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Autore: The Cactus Incident    25/07/2011    3 recensioni
“Ragazzi, allacciate le cinture!” premette un pulsante e si chiusero da sole, la ragazza vicino a lei non fece una piega, doveva essere più grande. L’autobus continuò diritto verso un ponte non finito.
Ma così si uccideranno!!, pensò Earth, perchè lei non era un problema, anche se si fosse fatta male, cosa davvero improbabile, avrebbe richiuso le ferite e rimontato organi e ossa grazie ai suoi poteri.
L’autobus andò diritto e per un po’ cadde, poi cominciò a volare. Alcuni avevano urlato, ma l’autista sembrava abituato. Ah ok, era proprio così, ci si doveva abituare.
Hei Kids! Questa è la prima storia che pubblico.
Se per caso qualcuno dovesse leggerla (speranza vane, cara mia), e decidesse di recensirla (ti piace riempirti di cretinate, eh?), non siate troppo cattivi. :D
(venuta fuori dopo aver visto troppe volte Sky High -scuola di superpoteri-. prendetevela con la mia cuginetta rompiscatole)
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sky high

Piccolissima cosa: il Matt di cui si parla è Tuck (cantante dei Bullet) e Ronni è Radke (ex Escape The Fate, attuale Falling in Reverse).

Se avete aperto questo affate avete già tutta la mia stima :D

“Ti- Ti- Ti- Ti” “Aaahh” tonfo della sveglia. “Earth! Svegliati! È il primo giorno di scuola!” sentì la voce di suo padre che la chiamava “Lo so!!! Per questo non voglio svegliarmi!”

Il padre entrò nella sua stanza, che non sembrava affatto quella di una ragazza. Nera e tappezzata di poster “Dai, è il primo giorno nell’Alba Mather”

Earth si sedette sul letto e si stropicciò gli occhi “Sky High” disse guardando l’opuscolo appoggiato sul suo comodino “Prendi l’autobus?” “Si, di prima mattina sono un po’ rintronata e ho paura di sbagliare strada” “Ok, tesoro, muoviti” “Sai che ci metto un attimo” “Si, ma muoviti, così parliamo un altro po’”.

Ci mise meno di un minuto. Con tutti i poteri che aveva ci metteva un attimo.

Preparò lo zaino e scese in cucina.

Come al solito c’era solo suo padre, sua madre doveva essere in Africa o giù di lì. Lei e le sue missioni umanitarie: avendo il potere dell’acqua, era davvero molto utile in quei paesi aridi.

Earth, si era sempre chiesta da dove venissero i suoi poteri.

Suo padre, il famoso Warren Peace aveva il potere del fuoco, come suo nonno del resto e una forza di parecchio superore alla media.

Sua madre, Elisabeth, inizialmente aveva quello del ghiaccio, ma per qualche strano motivo, dopo la prima gravidanza (quella in cui era nato in fratello maggiore di Earth, Gates) i suoi poteri cambiarono in quelli che controllano l’acqua, ma Earth invece poteva controllare tutto quello che aveva a che fare con il nostro pianeta, oltre a i quattro elementi, c’erano anche i metalli, il petrolio e derivati, carbone, magma, esseri viventi animali e umani (dei quali poteva anche prendere le sembianze) e tutto quello legato alla terra.

Se l’avessero spedita sulla luna sarebbe diventata una persona normale.

Lei sentiva davvero un legame con la Terra e con tutto quello che la circondava, era come la sua seconda madre. A questo pensò mentre faceva colazione. Il padre la guardò interrogativo, mentre beveva il suo caffé “Vuoi davvero andare a scuola vestita così?” “Perché?” si guardò.

Aveva un pantalone nero stretto, con una grossa catena di lato, canotta larga degli Iron Maiden tutta stappata che faceva vedere la  T-shirt grigia sotto e varie collane e bracciali. Oggi i capelli li aveva allungati ed erano neri e verso la fine biondo platino e il trucco pesante sugli occhi.

“Niente, per sapere” “Si, vado vestita così. Tu alla mia età andavi fasciato di pelle e con le meches rosse, l’abbiamo dimenticato?” gli guardò il braccio sul quale, le maniche della camicia arrotolate lasciavano scoperto un tatuaggio rosso.

Anche se ormai aveva da poco superato i cinquanta, Warren rimaneva ancora un bell’ uomo, e con il passare degli anni il classico fascino da Bello e Dannato non era svanito anche se le meches non c’erano più e portava i capelli tirati indietro con la solita minuscola ciocca ribelle sulla fronte.

Lui le sorrise, come a dire che scocciatura che sei “Divertiti a scuola” “Contaci” rispose sarcastica mentre apriva la porta “E non fare danni!!” disse quando ormai era uscita.

Andò alla fermata e dopo un pò un autobus giallo si fermò, lei salì è disse: “è questo l’autobus per la Sky High?” “Sssshh!” fece l’autista “Lo prendo per un si” e andò a cercare un posto.

L’unico posto era vicino ad una ragazza vestita di rosa e che si guardava allo specchio e continuava a ripassarsi il suo lucidalabbra rosa “E’ libero?” la squadrò dalla testa ai piedi, e poi, con una faccia quasi schifata, tolse la borsa e la fece sedere. Earth, si mise le cuffie nelle orecchie.

Poco più avanti salirono un altro paio di ragazzi di cui uno guardava Earth in modo strano, ma lei si non lo vide nemmeno. Ad un certo punto l’autista disse.

“Ragazzi, allacciate le cinture!” premette un pulsante e si chiusero da sole, la ragazza vicino a lei non fece una piega, doveva essere più grande. L’autobus continuò diritto verso un ponte non finito.

Ma così si uccideranno!!, pensò Earth, perchè lei non era un problema, anche se si fosse fatta male, cosa davvero improbabile, avrebbe richiuso le ferite e rimontato organi e ossa grazie ai suoi poteri.

L’autobus andò diritto e per un po’ cadde, poi cominciò a volare. Alcuni avevano urlato, ma l’autista sembrava abituato. Ah ok, era proprio così, ci si doveva abituare.

Appena arrivati si fermarono nell’ingresso e un insegnate li condusse nella palestra, dove la preside Powers gli spiegò un paio di cose. Poi arrivò l’insegnate di autodifesa ed educazione fisica che li avrebbe smistati e avrebbe deciso a quale corso (eroe o aiutante) sarebbero andati.

Chiamandosi Peace, Earth, non fu una dei primi, così capì come funzionava la prova. Prima il prof di educazione fisica Boomer, anche noto come Sonic Boom, ti facevano una domanda (“Che sai fare?”) e in base alla risposta pratica (ovvero ti scaraventavano una macchina addosso dal soffitto o ti lanciavano per aria) decideva il corso. Finalmente arrivo il suo turno “Peace Earth” quando sentirono il suo cognome tutti capirono chi era e cominciò un mormorio. Suo nonno stava ancora in un carcere di sicurezza, e nessuno aveva dimenticato quello che aveva fatto, anche se suo padre lo stava riscattando in tutti i modi possibili.

Salì sulla pedana, vicino al professore “Sei la figlia di Warren?” “Si” “Cosa sai fare?” “Tutto quello che ha a che fare con la Terra” “Ah, bene signori abbiamo una giardiniera” “Non terra il quel senso, nel senso di pianeta” specificò; il professore scrollò le spalle e disse “Macchina” le cadde la macchina addosso, con un campo magnetico l’accartocciò e la sbalzò lontano, il professore compiaciuto disse “Eroe” fece una pausa e scrisse qualcosa sulla cartellina. “Adesso la rimetti a posto?” Earth ridiede a quella palla di metallo la forma che aveva prima e tornò fra i ragazzi che la guardavano sbalorditi.

Era davvero potente, e loro ancora non avevano visto niente.

La giornata trascorse abbastanza in fretta.

A mensa si sedette da sola e arrivarono i soliti scocciatori che ci sono in ogni scuola.

Erano tre ragazzi, più grandi “Ehi, ciao dolcezza” lei aveva appena finito di mangiare, si alzò e li ignorò. Meglio non fare danni il primo giorno, ma uno doveva avere qualche potere come la super velocità, perché se lo ritrovò davanti “Ah no, non si fa così” le prese il mento fra due dita.

Lei batté un piede a terra e con un onda magnetica lo allontanò un po’ “Oh, che cosa carina” arrivarono anche i suoi compagni. Intanto tutti guardavano nella loro direzione. Rifece la stessa cosa, ma loro sghignazzando si avvicinarono di nuovo. “L’avete voluto voi”, sbatté di nuovo il piede, ma li sbalzò tutti e tre contro il muro, senza nemmeno sfiorare tutti gli altri ragazzi nella mensa e se ne andò verso il suo armadietto. Da quella volta non ebbe altri problemi.

 

Passò un mese, conosceva tutti e spesso parlava con un gruppetto, lei sapeva quasi tutto di loro, ma loro non sapevano quasi niente di lei, tranne che era la figlia di Warren Peace, quindi nipote di Barron Battle e che aveva poteri straordinari. Però erano simpatici, e sembravano brave persone.

Un giorno erano seduti in mensa. Ad un tavolo poco distante dal loro, si sedette un ragazzo, da solo. Era tutto vestito di nero, con catene e borchie, i capelli lunghi fino alle spalle lisci  e neri. Le braccia erano ricoperte di tatuaggi e aveva anche il pircing al naso.

Non era bellissimo, ma aveva qualcosa di affascinante, forse per via dello sguardo triste e arrabbiato. Una strana rabbia repressa che covava dentro. Non sembrava per niente contento di essere lì.

Earth continuava a guardarlo, si voltò verso Erin, una ragazza che aveva i poteri della terra, ma non nel senso di pianeta. Aveva provato a d’informarsi quanto più possibile su tutto quello che riguardava la scuola. Forse lei lo sapeva, ma forse meglio non chiederglielo, conoscendola avrebbe pensato che le piacesse.

Però era carino. Provò a concentrarsi su cosa stavano dicendo gli altri.

“…. Si Psyco”  “Ma che fine ha fatto?” “E’ nel carcere di massima sicurezza, in isolamento hai presente, no?” “Si, dove sta mio nonno” disse Earth sconsolata intromettendosi nella conversazione.

Tutti si voltarono a guardarla rendendosi conto della gaffe. 

“Vero… l’avevo dimenticato…” Erin si sentì in colpa per averglielo ricordato “Figurati, è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che l’ho visto” “E… come sta?” chiese Stefan, un ragazzo con la capacità del volo, davvero preoccupato per lei “Beh, sembrava normale. Non esattamente felice di vedermi, ma normale. Quando a saputo dei miei poteri si è aperto in un grande sorriso, ha cominciato a parlare in fretta e mio padre mi ha portato via. Non è stata una cosa molto bella….”

Earth fissava il piatto e le immagini le ripassarono davanti alla mente.

Suo nonno con le mani poggiate sul vetro, colto da una specie di speranza, suo padre disgustato che chiama la sicurezza e le stringe un braccio attorno alle spalle per portarla via.

Non lo avrebbe mai dimenticato.

In tutta la sua vita aveva visto suo nonno due volte, la prima volta era davvero piccola, e ancora non aveva scoperto i suoi reali poteri, a quei tempi era solo qualcosa, ma niente di davvero potente. Aveva otto anni. Il nonno sembrava totalmente fuori controllo e lo vide solo per pochi secondi. Le guardie lo trascinarono via, mentre ancora urlava il suo nome. Ebbe sogni agghiaccianti per mesi.

Scosse la testa, come a provare a scacciare quei terribili ricordi e si concentrò sul presente. Non avrebbe mai dimenticato quegli occhi chiarissimi e dallo sguardo vitreo. I suoi occhi fortunatamente erano belli scuri, forse era anche per questo che detestava i colori troppo chiari.

Prese il suo vassoio e si avviò al tavolo del ragazzo che, aveva notato, sembrava fosse rimasto attento a quello che aveva detto sul nonno e l’aveva anche guardata più del dovuto.

Arrivò davanti a lui “Ciao. È occupato?” la guardò in modo strano “No” rispose quasi scocciato “Io sono Earth, tu?” “Come se non lo sapessi…” “Se ti dicessi che non lo so davvero?” “Ho sentito la tua amica che parlava di mio padre” “Sei il figlio di Psyco?” lo disse con tono leggero, come se niente fosse e questo fu già un primo sollievo per il ragazzo “Già” e si guardò attorno come se gli pesasse davvero troppo “Comunque, come ti chiami?” ribadì Earth “Ronald, ma visto che è un nome tremendo, chiamami Ronnie” “Che poteri hai?” “Ipnosi, anche collettiva, e udito molto sviluppato, se mi concentro bene riesco anche a sentire quello che succede fuori dalla scuola e metamorfosi, ma non la uso quasi mai” “Mm, bello” “Dai finiamola subito, che ti serve? Un favore? O altro? Non sono un tossico” Earth strinse i pugni per non fargli male.

“Ma un coglione si” “E allora perché sei qui?” “Perché, anche se in maniera molto minore, so come ti senti e volevo solo evitarti di stare sempre da solo. Scusami tanto se so cosa hai passato e volevo alleviarti un po’ il peso” “Non ho bisogno della tua compassione” disse quasi schifato.

Lei si alzò è se ne andò sdegnata, lasciando il vassoio là. Mentre camminava s’imbatté di nuovo in quelli che l’avevano disturbata quel giorno nel corridoio.

“Ehi, guarda un po’ chi si rivede” disse uno di loro sorridendo. Era nervosa, troppo e con dei poteri così potenti essere arrabbiati è pericoloso.

I suoi capelli cominciarono a sollevarsi per via di un turbinio di vento che si era scatenato attorno a lei e i suoi occhi si oscurarono del tutto, compresa la parte bianca, facendola somigliare ad uno squalo.

Avrebbe potuto ucciderli senza il minimo sforzo, le bastava battere le ciglia per far si che si spappolassero contro il muro e per un secondo fu sul punto di farlo, ma si fermò perché arrivò un professore

“Ehi! Cosa sta succedendo qui?” il vento si dissolse. Earth girò la testa di scatto e con uno sguardo vitreo guardo il professore, sorrise tranquilla e disse con voce melodiosa “Niente, vero ragazzi?” e se ne andò. Riuscì a tenere la maschera fino a quando arrivò nel corridoio a quel punto si poggiò contro la fila di armadietti e scivolò a terra. Poggiò la testa sulle ginocchia.

Basta basta bastaaaaaa!!! Continuava a pensare. Oggi c’erano le sfide in palestra.

Era ancora in tempo per iscriversi. Si avviò verso il tabellone e scrisse il suo nome. Non controllò nemmeno chi c’era in lista. Era l’unico modo per scaricarsi, e poi c’era l’infermeria, o male che andasse avrebbe rimontato lei il povero malcapitato.

Il pomeriggio di solito erano tutte materie leggere e tre volte a settimana c’era la sfida “salva il cittadino” era una sfida a tempo. Bisognava salvare un manichino in tre minuti, prima che venisse maciullato da due cilindri ricoperti di punte affilate. Ci si metteva d’accordo se essere i buoni o i cattivi.

Se eri il buono vincevi se salvavi il manichino, se eri il cattivo vincevi se riuscivi ad impedire al buono di salvarlo. Per come stava forse avrebbe fatto la cattiva. Mancavano dieci minuti alla fine della pausa pranzo. Andò in bagno per sistemarsi i capelli e la matita, ma non che ne fu bisogno.

Per andare il palestra fece la strada lunga, tanto aveva ancora tempo.

Per i corridoi cominciavano ad esserci già abbastanza studenti, di ritorno dalla pausa pranzo.

Arrivò appena in tempo per andare in palestra e mettere quella specie di protezione dei partecipanti. Non si legò i capelli, non ne aveva bisogno. Avrebbe dovuto combattere contro due ragazzi del terzo anno e sarebbe stata in squadra con uno del quarto. Loro sarebbero stati i cattivi “Piacere, Lionel” “Earth” e gli strinse la mano. Il classico sicuro di sé e con troppa autostima, fisicamente le ricordava Zack Efron e questo non era un punto a suo vantaggio. Loro erano i quarti. Ogni sfida durava sui dieci minuti.

Per Earth era la prima sfida. Lionel continuava a farle domande sui suoi poteri e lei continuava a non rispondere. Continuava a darle consigli totalmente inutili del tipo: lascia fare a me, tu pensa a distrarli, non preoccuparti del cittadino. Se vabbè…

Finalmente toccò a loro. Boomer fischiò e la sfida cominciò. Earth non pensò mai a Lionel.

Riuscì a bloccare quasi subito il suo avversario. Si voltò verso Lionel e vide che l’altro aveva quasi raggiunto il manichino. Si tuffò in aria e gli si schiantò addosso incollandolo al pavimento prima che riuscisse a raggiungere il cittadino. Lo alzò con una mano e poi lo sbatté a terra.

A quel punto il tempo scadette e vinsero loro. Lionel si girò verso di lei “Siamo stati davvero bravi, certo se mi avessi ascoltato…” “Lionel? Stai zitto, che è meglio. Fai schifo, mi chiedo come sia possibile che tu sia arrivato in quarto” si voltò verso il ragazzo che aveva sbattuto a terra.

“Ehi, amico, stai bene?” e gli offri la mano. Lui sorrise e l’accettò “Oh si, sei una forza, ragazza! Ma a che anno stai?” “Primo” “Davvero? Sei una grande. Io sono Jakson, ma puoi chiamarmi Jazz. E quell’altro che hai tramortito è Emmett” “Io sono Earth” andarono tutti e due da Emmett “Ehi ci sei?” disse Jazz “Si, più o meno” si sedette massaggiandosi la spalla “Em... scusa, ero un po’ nervosa. Senza rancore?” e sorrise “Si, tranquilla” e si mise in piedi “Emmett, lei è Earth; Earth, Emmett” “Piacere” e si strinsero la mano “I convenevoli fateli da fuori! Sgombrate la pista! Grazie!” urlò Boomer.

