Piccolissima cosa: il Matt di cui si parla è Tuck (cantante dei Bullet) e Ronni è Radke (ex Escape The Fate, attuale Falling in Reverse).
Se avete aperto questo affate avete già tutta la mia stima :D
“Ti-
Ti- Ti- Ti” “Aaahh” tonfo della sveglia. “Earth! Svegliati! È il primo giorno
di scuola!” sentì la voce di suo padre che la chiamava “Lo so!!! Per questo non
voglio svegliarmi!”
Il
padre entrò nella sua stanza, che non sembrava affatto quella di una ragazza.
Nera e tappezzata di poster “Dai, è il primo giorno nell’Alba Mather”
Earth
si sedette sul letto e si stropicciò gli occhi “Sky High” disse guardando
l’opuscolo appoggiato sul suo comodino “Prendi l’autobus?” “Si, di prima
mattina sono un po’ rintronata e ho paura di sbagliare strada” “Ok, tesoro,
muoviti” “Sai che ci metto un attimo” “Si, ma muoviti, così parliamo un altro
po’”.
Ci
mise meno di un minuto. Con tutti i poteri che aveva ci metteva un attimo.
Preparò
lo zaino e scese in cucina.
Come
al solito c’era solo suo padre, sua madre doveva essere in Africa o giù di lì.
Lei e le sue missioni umanitarie: avendo il potere dell’acqua, era davvero
molto utile in quei paesi aridi.
Earth,
si era sempre chiesta da dove venissero i suoi poteri.
Suo
padre, il famoso Warren Peace aveva il potere del fuoco, come suo nonno del
resto e una forza di parecchio superore alla media.
Sua
madre, Elisabeth, inizialmente aveva quello del ghiaccio, ma per qualche strano
motivo, dopo la prima gravidanza (quella in cui era nato in fratello maggiore
di Earth, Gates) i suoi poteri cambiarono in quelli che controllano l’acqua, ma
Earth invece poteva controllare tutto quello che aveva a che fare con il nostro
pianeta, oltre a i quattro elementi, c’erano anche i metalli, il petrolio e
derivati, carbone, magma, esseri viventi animali e umani (dei quali poteva
anche prendere le sembianze) e tutto quello legato alla terra.
Se
l’avessero spedita sulla luna sarebbe diventata una persona normale.
Lei
sentiva davvero un legame con
Aveva
un pantalone nero stretto, con una grossa catena di lato, canotta larga degli
Iron Maiden tutta stappata che faceva vedere
“Niente,
per sapere” “Si, vado vestita così. Tu alla mia età andavi fasciato di pelle e
con le meches rosse, l’abbiamo dimenticato?” gli guardò il braccio sul quale,
le maniche della camicia arrotolate lasciavano scoperto un tatuaggio rosso.
Anche
se ormai aveva da poco superato i cinquanta, Warren rimaneva ancora un bell’
uomo, e con il passare degli anni il classico fascino da Bello e Dannato non era svanito anche se le meches non c’erano più
e portava i capelli tirati indietro con la solita minuscola ciocca ribelle
sulla fronte.
Lui
le sorrise, come a dire che scocciatura
che sei “Divertiti a scuola” “Contaci” rispose sarcastica mentre apriva la
porta “E non fare danni!!” disse quando ormai era uscita.
Andò
alla fermata e dopo un pò un autobus giallo si fermò, lei salì è disse: “è
questo l’autobus per
L’unico
posto era vicino ad una ragazza vestita di rosa e che si guardava allo specchio
e continuava a ripassarsi il suo lucidalabbra rosa “E’ libero?” la squadrò
dalla testa ai piedi, e poi, con una faccia quasi schifata, tolse la borsa e la
fece sedere. Earth, si mise le cuffie nelle orecchie.
Poco
più avanti salirono un altro paio di ragazzi di cui uno guardava Earth in modo
strano, ma lei si non lo vide nemmeno. Ad un certo punto l’autista disse.
“Ragazzi,
allacciate le cinture!” premette un pulsante e si chiusero da sole, la ragazza
vicino a lei non fece una piega, doveva essere più grande. L’autobus continuò
diritto verso un ponte non finito.
Ma così si uccideranno!!, pensò Earth, perchè lei non era un problema, anche
se si fosse fatta male, cosa davvero improbabile, avrebbe richiuso le ferite e
rimontato organi e ossa grazie ai suoi poteri.
L’autobus
andò diritto e per un po’ cadde, poi cominciò a volare. Alcuni avevano urlato,
ma l’autista sembrava abituato. Ah ok, era proprio così, ci si doveva abituare.
Appena
arrivati si fermarono nell’ingresso e un insegnate li condusse nella palestra,
dove la preside Powers gli spiegò un paio di cose. Poi arrivò l’insegnate di
autodifesa ed educazione fisica che li avrebbe smistati e avrebbe deciso a
quale corso (eroe o aiutante) sarebbero andati.
Chiamandosi
Peace, Earth, non fu una dei primi, così capì come funzionava la prova. Prima il
prof di educazione fisica Boomer, anche noto come Sonic Boom, ti facevano una
domanda (“Che sai fare?”) e in base alla risposta pratica (ovvero ti
scaraventavano una macchina addosso dal soffitto o ti lanciavano per aria) decideva
il corso. Finalmente arrivo il suo turno “Peace Earth” quando sentirono il suo
cognome tutti capirono chi era e cominciò un mormorio. Suo nonno stava ancora
in un carcere di sicurezza, e nessuno aveva dimenticato quello che aveva fatto,
anche se suo padre lo stava riscattando in tutti i modi possibili.
Salì
sulla pedana, vicino al professore “Sei la figlia di Warren?” “Si” “Cosa sai
fare?” “Tutto quello che ha a che fare con
Era
davvero potente, e loro ancora non avevano visto niente.
La
giornata trascorse abbastanza in fretta.
A
mensa si sedette da sola e arrivarono i soliti scocciatori che ci sono in ogni
scuola.
Erano
tre ragazzi, più grandi “Ehi, ciao dolcezza” lei aveva appena finito di mangiare,
si alzò e li ignorò. Meglio non fare danni il primo giorno, ma uno doveva avere
qualche potere come la super velocità, perché se lo ritrovò davanti “Ah no, non
si fa così” le prese il mento fra due dita.
Lei
batté un piede a terra e con un onda magnetica lo allontanò un po’ “Oh, che
cosa carina” arrivarono anche i suoi compagni. Intanto tutti guardavano nella
loro direzione. Rifece la stessa cosa, ma loro sghignazzando si avvicinarono di
nuovo. “L’avete voluto voi”, sbatté di nuovo il piede, ma li sbalzò tutti e tre
contro il muro, senza nemmeno sfiorare tutti gli altri ragazzi nella mensa e se
ne andò verso il suo armadietto. Da quella volta non ebbe altri problemi.
Passò
un mese, conosceva tutti e spesso parlava con un gruppetto, lei sapeva quasi
tutto di loro, ma loro non sapevano quasi niente di lei, tranne che era la
figlia di Warren Peace, quindi nipote di Barron Battle e che aveva poteri
straordinari. Però erano simpatici, e sembravano brave persone.
Un
giorno erano seduti in mensa. Ad un tavolo poco distante dal loro, si sedette
un ragazzo, da solo. Era tutto vestito di nero, con catene e borchie, i capelli
lunghi fino alle spalle lisci e neri. Le
braccia erano ricoperte di tatuaggi e aveva anche il pircing al naso.
Non
era bellissimo, ma aveva qualcosa di affascinante, forse per via dello sguardo
triste e arrabbiato. Una strana rabbia repressa che covava dentro. Non sembrava
per niente contento di essere lì.
Earth
continuava a guardarlo, si voltò verso Erin, una ragazza che aveva i poteri
della terra, ma non nel senso di pianeta. Aveva provato a d’informarsi quanto
più possibile su tutto quello che riguardava la scuola. Forse lei lo sapeva, ma
forse meglio non chiederglielo, conoscendola avrebbe pensato che le piacesse.
Però
era carino. Provò a concentrarsi su cosa stavano dicendo gli altri.
“….
Si Psyco” “Ma che fine ha fatto?” “E’
nel carcere di massima sicurezza, in isolamento hai presente, no?” “Si, dove
sta mio nonno” disse Earth sconsolata intromettendosi nella conversazione.
Tutti
si voltarono a guardarla rendendosi conto della gaffe.
“Vero…
l’avevo dimenticato…” Erin si sentì in colpa
per averglielo ricordato
“Figurati, è passato un po’ di tempo
dall’ultima volta che l’ho visto” “E…
come
sta?” chiese Stefan, un ragazzo con la capacità del volo,
davvero preoccupato
per lei “Beh, sembrava normale. Non esattamente felice di
vedermi, ma normale.
Quando a saputo dei miei poteri si è aperto in un grande
sorriso, ha cominciato
a parlare in fretta e mio padre mi ha portato via. Non è stata
una cosa molto
bella….”
Earth
fissava il piatto e le immagini le ripassarono davanti alla mente.
Suo
nonno con le mani poggiate sul vetro, colto da una specie di speranza, suo
padre disgustato che chiama la sicurezza e le stringe un braccio attorno alle
spalle per portarla via.
Non
lo avrebbe mai dimenticato.
In
tutta la sua vita aveva visto suo nonno due volte, la prima volta era davvero
piccola, e ancora non aveva scoperto i suoi reali poteri, a quei tempi era solo
qualcosa, ma niente di davvero potente. Aveva otto anni. Il nonno sembrava
totalmente fuori controllo e lo vide solo per pochi secondi. Le guardie lo
trascinarono via, mentre ancora urlava il suo nome. Ebbe sogni agghiaccianti
per mesi.
Scosse
la testa, come a provare a scacciare quei terribili ricordi e si concentrò sul
presente. Non avrebbe mai dimenticato quegli occhi chiarissimi e dallo sguardo
vitreo. I suoi occhi fortunatamente erano belli scuri, forse era anche per
questo che detestava i colori troppo chiari.
Prese
il suo vassoio e si avviò al tavolo del ragazzo che, aveva notato, sembrava
fosse rimasto attento a quello che aveva detto sul nonno e l’aveva anche
guardata più del dovuto.
Arrivò
davanti a lui “Ciao. È occupato?” la guardò in modo strano “No” rispose quasi
scocciato “Io sono Earth, tu?” “Come se non lo sapessi…” “Se ti dicessi che non
lo so davvero?” “Ho sentito la tua amica che parlava di mio padre” “Sei il
figlio di Psyco?” lo disse con tono leggero, come se niente fosse e questo fu
già un primo sollievo per il ragazzo “Già” e si guardò attorno come se gli
pesasse davvero troppo “Comunque, come ti chiami?” ribadì Earth “Ronald, ma
visto che è un nome tremendo, chiamami Ronnie” “Che poteri hai?” “Ipnosi, anche
collettiva, e udito molto sviluppato, se mi concentro bene riesco anche a
sentire quello che succede fuori dalla scuola e metamorfosi, ma non la uso
quasi mai” “Mm, bello” “Dai finiamola subito, che ti serve? Un favore? O altro?
Non sono un tossico” Earth strinse i pugni per non fargli male.
“Ma
un coglione si” “E allora perché sei qui?” “Perché, anche se in maniera molto
minore, so come ti senti e volevo solo evitarti di stare sempre da solo.
Scusami tanto se so cosa hai passato e volevo alleviarti un po’ il peso” “Non
ho bisogno della tua compassione” disse quasi schifato.
Lei
si alzò è se ne andò sdegnata, lasciando il vassoio là. Mentre camminava
s’imbatté di nuovo in quelli che l’avevano disturbata quel giorno nel
corridoio.
“Ehi,
guarda un po’ chi si rivede” disse uno di loro sorridendo. Era nervosa, troppo e
con dei poteri così potenti essere arrabbiati è pericoloso.
I
suoi capelli cominciarono a sollevarsi per via di un turbinio di vento che si
era scatenato attorno a lei e i suoi occhi si oscurarono del tutto, compresa la
parte bianca, facendola somigliare ad uno squalo.
Avrebbe
potuto ucciderli senza il minimo sforzo, le bastava battere le ciglia per far
si che si spappolassero contro il muro e per un secondo fu sul punto di farlo,
ma si fermò perché arrivò un professore
“Ehi!
Cosa sta succedendo qui?” il vento si dissolse. Earth girò la testa di scatto e
con uno sguardo vitreo guardo il professore, sorrise tranquilla e disse con
voce melodiosa “Niente, vero ragazzi?” e se ne andò. Riuscì a tenere la
maschera fino a quando arrivò nel corridoio a quel punto si poggiò contro la
fila di armadietti e scivolò a terra. Poggiò la testa sulle ginocchia.
Basta basta bastaaaaaa!!! Continuava a pensare. Oggi c’erano le sfide in
palestra.
Era
ancora in tempo per iscriversi. Si avviò verso il tabellone e scrisse il suo
nome. Non controllò nemmeno chi c’era in lista. Era l’unico modo per
scaricarsi, e poi c’era l’infermeria, o male che andasse avrebbe rimontato lei
il povero malcapitato.
Il
pomeriggio di solito erano tutte materie leggere e tre volte a settimana c’era
la sfida “salva il cittadino” era una sfida a tempo. Bisognava salvare un
manichino in tre minuti, prima che venisse maciullato da due cilindri ricoperti
di punte affilate. Ci si metteva d’accordo se essere i buoni o i cattivi.
Se
eri il buono vincevi se salvavi il manichino, se eri il cattivo vincevi se
riuscivi ad impedire al buono di salvarlo. Per come stava forse avrebbe fatto
la cattiva. Mancavano dieci minuti alla fine della pausa pranzo. Andò in bagno
per sistemarsi i capelli e la matita, ma non che ne fu bisogno.
Per
andare il palestra fece la strada lunga, tanto aveva ancora tempo.
Per
i corridoi cominciavano ad esserci già abbastanza studenti, di ritorno dalla
pausa pranzo.
Arrivò
appena in tempo per andare in palestra e mettere quella specie di protezione
dei partecipanti. Non si legò i capelli, non ne aveva bisogno. Avrebbe dovuto
combattere contro due ragazzi del terzo anno e sarebbe stata in squadra con uno
del quarto. Loro sarebbero stati i cattivi “Piacere, Lionel” “Earth” e gli strinse
la mano. Il classico sicuro di sé e con troppa autostima, fisicamente le
ricordava Zack Efron e questo non era un punto a suo vantaggio. Loro erano i
quarti. Ogni sfida durava sui dieci minuti.
Per
Earth era la prima sfida. Lionel continuava a farle domande sui suoi poteri e
lei continuava a non rispondere. Continuava a darle consigli totalmente inutili
del tipo: lascia fare a me, tu pensa a
distrarli, non preoccuparti del cittadino. Se vabbè…
Finalmente
toccò a loro. Boomer fischiò e la sfida cominciò. Earth non pensò mai a Lionel.
Riuscì
a bloccare quasi subito il suo avversario. Si voltò verso Lionel e vide che
l’altro aveva quasi raggiunto il manichino. Si tuffò in aria e gli si schiantò
addosso incollandolo al pavimento prima che riuscisse a raggiungere il
cittadino. Lo alzò con una mano e poi lo sbatté a terra.
A
quel punto il tempo scadette e vinsero loro. Lionel si girò verso di lei “Siamo
stati davvero bravi, certo se mi avessi ascoltato…” “Lionel? Stai zitto, che è
meglio. Fai schifo, mi chiedo come sia possibile che tu sia arrivato in quarto”
si voltò verso il ragazzo che aveva sbattuto a terra.
“Ehi,
amico, stai bene?” e gli offri la mano. Lui sorrise e l’accettò “Oh si, sei una
forza, ragazza! Ma a che anno stai?” “Primo” “Davvero? Sei una grande. Io sono
Jakson, ma puoi chiamarmi Jazz. E quell’altro che hai tramortito è Emmett” “Io
sono Earth” andarono tutti e due da Emmett “Ehi ci sei?” disse Jazz “Si, più o
meno” si sedette massaggiandosi la spalla “Em... scusa, ero un po’ nervosa.
Senza rancore?” e sorrise “Si, tranquilla” e si mise in piedi “Emmett, lei è
Earth; Earth, Emmett” “Piacere” e si strinsero la mano “I convenevoli fateli da
fuori! Sgombrate la pista! Grazie!” urlò Boomer.
Quando
uscirono Earth rimise a posto la spalla di Emmett che era lussata, poi andarono
insieme sugli spalti a guardare le sfide per il resto del pomeriggio. “Mi sei
piombata addosso come un proiettile, non me ne sono accorto fin quando non mi
sono ritrovato spiaccicato sul pavimento” continuava a ripetere Jazz “Si, ok”
sorrise. Però le erano simpatici quei due. Jazz aveva i capelli biondi e mossi,
lunghi fino alle orecchie, era leggermente abbronzato e aveva gli occhi azzurri
ed era alto e non molto muscoloso. Emmett era l’esatto contrario: molto
muscoloso e alto, aveva un colorito quasi diafano. Avevi i capelli neri e li
portava molto corti. Il suo sorriso era quasi agghiacciante. Anche i suoi
canini sembravano più lunghi del normale. Ricordava un qualche animale grosso e
pericoloso.
All’uscita
si salutarono ed Earth si avviò al suo pullman, dove trovò Ronnie.
Si
sedette lontano da lui e non provò nemmeno ad incrociare il suo sguardo. Quando
arrivò alla sua fermata non si voltò nemmeno verso le persone nel pullman.
Il
giorno dopo, appena scese dal pullman si ritrovò Ronnie davanti, provò a
scansarlo ma lui non si spostava. Lo guardò negli occhi “Che vuoi?” disse
scocciata “Chiederti scusa” era sincero, glielo si leggeva in faccia e quindi lei
rimase ad ascoltarlo, incrociando le braccia sul petto.
“Mi
sono comportato da idiota, tu volevi aiutarmi e io ti ho trattato male. Sono un
idiota. Il fatto che io abbia una brutta storia alle spalle non giustifica il
mio comportamento da vittima o da idiota, come preferisci” “Vittima idiota” lo
interruppe e Ronnie rimase a guardarlo quasi divertito. “Vabbè scuse accettate”
disse lei e gli sorrise “Ma puoi dirmi
cosa ti ha spinto a rivolgermi la parola?”
“Il
tuo sguardo triste, il fatto che stessi ascoltando quello che dicevo con i miei
amici e perché mi piaceva la tua maglietta (Iron Maiden)” sorrise “Grazie”
“Figurati”.
La
giornata trascorse tranquillamente, non c’erano scocciatori all’orizzonte e i
professori sembrava che le avessero dato un giorno di tregua dalla pioggia di
interrogazioni.
A
pranzo passò vicino ai suoi amici e disse “Ragazzi, oggi passo, vi dispiace?”
“Figurati” disse Erin sorridendo. Si sedette allo stesso tavolo di Ronnie, di
fronte a lui.
“Allora…
quasi sono i tuoi poteri?” gli chiese lui “Hai presente tutto quello che ha a
che fare con il nostro pianeta? Nel senso di tutto quello che è compreso dentro
l’atmosfera e in più i campi magnetici della Terra? Ecco tutto sotto il mio
controllo, compresa la vita più o meno…” “Tutto?” “Tutto!” “Wow, quindi anche
le persone o i vari poteri?” “Hai capito perfettamente. Sai che riesco anche
con il petrolio e quindi a manipolare la plastica?” “Davvero? Forte!” sorrise
mangiando un pezzo di pizza.
“Allora,
dimmi qualcosa di te. Oltre a essere depresso che fai?”
“Bah, niente di che.
Suono, canto e mi vado a fare tatuaggi” disse sorridendo
“Cosa suoni?”
“Chitarra” “Ah scontato…”
“Perché tu suoni?” “Ho cominciato con il piano
quando
ero piccola. Poi ho fatto anche chitarra, ma non mi piaceva
granché anche se sono
abbastanza brava, ma poi ho scoperto il mio vero amore: il basso. Te lo
giuro
lo adoro!” “Tranquilla capisco perfettamente. Bleah,
è freddo” disse bevendo
del caffé da un bicchiere di carta.
Earth
prese fra le mani il bicchiere di carta. Le bastò guardare il contenuto, come se
vi cercasse qualcosa e dopo poco cominciò a cacciare fumo “Se lo vuoi più caldo
basta dirlo…” “No grazie, è perfetto così. Sei gentile” lei scrollò le spalle
“Ieri non sei stata molto delicata con Emmett e Jazz durante la sfida” “Ma poi
abbiamo fatto amicizia. Li conosci?” “Si, abbiamo qualche corso insieme” “Ma tu
hai qualche amico o…?” “Sono il figlio di uno dei più temuti psicopatici
dell’ultimo secolo, secondo te qualcuno può avere il coraggio di diventare mio
amico? Anche solo venire a casa a fare i compiti? Pensano tipo che abiti in una
caverna sotterranea o chissà cosa…” scrollò la testa “Dove abiti?”
“Normalissima casa, con mia zia, ma lei non c’è quasi mai. Mia madre era sua
sorella…” “E’….. morta?” chiese provando ad essere abbastanza delicata, cosa
che non risultava proprio bene “Si è
suicidata. Non riusciva a sopportare che mio padre fosse…. Un mostro. Fui io a
ritrovare il suo cadavere. Avevo cinque anni. È stato tremendo” Earth sentiva
tutta l’angoscia e le tremende emozioni che aveva passato quel ragazzo “Mi
dispiace, posso sentire come ti senti” “Sentire?” “Si, empatia, hai presente?”
“Anche quella?” disse sorridendo “C’è qualche potere che tu non abbia?” “Non
posso ordinare alla luna di diventare verde” scherzò.
Ben
presto diventarono amici, studiavano insieme e provavano ad aiutarsi a vicenda
per quanto fosse possibile, visto che lei era più piccola. A scuola tutti la
guardavano ancora peggio di prima e cominciarono a circolare brutte storie del
tipo che stavano organizzando un nuovo gruppo di cattivi su le origini dei loro
antenati. Tutte balle, ma comunque la gente ci credeva.
Loro
li ignoravano e pian piano rimasero quasi isolati.
Arrivarono
le vacanze di Natale. Il 25 dicembre Ronnie lo passò a casa di Earth perché la
sua eclettica zia se n’era andata a fare parapendio da qualche parte nel mondo.
Era giovane e ricca e voleva godersi la vita e sapeva che Ronnie non avrebbe
fatto stupidaggini, il massimo che si poteva aspettare era una qualche ragazza
nel suo letto, ma di certo non l’avrebbe scandalizzata, sapeva che era normale.
A
casa di Earth furono tutti molto gentili.
La
vacanze trascorsero tranquillamente, senza alcun problema. Quando tornarono a
scuola tutti continuavano a guardarli come prima, forse peggio. Earth era
davanti al suo armadietto e sentì delle ragazze parlare di Ronnie “Quant’ è
fico quel Ronnie” “Ma sia chi è il padre?” “Certo che lo so! Ma tu non sai che
fama ha. Si dice che sotto le lenzuola sia un qualcosa di formidabile”
“Davvero? E come lo sai?” “Hai presente quella del quarto? Quella bionda? Che
sta pure nelle chear leader?” “Si ho capito” “Ci è stata un paio di volte e ha
detto che è davvero spettacolare”
Earth
rimase a guardare e inebetita il suo libro di matematica. Perchè non ne aveva
mai saputo niente?
Nei
giorni seguenti riuscì a sapere quanto più possibile e a quanto pare era vero.
Anche
quando uscì con lui, in alcuni locali che frequentava di solito, sentendo i
pensieri della gente capì che doveva essere vero. Chissà quante ragazze aveva
avuto e continuava ad avere. Le volte che lo chiamava per uscire e lui
rispondeva “Mi dispiace, ma non posso” chissà con chi stava.
Ma
a lei cosa interessava? Mica era la sua ragazza? Già, non lo era…
Si
sorprese di pensare questo davvero a malincuore. E se lei avesse voluto
qualcosa di più dell’amicizia da Ronnie? Forse lui la vedeva come una bambina.
Eppure a volte quando stavano vicini e lei si separava sembrava che ci restasse
davvero male. O forse era solo uno scherzo della sua fantasia.
No,
lui era troppo per lei e poi non avrebbe voluto rovinare un’amicizia così.
Un
giorno Ronnie non venne a scuola. Il pomeriggio passò per casa sua e lì lo
trovò con addosso solo il pantalone della tuta e una felpa aperta, i capelli
tutti bagnati e scompigliati e la faccia stanca e tendente al rosso. O cazzo, ecco l’ho beccato; pensò lei.
“Scusa,
sei impegnato” “No, vieni” si spostò per farla entrare “Sicuro?” “Si” rispose
lui tranquillo e un tantino perplesso. Si sedettero sul divano lei provò ad
abbracciarlo, ma lui si scansò.
“Ho
al febbre, non vorrei mischiartela, e poi sono tutto sudato” lei ignorando le
sue parole poggiò la fronte sulla sua spalla umidiccia scoperta. Prese la
coperta sul divano e gliela avvolse attorno “Così non prendi freddo”, disse
sorridendo. “Ma così non sento te” rimase spiazzata. Voleva sentirla vicino?
Calma, non montarti, si disse. Amici, solo amici. Già solo amici, ma lei non
voleva essere solo sua amica.
“Che
c’è? Sei triste. È successo qualcosa?”
“No niente” “Dai, racconta” “Sono vere
quelle storie su di te?” sorrise “Quali fra le
tante?” “Quelle dei tuoi, em ..
rapporti con le ragazze” silenzio . Oh merda.
“Ah,
tu dici quelle storie…” “Eh si” “Quelle si, sono vere” “Ah ok” silenzio di
tomba. Doppia merda.
“No
era tanto per sapere, così quando mi dici che non puoi venire da me sto
tranquilla, e non mi preoccupo” “Guarda che non sto con una ragazza da……
settembre” Earth sospirò di sollievo.
“Ah
davvero?” “Eh si, non ci riesco più: mi sono innamorato” e lei risprofondò
nell’abisso della depressione e del rifiuto “Come mai non mi hai mai detto
niente?” disse col tono più disinvolto che potesse venirle. Era davvero una
brava attrice quando voleva.
“Mmm, non so, non è capitato” lei sorrise tranquilla,
mentre dentro di sé piangeva.
“La
conosco?” “Si” “Ci ho mai parlato?” “Penso di no” Ronnie sorrise e si alzò per
versarsi una tazza di the dalla brocca piena che stava sul bancone della cucina,
come sempre.
Lei
lo seguì e si poggiò alla cucina “Mi dici chi è?”.
Ronnie
si avvicinò pericolosamente “Perché dovrei?” lo disse in un sussurro, con una
voce che le diede i brividi. Riuscì a stento a riprendere il controllo “Perché
non farlo?” lui si avvicinò ancora, mise la sua gamba delicatamente in mezzo
alle sue e si avvicinò ancora.
Non
aveva mai fatto così, ma a lei piaceva.
“E
se tu glielo dicessi?” ancora quel sussurro rauco e sexy. Sentì in suo respiro
bollente sul collo. Gli occhi le si rivoltarono indietro, e forse ansimava, ma
in quel momento non importava.
Ronnie
si avvicinò ancora, il suo corpo del tutto contro il suo.
La
guardò negli occhi, non sorrideva più, aveva un espressione seria. La strinse in
vita e la baciò. Fu un bacio caldo, delicato, ma passionale che la stordì del
tutto. Sentì una sua mano scorrere sulla sua coscia e poi la sollevò per farla
sedere sul bancone della cucina. Le sue gambe si strinsero attorno a lui.
Ronnie
continuava a baciarla e la toccava sulla schiena, sul collo lungo le braccia,
ma le faceva provare un qualcosa di assurdo, piano piano l’intensità diminuì
via via fino a sciogliersi in un dolce sapore che le restò sulle labbra.
Erano
separati da qualche millimetro che lui sussurrò “Valeva la pena aspettare”.
Ci
mise un po’ per connettere di nuovo. Era di lei che parlava. E adesso? Potevano
ancora essere amici? Dopo quel piccolo assaggio di quello che sarebbe potuto
essere, non pensava proprio.
Lui
continuava a starle vicino, non si erano mossi. “Ronnie io…. Non me la sento.
Ci tengo troppo a te. Non voglio rovinare la nostra amicizia” Lui l’abbracciò
“Mmm, però averti vicino mi fa impazzire” ridacchiò “Adesso scotti più di me”
rise in modo tranquillo e pacato, anche se aveva la morte negli occhi.
Ad
Earth uscì solo una risata nervosa. Non aveva il coraggio di guardarlo in
faccia “Ehi, ho capito. Va bene, ma almeno rimaniamo amici, non puoi togliermi
anche quello che ho, eh?” lei annuì.
Lui
le alzò il viso per guardarla negli occhi. Le scostò un po’ i capelli da viso
“Eh, come devo fare con te?” la abbracciò di nuovo “Bah… vuoi rimanere un po’
qui? O devi andare” “Se posso…”
Con
quale faccia aveva avuto il coraggio di dirlo? Dopo che lui si era dichiarato e
lei l’aveva rifiutato, adesso rimaneva lì con lui. La fece scendere dal bancone
e tornarono a sedersi sul divano.
Lui
aprì le gambe e lei si sedette lì poggiando la testa
sulla sua spalla. Continuavano
a parlare e scherzare. Dopo quasi mezz’ora disse “Scusa, ma
puoi spostarti?”
“Certo, perc….. oh” capì da sola. “Eh
già, sono pur sempre un uomo” “Em…..
scusa” “Beh, è normale” sorrise, quasi per
niente imbarazzato, anche se le sue
guance erano leggermente rosse. Earth si guardò attorno,
alquanto imbarazzata
dalla situazione. “Forse è meglio che io
vada…” “No, dai basta che non ti
risiedi così” sorrise si sedette di fronte a lui.
Tirò
la testa indietro, poggiandola la testa contro il muro “Sono solo un problema
per te” “Sei il problema migliore che abbia mai avuto” lo guardò. Le sembrava
perfetto anche così, tutto sudato e con addosso un pantalone enorme e la felpa
che lasciava intravedere in fisico leggermente muscoloso.
Nessuno
nella loro scuola (tranne se aveva problemi di alimentazione) poteva non essere
almeno un po’ muscoloso. Facevano un sacco di ore di movimento, fra difesa ed
educazione fisica. Dovevano essere tutti in forma, più si andava avanti e più i
corsi diventavano intensi. “Che c’è?” chiese lui “Mi sa che ho fatto una
stronzata” “Ti riferisci a noi?” Earth annuì “Tanto io sono qui. Puoi tornare
indietro in qualsiasi momento, come puoi anche non farlo e vedere altri
ragazzi”
Earth
chiuse gli occhi ed inspirò forte. Vide che ora era “Io devo andare, in questo
periodo tutti e due i miei stanno a casa” si alzarono. Ronnie la accompagnò
fino alla porta, dove Earth si girò per guardarlo. “Domani non posso venire, ti
chiamo ok?” lui sorrise “Va bene”.
Ronnie
aspettò di non vederla più prima di chiudere la porta.
Forse
aveva sbagliato a dichiararsi. Tornò a letto e dopo aver misurato la febbre
(ancora alta) prese un medicinale e tornò a dormire. Più che dormire era
pensare nel letto ad occhi chiusi.
Continuava
a pensare a lei, al suo carattere, la suo sorriso, al suo corpo e alle sue
labbra. Quel bacio era stato qualcosa di indescrivibile. Non aveva mai provato
nulla di simile. Aveva sempre avuto ragazze, a volte anche donne più grandi di
lui, ma niente di paragonabile a quel bacio. Le sue storie era quelle da una
notte, niente di serio. Tanto per puro piacere, suo e loro. Per nessuna di loro
aveva mai provato niente.
Ma
Earth, il suo tocco gli dava i brividi, oppure quando pronunciava in suo nome
sentiva un fremito lungo la schiena. Oppure quando metteva quella maglietta
azzurro cobalto del Led Zeppelin, creava uno strano contrasto con i suoi occhi scuri
e la sua pelle quasi diafana. E quei capelli, che cambiavano in continuazione,
anche nel corso della giornata, visto che poteva modificarli a suo piacimento,
ma che alla fine tornavano sempre corti e di un colore assurdo, ricco di
sfumature dal platino al nero passando per tutte le tonalità di grigio. Del
tutto innaturale, ma bellissima. Il solo pensiero di vederla fra le braccia di
un altro gli creava una rabbia indescrivibile. Chissà cosa era stato per lei
quel bacio. Chissà se avesse cambiato idea o se avrebbe cominciato ad uscire
con altri ragazzi. Con tutto se stesso sperava nella prima ipotesi. La amava, e
questo lo spaventava. Si addormentò così pensando a lei, come ormai faceva già
da tempo.
Earth
arrivò a casa, dove sua madre stava preparando la cena. Suo padre ancora non
c’era. Chissà se era al lavoro di copertura o a salvare qualcuno. “Ciao mà” le
diede un bacio su una guancia “Papà?” “Solite storie” “Per quanto rimarrai?”
“Mmm, tre settimane, poi devo tornare a Ushirikiano” “Mm, come vanno le cose là
giù?” “Siamo riusciti a costruire un pozzo. E io ho esteso il corso d’acqua
potabile in modo da poterne fare anche un altro in un altro villaggio a
Non
era la prima volta che le capitava che di dover rimontare suo padre.
Aprì
gli occhi “Ci sei?” “Si, grazie” “Che è successo?” “Uno di questi giorni uccido
quel maledetto Capitan America” Capitan America in realtà era Will Stronghold era
un eroe che era andato a scuola con lui, che inizialmente odiava perché suo
padre aveva mandato in prigione il nonno, ma poi si coalizzarono contro una
psicopatica che si era infiltrata nella scuola e diventarono grandi amici. Lo
chiamava così perché i colori del suo costume erano quelli della bandiera
americana.
Will
era ancora grande amico di Warren e spesso andavano a trovarsi reciprocamente
con tutta la famiglia. Abitavano in una città molto vicina a quella in cui
vivevano loro. I figli di Will e Layla (la moglie) frequentavano
“Per
“salvarmi” da un robot gigante mi ha
tirato contro un muro a 200 all’ora e mi si è quasi recisa
una vena per via di
un qualcosa di appuntito conto il quale sono sbattuto. Sono riuscito ad
arrivare a casa per miracolo. “Sei stato fortunato, sono appena
rientrata a
casa” sorrise “E anche questa è andata”
saltò in piedi “Che c’è per cena?”
riderono
tutti e tre.
Finita
la cena, mentre faceva una doccia, Earth ripensò al bacio.
Quella
sensazione dolce sulle labbra sembrava essere ancora lì. Eppure si era
affievolita, e sentiva il bisogno di rincarare la dose. Se avesse voluto
sarebbe potuta andare in qualsiasi momento da Ronnie e per un attimo fu sul
punto di farlo, ma poi pensò. Ragazzi ce ne sono tanti, ma amici no. Dovevano
rimanere solo amici. Avrebbe dovuto trovarsi un ragazzo. Così lui sarebbe
rimasto solo un amico. Pensava che questo avrebbe sistemato le cose.
Passarono
un paio di mesi, per un periodo né sua madre né suo padre ci furono a casa, ma
la chiamavano in continuazione, quindi era come se ci fossero. Suo fratello
sembrava disperso chissà dove, era un secolo che non lo vedeva. Il giorno dopo,
a scuola un ragazzo di nome Max, uno del terzo le chiese di uscire. Era carino,
forse però era un poco di buono. Ma del resto nemmeno lei era mai stata un
angelo. Ci pensò un attimo “Va bene. Domani alle nove, ok? Ci troviamo al black
star” “Ok”
Earth
non disse niente a Ronnie, se fosse successo qualcosa di serio gliene avrebbe
parlato.
Ronnie
si era ammalato di nuovo. Forse avrebbe dovuto rafforzare i suoi anticorpi,
perché non era possibile che prendesse la febbre così spesso. O forse aveva
qualche infezione dovuta ai tatuaggi? La prossima volta avrebbe dovuto
controllare, si promise.
Dopo
aver parlato con sua madre, con suo padre e con Ronnie uscì di casa e andò al
Black rose, erano le 9 e 10. Perfetto. Vide Max davanti al locale.
Stettero
soli per tutto il tempo, non ci furono scocciatori. Max era simpatico, ma
beveva troppo. Anche lei qualche volta (spesso) alzava il gomito, ma non di
certo ad un primo appuntamento con un ragazzo. Alla fine lei dovette leggere il
suo indirizzo nella sua mente annebbiata dall’alcool e dovette riaccompagnarlo.
La casa era deserta. Stava per mollarlo sul divano, quando improvvisamente
sembrò tornare lucido, ma violento. Provò ad abusare di lei e se fosse stava
una ragazza normale ci sarebbe pure riuscito, ma non con una così potente. Il
problema era che anche lui era molto forte. Fisicamente. Infatti le fece male
ad un braccio, sul viso e ad una spalla. Quando riuscì a liberarsi e a
stordirlo, era così spaventata che non pensò nemmeno a guarirsi. Cominciò a
viaggiare nell’aria senza meta. Improvvisamente si ritrovò a casa di Ronnie.
Senza nemmeno rendersene conto suonò al campanello e dopo un po’ di tempo venne
ad aprire. “Earth, ma che…?” lo abbracciò e solo a quel punto si rese conto di
avere la faccia zuppa di lacrime.
Ronnie
la quasi tirò dentro e chiuse la porta. L’unica cosa che Earth riuscì a pensare
fu: non ha più la febbre. “Ehi, cosa
c’è? Non piangere così” esplose di nuovo “Ssssh, è tutto ok, ci sono io” continuava a cullarla sul suo petto. “A- avevo
ragione. Ho-o fatto una st-st-ronza-ata a dirti di no” disse singhiozzando “Che
c’è? Sei uscita con qualcuno?” affondò la faccia nel suo petto e annuì “E
immagino che dire che sia andata male è poco” annuì di nuovo. “Non mi dire che
ha…” lasciò cadere la domanda perché era troppo “Ci ha provato” Ronnie, già
teso, si indurì ancora di più, sembrava di marmo.
Earth
si aspettava una paternale, ma Ronnie non se la sarebbe mai potuta prendere con
lei.
“Chi
è?” “Ma-ax Green” “Sei uscita con Max Green?!” disse quasi scandalizzato.
Respirò
a fondo e mentre le sfiorava il viso con un dito disse “Sai che per quello che
ha provato a farti potrei anche ucciderlo?” Ronnie non stava scherzando ed
Earth lo sapeva. Alzò il viso e lo guardò.
Appena
i loro occhi si incontrarono, l’espressione di Ronnie si sciolse e si concentrò
su di lei.
“Oh,
sei un disastro” disse accennando un sorriso “Vuoi fare una doccia? Ti metto
qualcosa di pulito, di mio, ma comunque pulito” disse provando a scostarle i
capelli dal viso “Intanto vado a prepararti del the. Va bene?” annuì. Le diede
dei vestiti puliti e la accompagnò in bagno. Poi chiuse la porta dietro di sé e
scese dalle scale.
Earth fu molto rapida. Logicamente dovette
riindossare la sua biancheria. Tanto l’aveva cambiata prima di uscire, ma a
rimettere quei vestiti non ce la faceva proprio. Li aveva toccati quel mostro.
Sicuramente li avrebbe buttati, tanto non erano niente che le piacesse
particolarmente.
Mise
quelli di Ronnie che le sembrarono accoglienti e familiari, anche se grandi.
Scese al piano terra con i capelli umidicci e con le sue Converse senza i
calzini. Ronnie era girato verso la cucina. Stava prendendo le tazze. Sapeva
che l’aveva sentita. Si sedette sul divano, qualche metro lontano dalla cucina.
Ronnie
arrivò con il vassoio con le due tazze e dei biscotti al burro. Si sedette vicino
a lei e la guardava con una dolcezza assurda. Qualcun altro vedendo la ragazza
che lo aveva rifiutato, in lacrime per una storia del genere, forse l’avrebbe
quasi scacciata, ma non lui. La amava troppo e finalmente Earth l’aveva capito,
e sopratutto aveva capito anche quanto lei amasse lui. Bevvero il the in
silenzio.
Finito
di bere Ronnie prese le tazze e le portò in cucina.
Earth
lo seguì e le asciugò dopo che lui le aveva lavate. Poi le rimise a posto.
Si
voltò a guardarlo, mentre rimetteva a posto il sapone e lo strofinaccio.
“Ti
devo riaccompagnare a casa o ce la fai da sola?” venne presa dal terrore, non
ce l’avrebbe fatta a passare la notte da sola. Dopo poco sarebbe tornata di
nuovo lì, in lacrime.
Ronnie
non sentendo risposta si voltò verso di lei e incontro i suoi occhi spalancati
e lucidi, come se le avesse dato una notizia tremenda. Si avvicinò a lei come
quando l’aveva baciata. Questa volta le prese il viso fra la mani e disse “Ma
se vuoi… puoi rimanere qui” lei lo abbracciò e poggiò il viso sul suo petto
“Sono un enorme problema per te” “Naa” rispose lui sorridendo.
Le
prese la mano e la accompagnò in camera sua. Lei non c’era mai stata, come
nessuna ragazza mai, del resto. Si guardò un po’ attorno. Sembrava alquanto
imbarazzato “Emm, lì c’è il letto e il cuscino. Io mi sistemo sul divano” Earth
lo abbracciò per l’ennesima volta “Rimani con me? Ci stingiamo” le poggiò le
mani sulla schiena e la carezzò poi le diede un bacio sui capelli ancora umidi,
e con una voce dolce disse “Va bene” si misero sotto le coperte e Earth si
sistemò fra le sue braccia. Continuava a guardarlo. Lui giocava con i suoi
capelli, di nuovo lunghi. Questo
significava che quel tizio per lei non contava granché, altrimenti li avrebbe
accorciati, pensò Ronnie.
“Perché
lo fai?” disse Earth “Perché ti amo” lo disse come se fosse la cosa più
naturale per lui. E così era in quel momento. Earth arrossì. Lui le sfiorò la
guancia con un dito.
Le
sembrò gelido al contatto con la sua guancia in fiamme. Con il dito percorse il
contorno della fronte, di un occhio, sfiorò il profilo del naso e poi gli
sfiorò le labbra di un rosa delicato. Earth si avvicinò un po’ e inclinò
leggermente il viso. Sembrava che aspettasse il suo bacio.
Lui
le si avvicinò davvero tanto, pochi millimetri separavano le loro labbra quando
lui disse “Sai che potrei averti in qualunque momento se io volessi. E oggi
poi, delicata ed instabile dopo quello che hai passato. Mi basterebbe poco.”
Una sua mano si strinse dietro la di lei schiena e si infilò sotto la maglietta.
“Ci
metterei un attimo a spogliarti” cercò la chiusura del reggiseno ma non la
trovò,. A quanto pare Earth dormiva senza. Sorrise un attimo. “Tu non
penseresti più a niente e tutti e due avremmo una bella notte di passione, come
ricordo” lei era totalmente immobilizzata.
Sentiva
le sue mani e non desiderava alto che sentirle stringere più forte e sfilarle i
vestiti di dosso che in quel momento le sembrava la stessero soffocando. Lo
guardò negli occhi.
Aveva
uno sguardo apparentemente tranquillo, ma infuocato. Provava a mantenere la
calma, ma non doveva essere semplice nemmeno per lui “E se io non volessi?”
disse lei “Non mi sembra proprio”. Fece scivolare l’altra mano sulla sua coscia
e se la mise in vita “Allora? Cosa ne pensi?” disse lui tranquillo. Aveva
ragione, Earth non pensava a niente tranne che a lui. Si spinse in avanti e lo
baciò. Lo sentì sorridere contro le sue labbra. Earth gli prese una mano e se
la portò su un seno.
Ronnie
le sfilò prima il pantalone, le poggiò una mano su un ginocchio e la fece
scivolare fin sulla coscia. Cominciò a baciarle il collo ed Earth riuscì a
respirare. Ebbe un momento di lucidità
Ecco ci siamo, sto per perdere la verginità, meglio di così non mi poteva
andare, sorrise e smise di pensare.
Ronnie
poggiò le mani sui lembi della maglietta e gliela sfilò. Per un secondo rimase
a guardarla, forse per ricordare la sua espressione, un misto fra passione e
anche un po’ di paura, mentre istintivamente stringeva la mani sotto in mento,
in modo che coprisse il seno. Ronnie le scattò una foto e lei rimase un attimo
inebetita “Come?” lui tornò a baciarla. “Volevo conservare quell’immagine”
disse quasi ansimando. Lei provò a togliergli i pantaloni, ma lui le bloccò la
mano. “Non voglio fare l’amore” “Ma allora perché..?” “Però non ho nemmeno
detto che non voglio fare niente. Non voglio che la nostra prima volta sia per
un motivo del genere. Adesso, per evitare che tu cambi idea di nuovo, perchè lo
so che mi ami anche tu, solo che non mi spiego perché questa ostinazione,
voglio darti un piccolo assaggio di quello che posso farti provare” “Cosa
intendi dire? Che secondo te per me conta solo questo?” “No, tu spiritualmente
già mi ami, adesso voglio anche farmi amare fisicamente, se vuoi” le si
avvicinò di nuovo e le sfiorò la guancia, mentre con l’altra mano le sfiorò
appena il seno. Le parole s’interruppero e le sue labbra cominciarono a
muoversi insieme alle sue.
La
mattina dopo era domenica, Earth fu svegliata dalla luce che entrava dalla
finestra, teneva stretta addosso la coperta pesante e le lenzuola bordeaux. Si
voltò e Ronnie dormiva ancora.
Sembrava
così…. Puro mentre dormiva. Questo la faceva ridere perché quella notte le
aveva dimostrato di non esserlo per niente. Era stato bellissimo e ancora non
lo avevano fatto davvero. Il solo pensiero di un piacere più grande di così le
faceva sentire uno strano tonfo nello stomaco. Ripensò a quella notte. Alle sue
mani e alle sue labbra che l’avevano sfiorata ovunque. Cose inimmaginabili. Il
suo movimento mandò la luce sul viso di Ronnie che si mosse. Prima che potesse
aprire gli occhi Earth si calò e delicatamente poggiò le labbra sulle sue. Lui
si svegliò e la guardò prima che potesse dire qualcosa lei lo precedette “Ti
amo” le venne naturale. Sorrise e scivolò alla sua altezza che stava quasi
seduta sul letto. La abbracciò da dietro, lei stava in mezzo alle sue gambe.
Ronnie le baciò il collo. Lei chiuse gli occhi, poi sentì una mano scivolarle
in mezzo alle gambe e toccarla come aveva fatto anche quella notte.
A
quel punto le sussurrò “Buon giorno” all’orecchio “Adesso sei tu che mi uccidi”
“E questo è niente, amore” disse con una voce sexy. Si voltò e gli mise le
braccia intorno al collo, lui le poggiò le sue in vita. Ronnie passò un dito
sulle ferite sul suo volto, lei chiuse gli occhi e le fece sparire. “Adesso mi sa che dovrei andare” disse lei
“Perché? Oggi è domenica. I tuoi genitori tornano fra tre giorni e se proprio
vogliamo lunedì occuperanno la scuola, quindi….” le poggiò le labbra sul collo
e cominciò a baciarla “Puoi rimanere qui” disse fra un bacio e un altro “Si, ma
fra esattamente otto minuti chiamerà mio padre sul telefono di casa, poi
chiamerà anche mia madre” “Ah ok” disse lui quasi sconsolato “Se vuoi puoi
venire tu a casa mia. Io adesso vado, quando sei pronto vieni” sorrise e mentre
i vestiti le si materializzavano addossò, sparì lasciando la finestra aperta.
Ronnie
rimase da solo nel suo letto. Per un secondo si lasciò sprofondare nelle
coperte mentre fissava il soffitto. Non poteva crederci, gli sembrava
impossibile quello che era successo.
Sentiva
ancora il profumo della sua pelle, le lenzuola ne erano intrise. Affondò la
faccia nel cuscino per sentire meglio il suo odore. Forse era per via dei sensi
super sviluppati, ma era comunque bellissimo.
Anche
se non erano arrivati fino in fondo era stato bellissimo. Chissà che esperienza
fare l’amore con la persona che si ama davvero. Forse avrebbero addirittura
raggiunto l’amplesso. Ne era sicuro.
Ancora
tutto sognante si avviò al bagno per fare una doccia e si rese conto di avere
quattro graffi sulla schiena, li sentiva pizzicare un po’, ma niente di ché. Li
guardava quasi con affetto, erano come un segno del suo passaggio, che quello
che era successo non lo aveva solo sognato. Provò a sbrigarsi quanto più possibile. Finito di
prepararsi, senza fare colazione, corse in garage e prese la sua auto (Mustang
cobra del 62 o giù di lì; regalo della zia per i sedici anni) non la usava
quasi mai, perché era un po’ troppo vistosa, ma gli piaceva parecchio.
