    25/07/2011    4 recensioni
Jay iniziò a capire e con tatto cercò di non ridere anche se faceva fatica, molta fatica.
"Ecco, non le trovo più... le mie bacchette preferite!" continuò Shan coprendosi gli occhi con le mani per non far vedere le lacrime salate e vere che gli coprivano le guance. Non voleva mostrare la sua debolezza, fin da piccoli era sempre stato forte per il suo fratellino e questo non doveva cambiare proprio ora che erano diventati adulti.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel camerino c' era un via vai continuo di persone dello staff che entravano e uscivano agitati e nervosi.
Il caldo era soffocante e le urla assordanti.
Un po' in disparte dal caos del momento, Jared Leto cantante della rock band dei 30 Seconds to Mars, cercava di concentrarsi sui suoi vocalizzi che gli servivano per riscaldare la voce. Nel concerto in serata aveva in mente una sorpresa unica per i suoi Echelon italiani.
Sorrise, convinto dello stupore che avrebbero provato.
"Jay!" un urlo quasi disumano bloccò tutto il movimento nella stanza. Proveniva da una porta nella parete, che si spalancò.
Sulla soglia Shannon, fratello di Jared e battito cardiaco del gruppo, bianco come un fantasma ansimava con due occhioni lucidi dal pianto trattenuto a stento.
"Shan, che cos' è successo?" domandò impaurito vedendo il proprio fratellone in quello stato.
Intanto lo staff riprese quello che era il suo compito anche se ormai tutto era pronto: i costumi di scena con cui si sarebbero cambiati durante lo spettacolo; fiori e lettere che la loro Famiglia aveva pregato fossero recapitate; trucco per eventuali contrattempi e così via.
Shan intanto si era avvicinato a Jared che si sedette facendo segno al fratello di fare altrettanto.
Con un respiro profondo, Shannon iniziò a narrare come se fosse la storia della sua vita.
"Erano tutto per me. Così snelle e di quel marrone chiaro che tanto mi ricordava casa. Con la tua, la mia e la firma di Tomo. Le avevamo comprate insieme, quel giorno che un gruppetto di ragazze travolse Tomo, ricordi?" domandò sorridendo tristemente Shannon.
Jay iniziò a capire e con tatto cercò di non ridere anche se faceva fatica, molta fatica.
"Ecco, non le trovo più... le mie bacchette preferite!" continuò Shan coprendosi gli occhi con le mani per non far vedere le lacrime salate e vere che gli coprivano le guance. Non voleva mostrare la sua debolezza, fin da piccoli era sempre stato forte per il suo fratellino e questo non doveva cambiare proprio ora che erano diventati adulti.
Jared non ce la faceva più. Si alzò e dalla tasca posteriore dei pantaloni neri di pelle mostrò le bacchette porta fortuna di suo fratello che aveva usato per riprendere dei fogli che gli erano caduti sotto una sorta di armadio.
Shannon spalancò gli occhi e ancora con le tracce di sale in faccia se le riprese con rabbia. Le appoggiò, guardò Jared per un millesimo di secondo e quasi immediatamente prese lo scattò per stritolarlo nel suo abbraccio punitivo ma Jay, che se l'aspettava, schivò iniziando a correre. Ridendo come un matto.
Amava suo fratello maggiore.
Nessuno, nemmeno il diretto interessato sapeva quanto gli voleva bene.
Per Jared era tutto.
Continuando a correre schivando le persone che lavoravano seriamente non si accorse di Tomo che, con la cortina di capelli davanti agli occhi, non notò Jared.
L'impatto fu disastroso.
Tomo volò per la stanza come se una folata di vento troppo forte l'avesse travolto mentre Jared cadde, a testa in giù, sul pavimento.
Le risate di Shannon bloccarono, per la seconda volta in quella sera, i tecnici che non riuscirono a star seri vedendo i due amici riversi per terra.
"Come siete buffi!" riuscì ad articolare fra le risa Shannon, correndo poi a prendere la macchina fotografica per immortalare la scena.
Infatti i due non si erano ancora alzati e non si muovevano neppure.
L'ilarità di Shannon mutò subito in preoccupazione. Mollò la Reflex e corse dai due.
Appena fu all'altezza delle braccia di Jared, una mano lo afferrò alla caviglia mentre completava il passo.
Sbilanciato per essere stato bloccato così bruscamente, cercò di riprendere l'equilibrio ma troppo tardi: in cinque secondi anche lui era stravaccato per terra.
I tre amici si guardarono negli occhi. Ognuno di loro pensava a quanto voleva bene ai propri partner perché ormai erano insieme da otto anni e tutti i fatti belli o brutti, lieti o tristi li avevano vissuti in gruppo.
L'uno senza l'altro per più di qualche giorno avrebbero fatto fatica a starci.
Come se si fossero passati un messaggio telepatico, si alzarono in contemporanea e si abbracciarono.
Era il loro modo per dire “Non è successo niente, ti perdono e scusami”.
"Torniamo a cose serie ora?" domandò Shannon tornando a prendere le sue bacchette che non avrebbe mai regalato a nessuno dei suoi Echelon: erano oro per lui.
"Si che è meglio" approvò Tomo scostandosi i capelli dagli occhi e legandoseli in un concio improvvisato.
Jared annui e sorrise.
L'adrenalina stava entrando in circolo come veleno.