Quando uscirono Earth rimise a posto la spalla di Emmett che era lussata, poi andarono insieme sugli spalti a guardare le sfide per il resto del pomeriggio. “Mi sei piombata addosso come un proiettile, non me ne sono accorto fin quando non mi sono ritrovato spiaccicato sul pavimento” continuava a ripetere Jazz “Si, ok” sorrise. Però le erano simpatici quei due. Jazz aveva i capelli biondi e mossi, lunghi fino alle orecchie, era leggermente abbronzato e aveva gli occhi azzurri ed era alto e non molto muscoloso. Emmett era l’esatto contrario: molto muscoloso e alto, aveva un colorito quasi diafano. Avevi i capelli neri e li portava molto corti. Il suo sorriso era quasi agghiacciante. Anche i suoi canini sembravano più lunghi del normale. Ricordava un qualche animale grosso e pericoloso.

All’uscita si salutarono ed Earth si avviò al suo pullman, dove trovò Ronnie.

Si sedette lontano da lui e non provò nemmeno ad incrociare il suo sguardo. Quando arrivò alla sua fermata non si voltò nemmeno verso le persone nel pullman.

 

Il giorno dopo, appena scese dal pullman si ritrovò Ronnie davanti, provò a scansarlo ma lui non si spostava. Lo guardò negli occhi “Che vuoi?” disse scocciata “Chiederti scusa” era sincero, glielo si leggeva in faccia e quindi lei rimase ad ascoltarlo, incrociando le braccia sul petto.

“Mi sono comportato da idiota, tu volevi aiutarmi e io ti ho trattato male. Sono un idiota. Il fatto che io abbia una brutta storia alle spalle non giustifica il mio comportamento da vittima o da idiota, come preferisci” “Vittima idiota” lo interruppe e Ronnie rimase a guardarlo quasi divertito. “Vabbè scuse accettate”  disse lei e gli sorrise “Ma puoi dirmi cosa ti ha spinto a rivolgermi la parola?”

“Il tuo sguardo triste, il fatto che stessi ascoltando quello che dicevo con i miei amici e perché mi piaceva la tua maglietta (Iron Maiden)” sorrise “Grazie” “Figurati”.

La giornata trascorse tranquillamente, non c’erano scocciatori all’orizzonte e i professori sembrava che le avessero dato un giorno di tregua dalla pioggia di interrogazioni.

A pranzo passò vicino ai suoi amici e disse “Ragazzi, oggi passo, vi dispiace?” “Figurati” disse Erin sorridendo. Si sedette allo stesso tavolo di Ronnie, di fronte a lui.

“Allora… quasi sono i tuoi poteri?” gli chiese lui “Hai presente tutto quello che ha a che fare con il nostro pianeta? Nel senso di tutto quello che è compreso dentro l’atmosfera e in più i campi magnetici della Terra? Ecco tutto sotto il mio controllo, compresa la vita più o meno…” “Tutto?” “Tutto!” “Wow, quindi anche le persone o i vari poteri?” “Hai capito perfettamente. Sai che riesco anche con il petrolio e quindi a manipolare la plastica?” “Davvero? Forte!” sorrise mangiando un pezzo di pizza.

“Allora, dimmi qualcosa di te. Oltre a essere depresso che fai?” “Bah, niente di che. Suono, canto e mi vado a fare tatuaggi” disse sorridendo “Cosa suoni?” “Chitarra” “Ah scontato…” “Perché tu suoni?” “Ho cominciato con il piano quando ero piccola. Poi ho fatto anche chitarra, ma non mi piaceva granché anche se sono abbastanza brava, ma poi ho scoperto il mio vero amore: il basso. Te lo giuro lo adoro!” “Tranquilla capisco perfettamente. Bleah, è freddo” disse bevendo del caffé da un bicchiere di carta.

Earth prese fra le mani il bicchiere di carta. Le bastò guardare il contenuto, come se vi cercasse qualcosa e dopo poco cominciò a cacciare fumo “Se lo vuoi più caldo basta dirlo…” “No grazie, è perfetto così. Sei gentile” lei scrollò le spalle “Ieri non sei stata molto delicata con Emmett e Jazz durante la sfida” “Ma poi abbiamo fatto amicizia. Li conosci?” “Si, abbiamo qualche corso insieme” “Ma tu hai qualche amico o…?” “Sono il figlio di uno dei più temuti psicopatici dell’ultimo secolo, secondo te qualcuno può avere il coraggio di diventare mio amico? Anche solo venire a casa a fare i compiti? Pensano tipo che abiti in una caverna sotterranea o chissà cosa…” scrollò la testa “Dove abiti?” “Normalissima casa, con mia zia, ma lei non c’è quasi mai. Mia madre era sua sorella…” “E’….. morta?” chiese provando ad essere abbastanza delicata, cosa che non risultava proprio bene  “Si è suicidata. Non riusciva a sopportare che mio padre fosse…. Un mostro. Fui io a ritrovare il suo cadavere. Avevo cinque anni. È stato tremendo” Earth sentiva tutta l’angoscia e le tremende emozioni che aveva passato quel ragazzo “Mi dispiace, posso sentire come ti senti” “Sentire?” “Si, empatia, hai presente?” “Anche quella?” disse sorridendo “C’è qualche potere che tu non abbia?” “Non posso ordinare alla luna di diventare verde” scherzò.

 

Ben presto diventarono amici, studiavano insieme e provavano ad aiutarsi a vicenda per quanto fosse possibile, visto che lei era più piccola. A scuola tutti la guardavano ancora peggio di prima e cominciarono a circolare brutte storie del tipo che stavano organizzando un nuovo gruppo di cattivi su le origini dei loro antenati. Tutte balle, ma comunque la gente ci credeva.

Loro li ignoravano e pian piano rimasero quasi isolati.

 

Arrivarono le vacanze di Natale. Il 25 dicembre Ronnie lo passò a casa di Earth perché la sua eclettica zia se n’era andata a fare parapendio da qualche parte nel mondo. Era giovane e ricca e voleva godersi la vita e sapeva che Ronnie non avrebbe fatto stupidaggini, il massimo che si poteva aspettare era una qualche ragazza nel suo letto, ma di certo non l’avrebbe scandalizzata, sapeva che era normale.

A casa di Earth furono tutti molto gentili.

La vacanze trascorsero tranquillamente, senza alcun problema. Quando tornarono a scuola tutti continuavano a guardarli come prima, forse peggio. Earth era davanti al suo armadietto e sentì delle ragazze parlare di Ronnie “Quant’ è fico quel Ronnie” “Ma sia chi è il padre?” “Certo che lo so! Ma tu non sai che fama ha. Si dice che sotto le lenzuola sia un qualcosa di formidabile” “Davvero? E come lo sai?” “Hai presente quella del quarto? Quella bionda? Che sta pure nelle chear leader?” “Si ho capito” “Ci è stata un paio di volte e ha detto che è davvero spettacolare”

Earth rimase a guardare e inebetita il suo libro di matematica. Perchè non ne aveva mai saputo niente?

Nei giorni seguenti riuscì a sapere quanto più possibile e a quanto pare era vero.

Anche quando uscì con lui, in alcuni locali che frequentava di solito, sentendo i pensieri della gente capì che doveva essere vero. Chissà quante ragazze aveva avuto e continuava ad avere. Le volte che lo chiamava per uscire e lui rispondeva “Mi dispiace, ma non posso” chissà con chi stava.

Ma a lei cosa interessava? Mica era la sua ragazza? Già, non lo era…

Si sorprese di pensare questo davvero a malincuore. E se lei avesse voluto qualcosa di più dell’amicizia da Ronnie? Forse lui la vedeva come una bambina. Eppure a volte quando stavano vicini e lei si separava sembrava che ci restasse davvero male. O forse era solo uno scherzo della sua fantasia.

No, lui era troppo per lei e poi non avrebbe voluto rovinare un’amicizia così.

Un giorno Ronnie non venne a scuola. Il pomeriggio passò per casa sua e lì lo trovò con addosso solo il pantalone della tuta e una felpa aperta, i capelli tutti bagnati e scompigliati e la faccia stanca e tendente al rosso. O cazzo, ecco l’ho beccato; pensò lei.

“Scusa, sei impegnato” “No, vieni” si spostò per farla entrare “Sicuro?” “Si” rispose lui tranquillo e un tantino perplesso. Si sedettero sul divano lei provò ad abbracciarlo, ma lui si scansò.

“Ho al febbre, non vorrei mischiartela, e poi sono tutto sudato” lei ignorando le sue parole poggiò la fronte sulla sua spalla umidiccia scoperta. Prese la coperta sul divano e gliela avvolse attorno “Così non prendi freddo”, disse sorridendo. “Ma così non sento te” rimase spiazzata. Voleva sentirla vicino? Calma, non montarti, si disse. Amici, solo amici. Già solo amici, ma lei non voleva essere solo sua amica.

“Che c’è? Sei triste. È successo qualcosa?” “No niente” “Dai, racconta” “Sono vere quelle storie su di te?” sorrise “Quali fra le tante?” “Quelle dei tuoi, em .. rapporti con le ragazze” silenzio . Oh merda.

“Ah, tu dici quelle storie…” “Eh si” “Quelle si, sono vere” “Ah ok” silenzio di tomba. Doppia merda.

“No era tanto per sapere, così quando mi dici che non puoi venire da me sto tranquilla, e non mi preoccupo” “Guarda che non sto con una ragazza da…… settembre”  Earth sospirò di sollievo.

“Ah davvero?” “Eh si, non ci riesco più: mi sono innamorato” e lei risprofondò nell’abisso della depressione e del rifiuto “Come mai non mi hai mai detto niente?” disse col tono più disinvolto che potesse venirle. Era davvero una brava attrice quando voleva.

 “Mmm, non so, non è capitato” lei sorrise tranquilla, mentre dentro di sé piangeva.

“La conosco?” “Si” “Ci ho mai parlato?” “Penso di no” Ronnie sorrise e si alzò per versarsi una tazza di the dalla brocca piena che stava sul bancone della cucina, come sempre.

Lei lo seguì e si poggiò alla cucina “Mi dici chi è?”.

Ronnie si avvicinò pericolosamente “Perché dovrei?” lo disse in un sussurro, con una voce che le diede i brividi. Riuscì a stento a riprendere il controllo “Perché non farlo?” lui si avvicinò ancora, mise la sua gamba delicatamente in mezzo alle sue e si avvicinò ancora.

Non aveva mai fatto così, ma a lei piaceva.

“E se tu glielo dicessi?” ancora quel sussurro rauco e sexy. Sentì in suo respiro bollente sul collo. Gli occhi le si rivoltarono indietro, e forse ansimava, ma in quel momento non importava.

Ronnie si avvicinò ancora, il suo corpo del tutto contro il suo.

La guardò negli occhi, non sorrideva più, aveva un espressione seria. La strinse in vita e la baciò. Fu un bacio caldo, delicato, ma passionale che la stordì del tutto. Sentì una sua mano scorrere sulla sua coscia e poi la sollevò per farla sedere sul bancone della cucina. Le sue gambe si strinsero attorno a lui.

Ronnie continuava a baciarla e la toccava sulla schiena, sul collo lungo le braccia, ma le faceva provare un qualcosa di assurdo, piano piano l’intensità diminuì via via fino a sciogliersi in un dolce sapore che le restò sulle labbra.

Erano separati da qualche millimetro che lui sussurrò “Valeva la pena aspettare”.

Ci mise un po’ per connettere di nuovo. Era di lei che parlava. E adesso? Potevano ancora essere amici? Dopo quel piccolo assaggio di quello che sarebbe potuto essere, non pensava proprio.

Lui continuava a starle vicino, non si erano mossi. “Ronnie io…. Non me la sento. Ci tengo troppo a te. Non voglio rovinare la nostra amicizia” Lui l’abbracciò “Mmm, però averti vicino mi fa impazzire” ridacchiò “Adesso scotti più di me” rise in modo tranquillo e pacato, anche se aveva la morte negli occhi.

Ad Earth uscì solo una risata nervosa. Non aveva il coraggio di guardarlo in faccia “Ehi, ho capito. Va bene, ma almeno rimaniamo amici, non puoi togliermi anche quello che ho, eh?” lei annuì.

Lui le alzò il viso per guardarla negli occhi. Le scostò un po’ i capelli da viso “Eh, come devo fare con te?” la abbracciò di nuovo “Bah… vuoi rimanere un po’ qui? O devi andare” “Se posso…”

Con quale faccia aveva avuto il coraggio di dirlo? Dopo che lui si era dichiarato e lei l’aveva rifiutato, adesso rimaneva lì con lui. La fece scendere dal bancone e tornarono a sedersi sul divano.

Lui aprì le gambe e lei si sedette lì poggiando la testa sulla sua spalla. Continuavano a parlare e scherzare. Dopo quasi mezz’ora disse “Scusa, ma puoi spostarti?” “Certo, perc….. oh” capì da sola. “Eh già, sono pur sempre un uomo” “Em….. scusa” “Beh, è normale” sorrise, quasi per niente imbarazzato, anche se le sue guance erano leggermente rosse. Earth si guardò attorno, alquanto imbarazzata dalla situazione. “Forse è meglio che io vada…” “No, dai basta che non ti risiedi così” sorrise si sedette di fronte a lui.

Tirò la testa indietro, poggiandola la testa contro il muro “Sono solo un problema per te” “Sei il problema migliore che abbia mai avuto” lo guardò. Le sembrava perfetto anche così, tutto sudato e con addosso un pantalone enorme e la felpa che lasciava intravedere in fisico leggermente muscoloso.

Nessuno nella loro scuola (tranne se aveva problemi di alimentazione) poteva non essere almeno un po’ muscoloso. Facevano un sacco di ore di movimento, fra difesa ed educazione fisica. Dovevano essere tutti in forma, più si andava avanti e più i corsi diventavano intensi. “Che c’è?” chiese lui “Mi sa che ho fatto una stronzata” “Ti riferisci a noi?” Earth annuì “Tanto io sono qui. Puoi tornare indietro in qualsiasi momento, come puoi anche non farlo e vedere altri ragazzi”

Earth chiuse gli occhi ed inspirò forte. Vide che ora era “Io devo andare, in questo periodo tutti e due i miei stanno a casa” si alzarono. Ronnie la accompagnò fino alla porta, dove Earth si girò per guardarlo. “Domani non posso venire, ti chiamo ok?” lui sorrise  “Va bene”.

Ronnie aspettò di non vederla più prima di chiudere la porta.

Forse aveva sbagliato a dichiararsi. Tornò a letto e dopo aver misurato la febbre (ancora alta) prese un medicinale e tornò a dormire. Più che dormire era pensare nel letto ad occhi chiusi.

Continuava a pensare a lei, al suo carattere, la suo sorriso, al suo corpo e alle sue labbra. Quel bacio era stato qualcosa di indescrivibile. Non aveva mai provato nulla di simile. Aveva sempre avuto ragazze, a volte anche donne più grandi di lui, ma niente di paragonabile a quel bacio. Le sue storie era quelle da una notte, niente di serio. Tanto per puro piacere, suo e loro. Per nessuna di loro aveva mai provato niente.

Ma Earth, il suo tocco gli dava i brividi, oppure quando pronunciava in suo nome sentiva un fremito lungo la schiena. Oppure quando metteva quella maglietta azzurro cobalto del Led Zeppelin, creava uno strano contrasto con i suoi occhi scuri e la sua pelle quasi diafana. E quei capelli, che cambiavano in continuazione, anche nel corso della giornata, visto che poteva modificarli a suo piacimento, ma che alla fine tornavano sempre corti e di un colore assurdo, ricco di sfumature dal platino al nero passando per tutte le tonalità di grigio. Del tutto innaturale, ma bellissima. Il solo pensiero di vederla fra le braccia di un altro gli creava una rabbia indescrivibile. Chissà cosa era stato per lei quel bacio. Chissà se avesse cambiato idea o se avrebbe cominciato ad uscire con altri ragazzi. Con tutto se stesso sperava nella prima ipotesi. La amava, e questo lo spaventava. Si addormentò così pensando a lei, come ormai faceva già da tempo.

 

Earth arrivò a casa, dove sua madre stava preparando la cena. Suo padre ancora non c’era. Chissà se era al lavoro di copertura o a salvare qualcuno. “Ciao mà” le diede un bacio su una guancia “Papà?” “Solite storie” “Per quanto rimarrai?” “Mmm, tre settimane, poi devo tornare a Ushirikiano” “Mm, come vanno le cose là giù?” “Siamo riusciti a costruire un pozzo. E io ho esteso il corso d’acqua potabile in modo da poterne fare anche un altro in un altro villaggio a 20 Km di distanza” “Quest’estate vengo anche io. Per fare un pozzo ci metteremo si e no un’ora” “Sarebbe bellissimo” sorrise. Sentì il covo del padre che si apriva, poi si sentì un tonfo. Immediatamente Earth si materializzò nel covo. Warren era svenuto. Aveva perso molto sangue. Il sangue era forse uno dei più difficili da materializzare durante la guarigione, ma con un bel po’ di sforzo ci riuscì. Gli richiuse tutte le ferite e gli rimise a posto una spalla quasi frantumata.

Non era la prima volta che le capitava che di dover rimontare suo padre.

Aprì gli occhi “Ci sei?” “Si, grazie” “Che è successo?” “Uno di questi giorni uccido quel maledetto Capitan America” Capitan America in realtà era Will Stronghold era un eroe che era andato a scuola con lui, che inizialmente odiava perché suo padre aveva mandato in prigione il nonno, ma poi si coalizzarono contro una psicopatica che si era infiltrata nella scuola e diventarono grandi amici. Lo chiamava così perché i colori del suo costume erano quelli della bandiera americana.