Andò
a casa di Earth, che sembrava vuota. Non fece nemmeno in tempo a suonare il
campanello che uscì Earth e lo accolse con un grande sorriso. Aveva cambiato i
capelli. Adesso erano i suoi (e di Ronnie) preferiti. Corti e con un sacco di
sfumature dal nero al platino.
Ronnie
le si avvicinò e poggiò le labbra sulla sua fronte. “Hai fame?” Disse Earth “io
da morire” e si avviò in cucina. “Pensavo di fare le frittelle le vuoi?”
“Certo, ti aiuto” prepararono le frittelle inondandole di cioccolata, invece
che con lo sciroppo d’acero, perché a Earth non piaceva.
Dopo
aver mangiato Ronnie voleva mettere a posto ma Earth disse “Tranquillo, si
lavano da soli” e fu così: da soli nel lavandino con acqua e spugna. Ovviamente
era opera di Earth.
Loro
salirono in camera di lei. Ronnie non c’era mai stato e rimase un attimo a
guardarsi attorno. Miliardi di foto di gruppi, quasi sovrapposte e poster più grandi
che dominavano del tipo: Slash in una posa assurda, tutti i Guns (ma quelli
originali), Pantera, Metallica, Megadeth, Anthrax, uno
di un cd degli Iron Maiden, Led Zeppelin,
Kiss, My Chemical Romance, Evanascence, Bullet For My Valentine,
Vendetta Red,
qualche gruppo che non conosceva “Questi chi sono?”
“E’ musica italiana, PFM,
Area, De Andrè, Gaber, J- Ax, Linea 77…”
“Parli italiano?” “Perfettamente. Sono
di origini italiane e spesso d’estate vado dai miei parenti, non
vado per loro,
ma per il Paese” “Com’è?” “Per i
turisti, bellissimo, per gli italiani non
penso possano stare peggio di così. Gli governo è una
merda e lì le cose non
funzionano come qui. Per ottenere un permesso devi aspettare mesi e
mesi. E in
tutto questo, c’è il presidente della camera del senato
che possiede le reti di
informazione, è un qualcosa di assurdo”
“Direi… ma è di destra o sinistra?”
“Destra,
logicamente” “Sei comunista?” “Non proprio, ma
mi fa meno schifo della destra”
sorrise mentre continuava a scorrere le foto là sopra. Si
spostò su una bacheca
di truciolato su cui erano affisse alcune foto sue e fatte da lei.
Molte le
aveva fatte in Italia. Ronnie si soffermò su una “Non mi
avevi detto di avere
un gruppo” “Ma, non è capitato” volutamente
ripeté le stesse sue parole di
qualche mese fa, lui se ne accorse e le
sorrise “Non ne ho parlato, perchè non esiste più. Ci sono stata per un paio di
mesi. Lo avevamo formato in Italia, io, mio cugino e certi suoi amici.
Spaccavamo di brutto, ma alla fine ci siamo spaccati noi, e non per colpa mia.
Sono cominciati i problemi” “Perchè non fai un gruppo?” “Perchè non trovo i
componenti” disse mentre si lasciava cadere sul letto. Ronnie si soffermò su
un'altra foto “E questo? Un ex?” “No, è mio fratello” Doveva avere tipo un
cinque anni più di lei. Era abbastanza alto, di carnagione chiara e con i
capelli scuri e abbastanza lunghi. Gli ricordava vagamente lui, solo più…
massiccio. “Quella foto comunque è vecchia. Adesso è un po’… cambiato” sorrise.
“Mmm, capisco” “Torna dopo domani, è un po’ di tempo che non lo vedo… da prima di Natale, molto prima di Natale….
Porca miseria è da quest’estate che non lo vedo!” “Ma come si chiama?” “Gates”
“Dici sul serio?” “Già, i miei genitori si sono proprio sbizzarriti con noi…….
Comunque è conosciuto come Synyster Gates” “Il supereroe?” “Esattamente” “Ma
lui non ha niente a che fare con lui” disse indicando al foto “Te l’ho detto
che è cambiato”
L’attuale
Synyster Gates corrispondeva a un tipo alto, di carnagione abbronzata, ma non
eccessivamente e molto tatuato, anche più di Ronnie: le braccia erano
totalmente ricoperte, c’era una grossa scritta sul petto e anche un altro sulla
gamba; qualcosa anche sulla schiena. I capelli erano neri e incasinati molto, e
non molto lunghi. Aveva una muscolatura molto ben evidente. Il pircing al naso
e truccato come il corvo. In veste normale, logicamente, Ronnie non lo aveva
mai visto.
Il
potere di Gates (anche chiamato Syn) era alquanto strabiliante, lui era una
pallottola vivente dalla forza disumana. Se voleva poteva diventare tutto di
metallo, ed era un metallo non fondibile. Anche se così pesante riusciva a
prendere una velocità pari a quella di una pallottola, se non più veloce, ed
era in grado di sbriciolare un muro, sia con le mani che con la rincorsa. In
più poteva manipolare il metallo a suo piacimento e per completare l’opera incuteva
terrore con uno sguardo.
“Se
vuoi te lo presento” “Preferirei evitare che si incazzasse, grazie” “No, è un
tipo tranquillo” “Synyster Gates. È tranquillo” disse lui scettico “Si, più o
meno….. fin quando non comincia a bere. Però neanche così è pericoloso. L’unico
rischio è che ti crolli addosso e anche senza trasformarsi pesa parecchio, te
lo dico io” “Il tuo standard di tranquillo è un po’ diverso dal mio” “Vabbè….
Ok non è per niente tranquillo. Io e lui ci picchiamo in continuazione” Ronnie
rimase sconvolto “C.. cosa?” “Si, tanto nessuno dei due può farsi male, e se
succede io guarisco o riattacco i pezzi. Per noi è tranquillo” “Ah beh… per me
non proprio” “Vabbè tanto lo conoscerai dopodomani” Ronnie le si avvicinò. Gli
salì praticamente addosso e la baciò. “Se proprio ci tieni….” Lei annuì e sorrise,
mentre gli stringeva la braccia attorno al collo.
Mentre
erano nel pieno delle loro effusioni suonò il telefono di Earth. Provarono ad
ignorarlo, ma continuò a suonare insistentemente. “Devo rispondere” senza far
muovere Ronnie scivolò e lo afferrò “Pronto?” “Ehi Hippie” Earth riconobbe
subito chi era “Ehi, uomo di latta” “Come te la passi?” “Bene, mi hanno detto
che torni eh?” “Si, sono quasi arrivato” “Come?” “Si, mi mancavi, mi sono
anticipato” “Oh è bellissimo! Dove sei?” “Penso di arrivare per ora di pranzo”
“Ok, noi abitiamo sempre là” “Perfetto, a dopo Hippie” “A dopo lattina” chiuse
il telefono e lo rimise sul comodino “Lattina?” “Syn” “Uh” ricominciò a
baciarla. Lei sorrise e ricominciò a baciarlo.
Scesero
al piano di sotto poco quasi un ora dopo. Ronnie doveva andare, perché quella
era una delle rare sere in cui la zia era a casa e preferiva esserci, o
semplicemente aveva quasi paura di Synyster.
“Domani
passi?” gli chiese “Se tuo fratello è tranquillo si” sorrise scherzando “No
dai, davvero” “Penso di no, a mia zia piace essere scarrozzata in giro da me.
Quindi penso che domani le farò da autista” “Ok, se posso passo io” Earth per
passare intendeva materializzarsi magicamente al tuo fianco in qualunque posto
tu ti trovi. “Ok” le sussurrò mentre la baciava. Poi si separò e andò in
macchina.
Earth
aspettò un po’ e poi entrò dentro.
Synyster
arrivò tre ore dopo, erano le due, e Earth aveva mangiato da sola, senza
aspettarlo. Lui aprì la porta e Earth gli si fiondò addosso con una velocità che
avrebbe ucciso una qualsiasi persona normale.
Lui
non si mosse di un centimetro mentre lei gli si aggrappava addosso.
“Ehi
Hippie” disse in tono affettuoso mentre mollava le borse a terra e
l’abbracciava “Oh quanto mi sei mancata, testolina di cazzo” “Pure tu, avanzo
arrugginito” “Sempre la solita eh?” “Anche tu a quanto vedo” la fece scendere e
dopo averle messo un braccio intorno al collo le affondò un pugno nella testa.
Le sconquassò tutti i capelli. Lei lo abbracciò mentre continuava “Ti voglio bene
Syn” “Oh, pure io, Earth” Non era truccato e addosso aveva una t-shirt bianca
aderente con lo scollo a V che mostrava parte della scritta sul petto e un
giubbotto di pelle, jeans scuri e stretti e gli occhiali da sole appesi allo
scollo della maglietta. Gli occhi erano quasi neri. Forse a qualunque altro
avrebbe fatto quasi paura o comunque messo timore, ma non a lei “Hai mangiato?”
“Si, mi sono fermato in un posto…” “Programmi per il pomeriggio?” “Punto uno
fare una doccia. Poi avevo in mente un tour da un paio di vecchi amici, ti va
di venire?” “Andiamo anche da Matt?” “Si, penso di si” “Okay, vengo” Syn
sorrise e corse al piano di sopra con i borsoni.
Earth
mentre aspettava si mise a vedere la televisione in modo disinteressato. A
quanto pare tutti i voli dall’Europa e dall’Africa erano bloccati.
Ok
forse papà e mamma non sarebbero arrivati per domani. Per accertarsi li chiamò
ed era così. Sarebbero arrivati con un giorno di ritardo. Parlò con tutti e
due, logicamente il più nervoso era il padre, sempre molto irritabile quando si
trattava di puntualità, lui che non aveva messo la testa a posto fino a quando
non aveva conosciuto la moglie, Elisabeth.
A
differenza di tutte le Elisabeth lei non faceva chiamarsi Lizzy, ma Elly. Anche
se aveva quasi cinquanta anni era ancora del tutto bionda naturale senza
nemmeno un capelli bianco, e poi se li portava benissimo, ne dimostrava poco più
di trenta. Anche fisicamente parlando.
La
stessa cosa valeva per il padre, Warren, che continuava ad essere chiamato
così. Era alto e muscoloso e con i capelli del tutto neri, tranne per una
striscia bianca di lato. Synyster gli somigliava in modo impressionante. Gli
occhi, la forma del viso, il nero dei capelli e la muscolatura molto ben
sviluppata, però Syn aveva il naso della madre. Earth somigliava molto di più
alla madre, anche se forse a primo occhio non si direbbe, per via del fatto che
Elisabeth aveva un colorito bronzeo mentre Earth era praticamente diafana, ma
questo era dovuto all’Africa, altrimenti sarebbero state tutte e due
bianchissime.
Il
carattere dei due figli però era quasi prevalentemente quello del padre, forte
e abbastanza tetro e spaventoso, ma sotto sotto dolce e sensibile.
Basti
pensare all’amore per la musica (Synyster suonava la chitarra, il piano, il
violino, il violoncello e il basso) e per l’arte (Earth amava dipingere e
disegnare, ed era stata lei ad elaborare sia i costumi che il logo del fratello
e del padre). Warren suonava il piano e la chitarra e di tanto in tanto
dipingeva.
Earth
si mise a fissare le foto sul camino, ce n’era una sola con tutti quanti, ed
era abbastanza recente. Chissà come mai più che una foto di famiglia sembravano
dei modelli in posa per vendere dei capi d’abbigliamento. Però non era male
come foto. Erano stati tutti colti un po’ di sorpresa.
Syn
era poggiato al divano che parlava a telefono e si era voltato giusto in tempo
per uscire nella foto e piantare lo sguardo nell’obbiettivo. Earth e Warren
erano seduti sul divano, lei con le braccia penzoloni dal basso e lui ancora
con le mani sulla chitarra elettrica presa in prestito dal figlio.
La
foto era stata un idea di Elisabeth, che si era praticamente tuffata verso il
figlio e lo aveva fatto voltare. Stava in piedi con una mano poggiata sulla
spalla del marito e l’altra sull’avambraccio del figlio.
Synyster
la distrasse dalla foto “E’ ancora là?” disse lui guardando la foto “Mamma la
adora” “Forse dovremo avere una foto normale, come tutte le famiglie normali”
rimase un attimo in silenzio, poi si guardarono in faccia e insieme dissero
“Naaaaa” e si misero a ridere.
Syn
mise un braccio intorno alle spalle di Earth, afferrò il suo giubbotto di pelle
insieme a quello della sorella e uscirono. Quando cominciò a guidare si mise a
giocare con lo stereo e poi disse “Prima di andare dai miei amici ho una
sorpresa per te” “Non sarà quello che penso io!” “Se stai pensando al
tatuaggio…. Si!” “Evvai!!!” “Hai fatto firmare la liberatoria a mamma o papà?”
“Si” e se la fece materializzare in mano. “Perfetto. Sarà un mio regalo. Stavo pensando
se volevamo farlo uguale” “Mm… perché tu non ti fai una cosa che riguarda me e
io una cosa che riguarda te?” “Ok, qualche idea?” “Forse si” fece materializzare
un blocco da schizzo e una matita e cominciò a disegnare. Dopo un dieci minuti
girò il foglio.
“Questo
è mio e questo tuo” Quello di Earth era un cancello tutto storto e dietro si
intravedeva un cimitero e la luna che brillava. Sotto al cancello la scritta il
corsivo Synyster Gates.
Quello
di Syn era il Mondo che gocciolava di uno strano liquido nero e sotto la scritta
Black Earth “Cavolo Earth sono eccezionali! Per me è perfetto” “Sono contenta
che ti piacciano” “Ma non mi piacciono, li adoro. Sono davvero spettacolari”
lei riguardò il foglio contenta del suo lavoro “Black Earth sarà il tuo nome di
battaglia?” “Penso proprio di si” “Dove lo fai il tatuaggio?” “Qua” disse lei
indicando il dorso dell’avambraccio destro “Bello grosso eh?” “Più o meno. Tu?”
“Qua” disse indicandosi sul petto, ma a destra “Perché a destra?” “Perché a
destra sinistra è già occupato” e con un dito si allargò la maglietta mostrando
la scritta piccolina che aveva sul cuore: Blu Blood scritto al contrario in un
corsivo molto svolazzante “Ah vero… l’avevo dimenticato” dopo non molto
arrivarono dal tatuatore, amico di Syn. Era davvero bravo e aveva tatuato anche
persone famose e rock star. Lui e Syn erano andati a scuola insieme, anche lui
aveva dei poteri, ma non sentiva la vocazione per fare l’eroe e così faceva il
tatuatore. Lui riusciva a leggere il pensiero, e questo lo aiutava molto nel
suo lavoro, visto che a volte le persone non riuscivano a spiegare quello che
volevano.
“Ehi Gates!” “Fredd! Quanto tempo che non ti
vedevo!” “Quando mi hai chiamato non ci potevo credere. Gates Peace è tornato
in città” “Già Fredd e sono pronto per un nuovo tatuaggio” “E chi è questa
donzella?” disse Fredd sorridendo a Earth “Fredd, ti presento Earth, la mia
sorellina. E mi sa tua futura cliente” “La sorella di Gates? Ne sarei onorato”
Earth si limitò a sorridere.
Fredd
era un tipo simpatico. Andarono a sedersi ad un tavolo “Allora vecchio,
illustrami la tua nuova idea” “In questo caso non è mia ma sua” disse indicando
con la testa Earth che si era seduta vicino a lui. Lei tirò fuori il blocco e
gli illustrò i due disegni gli spiegò le dimensioni l’assenza di colore e le
diede anche la liberatoria dei genitori. “Perfetto, datemi un momento che
preparo lo stencil” Syn e Earth rimasero ad aspettare. “Nervosa?” “Un po’…”
“Tranquilla, non fa niente. Stai calma e rilassata e non agitarti. Sai di
solito il primo tatuaggio è sempre qualcosa di più piccolo. Tu invece parti
bella spedita” “Quel tatuaggio più piccolo non avrebbe reso l’idea” “Vero”
acconsentì Synyster.
Fredd
tornò dieci minuti dopo con due fogli in mano “Allora, chi comincia?” Syn e Earth
si guardarono in faccia “Precedenza alle signore” affermò Syn accompagnando con
la mano. “Uff, okay” respirò profondamente e si alzò dalla sedia. Andarono
quasi nel retro. C’era un lettino di pelle e anche la sedia simile a quella del
barbiere. Fredd poggiò il foglio sul braccio di Earth lo bagnò con uno strano
gel e il disegno passò sul suo braccio. Era senza sfumature ed era viola.
Fredd
le mise davanti uno specchio e la fece guardare “Si, perfetto” “Allora si
comincia”. Lei e Fredd si sedettero uno di fronte all’altro separati del
lettino di pelle su cui era poggiato il braccio di Earth insieme a un barattolo
tipo quello per il sapone liquido di un gel del trasparente,un rotolo di carta,
dei vasetti minuscoli di colore sempre nero e quella strana macchinetta con
l’ago. Synyster si sedette vicino a Fredd in modo da vedere bene il lavoro e
poter anche guardare in faccia alla sorella.
Fredd
cominciò. Era fastidioso, ma era sopportabile, più che altro bruciava, ma non
faceva più male di una ceretta. Fredd ci mise un sacco di tempo. Molto spesso
con un batuffolo di carta strofinava il tatuaggio di quello strano gel.
Funzionava un po’ come l’inchiostro di china. Fredd intingeva l’ago nel colore
e poi bucava la sua pelle dopo di ché lo strofinava con la carta per togliere
il colore in eccesso. Una volta finito pulì per bene il suo braccio e le
sbavature di inchiostro che si erano depositate e riprese lo specchio. Dopo di
che la fece andare nel retro bottega davanti ad uno sfondo nero e le fece una
foto e poi di specifico al suo braccio. Il tatuaggio era perfetto, proprio come
lo aveva immaginato. Mentre Fredd le
spiegava come fare per i primi giorni lei sorrise e fece rimarginare la pelle
lui le guardò il braccio.
“Come
non detto. Sei proprio uguale a tuo fratello eh?” “No, sono più forte” “Mi
dispiace ammetterlo ma è vero” ammise Synyster mentre si toglieva la maglietta.
Fredd gli stampò il disegno sul petto, a destra, e poi gli mise davanti lo
specchio “Perfetto. Vai pure Freddy!” “Sai dopo che mi hai chiamato così potrei
anche involontariamente sbagliare il tatuaggio” “Ma so che non lo farai, Freddy
caro” Syn sorrise provando ad imitare un sorriso cuccioloso, ma su un
venticinquenne aveva l’effetto di una faccia di cazzo.
“Andiamo
sdraiati, Gruccia, altro che cancello” “Ok, Freddy” Syn si stese sul fianco.
Fredd buttò i guanti e l’ago e ne prese di nuovi. Smontò la macchinetta e
cambiò l’ago.
Earth
osservò attentamente il lavoro di Fredd. Era molto interessata a qualsiasi
forma d’arte.
Synyster
era tranquillo mentre Fredd continuava nella sua opera. Ci mise anche in questo
caso un bel po’ di tempo. Finito di fare pulì per bene il tatuaggio e gli
rimise davanti lo specchio. Mentre Syn si specchiava fece rimarginare la pelle.
Poi andò nel retro a farsi fotografare. Earth stava vicino a Fredd. Syn la
prese per un braccio e la tirò vicino a lei “Voglio una bella foto con la mia
sorellina” si misero in posa e Fredd gli scatto qualche foto. “Ok, quando vuoi
vieni a prendere le foto. Io sono sempre qui” “Ok Fredd, grazie. Quant’è? In
totale intendo”
Fredd
gli fece la fattura e Syn pagò, ma Earth non ci badò più di tanto. Continuava a
guardarsi intorno, c’erano un sacco di foto. C’era una vetrina di metallo in
cui erano esposti anche i pircing “Fredd fai anche i pircing?” “Si, se ne vuoi
qualcuno basta dirlo…” “Pensavo di farlo al naso, ma non oggi, magari un’altra
volta…” “Io non mi muovo di qui” disse Fredd sorridendo. “Andiamo Hippie, ciao
Freddy!!” disse Syn cantilenandolo, mentre uscivano dal locale. “Gruccia,
tranquillo che la prossima volta che vieni ti tatuo un bel cazzo in faccia!”
“Ahahahaah!! Sai che per me non è un problema!” “Lo so, Gates, lo so!” entrarono
in macchina e Synyster continuava a sghignazzare. “Adesso? Dove andiamo?” “Una
festa, sono già tutti lì che ci aspettano. Si è fatto un po’ tardi” “Hai detto
che ci sono pure io? Vorrei evitare di trovarmi una qualche spogliarellista o
vecchia fiamma che sclera per me” La frase di Earth era riferita ad un
avvenimento in particolare. “Tranquilla, non succederà più”.
Quasi
un anno fa, Syn aveva preso una brutta abitudine, che durò solo un paio di
mesi, perchè Earth lo fece smettere.
Erano le tre del mattino e Syn chiamò
sua sorella “Em.. Earth? ciaaao piccola!! Ti ho svegliato?” “Syn, sei ubriaco?”
disse lei evidentemente scocciata “Hihi, un pochino- strani singhiozzi- senti,
non è che vieni a recuperarmi?” “Uff, ok, dove sei?” “Ahahah!! È questo il
bello!! Non ne ho la più pallida idea” “Ok arrivo fra un attimo” Si vestì e
concentrandosi trovò il fratello e si materializzò immediatamente lì.
Era un locale, un po’ isolato e
dall’aspetto alquanto brutto, ma affollato di gente e con la musica a palla.
Modificò le sue sembianze, in modo da sembrare di una decina d’anni più grande giusto
il tempo sufficiente per entrare. Lo trovò sulla pista da ballo, mentre stava
avvinghiato e baciava una ragazza, alquanto… beh, alquanto. Earth arrivò e gli
batté sulla spalla.
“Syn!!” “Oh Earth, mi hai trovato!!”
“Già, dai andiamo…” “Nooo! Dai resta con noi!! Anche se sei piccola lo so che
sai come ci si diverte!” “Lo so, ma adesso è proprio ora di tornare a casa”
“Ehi troia! Lui è il mio uomo” si mise a urlare la tizia “Syn, andiamo” gli
teneva una mano su un braccio.
“Ehi se lui vuole rimanere qui tu non
sei nessuno. Troia!” “Syn, andiamo” era un ultimatum “Ti ha detto che vuole
rimanere qui!” la tizia provò a strattonarle la spalla, ma logicamente non la
smosse nemmeno di un centimetro “Syn, prima che non faccia danni, andiamo” lo
afferrò per un braccio e riuscì a spostarlo almeno per un paio di metri “Ma vai
a giocare con le bambole, non è un posto per te!! Ahahahahha!!” le urlò quella
dietro, che al massimo doveva avere tre anni più di lei.
“Senti, vedi di tenere la lingua a
freno. Se volessi potrei farti diventare un uomo o farti credere di esserlo,
chiaro?” “Si, certo. Vivi nel mondo delle favole” continuava a ridere “Mmm,
sicura?” Earth cominciò a guardarla davvero incazzata. Alla tizia cominciò a
crescere la barba e i peli sulle gambe che si ispessirono parecchio. Rimase
stempiata e la sua bella pelle si riempì di rughe. La pancia fece quasi
scoppiare il vestito. “Perfetto, adesso sei bellissima. Syn, ti piace?” lui si
voltò a guardarla, ma la roba che aveva bevuto gli stava tornando su e vomitò
per terra. “Syn! Ma che cazzo hai bevuto! Oh, andiamo!” se lo caricò in spalla
e uscirono dal locale. Sulla porta trovarono Matt che era nella stessa
situazione di Earth, era andato a recuperare un altro dei loro amici, Zacky,
totalmente ubriaco che cantava la canzone dei pirati dei carabi “Pirati corsari
e gran bucanieri, ia- ho beviamoci su!! Ahahaha!! Uh!! Ciao, Earth!!” e cadde
addormentato. Matt non l’aveva vista “Oh non dirmi che ho la fatto ancora!”
“Indovina un po’? mi ha chiamato” “Earth lo avrei accompagnato io, se mi avesse
dato il tempo” “Oh ciao Matt!! Hihihi hai visto come è forte la mia sorellina?
Ahahahaha” “Ma figurati, grazie lo stesso Matt, io vado, sono stanca. Ci
sentiamo, ok?” “Si, e grazie, Earth. Senza di te non so Gates come dovrebbe
fare” “Non lo so nemmeno io” e scomparvero nel nulla. Previdentemente, Earth lo
fece materializzare in bagno già di testa sul wc, dove sembrò cacciare anche
l’anima. Lo teneva per i capelli e per un braccio.
Fortunatamente in casa non c’era nessuno,
per l’ennesima volta.
Quando smise di vomitare lo buttò quasi
addormentato nella vasca.
Entrò anche lei e lo innaffiò con
l’acqua fredda. Si svegliò immediatamente.
“Buongiorno signor Gates!! Dormito
bene?! Grazie per avermi rotto le palle per l’ennesima volta con le tue stronzate!”
Syn provava e mettersi in piedi ma non ci riusciva.
“Tu la devi piantare! Possibile che
debba sempre venire io a recuperarti? Fallo di nuovo e ti lascio ovunque tu
sia! E poi cazzo! Lo vuoi capire che ho quindici anni? Ti rendi conto che tu ne
hai dieci più di me e dovresti essere tu quello responsabile che viene a
recuperarmi? Syn porca miseria cresci! Non dico che non devi bere, ma almeno
non ripiegare su di me, chiaro? E vedi di ricordartelo” gli lanciò la doccia
addosso “Prova ad addormentarti e ti ammazzo. Adesso lavati se non esci entro
dieci minuti, entro e ti gonfio come una zampogna” Syn non replicò.
Earth si cambiò i vestiti ed aspettò che
passassero dieci minuti.
Synyster uscì del bagno con
l’accappatoio e un asciugamano in testa e andò in camera sua.
“Syn! Cinque minuti! Io sto qua!” non fiatò nemmeno.
Si vestì e con i capelli ancora umidi
scesero giù in cucina. Earth fece il caffé. E non il solito beverone americano,
fece una macchinetta grande del cosiddetto caffé alla napoletana. Si sederono
al bancone in cucina. Gli mise davanti una tazza grande piena di quel caffé.
Syn ne bevve un paio di sorsate
“Scusa, sono ridicolo a farmi venire a
prendere da te. Ma mi fido e so che tu ci sarai sempre” “Se continui così non
penso proprio” “Prometto che questa è l’ultima volta. Se mi ubriaco e ci sei tu
significa o che è una casualità o che sei ubriaca pure tu” disse scherzando.
“Meno male che non c’è papà. Altrimenti sarebbe venuto lui a recuperarti e
quello che ti ho fatto io sarebbe stato niente” “Lo so” disse bevendo.
“Te
l’ho promesso, non succederà più” ribadì Gates, “Speriamo…”
La
“rimpatriata” si rivelò una classica festa alla quale partecipavano Syn e i
suoi.
Come
quella, Earth ne aveva viste tante altre. Ovviamente non era a casa di Matt, ma
in un posto isolato, sembrava una specie di hangar. C’era anche un sacco di
spazio all’aperto abbastanza illuminato. Syn non lasciava la mano di Earth. Più
che una festa era un concerto metal.
Non
si capiva niente, tutti che urlavano e si picchiavano e sul palco c’era un band
che spaccava di brutto con un sacco di altre persone sul palco che urlavano e
si tuffavano da là sopra. Syn prese un paio di birre e ne diede una a Earth,
lei bevve tranquilla. Molta di quella gente la conosceva e la salutavano in
continuazione.
Sembrava
assurdo, ma usciva abbastanza spesso con il fratello. Le bastava “invecchiare”
un po’ e la facevano entrare dovunque, Gates non obbiettava: meglio con lui che
con chissà chi.
Earth
in quel posto non c’era mai stata. Syn la tirò fino ad un posto più separato,
dietro al palco.
Passarono
per un corridoio poco illuminato e sbucarono in una porta. Qui finalmente
trovarono Matt, Zacky, Shad (che si chiamava Matt pure lui, ma lo chiamavano
così) e anche tanta altra gente.
C’era
anche Valary, la ragazza di Shad e Charlotte, la ragazza di Matt e anche Gena,
la fidanzata di Zacky. Erano tutte ragazze bellissime e, a venderle fuori da
quel posto e con altri vestiti che non mostrassero i tatuaggi, sembrava
avessero poco a che fare con i rispettivi ragazzi, ma conoscendole si capiva
quando fossero simili caratterialmente ai ragazzi.
Andarono
subito a salutarla “Earth! quanto tempo!” dissero quasi in coro “Syn non si
fida a mandarti da sola alle feste con noi, eh?” scherzò Valary “Forse fa bene.
Sei ancora un po’ troppo giovane” si intromise Gena, sempre scherzando e mi
salutò “Guarda che Earth è molto più matura di altra gente qui” ribatté Valary
“Si, lo so, ma comunque ha solo sedici anni!” “Ahahah! Siete sempre le solite!
Dov’è Micelle?” Michelle era la sorella gemella di Valary, ex di Syn, erano
stati insieme molto tempo, ma poi era stata lei a lasciare lui. Earth si
ricordava ancora come era stato male lui. “Non è voluta venire” disse Valary
“Sta passando un brutto momento con suo nuovo ragazzo. Uff, chi la capisce è
brava” scrollò le spalle “Io ho sete, voi?” “Si, andiamo a prendere qualcosa.
Ci vediamo dopo Earth” disse Charlotte passandomi affianco. “Ah, Gena. Mi dici
come devo fare con lui?” Disse Earth indicando Syn che faceva in cretino per
l’ennesima volta, anche se erano le ragazze che gli stavano addosso come api al
miele.
“Beh
Earth, se tu non fossi sua sorella e se avessi qualche anno in più, l’unica possibilità
sarebbe che tu ti mettessi con lui. Sareste una coppia perfetta” scivolarono su
un divano.
“Già,
ma dove la trovo una ragazza, seria, forte psicologicamente, che sappia
divertirsi e con dei poteri in grado di fermarlo?” (ps: le ragazze e i ragazzi
erano tutti amici di scuola di Syn quindi tutti con dei poteri) “Mmm, non
saprei..” “Dei tempi della scuola non ricordi nessuno così?” “L’unica è
Micelle, ma, sappiamo tutti com’è andata” “Veramente io non so niente” “Come?
Syn non ti ha mai raccontato niente?” Gena era seriamente stupita e sgranò i
suoi spettacolari occhi azzurro ghiaccio “Non mi ha mai raccontato tutto, solo
qualcosa e tirata fuori con le pinze” “Allora, sai che a quei tempi spesso loro
due lavoravano insieme, no?” “Si, questo lo so. So che lei venne rapita e che
si arrabbiò perchè Syn non andò a salvarla” “E’ questo il punto! Syn, andò a
salvarla, ma non la trovò. Insieme a lei era stata rapita anche un'altra, una
con cui ai tempi della scuola Michelle litigava praticamente tutti i giorni, Lisa
ma non arrivarono mai allo scontro, perchè c’era sempre stato Gates a separarle
giusto in tempo. Michelle era convinta che lui appoggiasse Lisa e per questo
motivo hanno sempre litigato, quando poi, in quella situazione, Syn non trovò
Michelle, ma Lisa e la liberò fu la goccia che fece traboccare il vaso e
Michelle lo ha lasciato. Lei c’è stata malissimo e continua a starci male,
infatti evita tutte le feste a cui c’è la remota possibilità che lui partecipi”
“Anche Syn è stato malissimo. Era diventato intrattabile, per quel poco che
stava a casa. Non lavorò più per tre mesi e li passò in giro a bere. Quando
tornava a casa puzzava in una maniera assurda e puntualmente sveniva da tutte
le parti. Più di una volta è andato in coma etilico. Se non ci fossi stata io
sarebbe morto almeno una decina di volte in quel periodo. Era dimagrito perchè
non mangiava quasi più e anche i muscoli erano del tutto andati. A quel punto
mia madre lo prese per i capelli, gli diede una lavata e se lo portò i Africa a
fare missioni” disse Earth, ridendo sul finale, ma quelle parole avevano rievocato
il ricordo ancora bruciante. Syn le doveva davvero la vita.
“Ehi
scricciolo!” Shad le incasinò i capelli (più di quanto già non lo fossero) e la
strinse con un braccio “Quanto tempo che non ti vedevo. Sei cresciuta!”
“Scherza tu, mi fai sempre più paura” disse guardando le sue enormi braccia
tatuate. Al confronto Synyster era filiforme.
“Naa, non è di lui che bisogna avere paura, eh Earth?” disse una voce a
lei nota “Matt!” Earth si alzò e lo abbracciò.
C’è
da dire che fino a qualche tempo prima Earth aveva una mezza cotta per
Matt, ma
le era già passata prima che non conoscesse Ronnie. “Ciao
Hippie, come te la
passi. È questo cos’è?” Matt fu il primo ad
accorgersi dal tatuaggio di Earth
“Fresco fresco, ha qualche ora, ti piace?” “E’
spettacolare, questa è opera di
Fredd, vero?” “Si, proprio lui” “Ma è il
tuo primo tatuaggio?” “Si” “E’ bello
grosso per essere il primo!” Constatò Shad “Syn il
primo se lo fece alla stessa
età” disse Gena “Si, ma fu un numero, non un
Caravaggio gotico” disse Shad
scherzando. “Complimenti, anche se Syn non si merita tutti questi
soldi” disse
Matt osservando la scritta “Lo so, infatti lo ha pagato
lui” scoppiarono tutti
a ridere
“Cosa
c’è di così divertente, sister?” Gates buttò le braccia una sulla spalla di
Earth e una su quella di Matt “Niente, osservavamo il primo tatuaggio di tua
sorella, ma anche tu ne hai uno nuovo a quanto vedo” disse scrutando lo scollo
della maglietta “Già. Ha si e no un ora, ti piace? Sempre il caro buon vecchio
Freddy” “Niente da fare, più passa il tempo e più migliora” disse Matt allargando
la maglietta di Syn per vedere bene il tatuaggio che a stento si intravedeva
“….Black Earth…. saresti tu?” aggiunse
voltandosi verso Earth.
Lei
si limitò ad annuire, mentre beveva una sorsata di birra, il fondo alla stanza
c’era un corridoio (anch’esso pieno di gente) e in questo corridoio Earth vide
un braccio tatuato molto familiare.
Sputò
la birra in faccia al fratello che stava vicino a lei e a direzione del
corridoio “Ehi, ma che cazzo fai?” “Scusa” Senza nemmeno guardare il fratello
che provava ad asciugarsi o gli altri che ridevano, Earth lasciò cadere la
birra che si frantumò al suolo e corse nel corridoio.
Arrivò
subito alla fine, non era molto lungo, si guardò in torno e lo vide. Non si era
sbagliata era lui. Gli corse incontro e lo abbracciò. Lui la riconobbe subito e
la abbracciò. Affondò il naso nei suoi capelli “Ehi, ciao” le disse dolcemente
“Ciao” in mezzo a tutto quel vociare e la musica tutta sparata, Ronnie
continuava a dondolarla dolcemente. “Usciamo di qui che non si capisce niente”
la prese per mano e non la lasciò fino a che non furono abbastanza lontano da
tutto quel trambusto.
Questo
garage era su una collina isolata, dalla quale si vedeva tutta la città. Si
sedettero sull’erba fresca. Continuavano a sentire la musica e il vociare, ma
almeno adesso non copriva anche i pensieri. “Che ci fai qui?” “Mia zia” “Era là
dentro?” “Si, è salita sul palco. A quanto pare il bassista è un suo amico e il
cantante qualcosa di più… vabbè affari suoi” disse scrollando le spalle “Ma tu?
Che ci fai qui?” chiese lui curioso “Io, caro mio, faccio parte dei vip. Ero
nel retro e forse anche con chi ha organizzato tutto. Sappi che la maggior
parte delle persone che sta a queste feste sono tutte con dei poteri e che non
arrestano mai nessuno, perché usano degli schermi protettivi antisuono, messi
appunto da loro stessi durante il periodo scolastico. Mi chiedo come facciano a
guadagnarci con queste feste” “Guarda che si paga l’ingresso e anche eventuali
consumazioni, ma tu sei un vip, per te è tutto gratis” disse scherzando “Forse
si, vabbè tranquillo, da questo momento in poi non paghi più nemmeno tu” disse
ridendo “Beh, grazie” “Figurati” Earth prese il suo braccio e se lo passò
attorno alle spalle. Ronnie passò un dito sul suo tatuaggio ripercorrendo tutto
il disegno “Regalo di mio fratello. L’ho fatto oggi. Lui se n’è fatto uno con
il mio nome” “Davvero bello, per caso lo hai fatto da un tipo che si chiama Nikky?
Giù alla stazione?” “No, da Fredd, ha un negozio poco fuori dal centro. A
quanto o capito tutti gli amici di mio fratello vanno da lui” “Beh, è davvero
bravo” “Si, lo so” fece una pausa e cambiò discorso “Qualche volta devo
conoscere tua zia” “E io dovrei conoscere tuo fratello. Non penso possa essere più
tenebroso di tuo padre o di te arrabbiata” “Ahaha!! A quanto mi hanno detto io
faccio davvero paura, ma nemmeno mio fratello scherza, sappilo” “Beh, speriamo
bene” “Se vuoi andiamo adesso” “Mmm, meglio un'altra volta” “Dai, non ti fa
niente. E al massimo lo trattengo io” “No davvero, conoscerlo, qua, così, non
mi piace. Meglio di giorno, alla luce, in un luogo pubblico e non così
affollato, in cui tutti possono vederci” Earth gli diede un colpetto sul torace
“Smettila! Non è così pericoloso, come sembra” “Nemmeno tu sembri pericolosa, e
invece…” la prese sotto il mento e la baciò. Mentre erano in quel momento tanto
dolce e i sensi di Earth erano totalmente offuscati, senti che le labbra di
Ronnie si allontanavano, che Ronnie si allontanava e in modo brusco. Aprì gli
occhi “Ehi tu! Giù le mani da mia sorella!” Syn teneva Ronnie per la maglietta
sollevato da terra. Ronnie lo guardò intensamente negli occhi. Il pugno partì
lo stesso, ma non così forte come aveva programmato Gates.
Earth
si fiondò sul fratello. Gli tolse Ronnie dalle mani e buttò il fratello a
terra. “Mi dici che cazzo fai?” Con un salto Syn fu di nuovo in piedi “Che
cazzo fai tu! Che hai bevuto? Come ti è venuto in mente di andare con uno
sconosciuto?!” “Certo perchè poi tu Heidie la conoscevi. Come conoscevi,
Coraline, Caroline, Marie, Nikki, Kristen, Angie e tutte le altre di cui
nemmeno conosco il nome, la lista è bella lunga Syn” “Non è il momento di
parlare di me e di quello che faccio” “Oh si invece, tu mi stai rinfacciando
una cosa non vera! Io lo conosco!” “Ah si, e chi è?” “Il mio ragazzo!” Syn
rimase spiazzato “Il tuo cosa…?” “Già a differenza di te sono in grado di avere
un rapporto stabile con una persone per più di una nottata!” Earth lo mandò a
fanculo e si avvicinò a Ronnie che era seduto a terra. Continuava a toccarsi il
naso da cui fuoriusciva un bel po’ di sangue “Beh, non è andata male, sono
ancora vivo” provò a scherzare lui, la bocca era inondata da un fiotto di
sangue che usciva dal naso . “Togli la mano, fammi vedere” “Mi sa che è rotto e
poi mi sento uno strano segno vicino al naso” “Ti ha lasciato il segno con
l’anello. Togli le mani, ci penso io” Earth chiuse un attimo gli occhi e
avvicinò la mano al naso di Ronnie, ma senza toccarlo. Ci volle meno di un
secondo e il suo naso e la sua guancia tornarono a posto.
“Ci
sei?” “Si, grazie” si misero in piedi. Vicino a Syn c’era anche Matt “Mi
dispiace, ma non sono riuscito a fermarlo” “Matt, non è detto che abbia sempre
bisogno di una balia. Gli basterebbe usare un minimo del cervello che ha”
“Earth io…” “Tu niente. Vedi di non fare rumore quando rientri io me ne vado”
“Earth..” “Matt grazie per la bella serata e scusati, per favore, da parte mia
con gli altri se non vi ho salutato in modo decente ok?” annuì “Certo, figurati”
“Ronnie hai la macchina?” “Si, ma un attimo che lascio le chiavi a… no forse
non le servono” ci ripensò “Mi accompagni?” “Certo” sorrise dolcemente, le
prese la mano e se ne andarono.
Durante
la notte Earth venne svegliata da la voce di una persona che lei conosceva
bene. Si rese conto di avere un braccio addosso e una mano sulla spalla, ma non
poteva essere quelle di Ronnie. Lui l’aveva riaccompagnata a casa e dopo un
bacio della buona notte (e ripensò alla scena di lei pressata contro la
macchina e delle sue mani sul viso e sulla coscia) se ne era andato. E poi
erano troppo grandi per essere di Ronnie. Earth riconobbe i tatuaggi. Si voltò
e trovò la faccia di Gates. Lui dormiva beatamente, con la bocca aperta e
russava pure un po’. “Earth… Ronnie…. *Gnam gnam* no non te ne andare, scusa
scusa” stese un braccio e poi glielo fece cadere addosso.
Si,
Synyster parlava nel sonno, quando non russava. Era presto, così abbracciò suo
fratello e ricominciò a dormire. Synyster faceva sempre così quando litigavano
e lui si sentiva in colpa. Anche Earth aveva cominciato a fare così quando era
colpa sua, anche se questo accadeva più raramente, certo.
Verso
le otto si sentì stringere troppo e Synyster ricominciò a parlare “Oh Michelle,
piccola…” a quel punto Earth lo spinse e lo fece rotolare per terra, fuori dal letto.
Gates
si alzò appena toccò terra “Che è successo?” “Syn, io non sono Michelle”
“Perché? Che ho fatto?” “Penso che tu abbia provato a baciarmi” “Oh, scusa
Earth” si sedette a terra e si passò una mano fra i capelli scombinati,
guardando attorno.
“Ti
manca parecchio, eh?” Syn poggiò la nuca sul letto fissò il soffitto e poi
chiuse gli occhi “Si, mi manca sempre di più. Io speravo ci fosse, almeno per
rivederla di sfuggita, vedere che sta bene, che è felice” “Syn non è felice.
Non riesce ad avere un rapporto stabile con un ragazzo. È penso di sapere il
perché. E penso che lo sappia anche tu” “Uff…. ma non so che fare… è così
testarda, non mi ha mai voluto ascoltare” “Senti ma chi è Lisa?” “Un esaltata
che mi ha sempre sbavato dietro, solo che per non essere sgarbato non l’ho mai
mandata a fanculo. Anche se penso proprio che avrei dovuto farlo….” Earth
poggiò la testa su quella del fratello “Su, lattina. Non fare così. Ieri ho
parlato un po’ con Gena” “Si lo so, ti ha raccontato tutta la storia” “No, mi
ha raccontato quello che sapeva lei. È diverso” Syn sghignazzò “Sei troppo
sveglia, sai? Io alla tua età non ero così” “Syn, tu non sei così adesso,
figurati dieci anni fa” sperava di infastidirlo, così per distrarlo un po’, ma
lui non fece altro che sorridere in modo malinconico e continuare a fissare il
vuoto.
“Dovrei
chiederti scusa, e dovrei chiedere scusa anche a Ronnie. Quel ragazzo è bello
potente” “Ma se gli hai rotto il naso ieri sera” “Si, ma la mia intenzione era
di staccargli la testa. È stato lui a manipolare la mia mente e farmi sfogare
solo con quello” “Quindi vuoi dire che si è fatto colpire a posta?” “Penso che
se avesse voluto avrebbe potuto farmi alzare i tacchi e andarmene in Cambogia
senza problemi” “Bah, quel ragazzo è tutto strano” e ricadde sul letto “Per
questo ti piace così tanto?” “Bah, non lo so…” “Senti, so che è una domanda
indiscreta, ma avete già…” “No, non ancora. Lui vuole fare le cose con calma”
“Sei la sua prima ragazza?” “No, non vuole che io bruci le tappe. Lui sta
mooooolto più avanti di me a quel livello” “Ah beh….” “Syn non rompere, guarda
che lo so che ti scopi qualunque ragazza ti si strusci vicino” “Ehi, non
parlare così a tuo fratello” la rimproverò scherzando “Ma è vero!” “In effetti
si… vabbè nella vita bisogna fare esperienza, no? haha”
Earth
fece una pausa e cambiò tono “Syn, ma chi è stata la tua prima ragazza?
Michelle” “No, si chiamava Roxanne. Ero al primo anno e lei era di due anni più
grande di me e per lei fui un giochino. Mi incontrò una sera in un bar e…”
sorrise forse ricordando qualcosa di indicibile a una sorella “..Però non fu
male come prima volta… Poi ce ne fu un’altra, sempre più grande, Annette. Poi
qualcosa da incontri di una notte e poi Michelle, ma con lei fu la mia prima
volta davvero” mise una strana carica nell’ultima parola
“Tu
per lei eri il primo?” “Si.. abbiamo la stessa differenza che avete tu e
Ronnie. Sappi che se lui ti piace davvero e lui prova la stessa cosa per te,
sarà bellissimo, altrimenti non varrà niente, ma almeno avrai perso la
verginità in modo –spero- tranquillo” fece una pausa guardò di nuovo il
soffitto, continuava a fissare i poster e finalmente li guardò davvero “Ma tu
sul serio ascolti De Andrè?” “Si, perché?” “Perché io non ti ho mai passato
niente di lui” “Syn, devi capire che tu non sei il mio unico contatto con la
musica italiana” “Ed anche questa volta: hai ragione! Mi sento da fottere ad
avere sempre torto con una ragazzina” “Ma questo è il mio scopo nella vita:
vegliare su di te e farti sentire da fottere perché non vali una cicca al mio
confronto” “Hai ragione, tu non sei una testa di cazzo….” Si alzò uscì dalla
stanza e poi tornò subito con le sigarette e un posa cenere. Se ne accese una.
Dopo qualche tiro Earth gliela prese e fumò.
“Sai
che questa roba ti fa male” disse lei mentre espirava fumo “Guarda che nemmeno
a te fa bene, anzi!” “No caro, a me non fa niente perché spesso e volentieri mi
disinfetto i polmoni da tutto il catrame” “Dovresti farlo anche a me” disse
mentre se ne accendeva un’altra. “Ok girati qua” si voltò verso di lei. Lei fissò
un attimo il tuo torace “Vuoi vedere cosa ci caccio dai tuoi polmoni?” “Si,
sono curioso” Earth aprì la mano. Via via si formò una pallina. Si poteva
chiudere in una mano, ma comunque c’era. Era nera e dall’aspetto appiccicoso
“Bleah, che schifo” “Già, non te li ho puliti del tutto perché altrimenti alla
prossima tirata svieni” “Grazie” continuò a fumare e a guardarsi in torno nella
stanza. Si mise pure a vedere le foto.
Finito
di fumare spense la sigaretta nel posacenere e scompigliò i capelli della
sorella “Io vado a fare una doccia o vuoi farla prima tu?” “Sai, che per me la
vasca è un optional” “Come non detto” lui uscì e andò in camera sua.
Earth
chiuse la porta e praticamente si lavò lì, non schizzò una goccia d’acqua da
nessuna parte. Ci mise due minuti. Si materializzò i vestiti addosso, si
sistemò i capelli (oggi neri che via via si schiarivano e le punte erano biondo
platino, belli lunghi fino alla schiena, ma tutti scalati, senza ciuffo) e
scese al piano di sotto. Preparò la colazione: pun cakes (che Syn adorava) e
furono pronti giusto un secondo prima che lui scendesse dalle scale. “Oh! Ma
che sorellina modello!” “Se non riuscissi a farli senza muovere nemmeno un
dito, non ne avresti mai visto nemmeno uno” “Graaaaaazie” disse lui scherzando.
Si
sedette al bancone e cominciarono a mangiare.
“Oggi
hai qualcosa da fare, Syn?” “Si, devo andare a chiedere scusa al ragazzo di mia
sorella” “Posso venire anche io o è una faccenda fra uomini” “Meglio che vieni,
non conosco la strada” “Perfetto, appena abbiamo finito andiamo” “Controlla se
è in casa” Earth si concentrò un attimo.