Il cuore accelerava i battiti ad ogni minuto che l'avvicinava al concerto: la mente iniziava a ripassare i testi, le musiche, le parole. I gesti... tutto era importante per rendere quella serata la migliore di tutta la vita dei suoi Echelon, la loro Famiglia.
"Jared, poi cos'hai in mente di fare come sorpresa? Non hai reso partecipe nemmeno noi di ciò che passa per quella mente contorta che ti ritrovi" disse Shannon guardando di sottecchi il fratello.
Ogni volta aveva paura della parola “sorpresa”.
Significava qualcosa di rotto.
Sangue.
Male. Si faceva sempre male quando diceva quella parola.
"Non ti preoccupare Shan, andrà tutto bene" cercò di tranquillizzare Jared sapendo cosa stava pensando il fratello.
Il naso rotto. La costola incrinata. I numerosi lividi che si ritrovava sul bacino alla fine di ogni esibizione.
Questa risposta spaventava Shannon ma, ancora di più, provava terrore alla frase “Andrà tutto bene”.
"Jay..." stavolta Tomo cercò di aiutare Shannon a farlo ragionare "non fare cazzate, lo sai che se fai più del dovuto puoi farti male davvero. Quindi, per favore" disse con enfasi "niente lanci troppo pericolosi, corse sulle tribune, salti sul bilico del palco, passerelle troppo vicine alla prima fila, niente..." poteva andare avanti all'infinito ma Jared si era già assentato nel suo Mondo che lo portava a creare sempre guai. O per lui o per loro.
"Shannon credi che abbia seguito anche solo una parola di ciò che gli ho detto?" chiese voltandosi verso il compagno che preoccupato guardava fisso il fratello.
"Vuoi la verità? No" sospirò abbassando gli occhi e torcendosi le mani.
Era nervoso.
Non solo per Jared ma anche per il concerto.
Si allenava ogni giorno, per nove ore.
La batteria era la sua anima.
Il suono delle bacchette sulla pelle dei tamburi lo rendeva felice; il clamore dei piatti che aprivano o chiudevano ogni suo pezzo lo faceva sorridere; il battito del pedale che scandiva il ritmo gli urlava “Suona, suona fino a che non sei stremato” ed era quello che lui faceva.
E poi le sue sensazioni. Quando suonava ogni suo pensiero, fosse esso triste, arrabbiato, felice se ne andava lasciandogli solo un senso di profonda libertà.
La libertà di sapere che quello che facevi era ciò che amavi fino all'inverosimile.
Si, era faticoso suonarla sotto ai riflettori, sotto gli occhi di migliaia di persone ma quando sapeva di aver dato il massimo Dio se era felice perché i suoi Echelon avrebbero gioito con lui, assieme a lui.
Persi entrambi nei propri pensieri non si accorsero dell'ora.
"Ragazzi, non vorrei interrompere le vostre profonde e non ho dubbi intelligentissime riflessioni" disse ironico Tomo "ma è ora di spaccare il Mondo!" esclamò alzandosi e iniziando a saltare con i capelli, ormai sciolti che volavano da tutte le parti incontrollati. Niente per lui era come la sensazione di uscire da un sipario e iniziare a suonare.
Come quando lo faceva per i suoi genitori con il violino ora avrebbe dato il meglio per i suoi Echelon senza i quali i 30 Seconds to Mars non sarebbero mai esistiti.
Ci furono gli ultimi ritocchi al trucco e agli abiti e tutto fu pronto.
"Andiamo?" domandò Jared guardando gli amici e stendendo la mano chiusa a pugno, davanti a sé.
"Andiamo" confermarono all'unisono Tomo e Shannon colpendo con i propri pugni quello di Jared.
Avvicinandosi sempre di più al palco gli urli degli Echelon si facevano sempre più assordanti.
C'era chi urlava i loro nomi; chi quello della band; chi intonava una canzone del loro ultimo album “This is War”.
"Sono carichi stasera" mormorò Shannon con le sue famose bacchette in mano che tamburellavano le une contro le altre.
"E noi gli daremo tutto ciò che cercano" disse Jared "l'esaltazione di cantare e ballare insieme a noi".
I tre si divisero.
Ognuno doveva andare in una direzione diversa.
Shannon a sinistra verso la batteria che avrebbe accompagnato l'entrata a effetto di Jared al centro e Tomo sulla destra con chitarra e pianola che avrebbe “pizzicato” durante la serata.
Da oltre il tendone il Sould Out di Echelon bramava di sentire un suono di batteria, un assolo di chitarra, un urlo, una parola di Jared.
La loro attesa fu premiata.
Le prime note di “Escape” della batteria di Shan, si espansero per tutta la sala e le urla assordanti quasi le coprirono.
I Mars suonavano per loro, la loro Famiglia.
Prima di arrivare al punto di attacco del cantante, Jared parlò.
"Welcome to the family, Italy. Jump!".
E così iniziò il concerto.
La linfa vitale di tutte le persone presenti.



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Spero che come inizio vi possa interessare sia a chi è Echelon, sia a chi non lo è ma è un Believer! **
In questa storia ci stò mettendo tutta me stessa e non smetterò mai di dire che sono contenta di averla cominciata!
Forza leggetela e non abbandonate i nostri amici nelle loro strambe avventure!
A presto nel Capitolo Secondo!



  
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