Will era ancora grande amico di Warren e spesso andavano a trovarsi reciprocamente con tutta la famiglia. Abitavano in una città molto vicina a quella in cui vivevano loro. I figli di Will e Layla (la moglie) frequentavano la Sky High, la più grande dei due figli aveva i poteri del padre (volo e super forza), mentre la più piccola aveva preso un po’ da tutti e due (Volo e parlava con gli animali). Layla aveva gli stessi poteri di Erin, ovvero quelli della terra. La figlia più piccola aveva preso dalla nonna materna. Earth le conosceva, ma non erano molto amiche.

 “Per “salvarmi” da un robot gigante mi ha tirato contro un muro a 200 all’ora e mi si è quasi recisa una vena per via di un qualcosa di appuntito conto il quale sono sbattuto. Sono riuscito ad arrivare a casa per miracolo. “Sei stato fortunato, sono appena rientrata a casa” sorrise “E anche questa è andata” saltò in piedi “Che c’è per cena?” riderono tutti e tre.

Finita la cena, mentre faceva una doccia, Earth ripensò al bacio.

Quella sensazione dolce sulle labbra sembrava essere ancora lì. Eppure si era affievolita, e sentiva il bisogno di rincarare la dose. Se avesse voluto sarebbe potuta andare in qualsiasi momento da Ronnie e per un attimo fu sul punto di farlo, ma poi pensò. Ragazzi ce ne sono tanti, ma amici no. Dovevano rimanere solo amici. Avrebbe dovuto trovarsi un ragazzo. Così lui sarebbe rimasto solo un amico. Pensava che questo avrebbe sistemato le cose.

 

Passarono un paio di mesi, per un periodo né sua madre né suo padre ci furono a casa, ma la chiamavano in continuazione, quindi era come se ci fossero. Suo fratello sembrava disperso chissà dove, era un secolo che non lo vedeva. Il giorno dopo, a scuola un ragazzo di nome Max, uno del terzo le chiese di uscire. Era carino, forse però era un poco di buono. Ma del resto nemmeno lei era mai stata un angelo. Ci pensò un attimo “Va bene. Domani alle nove, ok? Ci troviamo al black star” “Ok”

Earth non disse niente a Ronnie, se fosse successo qualcosa di serio gliene avrebbe parlato.

Ronnie si era ammalato di nuovo. Forse avrebbe dovuto rafforzare i suoi anticorpi, perché non era possibile che prendesse la febbre così spesso. O forse aveva qualche infezione dovuta ai tatuaggi? La prossima volta avrebbe dovuto controllare, si promise.

Dopo aver parlato con sua madre, con suo padre e con Ronnie uscì di casa e andò al Black rose, erano le 9 e 10. Perfetto. Vide Max davanti al locale.

Stettero soli per tutto il tempo, non ci furono scocciatori. Max era simpatico, ma beveva troppo. Anche lei qualche volta (spesso) alzava il gomito, ma non di certo ad un primo appuntamento con un ragazzo. Alla fine lei dovette leggere il suo indirizzo nella sua mente annebbiata dall’alcool e dovette riaccompagnarlo. La casa era deserta. Stava per mollarlo sul divano, quando improvvisamente sembrò tornare lucido, ma violento. Provò ad abusare di lei e se fosse stava una ragazza normale ci sarebbe pure riuscito, ma non con una così potente. Il problema era che anche lui era molto forte. Fisicamente. Infatti le fece male ad un braccio, sul viso e ad una spalla. Quando riuscì a liberarsi e a stordirlo, era così spaventata che non pensò nemmeno a guarirsi. Cominciò a viaggiare nell’aria senza meta. Improvvisamente si ritrovò a casa di Ronnie. Senza nemmeno rendersene conto suonò al campanello e dopo un po’ di tempo venne ad aprire. “Earth, ma che…?” lo abbracciò e solo a quel punto si rese conto di avere la faccia zuppa di lacrime.

Ronnie la quasi tirò dentro e chiuse la porta. L’unica cosa che Earth riuscì a pensare fu: non ha più la febbre. “Ehi, cosa c’è? Non piangere così” esplose di nuovo “Ssssh, è tutto ok, ci sono io”  continuava a cullarla sul suo petto. “A- avevo ragione. Ho-o fatto una st-st-ronza-ata a dirti di no” disse singhiozzando “Che c’è? Sei uscita con qualcuno?” affondò la faccia nel suo petto e annuì “E immagino che dire che sia andata male è poco” annuì di nuovo. “Non mi dire che ha…” lasciò cadere la domanda perché era troppo “Ci ha provato” Ronnie, già teso, si indurì ancora di più, sembrava di marmo.

Earth si aspettava una paternale, ma Ronnie non se la sarebbe mai potuta prendere con lei.

“Chi è?” “Ma-ax Green” “Sei uscita con Max Green?!” disse quasi scandalizzato.

Respirò a fondo e mentre le sfiorava il viso con un dito disse “Sai che per quello che ha provato a farti potrei anche ucciderlo?” Ronnie non stava scherzando ed Earth lo sapeva. Alzò il viso e lo guardò.

Appena i loro occhi si incontrarono, l’espressione di Ronnie si sciolse e si concentrò su di lei.

“Oh, sei un disastro” disse accennando un sorriso “Vuoi fare una doccia? Ti metto qualcosa di pulito, di mio, ma comunque pulito” disse provando a scostarle i capelli dal viso “Intanto vado a prepararti del the. Va bene?” annuì. Le diede dei vestiti puliti e la accompagnò in bagno. Poi chiuse la porta dietro di sé e scese dalle scale.

 Earth fu molto rapida. Logicamente dovette riindossare la sua biancheria. Tanto l’aveva cambiata prima di uscire, ma a rimettere quei vestiti non ce la faceva proprio. Li aveva toccati quel mostro. Sicuramente li avrebbe buttati, tanto non erano niente che le piacesse particolarmente.

Mise quelli di Ronnie che le sembrarono accoglienti e familiari, anche se grandi. Scese al piano terra con i capelli umidicci e con le sue Converse senza i calzini. Ronnie era girato verso la cucina. Stava prendendo le tazze. Sapeva che l’aveva sentita. Si sedette sul divano, qualche metro lontano dalla cucina.

Ronnie arrivò con il vassoio con le due tazze e dei biscotti al burro. Si sedette vicino a lei e la guardava con una dolcezza assurda. Qualcun altro vedendo la ragazza che lo aveva rifiutato, in lacrime per una storia del genere, forse l’avrebbe quasi scacciata, ma non lui. La amava troppo e finalmente Earth l’aveva capito, e sopratutto aveva capito anche quanto lei amasse lui. Bevvero il the in silenzio.

Finito di bere Ronnie prese le tazze e le portò in cucina.

Earth lo seguì e le asciugò dopo che lui le aveva lavate. Poi le rimise a posto.

Si voltò a guardarlo, mentre rimetteva a posto il sapone e lo strofinaccio.

“Ti devo riaccompagnare a casa o ce la fai da sola?” venne presa dal terrore, non ce l’avrebbe fatta a passare la notte da sola. Dopo poco sarebbe tornata di nuovo lì, in lacrime.

Ronnie non sentendo risposta si voltò verso di lei e incontro i suoi occhi spalancati e lucidi, come se le avesse dato una notizia tremenda. Si avvicinò a lei come quando l’aveva baciata. Questa volta le prese il viso fra la mani e disse “Ma se vuoi… puoi rimanere qui” lei lo abbracciò e poggiò il viso sul suo petto “Sono un enorme problema per te” “Naa” rispose lui sorridendo.

Le prese la mano e la accompagnò in camera sua. Lei non c’era mai stata, come nessuna ragazza mai, del resto. Si guardò un po’ attorno. Sembrava alquanto imbarazzato “Emm, lì c’è il letto e il cuscino. Io mi sistemo sul divano” Earth lo abbracciò per l’ennesima volta “Rimani con me? Ci stingiamo” le poggiò le mani sulla schiena e la carezzò poi le diede un bacio sui capelli ancora umidi, e con una voce dolce disse “Va bene” si misero sotto le coperte e Earth si sistemò fra le sue braccia. Continuava a guardarlo. Lui giocava con i suoi capelli, di nuovo lunghi. Questo significava che quel tizio per lei non contava granché, altrimenti li avrebbe accorciati, pensò Ronnie.

“Perché lo fai?” disse Earth “Perché ti amo” lo disse come se fosse la cosa più naturale per lui. E così era in quel momento. Earth arrossì. Lui le sfiorò la guancia con un dito.

Le sembrò gelido al contatto con la sua guancia in fiamme. Con il dito percorse il contorno della fronte, di un occhio, sfiorò il profilo del naso e poi gli sfiorò le labbra di un rosa delicato. Earth si avvicinò un po’ e inclinò leggermente il viso. Sembrava che aspettasse il suo bacio.

Lui le si avvicinò davvero tanto, pochi millimetri separavano le loro labbra quando lui disse “Sai che potrei averti in qualunque momento se io volessi. E oggi poi, delicata ed instabile dopo quello che hai passato. Mi basterebbe poco.” Una sua mano si strinse dietro la di lei schiena e si infilò sotto la maglietta.

“Ci metterei un attimo a spogliarti” cercò la chiusura del reggiseno ma non la trovò,. A quanto pare Earth dormiva senza. Sorrise un attimo. “Tu non penseresti più a niente e tutti e due avremmo una bella notte di passione, come ricordo” lei era totalmente immobilizzata.

Sentiva le sue mani e non desiderava alto che sentirle stringere più forte e sfilarle i vestiti di dosso che in quel momento le sembrava la stessero soffocando. Lo guardò negli occhi.

Aveva uno sguardo apparentemente tranquillo, ma infuocato. Provava a mantenere la calma, ma non doveva essere semplice nemmeno per lui “E se io non volessi?” disse lei “Non mi sembra proprio”. Fece scivolare l’altra mano sulla sua coscia e se la mise in vita “Allora? Cosa ne pensi?” disse lui tranquillo. Aveva ragione, Earth non pensava a niente tranne che a lui. Si spinse in avanti e lo baciò. Lo sentì sorridere contro le sue labbra. Earth gli prese una mano e se la portò su un seno.

Ronnie le sfilò prima il pantalone, le poggiò una mano su un ginocchio e la fece scivolare fin sulla coscia. Cominciò a baciarle il collo ed Earth riuscì a respirare. Ebbe un momento di lucidità Ecco ci siamo, sto per perdere la verginità, meglio di così non mi poteva andare, sorrise e smise di pensare.

Ronnie poggiò le mani sui lembi della maglietta e gliela sfilò. Per un secondo rimase a guardarla, forse per ricordare la sua espressione, un misto fra passione e anche un po’ di paura, mentre istintivamente stringeva la mani sotto in mento, in modo che coprisse il seno. Ronnie le scattò una foto e lei rimase un attimo inebetita “Come?” lui tornò a baciarla. “Volevo conservare quell’immagine” disse quasi ansimando. Lei provò a togliergli i pantaloni, ma lui le bloccò la mano. “Non voglio fare l’amore” “Ma allora perché..?” “Però non ho nemmeno detto che non voglio fare niente. Non voglio che la nostra prima volta sia per un motivo del genere. Adesso, per evitare che tu cambi idea di nuovo, perchè lo so che mi ami anche tu, solo che non mi spiego perché questa ostinazione, voglio darti un piccolo assaggio di quello che posso farti provare” “Cosa intendi dire? Che secondo te per me conta solo questo?” “No, tu spiritualmente già mi ami, adesso voglio anche farmi amare fisicamente, se vuoi” le si avvicinò di nuovo e le sfiorò la guancia, mentre con l’altra mano le sfiorò appena il seno. Le parole s’interruppero e le sue labbra cominciarono a muoversi insieme alle sue.

 

La mattina dopo era domenica, Earth fu svegliata dalla luce che entrava dalla finestra, teneva stretta addosso la coperta pesante e le lenzuola bordeaux. Si voltò e Ronnie dormiva ancora.

Sembrava così…. Puro mentre dormiva. Questo la faceva ridere perché quella notte le aveva dimostrato di non esserlo per niente. Era stato bellissimo e ancora non lo avevano fatto davvero. Il solo pensiero di un piacere più grande di così le faceva sentire uno strano tonfo nello stomaco. Ripensò a quella notte. Alle sue mani e alle sue labbra che l’avevano sfiorata ovunque. Cose inimmaginabili. Il suo movimento mandò la luce sul viso di Ronnie che si mosse. Prima che potesse aprire gli occhi Earth si calò e delicatamente poggiò le labbra sulle sue. Lui si svegliò e la guardò prima che potesse dire qualcosa lei lo precedette “Ti amo” le venne naturale. Sorrise e scivolò alla sua altezza che stava quasi seduta sul letto. La abbracciò da dietro, lei stava in mezzo alle sue gambe. Ronnie le baciò il collo. Lei chiuse gli occhi, poi sentì una mano scivolarle in mezzo alle gambe e toccarla come aveva fatto anche quella notte.

A quel punto le sussurrò “Buon giorno” all’orecchio “Adesso sei tu che mi uccidi” “E questo è niente, amore” disse con una voce sexy. Si voltò e gli mise le braccia intorno al collo, lui le poggiò le sue in vita. Ronnie passò un dito sulle ferite sul suo volto, lei chiuse gli occhi e le fece sparire.  “Adesso mi sa che dovrei andare” disse lei “Perché? Oggi è domenica. I tuoi genitori tornano fra tre giorni e se proprio vogliamo lunedì occuperanno la scuola, quindi….” le poggiò le labbra sul collo e cominciò a baciarla “Puoi rimanere qui” disse fra un bacio e un altro “Si, ma fra esattamente otto minuti chiamerà mio padre sul telefono di casa, poi chiamerà anche mia madre” “Ah ok” disse lui quasi sconsolato “Se vuoi puoi venire tu a casa mia. Io adesso vado, quando sei pronto vieni” sorrise e mentre i vestiti le si materializzavano addossò, sparì lasciando la finestra aperta.

Ronnie rimase da solo nel suo letto. Per un secondo si lasciò sprofondare nelle coperte mentre fissava il soffitto. Non poteva crederci, gli sembrava impossibile quello che era successo.

Sentiva ancora il profumo della sua pelle, le lenzuola ne erano intrise. Affondò la faccia nel cuscino per sentire meglio il suo odore. Forse era per via dei sensi super sviluppati, ma era comunque bellissimo.

Anche se non erano arrivati fino in fondo era stato bellissimo. Chissà che esperienza fare l’amore con la persona che si ama davvero. Forse avrebbero addirittura raggiunto l’amplesso. Ne era sicuro.

Ancora tutto sognante si avviò al bagno per fare una doccia e si rese conto di avere quattro graffi sulla schiena, li sentiva pizzicare un po’, ma niente di ché. Li guardava quasi con affetto, erano come un segno del suo passaggio, che quello che era successo non lo aveva solo sognato. Provò a  sbrigarsi quanto più possibile. Finito di prepararsi, senza fare colazione, corse in garage e prese la sua auto (Mustang cobra del 62 o giù di lì; regalo della zia per i sedici anni) non la usava quasi mai, perché era un po’ troppo vistosa, ma gli piaceva parecchio.

Andò a casa di Earth, che sembrava vuota. Non fece nemmeno in tempo a suonare il campanello che uscì Earth e lo accolse con un grande sorriso. Aveva cambiato i capelli. Adesso erano i suoi (e di Ronnie) preferiti. Corti e con un sacco di sfumature dal nero al platino.

Ronnie le si avvicinò e poggiò le labbra sulla sua fronte. “Hai fame?” Disse Earth “io da morire” e si avviò in cucina. “Pensavo di fare le frittelle le vuoi?” “Certo, ti aiuto” prepararono le frittelle inondandole di cioccolata, invece che con lo sciroppo d’acero, perché a Earth non piaceva.

Dopo aver mangiato Ronnie voleva mettere a posto ma Earth disse “Tranquillo, si lavano da soli” e fu così: da soli nel lavandino con acqua e spugna. Ovviamente era opera di Earth.

Loro salirono in camera di lei. Ronnie non c’era mai stato e rimase un attimo a guardarsi attorno. Miliardi di foto di gruppi, quasi sovrapposte e poster più grandi che dominavano del tipo: Slash in una posa assurda, tutti i Guns (ma quelli originali), Pantera, Metallica, Megadeth, Anthrax,  uno di un cd degli Iron Maiden, Led Zeppelin, Kiss, My Chemical Romance, Evanascence, Bullet For My Valentine, Vendetta Red, qualche gruppo che non conosceva “Questi chi sono?” “E’ musica italiana, PFM, Area, De Andrè, Gaber, J- Ax, Linea 77…” “Parli italiano?” “Perfettamente. Sono di origini italiane e spesso d’estate vado dai miei parenti, non vado per loro, ma per il Paese” “Com’è?” “Per i turisti, bellissimo, per gli italiani non penso possano stare peggio di così. Gli governo è una merda e lì le cose non funzionano come qui. Per ottenere un permesso devi aspettare mesi e mesi. E in tutto questo, c’è il presidente della camera del senato che possiede le reti di informazione, è un qualcosa di assurdo” “Direi… ma è di destra o sinistra?” “Destra, logicamente” “Sei comunista?” “Non proprio, ma mi fa meno schifo della destra” sorrise mentre continuava a scorrere le foto là sopra. Si spostò su una bacheca di truciolato su cui erano affisse alcune foto sue e fatte da lei. Molte le aveva fatte in Italia. Ronnie si soffermò su una “Non mi avevi detto di avere un gruppo” “Ma, non è capitato” volutamente ripeté le stesse sue parole di qualche mese fa, lui se ne accorse  e le sorrise “Non ne ho parlato, perchè non esiste più. Ci sono stata per un paio di mesi. Lo avevamo formato in Italia, io, mio cugino e certi suoi amici. Spaccavamo di brutto, ma alla fine ci siamo spaccati noi, e non per colpa mia. Sono cominciati i problemi” “Perchè non fai un gruppo?” “Perchè non trovo i componenti” disse mentre si lasciava cadere sul letto. Ronnie si soffermò su un'altra foto “E questo? Un ex?” “No, è mio fratello” Doveva avere tipo un cinque anni più di lei. Era abbastanza alto, di carnagione chiara e con i capelli scuri e abbastanza lunghi. Gli ricordava vagamente lui, solo più… massiccio. “Quella foto comunque è vecchia. Adesso è un po’… cambiato” sorrise. “Mmm, capisco” “Torna dopo domani, è un po’ di tempo che non lo vedo…  da prima di Natale, molto prima di Natale…. Porca miseria è da quest’estate che non lo vedo!” “Ma come si chiama?” “Gates” “Dici sul serio?” “Già, i miei genitori si sono proprio sbizzarriti con noi……. Comunque è conosciuto come Synyster Gates” “Il supereroe?” “Esattamente” “Ma lui non ha niente a che fare con lui” disse indicando al foto “Te l’ho detto che è cambiato”

L’attuale Synyster Gates corrispondeva a un tipo alto, di carnagione abbronzata, ma non eccessivamente e molto tatuato, anche più di Ronnie: le braccia erano totalmente ricoperte, c’era una grossa scritta sul petto e anche un altro sulla gamba; qualcosa anche sulla schiena. I capelli erano neri e incasinati molto, e non molto lunghi. Aveva una muscolatura molto ben evidente. Il pircing al naso e truccato come il corvo. In veste normale, logicamente, Ronnie non lo aveva mai visto.