“Si,
e non ha intenzione di uscire. Fra parentesi, gli fa ancora male il naso”
“Come? Ieri sera non glielo hai rimontato bene?” “Certo che gliel’ho rimontato
bene, ma se non ricordi, quando si tratta di qualcosa di rotto comunque ci
vuole una giornata per saldarsi del tutto. Forse avrei dovuto fargli una
fasciatura…” “Tranquilla, appena ti vedrà gli passerà tutto. È quando vedrà me
che ci sarà da divertirsi”.
Finito
di mangiare si infilarono nella macchina di Synyster e partirono “Non facciamo
prima a muoverci come faccio io di solito? Ci metteremmo un nanosecondo” cominciò
Earth “Nell’aria? Così vomito tutto tipo come quando sono ubriaco fradicio? No
grazie” “A proposito, com’è che stamattina non hai vomitato?” “Semplicemente
perché ieri sera ho bevuto si e no una birra. Dopo che ve ne siete andati ho
preso la macchina e mi sono messo a fare giri a vuoto, poi ho fatto rifornimento,
in modo da potervi dare un po’ di tempo per stare da soli. In effetti ieri sera
avevo quasi paura di entrare in camera tua, infatti prima ho controllato se
avvertissi presenze diverse o se sentissi più di un respiro. Solo quando sono
stato sicuro che c’eri solo tu sono entrato” “Syn, non lo avrei mai fatto”
disse lei in modo convincente, ma Syn non ci cascò “Earth guarda che quando
menti il tuo battito cardiaco cambia e io lo sento” “Ok, io gli avevo chiesto
di salire, ma è stato lui a dire che non era il caso perchè c’eri tu e che un
naso rotto gli bastava” “Sicura che il tuo ragazzo non sia gay? È troppo
educato” “Tranquillo, ne sono sicura” “Se lo dici tu…” la radio passava una
bella canzone (Walk, dei Pantera), si misero a cantare tutti e due e la smisero
di parlare.
Non
ci misero molto per arrivare. Quando Ronnie vide Earth davanti alla porta stava
per prenderle il viso fra la mani quando si rese conto di Gates. Si limitò a
sfiorare la mano della ragazza e a guardarla negli occhi. “Fate pure, io
osservo il paesaggio intanto” Syn si girò e Ronnie baciò Earth, come avrebbe
voluto fare poco prima. Synyster si sforzava di non ridere o sbuffare, continuava
a fissare il “paesaggio” senza guardarlo sul serio. Quando si separarono Gates
si girò verso di loro.
“Ciao,
io sono Synyster. Ma puoi chiamarmi, Syn, Gates come ti viene” “Io sono Ronald,
ma chiamami Ronnie perché Ronald non si può proprio sentire” disse lui
scherzando.
Syn
sorrise “Bene, fortunatamente non ce l’hai con me” “Entrate” li fece passare.
Li fece sedere sul divano e lui si sedette sulla poltrona di fronte. “Syn, io
mi sarei comportato nello stesso e identico modo. Non sapevi le cose come
stanno e quella festa era un po’ fuori controllo. Senza rancore” gli sorrise di
nuovo “Bene mi fa piacere il fatto che tu non sia un coglione” “Vale la stessa
cosa per me” disse Ronnie scherzando “Adesso, scusate ragazzi, m io ho un paio
di cosucce da sistemare. Hippie, ricorda che mamma e papà arrivano oggi
pomeriggio. Io vado” “Syn dove vai?” “A riprendermi la mia ragazza” “Gates non
fare stronzate” “Spero di no...” e uscì fuori dalla porta.
Ronnie
andò a sedersi vicino a Earth e la mise un braccio intorno alle spalle. Lei
poggiò al testa sul suo torace “Bah, mio fratello è tutto strano” “Beh, rimane
sempre e comunque tuo fratello: lo strano sarebbe stato se lui fosse stata una
persona normale” “Ehi, che intendi dire?” disse lei scherzando e lui ridacchiò
“Niente” “Ma tua zia?” “Sarà da qualche parte con qualche uomo” “Non ti
preoccupi per lei?” “Un po’, ma sa badare a se stessa” “Come va il naso” “Bene,
non mi dà più fastidio” “Ha detto Syn che se tu avessi voluto avresti potuto
fermarlo” “Un po’ l’ho fermato, ma ho preferito farmi colpire quella volta,
perchè conoscendoti (e immaginandomi il suo carattere) sarebbe venuto un'altra
volta solo per rompermi il naso” “hahaha! Tu sei tutto pazzo!” “Forse si,
altrimenti non starei con una ragazza che potrebbe sgretolarmi da un momento ad
un altro” “Tu vedi di non farla incazzare, questa ragazza, e non ti succederà
mai niente” Le passò un dito sulle labbra e smisero di parlare.
La
macchina non correva più del solito, anche se il cervello di Syn si.
Era
determinato, voleva parlare con Michelle per risolvere la situazione. Sperava
che abitasse ancora dove abitava due anni fa, l’ultima volta che l’aveva vista.
Michelle e Valary ufficialmente vivevano insieme, ma Valary ormai passava molto
poco tempo a casa, visto che stava quasi sempre con Shad.
Le
due sorelle hanno una storia un po’ complicata. I genitori sono persone
normali, senza poteri, ma i nonni materni no. Il loro nonno era stato uno degli
eroi più potenti del precedente millennio e anche la nonna era stata molto
potente. Le sorelle avevano, però preso solo dal nonno, i cui poteri si erano
divisi fra le due.
Erano
gli esatti opposti. Michelle poteva utilizzare e dare forza, potere e poteva a
sua scelta ridare la vita. Valary invece prendeva, risucchiava potere e poteva
a sua scelta dare una morte indolore.
Per
loro non era una scelta, loro dovevano usare i loro poteri, altrimenti
sarebbero prima impazzite e poi morte, come era capitato al nonno quando era
andato in pensione.
Valary
trovò la sua salvezza in Shad, troppo potente per poter controllare da solo i
suoi poteri. Li fecero incontrare quando erano piccoli, per cominciare da
subito le “Sedute” (diciamo così) di autocontrollo. A furia di stare insieme si
conobbero, parlarono e divennero, prima grandi amici e poi si innamorarono.
Michelle invece fin da piccola la portarono in ospedale, grazie all’aiuto di un
medico poteva entrare in contatto con dei malati gravi e guarirli.
Poi
quando conobbe Syn cominciò a incanalare i suoi poteri per “controllarlo”
(praticamene quando litigavano finivano a mazzate, anche prima di mettersi insieme),
ma continuò comunque ad andare in ospedale. Anche Valary, spesso andava con
lei, alcune persone proprio non ce la facevano più e ormai vecchie preferivano
morire in tranquillità. Oltre a questo tutte e due esercitavano anche come
eroine, ma non a tempo pieno come faceva Syn o gli altri ragazzi.
Syn
parcheggiò la macchina a un po’ di distanza dalla casa. Voleva sgranchirsi un
po’ le gambe.
Camminare
per quelle strada non gli fece proprio bene, ricordò tutte le volte che ci era
passato, quando andava a prenderla e quando l’accompagnava. Lì non si erano
dati il primo bacio, ma se ne erano dati tanti altri. Quando arrivò davanti
alla casa esitò un attimo. Poi strinse il pugno.
“Syn,
devi farlo. Sei un uomo o un bambino?” disse ad alta voce. Senza pensarci più
suonò il campanello. Ripensò a quello che doveva chiederle e a quello che lei
le avrebbe quasi sicuramente chiesto, ma prima che potesse ripassare tutto
Michelle andò ad aprire e lui rimase incastrato nel suo sguardo triste e
sorpreso. Neanche lei riusciva a distogliere lo sguardo dai suoi occhi scuri.
Dopo
più di due minuti Michelle riprese il controllo e si schiarì la voce “Synyster”
Gates sentì qualcosa di strano quando lei pronunciò il suo nome.
Ricordò
tutte quelle volte che gliel’aveva sussurrato nella notte, fra le sue braccia
mentre….
“Em….
ciao, Michelle. Posso entrare?” “Em, si. Vieni” si sposto e lo fece entrare. Si
sedette al tavolo della cucina. Poggiò la mano sul tavolo e sentì un segno
sotto le dita. Sorrise malinconico. Quel segno ce l’aveva fatto lui, con la
fibbia della cintura, una delle volte che erano stati presi dalla passione
improvvisa.
“Vuoi
del caffé?” “Si, grazie” prima che potesse dirglielo lui, Michelle l’aveva già
zuccherato a sufficienza. Glielo portò nella solita tazza blu con la faccina
sorridente. Sembrava non fosse cambiato niente.
“Allora, che ci fai qui?” “Niente, volevo solo
sapere come stavi” “Sto bene. Tu?” “Per niente. Mi manchi” non era mai stato
così onesto nel dichiarare i propri sentimenti.
“Beh,
mi dispiace ma non è colpa mia” “Già…” “Syn, ma voglio solo capire una cosa,
come facesti a guardarmi in faccia e passare avanti come se non fosse niente”
“Michelle io non ti vidi. È la verità e lo sai. Come avrei fatto a preferire
salvare una grandissima rottura di cazzo invece de… di te?” avrebbe finito la
frase con “ invece dell’unico amore della mia vita”, ma si fermò… forse era un
po’ troppo.
“Non
lo so, e continuo a chiedermelo. Mi da fastidio il fatto con tu continui a
mentire” “Il fatto è che non sto mentendo!” disse come aveva già fatto milioni
di volte “Syn non voglio litigare, non ne ho più forza” “Nemmeno io… volevo
solo.. parlare. È un po’ di tempo che non parliamo. Anche prima che ci
mettessimo insieme parlavamo e mi manca” “Anche a me” sorrise fissando il
tatuaggio sulla mano di Synyster. Quando l’aveva fatto lo aveva accompagnato
lei, come tante altre volte ancora. “Allora, cosa fai adesso? Vai sempre in
ospedale?” “Si, altrimenti non so come fare. Anche se ogni tanto io e Shad ci
picchiamo. Tu invece, fai l’eroe a tempo pieno, eh?” “Si, non ho di meglio da
fare. Oltre a suonare” “E bere” disse scherzando “Si, in effetti si. Ti sei
fidanzata?” “Niente di serio, solo storielle così…” “Idem” fecero una pausa.
“Syn,
perché lo fai?” Syn aveva capito a cosa si riferiva “Non posso sopportare
l’idea che mi odi o, peggio, che tu mi dimentichi. Sappi che per te ci sarò
sempre. Anche se non mi ami. Ma non esiste solo l’amore, no? C’è anche
l’amicizia. Possiamo picchiarci lo stesso” concluse ridendo “Frequenta chi
vuoi. Io non dirò niente, voglio solo esserti amico. Un buon amico, come una
volta. Possiamo ancora esserlo, no?” “Syn non saprei… dopo tutto quello che…”
fece una pausa guardò il tatuaggio sul suo braccio. Sbruffò
“Sono
una stupida e soffrirò di nuovo. Ok, ci sto. Ma tu non intrometterti con un
qualsiasi ragazzo e io non farò lo stesso, ok?” gli offrì la mano. Lui la
guardò sorridendo e poi la strinse “Affare fatto. Adesso ti va di andare a
prendere un gelato?” “Da Jerry?” “Naturale” Michelle sorrise e uscirono fuori
tutti e due sorridendo. Si infilarono nella macchina.
Scherzarono
e risero per tutto il tempo, proprio come quando avevano quindici anni.
Mangiarono un gelato e ci mancò poco che non venissero cacciati (per l’ennesima
volta) perché si tiravano i confetti di guarnitura. “Sai che nel garage ho
trovato una cosa?” disse Syn quando si rimisero in macchina “Cosa?” “Aspetta e
vedrai” “Non è quello che penso?” “Non saprei..” disse ridendo.
Andarono
al parco di skate “Aha! Avevo ragione allora!” “Direi di si..” uscirono dalla
macchina. Syn aprì il portabagagli e ne tirò fuori due skate, due caschi e le
protezioni per una persona. “Non ci posso credere. Sono anni che non lo vedevo”
“Se non sbaglio sono… cinque anni? Che non veniamo qui” “Da quando mi ruppi la
gamba” Syn si tolse la giacca e gli occhiali da sole e li mise in macchina. Il
casco non lo mise, altrimenti si rovinavano i capelli.
“Allora,
che ne pensi?” alzando quel sopracciglio in modo assurdo e facendo una delle
sue solite facce di cazzo “Che tu sei totalmente fuori di testa” “Lo so. Dai
andiamo” Michelle prese lo skate e il casco e andarono, poi obbligò Synyster a
mettere il casco che a malincuore obbedì. Non c’era quasi nessuno, perchè era
in orario scolastico. Cominciarono a scorrazzare da una parte all’altra.
Caderono
tutti e due un’infinità di volte e continuavano a ridere. Sembrava quasi che
non fossero mai saliti su uno skate. Dopo due ore cominciarono un po’ di
miglioramenti.
“Bah,
non siamo più in grado” disse Syn buttando le cose nel portabagagli “Ahahaha!!
Non mi divertivo così da anni!” “Nemmeno io” si voltò verso di lei “Ma ti sei
fatta male?” “Naa, non è niente. È solo un graffio” era una ferita
superficiale, sul polpaccio “Ah, non ho niente per medicarti” “Tranquillo ci
penso a casa” “Sicura?” “Syn lo sai che non sono facilmente impressionabile.
Però dobbiamo rifarlo” le brillavano gli occhi come a una bambina in un luna
park “Naturale, è stato troppo divertente. E poi dobbiamo allenarci. Facciamo
davvero schifo. Pensare che prima vincevi pure delle gare, mi chiedo che fine
abbia fatto il tuo talento” “Me lo chiedo anche io. A quanto pare lo skate non
è come la bicicletta” “Già. Andiamo?” “Si, andiamo” la riaccompagnò a casa.
Scese anche lui dalla macchina prese skate casco e protezioni e gliele diede
“Tieni, ed esercitati. La prossima volta vediamo di fare meno schifo di così,
va bene? Altrimenti non ti ci porto più” “Va beeene. Ciao Syn” “Ciao Miky” e se
andò in macchina.
Prima
di essere troppo lontano si girò: Michelle guardava ancora la macchina e
sorrideva.
Syn
andò a casa, dove trovò Earth “Hei Hippie, come mai già a casa?” “Syn, guarda
che sono le tre. Ma che hai combinato?” osservò i capelli appiccicati in testa,
i vestiti sporchi e il pantalone strappato, quando quella mattina era integro
“Oh cavolo! Io vado a fare una doccia. Ti racconto dopo”.
Syn
scese venti minuti dopo, con i capelli bagnati e pettinati indietro. “Allora,
che hai combinato?” “Sono andato da Michelle, abbiamo parlato e deciso di
essere amici. Poi ci siamo comportati come quando avevamo la tua età. Siamo
andati prima a prendere un gelato e poi a fare skate” “Ma se non prendi lo
skate da anni” “Per questo mi sono ridotto uno schifo. È stata la giornata più
bella della mia vita da quando mi ha lasciato” “Beh, spero per te che finisca
bene” “Lo spero pure io. A te come è andata con Ronnie?” “Vuoi i particolari?”
“Forse è meglio di no..” sorrise “E’ andata bene, abbiamo parlato un po’…. Poi
basta” “Tanto ho capito” “Ok. Sai a che ora arrivano?” “No, nemmeno tu eh?
Vabbè fa niente. Sono felice! Estremamente felice!” “Bene, meno male. Perché
papà sembra estremamente incazzato” a quel punto la porta si spalancò e entrò Warren
incazzato nero con la valigia dietro. La buttò atterra è sbraitò.
Dietro
di lui entro Elisabeth molto più calma ma annoiata dalla rabbia del marito “Oh
ciao ragazzi!” “Ciao mamma!” Syn gli prese la valigia e la abbracciò “Oh adesso
si che sei mio figlio. Come mai questo atto caritatevole verso i tuoi capelli?
Ti sei stancato di fargli sfidare la forza di gravità?” “No, ho fatto una
doccia e non avevo voglia di asciugarli e alzarli. Mi sei mancata” “Dai su, che
hai venticinque anni, non fare il bambino” “Ma io non faccio il bambino, faccio
il figlio affettuoso” disse sbatacchiado le ciglia e aprendo un sorriso a
trentadue denti “Ok figlio premuroso, porta queste sopra” disse alzando a
fatica le due enormi valigie. “Ok” Syn le sollevò come se non pesassero più di
due chili e le portò al piano di sopra “Ciao mamma!” “Ciao Earth” disse
abbracciandola rapidamente “Ma cosa è successo a papà?” “Niente, lo sai com’è
fatto” si sentì il rumore di qualcosa che cadeva e Warren che imprecava.
“Senti, fate una bella cosa. Adesso vi preparate e tu e Syn uscite, ok?” “Mamma
ma…” “Vuoi avere a che fare con tuo padre incazzato così?” Earth ci pensò un
attimo “Vado a dirlo a Gates” si materializzò al piano di sopra in camera dei
suoi genitori e terrorizzò il fratello “Porca miseria mi fai venire un
infarto!” “Male che va ti rianimo. Senti… ti va di uscire?” “Oggi volevo stare
a casa…” Warren urlò di nuovo “Un secondo che mi preparo e siamo fuori. Che ne
dici se prendiamo gli strumenti e ce ne andiamo da Matt?” “Perfetto” Syn andò ad
asciugarsi i capelli e Earth andò a mettere il basso nella custodia e sistemò
pure la pedaliera. Riavvolse il jack e mise tutto nella borsa.
Matt
viveva in una casa enorme, ereditata dal nonno che gli aveva anche lasciato dei
palazzi con degli appartamenti che lui teneva in affitto e anche delle grosse
azioni. Di tutto si occupava il fratello contabile a cui erano state lasciate
le stesse cose più qualche altra cosa che a Matt non interessava.
Lui
si limitava a vivere e all’occasione fare l’eroe (lavoro molto ben retribuito).
Aveva una stanza bella grossa insonorizzata con muri di Marshall e strumenti di
tutti i generi che ogni tanto suonava. Aveva anche un piccolo studio di
registrazione.
Anni
fa Synyster, Shad e Zacky suonavano in gruppo e andavano anche abbastanza bene,
facevano serate e ci guadagnavano anche qualcosa. Matt era il produttore e
manager.
Il
gruppo si sciolse quando il batterista e il bassista morirono in un tragico
incidente d’auto. Non vollero trovare dei sostituti e visto che era solo un
passatempo e nessuno ci credeva seriamente si sciolsero, ma ogni tanto si
ritrovavano e suonavano insieme per divertimento. In questi casi Earth faceva
da bassista e Matt da batterista. Andò a prendere anche la chitarra e la
pedaliera di Synyster e portò tutto in macchina. Rientrò dentro per aspettare
il fratello e si trovò con il padre continuava ad urlare.
Né
Synyster e né Earth avevano un carattere facile, ma questi caratteri così
pericolosi venivano fuori solo in rarissimi casi di cui però la polizia si
ricordava bene. Syn era anche stato arrestato un paio di volte, per risse
stupide. Una volta si fece pure una nottata di prigione. Di risse ce ne erano
state molte altre e anche peggiori, ma in molte nessuno aveva fiatato e ne
erano usciti solo un po’ ammaccati di loro.
Mentre
Earth chiamava Matt, Syn avvertì Shad e Zacky. Finito di parlare a telefono
corsero fuori e si infilarono in macchina. Buttarono sui sedili dietro i
borsoni con il cambio per il giorno dopo “Ma che diamine è successo?” Earth
chiese “Non ne ho la più pallida idea, ma mi sa che stasera rimaniamo a dormire
da Matt” “Mi sa pure a me” Earth guardò il fratello.
Aveva
messo un cappello nero con i teschi bianchi che gli copriva tutti i capelli
“Quanto tempo che non lo vedevo” “Si, non avevo voglia di spararli per aria”
Per
andare da Matt ci voleva un quarto d’ora di macchina. “Uff…. dai ti prego, ci
possiamo materializzare lì?” “No” “Ma daaaai, con tutta la macchina. Un battito
di ciglia e siamo arrivati. Sono diventata più veloce! Tu vedrai solo il
panorama dal vetro che cambia, ok? Ti preeeego” Syn girò gli occhi “Ok, ma se
vomito poi pulisci tu, e senza usare i poteri” “Fidati”. Poggiò una mano sullo
sportello e l’altra la offrì a Syn. Non fece in tempo a poggiare la mano sulla
sua che si furono smaterializzati e si ritrovarono davanti alla casa di Matt “Cavolo
sei davvero migliorata!” “Malfidato. Speravi di farti lavare la macchina
gratis, vero?” “Sinceramente si” presero le cose e andarono davanti alla porta.
Venne
ad aprire il maggiordomo “Oh salve Alfred” “Signor, Peace, signorina, quanto
tempo” “Un po’. Ci vediamo Alfred” disse Syn passandogli affianco e salendo su
per le scale.
Camminarono
un po’ prima di arrivare alla stanza giusta. Trovarono già Shad e Zacky che
montavano gli strumenti. “Ehi ragazzi” annunciò Syn “Gates, era un sacco di
tempo che non suonavamo tutti insieme, bella idea” disse Zacky sistemando la
pedaliera. Shad stava montando i microfoni e stava vedendo se funzionavano “Oh,
ma qui abbiamo anche la principesSYNa delle quattro corde. Come te la passi
scricciolo?” disse Shad “Uguale a ieri sera. Ciao ragazzi” “Ciao Earth”
risposero tutti in coro, anche Syn per scherzare.
Earth
si tolse il giubbotto e lo lanciò sul divanetto. Poi attaccò la pedaliera,
accese un amplificatore, si spostò un microfono dove preferiva e prese il
basso. Quella stanza era enorme. Matt aveva cambiato un paio di cose. Ora lo
studio e la sala prove erano una sola, quindi era molto più grande e ci si
poteva muovere abbondantemente. Prima che attaccasse il jack Matt gliene diede
uno bluethoot “Oh comodo. Grazie” “Figurati” Andò ad attaccare il jack e poi
provò il suono. Lo accordò un po’ e poi si mise a giocare un po’ con le
manopole e i pedali fino a che non trovò il suono che preferiva.
“Ok
tutti pronti?” “O yess” “Certo” “Tutto pronto amico” “Che ne dite di fare
Walk?” “Perfetto!” e cominciarono Synyster continuava a fare il cretino. Earth
si diede all’headbaging. Visti i capelli aveva un effetto spettacolare. Matt
gli fece segno di cantare e cominciò le veniva quasi da ridere. Poi Matt
cominciò a cantare insieme a lei. Dopo di quella, suonarono delle vecchie
canzoni loro. In una di queste Earth cominciò a screamare davvero come una
bestia. C’era Zacky che non l’aveva mai sentita cantare così e rimase davvero
sorpreso, tanto da perdere un paio di note.
Il
pomeriggio continuò così fra cover di guns n’ roses, pantera, dream Teather,
motorhead, molti altri e loro vecchie canzoni. Su una canzone in particolare
Syn faceva un sacco di mosse e gesti, perché in alcune parti non suonava; si
chiamava: a little peice of heaven,. A quel punto Earth si avvicinò e gli diede
una palettata in un fianco. Lui sobbalzò e la sua chitarra fece uno strano
suono.
Durante
una pausa Syn si sedette al pianoforte a muro e cominciò a suonare. Earth andò
a sedersi vicino a lui. Non sfiorò nemmeno un tasto, rimase solo a guardare le
sue mani che scorrevano sul tasti.
Era
strano quando suonava il piano. Era serio e concentrato, ma con un sorriso
appena accennato sulle labbra. Earth si fece materializzare la macchina
fotografica in mano e gli scattò delle foto. Poi ne scattò un po’ a tutti
mentre suonavano, a anche a se stessa: faceva galleggiare la macchina e faceva
scattare il tasto. Ne fece un po’.
Finito di suonare Earth prese la chitarra di
Synyster e cominciò a improvvisare. Syn prese il suo basso e la accompagnò.
Shad, che si era seduto alla batteria cominciò a improvvisare anche lui. Ne
uscì una cosa carina. Mentre mettevano gli strumenti a posto Matt disse
“Ragazzi, ho fatto registrare tutto quello che abbiamo combinato oggi. Chi
vuole una copia?” tutti con la mano alzata. “Perfetto andate di là saranno
pronte fra una decina di minuti”. Lasciarono gli strumenti là e andarono nella
sala giochi, dove c’era il tavolo da biliardo. Syn prese una mazza “Ragazzi chi
vuole fare una partita a biliardo?” lui era una specie di campione “Per essere
stracciato e sorbirsi i tuoi balletti? No, grazie” disse Zacky e Syn rimise a
posto la stecca a malincuore.
Quella
sera non c’erano feste, ma sarebbero andati in un locale “Senti Syn, io stasera
voglio ubriacarmi. Poi come facciamo a tornare?” “Ok, io rimango sobrio”
Cominciarono
a bere Jack e vodka a fiumi. Si ubriacarono tutti e due e abbracciati cantavano
I belive in a thing called love, dei darkness. E ridevano. Andarono ad ordinare
al bancone. E per arrivarci Syn si rotolò per terra trascinando con sé la
sorella. Il bello fu nell’alzarsi e ordinare. Bevvero negli enormi bicchieri di
birra scura. Si ridussero davvero uno schifo. Ad un certo punto salirono sul
tavolo e i bicchieri vennero messi in salvo per poco. Cominciarono a cantare
Walk. Matt gli fece un video col telefono. Mentre cantavano Syn cadde dal
tavolo e andò addosso a Zacky, Earth si inginocchiò sul tavolo continuando a
ridere.
A
quel punto li cacciarono dal locale.
Continuarono
a girovagare fino alle quattro.
Quando
si resero conto di che ora era Shad se li caricò tutti e due in spalla e li
portarono a casa di Matt.
Syn
vomitò da tutte le parti. Earth invece andò in bagno, sembrò che cacciasse
anche l’anima e poi uscì provando, senza riuscirci, a mantenere una certa
dignità.
Charlotte
provò a vedere se era lucida “Si, mamma Syn ha preso l’orsacchiotto. Mamma lui
russa, mi da fastidio. Uh ciao Erin! Ma tu che ci fai a casa di Matt?” “Sono
Charlotte, Earth hai presente?” “Earth? io sono Synyster Gates, sono un
chitarrista eccezionale e sono un gran figo. Vuoi sentire un assolo? Sono bravo
eh” Syn delirava come la sorella “No, la chitarra no!!! Tutto ma no la
chitarra!! No Michelle ti prego! Non spaccarmela in testa. Ti prometto che ti
regalo la collana. Non mi spaccare la chitarra” a quel puntò cominciò a russare
in coma profondo. Li misero in una camera degli ospiti con due letti singoli.
Si
svegliarono alle due di pomeriggio. Earth andò per rigirarsi una volta di
troppo e cadde dal letto. Chiamò il fratello e un secondo dopo la raggiunse sul
pavimento. “Ah Gates, che mal di testa” “A chi lo dici, ma ieri quanto abbiamo
bevuto?” “Non ne ho la più pallida idea, io non ho capito niente più quando sono
arrivata a metà bottiglia di jack” “No io sono partito alla Vodka” “Abbiamo
bevuto vodka?” “Si, e forse dopo abbiamo bevuto qualche altra cosa” “Io mi
ricordo che sei caduto dal tavolo e Shad che urlava perché gli hai vomitato
addosso” “O cribbio, davvero? Ah! Che mal di testa” erano ancora vestiti
“Cavolo devo farmi una doccia” si odorò la maglietta “Mi sono buttata la birra
addosso” “Abbiamo bevuto pure la birra? o che schifo. Com’è che non siamo
andati in coma etilico?” “Ah boh, non saprei”
Dopo
essersi lavati tutti e due scesero al piano di sotto totalmente rintronati
“Buongiorno ragazzi, caffé?” “Grazie” Matt gli offrì due tazze di caffé, di una
miscela abbastanza pesante per essere stata fatta da un americano, acqua sporca
per un italiano
“Matt
tu il caffé non lo sai fare” disse Syn dopo aver risputato nella tazza quello
che aveva bevuto. Earth sfiorò con un dito la tazza. Earth guardò intensamente
la tazza, fece uno sforzo che le sembrò immane ma riuscì a rafforzare quel
beverone
“Prova ora” Ne bevve un sorso “Ora si che è
caffé” bevvero una tazza enorme di caffé alla napoletana e solo allora sembrava
che cominciassero a riprendersi
“Matt
hai un’aspirina?” “Si, tieni” le aveva già portate giù in previsione del post
sbornia tragico. “Mi chiedo come mai non siete morti” “Abbiamo bevuto parecchio?”
“Metà bottiglia di Jack l’avete bevuta solo voi, una decina di Vodka cicchetto
e un totale di quattro birre scure grandi. Dimmi tu”. “O mio Dio. In quel bar
ci ho lasciato l’ultima missione” disse Syn battendo la testa sul tavolo e
imprecando visto come rimbombava “E non puoi nemmeno più tornarci” “Perché? È
un così bel locale” “Si, ma vi hanno cacciato. Ho un video di voi due che fate
un concerto sul tavolo. Syn tu sei caduto di testa giù dal tavolo. Ti sei
fermato su due sedie ed è rimasta la testa penzoloni fra le due sedie” “Oh
cazzo” “Ah sappi che hai vomitato addosso a Shad” “Bello, quello adesso mi
gonfia come una zampogna. Meno male che sono indistruttibile” “Earth il tuo
telefono è suonato una ventina di volte. Ieri sera hai detto di essere Synyster
Gates, eccezionale chitarrista e gran figo. Hai scambiato Charlotte per tua
madre. Prima però hai detto che Syn si era preso il tuo orsacchiotto” “Oh mio
Dio. Mica ho vomitato addosso a qualcuno?” “No, hai beccato il WC giusto in
tempo. Syn, tu invece sembravi un idrante” “Che schifo” disse Earth guardando
il fratello disgustata.
Controllò
le chiamate sul cellulare. Erano tutte casa e Ronnie, forse più Ronnie che
casa.
Andò
fuori e lo chiamò, rispose al secondo squillo “Ehi,
perchè non rispondevi?”
“Perché dormivo, mi sono svegliata poco fa”
“Hai la voce strana, è tutto ok?”
“Non proprio, ieri sera abbiamo fatto tardi e mi sono ubriacata
in maniera
spaventosa” “Immagino che adesso ti stia scoppiando la
testa” “Un po’ peggio”
“Anche Syn si è ubriacato?” “Si, ha vomitato
da tutte le parti, ti lascio
immaginare” “Bleah” “Già… adesso
scusa, ma dovrei dare alla mia voce un ché di
decente e chiamare mia madre” “Si, ma, dove sei?”
“A casa di un amico” “Mi dai
l’indirizzo così arrivo” Earth gli disse
l’indirizzo poi lo salutò e chiamò a
casa “Si ciao mamma. Noi siamo a casa di Matt, papà si
è calmato?” “Non
proprio… ma hai bevuto?” “Un po’.. senti ma
com’è che è ancora arrabbiato?” “A
quanto pare il cosiddetto “Capitan America” si è
messo di nuovo in mezzo. Poi
il servizio è stato uno schifo e non contenti invece di
ringraziarlo si sono
lamentati per i danni. Poi la tempesta e il ritardo dell’aereo
sono stati la
ciliegina sulla torta” “Oh capisco… allora? Che
facciamo?” “Se non ci sono
problemi per Matt tornate domani mattina. E stasera non ubriacatevi di
nuovo.
Immagino cosa abbia potuto fare tuo fratello.. per non parlare di te,
forse sei
anche peggio di lui” “Si, mamma anche io ti voglio bene. Ci
vediamo domani
mattina” rientrò dentro “Syn, papà è
ancora incazzato, mamma dice che dovremmo
tornare domani mattina, per trovarlo in uno stato accettabile”
“Matt possiamo…”
non lo fece finire di parlare che disse “Tu sei come un fratello
e poi questa
casa è talmente grande… potete rimanere quanto
volete” “Grazie Matt” disse
Earth “Figurati”.
Un
quarto d’ora dopo arrivò Ronnie introdotto da Alfred. Loro tre erano ancora in
cucina. Syn con la faccia appoggiata sul bancone di marmo che russava e Earth
parlava un po’ con Matt e provava a rimanere lucida. “Ehi Earth” “Oh ciao Ron”
disse lei mentre lui le spostava i capelli dalla faccia “Ronnie, lui è Matt;
Matt Ronnie” “Ciao” “Ciao. Grazie per esserti…. Occupato di loro” “Ehi!” disse
Earth “Mica è una bugia” Syn si alzò di scatto e guardò Ronnie “E tu quando sei
arrivato?” “Proprio adesso, ciao Syn” “Ciao Ron. Che ci fai qui?” “Sono qui per
te, mi mancavi. Secondo te?” disse sarcastico “Già. Comunque sei proprio il
ragazzo di mia sorella. Vaffanculo” “Grazie, Syn” in tutto questo Matt
sghignazzava. “Oh mi scoppia la testa!” disse Earth “Aspetta” Ronnie le poggiò
le mani ai lati della testa “Guardami negli occhi” le pupille di Ronnie si
dilatarono e restrinsero un paio di volte e alle fine Earth non aveva più i
postumi della sbornia “Ehi è passato. Ma come hai fatto?” “I postumi della
sbornia sono solo uno scherzo del tuo cervello. Basta ipnotizzare la tua mente
e la smette di dare fastidio” “Ronnie saresti così gentile da farmi la stessa
cosa?” disse Syn “Certo. Togliti gli occhiali da sole e guardami negli occhi”
Syn fece come gli aveva detto e le pupille di Ronnie si dilatarono e
restrinsero un paio di volte “Ok, fatto” “Cavolo, sei mitico ragazzo!” disse a
voce molto più alta in confronto a prima “Non è niente di eccezionale” si
sedette sullo sgabello vicino a Earth. Lei gli prese la mano e lo tirò “Noi vi
lasciamo, ci vediamo dopo, va bene?” disse lei. Andarono fino alla camera nella
quale avevano dormito prima lei e suo fratello.
Earth
chiuse a chiave la porta dietro di lui. Quando si voltò Ronnie già la stava
baciando, a quanto sembrava avevano avuto la stessa idea. Lei gli saltò in
braccio e lui arrivò fino al letto in cui quella notte aveva dormito suo
fratello. Non riuscivano a separarsi, fino a che lei non gli slacciò il
pantalone. Ronnie si fermò un attimo e la guardò “Non voglio farlo nel letto di
uno sconosciuto” Earth roteò gli occhi e poi sbruffò “Ronnie tu sei un po’
troppo problematico” Lui la baciò di nuovo “Mmm, ma se l’avessimo già fatto non
ci penserei due volte” le baciava il collo e le labbra in modo diverso da prima,
era più languido e caldo, più sexy. “Ah beh, allora andiamo a casa tua” “Ti
senti davvero pronta?” “Si” “Sei sicura?” Lei lo abbracciò e si ritrovarono nel
letto di Ronnie, in camera sua, sotto le lenzuola. Lui stava sopra di lei.
Earth gli sfilò la maglietta e ricominciò a baciarlo. Ronnie gli sbottonò la
camicia da uomo e di qualche taglia più grande e poi le sfilò il top di
microfibra. La sua mano scivolò sul pantalone e glielo slacciò. Lei se lo sfilò
e lo fece scivolare a terra. Poi si rese conto che la porta era aperta
con un gesto della mano troppo forte
la fece chiudere e girò la chiave. Earth gli sfilò il
pantalone e gli rotolò
sopra. Ronnie continuava a baciarla, senza guardare allungò una
mano nel
cassetto del comodino. Earth aveva capito e lo fermò
“Ronnie non serve” “Ma..
come?” “Ti dico io non serve, non rischio di rimanere
incinta” Ronnie sorrise
“Se lo dici tu” e si ridiedero al romanticismo, carezze
baci e si tolsero gli
ultimi indumenti rimasti. A quel punto però Earth si
irrigidì. Quando la mano
di Ronnie sfiorò la sua coscia del tutto nuda e sentì il
suo corpo caldo sopra
il suo. “Che c’è?” “Ronnie ho… mi
sento stupida, ma.. ho un po’ paura” “Ssh,
farò il più piano possibile. Se ti faccio troppo male
basta che lo dici e mi fermo,
non ci sono problemi” lei sorrise e si calmò un po’,
dopo qualche minuto Ronnie
sorrise “Earth, lo so che è una frase orribile, che non si
può sentire, ma devi
aprire le gambe” disse sorridendo. Le poggiò una mano
sulla coscia e
delicatamente, insieme a lei, le sposto. Continuava a sussurrarle di
stare
calma e di rilassarsi, la carezzava dolcemente, la baciava e
continuò per tutto
il tempo. Earth sentì qualcosa rompersi, dentro, ma non fu
tragico come
pensava, anzi fu quasi piacevole. Continuava a stringere le spalle di
Ronnie.
Adorava sentire il suo corpo contro il suo.
Quando
finì Ronnie le sussurrò sulle labbra “Lo vedi? Non mi è sembrato sia andato
male. Adesso se vuoi, possiamo farlo davvero” a quel punto Earth gli rotolò
sopra e questa volta fu ben diverso, continuavano a intrecciarsi, furono un po’
meno romantici, ma non per questo aveva qualcosa in meno in confronto a prima,
anzi era stato molto meglio.
Quando
la furia della passione fu spenta rimasero nel letto a sfiorarsi, parlare,
baciarsi. Ronnie le salì sopra, intrecciò le mani con le sue, la baciò, separò
le labbra dalle sue e fissandola negli occhi con uno sguardo liquido e
sorridente “Ti amo” lei sorrise e strinse la sua testa sul petto. Gli carezzò i
capelli, poggiò la testa sulla sua e a quel punto sussurrò “Anche io ti amo”.
Lui sollevò la testa, sorrise e la baciò.
Più
di due ore dopo, tornarono nella camera degli ospiti di Matt e poi scesero al
piano di sotto. Syn non c’era trovarono Matt e Charlotte che si baciavano “Oh
scusate!” disse Earth entrando “Oh Earth, no figurati. Se cerchi tuo fratello
ha chiamato tua madre e ha detto che potevate tornare. Lui ormai è già là”
“Grazie adesso vado anche io. Ha già preso tutto lui?” “Si tranquilla” “Ok
allora ci vediamo, ciao Matt, ciao Charlotte” e uscirono fuori dalla porta in
cucina. “Mi riaccompagni?” disse Earth a Ronnie “Certo” le poggiò una mano su
un fianco, con un dito nei jeans e a quel punto sorrise “Mi sa che ti sei
dimenticata qualcosa a casa mia” “Ahahahaha! Mi sa proprio di si. Che sbadata”
Ronnie poggiò la testa sulla sua “Oh figurati. Eri concentrata su bel altro”
disse con un sorriso malizioso. “Quando hai finito di darti delle arie me lo
dici” disse lei scherzando e poggiandosi alla macchina di Ronnie. Lui le si
avvicinò “Con questo di certo non sto dicendo che io ero bello lucido. Quando
sono con te non sono mai lucido, mi fai sempre impazzire, anche da vestita.
Anzi con i vestiti addosso mi fai impazzire anche di più, perché spero di
toglierteli appena possibile” “Oh beh, mi sa che per oggi basta cosi, no? Su
dai riaccompagnami” si separarono ed entrarono in macchina. Ronnie la
riaccompagnò a casa sua, la baciò senza scendere dalla macchina e se ne andò.
Earth
entrò in casa tutta tranquilla “Buongiorno papà, finalmente ci siamo calmati,
eh?” “Già, ci ho messo un po’ questa volta. Lo stress fa brutti scherzi” stava
leggendo il giornale, quando il suo cercapersone suonò “Oh che divertente, mi
aspetta un'altra bella nottata di lavoro. Yeee! Ci si vede ragazzi” disse
mentre correva nello studio che poi portava al covo “Ciao pà” dissero loro in
coro. “Salve ragazzi, come è andata in questi giorni?” chiese la mamma “Normale.
Hai visto che finalmente ci siamo fatti il nostro famoso tatuaggio?” disse Syn togliendosi
la maglietta. Mentre Gates si fece osservare dalla madre, squillò anche il suo
cercapersone “La mia vacanza è ufficialmente finita! Ci vediamo domani mattina.
Ciao ragazze!” disse correndo anche lui nello studio che quando stava a casa
era anche suo.
“Ciao
Syn” dissero loro due in coro. Rimasero in cucina, a guardarsi in faccia.
“Allora, hanno occupato la scuola eh?” “Si, si ritorna lunedì, fra tre giorni”
“Perché hanno occupato?” “Problemi con la mensa. Qualche ragazzo è finito
all’ospedale, ma a quanto pare sono riusciti ad accordarsi con la preside ed è
quasi finita” disse tranquilla. La madre la scrutò attentamente “Mmm, parlando
con te a telefono pensavo fossi sotto effetto di postumi della sbornia” “Tutto
passato!” “Meno male perc…” suonò anche il suo cerca persone. Earth schioccò le
dita e la valigia di sua madre si materializzò già piena “Dove vuoi che ti
faccia materializzare?” “Oh grazie cara! È un emergenza” “Figurati. Allora?”
“Solito” “Va bene. Ci vediamo fra tre settimane, ti voglio bene mamma” “Anche
io tesoro” e scomparve. Earth si guardò le mani e disse, senza un minimo di
entusiasmo “E viva i super eroi”.
La
scuola ricominciò insieme a tutte le interrogazioni i prof rompiscatole le
cheerleader che continuavano con i loro insulsi cori, gli amici e Ronnie. Per
lui a scuola non era per niente semplice. Tutti lo vedevano come il figlio di
Psyco e questo non era una passeggiata. Giravano un sacco di voci anche su di
lui, del tipo che spacciava, o che era d’accordo con il padre per farlo evadere
e che adesso anche Earth era d’accordo con loro.
I
giorni passavano, Syn tornò al suo lavoro, per poi tornare di nuovo, per poi
andarsene di nuovo e così erano passati due anni, in un batter d’occhio. Earth
era al terzo anno e Ronnie al quinto.
Erano
più di tre mesi che Syn non si faceva vedere, infatti un giorno, durante
l’intervallo arrivò a scuola. La scena fu pazzesca, non ci fu una sola persona
che non si girò a guardarlo. Non trovando la sorella si fermò vicino a Ronnie e
lo salutò. Tutti li guardavano. Ronnie gli disse che Earth era in palestra.
C’erano gli incontri. Syn andò a sedersi sugli spalti, si tolse gli occhiali da
sole, il giubbotto e si buttò a palla di cannone sul campo. Interruppero
l’incontro. “Peace? Peace! Esci dal campo!” gli urlò il professore “Oh salve!
Chi non muore si rivede, eh? Come ve la passate? Adesso non potete più
espellermi” “Gates esci dal campo!!!!” c’è da dire Boomer aveva le corde vocali
molto potenti. Era quello il suo potere, ma a Syn non faceva niente. Quando
finì di urlare “Oh vi ricordavo un po’ più potente, beh come dice quel detto?
Chi lo sa fare lo fa, chi non lo sa fare lo insegna. Ci si rivede prof, Cercavo
la preside” “Gates Peace!” arrivò la preside sul campo “Oh, è incantevole come
sempre” “Che ne pensi di andare nel mio ufficio?” “Quanto tempo che non sentivo
queste parole” uscirono
dal campo. “Oh
preside Powers, è sempre incantevole” “E tu sei
sempre il solito. Come mai
questa visita? Ricordo ancora il nostro ultimo incontro” Alla
cerimonia del
diploma Syn saltò sul palco e lo sfondò facendo andare
tutti a terra. “Quello
rimarrà nella storia. Ero venuto solo a ritirare mia sorella
prima” “Hai il
permesso firmato dai tuoi genitori?” “Eccolo”
“Ho qualche dubbio sulla sua
autenticità” “Beh, mandarlo in Africa e poi farlo
tornare indietro era un po’
troppo complicato” “Syn, mi dispiace ma non puoi ritirare
tua sorella” “Oh
vabbè, io ci ho provato. Almeno posso andare ad assistere agli
incontri? Manca
poco alla fine delle lezioni, no?” “Questo puoi
farlo” “Oh grazie! Penso che ci
rivedremo ancora” “Oh Gates, non so se questa sia una
fortuna o una sfortuna”
“Oh Eliza, mi offendo se dici così” disse
sbatacchiando gli occhi e sfoderando
uno sguardo sexy, che se fosse stata una ragazza non avrebbe mai potuto
resistergli “Fuori dal mio ufficio prima che non ti faccia
cacciare dalla mia
scuola!” Si alzò e puntò il dito verso la porta.
Syn riprese il foglio e con le
mani alzate e in vista uscì dallo studio sorridendo. In otto
anni non era
cambiato niente. Andò fra gli spalti e lì trovò
Ronnie. Andò a sedersi vicino a
lui. “Ehi amico” “Oh ciao”
“Quand’è che tocca alla mia sorellina?”
“E’ il
penultimo incontro” “E quanti ne mancano prima che tocchi a
lei?” “Mm,” scrutò
il tabellone “..due” “Oh finalmente la vedo in azione
con qualcun altro che non
sia io” “In verità lei non si diverte nemmeno con
gli incontri a scuola, ma
visto che portano crediti” “Io ne feci uno il primo anno.
Mandai all’ospedale
uno del quinto. Mi vietarono di farne altri. Allora non valevano come
crediti
scolastici. Tanto nemmeno mi piaceva” “Ma i ragazzi vanno
in continuazione
all’ospedale per via di questo. Perchè a te vietarono di
fare altri incontri?”
“Perchè lo feci volontariamente e non mi vergognai di
dirlo” Ronnie cominciò a
ridere “Era uno sbruffone e continuava a rompere le scatole. E in
più mi
chiamava Brian” Ronnie rimase perplesso “Il mio secondo
nome è Brian. Anche
Earth ha un secondo nome, Alice, ma non provare mai a chiamarla
così. Odiamo il
nostro secondo nome. Sono troppo comuni” “Già, non
possono reggere il confronto
con Cancelli e Mondo” “Esattamente” Suonò la
campana e cominciò un altro
incontro “Ah! Ai miei tempi eravamo molto meglio di
così” “Io ne faccio
qualcuno, ogni tanto, giusto per i voti, ma sono una tale
rottura” “Si, e poi
sappi che la vita reale non è così. Nessun cattivo
aspetta il suono di una
campanella per provare ad ucciderti e a volte le persone, dopo che le
hai
salvate non ti dicono nemmeno grazie. Meno male che c’è lo
stato che ci paga.
Poi se sei fortunato e salvi una bella ragazza potrebbe anche
ringraziarti lei.
Sai, il trucco da corvo fa davvero effetto sulle ragazze”
“Ahah, me ne
ricorderò quando tua sorella mi mollerà”
“Naaa, non ti mollerà” “Perché ne sei
così sicuro?” “Perché sei il suo unico
ragazzo che abbia vagliato la porta
della sua camera e ne sia uscito integro” “In effetti non
sono proprio
integro….” Si rese conto che non era il caso di parlare
dei graffi che le aveva
lasciato da tutte parti, visto quando glieli aveva lasciati “Ma
lasciamo stare.
Che ci fai qui?” “Volevo ritirare la mia sorellina, ma non
me l’hanno permesso.
Ti darei un passaggio, ma sono con la moto” “Figurati,
prendo l’autobus” Suonò
di nuovo la campana. “Oh ma andiamo! Possibile che in questa
scuola non ci sia
nessuno di interessante a parte tu e Earth? Ma dai! Io e i miei amici
dominavamo la scuola! Mi hanno espulso sei volte! Eravamo la rabbia dei
ragazzi
e il sogno segreto delle ragazze! Possibile che adesso dominino i tizi
con i
capelli da emo, vestiti di marca e figli di papà? Da
quand’è che questo fa
figo?” “Da che ci sono io, sempre. Poi non saprei”
“Oh! Possibile che siano
tutti così….. limpidi?” disse guardandosi intorno
“Secondo me si ubriacano con
una bottiglia di birra e non hanno mai fatto sesso!”
“Ahahaha! Come mai tutta
questa rabbia verso la società borghese?”