Il potere di Gates (anche chiamato Syn) era alquanto strabiliante, lui era una pallottola vivente dalla forza disumana. Se voleva poteva diventare tutto di metallo, ed era un metallo non fondibile. Anche se così pesante riusciva a prendere una velocità pari a quella di una pallottola, se non più veloce, ed era in grado di sbriciolare un muro, sia con le mani che con la rincorsa. In più poteva manipolare il metallo a suo piacimento e per completare l’opera incuteva terrore con uno sguardo.

“Se vuoi te lo presento” “Preferirei evitare che si incazzasse, grazie” “No, è un tipo tranquillo” “Synyster Gates. È tranquillo” disse lui scettico “Si, più o meno….. fin quando non comincia a bere. Però neanche così è pericoloso. L’unico rischio è che ti crolli addosso e anche senza trasformarsi pesa parecchio, te lo dico io” “Il tuo standard di tranquillo è un po’ diverso dal mio” “Vabbè…. Ok non è per niente tranquillo. Io e lui ci picchiamo in continuazione” Ronnie rimase sconvolto “C.. cosa?” “Si, tanto nessuno dei due può farsi male, e se succede io guarisco o riattacco i pezzi. Per noi è tranquillo” “Ah beh… per me non proprio” “Vabbè tanto lo conoscerai dopodomani” Ronnie le si avvicinò. Gli salì praticamente addosso e la baciò. “Se proprio ci tieni….” Lei annuì e sorrise, mentre gli stringeva la braccia attorno al collo.

Mentre erano nel pieno delle loro effusioni suonò il telefono di Earth. Provarono ad ignorarlo, ma continuò a suonare insistentemente. “Devo rispondere” senza far muovere Ronnie scivolò e lo afferrò “Pronto?” “Ehi Hippie” Earth riconobbe subito chi era “Ehi, uomo di latta” “Come te la passi?” “Bene, mi hanno detto che torni eh?” “Si, sono quasi arrivato” “Come?” “Si, mi mancavi, mi sono anticipato” “Oh è bellissimo! Dove sei?” “Penso di arrivare per ora di pranzo” “Ok, noi abitiamo sempre là” “Perfetto, a dopo Hippie” “A dopo lattina” chiuse il telefono e lo rimise sul comodino “Lattina?” “Syn” “Uh” ricominciò a baciarla. Lei sorrise e ricominciò a baciarlo.

Scesero al piano di sotto poco quasi un ora dopo. Ronnie doveva andare, perché quella era una delle rare sere in cui la zia era a casa e preferiva esserci, o semplicemente aveva quasi paura di Synyster.

“Domani passi?” gli chiese “Se tuo fratello è tranquillo si” sorrise scherzando “No dai, davvero” “Penso di no, a mia zia piace essere scarrozzata in giro da me. Quindi penso che domani le farò da autista” “Ok, se posso passo io” Earth per passare intendeva materializzarsi magicamente al tuo fianco in qualunque posto tu ti trovi. “Ok” le sussurrò mentre la baciava. Poi si separò e andò in macchina.

Earth aspettò un po’ e poi entrò dentro.

Synyster arrivò tre ore dopo, erano le due, e Earth aveva mangiato da sola, senza aspettarlo. Lui aprì la porta e Earth gli si fiondò addosso con una velocità che avrebbe ucciso una qualsiasi persona normale.

Lui non si mosse di un centimetro mentre lei gli si aggrappava addosso.

“Ehi Hippie” disse in tono affettuoso mentre mollava le borse a terra e l’abbracciava “Oh quanto mi sei mancata, testolina di cazzo” “Pure tu, avanzo arrugginito” “Sempre la solita eh?” “Anche tu a quanto vedo” la fece scendere e dopo averle messo un braccio intorno al collo le affondò un pugno nella testa. Le sconquassò tutti i capelli. Lei lo abbracciò mentre continuava “Ti voglio bene Syn” “Oh, pure io, Earth” Non era truccato e addosso aveva una t-shirt bianca aderente con lo scollo a V che mostrava parte della scritta sul petto e un giubbotto di pelle, jeans scuri e stretti e gli occhiali da sole appesi allo scollo della maglietta. Gli occhi erano quasi neri. Forse a qualunque altro avrebbe fatto quasi paura o comunque messo timore, ma non a lei “Hai mangiato?” “Si, mi sono fermato in un posto…” “Programmi per il pomeriggio?” “Punto uno fare una doccia. Poi avevo in mente un tour da un paio di vecchi amici, ti va di venire?” “Andiamo anche da Matt?” “Si, penso di si” “Okay, vengo” Syn sorrise e corse al piano di sopra con i borsoni.

Earth mentre aspettava si mise a vedere la televisione in modo disinteressato. A quanto pare tutti i voli dall’Europa e dall’Africa erano bloccati.

Ok forse papà e mamma non sarebbero arrivati per domani. Per accertarsi li chiamò ed era così. Sarebbero arrivati con un giorno di ritardo. Parlò con tutti e due, logicamente il più nervoso era il padre, sempre molto irritabile quando si trattava di puntualità, lui che non aveva messo la testa a posto fino a quando non aveva conosciuto la moglie, Elisabeth.

A differenza di tutte le Elisabeth lei non faceva chiamarsi Lizzy, ma Elly. Anche se aveva quasi cinquanta anni era ancora del tutto bionda naturale senza nemmeno un capelli bianco, e poi se li portava benissimo, ne dimostrava poco più di trenta. Anche fisicamente parlando.

La stessa cosa valeva per il padre, Warren, che continuava ad essere chiamato così. Era alto e muscoloso e con i capelli del tutto neri, tranne per una striscia bianca di lato. Synyster gli somigliava in modo impressionante. Gli occhi, la forma del viso, il nero dei capelli e la muscolatura molto ben sviluppata, però Syn aveva il naso della madre. Earth somigliava molto di più alla madre, anche se forse a primo occhio non si direbbe, per via del fatto che Elisabeth aveva un colorito bronzeo mentre Earth era praticamente diafana, ma questo era dovuto all’Africa, altrimenti sarebbero state tutte e due bianchissime.

Il carattere dei due figli però era quasi prevalentemente quello del padre, forte e abbastanza tetro e spaventoso, ma sotto sotto dolce e sensibile.

Basti pensare all’amore per la musica (Synyster suonava la chitarra, il piano, il violino, il violoncello e il basso) e per l’arte (Earth amava dipingere e disegnare, ed era stata lei ad elaborare sia i costumi che il logo del fratello e del padre). Warren suonava il piano e la chitarra e di tanto in tanto dipingeva.

Earth si mise a fissare le foto sul camino, ce n’era una sola con tutti quanti, ed era abbastanza recente. Chissà come mai più che una foto di famiglia sembravano dei modelli in posa per vendere dei capi d’abbigliamento. Però non era male come foto. Erano stati tutti colti un po’ di sorpresa.

Syn era poggiato al divano che parlava a telefono e si era voltato giusto in tempo per uscire nella foto e piantare lo sguardo nell’obbiettivo. Earth e Warren erano seduti sul divano, lei con le braccia penzoloni dal basso e lui ancora con le mani sulla chitarra elettrica presa in prestito dal figlio.

La foto era stata un idea di Elisabeth, che si era praticamente tuffata verso il figlio e lo aveva fatto voltare. Stava in piedi con una mano poggiata sulla spalla del marito e l’altra sull’avambraccio del figlio.

Synyster la distrasse dalla foto “E’ ancora là?” disse lui guardando la foto “Mamma la adora” “Forse dovremo avere una foto normale, come tutte le famiglie normali” rimase un attimo in silenzio, poi si guardarono in faccia e insieme dissero “Naaaaa” e si misero a ridere.

Syn mise un braccio intorno alle spalle di Earth, afferrò il suo giubbotto di pelle insieme a quello della sorella e uscirono. Quando cominciò a guidare si mise a giocare con lo stereo e poi disse “Prima di andare dai miei amici ho una sorpresa per te” “Non sarà quello che penso io!” “Se stai pensando al tatuaggio…. Si!” “Evvai!!!” “Hai fatto firmare la liberatoria a mamma o papà?” “Si” e se la fece materializzare in mano. “Perfetto. Sarà un mio regalo. Stavo pensando se volevamo farlo uguale” “Mm… perché tu non ti fai una cosa che riguarda me e io una cosa che riguarda te?” “Ok, qualche idea?” “Forse si” fece materializzare un blocco da schizzo e una matita e cominciò a disegnare. Dopo un dieci minuti girò il foglio.

“Questo è mio e questo tuo” Quello di Earth era un cancello tutto storto e dietro si intravedeva un cimitero e la luna che brillava. Sotto al cancello la scritta il corsivo Synyster Gates.

Quello di Syn era il Mondo che gocciolava di uno strano liquido nero e sotto la scritta Black Earth “Cavolo Earth sono eccezionali! Per me è perfetto” “Sono contenta che ti piacciano” “Ma non mi piacciono, li adoro. Sono davvero spettacolari” lei riguardò il foglio contenta del suo lavoro “Black Earth sarà il tuo nome di battaglia?” “Penso proprio di si” “Dove lo fai il tatuaggio?” “Qua” disse lei indicando il dorso dell’avambraccio destro “Bello grosso eh?” “Più o meno. Tu?” “Qua” disse indicandosi sul petto, ma a destra “Perché a destra?” “Perché a destra sinistra è già occupato” e con un dito si allargò la maglietta mostrando la scritta piccolina che aveva sul cuore: Blu Blood scritto al contrario in un corsivo molto svolazzante “Ah vero… l’avevo dimenticato” dopo non molto arrivarono dal tatuatore, amico di Syn. Era davvero bravo e aveva tatuato anche persone famose e rock star. Lui e Syn erano andati a scuola insieme, anche lui aveva dei poteri, ma non sentiva la vocazione per fare l’eroe e così faceva il tatuatore. Lui riusciva a leggere il pensiero, e questo lo aiutava molto nel suo lavoro, visto che a volte le persone non riuscivano a spiegare quello che volevano.

 “Ehi Gates!” “Fredd! Quanto tempo che non ti vedevo!” “Quando mi hai chiamato non ci potevo credere. Gates Peace è tornato in città” “Già Fredd e sono pronto per un nuovo tatuaggio” “E chi è questa donzella?” disse Fredd sorridendo a Earth “Fredd, ti presento Earth, la mia sorellina. E mi sa tua futura cliente” “La sorella di Gates? Ne sarei onorato” Earth si limitò a sorridere.

Fredd era un tipo simpatico. Andarono a sedersi ad un tavolo “Allora vecchio, illustrami la tua nuova idea” “In questo caso non è mia ma sua” disse indicando con la testa Earth che si era seduta vicino a lui. Lei tirò fuori il blocco e gli illustrò i due disegni gli spiegò le dimensioni l’assenza di colore e le diede anche la liberatoria dei genitori. “Perfetto, datemi un momento che preparo lo stencil” Syn e Earth rimasero ad aspettare. “Nervosa?” “Un po’…” “Tranquilla, non fa niente. Stai calma e rilassata e non agitarti. Sai di solito il primo tatuaggio è sempre qualcosa di più piccolo. Tu invece parti bella spedita” “Quel tatuaggio più piccolo non avrebbe reso l’idea” “Vero” acconsentì Synyster.

Fredd tornò dieci minuti dopo con due fogli in mano “Allora, chi comincia?” Syn e Earth si guardarono in faccia “Precedenza alle signore” affermò Syn accompagnando con la mano. “Uff, okay” respirò profondamente e si alzò dalla sedia. Andarono quasi nel retro. C’era un lettino di pelle e anche la sedia simile a quella del barbiere. Fredd poggiò il foglio sul braccio di Earth lo bagnò con uno strano gel e il disegno passò sul suo braccio. Era senza sfumature ed era viola.

Fredd le mise davanti uno specchio e la fece guardare “Si, perfetto” “Allora si comincia”. Lei e Fredd si sedettero uno di fronte all’altro separati del lettino di pelle su cui era poggiato il braccio di Earth insieme a un barattolo tipo quello per il sapone liquido di un gel del trasparente,un rotolo di carta, dei vasetti minuscoli di colore sempre nero e quella strana macchinetta con l’ago. Synyster si sedette vicino a Fredd in modo da vedere bene il lavoro e poter anche guardare in faccia alla sorella.

Fredd cominciò. Era fastidioso, ma era sopportabile, più che altro bruciava, ma non faceva più male di una ceretta. Fredd ci mise un sacco di tempo. Molto spesso con un batuffolo di carta strofinava il tatuaggio di quello strano gel. Funzionava un po’ come l’inchiostro di china. Fredd intingeva l’ago nel colore e poi bucava la sua pelle dopo di ché lo strofinava con la carta per togliere il colore in eccesso. Una volta finito pulì per bene il suo braccio e le sbavature di inchiostro che si erano depositate e riprese lo specchio. Dopo di che la fece andare nel retro bottega davanti ad uno sfondo nero e le fece una foto e poi di specifico al suo braccio. Il tatuaggio era perfetto, proprio come lo aveva immaginato.  Mentre Fredd le spiegava come fare per i primi giorni lei sorrise e fece rimarginare la pelle lui le guardò il braccio.

“Come non detto. Sei proprio uguale a tuo fratello eh?” “No, sono più forte” “Mi dispiace ammetterlo ma è vero” ammise Synyster mentre si toglieva la maglietta. Fredd gli stampò il disegno sul petto, a destra, e poi gli mise davanti lo specchio “Perfetto. Vai pure Freddy!” “Sai dopo che mi hai chiamato così potrei anche involontariamente sbagliare il tatuaggio” “Ma so che non lo farai, Freddy caro” Syn sorrise provando ad imitare un sorriso cuccioloso, ma su un venticinquenne aveva l’effetto di una faccia di cazzo.

“Andiamo sdraiati, Gruccia, altro che cancello” “Ok, Freddy” Syn si stese sul fianco. Fredd buttò i guanti e l’ago e ne prese di nuovi. Smontò la macchinetta e cambiò l’ago.

Earth osservò attentamente il lavoro di Fredd. Era molto interessata a qualsiasi forma d’arte.

Synyster era tranquillo mentre Fredd continuava nella sua opera. Ci mise anche in questo caso un bel po’ di tempo. Finito di fare pulì per bene il tatuaggio e gli rimise davanti lo specchio. Mentre Syn si specchiava fece rimarginare la pelle. Poi andò nel retro a farsi fotografare. Earth stava vicino a Fredd. Syn la prese per un braccio e la tirò vicino a lei “Voglio una bella foto con la mia sorellina” si misero in posa e Fredd gli scatto qualche foto. “Ok, quando vuoi vieni a prendere le foto. Io sono sempre qui” “Ok Fredd, grazie. Quant’è? In totale intendo”

Fredd gli fece la fattura e Syn pagò, ma Earth non ci badò più di tanto. Continuava a guardarsi intorno, c’erano un sacco di foto. C’era una vetrina di metallo in cui erano esposti anche i pircing “Fredd fai anche i pircing?” “Si, se ne vuoi qualcuno basta dirlo…” “Pensavo di farlo al naso, ma non oggi, magari un’altra volta…” “Io non mi muovo di qui” disse Fredd sorridendo. “Andiamo Hippie, ciao Freddy!!” disse Syn cantilenandolo, mentre uscivano dal locale. “Gruccia, tranquillo che la prossima volta che vieni ti tatuo un bel cazzo in faccia!” “Ahahahaah!! Sai che per me non è un problema!” “Lo so, Gates, lo so!” entrarono in macchina e Synyster continuava a sghignazzare. “Adesso? Dove andiamo?” “Una festa, sono già tutti lì che ci aspettano. Si è fatto un po’ tardi” “Hai detto che ci sono pure io? Vorrei evitare di trovarmi una qualche spogliarellista o vecchia fiamma che sclera per me” La frase di Earth era riferita ad un avvenimento in particolare. “Tranquilla, non succederà più”.

Quasi un anno fa, Syn aveva preso una brutta abitudine, che durò solo un paio di mesi, perchè Earth lo fece smettere.