“Perchè è ridicola! Anche io vivo in
una casa grande e guido una bella macchina, ma andiamo! Suono la chitarra
elettrica, mi vesto in modo assurdo e i miei capelli sfidano la gravità! Ho più
tatuaggio io di tutti i guns n roses messi insieme e sono l’incubo di tutti i
padri che hanno una figlia” suonò di nuovo la campana. “Ehi tocca a Earth” Da
un lato uscì Earth e dall’altro un tizio di colore che era una montagna, Tyler,
studente del quinto anno, quaterback della squadra di rugby della scuola, senza
l’imbracatura. Lui era il cattivo. Quando suonò la campana, Tyler cominciò a
tremare e meno di un attimo dopo diventò un enorme lupo grigio piombo con gli
occhi rossi e la bava alla bocca. Si tuffò in avanti ed Earth scomparve. Gli
riapparve sulla schiena. Lo afferrò per la testa e lo sbatté a terra. Poi lo
prese per una zampa posteriore e dopo un giro per aria lo mandò contro il
vetro. A quel punto con un salto recuperò il manichino, atterrò con una
capriola, lo poggiò a terra e se ne andò. Ronnie sorrise, ci era abituato,
Synyster no. Vista da fuori faceva davvero paura. “Aspetta qua, devo chiedere
una cosa al prof.” si ributtò sul campo “Ehi prof! possiamo fare un ultimo
incontro?” “Gates non sei più in questa scuola!” “Ma dai prof! in memoria del
nostro piccolo segreto” e gli strizzò l’occhio sorridendo. Il prof sgranò gli
occhi diventò paonazzo “Oh e va bene!” “Grazie! Solo un attimo!” andò negli
spogliatoi dove c’era sua sorella “Ehi Hippie! Ti va di umiliare tuo fratello
in pubblico?” “Certo!” Earth era il cattivo. Sugli spalti non c’era più
nessuno. Tranne Ronnie. Il prof suonò la campana. Earth si fiondò sul fratello,
ma Syn era diventato di metallo e scivolò di pochi centimetri sul pavimento.
Afferrò la sorella per le spalle e la sbatté contro il muro. Si tuffò a
prendere il cittadino e Earth gli cambiò la traiettoria saltandogli addosso.
Syn le scivolò dalle mani e riuscì a prendere il cittadino un secondo prima che
suonasse il tempo. “Prof! mi da il video?” dalla postazione del prof partì un
dischetto. Syn e Earth con un balzo saltarono la protezione e si ritrovarono sugli
spalti e poi uscirono tutti e tre insieme. Camminavano tutti e tre uno vicino
all’altro. E tutti si voltavano a guardarli sbalorditi. Ronnie li accompagnò
fino alla moto di Syn. Poi salutò Earth come loro solito e poi se ne andò.
“Certo che ci andate giù pesante” “Syn, come va con Michelle?” Syn ricordò
l’ultima volta che l’aveva vista, tre mesi fa e che la situazione era beh, di
amicizia. “Ok sto zitto”. Salirono sulla moto volante di Syn e se ne andarono.
“Syn,
mi spieghi come fai sempre a battermi?” “Semplicemente perché io lavoro nel
mondo reale. Dove nessuno ci va piano con te. Ma aspetta che ti diplomi e che
cominci a lavorare anche tu e vedrai” “Tanto mancano solo due anni” calò il
silenzio
“Syn”
“Si?” “Mi sei mancato” disse lei in modo affettuoso e seriamente “Anche tu” rispose lui dolcemente. Arrivarono
a casa, era completamente deserta “Allora Hippie, hai programmi per il
pomeriggio?” “Qualche compito, ma niente di ché.. perché?” “Perché avevo
intenzione di…” fu interrotto dal suo cercapersone “Ok, come non detto, ci
vediamo domani pomeriggio” le diede un bacio in testa “Ti voglio bene” e se ne
andò. Earth rimase lì, come ogni volta a contemplare il vuoto della solitudine.
Si
mise a fare i compiti, poi prese il blocco da disegno pensando ad un qualche
nuovo tatuaggio. In due anni ne aveva fatti altri tre. Di questi a uno la aveva
accompagnato Ronnie, a un altro Syn e l’altro ancora Erin. Anche se forse non
si direbbe erano molto legate e a volte si muovevano in simbiosi e pensavano le
stesse cose, il loro legame si era rafforzato maggiormente nell’ultimo anno,
nel quale avevano passato parecchio tempo insieme. Lei intanto si era messa con
Stefan e continuavano a stare insieme da un anno, perchè oltre che essere
innamorati erano amici, e parlavano davvero di tutto anche cose del tipo: “Ma
sai che tizia/o è davvero carina/o?”
Earth
era china sul foglio alla fine ne uscì una splendida onda azzurra che si dissolveva
in una fiamma e viceversa. Era come se si inseguissero si toccassero e a quel
punto tutte e due scomparissero: rappresentavano i suoi genitori. Era un
cerchio. L’avrebbe fatta dietro al collo. Avrebbe solo dovuto prendere
l’appuntamento da Freddy. Lo chiamò subito, ma il primo spazio libero lo aveva
Lunedì e quel giorno era Martedì. Per Earth non c’erano problemi, non aveva
fretta.
Continuava
a guardare il disegno, ma non la convinceva. Suonarono alla porta, era Erin,
non era una sorpresa, si erano messe d’accordo prima. Earth lasciò il disegno
là e andò ad aprire.
Erin
era su di giri perché avrebbero fatto il piercing oggi, sempre da Freddy, solo
che non era lui che li faceva ma sua sorella, Cassidy. Anche lei aveva di
superpoteri riusciva a far cambiare stato ai liquidi, ma come potere non le era
mai piaciuto e quindi non lo aveva coltivato più di tanto. Lei lavorava con il
fratello, e spesso e volentieri faceva tatuaggi anche lei, ma lei era più che
altro addetta ai piercing.
Earth
aveva intenzione di farlo al naso (come già lo avevano Syn e Ronnie), Erin
invece sulla lingua.
Andò
tutto perfettamente, non ci furono problemi con i pircing e Earth fece
cicatrizzare subito anche quello di Erin, fecero qualche foto per ricordarsi un
po’ di tutto, quasi sicuramente sarebbero finite su face book, visto che Erin
era un po’ fissata. Anche Earth per un periodo andò in fissa per fb, ma non gli
durò molto. Quando si salutarono si erano fatte le sette. Earth tornò a casa,
dove non c’era nemmeno un anima, come al solito, del resto.
Fece
qualche altro disegno, si ritrovò a fare un ritratto a Ronnie. stava disegnando
quando si ricordò del cd di Matt. Lo mise nello stereo perché quel silenzio era
assordante. Aveva diviso per bene tutte le tracce, anche se all’inizio e alla
fine di ognuna si sentiva parlare ridere e fare i cretini.
C’erano
anche le varie improvvisazioni.
C’era
tutto, si sentiva anche Syn che sbraitava in Little peice of heaven, quando Earth gli da là palettata con il
basso. Era bellissimo.
Continuò
a disegnare.
Finito
il ritratto di Ronnie ne fece uno a Syn. Poi le venne in mente che per il
compleanno di sua madre, che era a luglio (intanto loro erano a inizio marzo)
avrebbe potuto fare il quadro di quella foto sul caminetto. Doveva procurarsi la
tela. Voleva farlo bello grande. Sarebbe stato benissimo su quella parete nel
salotto, c’erano delle foto di lei e Syn da piccoli, ma le avrebbero spostate.
Voleva farlo bello grande, tipo un metro e mezzo per due metri. Avrebbe prima
di tutto dovuto comprare la tela, fare il disegno, costruire il telaio,
montarlo e poi dipingerlo. Prese il blocco e cominciò subito a fare uno
schizzo. Non aveva mai fatto un quadro così grande. Il giorno dopo avrebbe già
dovuto comprare la tela e ordinare i colori. Fare un quadro così grande non è
per niente semplice. Avrebbe dovuto prima fare per bene tutto lo sfondo, farlo
asciugare, disegnarci sopra, dipingerci
e poi farlo asciugare e così via, procedendo per strati. Non lo avrebbe
fatto incorniciare, le piacevano di più senza cornice. Mentre prendeva le
misure e faceva progetti si fecero quasi le undici. Smontò tutto e se ne andò a
letto.
Il
giorno dopo sembrò una giornata tranquilla, di quelle che la mattina non ti
aspetti niente.
Passò
a prendere Ronnie e poi si materializzavano davanti alla scuola come facevano
già da parecchio tempo. Si salutarono nel corridoio visto che sarebbero dovuti
andare in due parti separate della scuola e andarono ognuno alle sue lezioni.
Earth
aveva il compito di storia e l’interrogazione di letteratura.
Verso la quarta
ora, mentre veniva interrogata bussò alla porta la bidella. La
prof la fece
entrare e mandò Earth a posto. La bidella bisbigliò
qualcosa nell’orecchio
della prof, con la faccia preoccupata. A Earth sembrò che la
prof la guardasse
per un attimo. Alla fine annuì. La bidella si voltò verso
Earth e disse “Cara,
puoi venire un attimo?” “Em, io?” “Si,
tu” “Prof posso..?” “Si, vai” avevano
tutte e due lo sguardo vagamente triste e compassionevole.
La
bidella chiuse la porta dietro di sé e si voltò verso Earth “Oh cara. È venuto
tuo fratello a prenderti” “Ma, se ieri non glielo hanno permesso” “Oggi invece
si, prendi le tue cose, ti aspetta nel corridoio” Earth rientrò in classe
alquanto perplessa. Prese tutte le sue cose sul banco “Prof ha detto la bidella
che..” non la fece finire “Si vai,
tranquilla” “Ok, allora arrivederci” e uscì con il libro in mano e la tracolla.
Andò
al suo armadietto prese la giacca e un paio di libri e andò nel corridoio, la
bidella la accompagnò fino al corridoio, poi se ne andò.
Synyster
era lì. La cosa che la colpì per prima fu il fatto che avesse addosso i vestiti
che usava quando “lavorava” la faccia ancora bianca con un sacco di strisce e
sbavature. Poi si rese conto della faccia sconvolta “Ehi Syn, tutto okay?” la
guardò in faccia e gli scappò una lacrima, forse l’ennesima a giudicare dalla
faccia. “Syn ma che diamine è successo?” Earth cominciava ad avere paura.
Syn
fece un respiro profondo, tirò su col naso e poi con la voce tremolante disse
“Earth la mamma è…” e non riuscì a completare la frase. Earth si spaventò “Syn
parla chiaro!” “Earth gli è crollato un pozzo addosso!” disse tutto di un
fiato. Earth si morse il labbro. Fu come una martellata nel petto. Indietreggiò
di un paio di passi. Scoppiò a ridere in modo isterico, prima di cominciare a
piangere. Le ginocchia le cedettero e diede un pugno sul pavimento che si
modificò sotto la sua forza, sembrava una pietra lanciata in un vetro troppo
spesso. Un rotondo era il suo pugno e tutte crepe circolari partivano da questo
rotondo. La lacrime le annebbiavano la vista. Colpì di nuovo il pavimento. A
quel punto Syn la afferrò e la strinse forte e scivolarono tutti e due per
terra, in lacrime.
Dopo
una decina di minuti così finalmente furono in grado di parlare “Syn e adesso?”
“Non lo so, ancora non ho sentito papà” “Forse dovremmo andare da lui” “Ce la
fai?” “Si, penso di si” balbettò.
Fece
un respiro profondo strinse la mano del fratello e si concentrò
alla ricerca
del padre, lo trovò in New Jersey, a Trenton, immobile su un
palazzo, a
guardare il nulla. Earth strinse gli occhi e si ritrovarono
inginocchiati sul
tetto di questo palazzo. “Papà!” lui si voltò
e gli corse incontro. Si
abbracciarono tutti e tre. Era la prima volta che Earth vedeva suo
padre e suo
fratello così. Syn per Michelle aveva versato qualche lacrima
silenziosa, ma
niente di più davanti a lei. Warren invece, lo aveva visto in
tanti modi, ma
disperato e triste mai. “Papà, adesso cosa facciamo”
Warren ci pensò un po’ su,
guardando in faccia ai figli. “Penso proprio che io debba andare
là” “Se vai
tu, vengo anche io” disse Synyster “E io di certo non
rimango qua” “Non se ne
parla nemmeno” disse Warren “Invece siamo noi che questa
volta diciamo non se
ne parla nemmeno. Noi veniamo là” disse Synyster provando
a darsi un po’ di
contegno e tirando su anche la sorella. “Su, andiamo a casa. Poi
partiamo” Warren
si avviò verso l’uscita sul tetto “Papà
facciamo prima così” “Così come?” Disse
Warren, troppo stanco per guardare in faccia la figlia. Syn
afferrò la mano del
padre e poi quella della sorella e istantaneamente si ritrovarono ne
salotto di
casa loro. “Ah, vero” si guadò intorno “Allora
preparate i bagagli. Si parte”
erano giusto un paio di cambi. Earth prese la tracolla che usava a
scuola,
tolse libri e astuccio e ci mise tutto dentro a caso, senza vedere
davvero. Poi
tornò giù. Come al solito era la prima. Poco dopo scese
anche Syn che si era
lavato la faccia, ma non si era cambiato. Aveva i vestiti stracciati
per via di
una qualche battaglia con una bestia che gli aveva lasciato grosse
artigliate
sul pantalone, una sul petto e sulle braccia. “Ho lasciato la
moto davanti alla
scuola. Fra l’altro con le chiavi nel quadro” disse Syn
distrattamente “Allora
avverto Ronnie” prese il telefono. E gli mandò un
messaggio alquanto freddo e
impersonale “Hey, nel parcheggio della scuola c’è la
moto di Synyster, torna a
casa con quella. Non aspettarmi. Poi ti chiamo. Ciao” e spense il
cellulare. A
quel punto scese anche Warren con una borsa verde militare.
“Allora, sai…
dov’è?” disse Warren. Earth annuì a fatica.
Warren ingoiò in groppo e a stento
riuscì a dire “Ok, andiamo” si presero tutti e tre
per mano e si ritrovarono in
Africa. Era buio e faceva caldissimo, non si respirava e c’erano
molte persone
che correvano. Seguirono con passo incerto la gente che correva. Earth
provò a
capire i loro pensieri “Stanno andando al pozzo!
Seguiamoli!” urlò.
Cominciarono a correre nella folla. Ad un certo punto Syn
sorpassò Earth allora
lei si avvicinò al padre e gli prese la mano. Si trovarono molto
più avanti,
vicino a Syn. Warren correva trascinato dalla figlia. Ad un certo punto
Syn si
fermò di colpo e anche Earth però con più
attenzione per via del padre. Dal
loro punto si vedeva il grandissimo pozzo che sembrava cacciasse fumo,
ma era
polvere e detriti.
Alla
destra di Syn c’erano delle tende gialline e lì sentirono delle persone parlare
in inglese. Si avvicinarono, ma erano tutti super indaffarati. Syn provò a
fermare qualcuno, ma nessuno gli diede ascolto, l’ennesimo che lo scansò, Syn
lo afferrò per la maglia e lo sollevò “Porca puttana qualcuno mi risponda! C’è
gente la sotto?” “E voi chi siete?” “Non importa rispondimi!” gli urlò Syn in
faccia “Gates non urlare! Lo spaventi!” gli ringhiò Earth addosso “Stai zitta!”
gli gridò e poi tornò al povero malcapitato “Allora! Rispondi o da qui non esci
vivo” “Si, una donna, ma è morta” Syn cambiò colore e lasciò cadere il tizio
per terra. Per non cadere anche lui dovette reggersi al tavolino e alla fine
stava cadendo lo stesso, lo sorresse il padre. Earth si avvicinò la tizio,
provando a parlare fra i singhiozzi “L’avete tirata fuori?” “No” “Allora come
fate a sapere che è…?” non riusciva nemmeno a pronunciare quella parola. “Ce lo
ha detto lei, con il Walkie Tolkie. È crollato il pozzo e dopo poco, mentre
ansimava si è spenta. Ma voi chi siete?” “Figli e marito di lei” disse Syn
mentre ricominciava a piangere. Earth era a ginocchia per terra e fissava il
pavimento ad occhi sgranati. Rivide tutti i pochi ricordi belli e brutti
vissuti intensamente con sua madre. Continuava a singhiozzare anche se dai suoi
occhi scorrevano solo poche lacrime. Ad un certo punto pensò a quello che
avrebbe fatto Elisabeth. Tirò su col naso, lasciò cadere la borsa vicino a
quella di Syn e con gli occhi ancora bagnati uscì dalla tenda con passo sicuro.
Syn alzò la testa e poi la seguì.
Lo
stesso fece anche Warren “Earth!” urlò in modo quasi demoniaco “Che fai!” “Vado
a recuperare mia madre!” urlò e poi in silenzio aggiunse “o quello che ne
rimane”. Syn la afferrò per un braccio “Che hai intenzione di fare?” “Scendere.
Se non lo faccio io toccherà a qualche poveraccio. Non voglio che qualcuno
rischi” “Non ce la puoi fare da sola. Vengo anche io” “Io di certo non resto
qui” “Papà è pericoloso” “Lo so. Andiamo” Earth guardò prima il padre e poi
Syn. Non volevano che Warren rischiasse. Gates diventò completamente di metallo
Earth cominciò a correre come il fratello verso la bocca del pozzo. Arrivati
sul ciglio si buttarono stendendo le braccia e tenendo i piedi uniti, come un
qualche atleta che si tuffa da una scogliera. Qualcuno urlò qualcosa, ma loro
di certo non se ne preoccuparono. Earth si mise in contatto con Syn
telepaticamente e comunicarono così per tutto il tempo “Syn, è pieno d’acqua. Appena il tuo naso entra ti usciranno le
branchie, ok?” “Perfetto. Tu però blocca il flusso d’acqua così non continuerà
ad aumentare” “Va bene. Poi come facciamo?” Syn ci rimuginò su parecchio “Allora, ci sono. Aumenta la mia forza. Tu
rimarrai più vicino all’esterno così io ti lancerò i pezzi di cemento e pietre
e tu li metterai fuori. Dentro sarebbero d’intralcio. Non è che puoi farmi un
po’ di luce?” “Certo” Tutti e due entrarono in acqua e toccarono in fondo
con una botta fortissima. Una persona normale sarebbe certamente morta.
A
Syn uscirono le branchie e andò sotto, sperando che riuscisse a fare o vedere
qualcosa già così, ma niente. Riemerse dopo poco “Earth così non si vede niente” Earth uscì dall’acqua, sospesa in
aria. Deviò il fiume verso in suo corso originale e l’acqua si fermò e non
aumentò più. Poi aumentò la forza del fratello. Dopo di ché, cominciò a
spargere delle fiamme che davano luce, ma che non bruciavano e ne sparse
diverse anche sotto l’acqua. Volando raggiunse l’estremità esterna del pozzo “Syn vai pure” da sotto continuavano ad
arrivare pezzi e crostoni davvero enormi. Earth li faceva volare in ordine uno
sopra l’altro. Improvvisamente si rese conto di essere ripresa da una
telecamera della BBC così fece apparire il trucco da corvo sulla sua faccia e
anche su quella del fratello. L’acqua non lo avrebbe sciolto, non si sarebbe
cancellato fino a quando non l’avesse voluto lei. Ad un certo punto non
arrivarono più detriti, quindi scese di nuovo. Syn era sott’acqua cercando
qualcosa. Aveva cominciato a spostare i detriti a poggiarli contro le pareti
che minacciavano di cedere “Syn, sei in
modalità indistruttibile?” “Si, perché?” “Perché quei muri non mi piacciono”
“Puoi in qualche modo.. saldarli?” “Adesso provo” Earth provò a tenerli insieme
in qualche modo, con del cemento creato sul momento e che faceva asciugare in
pochi istanti. Riempì tutte le crepe e poi tornò a cercare con il fratello.
Scavavano fra i detriti in due punti distanti.
Dopo
quasi mezz’ora, mentre Syn scavava, si trovò una mano bianca e delicata che
usciva da sotto la fanghiglia “Earth!”
La sorella capì subito e si precipitò affianco al fratello, nuotando il più
veloce possibile. Quel pozzo era enorme. Cominciarono a scavare con le mani.
Earth spostò l’ennesimo crostone di muro che aveva impedito alla madre di
scappare e l’aveva affondata nel fango per ore, fino a quando non erano
arrivati loro, a recuperarla, ormai troppo tardi. Se non fosse stato per
l’enorme squarcio, più ché ferita, nell’addome avrebbero potuto pensare che
dormisse. Nessuno dei due aveva il coraggio di dire, o in questo caso, pensare
niente. Uscirono dall’acqua, Syn teneva in braccio la madre. “Earth so che non
servirà a niente, ma ti prego risanala, non posso vederla così” Earth, con gli
occhi sgranati si limitò ad annuire. Le risanò l’enorme squarcio che aveva
nell’addome. Provò a svuotarle i polmoni e i vari organi da tutto lo schifo che
aveva ingoiato. Provò a riavviare il cuore più volte fino a scoppiare in
lacrime “Earth! E’ morta! Non puoi fare niente! Torniamo sopra” Earth piangendo
in disperazione strinse il braccio del fratello e si materializzarono fuori, in
un piccolo spazio libero da tutte le persone. Syn prese sua madre in braccio e
camminò fino al punto in cui si erano tuffati, dove era rimasto suo padre.
Tutto gocciolante e ormai a corto di lacrime andò in contro a Warren che gli
prese Elisabeth dalle braccia. Earth aveva seguito il fratello “Papà abbiamo
provato in tutti i modi a…” e scoppiò a piangere di nuovo. Syn abbracciò la
sorella. A quel punto i giornalisti gli si buttarono addosso, in caccia di
notizie. Continuavano a sparare domande a raffica, ma Syn continuava ad
ignorarli e a stringere forte Earth che continuava a piangere sul suo petto.
Qualcun gli mise una coperta addosso e Syn la strinse sulle spalle della
sorella. Gli carezzava la testa e la cullava. Le alzò il viso “Andiamo di là?”
le sussurrò dolcemente. Lei si limitò ad annuire. Gates le strinse un braccio
attorno alle spalle e camminò attraverso la gente e i giornalisti, come se non ci
fossero. Lui lo avevano riconosciuto, logicamente ma continuavano chiedere chi
fosse la ragazzina terrorizzata e la donna recuperata. “Synyster! Chi era
quella donna?” era la domanda che ripetevano più di frequente. Andarono nella
tenda dove erano stati prima. Adesso c’era Elisabeth stesa su un tavolo e Warren
che le sfiorava la fronte con un dito. Earth poggiò una mano sulla spalla del
padre “Papà, torniamo a casa” Lui annuì e tutti e quattro scomparirono.
Chissà
come mai quel giorno pioveva. Era come a completamento dell’opera, mentre la
bara veniva calata, il temporale che li aveva minacciati da quella mattina era
finalmente arrivato. Erano i primi giorni di marzo e l’acqua scendeva giù a
secchi. Tutti aprirono gli ombrelli, tranne loro tre, che rimasero immobili e
impalati a guardare la bara di legno scuro che veniva calata nella terra.
C’era
stato qualcuno che aveva provato ad abbracciarli e tirarli sotto l’ombrello, ma
loro non si erano nemmeno voltati. Chissà chi era stato.
Nessuno
dei tre piangeva, ma la faccia della più giovane era rigata dal nero della
matita che colava per via dell’acqua. La bara toccò delicatamente il suolo e
poi venne ricoperta di terra. Loro tre non si muovevano. A stento chiudevano
gli occhi e li riaprivano.
Immobili,
con lo sguardo vacuo, sembravano le statue di cera di loro stessi.
Quando
il livello di terra raggiunse quello di tutta la zona circostante, l’incanto si
ruppe e tornarono a muoversi, si lasciarono tirare via da qualcuno, sotto
l’ombrello e senza nemmeno rendersene conto si erano ritrovati a casa. Una casa
troppo silenziosa, in cui Earth sembrò vedere un ambiente ostile e freddo che
non le era mai appartenuto. Andò a togliersi i vestiti bagnati e mettere
qualcosa di asciutto. Una volta tanto si vesti ad una velocità umana.
Ando
in bagno per lavarsi la faccia, ma quando vide l’acqua scorrere dal lavandino
cominciò a piangere di nuovo. Syn arrivò immediatamente ad abbracciarla. Anche
lui si stava cambiando, per questo aveva addosso una maglietta asciutta e stava
in mutande “Ssh è tutto ok, è solo acqua” “Lo so! È questo il problema!”.
Le
carezzò la testa e la dondolò come ormai faceva tantissime volte da tre giorni
“Su, non puoi fare un dramma ogni volta che devi lavarti la faccia” “E se fosse
quell’acqua? Non posso sopportare l’idea di lavarmi con quell’acqua” Syn le
prese la testa fra le mani e la guardò negli occhi “Earth non schivare il mio
sguardo” disse quando lei si mise a fissare il pavimento “Earth lo so che tu
sei forte. Earth, dobbiamo andare avanti. Le persone muoiono. Un giorno
capiterà a me e anche a te. Potrà essere sul lavoro o potrà essere quando ormai
saremo vecchi, non possiamo saperlo. Ma non si può vivere nella paura di morire
da un momento all’altro. Pensa che stava facendo la cosa che più amava oltre a
noi. È morta costruendo un mondo migliore. Sedici pozzi. C’è moltissima gente
che le deve la vita. Earth, lei sapeva quello che rischiava, ma lo ha fatto lo
stesso, pur non avendo poteri come tuoi o miei. Lei avrebbe trovato la forza di
andare avanti. Dobbiamo farlo per lei. Earth il nostro è un dono e dobbiamo
metterlo a disposizione degli altri. Noi siamo nati per questo. Non so te, ma
io la sento questa vocazione. E non fa niente se nessuno ci dice grazie, perchè
pure non dimostrandocelo, noi sappiamo di aver contribuito. E se non ci siamo
riusciti, pazienza, ma potremo dire di averci almeno provato” le asciugò le
lacrime.
Earth
venne davvero rincuorata dalle parole del fratello. Si, doveva guardare avanti.
Tornare a vivere. Doveva asciugare il telefono, o almeno la scheda SIM e
avvertire gli altri che era viva. Domani sarebbe tornata a scuola.
Mentre
Syn usciva dal bagno Earth lo guardò “Syn, sai una cosa?” “Cosa?” “Questa non
mi sembra proprio farina del tuo sacco” Syn rise “Mi hai beccato, infatti non
lo è. È di Elisabeth. Mi disse una cosa molto simile quando ero io ad essere in
crisi” Syn non lo avrebbe mai dimenticato. Quando sua madre dopo averlo
sbatacchiato nella doccia ed essersi assicurata che era lucido gli disse quasi
la stessa cosa, con lo stesso tono e lo stesso sguardo che aveva usato lui con
la sorella.
Dal
piano di sotto, Warren aveva sentito tutto. Si stupì di quanto fosse maturo
Synyster, anche se non lo dimostrava praticamente mai, e di quanto fosse
vulnerabile Earth.
Salì
al piano di sopra. Bussò alla porta del bagno. “Si papà entra” aprì la porta e
trovò la figlia che si asciugava la faccia. Finalmente era riuscita a
sconfiggere la sua paura. “Earth, io… non so cosa dire” accennò un sorriso, Warren
non era mai stato un granché con i discorsi “Papà, se vuoi saperlo non sto
bene, ma riuscirò a tornare la stessa di prima” Earth posò l’asciugamano e sia
avvicinò al padre “Ma tu? Come stai” “Beh, sono stato meglio” sorrise
amaramente “Ma riuscirò ad andare avanti, grazie a te e a tuo fratello” prese
la figlia e la abbracciò.
Finalmente
tutti e due cominciavano ad avere una parvenza di lucidità psicologica, che
fino a poco prima sembrava essersi totalmente dissolta “L’importante è
distrarsi. Alla prima missione io vado. Dirò all’agenzia di darmi qualcosa di
più vicino, così non starò per troppo tempo via e tornerò più spesso. Tu cosa
hai intenzione di fare?” “Adesso di prendere un telefono e di far capire almeno
ad un paio di persone che sono viva, provare a rianimare il mio cellulare e
prepararmi per andare a scuola domani” “Bene, ti serve qualcosa? Un aiuto?” “No
figurati, puoi anche tornare giù” “Ok” si voltò fece qualche passo e si infilò
nella camera del figlio “Gates” “Si?” Syn stava parlando a cellulare e si stava
chiudendo il pantalone “Mi presti la tua chitarra?” “Certo. Eccola” disse
facendo un segno con la testa ad un angolo della sua camera. Warren prese la
chitarra e l’amplificatore e scese al piano di sotto, in salotto. Attaccò
l’amplificatore e cominciò a suonare. Warren era una chitarra Blues con
tendenze Jazz e Rock di tanti in tanto.
Non
gli piaceva il metal troppo forte e al massimo ascoltava Heavy Metal.
Intanto
Earth era alle prese con un cellulare che ormai era andato. Lo asciugò con il
Phon per capelli. Poi trovò a rimontarlo e accenderlo, ma niente. Provò a
mettere
Provò
a connettersi ad internet, ma il pc non ne voleva sapere di connettersi. Dopo
averlo mandato a quel paese, spegnendolo staccando la spina, scese al piano di
sotto. Nel salotto c’era un pianoforte a muro. Non era una grande pianista, ma
ogni tanto si dilettava in qualche pezzo. Cominciò ad accompagnare il padre.
Dopo un po’ arrivò Syn con il violoncello del loro bis nonno e cominciò a
suonare anche lui. Era uno dei modi che usavano per comunicare fra di loro.
Meglio di molte insulse parole, diceva sempre la nonna. Dei nonni di Gates e
Earth l’unico rimasto in vita era quello detenuto, e nessuno parlava mai di
lui.
Gli
altri erano o morti gloriosamente in battaglia oppure di infarto.
Chissà
quale delle due sorti sarebbe toccata a loro.
Per
adesso non ci pensavano e si limitavano a suonare tutti insieme.
Più
volte si cambiarono di posto, fino a che non si fece abbastanza tardi per
andare a letto.
Earth
fu la prima a salire, Warren e Gates rimase ancora un po’ nel salotto
“Pensi
davvero che ce la faremo?” disse Syn al padre, guardando la sua chitarra “Dobbiamo
farcela. Non possiamo vivere come zombie. Elisabeth si sarebbe rialzata e
avrebbe tirato con sé tutti gli altri” “Si, ma nessuno di noi è lei” ribbatté
Syn “Allora ognuno dovrà tirare se stesso e tutti dovranno tirare gli altri.
Siamo una famiglia, no? Aiutarci tutti l’uno con l’altro” “Già, ma io sono
preoccupato per Earth” “Preoccupati per te, sei tu quello instabile” e ridendo
se ne andò al piano di sopra “Beh, grazie tante” “Figurati”.
Il
giorno dopo Earth fu svegliata da Warren “Earth! Muoviti!” Earth, presa da una
nuova energia balzò giù dal letto e si preparò in un secondo.
Fece
colazione per bene. “Ma Syn?” “Dorme” disse il padre mentre beveva il caffé “Ieri
sera, quando stava per salire a dormire lo hanno chiamato. Un incidente non
molto lontano da qui. Adesso ci hanno preso anche per pompieri” l’attenzione di
Warren fu attratta del violoncello poggiato contro il muro “E ieri sera non ha
rimesso a posto il caro vecchio Boe” “Vabbè, io vado. Ciao papà, ciao Boe”
Earth
passò a casa di Ronnie, ma non lo trovò. Di sicuro aveva preso lo scuolabus.
Chissà
quanti miliardi di messagli le aveva mandato, ma il suo telefono era affogato.
Si
materializzò davanti alla scuola. Gli scuolabus ancora non arrivavano. C’era
qualche studente e tutti la guardavano. A quanto pare la cosa era davvero
andata in Tv. A
spettò
seduta sui gradini dell’ingresso che arrivasse Ronnie, Erin, Stefan, Margot,
Heat, Emmett o Jakson o chiunque conoscesse. Non vide arrivare nessuno così
entrò nella scuola. Tutti gli sguardi erano puntati su di lei. Uff, che
rottura, già prima mi guardavano, adesso la situazione è insostenibile. A testa
alta e con gli occhiali da sole, provò a imitare il modo spavaldo e sicuro in
cui camminava Syn.
Tutti
continuarono a guardarla, ma almeno non avevano quelle facce compassionevoli.
Quanto perbenismo, in verità nessuno se ne fregava niente, ne era sicura.
Dopo
aver preso i libri andò a mettersi davanti l’armadietto di Ronnie. Aspettò fino
al suono della campanella, ma niente. Ronnie non andò al suo armadietto. Earth
continuò a guardarsi in torno, ma niente. Andò a lezione. Sfortunatamente
quella mattina non aveva nessuna lezione con i suoi amici. A ora di pranzo
provò a cercare di nuovo Ronnie, ma niente. Allora andò a sedersi con i suoi
amici “Oh Earth!” tutti quanti cominciarono ad abbracciarla “Ragazzi, calmi,
non sono in carenza di affetto, tranquilli” “Earth, sappi che su di noi puoi
sempre contare” “Lo so, e grazie, ma sto provando in tutti i modi a tornare
alla mia vita di sempre” “Earth ti abbiamo chiamato milioni di volte. Perchè
non rispondevi?” disse Stefan, sempre ultraprotettivo con tutti “Oddio scusate,
ma il mio cellulare ha preso troppa acqua e non si è ripreso più… ho perso
tutti i numeri. Oggi vado a comprare una nuova SIM e domani mi ridate i numeri,
ok?” si guardò di nuovo attorno “Ma per caso sapete dov’è Ronnie?” “No, però
ieri è venuto, vero?” disse Erin “Si, voleva sapere se avevi contattato
qualcuno” disse Stefan a Earth.
Cominciava
a preoccuparsi seriamente.
Earth
mangiò in fretta e continuò a cercare, sperando di vederlo o almeno di vedere
Jakson o Emmett a cui poter chiedere qualcosa.
Finalmente
intravide le enormi spalle di Emmett, subito li materializzò
affianco
spaventandolo “Earth!” la abbracciò e la
sollevò “Si Emmett sono io e vorrei
respirare, se me lo permetti” “Oh scusa, non lo faccio
apposta. Ho saputo
quello che è successo” “Si, vabbè non
preoccuparti, sai dov’è Ronnie?” “No, non
mi ha detto niente” “Ok, non è che puoi darmi il suo
numero di telefono?” “Oh
certo. Ti serve una penna?” “Si grazie” Earth la
prese e scrisse il numero che
Emmett gli detto sul braccio, poi lo salutò e tornò dai
suoi amici “Chi è così
gentile da prestarmi un cellulare?” “Tieni” disse
Heat, un altro del loro
gruppo, una cosiddetta spalla, ma loro non si preoccupavano di questa
distinzione. “Oh grazie, Heat. Ci metto un attimo”
digitò il numero e aspettò,
ma nessuno rispose e si attivò la segreteria, chiuse sapendo che
tanto non
avrebbe mai controllato la segreteria. “Oh, porca miseria. Non
risponde” “Dai,
non preoccuparti, dopo la scuola non puoi andare?” disse Margot,
una ragazza
minuta e carina, che sembrava una bambola di porcellana, con tanto di
boccoli
color rame e gli occhi enormi, era dolcissima, fino a quando non
mostrava i
suoi poteri: al confronto Tyler era ridicolo. “Sono già
passata stamattina, e
non c’era nessuno, ma pensavo che avesse preso lo scuolabus. Sono
preoccupata”
“Anche lui è stato in ansia negli ultimi tre giorni che
non ci sei stata, era
sempre nervoso e irritabile e chiedeva di te in continuazione. Ti
abbiamo visto
in Tv e, senza offesa, sia tu che tuo fratello eravate in condizioni
pessime”
disse Heat “Voi avete visto le immagini…. Del
recupero?” tutti annuirono in
silenzio “Si, abbiamo riconosciuto tuo padre e tuo fratello e di
conseguenza
te” aggiunse Erin “Oh perfetto! Lo cercherò appena
uscita da scuola. Erin,
posso dire a mio padre che sono da te?” “Certo, tanto i mie
genitori oggi
pomeriggio non ci sono” “Bene. Heat posso fare un'altra
chiamata?” “Certo” “Oh
grazie” chiamò il padre “Senti papà, sono io.
Oggi pomeriggio vado da Erin ok?”
“Come mai me lo chiedi?” “Visto che ci sei….
Volevo farti sentire un po’
importante. Però prima passo a prendere il cellulare a casa.
Puoi andare a
comprare una SIM da qualche parte? A me non le vendono, sono
minorenne” “Va
bene” disse scocciato e chiuse il telefono. Earth lo
restituì a Heat e poi
andarono in palestra.
Earth
non riusciva a calmarsi, continuava a pensare a Ronnie. Non guardò minimamente
nessuno degli incontri. Quando suonò la campanella fu una liberazione.
Scomparse dalla palestra, riapparì in corridoio per prendere le sue cose e poi
sparì di nuovo. I
n
tutto quel tempo aveva individuato Ronnie. Era in ospedale e non sentiva i suoi
pensieri.
Per
non destare sospetti si materializzò poco lontano dall’ospedale in cui era
ricoverato. Entrò e chiese all’infermiera in che stanza fosse. Molto
gentilmente le rispose che era al quarto piano, stanza
Fece
un respiro profondo e si affacciò al vetro. Ronnie era nel letto, immobile con
gli occhi chiusi, con un sacco di tubicini e marchingegni che facevano Bip. Era
incosciente e gli avevano messo la bombola dell’ossigeno. Aveva la flebo e un
sacco di cose appiccicate sul torace scoperto. Provò ad entrare, ma un’infermiera
la fermò “Ragazza che ci fai qui?” “Per favore, mi faccia entrare” “Possono
entrare solo i parenti” “La prego sono quattro giorni che non lo vedo. La
prego” le disse implorando “Mi dispiace, ma non posso” “Almeno può dirmi come
sta e che è successo?” “Si, incidente in macchina, ieri sera tardi. La macchina
è sbandata ed è andata contro un muro” “Come sta?” “Una gamba rotta in due
punti e per la forte botta la cintura di sicurezza si è staccata ed è sbattuto
con il petto sullo sterzo. Gli si è rotta una costola e gli ha bucato un
polmone” Earth cominciò a piangere “Ma stai tranquilla. Lo hanno operato ed è
andato tutto bene. Fortunatamente non ha danni cerebrali e fra qualche mese
tornerà come nuovo”. “Oh grazie” la signora si allontanò. Earth si ricordò di
una volta che aveva parlato con Michelle e lei le aveva parlato dell’ospedale.
Gli aveva anche detto il nome del medico che faceva si che lei potesse guarire
le persone. “Andiamo Earth, ricordati il nome” disse ad alta voce
concentrandosi il più possibile. Ripercorse il loro discorso “Oh andiamo! È
pure un cognome famoso. Ar…. Armony, no, non era così. Art… Arf… Armstrong!”
fermò un infermiera “Mi scusi, saprebbe indicarmi che è il dottor Armstrong?”
“Vedi quello là infondo? Con i capelli brizzolati? Quello più alto. È lui” “Oh
grazie” a passò svelto attraverso tutto il corridoio e sistemo gli occhiali da
sole sulla testa, visto che le mani sudate rischiavano di farli cadere.
Arrivò
fino a quelle tre persone che parlavano “Mi scusi, dottor
Armstrong?” “Si, sono
io” “Potrei parlarle un attimo in privato?” “Oh
certo” si voltò verso gli altri
“Ci vediamo domani ok?” gli altri lo salutarono
“Dimmi” “Si, io mi chiamo Earth
Peace, sono la sorella di Gates Peace, l’ex fidanzato di
Michelle. Michelle
DiBenedetto?” “Ah si” “Ecco. Diciamo che anche
io sono un po’…. Speciale.
Capisce, no?” “Si, capisco perfettamente”
“Ecco. In quella stanza là infondo
c’è il mio ragazzo e non si muove. Adesso, potrebbe
permettermi di entrare e….
rimontarlo?” Armstrong ci pensò un attimo “Oh va
bene! Sei la sorella di Gates,
non posso dirti di no!” disse sorridendo. Insieme andarono nella
stanza di
Ronnie “Earth, spero che tu sappia bene quello che fai”
“Si, l’ho fatto già
miliardi di volte con mio fratello, mio padre e un’altra volta su
di lui”.
Earth chiuse gli occhi e stese le mani sul corpo di Ronnie. Dopo aver
rimesso
tutto a posto, Ronnie si risvegliò “Earth”
provò a tirarsi sopra, ma era tutto
ancora tutto dolorante e mezzo intorpidito “Ma che..? Come mai
sei qui?”
Armstrong uscì e chiuse la porta dietro di sé. “Oh
Ronnie” si sedette su una
sedia, vicino a lui. Gli prese la mano fra le sue e la avvicinò
al viso “Ti ho
visto in televisione. O mio Dio Elisabeth? Ma è…?”
“Si è… è morta” Earth provò
a trattenere le lacrime ma non ci riuscì. Ronnie le
carezzò la testa “Ssh,
piccola. Ti abbraccerei, ma.. sono un po’ impossibilitato”
disse provando a
sorridere “E tu? Che hai combinato?” “Sono andato
contro un muro. Ieri sera
tardi. Dopo quattro giorni stavo impazzendo. Così ho preso la
macchina e stavo
venendo da te. Pioveva a dirotto e per evitare un gatto in mezzo alla
strada
sono andato contro un muro. Mi ha recuperato Synyster”
“Synyster?” “Si, è stato
lui a chiamare l’ambulanza. Mi ha accompagnato pure in ospedale.
Mi ricordo che
correva di fianco ad i medici che mi portavano in barella. Poi buio
totale e
non mi ricordo niente” “Syn non mi ha detto niente, non ha
nemmeno potuto” poi
fece una pausa “Ronnie scusami se non ti ho risposto, ma il mio
cellulare è
affogato quattro giorni fa. Volevo chiamarti, ma non mi ricordavo il
tuo numero
e nemmeno il cognome di tua zia, per cercare sull’elenco. E poi
non avevo la
forza di uscire” “Si, ho visto alla televisione. Le
immagini. Volevo
raggiungerti, ma non sapevo né dov’eri, né come
arrivarci” “Figurati, stavo
talmente male che forse non ti avrei nemmeno riconosciuto” disse
triste. “Ehi,
avvicinati” Earth obbedì “Di più….. un
altro pochino… ancora un po’…” e la
baciò. Le poggiò una mano sul viso. Fu un bacio corto e
delicato, non era il caso
di esagerare, viste le condizioni di Ronnie.
Poco
dopo essersi separati entrò Armstrong “Salve, scusate se interrompo, ma volevo
visitarlo un po’” dopo un controllo generale, Armstrong potette constatare che
Earth aveva rimontato Ronnie per bene, c’era solo un problema con la gamba.
Staccò tutti i macchinari e la flebo mentre Earth parlava. “Si, i tessuti ossei
ci mettono sempre un paio di giorni per risaldarsi” “Va bene, allora vieni qui
fra un paio di giorni, facciamo tre, torna in ospedale e togliamo il gesso. Per
quanto riguarda il polmone?” “E’ integro” “Bene. Questa mattina tua zia ti ha
portato un cambio di vestiti pulito, è rimasta qui fino a venti minuti fa. Ti
conviene chiamarla se per caso esci” “Senz’altro” “Va bene. Quando uscite
passate a prendere le stampelle dall’infermiera del piano” “Ok, grazie di tutto
dottore” disse Earth “Figurati, e dì a Gates e Michelle di passare a salutare,
è un po’ di tempo che non vedo Michelle. Dille che c’è un po’ di lavoro che la
aspetta” e uscì sorridendo. Earth aiutò Ronnie a vestirsi. Fortunatamente la
zia aveva portato il pantalone di una tuta, perché un suo pantalone più usuale
non gli sarebbe mai entrato per via del gesso.
Prese
tutte le sue cose e le sistemò in un borsone che stava lì, mentre lui parlava
con la zia e gli spiegava tutto. Earth andò a prendere le stampelle e gliele
portò. Poi si caricò il borsone e uscirono dalla stanza. Salutarono il dottore
che parlava con l’infermiera e presero l’ascensore. “Come sei venuta fin qui?”
“Con il solito metodo” “Quindi facciamo subito?” “Direi di si. Ti accompagno a
casa o vuoi passare da me?” “Si, non mi va di stare solo a casa. Mia zia non
c’è” “A casa mia dovrebbe esserci Synyster. E forse mio padre” “Ok, forse però
è meglio non dirgli che stiamo insieme. Lui sa che siamo amici, giusto?” “Si.
Facciamo come vuoi. Se non vuoi dirglielo, non c’è nessun problema” “Meglio
dirglielo un'altra volta”
Usciti
dall’ospedale, dopo aver svoltato l’angolo un paio di volte si ritrovarono in
una strada vuota e lì sparirono, per riapparire nel vialetto di casa Peace.
“Arrivati.
Siamo tutti un po’ giù di morale. Sai, no? Per via di mamma” “Certo, mi pare
chiaro” “Ok”. Quando entrarono trovarono tutt’altro scenario. Warren era
ubriaco e Syn gli correva dietro, provando a tenerlo in piedi. Earth andò
subito in soccorso del fratello che lasciò il padre e si avvicinò a Ronnie “Oh, ciao Earth. Ehi
Ronnie!
Il
ragazzo si caricò il padre sulle spalle e cominciò a salire le scale “Su papy,
certo che pesi parecchio” “Oh Brian! Certo che sei davvero cresciuto. Lo sai
che da piccolo eri uno scricciolo? Magrolino e bianchiccio” “Si, lo so, papà.
Mi avete riempito di vitamine e sono diventato così. E poi ci sono le foto nel
salone che mi ricordano quando mi prendevano in giro per gli occhiali, l’apparecchio
e perchè ero basso” “Oh le foto. Tua madre era fissata con le foto. Ne abbiamo
centinai in soffitta. Tutte in ordine negli album” Earth continuava a sentire
quello che dicevano “Ronnie, siediti” “Uh? Si. Mi dici perché tuo padre è in
quello stato?” “Non ne ho la più pallida idea. Non lo avevo mai visto ubriaco.
Forse deve essere una cosa di famiglia, la propensione all’alcool” Ronnie
sorrise “Che c’è?” “Mi sono ricordato di quella volta che ti sei ubriacata con
Synyster. Io sono venuto qui e vi ho trovato che correvate in mutande per la
casa” “Ah si, beh, noi si che sappiamo come divertirci” disse scherzando mentre
faceva il caffé.
Gates
scese giù “Papà si è addormentato, quindi l’ho messo a letto, con un secchio
affianco”. “Ok quindi questo non serve” e Earth staccò la macchinetta. “Ok,
quindi si cena?” disse Syn guardandosi attorno “Io non cucino” dichiarò Earth
“Ok cinese o pizza?” “Sai che quella non può essere definita pizza” Italiani in
America? di certo non possono mangiare pizza
“Mmm, era una battuta. Tieni, ordinate” disse Syn lanciando il menù sul
bancone della cucina. Dopo aver ordinato, Syn aprì il frigo in cerca di birre,
ma non ne trovò “Io vado a comprare le birre. Se arriva il fattorino paga” e
lasciò i soldi sul bancone.
“Em,
però… come mai così agitato?” noto Ronnie “Detesta avere delle responsabilità.
Con papà fuori combattimento e due adolescenti in casa deve stare attento, o
almeno così crede lui”
Il
fattorino del ristorante arrivò poco prima di Synyster. Earth aprì la busta che
aveva portato il fratello “Syn, questa non mi sembra una birra” disse mostrando
al fratello una bottiglia di Jack da un litro “Non è per stasera. E poi è roba
mia” e gliela strappò dalle mani. Syn aveva preso sei birre. Finirono sia il
cibo cinese che le birre. Syn non provò nemmeno ad usare le bacchette, prese
direttamente una forchetta “Mi chiedo perchè mangiare così” mentre guardava la
sorella e Ronnie che mangiavano tranquillamente con le bacchette “Io lo trovo
divertente” disse Ronnie “Bah, contenti voi” “E tu cosa dovresti farci con un
litro di Jack?” “Stavo pensando di riverniciare la moto. Cosa potrei mai farci
se non berlo?” “Grazie, ma da quand’è che ti metti tutto solo a bere Jack?”
“Non è solo per me. È anche per Michelle. Ha detto che voleva ubriacarsi. Solo
che lei detesta ubriacarsi alle feste. Quindi sarà un ubriacata organizzata”
“Uuhuh… dì la verità, speri che i suoi istinti nascosti vengano fuori… graaar!”