Erano le tre del mattino e Syn chiamò sua sorella “Em.. Earth? ciaaao piccola!! Ti ho svegliato?” “Syn, sei ubriaco?” disse lei evidentemente scocciata “Hihi, un pochino- strani singhiozzi- senti, non è che vieni a recuperarmi?” “Uff, ok, dove sei?” “Ahahah!! È questo il bello!! Non ne ho la più pallida idea” “Ok arrivo fra un attimo” Si vestì e concentrandosi trovò il fratello e si materializzò immediatamente lì.

Era un locale, un po’ isolato e dall’aspetto alquanto brutto, ma affollato di gente e con la musica a palla. Modificò le sue sembianze, in modo da sembrare di una decina d’anni più grande giusto il tempo sufficiente per entrare. Lo trovò sulla pista da ballo, mentre stava avvinghiato e baciava una ragazza, alquanto… beh, alquanto. Earth arrivò e gli batté sulla spalla.

“Syn!!” “Oh Earth, mi hai trovato!!” “Già, dai andiamo…” “Nooo! Dai resta con noi!! Anche se sei piccola lo so che sai come ci si diverte!” “Lo so, ma adesso è proprio ora di tornare a casa” “Ehi troia! Lui è il mio uomo” si mise a urlare la tizia “Syn, andiamo” gli teneva una mano su un braccio.

“Ehi se lui vuole rimanere qui tu non sei nessuno. Troia!” “Syn, andiamo” era un ultimatum “Ti ha detto che vuole rimanere qui!” la tizia provò a strattonarle la spalla, ma logicamente non la smosse nemmeno di un centimetro “Syn, prima che non faccia danni, andiamo” lo afferrò per un braccio e riuscì a spostarlo almeno per un paio di metri “Ma vai a giocare con le bambole, non è un posto per te!! Ahahahahha!!” le urlò quella dietro, che al massimo doveva avere tre anni più di lei.

“Senti, vedi di tenere la lingua a freno. Se volessi potrei farti diventare un uomo o farti credere di esserlo, chiaro?” “Si, certo. Vivi nel mondo delle favole” continuava a ridere “Mmm, sicura?” Earth cominciò a guardarla davvero incazzata. Alla tizia cominciò a crescere la barba e i peli sulle gambe che si ispessirono parecchio. Rimase stempiata e la sua bella pelle si riempì di rughe. La pancia fece quasi scoppiare il vestito. “Perfetto, adesso sei bellissima. Syn, ti piace?” lui si voltò a guardarla, ma la roba che aveva bevuto gli stava tornando su e vomitò per terra. “Syn! Ma che cazzo hai bevuto! Oh, andiamo!” se lo caricò in spalla e uscirono dal locale. Sulla porta trovarono Matt che era nella stessa situazione di Earth, era andato a recuperare un altro dei loro amici, Zacky, totalmente ubriaco che cantava la canzone dei pirati dei carabi “Pirati corsari e gran bucanieri, ia- ho beviamoci su!! Ahahaha!! Uh!! Ciao, Earth!!” e cadde addormentato. Matt non l’aveva vista “Oh non dirmi che ho la fatto ancora!” “Indovina un po’? mi ha chiamato” “Earth lo avrei accompagnato io, se mi avesse dato il tempo” “Oh ciao Matt!! Hihihi hai visto come è forte la mia sorellina? Ahahahaha” “Ma figurati, grazie lo stesso Matt, io vado, sono stanca. Ci sentiamo, ok?” “Si, e grazie, Earth. Senza di te non so Gates come dovrebbe fare” “Non lo so nemmeno io” e scomparvero nel nulla. Previdentemente, Earth lo fece materializzare in bagno già di testa sul wc, dove sembrò cacciare anche l’anima. Lo teneva per i capelli e per un braccio.

Fortunatamente in casa non c’era nessuno, per l’ennesima volta.

Quando smise di vomitare lo buttò quasi addormentato nella vasca.

Entrò anche lei e lo innaffiò con l’acqua fredda. Si svegliò immediatamente.

“Buongiorno signor Gates!! Dormito bene?! Grazie per avermi rotto le palle per l’ennesima volta con le tue stronzate!” Syn provava e mettersi in piedi ma non ci riusciva.

“Tu la devi piantare! Possibile che debba sempre venire io a recuperarti? Fallo di nuovo e ti lascio ovunque tu sia! E poi cazzo! Lo vuoi capire che ho quindici anni? Ti rendi conto che tu ne hai dieci più di me e dovresti essere tu quello responsabile che viene a recuperarmi? Syn porca miseria cresci! Non dico che non devi bere, ma almeno non ripiegare su di me, chiaro? E vedi di ricordartelo” gli lanciò la doccia addosso “Prova ad addormentarti e ti ammazzo. Adesso lavati se non esci entro dieci minuti, entro e ti gonfio come una zampogna” Syn non replicò.

Earth si cambiò i vestiti ed aspettò che passassero dieci minuti.

Synyster uscì del bagno con l’accappatoio e un asciugamano in testa e andò in camera sua.

“Syn! Cinque minuti! Io  sto qua!” non fiatò nemmeno.

Si vestì e con i capelli ancora umidi scesero giù in cucina. Earth fece il caffé. E non il solito beverone americano, fece una macchinetta grande del cosiddetto caffé alla napoletana. Si sederono al bancone in cucina. Gli mise davanti una tazza grande piena di quel caffé. Syn ne bevve un paio di sorsate

“Scusa, sono ridicolo a farmi venire a prendere da te. Ma mi fido e so che tu ci sarai sempre” “Se continui così non penso proprio” “Prometto che questa è l’ultima volta. Se mi ubriaco e ci sei tu significa o che è una casualità o che sei ubriaca pure tu” disse scherzando. “Meno male che non c’è papà. Altrimenti sarebbe venuto lui a recuperarti e quello che ti ho fatto io sarebbe stato niente” “Lo so” disse bevendo.

 

“Te l’ho promesso, non succederà più” ribadì Gates, “Speriamo…”

La “rimpatriata” si rivelò una classica festa alla quale partecipavano Syn e i suoi.

Come quella, Earth ne aveva viste tante altre. Ovviamente non era a casa di Matt, ma in un posto isolato, sembrava una specie di hangar. C’era anche un sacco di spazio all’aperto abbastanza illuminato. Syn non lasciava la mano di Earth. Più che una festa era un concerto metal.

Non si capiva niente, tutti che urlavano e si picchiavano e sul palco c’era un band che spaccava di brutto con un sacco di altre persone sul palco che urlavano e si tuffavano da là sopra. Syn prese un paio di birre e ne diede una a Earth, lei bevve tranquilla. Molta di quella gente la conosceva e la salutavano in continuazione.

Sembrava assurdo, ma usciva abbastanza spesso con il fratello. Le bastava “invecchiare” un po’ e la facevano entrare dovunque, Gates non obbiettava: meglio con lui che con chissà chi.

Earth in quel posto non c’era mai stata. Syn la tirò fino ad un posto più separato, dietro al palco.

Passarono per un corridoio poco illuminato e sbucarono in una porta. Qui finalmente trovarono Matt, Zacky, Shad (che si chiamava Matt pure lui, ma lo chiamavano così) e anche tanta altra gente.

C’era anche Valary, la ragazza di Shad e Charlotte, la ragazza di Matt e anche Gena, la fidanzata di Zacky. Erano tutte ragazze bellissime e, a venderle fuori da quel posto e con altri vestiti che non mostrassero i tatuaggi, sembrava avessero poco a che fare con i rispettivi ragazzi, ma conoscendole si capiva quando fossero simili caratterialmente ai ragazzi.

Andarono subito a salutarla “Earth! quanto tempo!” dissero quasi in coro “Syn non si fida a mandarti da sola alle feste con noi, eh?” scherzò Valary “Forse fa bene. Sei ancora un po’ troppo giovane” si intromise Gena, sempre scherzando e mi salutò “Guarda che Earth è molto più matura di altra gente qui” ribatté Valary “Si, lo so, ma comunque ha solo sedici anni!” “Ahahah! Siete sempre le solite! Dov’è Micelle?” Michelle era la sorella gemella di Valary, ex di Syn, erano stati insieme molto tempo, ma poi era stata lei a lasciare lui. Earth si ricordava ancora come era stato male lui. “Non è voluta venire” disse Valary “Sta passando un brutto momento con suo nuovo ragazzo. Uff, chi la capisce è brava” scrollò le spalle “Io ho sete, voi?” “Si, andiamo a prendere qualcosa. Ci vediamo dopo Earth” disse Charlotte passandomi affianco. “Ah, Gena. Mi dici come devo fare con lui?” Disse Earth indicando Syn che faceva in cretino per l’ennesima volta, anche se erano le ragazze che gli stavano addosso come api al miele.

“Beh Earth, se tu non fossi sua sorella e se avessi qualche anno in più, l’unica possibilità sarebbe che tu ti mettessi con lui. Sareste una coppia perfetta” scivolarono su un divano.

“Già, ma dove la trovo una ragazza, seria, forte psicologicamente, che sappia divertirsi e con dei poteri in grado di fermarlo?” (ps: le ragazze e i ragazzi erano tutti amici di scuola di Syn quindi tutti con dei poteri) “Mmm, non saprei..” “Dei tempi della scuola non ricordi nessuno così?” “L’unica è Micelle, ma, sappiamo tutti com’è andata” “Veramente io non so niente” “Come? Syn non ti ha mai raccontato niente?” Gena era seriamente stupita e sgranò i suoi spettacolari occhi azzurro ghiaccio “Non mi ha mai raccontato tutto, solo qualcosa e tirata fuori con le pinze” “Allora, sai che a quei tempi spesso loro due lavoravano insieme, no?” “Si, questo lo so. So che lei venne rapita e che si arrabbiò perchè Syn non andò a salvarla” “E’ questo il punto! Syn, andò a salvarla, ma non la trovò. Insieme a lei era stata rapita anche un'altra, una con cui ai tempi della scuola Michelle litigava praticamente tutti i giorni, Lisa ma non arrivarono mai allo scontro, perchè c’era sempre stato Gates a separarle giusto in tempo. Michelle era convinta che lui appoggiasse Lisa e per questo motivo hanno sempre litigato, quando poi, in quella situazione, Syn non trovò Michelle, ma Lisa e la liberò fu la goccia che fece traboccare il vaso e Michelle lo ha lasciato. Lei c’è stata malissimo e continua a starci male, infatti evita tutte le feste a cui c’è la remota possibilità che lui partecipi” “Anche Syn è stato malissimo. Era diventato intrattabile, per quel poco che stava a casa. Non lavorò più per tre mesi e li passò in giro a bere. Quando tornava a casa puzzava in una maniera assurda e puntualmente sveniva da tutte le parti. Più di una volta è andato in coma etilico. Se non ci fossi stata io sarebbe morto almeno una decina di volte in quel periodo. Era dimagrito perchè non mangiava quasi più e anche i muscoli erano del tutto andati. A quel punto mia madre lo prese per i capelli, gli diede una lavata e se lo portò i Africa a fare missioni” disse Earth, ridendo sul finale, ma quelle parole avevano rievocato il ricordo ancora bruciante. Syn le doveva davvero la vita.

“Ehi scricciolo!” Shad le incasinò i capelli (più di quanto già non lo fossero) e la strinse con un braccio “Quanto tempo che non ti vedevo. Sei cresciuta!” “Scherza tu, mi fai sempre più paura” disse guardando le sue enormi braccia tatuate. Al confronto Synyster era filiforme.  “Naa, non è di lui che bisogna avere paura, eh Earth?” disse una voce a lei nota “Matt!” Earth si alzò e lo abbracciò.

C’è da dire che fino a qualche tempo prima Earth aveva una mezza cotta per Matt, ma le era già passata prima che non conoscesse Ronnie. “Ciao Hippie, come te la passi. È questo cos’è?” Matt fu il primo ad accorgersi dal tatuaggio di Earth “Fresco fresco, ha qualche ora, ti piace?” “E’ spettacolare, questa è opera di Fredd, vero?” “Si, proprio lui” “Ma è il tuo primo tatuaggio?” “Si” “E’ bello grosso per essere il primo!” Constatò Shad “Syn il primo se lo fece alla stessa età” disse Gena “Si, ma fu un numero, non un Caravaggio gotico” disse Shad scherzando. “Complimenti, anche se Syn non si merita tutti questi soldi” disse Matt osservando la scritta “Lo so, infatti lo ha pagato lui” scoppiarono tutti a ridere

“Cosa c’è di così divertente, sister?” Gates buttò le braccia una sulla spalla di Earth e una su quella di Matt “Niente, osservavamo il primo tatuaggio di tua sorella, ma anche tu ne hai uno nuovo a quanto vedo” disse scrutando lo scollo della maglietta “Già. Ha si e no un ora, ti piace? Sempre il caro buon vecchio Freddy” “Niente da fare, più passa il tempo e più migliora” disse Matt allargando la maglietta di Syn per vedere bene il tatuaggio che a stento si intravedeva “….Black Earth…. saresti tu?” aggiunse voltandosi verso Earth.

Lei si limitò ad annuire, mentre beveva una sorsata di birra, il fondo alla stanza c’era un corridoio (anch’esso pieno di gente) e in questo corridoio Earth vide un braccio tatuato molto familiare.

Sputò la birra in faccia al fratello che stava vicino a lei e a direzione del corridoio “Ehi, ma che cazzo fai?” “Scusa” Senza nemmeno guardare il fratello che provava ad asciugarsi o gli altri che ridevano, Earth lasciò cadere la birra che si frantumò al suolo e corse nel corridoio.

Arrivò subito alla fine, non era molto lungo, si guardò in torno e lo vide. Non si era sbagliata era lui. Gli corse incontro e lo abbracciò. Lui la riconobbe subito e la abbracciò. Affondò il naso nei suoi capelli “Ehi, ciao” le disse dolcemente “Ciao” in mezzo a tutto quel vociare e la musica tutta sparata, Ronnie continuava a dondolarla dolcemente. “Usciamo di qui che non si capisce niente” la prese per mano e non la lasciò fino a che non furono abbastanza lontano da tutto quel trambusto.

Questo garage era su una collina isolata, dalla quale si vedeva tutta la città. Si sedettero sull’erba fresca. Continuavano a sentire la musica e il vociare, ma almeno adesso non copriva anche i pensieri. “Che ci fai qui?” “Mia zia” “Era là dentro?” “Si, è salita sul palco. A quanto pare il bassista è un suo amico e il cantante qualcosa di più… vabbè affari suoi” disse scrollando le spalle “Ma tu? Che ci fai qui?” chiese lui curioso “Io, caro mio, faccio parte dei vip. Ero nel retro e forse anche con chi ha organizzato tutto. Sappi che la maggior parte delle persone che sta a queste feste sono tutte con dei poteri e che non arrestano mai nessuno, perché usano degli schermi protettivi antisuono, messi appunto da loro stessi durante il periodo scolastico. Mi chiedo come facciano a guadagnarci con queste feste” “Guarda che si paga l’ingresso e anche eventuali consumazioni, ma tu sei un vip, per te è tutto gratis” disse scherzando “Forse si, vabbè tranquillo, da questo momento in poi non paghi più nemmeno tu” disse ridendo “Beh, grazie” “Figurati” Earth prese il suo braccio e se lo passò attorno alle spalle. Ronnie passò un dito sul suo tatuaggio ripercorrendo tutto il disegno “Regalo di mio fratello. L’ho fatto oggi. Lui se n’è fatto uno con il mio nome” “Davvero bello, per caso lo hai fatto da un tipo che si chiama Nikky? Giù alla stazione?” “No, da Fredd, ha un negozio poco fuori dal centro. A quanto o capito tutti gli amici di mio fratello vanno da lui” “Beh, è davvero bravo” “Si, lo so” fece una pausa e cambiò discorso “Qualche volta devo conoscere tua zia” “E io dovrei conoscere tuo fratello. Non penso possa essere più tenebroso di tuo padre o di te arrabbiata” “Ahaha!! A quanto mi hanno detto io faccio davvero paura, ma nemmeno mio fratello scherza, sappilo” “Beh, speriamo bene” “Se vuoi andiamo adesso” “Mmm, meglio un'altra volta” “Dai, non ti fa niente. E al massimo lo trattengo io” “No davvero, conoscerlo, qua, così, non mi piace. Meglio di giorno, alla luce, in un luogo pubblico e non così affollato, in cui tutti possono vederci” Earth gli diede un colpetto sul torace “Smettila! Non è così pericoloso, come sembra” “Nemmeno tu sembri pericolosa, e invece…” la prese sotto il mento e la baciò. Mentre erano in quel momento tanto dolce e i sensi di Earth erano totalmente offuscati, senti che le labbra di Ronnie si allontanavano, che Ronnie si allontanava e in modo brusco. Aprì gli occhi “Ehi tu! Giù le mani da mia sorella!” Syn teneva Ronnie per la maglietta sollevato da terra. Ronnie lo guardò intensamente negli occhi. Il pugno partì lo stesso, ma non così forte come aveva programmato Gates.

Earth si fiondò sul fratello. Gli tolse Ronnie dalle mani e buttò il fratello a terra. “Mi dici che cazzo fai?” Con un salto Syn fu di nuovo in piedi “Che cazzo fai tu! Che hai bevuto? Come ti è venuto in mente di andare con uno sconosciuto?!” “Certo perchè poi tu Heidie la conoscevi. Come conoscevi, Coraline, Caroline, Marie, Nikki, Kristen, Angie e tutte le altre di cui nemmeno conosco il nome, la lista è bella lunga Syn” “Non è il momento di parlare di me e di quello che faccio” “Oh si invece, tu mi stai rinfacciando una cosa non vera! Io lo conosco!” “Ah si, e chi è?” “Il mio ragazzo!” Syn rimase spiazzato “Il tuo cosa…?” “Già a differenza di te sono in grado di avere un rapporto stabile con una persone per più di una nottata!” Earth lo mandò a fanculo e si avvicinò a Ronnie che era seduto a terra. Continuava a toccarsi il naso da cui fuoriusciva un bel po’ di sangue “Beh, non è andata male, sono ancora vivo” provò a scherzare lui, la bocca era inondata da un fiotto di sangue che usciva dal naso . “Togli la mano, fammi vedere” “Mi sa che è rotto e poi mi sento uno strano segno vicino al naso” “Ti ha lasciato il segno con l’anello. Togli le mani, ci penso io” Earth chiuse un attimo gli occhi e avvicinò la mano al naso di Ronnie, ma senza toccarlo. Ci volle meno di un secondo e il suo naso e la sua guancia tornarono a posto.