Earth simulò un’artigliata in direzione del fratello “Parla per te, guarda che
li ho visti i segni che hai fatto a quel poveretto” e Syn indicò con la testa
Ronnie che sghignazzò, ammettendo che aveva ragione. Earth arrossì e ricominciò
a mangiare
“Syn,
davvero ti prendevano in giro da piccolo?” disse Ronnie per rompere il silenzio
“Ero basso, cadaverico, avevo gli occhiali, l’apparecchio e dei capelli
ridicoli e biondicci. Secondo te?” “E poi? Che è successo?” “A tredici anni
sono magicamente apparsi i miei poteri. Mi sono scurito, irrobustito, sono
cresciuto e ho rotto l’apparecchio. Gli occhiali magicamente non mi servirono
più e dallo sfigato della situazione diventai il Bello e Dannato” e fece uno
sguardo sexy accompagnato da una faccia di cazzo, ma era talmente bello che
anche così era figo. Questo, logicamente, da osservatrice esterna, Ronnie
vedeva un quasi trentenne con un cervello da sedicenne che faceva abuso di
alcolici
“A
tredici anni” disse Ronnie scettico “In verità la “trasformazione” finì verso i
quattordici però, si” “E tu?” disse rivolto a Earth “No, lei è sempre stata così.
Rompipalle e quarantenne” Earth fece una smorfia al fratello “No, io non ho mai
avuto una cosiddetta trasformazione. Sono cresciuta via via, però ho sviluppato
i miei poteri prima di lui. Avevo sette anni e distruggevo i mobili. Poi sono
usciti fuori per bene via via, ma qualcosa di speciale l’ho sempre fatta” “Si
ricordo che da piccola fece volare la pastina contro il muro, perché voleva
qualcosa di più solido, anche se non aveva ancora di denti per mangiare altro”
lo disse per prenderla in giro “Già. E Syn ha mollato l’orsacchiotto a sedici
anni” disse d’un fiato “Ehi! Non è vero!” “Invece si” “Brutta carogna ti
ammazzo! Avevi detto che avresti mantenuto il segreto” Earth cominciò a correre
per la casa e Syn la inseguiva “Ahahahaha!” “Alice!” “Gates Brian Elwin Peace sei un idiota” “Earth Alice Doroty Peace stai zitta!” “Questa è cattiva” e si fermò.
Ronnie
intanto si godeva la scena. Forse sarebbe stato bello crescere con qualcun
altro, e non da solo, in psicoanalisi dalla morte di sua madre.
“Tu
piantala di sbandierare i fatti miei e io non dirò niente sui tuoi” “Fatti
miei?” “Volgiamo parlare di Mr. Leopold?” “Non toccare Mr. Leopold!” “Oppure di
Ettore? Ma perchè non parlare di Matt!” “Oh non oseresti” “Oh oserei invece”
“Uff ok, io non dico niente e tu non dici niente, va bene?” “Va bene” tornarono
a sedersi “Chi è Mr. Leopold?” “Un coniglio di pezza con una X al posto di un
occhio, che le ha staccato lei” disse Syn “Non è solo quello. È stato il mio
primo giocattolo e ce l’ho ancora. E lui mi prende in giro per questo!” “E che
sarà mai. È abbastanza normale. Anche io ho ancora il mio primo giocattolo, ma
diciamo che l’ho messo via. Sarà in soffitta, da qualche parte” “E, per la
cronaca, l’occhio di Mr. Leopold lo hai ingoiato tu. A dieci anni era molto
geloso” “Ricominciamo?” “Ok, sto zitta”.
Ronnie
passò la notte lì. Lui dormì nella stanza di Synyster, e lui dormì insieme a
Earth. “Come mai gli hai permesso di dormire nella tua stanza?” “Se papà domani
mattina l’avesse trovato nel tuo letto avrebbe dato di matto” “Già, noi domani
mattina non andiamo a scuola. E visto come sta papà non penso si alzerà presto.
Hai fatto sparire tutti i liquori come ti avevo chiesto?” “Ho nascosto quel
poco che era rimasto. Il resto l’ha fatto sparire lui, ma nel suo stomaco”
“Programmi per domani?” “Domani mattina ho una riunione all’agenzia, dove dovrà
venire anche papà. Poi accompagnerò Michelle a casa sua e lì cominceremo a
bere” disse sorridendo “Sorridi per l’alcool o per Michelle?” “Per l’alcol”
disse sarcastico “Mi sembra logico che sono contento di passare una giornata
con Michelle” “La vostra storia non avanza, eh?” “Nemmeno di un centimetro. Ma
almeno siamo amici. Posso sperare di salvarle la vita e farmi perdonare. Ahah”
rise amaramente “Dai Brian, non fare così” “Ah Alice… certo che i nostri
genitori sono davvero bastardi. Elwin: mi sembra un nome da criceto” “Ti
lamenti? Vogliamo parlare di Doroty? Come quella del mago di OZ? Alice e Brian
ci stanno pure, ma Elwin e Doroty non si possono proprio sentire. Ma perché
questi nomi?” “Non lo so, dovrò chiederlo a papà. Si, ma adesso Hippie,
dormiamo” “Ok, Cancello” “In italiano suona strano. Fa più figo in inglese. Sai
che a papà qualche volta lo hanno chiamato Papa Gates? Ahahaha! Si è incazzato
come una belva” “Sai che c’è gente che ancora si aspetta che tu diventi il
nuovo Barron Battle?” “Earth, sai chi è stato il secondo Barron Battle? Psyco”
Earth sospirò “Ronnie si trova nella stessa situazione di papà. Ha un padre da
riscattare. Noi siamo solo i nipoti ultrafichi di uno condannato a quattro
ergastoli e tenuto in isolamento. Mi ha detto una guardia che al nonno hanno
anche tolto l’ora d’aria per cattiva condotta” “Tu lo ricordi bene?” “Si,
perfettamente” Syn aveva diciotto anni, quando vide suo nonno. Fu lo stesso
giorno che lo vide anche la sorella. Quella volta la ricorda perfettamente.
Diciamo che degli avvenimenti importanti precedenti alla trasformazione, Gates
aveva un ricordo sfuocato. Le piccole cosa le ricordava, ma quelle importanti
quasi per niente. Ma di quando aveva diciotto anni, con i poteri ormai del
tutto sviluppati, ricordava perfettamente tutto e ancora rabbrividiva. Lo
scenario era stato molto simile a quello che aveva visto la sorella, solo che
con Syn fu ancora più accentuato.
“Uff,
non ci voglio pensare. Dai, a nanna”
glielo disse in italiano. “Ok” Earth si avvicinò a Syn che la strinse più forte
e chiusero tutti e due gli occhi.
La
mattina dopo Earth lasciò Synyster che russava nel suo letto e andò a svegliare
Ronnie “Ehi, ti riaccompagno a casa così ti prepari? Lo so che è presto e che
oggi è domenica, ma è per via di mio padre” “Figurati. Tanto oggi dovrebbe
esserci mia zia, non starò da solo. Come mai tu sei già pronta?” “Io ci metto
tre secondi. E non è per dire, ci metto davvero tre secondi” Earth recuperò le
cose di Ronnie, le stampelle, poi gli prese la mano e si materializzarono a
casa sua. “Emm… e adesso come mi lavo?” disse guardando il gesso “Aspetta, ci
penso io” Earth schioccò le dita e Ronnie fu pulito e pronto per una nuova giornata.
“Oh grazie. Però devo andare in bagno”. Earth lo fece materializzare al piano
di sopra. Lei aspettò in cucina che scendesse. “Ok, adesso ci sono” “Io devo
andare” Ronnie fece cadere le stampelle e poggiò le mani sui suoi fianchi e la
baciò. Era un bacio dolce e passionale. Earth fece poggiare Ronnie al tavolo e
gli poggiò una mano su una coscia. Lui infilò una gamba fra le sue e le sue
mani si insinuarono sotto la sua maglietta. La mano Earth salì, ma quando toccò
il metallo della catena ebbe un attimo di lucidità e delicatamente separò le
labbra dalle sue senza muoversi di un centimetro “Devo andare” “Dai, un altro
po’” la baciò di nuovo. Una mano rimase sulla schiena e l’altra scivolò
davanti, stretta sul suo seno, sollevando tutta la maglietta “E un bel po’ di
tempo che non stiamo da soli. Mi manca il tuo corpo, i tuoi gemiti, le tue
cosce…” e la sua mano scivolò “Non ti sembra di esagerare?” disse provando a
mantenere un tono divertito, anche se gli risultava difficile “Naaa, se non
posso giocare con ciò che è mio… cosa mi rimane” la baciò di nuovo in modo
molto persuasivo “Ronnie.. resisti un po’. Passo fra un paio d’ore” gli tolse
una mano dal seno e lo sguardo passionale si spense, le poggiò le mani in vita
“Non hai capito. C’è mia zia. Quello era solo per provocarti un po’” Earth si
avvicinò al suo orecchio per sussurrargli qualcosa “Se continui così le mie
cosce le rivedrai fra parecchio tempo” e scomparve dopo aver posato le labbra
sulle sue.
Ronnie
rimase lì, quasi seduto sul tavolo e anche alquanto divertito.
Earth
tornò in camera sua. Synyster non c’era più. Aprì la porta del bagno e lo trovò
con un asciugamano attorno ai fianchi e una in testa, mentre si lavava i denti
“Shi bussha!” disse con lo spazzolino in bocca. Earth diede due colpetti sulla
porta “Contento?” Synyster sputò nel lavandino “Meglio” “Vorrei capire perchè
ti ostini a mettere l’asciugamano in testa. Per quei quattro peli poi” “Quelli
che tu chiami quattro peli sono l’invidia di parecchie persone” “Tipo?” Syn ci
pensò parecchio “Adesso non mi viene nessuno, ma di certo qualcuno li invidia”
“Sembra che hai messo le dita nella presa della corrente” “Anche tu” disse
guardando i capelli corti e sparati. Oggi erano davanti neri e piastrati e
dietro arancioni “Lo so”. Gli diede un bacio sulla guancia “A me piacciono i
tuoi capelli” e uscì “Guarda che si sente l’odore di Ronnie da un miglio!” gli
disse dietro “Tanto papà non ha il tuo olfatto! Vado a svegliarlo” “Non ce n’è
bisogno” disse Warren in piedi con i capelli sconvolti “Buongiorno papà. Appena
svegliato?” “Già e con un mal di testa atroce” “Si chiama post sbornia” disse
Synyster passandogli affianco per andare in camera sua. Fece una faccia come a
dire: Tsè, dilettante e chiuse la
porta dietro di sé.
“Giù
ci sono le aspirine, adesso scendo e vado a fare il caffé. E poi parliamo”
disse Earth al padre “Grazie mamma”. Warren gli mise una mano in testa e andò
in bagno. In mezzo a tutti quegli omaccioni si sentiva alquanto sola.
Scacciando fuori il pensiero della madre andò giù a preparare il caffé.
Accese
il televisore piccolo che stava in cucina, ma non c’era niente di interessante.
Mise su un programma musicale pietoso, giusto per sentire un po’ di rumore.
Dopo aver preparato il caffé ne beve una tazza. “Come mai adesso tu ascolti
questo schifo?” “Non lo ascolto, era solo per sentire un po’ di rumore” “Allora
meglio un carro armato” disse Gates versandosi del caffé. Earth guardò il
fratello “Come mai questo cambiamento di trucco?” “La faccia da corvo mi ha
rotto le scatole” aveva addosso il costume da super eroe (se così si poteva
definire un completo di pelle smanicato con una giacca lunga di pelle sopra)
aveva fatto una enorme striscia nera sugli occhi. Questa striscia prendeva
anche le sopracciglia e arrivava sulla fronte e sugli zigomi, lasciando però il
naso quasi totalmente scoperto. “Non è male” “Grazie” disse sorridendo. Quando
scese il padre (che sembrava un motociclista) che aveva un trucco alquanto
simile (a lui era una striscia nera e rossa diritta, che prendeva solo gli
occhi) lo guardò e disse “Adesso perché mi copi?” “Il corvo mi ha rotto le
scatole. E poi
Mentre
beveva il caffé gli venne in mente una cosa: anche la zia di Ronnie lavorava
per l’agenzia. Bello. Allora si sarebbero potuti divertire. Finì di bere il caffè,
mise le tazze nel lavandino, chiuse a chiave la porta da dentro e si concentrò
sulla casa di Ronnie.
Vide
la zia fasciata di rosso che scompariva dietro una libreria dopo aver salutato
Ronnie che, dopo aver aspettato di sentire il rumore di lei che se ne andava, prese
il telefono per mandare un messaggio a Earth, ma non fece in tempo visto che
lei gli si materializzò davanti e lo baciò buttandolo per terra.
“Non
avevi detto che non avrei visto le tue cosce per un po’?” “Diciamo che ho
cambiato idea. Sai, non solo i ragazzi hanno gli ormoni” e si materializzarono
nella camera di Ronnie. Lo fece sedere sul letto, si tolse la maglietta e si
mise a cavalcioni (più o meno) sulle sue gambe. Lei gli sfilò la maglietta e
gli slacciò i pantaloni. Sui sorrise e la baciò. Le slacciò i pantaloni e il reggiseno. Istintivamente, una mano di
Earth corse a coprire il seno. La fece allungare e mentre la baciava scherzando
disse “Due anni e ancora ti vergogni? Ma non ti vergogni?” Earth sorrise della battuta
e prese una mano di Ronnie e se la poggiò sul seno. Lui vi strofinò prima la
guancia e poi lo sfiorò con la lingua. Poi le sue labbra scesero sul suo ventre
e poi sempre più giù. Era ingessato fino al ginocchio, quindi almeno un po’ di
mobilità l’aveva. Le sfilò le scarpe e i pantaloni, poi gli scivolò sopra senza
toccarla, si teneva sulle ginocchia e sulle mani “Adesso ti sfido a togliermi i
pantaloni” lei gli rotolò sopra, gli infilò una mano nei pantaloni e glieli
afferrò con tutta la cintura. Dopo di ché le bastò tirare e i pantaloni e i
boxer furono distrutti e poi di nuovo integri nella sua mano. Le lasciò cadere
a terra e a quel punto non ci furono più sfide.
Quasi
due ore dopo, lei se ne stava distesa sul suo petto a fumare una sigaretta che
si passavano. “Ti ricordi che la prima volta che facemmo sesso ti dimenticasti
gli slip qui?” “Si, ti dissi di tenerli” “Si, infatti sono nel mio cassetto.
Vicino ad un tappo di bottiglia di birra ed un pezzo di bicchiere di carta”
“Come?” “Se non ho dove buttare i tappi di bottiglia ho la strana mania di
metterli in tasca. Feci lo stesso anche la sera che Synyster mi ruppe il naso”
“Ahahahahaha! Davvero? E il pezzo di bicchiere? Che c’entra?” “E’ stata la….
terza volta che abbiamo parlato. Il mio caffé era freddo e tu lo hai
riscaldato” “Sei fissato!” “No, ti amo. È diverso, forse. O forse no. Mah
potrei anche ess…” smise di parlare perché Earth lo baciò. Lui le rotolò sopra.
Tirandosi il lenzuolo. Erano immobilizzati uno stretto all’altro “Dillo di
nuovo” “Earth Alice Doroty Peace, io ti amo” “Questa potevi risparmiartela” “Ma
è un nome così carino” le strinse le braccia dietro la schiena e la sollevò un
po’ dal letto le baciò le labbra e il collo, fino alla fossetta della
clavicola. Poi l’abbracciò “Ronnie, ultimamente sento come se la mia anima
stesse cadendo a pezzi” “Ti è successa una cosa davvero brutta, tranquilla che
con il tempo passerà. E se vuoi, potrei essere io a tenere insieme i pezzi” “Lo
stai già facendo”
Contemporaneamente,
in una delle sale dell’agenzia, luogo segretissimo, si stava svolgendo la
famosa riunione. Premiarono gli eroi più efficienti (fra cui anche Warren e
Gates), poi diedero anche un premio alla memoria di Elisabeth e poi si lesse
l’elenco delle ultime catastrofi terrestri. Finito con la parte importante
c’era il buffet e tutti chiacchieravano tranquillamente, come se fosse normale
per degli adulti andare in giro vestiti così. Qui c’erano anche Shad e tutti
gli amici di Syn. Ma Michelle non c’era. Syn andò da Valary, nel suo vestito
nero e bianco da eroina, a chiederle se lei sapeva qualcosa “L’ho sentita ieri
sera e ha detto che sarebbe venuta. Poi stamattina mi ha mandato un messaggio
dicendo che si sentiva poco bene. Forse non aveva voglia di venire. Penso che tu
sappia com’è fatta” fu la sua unica risposta.
Syn
andò via un’ora prima della fine. Andò diritto da Michelle, ma lei non gli aprì
così entro da solo e se la trovò davanti “Oh Syn! Sei venuto! Ti aspettavo!”
andava saltellando e sbattendo da tutte le parti “Miky, sei ubriaca”
“Ahahahaha! Lo so! Non è meraviglioso! Hai portato la bottiglia di Jack?”
Synyster alzò la bottiglia come risposta “Ma che bravo!” continuava a saltare e
girare attorno al tavolo rotondo della cucina “Syn dai! Vieni qua con me!” lo
prese per le mani e lo tirò, correndo dietro a lei attorno tavolo, poi si fermò
di colpo e si scontrarono “Ahahahaha! Che bei imbranati che siamo” Syn a fatica
si spostò di poco, ma lei gli si avvicinò. Michelle non parlava più, continuava
a fissare le labbra di Synyster. Lui continuava a guardare i suoi occhi
immobili, fissi su di lui. Michelle allungò un dito verso le labbra di Synyster
e le sfiorò delicatamente “Michelle ma che….” Gli posò il dito sulle labbra in
modo da non farlo parlare. Poi gli si avvicinò e lo baciò. Fu una liberazione
per entrambi, anche se Michelle non lo avrebbe ricordato, Synyster non avrebbe
mai dimenticato quel bacio. Così dolce, delicato, come se fosse il primo, ma
anche triste e rammaricato al pensiero di tutto quello che avevano perso. Forse
quel bacio era un inconscio perdono della sua mente così fragile e allo stesso
tempo dura e irremovibile, o quasi.
A
questo pensò Synyster per tutto il tempo, dopo aver lasciato Michelle nel suo
letto, tranquilla e sorridente, ma quello forse era per via dell’alcol. Gates
fece un lungo giro con la moto, per quasi tutta la città. Era alquanto vistoso
e riconoscibile, ma a chi importava. Quando si fermò a fare benzina, fece un
cenno alla ragazza dopo di lui che per poco non svenne.
Eh
già, Syn era proprio un bell’imbusto se ti piaceva il tipo, logicamente. Poi,
dopo, l’ultima brillante idea dell’agenzia di fare un set fotografico e renderlo
disponibile sul sito online, era diventato lo sfondo di molti cellulari. Bah,
trovate pubblicitarie. Ricominciò a pensare al bacio e quelli dopo, perché Michelle
di certo non si era fermata, e Synyster di certo non le aveva impedito di
continuare.
Dopo
chissà quanti baci, Syn l’aveva presa in braccio e messa a letto. Dopo averle
rimboccato le coperte, le aveva dato un bacio sulla fronte e se ne era andato.
Chiudendo la porta a chiave. La chiave l’aveva lanciata nella fessura delle
lettere sulla porta, come aveva sempre fatto.
Tornò
a casa verso le tre del pomeriggio e fu accolto da un’osservazione della
sorella: “Come mai non sei ubriaco?” “Mmm, bella domanda. Perché non sono
ubriaco? Perché quando sono andato da Michelle l’ho trovata già ubriaca” poggiò
la bottiglia di Jack ancora sigillata sul tavolo della cucina “E? Perché non è
tutto, vero?” “E mi ha baciato. Non so quante volte lo abbia fatto. Continuava
a baciarmi. E ogni volta sembrava la prima di tutta la mia vita” “Beh,
complimenti. Ci sono voluti quattro anni e dell’alcol per arrivare a quel
bacio” disse Earth mentre prendeva due bicchieri. Syn capì ed aprì la bottiglia
di Jack. “Beh…. È stato… magico. Come se fossimo due ragazzini e si danno il
primo bacio. Era così.. incerto, dolce, tranquillo” versò il liquido ambrato
nei due bicchieri abbondando di più su uno. Richiuse la bottiglia
“Ma
non sei soddisfatto” “Era ubriaca” svuotò in un sorso metà dal contenuto del
bicchiere, poi fece una faccia strana. Earth bevve con molta più calma “Dimmi
tu cosa c’è di soddisfacente nell’essere baciato dall’unico amore della tua
vita.. ubriaco. La prima cosa che ti viene da pensare è: se fosse stata sobria
non lo avrebbe mai fatto. E penso proprio che sia così. Non mi avrebbe mai
baciato da sobria. È troppo orgogliosa per farlo” “Allora baciala tu” “Non
posso. Se mi avvicino e mi respinge rovino anche la nostra amicizia. Se la
bacio avventatamente mi scaraventa contro il muro e mi caccia a calci. Pensa
semplicemente che ha un carattere come il tuo” “Ha il mio stesso carattere?
Allora ti dico una cosa: prova a baciarla ma avvicinati delicatamente e fai le
cose per bene. Lei ti respingerà, ma poi, dopo un paio di giorni passati solo
ed esclusivamente a pensare a te, busserà alla tua porta, ti bacerà e dopo di
questo di darà un ceffone esagerato e ti dirà “Te lo meriti” e se ne andrà. A
questo punto devo pensare come andrà dopo, ma per il resto... io farei così” e
svuotò anche lei il suo bicchiere “Indovina un po’? A me interessa il dopo” si
verso altro wisky e svuotò di nuovo il bicchiere “Non sono una veggente” mise
il bicchiere nel lavandino “E comunque sono quattro anni che aspetta un tuo
gesto serio, coglione!” gli disse in modo quasi affettuoso.
Syn
la guardò un attimo con sospetto. Sorrideva troppo. Ispirò col naso, come se
fosse un segugio “Hai fatto sesso con Ronnie, vero? Non negare, si sente da un
chilometro” “Adesso che fai, cambi argomento?” “No, provavo a capire perché
sorridessi tanto” “Adesso non è questo il punto” “Qual è allora?” “Domani
mattina, vai da lei e vedi di scavare la corazza da stronzo e di ritrovare il
cuore tenero che in verità hai e saprai cosa dirle” “Ma che gentile” “Se certe
cose non le dicono i fratelli…” Syn prese la bottiglia di wisky e il bicchiere
e si avviò verso lo studio del padre “Vedi di non ubriacarti, altrimenti domani
sarai rintronato” “No, tranquilla” andò nello studio, tutto rivestito di legno
scuro e con le luci soffuse. Prese uno dei suoi dischi preferiti dalla mensola
e andò verso il tavolino intagliato. Qui c’era il giradischi. Era abbastanza
vecchio, ma ancora perfettamente funzionante. Non aveva mai dato problemi.
Mise
su il disco e andò su una delle poltrone di pelle. Si versò un po’ di wisky
poggiò la bottiglia sul tavolino. Cominciò a pensare a quelle che gli aveva
detto la sorella. Come al solito aveva ragione. Possibile che una ragazzina di
dieci anni più piccola di lui avesse così tante cose da spiegarli?
Se
non fosse stata sua sorella e se avesse avuto qualche anno in più sarebbe stata
perfetta per lei.
Come
Michelle. Ah Michelle.
L’unica
che aveva mai amato. E forse sarebbe stata davvero l’unica di tutta la sua
vita. Uff, cosa avrebbe mai potuto dirle. Andare da lei e ok, ma mica poteva
fare “Buongiorno” e poi avvicinarsi a lei per baciarla. Forse comportarsi come
se fosse tutto normale, sedersi sul divano, farsi abbracciare e guardarla negli
occhi. Si, forse così sarebbe andata bene. Con calma e tranquillità. Bevve un
piccolo sorso di wisky. E poi? Dopo averla baciata? Cosa avrebbe dovuto fare?
Beh, qualcosa avrebbe dovuto farla anche lei, no? Si sarebbe comportato di
conseguenza alla sua reazione. Ma quale sarebbe potuta essere la sua reazione?
Uff, che rompicapo. Perché doveva essere tutto così ingarbugliato e complicato?
Certo
che l’acustica in quel posto era un qualcosa di eccezionale. Il soffitto alto
permetteva una diffusione del suono davvero ottima. Era la sua stanza
preferita.
Di
gran lunga superiore a quelle che aveva lui a casa sua.
Forse
avrebbe dovuto comprare una casa lì.
Tanto
a casa sua ci tornava così di rado e quando tornava gli veniva lo sconforto a
veder quelle stanze asettiche. Si quella l’avrebbe svuotata. Avrebbe preso una
casa a metà fra la casa di Michelle e questa. Avrebbe dovuto controllare gli
annunci.
Avrebbe
fatto anche una stanza per Earth, così se per caso papà non ci fosse stato… Se
papà non ci fosse stato lei sarebbe corsa da Ronnie, come faceva Michelle alla
sua età.
Oh
Michelle. Ogni volta che pensava a lei sentiva un tuffo al cuore. Il suo
sorriso, i suoi capelli lunghi e biondi, i tatuaggi che parlavano di loro. Oh,
porca miseria. Quella donna era tutto per lui. Come aveva fatto tutto quel
tempo senza di lei? Infatti, pensandoci bene, quei quattro anni erano stati lo
schifo dello schifo. Non era morto di coma etilico o di una qualche malattia da
rapporto occasionale, semplicemente perché era indistruttibile. Forse sarebbe
stato meglio morire.
Michelle
continuava a portare rancore e il loro rapporto era arenato sul “Siamo grandi
amici ma, dopo quello che mi hai fatto non posso rimettermi con te”
Che
poi lui cosa aveva fatto? Niente!
Ed
era stato questo il problema! Maledetta Lisa! Un’idiota rompiscatole e
appiccicosa. Ecco cos’era Lisa per lui, ma Michelle era troppo testarda. E poi
continuava a ripetere che quel maledetto giorno lui l’aveva guardata, lei aveva
urlato e lui aveva continuato a camminare.
Syn
non avrebbe fatto una stronzata del genere nemmeno da ubriaco. Aveva ripercorso
con la mente ogni singolo passo di quel giorno, ma niente.
Ripercorse
quel giorno per l’ ennesima volta. Dopo essere entrati in quella maledetta
costruzione. Lui, Matt e Shad erano stati indirizzati da Zacky al secondo piano
interrato, dove secondo il suo schema c’erano le prigioni (NB: Zacky aveva la
particolare capacità di riuscire ad analizzare strutture o anche persone dopo
uno sguardo. Questo era molto utile durante anatomia e se si voleva arrivare in
una stanza di un posto dove non si era mai stati senza farsi beccare. Per
questo era stato relegato al corso di spalla, ma a lui e ai suoi amici, non
interessava tanto, perché conoscevano il suo vero valore). Prima che Zacky
potesse comunicargli qualcosa via auricolare, Syn cominciò a correre come un
toro durante la corrida. Si fermò davanti ad ogni singola cella. Chiusa o
aperta.
Chiusa
o aperta.
Ma,
a cosa serve chiudere una cella vuota? O porca miseria! Perché non ci aveva mai
pensato?
La soluzione era così stupida e palese! A
scuola l’aveva fatto milioni di volte, possibile che avesse pensato ad uno
schermo di protezione del genere? Era uno dei più stupidi da costruire e
l’aveva fatto milioni di volte durante i corsi di scienze pazza. Uno schermo in
grado di rendere invisibile e di insonorizzare il suo contenuto o quelle
retrostante (dipendeva dalla forma dello schermo, se a cupola o a scudo).
Oh
era stato così stupido a non pensarci! Quattro anni! Gli ci erano voluti
quattro anni per arrivarci! Ma a questo punto c’era un altro problema. Se
quando era passato lui c’era lo schermo, perché quando erano passati gli altri
lo schermo non c’era più? Uno schermo non si disattiva di certo passandoci
davanti. Allora com’era possibile che fosse successo? Doveva essere
assolutamente così, ma come spiegarlo? Avrebbe potuto suonare come una scusa.
Dai Syn pensa, metti in moto quei
neuroni alcolizzati che ti ritrovi. Non sei del tutto una testa di cazzo!, si disse. Possibile che fosse stato direttamente il
cattivo a disattivare lo schermo dopo il suo passaggio? Ma perché farla salvare
da un altro si, ma non da lui? Non aveva senso.
Eppure
una spiegazione logica si doveva trovare. Ma poi, perché quella era l’unica
cella con lo scudo? Ce ne erano altre, tipo quella di Lisa che non avevano lo
schermo ed erano piene. E poi la seconda cella a destra era l’unica “vuota” e
chiusa. Ah maledizione! Michelle non avrebbe mai voluto ascoltare una teoria
del genere. Rifacendo il punto della questione: il sequestratore (ovvero un
certo Mr. S che poi aveva catturato) non voleva che Syn salvasse Michelle. Ok.
Forse sapeva del loro periodo di crisi e voleva sgretolarli del tutto. Ok, ma
come faceva Mr. S a saperlo? Non era un loro compagno di scuola. Non lo avevano
mai visto e non era nemmeno americano. Un informatore? Una talpa? O qualcuno
del liceo che poi era diventato cattivo? Posò il bicchiere ancora pieno e andò
alla mensola della libreria a prendere l’annuario del suo ultimo anno al liceo
e si sedette alla scrivania. Scorse tutti i nomi e tutte le facce. I nomi di
tutti quelli che erano diventati cattivi. Furono una ventina, di cui la buona
parte già era in carcere. Poi per sicurezza, prese i nomi di tutti quelli che
esercitavano da eroi. Erano poco più di trenta.
Era
possibile che anche loro facessero da talpa. A quel punto aprì il pc portatile
che stava sulla scrivania e lo accese. Rilesse tutti i nomi mentre il computer
si accendeva. Sarebbe andato per esclusione. Avrebbe eliminato tutti quelli
messi in prigione o morti prima dell’accaduto. Solo che non ricordando le date
le avrebbe controllate su internet.
Dei
cattivi ne rimasero meno di dieci. Degli eroi ventidue.
Beh,
un po’ largo come campo. Divide i cattivi in quelli che erano stati messi in
prigione dopo l’accaduto e quelli che erano ancora in circolazione. In
circolazione tre, in prigione quattro. Uno morto. Chiamò l’agenzia e si fece
dare tutto quello che sapevano su i cattivi in questione.
Glielo
mandarono via e- mail. Era una mail
particolare. Era in codice e bisognava avere un particolare programma per
tradurla. Se non la si traduceva si avevano tutt’altro genere di notizie.
Dopo
dieci minuti per tradurre tutta la roba che gli avevano mandato, cominciò a
leggere. Quelli in prigione erano degli idioti. Se ne ricordava di quando
andava a scuola con lui. Dei piantagrane accannati che non si reggevano in
piedi nemmeno alle nove di mattina. Erano talmente stupidi che forse Mr. S
avrebbe potuto manipolarli come avrebbe voluto. Ma come era entrato in contatto
con loro? Controllò se nei documenti (che praticamente parlavano di tutta la
loro vita) si parlava di viaggi all’estero. Solo un paio a testa e nessuno dove
erano state individuate le basi di Mr. S sparse per il mondo.
Syn
passò tutto il resto del pomeriggio e della serata su quei documenti. Verso sera
si sentì bussare alla porta. “Avanti” “Ehi” “Oh vieni Earth” “No tranquillo,
non ti disturbo. Era solo per dirti che si sente il tuo cervello lavorare dalla
cucina” sorrise “Ah che carina” “No scherzi a parte. Pensavo di trovarti
addormentato con la bottiglia di Jack vuota” “M? il jack non l’ho toccato quasi
più. Sto lavorando” “Se me lo avessi detto ti avrei dato una mano” “Mi sono
messo a lavorare subito e non ci ho pensato. Vabbè mi aiuti domani, ok?” “Va
bene. Io vado a letto” “Perché? Che ore sono?” “Le undici passate” “Cavolo ho
perso la cognizione del tempo” salvò tutte le evidenziature e note fatte e
spense il computer. “Meglio che vada anche io” svuotò il bicchiere di Jack e
uscì dallo studio.
Il
mattino dopo Earth si sveglio come al solito, per andare a scuola. Si svegliò
alle sette e mezza. Giusto per andare a prendere Ronnie.
Controllò
a casa. La zia dormiva ancora e Ronnie era in camera sua a fare lo zaino. Earth
si materializzò alle sue spalle e lui sobbalzò “Scusa” disse lei sorridendo “E’
l’infarto più bello che io abbia mai avuto” le disse con voce calda e poi la
baciò delicatamente “Come mai così sdolcinati sta mattina?” “Troppo zucchero
nel caffé. Mi fa strani effetti” “Ah ok. Pensavo di essere io a fare strani
effetti” “Beh, ti dai troppa importanza” e si mise a ridere “Dai, scherzo. Mi
sembra logico che sia tu a farmi certi effetti” le sfiorò le labbra con un
dito. Lei sorrise come a prenderlo in giro “Ok, andiamo” gli prese la mano e si
ritrovarono davanti alla scuola era arrivato qualche scuolabus e cominciavano
ad esserci degli studenti “Fa niente, aspettiamo. Intanto.. mi dai il tuo
numero?” Lei tirò fuori il suo nuovo cellulare, che ancora non aveva capito
bene come funzionasse, e scrisse il numero di Ronnie. Poi gli fece uno squillo
così da poter salvare il suo nuovo numero. “E questa?” disse Ronnie guardando
la sua collana “E’ un regalo di Synyster. Me l’ha regalata a Natale. Oggi l’ho
vista sulla scrivania e l’ho messa” “Ma… cos’è?” disse osservando il ciondolo
bello grande che portava al collo “E’… un pianeta... con delle… frecce?” “Se
guardi bene è la terra e quelle non sono frecce ma un cancello... alquanto
sinistro” “Oh chiaro. Siete voi due” “Già…” si sedettero al lato della
scalinata su un a sorta di panchina di marmo. Earth ripassava con il dito i
tatuaggi sulla mano di Ronnie “Oh diamine! L’appuntamento da Freddy!” esclamò
Earth. Con tutto quello che era successo se ne era completamente dimenticata
“Dovevi fare un altro tatuaggio?” “Si, vabbè, lo chiamerò dopo per confermare
l’appuntamento. Meno male che mi sono ricordata. Devo farmi dare il numero da
Synyster perchè io non ce l’ho più” “Dovrebbe averlo anche Erin. Non avete
fatto insieme i pircing? Comunque non ti ho detto che il pircing al naso ti
dona parecchio” disse sfiorando con un dito la punta del pircing a cerchietto “Grazie.
Mi accompagni tu a fare il nuovo tatuaggio?” “Naturalmente” “Hai già fatto il
disegno?” “Si, ma penso che lo cambierò del tutto” “Conoscendoti sarà
bellissimo” Earth sorrise e poggiò la testa sulla sua spalla. Intanto la gente
cominciava ad arrivare. Arrivarono i primi scuolabus e anche gli studenti che
usavano zaini jet o che venivano volando. Stefan dava ormai da tempo un
passaggio a Erin per andare a scuola e arrivarono in picchiata. Atterrarono
proprio davanti a loro due “Buongiorno!” disse Erin tutta pimpante “E tu che
hai combinato?” disse Stefan salutando Ronnie “Se sto tranquillo non sono io.
Sono andato contro un muro. Mi sono fatto male per bene, ma mi ha rimesso a
posto Earth, però il gesso dovrò tenerlo per un paio di giorni” “Beh, meno male
che c’è Earth allora” via via arrivarono anche gli altri ed entrarono a scuola.
Si misero a firmare il gesso di Ronnie. Erano già dentro quando arrivarono
Emmett e Jackson “Ehi amico!” “Che hai combinato?” “Incidente, ma dovrò tenerlo
solo un paio di giorni. Volete firmare?” “Certo!” Dopo un po’ Earth salutò
Ronnie e andarono a lezione.
Synyster
aveva pensato tutta la notte a quello che aveva scoperto. La sua non era stata
una vera e propria dormita. Si svegliò e si guardò allo specchio. Certo che non
era niente male. Sapeva di essere vanitoso a pensarlo, ma ci sono sempre quelle
mattine che ti trovi più bello di altre, no? A Syn questo tipo di mattine non
capitavano da un po’. Quando la sera prima si era ubriacato, la mattina era
troppo intontito per osservarsi allo specchio, e quelle mattine che si
svegliava sobrio era troppo apatico per farlo, o comunque non si trovava un
granché. In quei giorni si chiedeva com’era possibile che a quasi trent’anni ogni
tanto gli uscisse ancora un brufolo o che le occhiaie potessero arrivare a
diventare così profonde. Quella mattina invece no. Niente assurdi brufoli,
niente occhiaie anche se aveva dormito malissimo. Nemmeno le sue cicatrici gli
sembravano così evidenti (PS: se Earth richiudeva una ferita dopo un paio di
ore il segno rimaneva lo stesso. Meno evidente di quella che avrebbe lasciato
un chirurgo, ma comunque rimaneva).
Era
stato così stupido a farsele fare. Lui riusciva a richiudere da solo, ma solo
ferite più superficiali, per le cose più complicate serviva la sorella. Fece
una doccia, si sistemò i capelli (una volta tanto non li sparò diritti per
aria, ma con una strana deviazione ad onda verso destra), un filo di matita,
perchè altrimenti somigliava troppo a Warren. Mise una maglietta a maniche
lunghe di cotone con delle stampe grigie e rosse. Un jeans scuro e strappato e
delle scarpe della Nike di simil pelle. Solito orologio e solite due collane.
Cambiò il pircing al naso e si mise il cerchietto. Ok, era pronto. Afferrò il
telefono. Poi vide il profumo in bella mostra sul cassettone. Glielo aveva
regalato Michelle a Natale. Perché lei sapeva quanto a lui piacesse. Era una
vita che glielo regalava. Quando lo comprò la prima volta era appena uscito.
Glielo aveva sempre regalato, tranne i due anni in cui non si erano parlati. Lo
prese e fece rotolare la boccetta fra le mani. La guardò con un sorriso prima
di usarlo e poi rimetterlo sul cassettone. Prese la giacca di pelle sulla sedia
e se la buttò su una spalla. Scese le scale tutto energico e saltellante. Quel
profumo gli aveva ricordato tanti bei momenti con Michelle. La strana sorpresa,
quando per il secondo anno si ritrovò lo stesso profumo.
Aveva
quasi finito la prima boccetta:
Quando aprì la scatola rimase alquanto
incerto “E’… lo stesso dell’anno scorso?” “Si, ma visto che quello dell’anno
scorso è quasi finito e che piace sia a te che a me, te l’ho riregalato” “Beh,
è un’idea…. Assurda. Non c’è che dire” e lei gli aveva dato un bacio su naso.
In
quei famosi due anni, Syn aveva usato un altro, ma non era la stessa cosa. Quel
profumo era parte integrante della sua vita, un po’ come la chitarra. Erano
ricordi di tantissimi momenti, belli, brutti, noiosi assurdi, speciali.
Conservava tutte le boccette vuote. E quando non riusciva a finirla in un anno
rimaneva lì lo stesso, perchè con l’anno nuovo, si cominciava anche il nuovo-
vecchio profumo, regalo di Michelle. Meno male che avevano continuato a farlo. Infilò
gli occhiali da sole e tutto felice si infilò in macchina, diretto verso la
casa di Michelle. Parcheggiò, arrivò sotto il portico, suonò al campanello e si
poggiò all’arco della porta, in attesa che lei andasse ad aprire. Arrivò dopo
poco. “Ahaha! Syn! Se ti dico che stavo per venire da te?” aveva in mano la
borsa che lui le aveva regalato a Natale (lui a differenza di lei era più
fantasioso e aveva anche buon gusto nel fare i regali) “Vabbè, ti ho preceduto”
e le sorrise “Mi fai entrare?” “Oh si, certo. Vieni” Si tolse la giacca e la
appese e poi poggiò gli occhiali da sole sul tavolo.
“Allora,
tu perché sei venuto?” “Perchè siamo grandi amiche e avevo bisogno di una
manicure” disse facendo una strava voce e guardandosi la mano “No scherzi a
parte. Volevo vedere come stavi, visto che ieri ti ho lasciato in condizioni, a
dir poco disastrose” “Ah... Quindi sei stato tu a mettermi a letto? Mi chiedevo
come ci fossi arrivata” “Si, ti ci ho messo io e ti ho rimboccato le coperte.
Ti ho lasciato le aspirine sul comodino. Ho pensato che con il post sbornia addosso
avresti avuto problemi a trovarle” “E tu logicamente ricordavi dove fossero”
“Già” sorrise, ripensando a tutti i miliardi di volte che era stato in quella
casa. Era stato lui ad aiutarla a portare e montare i mobili. Sapeva tutto di
quella casa, anche dove passavano tutti i fili e dov’era ogni singolo mestolo o
cucchiaio. “Beh, vuoi qualcosa da mangiare? Hai fatto colazione?” “Si, stai
seduta e tranquilla” “Come mai sei così calmo e pacato? Non è da te” “Tu non
immagini nemmeno quante influenza possa avere una ragazzina di sedici anni su
un tipo instabile come me” “Earth non ha sedici anni. Mi chiedo come sia
possibile che sia sempre così calma e con tutto sotto controllo. Ha sedici anni
e sono più di quattro anni che vive praticamente sola. E in più ha un fratello
grande a cui badare” “Ehi!” “E’ la verità, ammettilo. Dai Elwin, sputa il
rospo” Syn arricciò il naso perfetto per via il nome con cui lo aveva chiamato
“Tu non ricordi proprio niente di ieri?” “Fai prima a dirmi cosa dovrei
ricordare, no?” “Mi dici quanta roba hai bevuto per combinarti così?” “Tre
birre e una bottiglia di vodka” “Complimenti! Sappi che ti sei persa la tua
premiazione. A quanto pare sei una delle numero uno come eroina. Hanno detto
che la prossima volta che vai ti danno il premio. È una statuetta. Sembra un
premio Oscar, ma la statuetta sopra è in una posa alla Superman ed è di un
metallo scadente. Davvero brutta” “Beh, adesso mi dici cosa è successo?” “Naa,
con calma. Ti sei svegliata stanotte o direttamente stamattina?” capito che se
continuava ad insistere non ci sarebbe mai riuscita, Michelle si arrese e
cominciò a parlare tranquillamente con Syn, senza continuare a chiedergli del
giorno prima “Stanotte. Ho vomitato anche l’anima. Ho mangiato qualcosa, ho
preso un’aspirina e sono tornata a letto” “L’anima l’hai vomitata otto anni fa
a quella specie di Rave Party a cui ti venne la brillante idea di partecipare.
Se ci penso mi sembra ancora di sentire quell’odore tremendo” “Cavolo si! Ma
quella volta senza saperlo mi ero pure drogata. Ahaha, venisti a recuperarmi tu
per i capelli. Ricordo ancora la sfuriata di Valary. Lei è la figlia perfetta.
Io sono l’avanzo di galera” “Si, ma è molto più divertente un pomeriggio con
l’avanzo di galera, senza offendere Valary, sia chiaro, ma ha troppa paura
delle conseguenze di una qualsiasi azione. Alle conseguenze bisogna pensare dopo,
altrimenti non si vive” “La tua teoria di vita ha un ché di alquanto illecito,
sai?” “Come coltivare marijuana in un vasetto sulla finestra e far credere a tua
sorella che fosse una pianta tropicale?” “Ahahaha! Quella fu bellissima. Prima
e ultima volta che fumammo marijuana. Alla fine eravamo tutti talmente fatti.
Però coltivai proprio per bene quella piantina, bisogna dirlo” “La piantina la
recuperò Matt, vero?” “Si, la rubò dalla piantagione di un tizio. Provò a farla
germogliare, ma con lui era quasi morta” “Certo che ne abbiamo combinate di
tutti i colori” “E’ una vita che ci conosciamo e siamo.. amici. Mi sembra
chiaro che insieme ne abbiamo passate di tutti i colori. E poi non siamo di
certo un gruppo tranquillo” “Direi di no” “Ricordi la fuga al Gods of metal?”
“Si, ho ancora la maglietta di Nikki Sixx e la foto con Slash. Wow. Fu
bellissimo” “Il problema fu il ritorno a casa” “Già, non uscimmo per tutto il
resto dell’estate. Però se ricordi scappavamo e uscivamo lo stesso. E non ci
hanno nemmeno mai beccati” risero un po’, poi Michelle disse “Chissà quanti
milioni di volte ci siamo ubriacati” “Tutti insieme? Tantissime. La prima volta
fu in secondo superiore, tu ancora non c’eri e Matt e Val ancora
non si
mettevano insieme. Eravamo tutti noi ragazzi a casa di Zacky. Non so
quanto
bevemmo, ma alla fine eravamo così ubriachi. A quanto pare io
cominciai a
rotolarmi nel giardino e Rev squartò il divano di Zacky”
“Rev…” “Già Rev… sono
passati sei anni. Se penso che avrei dovuto esserci anche io. E che
avrei
potuto salvarli..” “Si, ma non c’eri, non puoi
rimproverarti solo per essere
tornato a casa con un’altra persona invece che con loro. E poi
per quanto avevi
bevuto non avresti potuto fare niente lo stesso” “Forse
dovrei smetterla di
bere” “E allora che campi più a fare?”
Continuarono
a parlare. Syn rimase a pranzo da Michelle e cucinarono insieme. Syn non poteva
rinnegare le sue origini italiane. “Avevo dimenticato quanto cucinassi bene”
“Infatti è un po’ di tempo che non cucinavo per te. Posso farlo anche più
spesso. Così la smetti di mangiare male” “Ma io non mangio male! Ok forse un
po’ si…” “Oggi pomeriggio ti va di andare allo skate park?” “No, oggi no. Non
ne ho voglia” “Giusto, post-sbornia, l’avevo dimenticato” “Tu ormai convivi con
i post-sbornia” “Più o meno….” Disse sorridendo “Allora cosa ti va di fare?
Possiamo fare quello che vuoi” “Voglio stare qui, parlare. Niente di speciale.
Che ne pensi? Se tu vuoi fare qualcosa…” “No figurati, per me va benissimo”
finito di mangiare e di lavare i piatti si misero sul divano e accesero la tv.
Misero sul TG della città, ma non c’era niente di interessante. Miky poggiò la
testa sulla spalla di Syn “Sei comodo anche se..” “.. puzzo di fumo. Si, lo so.
Questo è un altro grande classico, come il profumo a Natale” “Oh il mio
profumo..” gli sniffò un po’ il collo “Infatti un pochino si sente” “Ma se da
stamattina ho acceso solo una sigaretta!” “Però si sente parecchio” “Quanto
tempo è che hai smesso di fumare?” “Ma io non ho mai fumato” disse recitando
malissimo e sapendo di farlo “Dai seriamente..” “Più o meno quattro anni. Era
il nostro segreto, da sola non c’era più gusto” gli disse a bassa voce, come se
qualcuno potesse sentire. Quelle parole le fecero tremare la voce. Syn vide il
suo sguardo barcollare un attimo, come a trattenere le lacrime. Forse era
arrivato il momento giusto. Syn le poggiò la mano sulla guancia e le sollevò
leggermente il viso, poi delicatamente sia avvicinò e posò le labbra sulle sue.
Michelle rimase fredda ed immobile. Syn si scostò un po’, poi riprese a
baciarla. Quanto tempo era che aspettava di farlo. Lei rimaneva quasi, passiva,
dopo un po’ però sentì i suoi occhi chiudersi e reagire in modo positivo. Tre
secondi dopo fu sbalzato dall’altro lato del divano “Syn...” “Si, em... devo…
andare” si sollevò in piedi e si avviò all’uscita. Infilò la giacca e prese gli
occhiali da sole. Un attimo prima che chiudesse la porta dietro di lui, Syn la
bloccò con la mano e le disse “Comunque, è questo che è successo ieri, solo che
sei stata tu a cominciare” poi sorrise leggermente e se ne andò. La porta si
chiuse di botto per via di Michelle poggiata ad essa. Syn era rimasto
interdetto. Gli era piaciuto parecchio, più di quanto si sarebbe aspettato. Il
giorno prima era stato molto diverso, si, bellissimo, ma comunque lei era
ubriaca, romanticismo e sentimento poco o niente.
Senza
rendersene conto si ritrovò al cimitero. “Ma che ci faccio qui?” disse ad alta
voce. Parcheggiò la macchina e scese, fino ad arrivare alla tomba di Rev. Syn e
Jhonny (il bassista) erano grandi amici, ma con Rev era diverso. Lui non aveva
frequentato la loro scuola. Si era trasferito lì dopo la fine degli studi, ma
loro si erano conosciuti prima, in un negozio di musica Rock e Metal.
Inizialmente Rev lo aveva preso in giro, ma poco dopo erano diventati grandi
amici. Questo era successo verso la sesta classe ma era come se si conoscessero
da molto di più.
E
adesso eccoli lì, lui sopra e Rev sotto, ma sotto terra.
Syn
prima si accovacciò e poi si sedette a gambe incrociate davanti alla lapide,
sull’erba fresca. Chissà perché lo avevano seppellito lì e non nella sua città
Natale. “Ehi, Rev. È un po’ che non ci si vede, eh? Mi sa che se continuo così
ti raggiungo presto” fissò la scritta, come in attesa di una risposta che di
certo non sarebbe potuta arrivare “Sai, ho baciato Michelle. In verità anche
lei mi ha baciato ieri, ma era talmente ubriaca che oggi non si ricordava
niente. Dopo che l’ho baciata mi ha sbalzato giù dal divano. Rev come devo
fare? Io…. la amo. Perché non ci sei
più, avresti saputo cosa dirmi. Sapevi sempre cosa dire. Io a volte ho il
dubbio di essere un completo idiota. Per il resto delle volte ne sono del tutto
certo. Non so cosa fare, come comportarmi. Se mi avvicino si allontana, ma
appena parla di noi al passato la vedo trattenere le lacrime come se
rimpiangesse tutto. Penso di continuare a farle male e forse anche farmi male,
ma non riesco a dirle addio. Sono durato due anni e poi sono tornato da lei.
Sono due anni che faccio l’amico, l’ho vista stare male per altri, ma mai niente
di minimamente serio. Perchè ogni volta che mi guarda o pronuncia il mio nome
vado fuori di testa. O quando sorride.. Oh porca miseria! Quando sorride è la
fine per me” fissò di nuovo la lapide “Mi sento quasi un idiota a parlare con
una lapide. Spero che da qualche parte tu mi stia ascoltando, perchè se dopo la
morte non c’è niente, tutta la mia vita è affidata ad un pezzo di marmo nero
che, fra l’altro, non risponde”si guardò intorno, c’era qualche persona che lo
guardava come se fosse un pazzo “Vabbè Rev, ci si vede” si alzò in piedi e
diede due colpetti sulla lapide, come una specie di saluto. Dopo essersi
sfogato stava molto meglio. Quando tornò a casa, Earth era al piano di sopra.
Suo padre era in salotto a leggere il giornale. Earth lo sentì arrivare e scese
subito “Ehi, ti serve una mano con il lavoro?” “Molto volentieri” andarono insieme
nello studio. Syn diede a Earth l’altro pc portatile un blocco e una penna. Le
passò metà del materiale ricevuto e lei cominciò a leggere. “Cosa cerco?” “Devi
vedere se i tizi sono, morti, passati al male, o sono per caso andati in Europa
prima del 13 aprile di quattro anni fa” “Anche gli eroi?” “Si, tutti quelli che
ti ho dato”
Cominciarono
a lavorare, dopo quasi un ora Earth si alzò e andò a mettere un disco, uno dei
suoi preferiti, Led Zeppelin. “Adesso si” tornò a sedersi sulla poltrona e
riprese il pc.
“Come
è andata?” “Mi ha spinto dal divano e sono andato a terra” “Davvero? Mi
aspettavo che andassi contro il muro” “Anche io, ma forse il mio bacio l’aveva
stordita troppo” Guardò la sorella e passò la lingua sulle labbra in modo
ridicolo. “Si, certo” disse lei scettica “Scherzi a parte…. Non saprei. Mi aspettavo
una reazione più negativa” “Non essere pessimista, forse non è così contrariata
come pensi” “Spero solo che non lo sia più di quanto io mi aspetti” “Syn, ti
ama. E, cosa più importante, non riesce a dimenticarti. Come te del resto. A questo
punto penso le rimangano due opzioni: accettarti o.. il suicidio. Ma è troppo
intelligente per arrivare a tanto per te” Syn non rispose e continuarono a
lavorare.
“Uff…..” dopo un’altra mezz’ora Earth ruppe di
nuovo il silenzio “Ma perché questa ricerca?” “Qualcuno voleva che io non
salvassi Michelle, in modo che lei non potesse più fidarsi di me e che fosse il
colpo finale alla nostra relazione un po’ in crisi” “Da cosa l’hai capito?”
“Dal fatto che quando passai io davanti alla sua cella c’erano degli schermi e
quando ho oltrepassato la cella qualcuno li ha disattivati” “E cosa ti fa
pensare che il colpevole sia fra questi nomi?” “Questi sono quelli che si sono
diplomati con me. Se non dovessi trovare niente fra questi passerò all’anno
dopo e quello dopo ancora. A quel punto, se non avrò trovato niente tirerò una
testata nel muro e aspetterò di morire dissanguato” Earth continuò a leggere e
scrisse qualcosa poi di scatto ruppe la punta della matita sul foglio per aver
premuto troppo
“Syn,
Lisa!” “Che intendi dire?” “Che lei è l’indiziata numero uno!” “Dimentichi che
lei era fra le persone rapite” “Dimentichi che chi è a rapire le persone sa
dove sono e può aprire e chiudere una cella quando vuole e poi lei poteva
ottenere informazioni dall’agenzia su i vostri piani. Controlla se aveva fatto
richiesta di entrare nella missione”. Syn accedette al sito dell’agenzia e
controllò i documenti della missione. Non si era mai preoccupato di controllare
chi fosse nell’elenco della squadra perché pensava fossero solo loro. Invece
trovò anche Lisa nell’elenco. A quanto pare aveva fatto richiesta ed era
entrata, per uscirne due giorni dopo senza aver nemmeno mosso un dito. Anzi no,
forse qualcosa l’aveva fatta. Aveva letto i rapporti per sapere quando si
sarebbero infiltrati. “Earth! Sei un genio! Quadra tutto! Perché non ci ho mai
pensato?” “Tu hai aperto la sua cella, come facevi a sospettare che fosse lei?”
“Già la ricordo ancora. Era in lacrime in un angolo. Davvero penosa come eroe.
Forse uno dei più scarsi. Fu messa nel corso eroi solo perchè Sonic Boom è suo
zio” Gates controllò la sua scheda personale. A quanto pare lei aveva avuto a
che fare con le precedenti ricerche del tizio che era stato arrestato per
quella storia.
Oltre
che Mr. S lui si faceva chiamare anche The Legend, ma di leggendario aveva
davvero poco, tranne forse il suo ego spropositato. Era un tipo piccolino, ma
muscoloso. Non era una cima, ma a quanto pare aveva ereditato tantissimo dal
padre che era stato davvero leggendario come cattivo, Black Soul. Il nome forse
non era molto fantasioso, ma quando fu arrestato piuttosto di essere portato in
prigione si suicidò. A quanto pare un secondo prima che gli venissero messe le
manette si era sparato in vena una dose di un qualche veleno ultra letale ed
era morto sul colpo.
Era
un mito per qualsiasi cattivo venuto dopo. Di trent’anni di attività non erano
mai stato in grado di individuarlo. A quanto pare era in grado di stordire i
tuoi pensieri così nel profondo dal essere una cosa irreversibile. Non era
semplice ipnosi, si trattava di lavaggio mentale. Poteva farti credere
qualunque cosa e farla sembrare più reale della realtà stessa.
The
Legend invece era solo uno sbruffone. Syn lo aveva preso con una mano e
sbatacchiato come se fosse niente. Lo aveva immobilizzato in un secondo. “Ma adesso che fine ha fatto Lisa?” “E’ da
qualche parte in Giappone se non sbaglio. Insegna in una scuola per super eroi.
Si è ritirata dopo l’accaduto” Syn intanto controllava il sito dell’agenzia,
poi si fece mandare il materiale su Lisa. All’agenzia non sapevano niente. Però
c’era scritto indirizzo e numero di telefono. “Se le cose stanno come pensi
sono a cavallo! Io devo andare all’agenzia e a parlare con Matt e gli altri”
afferrò la giacca e il telefono e uscì.
Earth
andò in cucina e lì il padre continuava imperterrito a leggere il giornale
quando suonò il suo cerca persone. Girò gli occhi, poi lo prese dalla tasca.
Lesse e aggrottò le sopracciglia. “Oh tesoro, mi sa che ci vediamo domani
mattina. Non aspettarmi perché mi sa che faccio molto tardi” “Come al solito”
sorrise lei. Lui le scompigliò i capelli e andò nello studio per andare nel
covo.
A
quel punto Earth si guardò a torno, poi chiuse a chiave la porta d’ingresso e
sparì. Si materializzò dietro Ronnie, che ci mancò poco non avesse un infarto.
“Tu così mi ucciderai, un giorno” disse tenendosi il petto “Scusa, ma mi
mancavi” disse lei avvicinandosi a lui per baciarlo. Lui le prese la testa fra
le mani e la baciò come suo solito. Poi si separò di poco dalle sue labbra e
poi la baciò con più insistenza. Ronnie era poggiato contro il tavolo. Una mano
scivolò fra i capelli neri e lunghi della ragazza e l’altra lungo la schiena.
Earth gli strinse le braccia attorno al collo e si fece ancora più vicina. “E’
un bel po’ che non facciamo sesso, eh?” le sussurrò lui “Lo so, ma se vuoi
possiamo recuperare….” “Immediatamente” ricominciò a baciarla e si ritrovarono
in camera sua. Earth lo fece sedere sul letto. Poi con attenzione si sedette su
di lui con le gambe aperte e ricominciò a baciarlo . Lui le sfilò la maglietta
e le sganciò il reggiseno e lo fece scivolare a terra. Lei gli sfilò la
maglietta, poi lo fece allungare e gli strappò via i pantaloni, per poi farli
tornare interi un attimo prima che toccassero il suolo. Sorrise e si allungò su
di lui. Dopo aver eliminato gli ultimi pezzi di stoffa rimasti, Ronnie le
rotolò sopra e strinse una mano sulla sua coscia, poi prese a baciarle il
collo. Earth inclinò la testa per il
piacere mentre lo sentiva entrare dentro di lei. Continuava a sussurrare il suo
nome e a gemere. Anche Ronnie continuava ripetere il suo, fra un bacio ed un
altro.
Sentiva
il suo corpo caldo, con la lingua continuava ripassare i suoi tatuaggi e i
seni, poi via via scendeva giù con le labbra, fino all’ombelico e ancora più
giù. Earth gli sollevò la testa e lo baciò, poi fece scorrere le labbra sul suo
petto, fino al pircing sul capezzolo e ci giocò tirandolo un po’ con i denti,
poi continuò a baciargli il torace, quando arrivò all’inguine segnò una linea orizzontale
con la lingua e poi tornò via via sopra. Ronnie le strinse una mano dietro la
schiena e una fra i capelli, poi Earth poggiò la testa sulla sua spalla e
guardandolo fisso negli occhi gli disse “Ti amo” “Anche io” rispose lui con lo
stesso sguardo lucido.
Dopo
più di due ore Earth era ancora nel letto di Ronnie, con addosso la maglietta
di quest’ultimo che continuava a toccarla e baciarla “Ahahah! Ronnie? ancora
non sei stanco?” “Earth, quasi due settimane. Ero in crisi di astinenza”
sospirò lui baciandole il collo “Dimentichi l’altro ieri” “Si, ma non siamo
andati fino in fondo….e poi sai com’è, quando uno si abitua ad una certa vita è
difficile poi tornare a quella vecchia” “Ahahah! Beh, c’è da dire che dopo oggi
siamo a posto per un po’” “Se vieni domani, possiamo anche rifarlo
tranquillamente” le sorrise lui malizioso “Si, ma sai.. questa” disse battendo
un colpo sul gesso “è un tantino fastidiosa, mi ha graffiato tutte le gambe”
disse mostrando dei leggeri segni rossi sulle cosce. Ronnie si chinò e vi fece
scorrere le labbra “Oh, sono desolato” disse continuando con più intensità “Sai
che la tua desolazione mi piace?” disse lei. Ronnie sorrise contro la sua
coscia. Via via le sfilò la maglietta e risalì dal bacino, attraversò l’addome,
si posò sul seno e poi continuò, sulla clavicola, il collo, il mento e infine
le labbra, quelle labbra morbide, calde e profumate. Earth sentì la testa
girare, forse era sue punto di svenire. Sentì stringersi dalle braccia di
Ronnie e smise ancora una volta quella minima connessione al cervello che era
riuscita a raggiungere.
Quasi
un ora dopo, mentre Ronnie dormiva, Earth si alzò ed a velocità umana si
rivestì. Lo guardava dormire. Aveva un ché di angelico e tranquillo, anche se
le aveva chiaramente dimostrato che in lui di innocente non era rimasto proprio
niente. Si avvicinò a lui e posò le sue labbra sulle sue. Come nelle favole, si
risvegliò e la guardò “Dove vai?” “A casa, si è fatto tardi e Gates ormai mi
darà per dispersa” Ronnie le poggiò una mano sulla guancia e la baciò di nuovo
con la solita intensità. Con la lingua fece schiudere le sue labbra e la
stuzzicò. Poi si separò “Va bene, ci vediamo domani” Earth gli sorrise e mentre
metteva il cellulare in tasca scomparse; per riapparire in cucina. “Ah eccoti,
non ti trovavo più” disse addentando uno dei suoi adorati biscotti al
cioccolato e passandole affianco “Non sono morta, a te come è andata?” “Sia
all’agenzia che i ragazzi ti danno ragione: ci sono moltissime probabilità che
le cose siano andate così. A quanto pare l’agenzia provvederà al caso, perché
io sono troppo importante per occuparmi di queste cose secondarie” disse sicuro
di sé “Sempre molto modesto, eh?” “Ma è vero” disse aprendo una birra. Birra e
biscotti al cioccolato. A Earth toccava lo stomaco solo a pensarci. “E
Michelle?” “Defunta! Ho provato a chiamarla, ma risponde la segreteria. Non le
ho lasciato messaggi perchè tanto so che non li controllerà mai” disse
sconsolato. Si buttò sul divano e accese la televisione alla ricerca di
qualcosa di interessante.
Finì
per vedere per l’ennesima volta Arancia
Meccanica “Oh questo film mi ha dato il voltastomaco ormai…. Come te” disse
Earth guardando il fratello che fissava il televisore tutto interessato,
sputando briciole ovunque “Perché? Cosa ho fatto?” chiese lui con un biscotto
in bocca “Syn, ti sembra normale? Birra e biscotti?” “Mai provati?” “No” “Allora
stai zitta” e tornò a guardare la televisione. A volte le sembrava un bambino
capriccioso. Earth andò a sedersi vicino a lui e prese un biscotto dalla busta
sulle ginocchia del fratello. “Vabbè, rivediamo Alex e i suoi drughi” Syn
sorrise e ricominciò a seguire il film.
Alla
fine Earth si addormentò sulla spalla di Gates.
Posò
i biscotti per terra e la prese in braccio, attento a non farla svegliare. Le tolse le scarpe e la mise nel suo letto.
Poi le carezzò il viso “Buona notte, piccola” e uscì in silenzio dalla stanza.
La
mattina dopo la sveglia di Earth non suonò. Si svegliò in
preda al panico. Il
telefono era scarico e quindi la sveglia impostata non aveva suonato.
Lo mise
sotto carica per vedere l’orario e vide tre chiamate perse: due
di Ronnie e una
di Erin. Mandò un messaggio alla ragazza “Sorry, ma oggi
non vengo. La sveglia
non è suonata :D ci vediamo domani, ok? Un bacio!” e
scrisse più o meno la
stessa cosa anche a Ronnie. Erano le nove e mezza. Si vestì e
andò a vedere chi
ci fosse a casa. Il padre era in camera sua a dormire, ma Syn non
c’era. Earth
scese giù a fare colazione. Dopo un ora si svegliò anche
il padre “E tu che ci
fai qua? Non dovresti essere a scuola?” “Ma buongiorno
anche a te! Si, ieri ho
passato una giornata incantevole, grazie per
l’interessamento” “Buongiorno
Earth, tutto bene? Va bene così?” disse il padre in modo
teatrale ed Earth rispose
con una smorfia scocciata “La sveglia non è suonata. A te
come è andata? Tutto
a posto?” “Si tranquilla, niente di rotto. Più o
meno” disse stiracchiandosi e
completando la frase con un sonoro CRAK della schiena. “Ah
comincio ad essere
un po’ troppo vecchio. Forse dovrei andare in pensione, ma poi
che faccio tutto
il giorno?” disse ridacchiando, mentre prendeva una tazza di
caffé “Pà, sai
dov’è Syn?” “No, perché?”
“Non c’è. E sono solo le dieci passate! Come mai
è
diventato mattiniero?” il padre rise della battuta “Forse
aveva qualcosa da
fare” “Ma chi? Lui? Gates che prende impegni di
mattina?” “Hai ragione non
quadra…mmmm… Michelle?” “Molto probabile,
bravo pà” e cominciò a salire le
scale “Figurati, Alice” “Ti odio!” urlò
dal piano di sopra “Anche io ti voglio
bene amore!” disse lui scherzando e continuando a bere. Earth
chiamò il
fratello “Ehi sbruffone! Che fine hai fatto?” “Cerco
casa” “Come?” “Si, sto
vedendo qualche casa. Era già un po’ che avevo chiamato
un’agenzia per un
appuntamento. Voglio comprare una casa in città”
“Perché?” “Perché ho ventisette
anni e dormo nella casa di mio
padre pur potendomi permettere una casa per fatti miei”
“ah….. ok….. trovato
niente di interessante?” “Mmm, forse si, poi ti faccio
vedere. Non è male.
Penso che prenderò questa. Mi piace” “Vabbè
poi un giorno me la fai vedere”
“Earth ci sarà una stanza per te. Pensavi che me ne
andassi per colpa tua?”
“N-no… perché?” in verità l’idea
l’era passata per la testa infatti tentennò un
po’ per rispondere “Earth tu sei tutta la mia vita, potrei
mai scappare da te?”
“E allora cosa c’è?” “Che ho
trent’anni! Voglio i miei spazi!” “Ok” si
limitò a
rispondere lei “Va bene, ci vediamo dopo, ok? E non tenermi il
broncio!” “Quale
broncio? Io non ho nessun broncio!” “Lo sento anche
attraverso il telefono che
il tuo labbro sta arrivando al pavimento” disse ridacchiando
“Uff! Ok! Forse un
pochino… ma solo un pochino … si. Contento?”
“Moltissimo” “Ci vediamo dopo”
“Ciao, Hippie” e chiuse la chiamata. Scese al piano di
sotto “Syn sta cercando
casa” “E perché?” “Perchè ha
trent’anni e vuole i suoi spazi” disse come se
fosse una cosa assurda. Earth si aspettava che il padre la appoggiasse,
ma
invece fu d’accordo con Syn “Mi chiedevo quando si
decidesse. La sua vecchia
“casa” se così la si può chiamare, era un
deposito delle sue cose. Se ci ha
passato un paio di nottate è già tanto. Sono contento che
si sia finalmente
deciso” “Sei davvero d’accordo con lui?”
“Si, perché?” “Come perché? Questa
casa non è abbastanza grande?” “Earth non è
una questione di dimensioni. È
diverso”
Earth
sbruffò, prese la giacca e la borsa e aprì la porta “E adesso dove vai?” “Esco”
la richiuse con un sonoro colpo. Aprì la borsa e ne estrasse l’iPod con le
enormi cuffie viola che gli aveva regalato il padre per Natale. erano delle
cuffie da DJ ed erano un qualcosa di eccezionale.
Mise
su un gruppo trash metal e cominciò a camminare, con la testa incassata nelle
spalle. Non sapeva nemmeno lei dove stesse andando, solo continuava a
camminare.
Chissà
poi dove sarebbe finita. Non faceva caso a niente di quello che le stava
attorno. Continuava a camminare ed ascoltare ogni singola nota delle canzoni.
Quando
alzò la testa si rese conto di trovarsi in spiaggia. Come aveva fatto ad
arrivarci. Mise in pausa l’iPod e fece scivolare le cuffie sul collo. Chiuse
gli occhi ed ispirò forte con il naso. Poi si tolse le scarpe e i calzini e
affondò i piedi nella sabbia sottile. Le onde continuavano ad infrangersi sul
bagnasciuga con delle leggere increspature. Su quella spiaggia non c’era mai
nessuno.
Quello
era il posto di Gates e Earth. In quel posto ce li aveva portati la prima volta
la mamma. Era un sacco di tempo che non ci andava.
Incurante
del fatto che si sarebbe sporcata si sedette per terra e si mise a fissare il
mare. Si tolse la giacca e le cuffie dal collo e infilò tutto nella borsa.
Quanti ricordi su quella spiaggia. Lei e Syn che giocavano da piccoli e anche
via via crescendo c’erano tanti altri ricordi. Le insolazioni, le cadute, i
bisticci, le feste con gli amici, anche le litigate, di quelle serie e un po’
meno. Quella spiaggia era un po’ il suo punto fisso. Il mare le ricordava sua
madre, ma in quella spiaggia il ricordo non era per niente doloroso, era dolce
e caldo. Rimase chissà quanto tempo lì, immobile, a fissare il mare che
continuava con i suoi movimenti tranquilli. Uno di questi giorni avrebbe dovuto
tirare fuori la tavola da surf e trascinare Synyster in quel posto. Erano anni
che non serfavano.
Synyster.
Il
fratello che adesso se ne era venuto fuori con quest’altra pagliacciata del
voler comprare casa. La verità era che Earth aveva paura di rimanere di nuovo
sola. Sola come prima, con la casa che sembrava un porto di mare, con chi viene
e chi va e lei sempre ferma lì, ad aspettare, a sperare che questa volta
rimanessero un po’ di più, o che riuscissero a finire prima per stare un po’
insieme a lei. Che fosse suo padre, sua madre, o Gates. Lei si sentiva sola in
quella fottutissima casa.
E
adesso che finalmente era un po’ meno sola, Synyster se ne viene con il “cambio
casa”. Era stata una mazzata in testa, davvero. Se Syn se ne fosse andato, lei
avrebbe passato le giornate intere nella sua nuova casa. Earth adorava suo
padre, ma non ce l’avrebbe fatta a non sentirsi sola visto che spesso e
volentieri suo padre faceva da
soprammobile.
Dopo
qualche ora si rimise le scarpe e dopo essersi un po’ spolverata tornò a casa-
qui trovò Synyster che apparecchiava e il padre davanti ai fornelli. “Ciao Syn”
“Buongiorno Hippie!” Earth lo guardò torva e smontò il suo sorriso così solare
e allegro. “Dai non guardarmi così. Prova a capirmi, sono vecchio ormai. È
ridicolo che io continui a viver qui con voi. Non ti sembra che io abbia
ragione?” “No” disse incrociando le mani sul petto in modo ostinato.
Non
le andava di parlarne davanti al padre, ma alla prima occasione avrebbe detto
tutto a Syn. “Senti, questa storia a parte, perchè qualche volta non andiamo a
surfare alla spiaggia?” Syn alzò il sopracciglio e la guardò “Come mai ti è
tornata la passione per il surf?” “Oggi sono stata alla spiaggia e… boh….. che
ne pensi? Le tavole sono ancora in garage, sai?” disse lei facendo un sorriso
ammiccante “Eh eh? Dai Gates lo so che muori dalla voglia di surfare. Dai come
i vecchi tempi. Tu, io e le onde. Dimmi che non ti alletta l’idea” “Ok, domani
sistemerò le tavole, così domenica andremo a surfare, contenta?” annuì e cominciò ad aiutare il fratello ad
apparecchiare.
“Oggi
pomeriggio hai da fare?” “Si, vado a svuotare la mia vecchia casa. Non è che
puoi aiutarmi? Sai, con te si fa molto prima” “Si, certo…” disse fissando il
piatto che improvvisamente non gli sembrava più troppo invitante “E dai Earth,
a volte mi sembri una bambina di due anni” Earth alzò la testa e gli lanciò
un’occhiataccia “Ecco appunto. Sei proprio testarda” “Bah, non so chi mi
ricorda” rispose lei “Su questo, piccola” intervenì il padre “ti devo
contraddire. Nemmeno Syn è morbido, ma tu sei molto più cocciuta di lui. Sei
come me” disse sorridendo. Syn sorrise soddisfatto al padre ed Earth gli fece
la linguaccia. “Allora, mi aiuti?” ripeté lui “Ok” e ricominciò a mangiare.
Il
pomeriggio Michelle, Matt, Valary e Zacky andarono a casa loro per aiutare
Gates e Earth ad impacchettare tutto e fare il trasloco. Grazie a Michelle
anche Zacky ebbe una forza sovrumana per tutto il pomeriggio così aiutò anche
lui a spostare i mobili pesanti. Earth li faceva materializzare in un camion
che Syn aveva affittato per il trasloco. Finito con i mobili caricarono anche
l’enorme SUV di Matt di scatoloni vari e Syn chiuse la porta. Parlò un attimo
con Zacky e poi gli diede delle chiavi “Allora, la porti tu?” “Si, tranquilli”
e sparì nel garage.
Earth
però non vide dove stesse andando “Dov’è Zack?” “Lui riporta la moto” “Quella moto?” disse Earth con gli occhi
sgranati “Si, quella moto” sorrise
lui.
Syn
aveva in totale due moto e una macchina. La macchina era una Mustang cobra del
’69 e le moto erano una davvero molto teatrale che utilizzava quando vestiva i
panni di Synyster Gates perché poteva volare, era tipo un Harley Davidson
enorme e massiccia, mentre l’altra era
una moto da strada argento e nera. Davvero spettacolare. Era uno di quei
modelli dal nome impronunciabile e dai costi assurdi. In più la sua aveva il
serbatoio personalizzato, altra chicca. C’era un cancello con la scritta in
corsivo Gates.
Syn
l’adorava e non la faceva toccare mai a nessuno. Per questo Earth rimase
sconvolta quando il fratello le disse che aveva lasciato le chiavi all’amico. “Syn hai la febbre?” “Non mi pare” disse lui
sorridendo, mentre guidava verso casa “Allora mi spieghi come mai hai lasciato
guidare la moto a Zack?” “Era un sacco di tempo che me lo chiedeva. E poi Zacky
è un ottimo motociclista. Una volta faceva anche gare di motocross” “Lo so, ma
mi sembra lo stesso assurdo” scrollò le spalle e continuò guidare. Possibile che Gates avesse anche la
patente per il camion?
“Ok,
adesso?” “Devo sistemare un paio di cose nella casa e
domani scarico. Mi
aiuti?” “Che dobbiamo fare?” “Ritingere un paio
di pareti. È troppo bianca. Ho
comprato la vernice rossa, nera e argento. Così ci
divertiamo” disse sorridendo
“Syn io non voglio che ti trasferisci”
“Perché?” “Perché non voglio rimanere
sola” “Ma tu non sei sola. C’è
papà” “Gates, sai meglio di me che papà non
è il
massimo della compagnia” sorrise “In effetti hai ragione,
ma non sarai mai
sola. In qualunque momento puoi scappare a casa mia. Anche se io non ci
sono”
poi fece un’espressione maliziosa “Il letto della tua
stanza lo comprerò bello
grande, così tu e Ronnie potrete stare tranquilli. E niente
più fughe notturne
a casa sua” “E tu che ne sai?” “Perché
io facevo la stessa cosa” disse
sorridendo. “Vieni qui piccoletta” e gli passò un
braccio attorno alle spalle.
Earth poggiò la testa sulla sua spalla, mentre lui continuava a
guidare.
“Syn?”
“M?” “Grazie” e lo abbracciò un po’ più forte “Figurati, Hippie”.
Arrivarono
in città, e Syn cominciò a guidare come se volesse andare in spiaggia “Syn ma…”
“Ti faccio vedere casa mia” disse sorridendo.
Dopo
un po’ arrivarono ad una villetta molto vicina alla loro spiaggia.
Parcheggiarono e Syn corse subito ad aprire la porta. Appena entrati ci si
trovava in un grande ambiente che doveva
essere il soggiorno. C’era come un largo corridoio e a destra si scendevano due
gradini e c’era un grande spazio.
Syn
posò al centro di questo spazio lo scatolone che aveva in mano e gli altri lo
imitarono. Sulla destra c’era un altro po’ di spazio e poi un grande arco che
dava su un’altra stanza. “Allora, questa è la mia nuova casa” Syn andò vicino
agli scatoloni “Questo sarà il soggiorno” poi andò dall’altro lato “Qui
l’angolo bar” disse allargando le braccia nell’angolo fra l’arco e il muro “E
questa è la cucina” disse affacciandosi nell’arco. “Se volete vi faccio vedere
il resto..” “Syn, mi dispiace ma io devo andare. Tanto ce la farai vedere
un’altra volta, ok?” disse Matt “Tanto appena pronta la inauguriamo con una
bella festa” disse Syn sorridendo “Perfetto!” disse Zacky sorridendo di
rimando. Dopo un rapido saluto e uno strano scambio di sguardi e tentennamenti
fra Michelle e Gates, i quattro aiutanti se ne andarono. “Ok, cominciamo?”
disse Earth guardando un fusto di vernice, sempre nel soggiorno “Si, avevo
pensato di fare questa parete nera e questa argento, che ne pensi?” “No Syn, è
orribile. Sarebbe un cazzotto nell’occhio. Farebbe venire il mal di testa.
Facciamo le arcate e tutti i punti sporgenti neri e argento come la tua
chitarra” “Meno male che sei venuta” “Ok allora cominciamo” Syn tirò una tuta
da lavoro a Earth che la infilò senza fare troppe storie, anche se era grande
“Mi dici dove le hai prese queste?” “Sono di quando ho lavorato” “Tu hai
lavorato?” “Non ti ricordi?” “Sinceramente no” “Secondo te come ho fatto ad
avere quella chitarra? E poi i tatuaggi costano un sacco” Earth si tirò sopra
le maniche e le gambe troppo lunghe, poi si lego i capelli e cominciò a
ripassare il battiscopa con il nastro che Syn aveva preso. Intanto il fratello
sistemava i giornali “E… che lavori avresti fatto?” “Emm… pony express,
muratore, al Bowling, al karaoke, in una lavanderia e pure qualche altra cosa…
ma possibile che non ti ricordi? Ho lavorato fino al diploma!” Earth ci pensò
per bene
“Bah
qualcosa la ricordo, ma niente di ché. Ma tu davvero hai fatto il muratore?”
“Più che altro impastavo calce. Comunque l’ho fatto per poco tempo. Ho smesso
quando le mie mani hanno cominciato a minacciare di rovinarsi. Le mie mani sono
sacre” “Ecco perché pretendi che io ti aiuti sempre” disse scherzando
“Esattamente” disse aprendo un barattolo di vernice. Quando Earth ebbe finito
di sistemare il nastro sulle pareti interessate andò dal fratello che stava
versando il colore in delle vaschette “Sicuro di sapere come si fa?” “Si, l’ho
fatto un po’ di volte” “Ad esempio?” “Quando ha preso fuoco la mia stanza,
quando ha preso fuoco il garage di Matt e poi ho tinteggiato tutta la casa di
Michelle. Tieni” e piazzò un pennello a rullo in mano alla sorella “Prima
facciamo tutto nero. Poi fra un paio di giorni facciamo le strisce argento,
ok?” “Va bene”.
Dopo
tre ore avevano finalmente finito di dipingere di nero tutte le pareti interessate,
(fra cui anche una di quello che sarebbe diventata la stanza della musica) si
sedettero per terra e Syn andò a prendere un paio di birre. “Syn, è davvero una
casa stupenda” “Ma non hai visto la parte migliore” si alzò e tirò su anche la
sorella. Uscirono dalla stanza principale, e presero il corridoio, dopo un paio
di metri trovarono una porta a vetri e Syn la aprì. C’era uno spiazzale in
pietra con la piscina, ma non fu quello a colpire Earth, ma il fatto che la
casa affacciasse direttamente sulla spiaggia. La loro spiaggia. C’era solo uno
steccato di legno che bastava scavalcare per ritrovarti con i piedi nella
sabbia “Syn è….” “E’ soprattutto per questo che ho preso questa casa. È
perfetta” disse prima di bere un sorso dalla birra.
“Senti,
ma papà non ti fa guidare, vero?” disse lui dopo un po’ “Già, dice che ci tiene
alla sua macchina” disse lei scocciata bevendo. Gates sghignazzò “Ho una
cosuccia per te” si mise una mano in tasca e estrasse la chiave di una macchina
con il telecomando “Vai in garage” disse sorridendo mentre gli porgeva la
chiavi. Earth le afferrò e corse nel garage. Qui si ritrovò la macchina dei
suoi sogni: una maggiolone Wolkswagen
giallo. Il tettuccio era a scacchi neri e gialli e sulla fiancata
c’erano dei teschi neri “O porca miseria!!!” abbracciò il fratello, buttandogli
addosso tutta la birra “Si, ok” disse ridendo. Tanto aveva già bisogno di una
doccia. “Era una sorpresa che volevamo farti io e la mamma. Ti piace?” “Syn è
bellissimo!” “Sai che giallo non si trova? Abbiamo dovuto farlo ridipingere, e
visto che c’eravamo lo abbiamo fatto personalizzare un po’” “Syn è stupendo”
“Sono contento che ti piaccia” “Tu però guadagni troppo” Gates scoppiò a ridere
“Seriamente! Ti pagano troppo!” “Se non lo vuoi me lo riprendo. A Michelle
potrebbe piacere…” “Nonononono!! Ok, sto zitta” Earth diede la bottiglia ormai
vuota in mano al fratello e poi s’infilò nel maggiolone “Syn, ci vediamo a
casa!” “Occhio che ha il cambio manuale!” urlò mentre la sorella usciva dal suo
garage senza problemi. Syn rimase un po’ a guardarla, poi chiuse il garage e
tornò in casa. Chiuse il barattolo di pittura e poi chiuse tutto. Si tolse la
tuta e la buttò nel portabagagli. Diretto verso casa.
Earth
infilò nella borsa il cellulare, i soldi e il disegno. Poi si mise nella sua
fiammante macchina gialla e andò da Ronnie. Gli avevano tolto il gesso e gli
avevano messo il tutore. A quanto pare quel medico era molto scrupoloso. Ronnie
non senza difficoltà s’infilò nella macchina “Ti ho già detto che io adoro la tua
ape formato macchina?” “Non prendere in giro la mia auto. Ha carattere” “Si
certo. È di un colore ridicolo” “Vuoi andare a piedi?” “Guarda che ti sto
accompagnando” “Particolari, solo particolari” disse Earth scherzando e
ripartendo. Arrivarono da Freddy che li
accolse a braccia aperte “Ehi Earth! Era un po’ che non ci si vedeva, eh?”
“Ciao Fredd. Si, l’ultima volta c’era tua sorella” “Ok, allora, fammi vedere”
Earth prese il foglio dalla borsa e lo poggiò sul tavolo. Era un’ancora con
l’acqua dietro e con un nastro su cui c’era scritto “Elly Mermaid”. Gli spiegò le dimensioni e dove voleva farlo “Earth
ma è….” “Si, è quello che pensi. Allora? Che ne pensi?” “Che se vuoi ho un
posto libero nel mio studio” disse ridendo. “Ok, aspettate cinque minuti e ritorno,
ok?” i due annuirono e si sedettero sul divanetto. Dopo un po’ tornò Freddy col
foglietto. “Pronta?” “Si” Earth si alzò sorridendo. si tolse la maglietta,
sotto aveva messo una maglietta legata dietro al collo. Freddy la fece stendere
sul lettino. Il tatuaggio Earth lo avrebbe fatto all’interno del braccio.
Come
al solito ci volle un sacco di tempo, ma una volta finito il risultato era
eccezionale “Amico, tu sei un artista” disse scrutandosi allo specchio. Fredd
sorrise, poi stava per metterle il cerotto, ma lei fece rimarginare la pelle
“Già, avevo dimenticato” dopo aver pagato se ne andarono e s’infilarono nella
macchina di Earth “Fra quanto dobbiamo andare alla festa?” Shad aveva
organizzato una festa in costume per il suo compleanno “Mmm, due ore” “Ok,
allora possiamo passare a prendere i vestiti così ci prepariamo?” “Certo” Earth
fece inversione ed andò a casa di Ronnie “Sai che non è esattamente permessa
una cosa del genere?” disse Ronnie ridacchiando e passandosi una mano fra i
lunghi capelli neri con i riflessi blu “Tanto non mi ha visto nessuno”
Si
sarebbero vestiti da Slash e Axl Rose. Si, Earth era una ragazza, ma tanto chi
se ne importava? Ronnie andò a prendere il borsone che già aveva preparato e lo
infilò nella macchina. Ormai non usava più le stampelle e questa era già una
grande liberazione “Ma alla fine lo hai trovato il cilindro?” disse Earth
rivolta a Ronnie “Mi sono girato mezza città, ma si, alla fine ce l’ho fatta”.
Synyster
era in macchina che aspettava Michelle per andare alla festa. Si erano messi
d’accordo sul costume: Sweeny Todd e Miss Lovett. Era stata una bella idea,
rottura di scatole era stata farsi i capelli. Lui e le bombolette non andavano
molto d’accordo, però non erano venuti male.
Sentì
la porta a aprirsi e vide Michelle uscire di casa con un abito fino al
ginocchio nero e grigio, il corpetto stretto e tutto ricamato con lo scollo a
barca e la gonna larga e pomposa. Aveva tinto i capelli di nero con delle
ciocche bianche e i guanti con le dita tagliate erano neri e tutti ricamati.
Gates rimase a guardarla con la bocca aperta mentre si avvicinava alla macchina
e apriva lo sportello
Ronnie
e Earth si diressero a casa di lei, che era deserta. Il padre era a cena da
certi suoi amici e Gates era andato prima per aiutare Shad. Andarono in camera
di Earth e si cambiarono. Ronnie mise dei pantaloni di pelle, con una bandana
nella tasca di dietro e vi aveva appeso anche una grossa catena, svariate
collane e bracciali e una maglietta ambigua. Earth gli modificò i capelli “Ahahah!!
Sono sul punto di soffocare!” disse lui scherzando poi si mise il cilindro in
testa, gli occhiali da sole e andò a guardarsi allo specchio “Porca miseria
sono troppo bianco” “Tanto saranno tutti ubriachi. Nessuno se ne accorgerà”
Earth invece mise un jeans chiaro e strappato del fratello. Gli andava un po’
grande e allora ci mise una cintura. Poi
rese i suoi capelli uguali a quelli del leader dei Guns n Roses nei suoi tempi
d’oro, con tanto di bandana. Mise una delle sue maglietta preferite, ovvero quella
con l’etichetta del Jack Daniel’s. era un po’ scollata perché l’aveva tagliata,
ma tanto chi se ne frega. Mise gli occhiali da sole e qualche collana in più.
Afferrò una giacca di pelle che aveva recuperato dalla soffitta (era del
padre). Ronnie si buttò su una spalla una giacca di pelle stile “chiodo”
“Pronta?”
“Ok, andiamo” tenendosi per mano scesero al piano di sotto. “Adesso cosa
facciamo? Manca mezz’ora” “Cominciamo ad andare, forse serve una mano”
s’infilarono nell’appariscente macchina di Earth ed andarono a casa di Shad.
Qui la gente era già cominciata ad arrivare
“Ma
il regalo?” “Lo abbiamo fatto insieme a Gates e gli altri, ricordi?” “Si,
giusto” parcheggiò e scesero. La porta era aperta. Incontrarono Synyster che si
era vestito da Sweeny Todd, Michelle si era vestita da Mrs. Lovett: si erano
messi d’accordo.
Shad
era vestito da Joker “Ehi Shad!” Earth attirò la sua
attenzione “Ehi
scricciolo!” “Tanti auguri!” dissero in coro Earth e
Ronnie “Grazie, ragazzi. E
complimenti per i vostri costumi” “Grazie. anche il tuo
è bello” “è stata
un’idea di Val. Lei si è vestita da Harley Quinn”
disse indicandola. Era un po’
distante da loro che parlava con Gena che era vestita da Minnie.
“Ok, adesso
scusatemi che ci sono ancora un paio di cose da sistemare” Earth
si tolse la
giacca e la tenne in mano. “Io vado a salutare Gates, ok?”
disse Ronnie “Va
bene. Io vado dalle ragazze” lui annuì e scomparì.
Lei si avviò da Val e le
altre “Ehi ragazze!” “Ciao Earth!” la
salutarono affettuosamente “Sei… Axl
Rose?” “Già. Ronnie è vestito da Slash”
“Dov’è andato?” chiese Gena “Con
Gates.. Bah” Earth scrollò le spalle. “E
quello?” disse Valary guardando il l’interno
del suo braccio destro. Earth lo sollevò per far vedere
“Vi piace? l’ho fatto
prima di venire qui” “Ma è per….” Gena
lasciò cadere la domanda “Per mamma? Si”
“Ehi ragazze!” Arrivò Charlotte da dietro Earth
“Ciao Charlotte” dissero quasi
in coro. Lei era vestita da Trilly e Matt da Capitan Uncino.
“Ehi, Axl” disse
guardando Earth “Ciao, Fatina” “Ho provato a
convincere Matt a vestirsi da
Peter Pan, ma ha detto “piuttosto vengo nudo”, così
si è vestito da Capitan
uncino. Mi è sembrato di vedere uno Slash super tatuato e con
una gamba rotta
sulla porta della cucina o me lo sono sognato?”
“Ronnie” disse Valary “Ah ecco”
disse sorridendo.
In
poco tempo cominciò ad arrivare un sacco di gente.
C’era
una quantità di alcolici assurda. Earth finì a ballare sul tavolino del salotto
insieme a Gena e Michelle. C’era tantissima gente, molta di quella non la
conosceva nessuno, ma più si è meglio è.
Ronnie
se ne stava abbracciato a Gates e cantavano qualche canzone dei Kiss troppo
alta per tutti e due. Ogni volta anche toppavano (ovvero sempre) cominciavano a
ridere continuavano a cantare e bere.
Earth continuava a ballare, ridere, bere, scherzare, bere, bere e bere. Era
proprio la sorella di Gates. Valary si aggirava con una macchinetta fotografica
immortalando quanti più momenti possibili. Con quelle foto poi ricattava tutti.
Ad un certo punto Valary e Shad scomparvero. Poi anche Gena e Zack.
Ronnie
afferrò Earth per il braccio e le sussurrò qualcosa nell’orecchio. Shad gli
aveva dato la chiave della stanza degli ospiti. Non senza fatica, barcollano e
sbattendo da tutte le parti arrivarono alla stanza giusta. Ci vollero tre
tentativi per riuscire ad inserire la chiave. Entrarono e richiusero. Dopo di
ché Ronnie aveva posato la bottiglia di Jack che aveva in mano e si erano
buttati sul letto. Inizialmente ridevano come degli idioti, poi smisero di
ridere e si diedero alla pazza gioia. Ronnie sotto tutti quei capelli era
sudato tantissimo, ma chissà perchè rendeva il tutto più sexy. Provando a bere
dalla bottiglia di wisky se ne buttarono parte addosso e ricominciarono a
ridere come cretini. La mani di Ronnie sembravano anche più insolenti del
solito e nemmeno Earth scherzava. Alla fine si ritrovarono aggrovigliati nelle
lenzuola e si addormentarono così.
Si
svegliarono la mattina dopo, con il sole che entrava dalla finestra che li
colpiva sulla faccia.
Earth
aprì gli occhi e quando si ritrovò davanti una massa di
ricci urlò e Ronnie si
svegliò di colpo “Che c’è?”
“Porca miseria mi è preso un colpo”
“Perché?” disse
Ronnie faticando a tenere gli occhi aperti “I capelli”.
Ronnie si mise una mano
in testa “Già e vero” Poi si ributtò con la
faccia sul cuscino.
Earth
stava per fare lo stesso, ma venne colta da un conato di vomito. Su una porta
della stanza trovò un post-it con scritto “Bagno” spalancò la porta e si chinò
sul WC.
Dopo
un po’ si sedette per terra con la testa poggiata contro il muro e fissava il
soffitto. La testa le scoppiava. Riuscì ad alzarsi e guardarsi allo specchio
del piccolo bagno. Si lavò la faccia, il collo e le braccia. Poi tornò in
camera e a fatica si rivestì. Ronnie la sentì e la imitò. Era rintronato quanto
lei.
S’infilò
i boxer e andò in bagno. Ci rimase per un buon venti minuti, poi si ributtò di
faccia sul letto.
Earth
gli passò una mano fra i capelli e glieli modificò ma invece di neri con i
riflessi blu glieli fece quasi rosso fuoco, senza nemmeno rendersene conto.
Dopo
essersi rivestiti tutti e due scesero al piano di sotto. Dove ormai non c’era
più nessuno, tranne i ragazzi e un paio di tizi stesi per terra che dormivano. Non
si capiva niente.
In cucina trovarono Shad, Gena e Matt che
provavano a riprendersi. “Giorno” disse Matt, Earth rispose con una specie di
muggito e Ronnie alzò la testa.
Ronnie
si sedette al tavolo della cucina e Earth sulla cucina, qui si fregò il caffè
di Shad “Ma prego, Baby Gates, accomodati pure” “Fanculo” “Degna sorella di tuo
fratello” Earth bevve, poi modificò il contenuto della tazza in qualcosa di più
forte e bollente e continuò a bere. “Ehi Shad, vieni qui” disse Ronnie. Con
fatica tenne gli occhi aperti e li fissò in quelli verdi del ragazzo più
massiccio e sveglio.
Utilizzò
lo stesso trucco che aveva usato quella volta con Earth. Dopo aver fatto la
stessa cosa a tutti, Earth la fece a lui. A quel punto si rese conto di quello
che aveva fatto ai capelli del ragazzo e che aveva messo la maglietta la
contrario. Sistemò tutti e due e poi andò nel salone.
I ragazzi cacciarono fuori quei due e chiusero
la porta e tutte le finestre aperte.
“Ehi,
ma Gates?” Shad scosse le spalle. Earth cominciò ad andare in perlustrazione
della casa alla ricerca di suo fratello.
Alla
fine lo trovò in una stanza che dormiva ancora e affianco a lui, sotto le
lenzuola, Michelle.
O
porca miseria. Quando si sarebbe svegliata non avrebbe voluto di certo esserci.
Aspetta,
ma… erano vestiti? Earth richiuse la porta e se ne andò sghignazzando. Scese al
piano di sotto e disse gli altri quello che era successo. Adesso c’erano anche
Charlotte e Zacky che Ronnie aveva svegliato dal post sbornia. Cominciarono a
rimettere a posto tutto. Ronnie se ne andava in giro zampettando con il
cilindro in testa e gli occhiali da sole appesi alla maglietta. Earth cominciò
ad aiutare del tipo, sollevare un divano ribaltato e raccogliere qualche
bicchiere di carta e bottiglie sparsi un po’ da tutte le parti.
Dopo una decina di muniti si sentì un urlo “Si
è svegliata Michelle” Annunciò Shad e tutti cominciarono a ridere “Sua sorella
urla nello stesso modo, ma non vedo un motivo per cui Valary dovrebbe urlare” poi
si sentì un tonfo e poi niente più. “Ci conviene aspettare” disse Charlotte. A
questo punto entrò anche Valary che pensava che l’urlo venisse da lì “Che è
successo a Mich?” “Si è svegliata affianco a mio fratello” annunciò Earth
sghignazzando “Uh oggi ci divertiamo. Earth tieniti pronta perchè mia sorella
smonterà tuo fratello”
Intanto
nella stanza in questione….
Michelle
aprì gli occhi colpita direttamente sul viso dal sole, che aveva un’angolazione
strana, doveva essere molto tardi. Ah che mal di testa, non ricordava niente,
solo tanti, tanti ma tanti bicchieri di tequila che si scolava uno dietro un altro.
Si
rigirò fra le coperte e si scontrò con una figura maschile che dormiva
beatamente. Non riconoscendola perché girata, Michelle lanciò un grido. Gates
si svegliò di colpo e rotolò giù dal letto, disteso per terra. “Che cazzo
urli?” disse provando a riarrampicarsi sul letto “Scusa, mi è venuto un
infarto. Non ti avevo riconosciuto” Gates si tuffò di faccia sul cuscino.
“Ma…
che è successo?” chiese Michelle guardandosi attorno. Gates riaprì un occhio,
si sedette sul letto e diede una controllatina dentro i suoi pantaloni dopo un
po’ richiuse e si voltò verso Michelle “A quanto sembra niente. E poi sei
vestita. Quindi calmati” Michelle mise la testa fra le mani “Ah che male!” “Lo
so cara, hai bevuto una quantità industriale di alcolici. Mi sorprende che non
sia morta” “Perché poi tu ci sei andato giù leggero, vero Gates?” “Che
c’entra…. Io ci vado mai leggero?” sorrise e con gli occhi chiusi parlò “Non mi
ricordo proprio niente” “Tanto Valary avrà di certo fatto qualche filmino e una
quantità industriale di foto. Dai andiamo di là” disse trascinandolo fuori dal
letto.
Si misero le scarpe e andarono nel salone.
Michelle,
sembrava a metà fra il coma e l’incazzatura bestiale.