“Ci sei?” “Si, grazie” si misero in piedi. Vicino a Syn c’era anche Matt “Mi dispiace, ma non sono riuscito a fermarlo” “Matt, non è detto che abbia sempre bisogno di una balia. Gli basterebbe usare un minimo del cervello che ha” “Earth io…” “Tu niente. Vedi di non fare rumore quando rientri io me ne vado” “Earth..” “Matt grazie per la bella serata e scusati, per favore, da parte mia con gli altri se non vi ho salutato in modo decente ok?” annuì “Certo, figurati” “Ronnie hai la macchina?” “Si, ma un attimo che lascio le chiavi a… no forse non le servono” ci ripensò “Mi accompagni?” “Certo” sorrise dolcemente, le prese la mano e se ne andarono.

Durante la notte Earth venne svegliata da la voce di una persona che lei conosceva bene. Si rese conto di avere un braccio addosso e una mano sulla spalla, ma non poteva essere quelle di Ronnie. Lui l’aveva riaccompagnata a casa e dopo un bacio della buona notte (e ripensò alla scena di lei pressata contro la macchina e delle sue mani sul viso e sulla coscia) se ne era andato. E poi erano troppo grandi per essere di Ronnie. Earth riconobbe i tatuaggi. Si voltò e trovò la faccia di Gates. Lui dormiva beatamente, con la bocca aperta e russava pure un po’. “Earth… Ronnie…. *Gnam gnam* no non te ne andare, scusa scusa” stese un braccio e poi glielo fece cadere addosso.

Si, Synyster parlava nel sonno, quando non russava. Era presto, così abbracciò suo fratello e ricominciò a dormire. Synyster faceva sempre così quando litigavano e lui si sentiva in colpa. Anche Earth aveva cominciato a fare così quando era colpa sua, anche se questo accadeva più raramente, certo.

 

Verso le otto si sentì stringere troppo e Synyster ricominciò a parlare “Oh Michelle, piccola…” a quel punto Earth lo spinse e lo fece rotolare per terra,  fuori dal letto.

Gates si alzò appena toccò terra “Che è successo?” “Syn, io non sono Michelle” “Perché? Che ho fatto?” “Penso che tu abbia provato a baciarmi” “Oh, scusa Earth” si sedette a terra e si passò una mano fra i capelli scombinati, guardando attorno.

“Ti manca parecchio, eh?” Syn poggiò la nuca sul letto fissò il soffitto e poi chiuse gli occhi “Si, mi manca sempre di più. Io speravo ci fosse, almeno per rivederla di sfuggita, vedere che sta bene, che è felice” “Syn non è felice. Non riesce ad avere un rapporto stabile con un ragazzo. È penso di sapere il perché. E penso che lo sappia anche tu” “Uff…. ma non so che fare… è così testarda, non mi ha mai voluto ascoltare” “Senti ma chi è Lisa?” “Un esaltata che mi ha sempre sbavato dietro, solo che per non essere sgarbato non l’ho mai mandata a fanculo. Anche se penso proprio che avrei dovuto farlo….” Earth poggiò la testa su quella del fratello “Su, lattina. Non fare così. Ieri ho parlato un po’ con Gena” “Si lo so, ti ha raccontato tutta la storia” “No, mi ha raccontato quello che sapeva lei. È diverso” Syn sghignazzò “Sei troppo sveglia, sai? Io alla tua età non ero così” “Syn, tu non sei così adesso, figurati dieci anni fa” sperava di infastidirlo, così per distrarlo un po’, ma lui non fece altro che sorridere in modo malinconico e continuare a fissare il vuoto.

“Dovrei chiederti scusa, e dovrei chiedere scusa anche a Ronnie. Quel ragazzo è bello potente” “Ma se gli hai rotto il naso ieri sera” “Si, ma la mia intenzione era di staccargli la testa. È stato lui a manipolare la mia mente e farmi sfogare solo con quello” “Quindi vuoi dire che si è fatto colpire a posta?” “Penso che se avesse voluto avrebbe potuto farmi alzare i tacchi e andarmene in Cambogia senza problemi” “Bah, quel ragazzo è tutto strano” e ricadde sul letto “Per questo ti piace così tanto?” “Bah, non lo so…” “Senti, so che è una domanda indiscreta, ma avete già…” “No, non ancora. Lui vuole fare le cose con calma” “Sei la sua prima ragazza?” “No, non vuole che io bruci le tappe. Lui sta mooooolto più avanti di me a quel livello” “Ah beh….” “Syn non rompere, guarda che lo so che ti scopi qualunque ragazza ti si strusci vicino” “Ehi, non parlare così a tuo fratello” la rimproverò scherzando “Ma è vero!” “In effetti si… vabbè nella vita bisogna fare esperienza, no? haha”

Earth fece una pausa e cambiò tono “Syn, ma chi è stata la tua prima ragazza? Michelle” “No, si chiamava Roxanne. Ero al primo anno e lei era di due anni più grande di me e per lei fui un giochino. Mi incontrò una sera in un bar e…” sorrise forse ricordando qualcosa di indicibile a una sorella “..Però non fu male come prima volta… Poi ce ne fu un’altra, sempre più grande, Annette. Poi qualcosa da incontri di una notte e poi Michelle, ma con lei fu la mia prima volta davvero” mise una strana carica nell’ultima parola

“Tu per lei eri il primo?” “Si.. abbiamo la stessa differenza che avete tu e Ronnie. Sappi che se lui ti piace davvero e lui prova la stessa cosa per te, sarà bellissimo, altrimenti non varrà niente, ma almeno avrai perso la verginità in modo –spero- tranquillo” fece una pausa guardò di nuovo il soffitto, continuava a fissare i poster e finalmente li guardò davvero “Ma tu sul serio ascolti De Andrè?” “Si, perché?” “Perché io non ti ho mai passato niente di lui” “Syn, devi capire che tu non sei il mio unico contatto con la musica italiana” “Ed anche questa volta: hai ragione! Mi sento da fottere ad avere sempre torto con una ragazzina” “Ma questo è il mio scopo nella vita: vegliare su di te e farti sentire da fottere perché non vali una cicca al mio confronto” “Hai ragione, tu non sei una testa di cazzo….” Si alzò uscì dalla stanza e poi tornò subito con le sigarette e un posa cenere. Se ne accese una. Dopo qualche tiro Earth gliela prese e fumò.

“Sai che questa roba ti fa male” disse lei mentre espirava fumo “Guarda che nemmeno a te fa bene, anzi!” “No caro, a me non fa niente perché spesso e volentieri mi disinfetto i polmoni da tutto il catrame” “Dovresti farlo anche a me” disse mentre se ne accendeva un’altra. “Ok girati qua” si voltò verso di lei. Lei fissò un attimo il tuo torace “Vuoi vedere cosa ci caccio dai tuoi polmoni?” “Si, sono curioso” Earth aprì la mano. Via via si formò una pallina. Si poteva chiudere in una mano, ma comunque c’era. Era nera e dall’aspetto appiccicoso “Bleah, che schifo” “Già, non te li ho puliti del tutto perché altrimenti alla prossima tirata svieni” “Grazie” continuò a fumare e a guardarsi in torno nella stanza. Si mise pure a vedere le foto.

Finito di fumare spense la sigaretta nel posacenere e scompigliò i capelli della sorella “Io vado a fare una doccia o vuoi farla prima tu?” “Sai, che per me la vasca è un optional” “Come non detto” lui uscì e andò in camera sua.

Earth chiuse la porta e praticamente si lavò lì, non schizzò una goccia d’acqua da nessuna parte. Ci mise due minuti. Si materializzò i vestiti addosso, si sistemò i capelli (oggi neri che via via si schiarivano e le punte erano biondo platino, belli lunghi fino alla schiena, ma tutti scalati, senza ciuffo) e scese al piano di sotto. Preparò la colazione: pun cakes (che Syn adorava) e furono pronti giusto un secondo prima che lui scendesse dalle scale. “Oh! Ma che sorellina modello!” “Se non riuscissi a farli senza muovere nemmeno un dito, non ne avresti mai visto nemmeno uno” “Graaaaaazie” disse lui scherzando.

Si sedette al bancone e cominciarono a mangiare.

“Oggi hai qualcosa da fare, Syn?” “Si, devo andare a chiedere scusa al ragazzo di mia sorella” “Posso venire anche io o è una faccenda fra uomini” “Meglio che vieni, non conosco la strada” “Perfetto, appena abbiamo finito andiamo” “Controlla se è in casa” Earth si concentrò un attimo.

“Si, e non ha intenzione di uscire. Fra parentesi, gli fa ancora male il naso” “Come? Ieri sera non glielo hai rimontato bene?” “Certo che gliel’ho rimontato bene, ma se non ricordi, quando si tratta di qualcosa di rotto comunque ci vuole una giornata per saldarsi del tutto. Forse avrei dovuto fargli una fasciatura…” “Tranquilla, appena ti vedrà gli passerà tutto. È quando vedrà me che ci sarà da divertirsi”.

Finito di mangiare si infilarono nella macchina di Synyster e partirono “Non facciamo prima a muoverci come faccio io di solito? Ci metteremmo un nanosecondo” cominciò Earth “Nell’aria? Così vomito tutto tipo come quando sono ubriaco fradicio? No grazie” “A proposito, com’è che stamattina non hai vomitato?” “Semplicemente perché ieri sera ho bevuto si e no una birra. Dopo che ve ne siete andati ho preso la macchina e mi sono messo a fare giri a vuoto, poi ho fatto rifornimento, in modo da potervi dare un po’ di tempo per stare da soli. In effetti ieri sera avevo quasi paura di entrare in camera tua, infatti prima ho controllato se avvertissi presenze diverse o se sentissi più di un respiro. Solo quando sono stato sicuro che c’eri solo tu sono entrato” “Syn, non lo avrei mai fatto” disse lei in modo convincente, ma Syn non ci cascò “Earth guarda che quando menti il tuo battito cardiaco cambia e io lo sento” “Ok, io gli avevo chiesto di salire, ma è stato lui a dire che non era il caso perchè c’eri tu e che un naso rotto gli bastava” “Sicura che il tuo ragazzo non sia gay? È troppo educato” “Tranquillo, ne sono sicura” “Se lo dici tu…” la radio passava una bella canzone (Walk, dei Pantera), si misero a cantare tutti e due e la smisero di parlare.

Non ci misero molto per arrivare. Quando Ronnie vide Earth davanti alla porta stava per prenderle il viso fra la mani quando si rese conto di Gates. Si limitò a sfiorare la mano della ragazza e a guardarla negli occhi. “Fate pure, io osservo il paesaggio intanto” Syn si girò e Ronnie baciò Earth, come avrebbe voluto fare poco prima. Synyster si sforzava di non ridere o sbuffare, continuava a fissare il “paesaggio” senza guardarlo sul serio. Quando si separarono Gates si girò verso di loro.

“Ciao, io sono Synyster. Ma puoi chiamarmi, Syn, Gates come ti viene” “Io sono Ronald, ma chiamami Ronnie perché Ronald non si può proprio sentire” disse lui scherzando.

Syn sorrise “Bene, fortunatamente non ce l’hai con me” “Entrate” li fece passare. Li fece sedere sul divano e lui si sedette sulla poltrona di fronte. “Syn, io mi sarei comportato nello stesso e identico modo. Non sapevi le cose come stanno e quella festa era un po’ fuori controllo. Senza rancore” gli sorrise di nuovo “Bene mi fa piacere il fatto che tu non sia un coglione” “Vale la stessa cosa per me” disse Ronnie scherzando “Adesso, scusate ragazzi, m io ho un paio di cosucce da sistemare. Hippie, ricorda che mamma e papà arrivano oggi pomeriggio. Io vado” “Syn dove vai?” “A riprendermi la mia ragazza” “Gates non fare stronzate” “Spero di no...” e uscì fuori dalla porta.

Ronnie andò a sedersi vicino a Earth e la mise un braccio intorno alle spalle. Lei poggiò al testa sul suo torace “Bah, mio fratello è tutto strano” “Beh, rimane sempre e comunque tuo fratello: lo strano sarebbe stato se lui fosse stata una persona normale” “Ehi, che intendi dire?” disse lei scherzando e lui ridacchiò “Niente” “Ma tua zia?” “Sarà da qualche parte con qualche uomo” “Non ti preoccupi per lei?” “Un po’, ma sa badare a se stessa” “Come va il naso” “Bene, non mi dà più fastidio” “Ha detto Syn che se tu avessi voluto avresti potuto fermarlo” “Un po’ l’ho fermato, ma ho preferito farmi colpire quella volta, perchè conoscendoti (e immaginandomi il suo carattere) sarebbe venuto un'altra volta solo per rompermi il naso” “hahaha! Tu sei tutto pazzo!” “Forse si, altrimenti non starei con una ragazza che potrebbe sgretolarmi da un momento ad un altro” “Tu vedi di non farla incazzare, questa ragazza, e non ti succederà mai niente” Le passò un dito sulle labbra e smisero di parlare.

 

La macchina non correva più del solito, anche se il cervello di Syn si.

Era determinato, voleva parlare con Michelle per risolvere la situazione. Sperava che abitasse ancora dove abitava due anni fa, l’ultima volta che l’aveva vista. Michelle e Valary ufficialmente vivevano insieme, ma Valary ormai passava molto poco tempo a casa, visto che stava quasi sempre con Shad.

Le due sorelle hanno una storia un po’ complicata. I genitori sono persone normali, senza poteri, ma i nonni materni no. Il loro nonno era stato uno degli eroi più potenti del precedente millennio e anche la nonna era stata molto potente. Le sorelle avevano, però preso solo dal nonno, i cui poteri si erano divisi fra le due.

Erano gli esatti opposti. Michelle poteva utilizzare e dare forza, potere e poteva a sua scelta ridare la vita. Valary invece prendeva, risucchiava potere e poteva a sua scelta dare una morte indolore.

Per loro non era una scelta, loro dovevano usare i loro poteri, altrimenti sarebbero prima impazzite e poi morte, come era capitato al nonno quando era andato in pensione.

Valary trovò la sua salvezza in Shad, troppo potente per poter controllare da solo i suoi poteri. Li fecero incontrare quando erano piccoli, per cominciare da subito le “Sedute” (diciamo così) di autocontrollo. A furia di stare insieme si conobbero, parlarono e divennero, prima grandi amici e poi si innamorarono. Michelle invece fin da piccola la portarono in ospedale, grazie all’aiuto di un medico poteva entrare in contatto con dei malati gravi e guarirli.

Poi quando conobbe Syn cominciò a incanalare i suoi poteri per “controllarlo” (praticamene quando litigavano finivano a mazzate, anche prima di mettersi insieme), ma continuò comunque ad andare in ospedale. Anche Valary, spesso andava con lei, alcune persone proprio non ce la facevano più e ormai vecchie preferivano morire in tranquillità. Oltre a questo tutte e due esercitavano anche come eroine, ma non a tempo pieno come faceva Syn o gli altri ragazzi.

Syn parcheggiò la macchina a un po’ di distanza dalla casa. Voleva sgranchirsi un po’ le gambe.

Camminare per quelle strada non gli fece proprio bene, ricordò tutte le volte che ci era passato, quando andava a prenderla e quando l’accompagnava. Lì non si erano dati il primo bacio, ma se ne erano dati tanti altri. Quando arrivò davanti alla casa esitò un attimo. Poi strinse il pugno.

“Syn, devi farlo. Sei un uomo o un bambino?” disse ad alta voce. Senza pensarci più suonò il campanello. Ripensò a quello che doveva chiederle e a quello che lei le avrebbe quasi sicuramente chiesto, ma prima che potesse ripassare tutto Michelle andò ad aprire e lui rimase incastrato nel suo sguardo triste e sorpreso. Neanche lei riusciva a distogliere lo sguardo dai suoi occhi scuri.

Dopo più di due minuti Michelle riprese il controllo e si schiarì la voce “Synyster” Gates sentì qualcosa di strano quando lei pronunciò il suo nome.

Ricordò tutte quelle volte che gliel’aveva sussurrato nella notte, fra le sue braccia mentre….

“Em…. ciao, Michelle. Posso entrare?” “Em, si. Vieni” si sposto e lo fece entrare. Si sedette al tavolo della cucina. Poggiò la mano sul tavolo e sentì un segno sotto le dita. Sorrise malinconico. Quel segno ce l’aveva fatto lui, con la fibbia della cintura, una delle volte che erano stati presi dalla passione improvvisa.

“Vuoi del caffé?” “Si, grazie” prima che potesse dirglielo lui, Michelle l’aveva già zuccherato a sufficienza. Glielo portò nella solita tazza blu con la faccina sorridente. Sembrava non fosse cambiato niente.

 “Allora, che ci fai qui?” “Niente, volevo solo sapere come stavi” “Sto bene. Tu?” “Per niente. Mi manchi” non era mai stato così onesto nel dichiarare i propri sentimenti.

“Beh, mi dispiace ma non è colpa mia” “Già…” “Syn, ma voglio solo capire una cosa, come facesti a guardarmi in faccia e passare avanti come se non fosse niente” “Michelle io non ti vidi. È la verità e lo sai. Come avrei fatto a preferire salvare una grandissima rottura di cazzo invece de… di te?” avrebbe finito la frase con “ invece dell’unico amore della mia vita”, ma si fermò… forse era un po’ troppo.