Poco
più indietro Syn con la camicia mezza sbottonata che si grattava la testa in
cerca di spiegazioni perché nemmeno lui ricordava niente di niente.
A
quel punto Valary alzò la testa e li guardò, si mise le mani su i fianchi e
disse “Beh, non c’è che dire: la storia si ripete” e cominciammo tutti a
ridere, compresi i due appena arrivati, perché la prima volta fra quei due era
andata più o meno nello stesso modo. “Ehi, vedi di non correre. Non è successo
un bel niente” disse Synyster dirigendosi in cucina alla ricerca del caffé, poi
si rese conto di Ronnie allora si avvicinò a lui per farsi anestetizzare.
Dopo
aver finito di sistemare ed essersi più o meno tutti ricomposti, ognuno si
avviò riaccompagnando il/la proprio/a cavaliere/dama della festa.
Gates
inchiodò davanti alla casa di Michelle. Il viaggio era stato davvero
imbarazzante perché nessuno dei due aveva detto nemmeno una parola. Gates
guardò Michelle prima che scendesse dalla macchina e a quel punto parlò “Sai,
mi dispiace che non sia successo niente. Mi manchi Mich” lei era rimasta
pietrificata, di spalle a lui. Ebbe bisogno di un paio di secondi prima di
riuscire a muoversi e aprire lo sportello.
Non
si voltò verso la macchina nemmeno una volta, allora Gates lasciò cadere la
testa e se ne tornò a casa. Prese il telefono e chiamò Fredd “Ehi Freddy, hai
un buco per me?” “Dipende, cosa vuoi questa volta?” “Ho visto il tatuaggio di
mia sorella e mi piace da morire. Lo voglio anche io. Tu dimmi quando e io
arrivo” “Ok allora… senti un tizio ha appena disdetto… che ne dici di venire….
Adesso?” “Due minuti e sono lì”
Dopo
quasi tre ore Syn tornò a casa con lo stesso tatuaggio della sorella solo sul
braccio sinistro. Anche il posto era lo stesso. Earth rimase per un secondo
perplessa, poi sorrise e lo abbracciò “Hai avuto una grande idea, Hippie” le
disse Gates nel collo “Ma tu quando lo hai visto?” “Prima, a casa di Matt”.
Era
passato un mese dalla festa di Matt, era un sabato sera come tanti altri, Earth
e Ronnie sarebbero usciti con i loro
amici. Gates aveva intenzione di andare da Michelle andare da qualche posto da
soli e parlare. La famosa rivolta di cui parlava Earth ancora non era avvenuta
e cominciava a preoccuparsi. Dopo aver portato qualche altra cosa nella sua
nuova casa e aver passato il resto del pomeriggio ad insonorizzare la stanza
della musica, si diede una sistemata e poi andò da Michelle. Erano le sette.
Era
presto e lo sapeva, ma doveva e voleva mostrarle una cosa. Michelle gli aprì,
alquanto sorpresa. “Ehi Mich” aspettò che rispondesse, ma lei si limitò a
rispondere con una specie di scrollata di sopraciglia “Volevo chiederti se ti
andava di venire a mangiare qualcosa con me… per parlare” “Em.. ok, ma cos’hai
in mano?” disse guardando la scatola rossa che Gates aveva in mano. “Un tuffo
nel passato” disse sorridendo. “Em.. entra” disse scansandosi per far passare il
ragazzo.
Si sedettero sul divano e Gates poggiò la
scatola su una sedia di fronte alle sue ginocchia. “Allora, sai che io sono
fissato con i ricordi e che conservo un sacco di cianfrusaglie che altra gente
butterebbe o che non prenderebbe mai in considerazione come ricordi?” Michelle
annuì, alquanto preoccupata.
Syn
tolse il coperchio “Ecco, queste sono le cianfrusaglie che riguardano te e me”.
Michelle guardò nella scatola. Sembrava davvero immondizia, molti con dei
cartellini adesivi o con la data scritta sopra direttamente. Sopra tutto questo
spiccava una rosa che si intravedeva per metà. “No, quella è l’ultima. Allora
cominciamo” Syn scrutò il contenuto della scatola e prese il primo oggetto: un
cucchiaio di plastica “Cosa ti ricorda?” chiese a Michelle che non sapeva cosa
rispondere. Syn girò gli occhi e cominciò a parlare….
Terzo anno, primo giorno, mensa
scolastica.
Come al solito lui era l’ultimo ad
arrivare, ci metteva sempre tre ore per decidere cosa magiare. Meno male che i
suoi amici gli tenevano il posto altrimenti spesso e volentieri avrebbe
mangiato per terra. Perlustrò la mensa in cerca dei suoi amici e finalmente li
trovò. Solo che al tavolo c’erano anche due ragazza. E queste? Ah giusto,
Sanders (ovvero reale cognome di Shad
e modo in cui lo chiamavano fino a quando non si era trovato M. Shadow) glielo aveva detto: quest’anno si sarebbero
iscritte anche quella sua amica e la sorella gemella. Speriamo che almeno siano
simpatiche, o carine. Meglio se tutte e due.
No la sua amica era offline, voleva
provarci lui.
Come aveva detto che si chiamava? Era con
Gates si stava avvicinando al tavolo
quando una posata partì dal tavolo ed essendo distratto lo colpì in testa per
poi ricadere nel piatto schizzandolo. “Chi la beneamata testa di caz…” e si
fermò quando vide che era una delle due ragazze “Scusa, sono stata io.
Comunque, io sono Michelle” “Gates chiudi la bocca!” gli urlò Zacky “E tu
chiudi il cu…bah.. lasciamo stare. Io sono Gates, e fino ad ora non è stato
esattamente un piacere” disse in tono scherzoso. Forse quest’anno si sarebbero
davvero divertiti.
“Ahahaha!!
Cavolo si! Come ho fatto a non pensarci!” “Povero me” “Vabbè dai, continuiamo”
e prese un pezzo di vetro, sembrava un manico “Questo forse l’ho capito, ma per
sicurezza illuminami tu”
Sempre terzo anno, verso Marzo, sabato
sera, locale.
Michelle era arrivata da più o meno
mezz’ora. Aveva dovuto trovare un passaggio da Hailey (ai tempi ragazza di Matt e amica di Michelle), perché Valary si era fatta venire a
prendere da Sanders, e adesso non si sapeva che fine avessero fatto.
Tutti gli altri erano già nel locale e
anche visibilmente andati.
In verità forse erano solo leggermente
brilli, l’unico ad essere andato era Gates.
“Ciao ragazzi” “Ehi Mich” disse Zacky
preoccupato “Che c’è? È successo qualcosa?” “Ti basta guardare Gates” disse
Jimmy (aka Rev).
Se ne andava saltellando per il locale “Ah…
capisco” disse Michelle divertita, poi si sedette vicino agli altri. Poco dopo
Gates si sedette vicino a lei. La fissava con un sorriso ebete
“Ehi, Gates” “Ciao Mich” continuava a
fissarla con la faccia da cretino “Te l’ho detto che sei davvero carina?” si
avvicinò di più e Michelle si spostò più vicino a Jimmy “Dai, Gates piantala”
lo intimò lui. Gates si voltò e lo guardo male, più o meno
“Zitto tu” poi tornò a sorridere a
Michelle “Allora, dicevamo…” avvicinò una mano al ginocchio di Michelle “Gates
piantala” le disse lei, ma lui continuava imperterrito
“Gates, porca puttana piantala!” niente.
Michelle afferrò un boccale di birra sul tavolo e lo scagliò sulla testa di
Gates. Sfortunatamente il ragazzo non era indistruttibile al momento, il ché
significò che la serata si concluse con una bella corsa al pronto soccorso,
dove ricucirono la testa del ragazzo, dopo averlo parzialmente rasato.
“Già,
guarda che mi hai fatto” disse mostrando una polaroid che gli era
stata
scattata dopo aver messo i punti. Dieci punti, il vetro era entrato
parecchio,
ma in uno spazio piccolo “Ho ancora la cicatrice”
“Come se fosse l’unica” “In
effetti…” “Adesso……” Michelle
pescò un oggetto “…questo!” era un
braccialetto
verde, di plastica, di quelli che si chiudono con un bottone a
pressione “Come
se non lo sapessi…”
Quarto anno per Syn (perché era
diventato Syn) e secondo per Michelle, fuga per il Gods of metal
“Porca miseria, Michelle! Quanto ci
metti! Se non ti muovi fra un po’ vado in pensione!” “E piantala, ho fatto”
disse sgusciando fuori dalla finestra. Si buttò senza guardare e Syn la prese
al volo “Cosa ti dava la certezza del fatto che ti avrei preso?” “Il fatto che
non hai voglia di accompagnarmi in ospedale e che poi ti scocci ad andare al
Gods of metal da solo visto che gli altri ti hanno dato buca” Syn scrollò un
sopracciglio. In effetti non aveva tutti i torti…
“Ahahaha!!
Bellissimo! Ci sono anche tutte le foto e gli autografi!” disse scrutando vari
pezzi di carta, tenuti insieme da una graffetta. Poi le rimise dentro e prese
un altro oggetto. Lo osservò dubbiosa. Era un suo orecchino, per la precisione
uno che non le era mai piaciuto e che quando aveva perso ne era stata ben
felice “E questo? Che ci fa qua?” “Lo ritrovai una settimana dopo.. sotto il
mio letto…”
Sempre quarto anno per Syn e secondo per
Michelle, solo qualche mese dopo….
Michelle si era appena svegliata, ma
continuava a rimanere immobile sul suo petto nudo.
Aspetta, petto nudo? E di chi?!
Cacciò un urlò e il ragazzo vicino a lei si alzò di scatto
facendola quasi cadere “Ma che diamine ti prende? Aspetta ma…. Michelle?! E tu
che ci fai qua? Aia la testa” Syn si guardava intorno, alquanto confuso. Della
sera prima ricordava ben poco. Tutti e due avevano bevuto un sacco
“Me lo chiedo anche io Syn” “Mi sa
che…..” non lo fece finire perché Michelle disse “No, non mi pare, sotto sono
vestita, più o meno” Syn alzò il lenzuolo e controllò “Già, pure io. Allora mi
sa che ci siamo andati vicini”. Disse sporgendosi verso di lei con gli occhi
socchiusi, provando a baciarla. Più lui si sporgeva in avanti più lei si
allontanava indietro
“Per la miseria, posso darti un bacio?”
Michelle si fermò dalla sua arretrata e titubante posò le labbra sulle sue,
delicatamente. Syn fu lo stesso… delicato? Synyster Gates era delicato? Wow…
“Adesso si” e si ributtò sul cuscino trascinandosi
anche lei.
Dopo essersi Rivestita Michelle si mise
a perlustrare la stanza. Syn era in bagno. Si inginocchiò per terra e si mise a
controllare per bene “Che cerchi?” le sussurrò Syn all’orecchio facendola
sobbalzare “Scusa, non ti faccio niente tranquilla” “Mo figurati, cercavo un
orecchino” “Se lo trovo te lo ridò” “Vabbè tanto era anche brutto”
A
questo punto ci fu un po’ d’imbarazzo, fra i due
“Se
vuoi, puoi riprendertelo” disse lui dopo un po’ “Naa, tienitelo” disse
rimettendolo nella scatola. Si era pentita di aver scelto proprio quello fra
tutte le cose che c’erano là dentro.
A
questo punto Syn decise di darle la rosa. Aveva già deciso che gliela avrebbe
data non appena avesse pescato uno degli oggetti che più si riferiva ai loro
momenti speciali.
Quando
la estrasse bene, Michelle notò che la rosa era incastrata in un anello.
Come
aveva fatto senza spezzarle il gambo ripetutamente? “Mi ha aiutato Earth, lo
ammetto. Però l’idea è stata mia” Michelle continuò a scrutare il bellissimo
fiore con l’anello.
Il
gioiello in questione era opera di Syn, si era proprio uno dei gioielli ce
faceva lui.
Era
molto delicato, ma anche macabro, proprio nel suo stile. Erano le braccia di
uno scheletro e fra le due mani aperte a coppa era incastonata una pietra che
brillava delicatamente creando milioni di riflessi color arcobaleno “Ero
indeciso sulla pietra. Lo so che la tua preferita sono i lapislazzuli, ma
volevo qualcosa che potessi mettere sempre e non da dover abbinare, comunque
dall’altro lato ne ho messo uno piccolo piccolo” Syn era agitato e quindi
parlava a vanvera. Mich lo guardò come per intimagli di stare zitto e lui seguì
il consiglio con un debole sorriso.
Sapeva
sempre come passare per idiota con lei.
Dopo
un po’ Gates ricominciò a parlare, con molta più calma “Se vuoi, rompi la rosa
e mettilo. Altrimenti rimarrà in questa scatola, come ricordo di un tentativo
(in verità l’ennesimo) di tornare insieme e di quanto sia grande la stupidità
di un uomo innamorato che continua a conservare spazzatura inutile”
Michelle
sospirò. “Gates di odio” lui sgranò gli occhi terrorizzato, ma lei ancora non
aveva finito di parlare “Ti odio perché sono un’idiota e continuo ad amarti,
perchè sei dolce, sei una testa di cazzo e perché sai sempre cosa fare per spiazzarmi
e perché mi ami e so che continuerai ad amarmi e perché continui a conservare
quella che hai chiamato spazzatura inutile” e con questo strappò con uno
strattone il gambo che avvolgeva saldamente l’anello e lo mise al dito medio della
mano sinistra.
“Per
ora mettiamolo qua, poi si vedrà” disse osservando l’anello sulla sua mano.
Certo
che Gates ci sapeva davvero fare col metallo. Ma lui ci sapeva fare sempre con
tutto.
A
questo punto si voltò verso Gates. Una lacrima gli rigava il volto, gli occhi
spalancati per lo stupore e la gioia dipinta sul volto. Non ci sperava più
nemmeno lui.
Per una volta era stata lei a spiazzarlo
“Gates…”
disse avvicinandosi al suo viso.
Con
un dito cancellò la lacrima ma poi ne sgorgò un'altra e poi un altra ancora e
così via.
Si
sentiva un’idiota, un cretino, un bambino, ma non riusciva a trattenere le
lacrime.
Sembrava
che il cuore provasse ad uscirgli dal petto. Sentiva il sangue pulsare nelle
tempie e correre in tutte le vene, soprattutto quelle delle mani.
Michelle
gli sorrise, poi prese la sua testa e se la poggiò sulla spalla, carezzandogli
i capelli e poggiando la guancia sulla sua testa. Syn la abbracciò e continuò
imperterrito.
Ormai
Syn aveva perso le speranze. In verità non se ne era mai accorto di essersi
dato per vinto, ma fortunatamente aveva dato ascolto a quella vocina (che
somigliava vagamente a quella della sorella, ma solo vagamente) che gli aveva
detto di fare l’ultimo tentativo.
Alla
fine Syn si addormentò e anche Michelle fece come lui, senza muoversi da lì.
Gates
si svegliò un ora dopo. Gli ci volle un po’ per ricordarsi bene tutto.
Cazzo,
aveva davvero pianto davanti a Michelle, come un bambino? Cristo, che figura di
merda. Vide che ora era. Quasi le nove. Ce la facevano ancora ad uscire.
Delicatamente
posò una mano sulla spalla di Michelle e le sussurrò delicatamente “Mich, Ehi
Mich” lei riapri gli occhi “Buon giorno bella addormentata. In effetti buona
sera, vuoi ancora uscire? Se vuoi restiamo qui…” “No usciamo. Dammi un attimo
che vado a darmi una sistemata. Se vuoi lavarti la faccia il bagno è sempre là.
Anche la matita non si è spostata”. Sorrise e seguì il suo consiglio.
Alle
nove e venti uscirono di casa diretti al solito ristorante carino che Michelle
adorava.
Continuavano
a parlare scherzare e ridere, come sempre, ma adesso si scambiavano delle
occhiate e dei sorrisi da diabete. Tutti e due pensavano di essere davvero
troppo sdolcinati, ma nessuno ebbe il coraggio di dirlo. Ogni tanto anche gente
come loro poteva concedersi dosi massicce di zucchero, no?
La
serata trascorse tranquilla e felice, come se fra di loro non fosse mai
cambiato niente, parlavano scherzavano. Finita la serata fra risate e tuffi
vari nel passato, Gates la riaccompagnò a casa
“Cavolo,
è l’una” Disse Michelle guardando l’orologio. Syn rispose scrollando le spalle.
Michelle prese le chiavi e fece per infilarle nel buco della porta, poi si
voltò appena verso Syn.
Lui
le si avvicinò delicatamente.
Da
quando Synyster Fucking Gates era così impacciato? Nemmeno la prima volta che
l’aveva baciata ci aveva messo così tanto. Ok, forse questo non era vero, però
era per rendere l’idea.
Alla
fine la baciò, delicatamente, come se avesse paura che potesse scappare, ma
Michelle fece tutt’altro che fuggire via. Fu molto più impaziente di lui e
questo lo fece sorridere.
“Allora?
Vieni dentro?” “Ti sembrerà assurdo, ma no. Ci voglio andare piano” Michelle
rimase di stucco “Syn, cosa ti sei fumato? Il gesso?” Syn sorrise, poi le diede
un baciò più nel suo stile quasi pressandola contro la porta e la lasciò ancora
imbambolata.
Lui
si se ne andò tutto saltellante nella macchina. “Ahah, come godo” sussurrò a
bassa voce.
Ok,
era un bastardo. Ma ehi! Era un uomo ferito e voleva un po’ di vendetta. E poi
cosa avrà mai fatto di così crudele? Voleva solo stuzzicarla un po’.
Si
divertiva a punzecchiarla e mandare lei in bianco (se questo termine funzionava
anche con le ragazze). Fischiettando arrivò fino a casa, dove trovò Ronnie che
armeggiava con la porta
“Ehi,
e tu che combini?” “Oh, Gates, meno male. Penso che Earth stia poco bene.
Scotta e non si regge in piedi” “Dov’è adesso?” “In macchina che dorme. Ho
guidato io fino a qui. Più di una volta ha provato a togliermi il volante dalle
mani. Abbiamo rischiato parecchio”.
Syn
aprì lo sportello e poso una mano sulla fronte della sorella. Era tutta sudata
e quasi ansimava “Ha la febbre” Syn scostò Ronnie e aprì la porta con le
chiavi.
Poi
prese in braccio la sorella e andò a metterla a letto.
Quando
scese al piano di sotto Ronnie era davanti alla porta, visibilmente preoccupato
“E’ normale che si ammali?” “Si, stai tranquillo, non è la prima volta che le
capita. Vuoi un passaggio fino a casa?” “Grazie”
Dopo
aver riaccompagnato il ragazzo mise in garage tutte e due le macchine e chiuse
la porta a chiave. Andò a controllare la sorella. Sotto le coperte continuava a
sudare e ansimare. Andò in bagno prese una salvietta la bagnò con l’acqua
fredda e gliela mise sulla fronte “Su, non voglio che ti si frigga il cervello.
Buona notte ragazza” e uscì. Si affacciò nella stanza di suo padre che russava
beatamente nel suo letto.
Certo, davvero a prova di ladri,
quest’uomo; pensò sarcastico.
Andò
in camera sua e dopo essersi spogliato di fretta si buttò fra le coperte
“Su,
Orfeo muoviti. Non ho voglia di aspettarti molto” sussurrò appena.
Non
gli ci volle molto e si addormentò.
Solo
che non sapeva che lo aspettava una nottata tutt’altro che tranquilla.
Dopo
un’ora Syn fu svegliato da un rumore strano. Vetro che si rompe e poi qualcosa
che sbatte contro qualcosa di duro e poi cade a terra a peso morto.
Si
alzò di scatto, ancora mezzo intontito. Si preparò ad una eventuale battaglia e
scese al piano di sotto, ma qui era tutto tranquillo e niente finestre rotte.
Bah,
possibile che si fosse sbagliato?
Tornò
al piano di sopra andò a controllare la sorella e per poco non gli venne un
infarto.
Earth
stesa a terra, incosciente, in un lago di sangue e la lampada alta (di quelle
da terra, di vetro) rotta. Un pezzo di vetro in un braccio e la testa quasi
sicuramente rotta, visto tutto il sangue.
Afferrò
la sorella e la poggiò sul letto “Papà!” urlò con tutto il fiato che aveva in
gola. L’uomo arrivò dopo poco e a quella scena fu sul punto di sentirsi male
“Papà,
predi la macchina di Earth. Dobbiamo andare in ospedale” “Perché quella di
Earth?” “Forse perché vola? Muoviti!” Warren scattò.
Syn
afferrò la coperta pesante sul letto della sorella e la avvolse. Poi si guardò
un attimo attorno per capire cosa fosse successo. Doveva essersi alzata e forse
per via di un giramento di testa si era aggrappata alla lampada che non aveva
retto il suo peso ed era sbattuta a terra, mentre Earth aveva dato una testata
nello spigolo del cassettone (sporco di sangue) e poi era andata a terra.
A
questo punto Warren arrivò a prese in braccio la figlia, guardò Syn e disse
“Mettiti qualcosa o non ti fanno entrare” il figlio annuì. Andò in camera,
s’infilò il jeans che aveva mollato poco prima, una felpa con la zip (che non
badò a chiudere) e le prime scarpe che vide. Poi scese al piano di sotto.
Warren
aveva messo la figlia in macchina, sul seggiolino di dietro “Guido io” annunciò
al figlio, che andò a sedersi dietro e si tirò Earth più vicino. La salvietta
che le aveva messo qualche ora prima adesso gliela premeva sulla fronte per
frenare in qualche modo la fuoriuscita di sangue.
Warren
guidò in modo assurdo.
Fortunatamente
la macchina volava perché altrimenti una bella multa non gliela avrebbe tolta
nessuno. Parcheggiarono (se così si può chiamare l’atterraggio di emergenza che
fecero) e corsero nell’ospedale.
Poco
prima Syn aveva chiamato l’ospedale per dire che sarebbero arrivati a che era
anche abbastanza grave. Appena entrati trovarono subito la barella con un
medico pronto che li aspettava. Syn la mise là sopra e spiegò ad un’infermiera
cosa era successo, che aveva la febbre e che aveva perso molto sangue
“E’
di gruppo sanguigno 0RH negativo e io sono l’unico donatore compatibile che
conosco. Quando vuole può tirarmi tutto il sangue che vuole” L’infermiera
scrutò il petto scoperto del ragazzo e le mani tatuate “Quelli quanto tempo fa
li ha fatti?” “Senta, sono pieno di tatuaggi, ma tranquilla, non ho nessuna
infezione. Una settimana fa ho fatto le analisi e sto benissimo” in verità non
era proprio così, ma una settimana fa Earth lo aveva controllato ed era tutto
ok, ed era più o meno la stessa cosa. “Va bene, mi segua”
Dopo
avergli tirato mezzo litro di sangue, Syn tornò dal padre, che se ne stava
seduto, con la testa fra le mani. Syn si sedette vicino a lui e gli poggiò la
mano su una spalla.
“Se
perdo anche lei è la fine” “Papà Earth è forte, ce la farà e ne uscirà meglio
di prima. Non pensare nemmeno che potrebbe non finire così”
Gates
cercava di farsi forte anche per il padre, ma non era sicuro di farcela, doveva
convincersi e convincerlo che ce l’avrebbe fatta. Il padre alzò la testa
stancamente e guardò il figlio “Sei pallido” “Non è niente, mi hanno tirato il
sangue, qualche minuti e torno come prima”
Dopo
un’ora un medico si avvicinò a loro “Peace?” “Si?” disse Warren alzandosi e
mettendosi davanti al medico “Sono il padre, mi dica” “La ragazza è in coma
farmacologico. Ha un ematoma cerebrale per via forte colpo. La ferita nel
braccio e stata richiusa e anche un altro paio, fra cui anche quella sulla
fronte, solo che ha perso molto sangue” “Prima ho…” “Donato? Non penso che
basti solo quello” “Dov’è il dottor Armstrong?” chiese Gates impaziente “Il
primario al momento non c’è. Arriverà domani mattina” “Va bene. Intanto cosa
possiamo fare?” chiese Warren “Trovare qualche altro donatore e…. pregare, in
qualunque dio voi crediate” disse addolcendosi “Possiamo vederla?” “Si, la
stanza è la
Earth
era distesa nel letto, immobile, un tubo in gola, la fronte fasciata e il
braccio pure. Dal camice verde che le avevano messo usciva svariati fili. Un
indice era chiuso in un affare grigio che ricordava una molletta da bucato e
aveva una flebo attaccata al braccio.
Era
sangue, quasi sicuramente quello di Synyster. Earth aveva un colorito
cadaverico e gli occhi cerchiati da profonde occhiaie viola. Il viso era del
tutto rilassato. A stento il torace si alzava e abbassava. Un bip-bip costante
li informava della sua attività cardiaca.
Synyster
si avvicinò alla sorella e le sfiorò il viso, ma dopo poco si sedette di nuovo,
ma non riusciva a stare fermo “Cazzo, non ho nemmeno le sigarette!” sbottò ad
un certo punto.
Il
padre si tastò le tasche e poi ne estrasse il suo pacchetto e glielo porse “So
che non sono Marlboro, ma meglio di niente” Syn guardò il pacchetto “Lascia
stare, grazie lo stesso” Warren fece spallucce e poi se le rimise in tasca.
Continuava a fissare Earth, senza guardarla davvero. Nella sua mente c’era un
susseguirsi di immagini che ritraevano la sua piccola.
Quando
nacque, i pianti, la pastina che volava, i sorrisetti, le facce perplesse, le
boccacce o quando non voleva dormire e allora la portava nel salone a
pianoterra e con una mano la reggeva sulla sua spalla e con l’altra suonava il
pianoforte e a quel punto la sentiva dormire.
O
quando si addormentavano tutti e due sul divano, lei sul suo petto che
stringeva la sua maglia forte con le manine e sorrideva nel sonno. Sembrava una
tartarughina. Quei quattro peli arruffati che aveva in testa.
Quando
Syn le insegnò ad andare in bicicletta, le cadute le urla per via del fratello,
ma alla fine facevano sempre pace e finivano nel giardino a parlare, che di
cosa parlavano lui ed Elisabeth non lo avevano mai capito. Sapevano solo che
parlavano, in continuazione. Fin da quando Earth era stata in grado di capire
quello che diceva il fratello.
Inizialmente
era Syn che parlava e Earth che rispondeva con dei sorrisi e con delle facce
preoccupate. Era assurdo. Erano sempre stati molto uniti. Non erano di quei
fratelli pacifici, non lo erano mai stati, eppure si aiutavano in qualunque
situazione, nessuno conosceva l’uno, più di quanto lo conoscesse l’altro. Si
volevano davvero bene. Forse erano così uniti per via del suo lavoro e quello
di sua moglie che li portava sempre fuori, quindi gli unici su cui potessero
contare davvero erano loro.
Syn
era un finto immaturo, Warren l’aveva sempre saputo. Era cresciuto in fretta e
furia e spesso e volentieri staccava il cervello per concedersi dei momenti di
libertà.
Earth
invece era forse anche più matura del fratello, ma a differenza di lui aveva
sempre un po’ di quell’istinto incontrollato, che Syn staccava e riaccendeva
quasi a suo piacimento.
Sembravano
così diversi, ma alla fine erano uguali.
Tutto sommato non erano venuti su tanto male.
Avevano dei principi (più o meno) e una coscienza, fin quando non si
arrabbiavano. E più di tutto si arrabbiavano se qualcuno aveva fatto soffrire
l’altro.
Più
di un ragazzo di Earth aveva rischiato parecchio perché aveva allungato troppo
le mani quando Earth non era d’accordo. A quel punto c’era mancato poco che
Gates non li uccidesse.
Quando
Syn vedeva la sorella in lacrime, la maggior parte delle volte qualcuno finiva
all’ospedale.
Quando
Gates stette male per Michelle, Earth provò in tutti i modi a parlare con lei,
a convincerla, a farle capire che nemmeno un cretino come suo fratello avrebbe
fatto una cosa del genere all’unica persona che amava. Passava tutto il tempo
possibile con il fratello, quando c’era e lo distraeva, gli faceva pensare ad
altro, a niente o a tutto tranne Michelle, anche se lei era parte integrante
della vita di Syn.
Warren
inizialmente era scettico sui sentimenti di suo figlio per questa ragazza, ma
quando la prima volta li vide insieme capì che era davvero innamorato e non di
certo per via di nomignoli cretini o di sbaciucchiamenti e “già mi manchi” con
tre metri di distanza, perchè nemmeno lei era il tipo.
Capì
quanto la amava per via del fatto che si fidava di lei e che quando le stava
vicino notava e accompagnava ogni singolo movimento, era sempre attento. Dai
sorrisi e le occhiate. Era totalmente partito. In questo gli ricordava molto
lui quando conobbe Elisabeth.
Il
loro incontro fu un tantino burrascoso, come tutti gli incontri sul lavoro.
Dopo avergli salvato la vita l’unica cosa che le disse fu “Potevo benissimo
farcela anche da solo” e lei gli aveva risposto “Ma guarda caso non ce la stavi
facendo. Ti costa tanto ammettere che ti ha salvato una donna?” “Non mi hai
salvato, mi hai ostacolato. C’è differenza” “Senti tu, buzzurro, la prossima
volta ti faccio finire infilzato su un grattacelo, così almeno capisci cosa
vuol dire aver bisogno di aiuto. Guarda che il fatto di non essere onnipotente
è una cosa molto comune, lo sai questo? Cazzone!” e se ne era andata
lasciandolo lì, impalato, con la bocca aperta. Capì subito che quella era la
sua anima gemella. Era stata l’unica donne che era riuscita a tenergli testa.
Nemmeno sua madre ci era mai riuscita più di tanto. E infatti si erano sposati
e aveva messo al mondo due figli che lei adorava.
E
adesso uno di questi rischiava di morire. E tutto partito da una stupida
febbre! Sua figlia può spostare una montagna o creare un vulcano, ma finisce in
fin di vita per un giramento di testa dovuto ad una febbre.
Dieci
centimetri più a destra c’era un’altra mente che si stava torturando le mani
mentre continuava a rimuginare. Come convincere quell’infermiera che poteva
tirargli il sangue ogni mezz’ora senza ucciderlo? Cazzo Syn! Fai lavorare il
cervello. Spiegarle tutta la storia è troppo complicato, poi rischia di svenire
e altre cose del genere. Armstrong non sarebbe arrivato prima di tre ore, ma
Syn non ce la faceva ad aspettare. Come convincere qualcuno a fare qualcosa
senza spiegargli niente?
Ipnosi.
Ronnie. Si, ma se Ronnie vede la sua ragazza in quelle condizione muore
d’infarto.
Mi
dispiace Ronnie, ma sinceramente conta più mia sorella, niente di personale.
Cercò
nelle tasche se aveva il cellulare, ma non lo trovò. Ma porca miseria!
“Papà?”
“Mmh?” Warren si ridestò dalla sua valanga di ricordi “Hai il cellulare?” si
tastò le tasche alla ricerca poi lo trovò. “Tieni” “Grazie” Gates afferrò
l’oggetto e uscì fuori, sulla terrazza.
Oh,
molto meglio. Solo in quel momento si rese conto che quella stanza lo stava
uccidendo. Erano quasi le quattro del mattino e faceva un tantino freddo, ma
tutto sommato si stava bene. Guardò il cellulare che aveva fra le mani.
Logicamente non c’era registrato il numero di Ronnie e Gates di certo non lo
conosceva a memoria. Allora chiamò l’unica persona che forse avrebbe potuto
aiutarla in quella circostanza e di cui ricordava il numero. Rispose dopo il
terzo squillo, con la voce impastata di sonno
“Pronto?”
“Michelle,
sono io”
“Gates,
ma… sai che ore sono? Cosa c’è? Ti è venuta voglia di…” Syn non la fece finire
“Michelle,
sono in ospedale” Michelle non rispose e lui continuò
“Earth
ha avuto…. un incidente, diciamo così. Mich, è in coma e io non so cosa fare. È
in fin di vita e io sono totalmente inutile e…”
“Non
dire un’altra parola. Arrivo” e gli chiuse il cellulare in faccia.
Si
sentiva terribilmente in colpa per averla chiamata a quell’ora, ma Earth aveva
bisogno di aiuto e lui era sull’orlo di una crisi di nervi, con il padre che
era più inespressivo di Earth, ed Earth, che faceva l’equilibrista fra la vita
e la morte.
Che
razza di vita. Il loro cognome sembrava quasi una presa per il culo.
Peace.
Se, sto cazzo. Pace non ne aveva mai avuta loro.
Rimase
un po’ a fissare l’orizzonte che piano piano diventava sempre più chiaro e poi
tornò dentro, in mezzo al corridoio, ad aspettare Michelle che sarebbe arrivata
da un momento all’altro.
Continuava
ad andare su e giù per il corridoio, fissando le pareti asettiche e la gente
che passando lo guardava male “Si, ho dei tatuaggi e il pircing al naso. Hai
qualche problema contro chi si distingue dalla massa?” sbottò contro l’ennesima
infermiera che lo guardò di sbieco. Dopo aver visto la faccia terrorizzata e
stanca della donna si mise le mani nei capelli guardò il soffitto e poi tornò a
guardarla e tornò a parlare con un tono più normale e esasperato “Mi dispiace,
scusi, sono solo stressato. Però lei potrebbe anche evitare di guardarmi male,
eh?”
la
donna lo guardò interrogativa
“Sa, solo perchè ho dei mostri disegnati sulle
braccia non significa che io sia uno di loro. Ho il cuore a pezzi perchè mia
sorella è più morta che viva e fino a sei ore fa ero l’uomo più felice del
mondo, perchè finalmente sembrava che le cose cominciassero a mettersi apposto
nella mia vita grazie alla mia ex ragazza che non ho mai smesso di amare e con
cui mi sono rimesso insieme appunto sei ore fa. Mia madre è morta nemmeno due
mesi fa e ancora ci sto una merda. Mia sorella l’aveva anche presa uno schifo.
Se perdo anche lei, per me è la fine mi capisce, vero?” disse disperato.
Perchè stava raccontando i fatti suoi ad tizia
che nemmeno conosceva?
Lei
si limitò a sorridere ed annuire, poi le poggiò una mano sulla spalla “Se la
sua ragazza la ama davvero la aiuterà a passare tutto. E se lei è così forte da
non essersi già suicidato a questo punto, spero che sua sorella non sia molta
differente da lei e spero che riuscirà a superare qualunque cosa lei abbia.
Spero solo di non ritrovarci lei in uno di quei letti” e se ne andò a passo
affrettato.
Syn
era rimasto di sasso a guardare il
corridoio dove si vedeva ancora la donna che si affrettava
“Ma
che diamine….” “Gates!” Michelle quasi correva nel corridoio con una vassoio di
carta con tre caffé. Lui mosse due passi verso di lei, Mich lo raggiunse e lo
abbracciò per quanto le permettessero i caffé.
Syn
la strinse forte contro il suo petto e affondò il viso nella sua spalla
“Mich…”
si limitò a sussurrare “Ho fatto quanto prima possibile” “Grazie…” “Figurati”
disse lei separandosi un po’ da lui e guardandolo negli occhi. Lo scrutò
“Gates,
hai un aspetto orribile” disse porgendogli il caffé. Lui lo accettò, era una
manna dal cielo “Grazie” disse sorridendo tristemente. I capelli sconvolti, il
colorito pallido che variava solo il prossimità degli occhi accerchiati da
profonde occhiaie violacee. La felpa sbrindellata, mezza aperta e sporca di
sangue
“Nemmeno
tu scherzi, però” rispose lui scherzando. Mich si limitò a sollevare un angolo
della bocca “Scusa se non sono impeccabile, ma sai com’è. Una persona che amo
aveva bisogno di me e non mi sono messa a perdere troppo tempo” “Con questo non
ho detto che stai male” dopo una breve pausa
“Allora,
cosa puoi fare?” “Ho chiamato Armstrong e ha detto che posso cominciare ad
occuparmene io. Lui ha dato disposizioni che nessun medico si avvicini a lei
fino al suo arrivo, esclusi casi di estrema necessità…” ripeteva le parole che
gli aveva detto lui, perché le sembravano le più adatte e delicate vista la
situazione. Gates si limitò ad annuire.
“Tuo
padre è dentro?” “Si” “Ok allora andiamo”.
La
ragazza fece un respiro profondo e aprì la porta. Davanti a lei si stagliava il
letto con la piccola Earth. Sembrava così minuscola e fragile. Michelle prese
un respiro profondo e si concentrò per non scoppiare a piangere. Quella non è Earth, è solo l’ennesimo
paziente sconosciuto, ripeteva come un mandra a se stessa. Salutò con un
cenno Warren che rispose alzando la testa e lasciandola cadere di nuovo.
Poggiò
il vassoio di carta sul tavolino affianco a Warren e poi si avvicinò al letto.
In
effetti risultava abbastanza difficile riconoscerla in quello stato.
Non
sembrava proprio lei, la piccola sorella di Gates, sorridente, simpatica, che
beveva come uno scaricatore di porto e picchiava il fratello o Shad, la stessa
ragazzina grazie alla quale, quasi sicuramente, adesso Gates e Mich stavano di
nuovo insieme. Mich dovette prendere l’ennesimo respiro profondo per non
crollare, non poteva, non davanti a Syn e Warren in quello stato. Mich le
strinse la mano libera dai tubi, chiuse gli occhi ed inspirò forte.
Esternamente non si vedeva niente, ma Michelle richiuse la ferita sulla testa,
l’ematoma e quella sul braccio, fece sparire il trauma cranico e richiuse anche
tutte le ferite minori.
Le
cicatrici sarebbero rimaste, non faceva i miracoli.
Clinicamente,
adesso Earth stava bene, aveva anche riacquistato un po’ di colore e le
occhiaie erano meno accentuate. Mich riaprì gli occhi e si voltò verso Syn e
Warren
“L’ho
guarita. Non ha più carenze di sangue, ho richiuso le ferite e fatto sparire il
forte trauma che l’ha fatta andare in coma” “Quindi adesso dovrebbe svegliarsi,
giusto?” Chiese Gates speranzoso.
Mich
arricciò il naso “Non è così semplice. Adesso può uscire dal coma, ma sta a lei
fare tutta la faticata. Di più non posso fare” Syn le sorrise, poi uscirono di
nuovo dalla stanza.
Gates
si appoggiò al muro e scivolò seduto per terra. Mich fece lo stesso e poggiò la
testa sulla sua spalla. Rimasero lì così, per un po’, senza dire niente per
almeno un quarto d’ora.
Fissarono
il muro davanti a loro con lo sguardo vuoto. Gli infermieri e i medici
passavano guardandoli in modo strano, ma loro rimanevano impassibili.
Poi
Michelle parlò “Ho avvertito gli altri. Ho mandato un messaggio a tutti. Per
adesso non ha risposto nessuno” “Dove lo hai trovato il caffé?” “Bar sotto.
Sai, stavo pensando di comprami una macchina” “Devo montare i mobili di casa.
Sono arrivati” “Devo far accordare il pianoforte” “Si è rotto un pezzo della pedaliera”
“L’altro giorno una mensola ha ceduto, fortunatamente sopra non c’era niente di
frangibile”
Era
un modo per non pensare, erano arrivati poche volte ad utilizzare quel metodo.
Lo
facevano in quelle situazioni o quando si annoiavano: dire la prima cosa che ti
passava per la tasta, totalmente sconnessa con la frase pronunciata dall’altro
prima, oltre ad eventuali domande, a cui poi bisognava aggiungere sempre e
comunque un’altra frase sconnessa.
Continuarono
così per un bel po’, ovvero più di due ore, per la precisione fino a quando non
arrivò Armstrong che li trovò seduti per terra a sparare stronzate.
Syn
alzò stancamente la testa e lo guardò con occhi vitrei, poi si mise in piedi
tirando su anche la ragazza “Buongiorno dottore” lo salutò Gates “Ciao Gates,
era un po’ che non ci si vedeva, eh?” disse abbozzando un sorriso triste. Poi
entrò seguito da un’infermiera con un carrello “Adesso dovete uscire tutti, per
favore” I tre rimasero nel corridoio ad aspettare, in silenzio assoluto. Era
davvero una scena orribile e l’aspetto di quel posto non aiutava. “Hai
avvertito anche Ronnie?” disse di colpo Gates.
Michelle
sbarrò gli occhi: se ne era completamente dimenticata “Cazzo…. Io esco a fare
una chiamata” disse mentre correva quasi verso la terrazza.
Armstrong
uscì e più o meno disse le stesse cose che aveva anche detto Michelle, solo con
un paio di termini specifici in più. Dopo aver salutato, se ne andò alquanto
impegnato, visto che era il primario del reparto. Tornarono dentro e la
situazione era un po’ cambiata. Earth non aveva più nessuna benda.
Aveva
diverse cicatrici sul volto e sulle braccia, tutte molto piccole, tranne una
nell’interno del gomito che era bella grossa. In parte i capelli erano stati
rasati per poter mettere i punti di sutura in testa.
Syn
le sfiorò il viso con un dito. A quanto sapeva, le persone in coma sentivano
tutto quello che succedeva fuori. “Papà, forse
è meglio se tu torni a casa. Resto io, torno oggi pomeriggio, va bene?”
gli disse Gates. Il padre come un automa, fece quello che gli aveva detto il
figlio senza dire nemmeno una parola. Era in quei momenti che Syn aveva davvero
paura di e per lui.
Prese
una sedia che stava vicino al muro e la avvicinò al letto. Ci si sedette al
contrario, con le braccia poggiate sullo schienale e il mento poggiato su di
esse “Ciao Earth” aspettò un po’, come in attesa di una risposta, poi continuò
“Certo che sei sempre la solita. Finire in coma per una testata dovuta ad un
giramento di testa per via di una febbre. A volte mi fai quasi schifo,
sorellina” disse sorridendo
“Puoi
immaginare quanto io mi senta idiota a fare una cosa del genere, ma a quanto ho
sentito dire la voce dei propri cari aiuta le persone… in coma.. ha
risvegliarsi. Se funziona davvero posso stare anche qui a recitarti la divina
commedia in dialetto fiorentino. Quello che vuoi, ti elenco le squadre di
calcio, ti leggo una favoletta, posso parlare all’infinito di quello che vuoi,
basta che mi dai un segno che mi senti, qualcosa di simile ad un cenno” niente
“Vabbé
io intanto continuo… ad un certo punto odierai la mia voce e a quel punto spero
ti sveglierai per implorarmi di stare zitto. Cosa vuoi sentire? Sei vuoi ti
canto anche qualcosa in italiano, anche quelle orribili canzoni popolari che tu
trovi tanto affascinanti, e che sia che odio. No seriamente, sono una roba
orribile, tu dici che sono ricche di storia, ma sono in un dialetto così
strano. Sai che sono un asso sia in italiano che nel nostro dialetto, ma quella
roba è davvero assurda!”
Gates
continuò a parlare ininterrottamente per più di mezz’ora.
Fu
interrotto dall’arrivo di Michelle “Ho riaccompagnato tuo padre a casa, non mi
sembrava il caso di farlo andare da solo” “Hai fatto bene. Io qui parlavo con
Earth dell’Italia, il nostro caro paese la cui lingua è assurda e i dialetti
ancora di più. Se prendi uno nel sud e uno del nord che parlano ognuno nel
proprio dialetto hanno meno possibilità loro di capirsi di un russo e un
argentino” disse con un mezzo sorriso “A quanto dicono parlare alle persone nel
suo stato li aiuta, spero solo di non annoiarla, ma l’Italia è stata la prima
cosa che mi è venuta in mente” Mich gli sorrise
ad annuì “Ronnie dovrebbe essere qui a momenti” fece appena in tempo a
finire di dirlo che la porta della stanza si spalanco ed entrò Ronnie tutto
affannato con gli occhi spalancati e la maglietta al contrario “Non può
entrare! È minorenne!” continuava a dire la donna alla sue spalle “E sa quanto
me ne fotte? Vada a farsi i cazzacci suoi!” Gates si alzò e andò verso la donna
“Signora, stia tranquilla, è con noi” “Non può rimanere qui” “La prego, lo
compatisca. È la sua ragazza, non potrebbe chiudere un occhio?” disse provando
ad ammaliarla con lo sguardo. La donna ci cascò e se ne andò. Michelle lo
guardò disgustata
“Mi
chiedo perché mi sono rimessa con te” “Perché tu ci caschi nello stesso modo
della signora e ti piace da morire essere guardata da questo bel paio di
occhioni scuri” “Prima o poi te li cavo, così diventerai del tutto inutile” “Ma
così andrei a tentoni… ti conviene?” disse con fare alquanto malizioso.
Michelle scosse la testa “Ti chiudo in un armadio di casa, tutto integro,
contento?” “Meglio…”
Intanto
qui due cercavano di alleggerire la situazione, Ronnie si era seduto dove fino
a poco prima c’era Synyster e teneva una mano sul viso della ragazza e l’altra che
stringeva quella di lei
“Come
sta?” chiese con un filo di voce, senza distogliere lo sguardo dall’amata “Deve
svegliarsi. E questo non sappiamo quando avverrà” disse Syn, con un tono del
tutto diverso da quello di poco prima.
Perché
Earth si sarebbe svegliata, questo era sicuro. Non pensava minimamente che le
cose potessero andare in un altro modo e non voleva nemmeno pensarlo
“Ma
tu non dovresti andare a scuola?” “Secondo te me ne frega tanto della scuola in
questo momento?” “Ronnie, non fare stronzate, devi fare un esame..” “Se ci
fosse lei al suo posto tu te ne andresti a lavoro?” Disse Ronnie indicando
Michelle con la testa per poi tornare a guardare Synyster e poi voltarsi di
nuovo verso Earth. Gates non poté controbattere perché il ragazzino aveva fottutamente
ragione. Synyster avrebbe mandato a puttane tutto pur di stare vicino a
Michelle in una situazione del genere
“Va
bene, oggi passa, ma da domani tu stai qui solo negli orari extra scolastici”
disse Gates, doveva comunque fare quello con un minimo di buon senso. Ronnie
non si mosse nemmeno.
Gates
con uno sguardo fece il giro della stanza. Le tapparelle erano abbassate e
questo dava un aspetto ancora più triste al tutto. Si avvicinò alla finestra e
alzò la persiana. Subito la stanza fu invasa dalla luce. Erano quasi le otto e
ormai il sole era ben visibile.
La finestra dava sul parcheggio, ma era meglio
di niente. Tutto acquistò un po’ di colore naturale, visto che le luci al neon
stavano dando alla testa un po’ tutti.
Si
sedette sul davanzale della finestra, con le gambe penzolanti e fissava la
scena, come se fosse un film, qualcosa che non gli apparteneva.
Michelle
poggiata con la schiena allo stipite della porta chiusa, visibilmente stanca,
guardava Gates in modo dolce e comprensivo.
Ronnie
continuava a sfiorare il volto e la mano di Earth, lo sguardo distrutto e
afflitto. Se qualcosa fosse andato storto, quel ragazzo sarebbe morto, era poco
ma sicuro. Loro non stavano
semplicemente insieme, era una cosa assurda. Si facevano scherzi, si
ubriacavano, facevano cose stupide e commentavano tutto con un minimo di
cattiveria, solo per farsi una risata e per il gusto di farlo e a completamento
dell’opera ci andavano giù con qualche passatempo non consono a due amici,
diciamo così.
Ronnie
gli ricordava molto lui, tranne per i capelli con i riflessi blu.
Gates
di colori ne aveva passati parecchi, ma nero blu mai. Ronnie sembrava un terzo
Peace mancato, stano fascino per il macabro, pieno ti tatuaggi e viveva la vita.
Ronnie,
dal canto suo, sembrava che il mondo gli fosse crollato addosso. La sua piccola
Earth, la ragazza solare, sorridente, violenta, casinista ma non troppo,
passionale, dolce che riempiva le sue giornate era in un letto d’ospedale e non
sembrava volersi svegliare. Quei due anni appena trascorsi erano stati per
Ronnie forse i più belli mai passati. Ne avevano combinate di tutti i colori,
come quando si misero a giocare a golf con le uova sul tetto di una scuola per
snob della loro città…..
Doveva ammetterlo: era stata una grande
idea. Era carnevale, e loro dovevano in qualche modo infastidire la
cittadinanza. A quel punto Earth aveva avuto quella brillante ideal. Erano
andati sul tetto di un palazzo di fronte alla scuola più elite e raccomandata
della città armati di uova e mazze da golf.
Earth era tutta entusiasta “Allora? Si
comincia?!” chiese sorridendo. “Un attimo, sta per suonare la campanella….. vai
vai!” Margot che controllava diede il segnale e tutti colpirono.