“Non lo so, e continuo a chiedermelo. Mi da fastidio il fatto con tu continui a mentire” “Il fatto è che non sto mentendo!” disse come aveva già fatto milioni di volte “Syn non voglio litigare, non ne ho più forza” “Nemmeno io… volevo solo.. parlare. È un po’ di tempo che non parliamo. Anche prima che ci mettessimo insieme parlavamo e mi manca” “Anche a me” sorrise fissando il tatuaggio sulla mano di Synyster. Quando l’aveva fatto lo aveva accompagnato lei, come tante altre volte ancora. “Allora, cosa fai adesso? Vai sempre in ospedale?” “Si, altrimenti non so come fare. Anche se ogni tanto io e Shad ci picchiamo. Tu invece, fai l’eroe a tempo pieno, eh?” “Si, non ho di meglio da fare. Oltre a suonare” “E bere” disse scherzando “Si, in effetti si. Ti sei fidanzata?” “Niente di serio, solo storielle così…” “Idem” fecero una pausa.

“Syn, perché lo fai?” Syn aveva capito a cosa si riferiva “Non posso sopportare l’idea che mi odi o, peggio, che tu mi dimentichi. Sappi che per te ci sarò sempre. Anche se non mi ami. Ma non esiste solo l’amore, no? C’è anche l’amicizia. Possiamo picchiarci lo stesso” concluse ridendo “Frequenta chi vuoi. Io non dirò niente, voglio solo esserti amico. Un buon amico, come una volta. Possiamo ancora esserlo, no?” “Syn non saprei… dopo tutto quello che…” fece una pausa guardò il tatuaggio sul suo braccio. Sbruffò

“Sono una stupida e soffrirò di nuovo. Ok, ci sto. Ma tu non intrometterti con un qualsiasi ragazzo e io non farò lo stesso, ok?” gli offrì la mano. Lui la guardò sorridendo e poi la strinse “Affare fatto. Adesso ti va di andare a prendere un gelato?” “Da Jerry?” “Naturale” Michelle sorrise e uscirono fuori tutti e due sorridendo. Si infilarono nella macchina.

Scherzarono e risero per tutto il tempo, proprio come quando avevano quindici anni. Mangiarono un gelato e ci mancò poco che non venissero cacciati (per l’ennesima volta) perché si tiravano i confetti di guarnitura. “Sai che nel garage ho trovato una cosa?” disse Syn quando si rimisero in macchina “Cosa?” “Aspetta e vedrai” “Non è quello che penso?” “Non saprei..” disse ridendo. 

Andarono al parco di skate “Aha! Avevo ragione allora!” “Direi di si..” uscirono dalla macchina. Syn aprì il portabagagli e ne tirò fuori due skate, due caschi e le protezioni per una persona. “Non ci posso credere. Sono anni che non lo vedevo” “Se non sbaglio sono… cinque anni? Che non veniamo qui” “Da quando mi ruppi la gamba” Syn si tolse la giacca e gli occhiali da sole e li mise in macchina. Il casco non lo mise, altrimenti si rovinavano i capelli.

“Allora, che ne pensi?” alzando quel sopracciglio in modo assurdo e facendo una delle sue solite facce di cazzo “Che tu sei totalmente fuori di testa” “Lo so. Dai andiamo” Michelle prese lo skate e il casco e andarono, poi obbligò Synyster a mettere il casco che a malincuore obbedì. Non c’era quasi nessuno, perchè era in orario scolastico. Cominciarono a scorrazzare da una parte all’altra.

Caderono tutti e due un’infinità di volte e continuavano a ridere. Sembrava quasi che non fossero mai saliti su uno skate. Dopo due ore cominciarono un po’ di miglioramenti.

“Bah, non siamo più in grado” disse Syn buttando le cose nel portabagagli “Ahahaha!! Non mi divertivo così da anni!” “Nemmeno io” si voltò verso di lei “Ma ti sei fatta male?” “Naa, non è niente. È solo un graffio” era una ferita superficiale, sul polpaccio “Ah, non ho niente per medicarti” “Tranquillo ci penso a casa” “Sicura?” “Syn lo sai che non sono facilmente impressionabile. Però dobbiamo rifarlo” le brillavano gli occhi come a una bambina in un luna park “Naturale, è stato troppo divertente. E poi dobbiamo allenarci. Facciamo davvero schifo. Pensare che prima vincevi pure delle gare, mi chiedo che fine abbia fatto il tuo talento” “Me lo chiedo anche io. A quanto pare lo skate non è come la bicicletta” “Già. Andiamo?” “Si, andiamo” la riaccompagnò a casa. Scese anche lui dalla macchina prese skate casco e protezioni e gliele diede “Tieni, ed esercitati. La prossima volta vediamo di fare meno schifo di così, va bene? Altrimenti non ti ci porto più” “Va beeene. Ciao Syn” “Ciao Miky” e se andò in macchina.

Prima di essere troppo lontano si girò: Michelle guardava ancora la macchina e sorrideva.

Syn andò a casa, dove trovò Earth “Hei Hippie, come mai già a casa?” “Syn, guarda che sono le tre. Ma che hai combinato?” osservò i capelli appiccicati in testa, i vestiti sporchi e il pantalone strappato, quando quella mattina era integro “Oh cavolo! Io vado a fare una doccia. Ti racconto dopo”.

Syn scese venti minuti dopo, con i capelli bagnati e pettinati indietro. “Allora, che hai combinato?” “Sono andato da Michelle, abbiamo parlato e deciso di essere amici. Poi ci siamo comportati come quando avevamo la tua età. Siamo andati prima a prendere un gelato e poi a fare skate” “Ma se non prendi lo skate da anni” “Per questo mi sono ridotto uno schifo. È stata la giornata più bella della mia vita da quando mi ha lasciato” “Beh, spero per te che finisca bene” “Lo spero pure io. A te come è andata con Ronnie?” “Vuoi i particolari?” “Forse è meglio di no..” sorrise “E’ andata bene, abbiamo parlato un po’…. Poi basta” “Tanto ho capito” “Ok. Sai a che ora arrivano?” “No, nemmeno tu eh? Vabbè fa niente. Sono felice! Estremamente felice!” “Bene, meno male. Perché papà sembra estremamente incazzato” a quel punto la porta si spalancò e entrò Warren incazzato nero con la valigia dietro. La buttò atterra è sbraitò.

Dietro di lui entro Elisabeth molto più calma ma annoiata dalla rabbia del marito “Oh ciao ragazzi!” “Ciao mamma!” Syn gli prese la valigia e la abbracciò “Oh adesso si che sei mio figlio. Come mai questo atto caritatevole verso i tuoi capelli? Ti sei stancato di fargli sfidare la forza di gravità?” “No, ho fatto una doccia e non avevo voglia di asciugarli e alzarli. Mi sei mancata” “Dai su, che hai venticinque anni, non fare il bambino” “Ma io non faccio il bambino, faccio il figlio affettuoso” disse sbatacchiado le ciglia e aprendo un sorriso a trentadue denti “Ok figlio premuroso, porta queste sopra” disse alzando a fatica le due enormi valigie. “Ok” Syn le sollevò come se non pesassero più di due chili e le portò al piano di sopra “Ciao mamma!” “Ciao Earth” disse abbracciandola rapidamente “Ma cosa è successo a papà?” “Niente, lo sai com’è fatto” si sentì il rumore di qualcosa che cadeva e Warren che imprecava. “Senti, fate una bella cosa. Adesso vi preparate e tu e Syn uscite, ok?” “Mamma ma…” “Vuoi avere a che fare con tuo padre incazzato così?” Earth ci pensò un attimo “Vado a dirlo a Gates” si materializzò al piano di sopra in camera dei suoi genitori e terrorizzò il fratello “Porca miseria mi fai venire un infarto!” “Male che va ti rianimo. Senti… ti va di uscire?” “Oggi volevo stare a casa…” Warren urlò di nuovo “Un secondo che mi preparo e siamo fuori. Che ne dici se prendiamo gli strumenti e ce ne andiamo da Matt?” “Perfetto” Syn andò ad asciugarsi i capelli e Earth andò a mettere il basso nella custodia e sistemò pure la pedaliera. Riavvolse il jack e mise tutto nella borsa.

Matt viveva in una casa enorme, ereditata dal nonno che gli aveva anche lasciato dei palazzi con degli appartamenti che lui teneva in affitto e anche delle grosse azioni. Di tutto si occupava il fratello contabile a cui erano state lasciate le stesse cose più qualche altra cosa che a Matt non interessava.

Lui si limitava a vivere e all’occasione fare l’eroe (lavoro molto ben retribuito). Aveva una stanza bella grossa insonorizzata con muri di Marshall e strumenti di tutti i generi che ogni tanto suonava. Aveva anche un piccolo studio di registrazione.

Anni fa Synyster, Shad e Zacky suonavano in gruppo e andavano anche abbastanza bene, facevano serate e ci guadagnavano anche qualcosa. Matt era il produttore e manager.

Il gruppo si sciolse quando il batterista e il bassista morirono in un tragico incidente d’auto. Non vollero trovare dei sostituti e visto che era solo un passatempo e nessuno ci credeva seriamente si sciolsero, ma ogni tanto si ritrovavano e suonavano insieme per divertimento. In questi casi Earth faceva da bassista e Matt da batterista. Andò a prendere anche la chitarra e la pedaliera di Synyster e portò tutto in macchina. Rientrò dentro per aspettare il fratello e si trovò con il padre continuava ad urlare.

Né Synyster e né Earth avevano un carattere facile, ma questi caratteri così pericolosi venivano fuori solo in rarissimi casi di cui però la polizia si ricordava bene. Syn era anche stato arrestato un paio di volte, per risse stupide. Una volta si fece pure una nottata di prigione. Di risse ce ne erano state molte altre e anche peggiori, ma in molte nessuno aveva fiatato e ne erano usciti solo un po’ ammaccati di loro.

Mentre Earth chiamava Matt, Syn avvertì Shad e Zacky. Finito di parlare a telefono corsero fuori e si infilarono in macchina. Buttarono sui sedili dietro i borsoni con il cambio per il giorno dopo “Ma che diamine è successo?” Earth chiese “Non ne ho la più pallida idea, ma mi sa che stasera rimaniamo a dormire da Matt” “Mi sa pure a me” Earth guardò il fratello.

Aveva messo un cappello nero con i teschi bianchi che gli copriva tutti i capelli “Quanto tempo che non lo vedevo” “Si, non avevo voglia di spararli per aria”

Per andare da Matt ci voleva un quarto d’ora di macchina. “Uff…. dai ti prego, ci possiamo materializzare lì?” “No” “Ma daaaai, con tutta la macchina. Un battito di ciglia e siamo arrivati. Sono diventata più veloce! Tu vedrai solo il panorama dal vetro che cambia, ok? Ti preeeego” Syn girò gli occhi “Ok, ma se vomito poi pulisci tu, e senza usare i poteri” “Fidati”. Poggiò una mano sullo sportello e l’altra la offrì a Syn. Non fece in tempo a poggiare la mano sulla sua che si furono smaterializzati e si ritrovarono davanti alla casa di Matt “Cavolo sei davvero migliorata!” “Malfidato. Speravi di farti lavare la macchina gratis, vero?” “Sinceramente si” presero le cose e andarono davanti alla porta.

Venne ad aprire il maggiordomo “Oh salve Alfred” “Signor, Peace, signorina, quanto tempo” “Un po’. Ci vediamo Alfred” disse Syn passandogli affianco e salendo su per le scale.

Camminarono un po’ prima di arrivare alla stanza giusta. Trovarono già Shad e Zacky che montavano gli strumenti. “Ehi ragazzi” annunciò Syn “Gates, era un sacco di tempo che non suonavamo tutti insieme, bella idea” disse Zacky sistemando la pedaliera. Shad stava montando i microfoni e stava vedendo se funzionavano “Oh, ma qui abbiamo anche la principesSYNa delle quattro corde. Come te la passi scricciolo?” disse Shad “Uguale a ieri sera. Ciao ragazzi” “Ciao Earth” risposero tutti in coro, anche Syn per scherzare.

Earth si tolse il giubbotto e lo lanciò sul divanetto. Poi attaccò la pedaliera, accese un amplificatore, si spostò un microfono dove preferiva e prese il basso. Quella stanza era enorme. Matt aveva cambiato un paio di cose. Ora lo studio e la sala prove erano una sola, quindi era molto più grande e ci si poteva muovere abbondantemente. Prima che attaccasse il jack Matt gliene diede uno bluethoot “Oh comodo. Grazie” “Figurati” Andò ad attaccare il jack e poi provò il suono. Lo accordò un po’ e poi si mise a giocare un po’ con le manopole e i pedali fino a che non trovò il suono che preferiva.

“Ok tutti pronti?” “O yess” “Certo” “Tutto pronto amico” “Che ne dite di fare Walk?” “Perfetto!” e cominciarono Synyster continuava a fare il cretino. Earth si diede all’headbaging. Visti i capelli aveva un effetto spettacolare. Matt gli fece segno di cantare e cominciò le veniva quasi da ridere. Poi Matt cominciò a cantare insieme a lei. Dopo di quella, suonarono delle vecchie canzoni loro. In una di queste Earth cominciò a screamare davvero come una bestia. C’era Zacky che non l’aveva mai sentita cantare così e rimase davvero sorpreso, tanto da perdere un paio di note.

Il pomeriggio continuò così fra cover di guns n’ roses, pantera, dream Teather, motorhead, molti altri e loro vecchie canzoni. Su una canzone in particolare Syn faceva un sacco di mosse e gesti, perché in alcune parti non suonava; si chiamava: a little peice of heaven,. A quel punto Earth si avvicinò e gli diede una palettata in un fianco. Lui sobbalzò e la sua chitarra fece uno strano suono.

Durante una pausa Syn si sedette al pianoforte a muro e cominciò a suonare. Earth andò a sedersi vicino a lui. Non sfiorò nemmeno un tasto, rimase solo a guardare le sue mani che scorrevano sul tasti.

Era strano quando suonava il piano. Era serio e concentrato, ma con un sorriso appena accennato sulle labbra. Earth si fece materializzare la macchina fotografica in mano e gli scattò delle foto. Poi ne scattò un po’ a tutti mentre suonavano, a anche a se stessa: faceva galleggiare la macchina e faceva scattare il tasto. Ne fece un po’.

 Finito di suonare Earth prese la chitarra di Synyster e cominciò a improvvisare. Syn prese il suo basso e la accompagnò. Shad, che si era seduto alla batteria cominciò a improvvisare anche lui. Ne uscì una cosa carina. Mentre mettevano gli strumenti a posto Matt disse “Ragazzi, ho fatto registrare tutto quello che abbiamo combinato oggi. Chi vuole una copia?” tutti con la mano alzata. “Perfetto andate di là saranno pronte fra una decina di minuti”. Lasciarono gli strumenti là e andarono nella sala giochi, dove c’era il tavolo da biliardo. Syn prese una mazza “Ragazzi chi vuole fare una partita a biliardo?” lui era una specie di campione “Per essere stracciato e sorbirsi i tuoi balletti? No, grazie” disse Zacky e Syn rimise a posto la stecca a malincuore.

 

Quella sera non c’erano feste, ma sarebbero andati in un locale “Senti Syn, io stasera voglio ubriacarmi. Poi come facciamo a tornare?” “Ok, io rimango sobrio”

Cominciarono a bere Jack e vodka a fiumi. Si ubriacarono tutti e due e abbracciati cantavano I belive in a thing called love, dei darkness. E ridevano. Andarono ad ordinare al bancone. E per arrivarci Syn si rotolò per terra trascinando con sé la sorella. Il bello fu nell’alzarsi e ordinare. Bevvero negli enormi bicchieri di birra scura. Si ridussero davvero uno schifo. Ad un certo punto salirono sul tavolo e i bicchieri vennero messi in salvo per poco. Cominciarono a cantare Walk. Matt gli fece un video col telefono. Mentre cantavano Syn cadde dal tavolo e andò addosso a Zacky, Earth si inginocchiò sul tavolo continuando a ridere.

A quel punto li cacciarono dal locale.

Continuarono a girovagare fino alle quattro.

Quando si resero conto di che ora era Shad se li caricò tutti e due in spalla e li portarono a casa di Matt.

Syn vomitò da tutte le parti. Earth invece andò in bagno, sembrò che cacciasse anche l’anima e poi uscì provando, senza riuscirci, a mantenere una certa dignità.

Charlotte provò a vedere se era lucida “Si, mamma Syn ha preso l’orsacchiotto. Mamma lui russa, mi da fastidio. Uh ciao Erin! Ma tu che ci fai a casa di Matt?” “Sono Charlotte, Earth hai presente?” “Earth? io sono Synyster Gates, sono un chitarrista eccezionale e sono un gran figo. Vuoi sentire un assolo? Sono bravo eh” Syn delirava come la sorella “No, la chitarra no!!! Tutto ma no la chitarra!! No Michelle ti prego! Non spaccarmela in testa. Ti prometto che ti regalo la collana. Non mi spaccare la chitarra” a quel puntò cominciò a russare in coma profondo. Li misero in una camera degli ospiti con due letti singoli.