Dal tetto partirono sette uova (Ronnie,
Earth, Heat, Stefan, Erin, Emmett e Jackson) che presero tutte dei fighetti
tutti imbellettati che erano appena usciti. “Vai con un altro giro!” gridò
Emmett “Tre…. Uno!” urlò Margot tutta eccitata. Un’altra scarica di uova.
Ridevano e gridavano tutti come dei matti. “Cazzo ci hanno visto!” esclamò
Erin. Afferrarono tutto, poi si presero tutti per mano e sparirono nel nulla,
per riapparire nel parco pubblico “Earth tu sei un fottutissima genio!” disse
Emmett mentre la sollevava e la faceva girare “Ahahaha! Em! Mettimi giù!”
“Earth sei… sei!” esclamò Heat. Earth fece il gesto di lucidarsi le unghie
sulla maglietta “Grazie, grazie, ma adesso… che ne dite di fare qualche altra
cosa?” “Del tipo?” chiese Ronnie “Terrorizziamo i bambini?!” chiese Margot. Si
voltarono tutti a guardarla e poi scoppiarono a ridere “E’ un’idea stupenda!”
disse Ronnie. Earth schioccò le dita e si ritrovarono tutti truccati da teschi
o da Death Metaller, poi si separarono in gruppi da due e si diedero al
“terrorismo”.
Quella
ragazza era spettacolare, come quella volta con le cheerleader…
Ronnie era fermo davanti al suo
armadietto, aspettando che arrivasse Earth.
Cavolo se gli piaceva quella ragazza e
gli sembrava che anche lei provasse qualcosa, ma lei era così…. Strana. Un
attimo prima sembrava spogliarti cogli occhi e quello dopo ti guarda come se
fossi suo nonno. Lo mandava in confusione.
Le cheerleader stavano appendendo gli
striscioni, ci sarebbe stata una partita contro un’altra scuola per supereroi.
Bah, che noia.
Voltò stancamente la testa verso la
porta e la vide entrare. Il pullman non lo prendeva quasi più.
Aveva gli occhiali da sole, ma li tolse
appena entrata. Sembrava sul punto di vomitare. Strano.
“Ehi Earth” la salutò sorridendo. Alzò
appena un angolo della bocca in risposta “Ehi, tutto ok?” “Non proprio…
stamattina mia padre mi ha preparato la colazione, penso che però abbia
sbagliato qualcosa nell’impasto delle frittelle… sto per morire, questa è la
volta buona” “Vuoi che ti accompagni in infermeria?” “No, adesso mi passa” fece
un paio di passi indietro, giusto in tempo per vedersi arrivare addosso una
bionda in un ridicolo costumino arancione e bianco. La prese al volo, prima che
non si schiantasse al suolo “Oh, di tutta la scuola dovevi salvarmi proprio
tu?”
Earth diventò quasi verde. La lasciò
cadere atterra e le prese dalla mani una busta che aveva, forse con dello
spago. Sembrò buttarci dentro anche l’anima.
Quando alzò la testa si strofinò la
bocca con il dorso della mano “Oh, adesso sto bene!” e le restituì la busta,
prima di andare in bagno a sciacquarsi la bocca.
Ronnie rimase impietrito. Era successo
davvero o se l’era sognato?
Forse
la cosa più assurda di tutto fu che nessuno ebbe il coraggio di prenderla in
giro per l’accaduto, nessuno scherzava con Earth, non se volevi evitare di
ritrovarti sul tetto della scuola nudo e legato con lo scotch, come successe a
Max Green un paio di giorni dopo il loro “appuntamento”
Ronnie arrivò a scuola come al solito,
c’era già un po’ di gente. Notò però che tutti guardavano in alto, sul tetto.
Cosa c’era di così interessante sul tetto?
Alzò la testa pure lui e trovò Max
Green, legato sull’asta dello stendardo della scuola.
Era del tutto nudo, legato con molti
metri di nastro grigio a coprirlo e tenerlo saldamente appeso al palo a testa
in giù. Continuava ad urlare e dimenarsi. Sul petto campeggiava una scritta
rossa: “Cazzone” .
Ai suoi piedi c’era appeso uno
striscione: “Se sono qui un motivo c’è. Merito di stare qui”
Ronnie sorrise: solo una persona avrebbe
potuto fare una cosa del genere: la sua ragazza.
Si voltò e la vide al suo fianco, che
guardava soddisfatta e sorridente la scena “Non avrei potuto fare meglio di
così” le sussurrò all’orecchio. Lei sorrise e continuò a guardare la scena.
Arrivò la preside con un paio di insegnati e fecero scendere Max che continuava
a dimenarsi come un ossesso fino a quando non rimise i piedi per terra.
Sfortunatamente,
Max sapeva perché era lì e indicò Earth come colpevole dell’accaduto.
Conseguenza: Earth fu espulsa per tre giorni. C’è da dire che Earth se faceva
qualcosa, la faceva in grande stile. “La vendetta è un arte” diceva “e come
tale deve colpire, scandalizzare, lasciarti qualcosa dentro a cui poi
ripenserai prima di dormire”. Le sue vendette se le sarebbero ricordate tutti:
poco ma sicuro. Nessuno la disturbava o infastidiva se non gli era stato
concesso il suo permesso. Questo, quindi poteva farlo solo il loro gruppetto,
gli amici di Gates e anche suoi e suo fratello. Ma anche questi non potevano
stare molto tranquilli se le avevano fatto un torto. Una cosa però bisognava
dirla: una volta vendicata tornava la stessa amica di prima.
Ronnie sorrise, al pensiero di lei ubriaca. La
prima volta che la vide fu un ché di spettacolare. A quei tempi ancora non
stavano insieme. Era passato per casa sua, chiederle un paio di cosa e per
fermarsi un po’ a parlare…
Sapeva che era tardi, ma come lui, anche
Earth non aveva degli orari esattamente decenti. Ronnie si fermò davanti alla
casa. La luce era accesa. Bussò e andò ad aprire Warren “Oh salve signor Peace”
“Ciao Ronnie. Vieni, entra!” Ronnie entrò guardandosi intorno “Cerchi mia
figlia? Mi dispiace deluderti, ma è andata ad una festa di quegli scapestrati
degli amici di mio figlio. Lui non c’è e ripiegano su di lei per fare
cretinate” “Vabbè, dovevo parlare di una cosa, ma non fa niente” “Se hai tempo
da perdere e nessuno che ti aspetta penso tu possa unirti a loro. Conoscendoli
e conoscendo le loro feste non si renderanno nemmeno conto di uno in più” prese
un pezzo di carta e scrisse un indirizzo
“Tieni, se vuoi, sono qui” disse
porgendogli il pezzo di carta con un sorriso furbo. Quell’uomo era davvero
strano… beh, era sempre il padre di Earth: da qualcuno doveva pur aver preso.
Ronnie prese il foglio e dopo aver
ringraziato uscì e s’infilò nella macchina alla ricerca di Earth.
Non ci mise molto ad arrivare. Capì
subito quale era la casa in questione: era un po’ più isolata e dalla casa
proveniva della musica di certo non usuale per una festa: si, dovevano essere
per forza loro.
Solo gente come Earth (o lui) potrebbero
mettere musica metal ad una festa. Ronnie entrò senza problemi. Prese una birra
sigillata fra le tante in una cassa (fra le tante) che stava poggiata per
terra.
“Tanto di certo non ne sentiranno la
mancanza” era davvero utile portare sempre con sé un moschettone con appese,
chiavi, cianfrusaglie e un coltellino svizzero apribottiglie.
Si guardò intorno, mentre beveva un
sorso di birra.
Quasi si strozzò quando trovò Earth, perchè
tutto le sembrava tranne lei. Aveva i capelli lunghi e neri che via via
sfumavano in un fucsia fosforescente. Stava su un tavolino con una ragazza
biondo chiarissimo e un ragazzo tatuato con i capelli neri e i pircing al
labbro.
I due dovevano avere poco più di
vent’anni. Earth sembrava un po’ più… vecchia. I lineamenti (e le curve) erano
un tantino differenti, giusto per farla sembrare più grande.
Aveva una gonna corta nera, a balze, le
calze a rete nere e gli stivali- anfibi della New Rock che le arrivavano fin
sopra il ginocchio. La t-shirt era nera con lo scollo a barca e delle stampe
argentate e fucsia. In fin dei conti era anche abbastanza coperta, ma non era
l’abbigliamento il problema: era come si muoveva. Era sinuosa e estremamente
sexy.
Ronnie rimase a guardarla come un imbecille.
Sinceramente non se lo aspettava, non sapeva che Earth potesse anche essere
così… così… così.
Earth voltò la testa nella sua direzione
e lo vide. Non sembrava per niente a disagio o in imbarazzo, per lei era
normale. Gli sorrise e lui provò a rispondere, ma era sicuro di somigliare
vagamente ad un completo mongoloide. Lei con un salto, scese dal tavolino e gli
sia avvicinò.
Per salutarlo lo abbracciò, molto più
stretto di come faceva di solito.
Ronnie sentì un forte odore di alcool e
l’odore di qualcosa che doveva somigliare ad una canna, del resto, in quella
stanza c’era la nebbia “Ehi che ci fai qui?” “Credevi di essere l’unica a poter
rintracciare sempre tutti?” Earth rise un po’ troppo per una battuta del
genere.
“Dai vieni pure tu a ballare!” disse
tirandolo per le mani. Lui si fece trascinare.
Imitava i movimenti dell’altro ragazzo,
quello tatuato e con i pircing. In fondo non era male.
Dopo un po’ però scese. Era tutto
sudato, aveva bisogno di aria pulita per snebbiarsi il cervello.
Earth lo seguì. Faceva fatica a
camminare diritta e continuava a ridere e rischiare di cadere.
“Ahahah, Ronnie! ti devo portare più
volte con me , sai? Sei simpatico!” “Già me lo hai detto Earth, anche da
sobria” disse accennando un sorriso
“Ronnie, a tu sei, molto, molto
simpatico” disse piazzandoglisi davanti. Di colpo non sembrava più tanto
ubriaca. Sembrava stesse per baciarlo. Mancavano pochi millimetri prima che le
loro labbra non si sfiorassero, ma Earth scoppiò a ridere e si appese al suo
braccio.
Come non detto, era molto più che
ubriaca “Sai che mi sono operata di appendicite? Ho pure il segno. Lo vuoi
vedere?” e già armeggiava con la maglietta “Facciamo che me lo fai vedere
un’altra volta?” “Oh Ronnie, come sei educato” sospirò poggiando la testa sulla
sua spalla e abbracciandolo di nuovo. Rise “Come?” “Sei educato. Sono ubriaca e
sto provando a spogliarmi, ma tu mi trattieni”
Ronnie si poggiò ad una macchina, con
Earth addosso. Non sono educato, sono
un’idiota, è diverso, pensò. “Mmh,
Ronnie…. ma sono brutta?” disse alzando di scatto la testa guardandolo negli occhi.
Sembrava una bambina “Perché me lo
chiedi?” “Perché non rispondi?” pure da ubriaca sempre queste risposte, eh?
“Earth, io ti trovo estremamente attraente. Anche se in questo momento dimostri
più di vent’anni” sghignazzò “Grazie Ronnie. Sai che hai un bel culo?” rimase
un attimo perplesso “Beh, grazie” alzò la testa di nuovo e riavvicinò il viso
al suo. “Hai anche dei bei capelli” avvicinò le mani al suo viso “dei begli
occhi…” intanto tracciava delicatamente con la punta delle dita il contorno
della parte di cui parlava “ un bel naso…” percorse il sul profilo diritto con
un dito, poi posò delicatamente il dito sul filtro (NB: il filtro sarebbe la
fossetta fra il naso e le labbra) Sorrise, un po’ dai idiota e fece scorrere le
dita sulle sue labbra, appena dischiuse, poi portò le mani ai lati del viso e
si avvicinò a pochi millimetri dalle sue labbra sussurrò “… e delle labbra
stupende” prima di sfiorarle con le sue.
Ronnie non se lo aspettava. Certo, non
che Earth gli fosse proprio indifferente, ma non pensava ci fosse niente di più
dell’amicizia.
Fu
da quel momento capì cosa provava per Earth e perché ogni volta che lo chiamava
una ragazza della sua lunga lista non fosse proprio tanto entusiasmato dalla
cosa.
A
ripensarci, era stato davvero un’idiota. Se non fosse stato per quel bacio che
gli aveva dato mentre era ubriaca ci avrebbe messo di certo di più a capire
cosa provava per lei.
Earth
non si ricordava niente, nemmeno che Ronnie fosse alla festa e lui non le disse
niente, per molto tempo. Poi gli rivelò tutto l’accaduto molto tempo dopo,
quando già stavano insieme da un po’.
Ronnie
era totalmente perso nei ricordi quando fu distratto da un tonfo. Voltò la
testa di scatto.
Gates,
seduto sul davanzale si era addormentato ed era caduto a faccia per terra.
Michelle gli fu subito vicino mentre imprecava in malo modo
“Ehi,
ci sei?” “Si, mi sono addormentato” “Gates vai
a casa” “No, ce la faccio” “Gates,
a casa. Ti riaccompagno io” lo intimò Michelle “Ma
Earth…” “Se succede
qualcosa, ti avverto io” s’intromise Ronnie “Vai
tranquillo. Hai bisogno di una
dormita e di una doccia”.
Gates
fece una sorta di smorfia e uscì dalla stanza insieme alla ragazza.
Rimasero
soli nella stanza. Ronnie si fece un po’ più vicino con la sedia “Ehi, Earth.
non te lo aspettavi eh? Devi vedere io….” si guardò un attimo attorno e poi
cominciò a parlare. Di tutto quello che gli frullava per la testa…
Gates
si addormentò appena sistemato sul seggiolino. Michelle dovette svegliarlo
quando arrivarono. Si svegliò di scatto e quasi non le diede una testata.
“Siamo arrivati” “Oh grazie. Vuoi entrare?” “Meglio di no… non solo tu hai
bisogno di dormire” si salutarono e poi Gates uscì dalla macchina e Michelle
ripartì. Entrò trascinando i piedi. La casa era vuota. No sentiva nemmeno il
suo respiro dal piano di sopra o dal covo. Chissà che fine aveva fatto suo
padre.
Andò
a fare una doccia e poi s’infilò sotto le coperte.
Non
riuscì a dormire per niente. Ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva la
scena e a flash notava quanto Earth fra le sue braccia somigliasse a sua madre
nella stessa posizione.
Si
sedette sue letto la testa fra le mani. Questo era davvero troppo. Anche per
lui.
Infilò
un bermuda largo a scacchi di varie tonalità di grigio e le scarpe da
ginnastica.
Andava
in giro per la casa a dorso nudo. Sembrava cercasse qualcosa, ma non ci
riusciva. Provò ad andare in camera di Earth anche se aveva paura di avere un
flash o di vedere ancora il sangue, ma a quanto sembrava il padre aveva
ripulito tutto. Meno male. Gli occhi gli si riempirono di lacrime.
Andò
nello studio dove giaceva la sua chitarra già bella montata, con tanto di
pedaliera e amplificatore. Prese la sua piccolina e fece scorrere una mano sulle
curve del corpo della chitarra.
Suonare
lo aiutava sempre a calmarsi.
Cominciò
a suonare dolcemente,dei tocchi leggeri, poi andò rincarando sempre di più la
dose fino a quando non sembrò stesse stuprando quella povera chitarra
malcapitata.
Vista
la “delicatezza” con cui suonava sua corda saltò. Gates, in preda all’ira si
sfilò la chitarra di dosso con un gesto e la sbatté al suolo più e più volte.
Quando riprese lucidità si rese conto di quello che aveva fatto “Cazzo…” era la
sua chitarra preferita! S’inginocchiò per terra, davanti a quello che restava
di quella che era stata una chitarra con la “C” maiuscola “Povera la mia
piccola…” disse carezzando i resti verniciati di nero e argento. Di chitarra
non aveva niente più, tranne i bick up e la paletta. Per il resto, sarebbe
potuta tranquillamente passare per un ammasso di legna da ardere.
Recuperò
tutti i pezzi e li portò in camera sua. Li adagiò sul pavimento, come per
provare a ricomporli.
Se
solo pensava a quanto aveva lavorato per comprarla si sentiva male. Non era
semplicemente una chitarra: era un modello unico, fatto su misura per lui, che
gli era costato un occhio della testa, il tutto quando ancora non lavorava come
eroe. Quindi si era spaccato il culo per tre anni per potersela permettere e farla
costruire. Era come se si fosse amputato un braccio.
Si
passò una mano fra i capelli si voltò di scatto e tirò un pugno nel muro.
Lasciò l’impronte delle sue nocche nel cemento e poi si strinse le mani nei
capelli, come se volesse strapparli.
A
quel punto, nell’angolino tutto solo e abbandonato vide il suo skateboard. Era
l’unico modo che gli era rimasto per calmarsi un po’. Infilò una delle tante maglie
a giro bianche con le stampe, un polsino a metà avambraccio, una felpa nera
anch’essa decorata con dei motivi alquanto macabri e poi infilò in testa la
bandana nera e poi il suo caro cappello grigio con la visiera un po’ di lato.
Afferrò
gli occhiali da sole, le sigarette con l’accendino, lo skateboard e scese al
piano di sotto. Sul tavolino nell’angolo vide l’IPod viola di sua sorella. Se
lo rigirò fra le mani poi lo prese. Sempre con quelle sue ingombranti cuffie.
Se le calò sulla testa e mentre chiudeva a chiave la porta mise in riproduzione
casuale. Partì So far away. Quella
canzone l’aveva scritta lui, in ricordo di Rev.
Parlava
di distanza, di assenza e di una vita spezzata. “No, adesso no” mandò avanti.
Metallica.
Fuel “Ok, questo si” poggiò lo skateboard per terra e cominciò ad andare verso
la pista. Non aveva fretta e voleva stancarsi, se era possibile.
La
canzoni continuavano una dopo l’altra. Intanto lui continuava nel suo tragitto,
ignaro di tutto e tutti. Sua sorella era in fin di vita e lui faceva
skateboard.
Non
ci riusciva a stare lì ad aspettare e non riusciva nemmeno a dormire.
Alla
pista c’era qualche ragazzo e qualcuno più adulto.
Syn
se ne stava là per fatti suoi, non infastidiva nessuno. Tranne un paio di
ragazze (forse un po’ troppo giovani per lui) che continuavano a fissarlo e
sghignazzare, nessuno sembrava notarlo. A lui bastava il suo spazio. C’era un
gruppetto di ragazzi con i capelli perfettamente piastrati e i lobi dilatati.
Bleah, se c’era una cosa che Gates non aveva mai sopportato erano i dilatatori.
E
poi, fino a quando erano da due cm ok, ma lì c’era ella roba assurda, che
superavano i cinque cm!
Erano
davvero scheletrici e ascoltavano musica rap e qualcosa di simile alla tecno.
Gates
però sembrava non farci caso più di tanto.
Dopo
un po’ si fermò e si mise a sedere con le gambe penzoloni da una discesa bella
forte.
Continuava
a giocare con l’Ipod . Tre allegri ragazzi morti, si poteva andare.
Cominciava
ad avere caldo e si tolse la felpa e se la poggiò su una gamba. Si guardava
intorno distrattamente, come alla ricerca di qualcosa, quando sentì qualcuno
bussargli sulla spalla. Era una di quelle ragazze, ma non sentiva una parola di
quello che diceva. Si tolse le cuffie e la guardò. Doveva avere più o meno
vent’anni. E un lobo dilatato in maniera assurda.
“Ciao,
sei nuovo?” disse lei. Aveva i capelli perfettamente piastrati, ma dietro
erano… alti. Erano biondo platino e con delle ciocche castano scuro
“Non
credo proprio” “Strano, non ti ho mai visto…” Gates sorrise e guardò davanti a
lui “Comunque io sono Lyla” “Gates” lei rimase un tantino perplessa “Davvero ti
chiami così?” lui annuì.
Si
sedette vicino a lui. “Vieni spesso qui?” “Ogni tanto, tu invece?” “Ci passo le
giornate” “Con i tuoi amici?” disse indicando quel gruppetto dalla quale si era
staccata. Lei annuì e sorrise, poi si fissò sul braccio di lui. “Emm.. bel
tatuaggio” “Non ti piace, vero? Tranquilla, non sei la prima. I miei poveri
tatuaggio non vengono mai lasciati in pace. No, non hanno un significato.
Semplicemente mi piacciono i mostri” “Non oso immaginare la tua ragazza
allora..” cominciarono a ridere
“Se
ti sentisse potrebbe anche offendersi, sai?” storse il naso da sui pendeva un septum
“Mmm, spero di no” a quel punto Syn vide che anche sul braccio della ragazza
c’era un tatuaggio.
Erano
due ali bianche intrecciati con una scritta tuta articolata “Misguided Ghosts”.
Gates rimase alquanto perplesso. Beh, lui sui tatuaggi non poteva proprio
commentare, tranne qualcuno, la maggior parte era senza senso. “Neanche il tuo è male” disse sorridendo.
Rimasero
a parlare per un po’ ad un certo punto si voltò verso la ragazza e lei lo
baciò.
Lui
però si separò subito. A quel punto arrivò uno di quei tipi, forse l’unico con
un fisico degno di essere chiamato tale. “Hey tu” e ti pareva, mai che possa
stare tranquillo, pensò Syn.
Si
voltò verso il ragazzo “Si da il caso che quella sia la mia ragazza” “Si dal il
caso che mi abbia baciato lei” “Resta il fatto che vi siete baciati” “Ti sei
chiesto perché lo ha fatto, ragazzino?” si misero tutti a ridere, come dei
gradassi, “Ahah! Ragazzino” Gates si alzò in piedi. Era almeno una spanna più
alto di lui. Si tolse gli occhiali con fare minaccioso. Si stava divertendo un
sacco.
Erano
anni che non si divertiva a terrorizzare qualche bambino “Senti, ragazzino”
disse mettendo una strana enfasi nella parola “Pensi davvero di farmi paura? Tu
e la tua banda di mocciosi? Puzzi ancora di latte” gli piaceva sembrare un
pazzo fuori controllo. Stranamente il suddetto ragazzino non fece una piega e
sostené il suo sguardo con un sorrisetti beffardo.
A
quel punto Gates sentì un odore a lui molto familiare. Metallo. Ferro, per la
precisione.
Quella
faccia di corno che lo fronteggiava aveva in mano un piede di porco “Oh, quei
giocattoli non sono adatti a te” disse il più adulto con fare canzonarlo. Il
cretino fece un passo indietro e colpì Gates diritto sulla testa con tutta la
forza che aveva. Syn non si mosse di un millimetro
“Tutto
qui? Sei deludente….” Gli prese l’arma dalle mani e la piegò come se fosse
stato il ramo di un salice, lungo e flessibile. Lo annodò e lo restituì al
ragazzo, totalmente sconvolto
“Che
c’è? Non parli più?” il ragazzo e tutti i suoi, compresa quella sgualdrina di
Lyla, indietreggiarono terrorizzati “Che è successo? Non ridete più? Perché
qualcuno di voi non mi spara addosso?” si voltò. Tsé, dilettanti. A quel punto
sentì uno sparo e un rumore metallico giusto in mezzo alla schiena.
Davvero
credevano che una cosa del genere potesse fargli qualcosa?
Si
voltò tutto sorridente e vide un ragazzino con la pistola fumante ancora puntata
verso di lui
“Ahahah!
Siete davvero così stupidi? Chi di voi vuole farsi vanti? Un bel tour
all’obitorio non lo risparmio a nessuno!” disse con fare molto teatrale, mezzo
piegato in avanti e con voce suadente e alquanto schizzata. Si dileguarono.
Afferrò la felpa e se la rinfilò. Poi si sistemo meglio le cuffie e gli
occhiali da sole e sullo skateboard se ne andò da lì divertito. Che massa
d’idioti.
Controllò
il cellulare e c’erano tre chiamate perse e due messaggi. Niente di Ronnie.
Okay, tutto regolare. Erano tutti dei suoi amici e della sua ragazza che
chiedevano. Uno dei messaggi era di Michelle e diceva:
-Se
non ti va di stare solo puoi venire da me
-Arrivo
E
sempre sullo skateboard andò dalla sua ragazza.
Venti
minuti dopo, Gates suonava alla porta di Michelle.
Aspettò
un po’ prima che andasse ad aprire. Stava dormendo, ne era sicuro
“Ti
ho disturbato? Scusa” “Figurati, ero sul divano ad aspettarti e mi sono
appisolata. Vieni” entrò e posò sul tavolino all’ingresso gli occhiali e
l’Ipod. Poi andò a sedersi vicino a Michelle sopra al divano e poggiò la testa
sulle sue gambe. Lei gli tolse il cappello e la bandana e li lanciò sul tavolo
“Sai
che lo odio” “Per questo continuo a metterlo” “Come mai senza macchina?” “Ero
alla pista di skate e sono venuto direttamente” “Non ha dormito?” “Ci ho
provato, ma niente” “Però sembri stanco” passò un dito sulle occhiaie alquanto
calcate “Infatti lo sono” stava ad occhi chiusi, mentre Michelle gli
massaggiava la testa, come talvolta si fa con i bambini. Poi senti la pressione
delle sue labbra sulle sue.
Aprì
appena gli occhi per guardarla, per quanto fosse possibile e poi li richiuse.
Michelle
si separò e lui si sedette sul divano aprendo le gambe per farla sedere e farle
poggiare la testa sul suo petto. “Hai baciato qualcun’altra, vero?” sorrise
“Alla
pista una tizia mi è saltata addosso, ma l’ho scansata subito. Come fai a
saperlo?” “Il sapore delle tue labbra è diverso” “E di che sanno le mie
labbra?” “Di Marlboro rosse e di cioccolata” “Tu invece sai di cocco, ma sai
una cosa? Non ne sono molto sicuro” e fu lui a baciarla “E adesso?” “Non
ancora” la baciò di nuovo “Ancora niente” e la baciò di nuovo
“Sei
un idiota, Brian” disse tirandoselo sopra di lei sul divano “Mmm cocco, miele e
sigarette che mi freghi” disse baciandola di nuovo per poi alzarsi da sopra a
lei e tornarsi a sedere dov’era poco prima
“Sei
un bastardo!” “Come mai quest’affermazione?” chiese con occhioni innocenti che
vennero sostituiti da un sorriso furbo poco dopo “Perché mi lasci sempre a
bocca asciutta!” “Sei vuoi te la reidrato io…” disse con voce bassa e sensuale
prima di baciarla in modo languido per poi passare al collo.
L’unico
contatto era fra loro erano le labbra e le ginocchia che appena si sfioravano
“Mmm
Gates… perché provi ad uccidermi?” “Mm è così divertente vederti soffrire…”
disse fra un bacio ed un altro “Semplicemente mi sei mancato e mi manca ancora
qualcosa” Disse lei poggiando una mano sul suo ginocchio e facendola scivolare
verso il cavallo dei bermuda.
Poi
cominciò a baciargli il collo e a giocare col suo pomo d’Adamo. Syn gemette
“Mmm
a quanto pare non sono l’unica, eh?” “Però sei cattiva” “Ho imparato dal
migliore” continuava a baciargli il collo. “Al diavolo la vendetta!” la prese e
se la mise sulle gambe, le ginocchia di lei sul divano. Le poggiò le mani sui
fianchi e la guardava.
Lei
si chinò e lo baciò di nuovo, poi premette il suo viso sul suo collo. Gates
fece scivolare le labbra prima sul collo e poi sulla scollatura abbastanza
ampia della canotta che indossava Michelle. Mentre continuava a baciarla infilò
le mani sotto la sua maglietta. Lei sorrise sentendo le sue mani armeggiare.
Gli
afferrò la maglietta e gliela sfilò con un gesto rapido. Lui fece lo stesso con
la canotta e la tirò da qualche parte. Gates la prese in braccio e lei agganciò
le gambe alla sua vita
“Andiamo
di là” disse contro la sua pelle. Conosceva bene la strada per arrivare fino
alla camera da letto della ragazza dove un letto bello ampio li attendeva.
Fece
allungare Michelle e poi le salì sopra. Aveva una mano sulla sua coscia e
un'altra delicatamente le sfiorava il seno. Poi le sfilò il reggiseno e rimase
per un attimo a guardarla.
Lo
desiderava, si vedeva, ma non era più come quando erano giovani e inesperti,
presi dall’impeto della passione. Erano più lenti, ma non per questo meno
passionale. Solo, più consapevoli.
Le
baciò le labbra e poi scese sul seno sfiorandolo prima con la guancia e poi con
la punta della lingua. Michelle gemette,
lui sorrise. Continuò a baciarle il ventre passando con le labbra sul
tatuaggio sotto la seno e sull’ombelico. Con la lingua tracciò in confine di
pelle che i jeans lasciavano scoperta e poi con i denti le sbottonò il
pantalone, glielo sfilò e tornò sopra a baciarla.
Fece
scivolare una mano su un seno e l’altra sulla coscia. Michelle ribaltò la
situazione e si ritrovò sopra di lui. Con una mano scese lungo il torace e più
giù, sul cavallo e strofinò il rigonfiamento che s’intravedeva. Gates gemette a
metà fra disperazione e desiderio. Michelle si sedette sul suo bacino e, mentre
lo baciava sfregò il rigonfiamento con dei movimenti del bacino.
“Sei
una stronza” le sussurrò lui “Sono la tua stronza, Elwin” disse prima di
sfilargli il pantalone. A quel punto Gates tolse di mezzo gli ultimi pezzi di
stoffa rimasti e strinse a se quel corpo caldo e tanto bramato. Dopo le dovute
precauzione entrò in lei e Mich gemette, agganciandolo con le gambe.
Gli
era mancata tanto, lei, i suoi sorrisi, le sue battute, le sue labbra, i suoi
gemiti. Continuava a baciarla sul collo,
sulla spalla, sul seno, qualunque centimetro di pelle trovasse lo baciava
avidamente lasciando spesso anche se segni rossi.
“Ho
distrutto la chitarra” “Come?” quasi due ore dopo erano ancora lì. Gates
allungato a pancia in giù e Michelle stesa sopra la sua schiena. Dopo aver
fatto l’amore più e più volte erano rimasti così a baciarsi, toccarsi, parlare.
“Si, ero nervoso e suonavo come una bestia, si è rotta una corda e non ci ho
visto più. Allora l’ho fracassata sul pavimento” disse con un tono apatico
“Non
dirmi che era quella…” “Quella” Michelle
poggiò il mento sulla sua spalla e gli
baciò l’orecchio “Non si può riparare?”
“Penso proprio di no” “Mi dispiace. So
quanto ci tenevi” “Devi vedere io…”
sospirò “Ma adesso...” si voltò e Michelle
si ritrovò sotto di lui, pressata contro il materasso.
Gates
la stava baciando ancora. Michelle sorrise
“Mmm,
mi sei mancato” “Già, come amante sono davvero imbattibile” “Quanta modestia,
Gates” stava per ricominciare a baciarla quando il cellulare di Gates suonò.
A
quel punto l’incantesimo si spezzò e il piccolo mondo in cui si erano rifugiati
si ruppe.
Gates
sentì il senso di colpa crescere e portare un nome preciso attaccato al collo:
Earth. Si sentì morire. Come aveva fatto a non pensare a lei? Si alzò e andò
alla ricerca dei pantaloni, in cui c’era il cellulare che intanto continuava a
suonare. Finalmente lo trovò.
Era
Matt “Ehi, bro” “Cazzo Gates. Ho saputo. Come sta?” disse Matt preoccupato, era
in macchia “Deve svegliarsi e questo non sappiamo quando potrà succedere” “Non
prendermi per culo! Vuoi dire che è in coma?” sembrava scioccato “Si, è in
coma” “Ma come diamine è possibile? Stiamo parlando di Earth per la miseria! È
assurdo!” “Aveva la febbre, i suoi poteri erano fuori controllo. È andata per
alzarsi dal letto e ha avuto un giramento di testa. Per non cadere si è
aggrappata ad una lampada che non ha retto e ha dato una testata sullo spigolo
del comò ed è finita diritta sui vetri rotti” mentre lo diceva sentiva gli
occhi pizzicargli. “Tu sei in ospedale?” Gates si sentì un verme a non essere
con la sorella
“No,
sono da Michelle, arriviamo fra un po’…” “Ok, allora ti aspetto all’ospedale”
chiuse il telefono e si guardò attorno alla ricerca dei suoi vestiti “Che
combini?” “Torno in ospedale. Matt sta andando là e non voglio lasciarlo solo
con Ronnie” “Ok, un attimo e sono pronta” Gates rimase a guardarla “Mich sei
stanca, resta qui a dormire” “Sei più stanco tu” Syn voltò gli occhi al cielo e
continuò a rivestirsi.
Nel
soggiorno trovò la maglietta (con buco bruciacchiato in mezzo alla schiena) e
la felpa. Afferrò anche le sigarette, gli occhiali e il cappello e andarono,
con la macchina di Michelle.
Arrivati
in ospedale, trovarono Matt in mezzo al corridoio, seduto con le mani sotto al
mento.
“Matt”
Gates accelerò il passo, continuando a tenere la mano di Michelle “Gates” i due
si abbracciarono “Sono venuto appena ho potuto, ma non mi fanno entrare. Dentro
c’è Ronnie?” “Si, comunque tranquillo entra, diciamo che hai un pass speciale”
disse con una specie di sorriso “Preferirei ingoiarlo ‘sto pass piuttosto che
aver bisogno di usarlo”
Gates
fu il primo ad entrare. La scena non era cambiata per niente da come l’aveva
lasciata.
Ronnie
non si era mosso di un millimetro, infatti si era addormentato con la testa poggiata
sul braccio che teneva sullo schienale della sedia. L’altra stringeva quella
della ragazza. Appena sentì la porta aprirsi si svegliò e si voltò verso i
ragazzi.
“Siamo
noi, tranquillo” disse Michelle “Hey Matt” “Ciao Ronnie” “E’ passato il
medico?” chiese Syn tornando a sedersi sul davanzale della finestra,
fiancheggiato da Matt
“Si,
ha detto che non c’è niente di diverso da prima. Stabile, ma non migliora”
guardò per l’ennesima volta Earth “Prima sono passati Shad e Valary, ma avevano
da fare e non sono potuti restare più di tanto. Shad ha quasi fatto a cazzotti
con un’infermiere” disse con un mezzo sorriso.
I
giorni passavano, ma Earth non accennava a migliorare.
Tutti
i giorni, dopo la scuola, Ronnie andava in ospedale e restava lì fino alle dieci
passate. Passarono più volte anche tutti i suoi amici, insieme e da soli.
Era
passata una settimana da quel giorno.
Gates
era già in ospedale da un paio d’ore. Fra non molto sarebbe arrivato anche
Ronnie. Fino a quel momento era solo. Michelle e tutti gli altri erano a
lavoro.
Gates
aveva spedito a calci il padre in agenzia, perchè si vedeva che non ce la
faceva a reggere la situazione “Uccidi qualcuno, ma almeno muoviti, cazzo!” gli
aveva detto spintonandolo fuori dalla porta di casa. Da una settimana a quella
parte quell’uomo era un vegetale.
Syn
stava fuori, all’ingresso dell’ospedale. Mentre aspettava Ronnie si mise a
fumare una sigaretta e guardarsi intorno. Guardò l’orologio. Sarebbe già dovuto
essere là.
Quando
lo vide arrivare Gates rimase alquanto sbalordito “Che diamine hai combinato?”
“Lasciamo stare” Aveva il sopracciglio spaccato, idem per il labbro, un occhio
nero, segno rosso attorno al collo,
zoppicava e si teneva un braccio. Era uscito da un pestaggio niente male.
Entrarono
in silenzio fino alla stanza della ragazza.
A
quel punto Gates notò qualcosa di differente e fu sul punto di avere un
infarto.
Ronnie
sgranò gli occhi fino all’inverosimile e sorrise, per quanto possibile.
I
capelli. La parte rasata era tornata in pari con gli altri, magicamente e anche
il colore era diverso.
Adesso
erano ramati. Gates uscì di corsa, alla ricerca di Armstrong.
Lo
trovò dopo un giro di tutto il reparto “Dottore! C’è una cosa che deve
vedere..” “Gates io..” “Dottore Earth!” Armstrong si congedò dai due con cui
stava parlando e si mise quasi a correre dietro il ragazzo. Appena entrò anche
lui notò subito quello di cui parlava il ragazzo.
“Ma
come..” “Mia sorella è sempre stata in grado di farlo. È normale. Solo che… non
è normale! Non dovrebbe essere incosciente?” “Forse è cosciente” disse il
medico si avvicinò.
“Earth,
so che puoi cambiare a piacimento il colore dei tuoi capelli. Facciamo una
cosa, ok? Io adesso ti faccio delle domande, tu adesso se vuoi dirmi si, fai
diventare una ciocca…. nera. Se vuoi dirmi no la fai diventare bionda, va
bene?” improvvisamente una ciocca sulla fronte della ragazza divenne di un nero
corvino. Gates fu sul punto di saltare per la gioia e abbracciare il medico
“Bene,
vedo che sei cosciente. Allora, ti ricordi chi sei?” la ciocca tornò ramata per
poi ritornare nera “Bene, ti ricordi cosa è successo?” Biondo “Ti ricordi come
si chiama tuo fratello?” Nero “Tuo padre?” Nero “Il tuo ragazzo?” Nero “Ricordi
la data del tuo compleanno?” Nero “Sai da quanto tempo stai così?” Biondo “E’
una settimana. Senti Earth, sei cosciente, ma adesso devi fare una sforzo bello
grande per svegliarti davvero” i capelli di Earth diventarono bianchi.
Armstrong
sorrise “Lo so che è difficile. E questa non è una frase buttata a caso. Anche
io sono stato in coma, sai? E lo ricordo. Earth per caso ti vedi in un tunnel?”
Nero “Vedi una luce infondo” Grigio. Aspetta, grigio? “La vedi molto piccola?”
Nero. Ah, ecco “Earth devi correre verso quella luce” “Earth, s-sono io” disse
Ronnie incerto. Una ciocca dei suoi capelli si tinse di nero-blu. Ronnie
sorrise e una lacrima gli rigò la faccia “Eh si, esattamente. Earth arriva a
quella cavolo di luce e torna da me, da noi” “Hippie porca miseria, non mi puoi
mollare così! Proprio adesso che le cose cominciavano ad ingranare!” Disse
Gates con fare drammatico. “Si, Earth, non sei fatta per essere un vegetale!”
“Già, per quello basta nostro padre” aggiunse Gates, facendo ridere un po’
tutti “Bene Earth,adesso la vedi di più la luce?” Grigio piombo “Porca miseria
Earth! muovi quelle gambette secche che ti ritrovi!” la incitò Gates e per un
secondo sembrò che la fronte di Earth si aggrottasse per lo sforzo.
Ci
furono svariati minuti di frasi d’incitamento e domande alle quali arrivava una
risposta silenziosa. Sembrava una strana gara fra lacrime sorrisi e capelli che
cambiavano colore.
Dopo
una decina di minuti videro l’elettrocardiogramma cambiare la sua regolarità.
Ci
fu come un tonfo sordo, dopodichè Earth mosse un dito e corrugò la fronte.
Sbarrò
gli occhi di scatto. Poi li richiuse e li riaprì con più calma.
Si
sentì una specie di suono gutturale e lo sguardo un tantino spaesato di Earth
vagò per la stanza. “Bentornata, idiota!” Disse Syn sorridente. Earth alzò gli
occhi al cielo e tutti e tra scoppiarono a ridere. A quel punto Gates chiamò
tutti i suoi amici, quelli di Earth (che gli avevano lasciato il numero in caso
di bisogno) e suo padre. Earth guardò adorante il viso del ragazzo, che le
sorrideva dietro la maschera di lividi, sangue e stanchezza che lo copriva.
Dopo un po’ che lo fissava si mise a studiare tutti i segni della faccia e
corrugò la fronte. Ronnie capì e le sorrise ancora di più se possibile “Ho
fatto a pugni con un paio di idioti, solo che loro erano in tre e io, ero io,
ma alla fine sono arrivati Emmett e Jackson
e non hanno avuto scampo” Earth provò a sollevare la mano verso il suo
viso, ma le risultava difficile
“No,
Earth, con calma. È una settimana che non ti muovi. Se vuoi prova a parlare” le
spiegò il dottore. Apri la bocca ma non ne uscì alcun suono “Vuoi bere?” le
chiese Ronnie. Lei annuì e sorrise.
Aveva
già (chissà come mai) una bottiglia e una cannuccia. Dopo un paio di sorsi
riprovò a parlare, ma le uscì uno strano rantolo. Arrossì imbarazzata. Ronnie
le fece una carezza “Tranquilla, fra non molto ricomincerai a parlare e a
muoverti per bene”.
“Cazzo
Gates, muoviti!” Urlò Earth davanti all’ospedale.
Certo
che l’aveva recuperata per bene la voce. Il fratello, intanto portava i
borsoni.
Lei
era uscita quasi un’ora prima con tutta la calma zampettando con le stampelle.
A quanto sembrava le gambe ne avevano risentito parecchio e ne i suoi poteri
non rientrava il risveglio dei muscoli dopo una settimana di sonno e a quanto
sembrava le sue braccia si erano riprese prima delle gambe
“Ti
preferivo quando non potevi muoverti o parlare, o vendicarti” disse lui
arrivandole vicino. Venne fulminato con un’occhiataccia che però fu interrotta
da una macchina che parcheggiò davanti a loro.
Ronnie
con la sua Mustang. Dopo un po’ di storie su chi sta avanti (vinse Earth)
partirono verso casa “Questa macchina è una figata, Ronnie” disse Gates
guardandosi intorno “Grazie, se ti serve qualche volta, basta chiedere”
“Grazie, amico!” disse quasi sorpreso “Figurati, io prendo tua sorella tutte le
volte che voglio…” disse sorridendole. Gates rimase un attimo schifato “Ok,
questa potevi risparmiartela” e i due davanti scoppiarono a ridere.
Non
ci misero molto per arrivare a casa di Gates. Quella casa era davvero in un
punto strategico eccezionale. Vicina abbastanza, ma lontana da tutto. Davanti
alla casa erano parcheggiate varie macchine che Earth conosceva. Quando
entrarono furono accolti da un “Ben tornata!” per poi capire che il primo da
entrare era stato Gates “Idiota togliti e fa entrare tua sorella!” gli urlò
Shad.
Appena
Earth mise piede dentro la nuova casa di Gates fu praticamente invasa,
attaccata, sommersa da un’infinità di braccia, tatuate, esili, muscolose,
abbronzate, cadaveriche. Era davvero una figata.
“Ragazzi
anche io sono felice di vedervi, ma voglio respirare!” disse provando ad
emergere da quel groviglio. Tutti si staccarono dandole un po’ di spazio. “Ok,
grazie” Ronnie, dietro di lei ridacchiava. Dopo aver scartato alcuni regali e
fatto svariati brindisi fra lei che tornava fra di loro e la nuova casa di
Gates. “Porca miseria! Avevo dimenticato il regalo di Gates!” disse Matt “Che?”
chiese il diretto interessato. Regali? Bello. Gates adorava ricevere e fare
regali. Michelle e Gena uscirono e tornarono con una scatola (grande più o meno
quanto una di scarpe) con dei grossi buchi ed un enorme fiocco rosso.
Michelle
si sedette vicino a Gates e gli porse la scatola “Così non sarai sempre solo
come un cane” disse sghignazzando. Gates incerto aprì la scatola e sollevato il
coperchio rimase a fissare il contenuto con un sorriso da bambino la mattina di
Natale.
In
un angolino della scatola, c’era rannicchiato un batuffolo bianco che
sonnecchiava.
Delicatamente,
il nostro eroe, sollevò il suddetto batuffolo “Oh! Un cane-sorcio! Ne ho sempre
voluto uno!” “Gates non è un cane sorcio!” disse Zacky “E’ un cucciolo di
maltese. Una cucciola, per essere precisi” disse Michelle “Allora? Ti piace?”
chiese incerta dopo una pausa in cui il ragazzo continuava a fissare il
batuffolo fra le sue mani “E’ così…. Piccola e carina. Cazzo forse sto
diventando gay” tutti scoppiarono a ridere. “Qui ci sono altri regali, ma più
che per te sono per… per….. come hai intenzione di chiamarla?” disse Valary.
Gates ci pensò su, guardando il cagnolino che adesso aveva aperto gli occhietti
neri e lo fissava, incuriosito. “Mmm, un cane del genere deve avere un nome ridicolo”
“Non vorrai chiamarlo Banana?” chiese Earth “Ci avevo pensato, ma è femmina.
Perché mi avete preso una femmina?” “Perché con un maschio saresti finito fuori
di casa” disse Matt. Erano solo risate quel giorno.
“Mmm
ok…. Deciso.. si chiamerà… momento suspanse… si chiamerà…. secondo momento di
suspanse…..Pinkly!” rimasero tutti a guardarlo a bocca aperta, anche alquanto
schifati
“Pinkly?
Che razza di nome è Pinkly?” chiese Zacky “Meglio di Ichabod” ribatté lui
offeso.
Ichabod
(o Icky) era il cane di Zacky. Un altro maltese, ma nero e maschio. “Lasciali
stare Pinkly. Vero che hai un nome bellissimo? Vero piccola?” come risposta
Pinkly leccò la punta del naso di Gates “Che carina che sei!” “Ok, ho
definitivamente perso mio fratello” disse Earth guardando la scena.
Anche
a lei piacevano gli animali e in passato avevano avuto dei cani.
Elvis,
Casper, Nala, ma avevano fatto tutti brutta fine. Meglio non pensarci adesso.
Intanto
Gates continuava a giocare con quel batuffolino di cane e tutti gli ridevano
dietro. Lui, incurante, continuava. Era davvero piccolo. Sarebbe stato in una
mano, ma per sicurezza (appena acquisita) Syn la teneva con due mani.
Verso
sera, tutti se ne andarono, lasciando solo Earth, Gates, Ronnie e Pinkly.
“Certo
che solo tu potevi chiamare così un povero cane” disse Earth guardando il
batuffolino che dormiva nella cuccia nuova di zecca “Zitto rospo. È bellissima”
Assurdo.
Gates
era totalmente ammaliato da quella cosina. Continuava a guardarla. Era così
piccola e carina! Forse stava davvero diventando gay. Fece una prova. Pensò a
Michelle, alle sue labbra a… ok non era omosessuale.
“Vabbè
Gates, noi andiamo. Tu rimani qui, giusto?”disse Ronnie “Così sembra….” “Ok, ci
vediamo domani?” aggiunse Earth già sulla porta. Ci stava prendendo gusto ad
andare in giro con quelle cose. I suoi poteri ancora non funzionavano bene,
meglio aspettare un altro po’ prima di mettersi a fare esperimenti. Salutò il
fratello e con l’aiuto di Ronnie arrivò alla macchina e s’infilò senza
complicazioni. Ronnie guidò tranquillo fino a casa sua. Era stata una bella
giornata, si erano divertiti e avevano scherzato, tutti insieme. Dopo un po’
arrivò davanti alla casa di Earth e spense il motore.
“Che
c’è? Vuoi entrare? Guarda che c’è mio padre” a quel punto la baciò, come non
faceva da tanto, troppo tempo. Le erano mancate le sue labbra.
Earth
sembrò pensarla come lui. Continuava a giocare con la sua lingua e col suo
labbro inferiore.
Era
così calda e delicata, lì fra le sue braccia, per quanto possibile. Le teneva
una mano sul viso e una sulla vita. Lei si separò un po’ “Adesso mi sa che devo
andare” “Earth… mi sei mancata” “Anche tu Ronnie, mi sei mancato tantissimo” non
si mosse di un centimetro. Con un dito sfiorò il viso alquanto martoriato del
ragazzo. Avevano dovuto mettergli due punti sul sopracciglio e fasciargli la
gamba, ma lui si era rifiutato di utilizzare le stampelle come gli avevano
detto, quindi gli avevano rimesso il tutore.
“Ronnie…” sospirò sulle sue labbra. “Ti voglio. Adesso” sorrise “Domani. Adesso devi andare a casa. Domani, dopo la scuola, sarò tuo, va bene?” disse poggiando la fronte contro la sua. Lei arricciò il naso, ma annuì, un tantino dispiaciuta e se ne andarono.
Wow! Siete sul serio arrivati fin qua sotto? Beh, Complimenti! Sfortunatamente per voi non vincete niente.
Spero vi sia piaciuto (speranze vane). Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione :D
The Cactus Incident