Si svegliarono alle due di pomeriggio. Earth andò per rigirarsi una volta di troppo e cadde dal letto. Chiamò il fratello e un secondo dopo la raggiunse sul pavimento. “Ah Gates, che mal di testa” “A chi lo dici, ma ieri quanto abbiamo bevuto?” “Non ne ho la più pallida idea, io non ho capito niente più quando sono arrivata a metà bottiglia di jack” “No io sono partito alla Vodka” “Abbiamo bevuto vodka?” “Si, e forse dopo abbiamo bevuto qualche altra cosa” “Io mi ricordo che sei caduto dal tavolo e Shad che urlava perché gli hai vomitato addosso” “O cribbio, davvero? Ah! Che mal di testa” erano ancora vestiti “Cavolo devo farmi una doccia” si odorò la maglietta “Mi sono buttata la birra addosso” “Abbiamo bevuto pure la birra? o che schifo. Com’è che non siamo andati in coma etilico?” “Ah boh, non saprei”

Dopo essersi lavati tutti e due scesero al piano di sotto totalmente rintronati “Buongiorno ragazzi, caffé?” “Grazie” Matt gli offrì due tazze di caffé, di una miscela abbastanza pesante per essere stata fatta da un americano, acqua sporca per un italiano

“Matt tu il caffé non lo sai fare” disse Syn dopo aver risputato nella tazza quello che aveva bevuto. Earth sfiorò con un dito la tazza. Earth guardò intensamente la tazza, fece uno sforzo che le sembrò immane ma riuscì a rafforzare quel beverone

 “Prova ora” Ne bevve un sorso “Ora si che è caffé” bevvero una tazza enorme di caffé alla napoletana e solo allora sembrava che cominciassero a riprendersi

“Matt hai un’aspirina?” “Si, tieni” le aveva già portate giù in previsione del post sbornia tragico. “Mi chiedo come mai non siete morti” “Abbiamo bevuto parecchio?” “Metà bottiglia di Jack l’avete bevuta solo voi, una decina di Vodka cicchetto e un totale di quattro birre scure grandi. Dimmi tu”. “O mio Dio. In quel bar ci ho lasciato l’ultima missione” disse Syn battendo la testa sul tavolo e imprecando visto come rimbombava “E non puoi nemmeno più tornarci” “Perché? È un così bel locale” “Si, ma vi hanno cacciato. Ho un video di voi due che fate un concerto sul tavolo. Syn tu sei caduto di testa giù dal tavolo. Ti sei fermato su due sedie ed è rimasta la testa penzoloni fra le due sedie” “Oh cazzo” “Ah sappi che hai vomitato addosso a Shad” “Bello, quello adesso mi gonfia come una zampogna. Meno male che sono indistruttibile” “Earth il tuo telefono è suonato una ventina di volte. Ieri sera hai detto di essere Synyster Gates, eccezionale chitarrista e gran figo. Hai scambiato Charlotte per tua madre. Prima però hai detto che Syn si era preso il tuo orsacchiotto” “Oh mio Dio. Mica ho vomitato addosso a qualcuno?” “No, hai beccato il WC giusto in tempo. Syn, tu invece sembravi un idrante” “Che schifo” disse Earth guardando il fratello disgustata.

Controllò le chiamate sul cellulare. Erano tutte casa e Ronnie, forse più Ronnie che casa.

Andò fuori e lo chiamò, rispose al secondo squillo “Ehi, perchè non rispondevi?” “Perché dormivo, mi sono svegliata poco fa” “Hai la voce strana, è tutto ok?” “Non proprio, ieri sera abbiamo fatto tardi e mi sono ubriacata in maniera spaventosa” “Immagino che adesso ti stia scoppiando la testa” “Un po’ peggio” “Anche Syn si è ubriacato?” “Si, ha vomitato da tutte le parti, ti lascio immaginare” “Bleah” “Già… adesso scusa, ma dovrei dare alla mia voce un ché di decente e chiamare mia madre” “Si, ma, dove sei?” “A casa di un amico” “Mi dai l’indirizzo così arrivo” Earth gli disse l’indirizzo poi lo salutò e chiamò a casa “Si ciao mamma. Noi siamo a casa di Matt, papà si è calmato?” “Non proprio… ma hai bevuto?” “Un po’.. senti ma com’è che è ancora arrabbiato?” “A quanto pare il cosiddetto “Capitan America” si è messo di nuovo in mezzo. Poi il servizio è stato uno schifo e non contenti invece di ringraziarlo si sono lamentati per i danni. Poi la tempesta e il ritardo dell’aereo sono stati la ciliegina sulla torta” “Oh capisco… allora? Che facciamo?” “Se non ci sono problemi per Matt tornate domani mattina. E stasera non ubriacatevi di nuovo. Immagino cosa abbia potuto fare tuo fratello.. per non parlare di te, forse sei anche peggio di lui” “Si, mamma anche io ti voglio bene. Ci vediamo domani mattina” rientrò dentro “Syn, papà è ancora incazzato, mamma dice che dovremmo tornare domani mattina, per trovarlo in uno stato accettabile” “Matt possiamo…” non lo fece finire di parlare che disse “Tu sei come un fratello e poi questa casa è talmente grande… potete rimanere quanto volete” “Grazie Matt” disse Earth “Figurati”.

Un quarto d’ora dopo arrivò Ronnie introdotto da Alfred. Loro tre erano ancora in cucina. Syn con la faccia appoggiata sul bancone di marmo che russava e Earth parlava un po’ con Matt e provava a rimanere lucida. “Ehi Earth” “Oh ciao Ron” disse lei mentre lui le spostava i capelli dalla faccia “Ronnie, lui è Matt; Matt Ronnie” “Ciao” “Ciao. Grazie per esserti…. Occupato di loro” “Ehi!” disse Earth “Mica è una bugia” Syn si alzò di scatto e guardò Ronnie “E tu quando sei arrivato?” “Proprio adesso, ciao Syn” “Ciao Ron. Che ci fai qui?” “Sono qui per te, mi mancavi. Secondo te?” disse sarcastico “Già. Comunque sei proprio il ragazzo di mia sorella. Vaffanculo” “Grazie, Syn” in tutto questo Matt sghignazzava. “Oh mi scoppia la testa!” disse Earth “Aspetta” Ronnie le poggiò le mani ai lati della testa “Guardami negli occhi” le pupille di Ronnie si dilatarono e restrinsero un paio di volte e alle fine Earth non aveva più i postumi della sbornia “Ehi è passato. Ma come hai fatto?” “I postumi della sbornia sono solo uno scherzo del tuo cervello. Basta ipnotizzare la tua mente e la smette di dare fastidio” “Ronnie saresti così gentile da farmi la stessa cosa?” disse Syn “Certo. Togliti gli occhiali da sole e guardami negli occhi” Syn fece come gli aveva detto e le pupille di Ronnie si dilatarono e restrinsero un paio di volte “Ok, fatto” “Cavolo, sei mitico ragazzo!” disse a voce molto più alta in confronto a prima “Non è niente di eccezionale” si sedette sullo sgabello vicino a Earth. Lei gli prese la mano e lo tirò “Noi vi lasciamo, ci vediamo dopo, va bene?” disse lei. Andarono fino alla camera nella quale avevano dormito prima lei e suo fratello.

Earth chiuse a chiave la porta dietro di lui. Quando si voltò Ronnie già la stava baciando, a quanto sembrava avevano avuto la stessa idea. Lei gli saltò in braccio e lui arrivò fino al letto in cui quella notte aveva dormito suo fratello. Non riuscivano a separarsi, fino a che lei non gli slacciò il pantalone. Ronnie si fermò un attimo e la guardò “Non voglio farlo nel letto di uno sconosciuto” Earth roteò gli occhi e poi sbruffò “Ronnie tu sei un po’ troppo problematico” Lui la baciò di nuovo “Mmm, ma se l’avessimo già fatto non ci penserei due volte” le baciava il collo e le labbra in modo diverso da prima, era più languido e caldo, più sexy. “Ah beh, allora andiamo a casa tua” “Ti senti davvero pronta?” “Si” “Sei sicura?” Lei lo abbracciò e si ritrovarono nel letto di Ronnie, in camera sua, sotto le lenzuola. Lui stava sopra di lei. Earth gli sfilò la maglietta e ricominciò a baciarlo. Ronnie gli sbottonò la camicia da uomo e di qualche taglia più grande e poi le sfilò il top di microfibra. La sua mano scivolò sul pantalone e glielo slacciò. Lei se lo sfilò e lo fece scivolare a terra. Poi si rese conto che la porta era  aperta con un gesto della mano troppo forte la fece chiudere e girò la chiave. Earth gli sfilò il pantalone e gli rotolò sopra. Ronnie continuava a baciarla, senza guardare allungò una mano nel cassetto del comodino. Earth aveva capito e lo fermò “Ronnie non serve” “Ma.. come?” “Ti dico io non serve, non rischio di rimanere incinta” Ronnie sorrise “Se lo dici tu” e si ridiedero al romanticismo, carezze baci e si tolsero gli ultimi indumenti rimasti. A quel punto però Earth si irrigidì. Quando la mano di Ronnie sfiorò la sua coscia del tutto nuda e sentì il suo corpo caldo sopra il suo. “Che c’è?” “Ronnie ho… mi sento stupida, ma.. ho un po’ paura” “Ssh, farò il più piano possibile. Se ti faccio troppo male basta che lo dici e mi fermo, non ci sono problemi” lei sorrise e si calmò un po’, dopo qualche minuto Ronnie sorrise “Earth, lo so che è una frase orribile, che non si può sentire, ma devi aprire le gambe” disse sorridendo. Le poggiò una mano sulla coscia e delicatamente, insieme a lei, le sposto. Continuava a sussurrarle di stare calma e di rilassarsi, la carezzava dolcemente, la baciava e continuò per tutto il tempo. Earth sentì qualcosa rompersi, dentro, ma non fu tragico come pensava, anzi fu quasi piacevole. Continuava a stringere le spalle di Ronnie. Adorava sentire il suo corpo contro il suo.

Quando finì Ronnie le sussurrò sulle labbra “Lo vedi? Non mi è sembrato sia andato male. Adesso se vuoi, possiamo farlo davvero” a quel punto Earth gli rotolò sopra e questa volta fu ben diverso, continuavano a intrecciarsi, furono un po’ meno romantici, ma non per questo aveva qualcosa in meno in confronto a prima, anzi era stato molto meglio.

Quando la furia della passione fu spenta rimasero nel letto a sfiorarsi, parlare, baciarsi. Ronnie le salì sopra, intrecciò le mani con le sue, la baciò, separò le labbra dalle sue e fissandola negli occhi con uno sguardo liquido e sorridente “Ti amo” lei sorrise e strinse la sua testa sul petto. Gli carezzò i capelli, poggiò la testa sulla sua e a quel punto sussurrò “Anche io ti amo”. Lui sollevò la testa, sorrise e la baciò.

Più di due ore dopo, tornarono nella camera degli ospiti di Matt e poi scesero al piano di sotto. Syn non c’era trovarono Matt e Charlotte che si baciavano “Oh scusate!” disse Earth entrando “Oh Earth, no figurati. Se cerchi tuo fratello ha chiamato tua madre e ha detto che potevate tornare. Lui ormai è già là” “Grazie adesso vado anche io. Ha già preso tutto lui?” “Si tranquilla” “Ok allora ci vediamo, ciao Matt, ciao Charlotte” e uscirono fuori dalla porta in cucina. “Mi riaccompagni?” disse Earth a Ronnie “Certo” le poggiò una mano su un fianco, con un dito nei jeans e a quel punto sorrise “Mi sa che ti sei dimenticata qualcosa a casa mia” “Ahahahaha! Mi sa proprio di si. Che sbadata” Ronnie poggiò la testa sulla sua “Oh figurati. Eri concentrata su bel altro” disse con un sorriso malizioso. “Quando hai finito di darti delle arie me lo dici” disse lei scherzando e poggiandosi alla macchina di Ronnie. Lui le si avvicinò “Con questo di certo non sto dicendo che io ero bello lucido. Quando sono con te non sono mai lucido, mi fai sempre impazzire, anche da vestita. Anzi con i vestiti addosso mi fai impazzire anche di più, perché spero di toglierteli appena possibile” “Oh beh, mi sa che per oggi basta cosi, no? Su dai riaccompagnami” si separarono ed entrarono in macchina. Ronnie la riaccompagnò a casa sua, la baciò senza scendere dalla macchina e se ne andò.

Earth entrò in casa tutta tranquilla “Buongiorno papà, finalmente ci siamo calmati, eh?” “Già, ci ho messo un po’ questa volta. Lo stress fa brutti scherzi” stava leggendo il giornale, quando il suo cercapersone suonò “Oh che divertente, mi aspetta un'altra bella nottata di lavoro. Yeee! Ci si vede ragazzi” disse mentre correva nello studio che poi portava al covo “Ciao pà” dissero loro in coro. “Salve ragazzi, come è andata in questi giorni?” chiese la mamma “Normale. Hai visto che finalmente ci siamo fatti il nostro famoso tatuaggio?” disse Syn togliendosi la maglietta. Mentre Gates si fece osservare dalla madre, squillò anche il suo cercapersone “La mia vacanza è ufficialmente finita! Ci vediamo domani mattina. Ciao ragazze!” disse correndo anche lui nello studio che quando stava a casa era anche suo.

“Ciao Syn” dissero loro due in coro. Rimasero in cucina, a guardarsi in faccia. “Allora, hanno occupato la scuola eh?” “Si, si ritorna lunedì, fra tre giorni” “Perché hanno occupato?” “Problemi con la mensa. Qualche ragazzo è finito all’ospedale, ma a quanto pare sono riusciti ad accordarsi con la preside ed è quasi finita” disse tranquilla. La madre la scrutò attentamente “Mmm, parlando con te a telefono pensavo fossi sotto effetto di postumi della sbornia” “Tutto passato!” “Meno male perc…” suonò anche il suo cerca persone. Earth schioccò le dita e la valigia di sua madre si materializzò già piena “Dove vuoi che ti faccia materializzare?” “Oh grazie cara! È un emergenza” “Figurati. Allora?” “Solito” “Va bene. Ci vediamo fra tre settimane, ti voglio bene mamma” “Anche io tesoro” e scomparve. Earth si guardò le mani e disse, senza un minimo di entusiasmo “E viva i super eroi”.

 

La scuola ricominciò insieme a tutte le interrogazioni i prof rompiscatole le cheerleader che continuavano con i loro insulsi cori, gli amici e Ronnie. Per lui a scuola non era per niente semplice. Tutti lo vedevano come il figlio di Psyco e questo non era una passeggiata. Giravano un sacco di voci anche su di lui, del tipo che spacciava, o che era d’accordo con il padre per farlo evadere e che adesso anche Earth era d’accordo con loro.

 

I giorni passavano, Syn tornò al suo lavoro, per poi tornare di nuovo, per poi andarsene di nuovo e così erano passati due anni, in un batter d’occhio. Earth era al terzo anno e Ronnie al quinto.

Erano più di tre mesi che Syn non si faceva vedere, infatti un giorno, durante l’intervallo arrivò a scuola. La scena fu pazzesca, non ci fu una sola persona che non si girò a guardarlo. Non trovando la sorella si fermò vicino a Ronnie e lo salutò. Tutti li guardavano. Ronnie gli disse che Earth era in palestra. C’erano gli incontri. Syn andò a sedersi sugli spalti, si tolse gli occhiali da sole, il giubbotto e si buttò a palla di cannone sul campo. Interruppero l’incontro. “Peace? Peace! Esci dal campo!” gli urlò il professore “Oh salve! Chi non muore si rivede, eh? Come ve la passate? Adesso non potete più espellermi” “Gates esci dal campo!!!!” c’è da dire Boomer aveva le corde vocali molto potenti. Era quello il suo potere, ma a Syn non faceva niente. Quando finì di urlare “Oh vi ricordavo un po’ più potente, beh come dice quel detto? Chi lo sa fare lo fa, chi non lo sa fare lo insegna. Ci si rivede prof, Cercavo la preside” “Gates Peace!” arrivò la preside sul campo “Oh, è incantevole come sempre” “Che ne pensi di andare nel mio ufficio?” “Quanto tempo che non sentivo queste parole”  uscirono dal campo. “Oh preside Powers, è sempre incantevole” “E tu sei sempre il solito. Come mai questa visita? Ricordo ancora il nostro ultimo incontro” Alla cerimonia del diploma Syn saltò sul palco e lo sfondò facendo andare tutti a terra. “Quello rimarrà nella storia. Ero venuto solo a ritirare mia sorella prima” “Hai il permesso firmato dai tuoi genitori?” “Eccolo” “Ho qualche dubbio sulla sua autenticità” “Beh, mandarlo in Africa e poi farlo tornare indietro era un po’ troppo complicato” “Syn, mi dispiace ma non puoi ritirare tua sorella” “Oh vabbè, io ci ho provato. Almeno posso andare ad assistere agli incontri? Manca poco alla fine delle lezioni, no?” “Questo puoi farlo” “Oh grazie! Penso che ci rivedremo ancora” “Oh Gates, non so se questa sia una fortuna o una sfortuna” “Oh Eliza, mi offendo se dici così” disse sbatacchiando gli occhi e sfoderando uno sguardo sexy, che se fosse stata una ragazza non avrebbe mai potuto resistergli “Fuori dal mio ufficio prima che non ti faccia cacciare dalla mia scuola!” Si alzò e puntò il dito verso la porta. Syn riprese il foglio e con le mani alzate e in vista uscì dallo studio sorridendo. In otto anni non era cambiato niente. Andò fra gli spalti e lì trovò Ronnie. Andò a sedersi vicino a lui. “Ehi amico” “Oh ciao” “Quand’è che tocca alla mia sorellina?” “E’ il penultimo incontro” “E quanti ne mancano prima che tocchi a lei?” “Mm,” scrutò il tabellone “..due” “Oh finalmente la vedo in azione con qualcun altro che non sia io” “In verità lei non si diverte nemmeno con gli incontri a scuola, ma visto che portano crediti” “Io ne feci uno il primo anno. Mandai all’ospedale uno del quinto. Mi vietarono di farne altri. Allora non valevano come crediti scolastici. Tanto nemmeno mi piaceva” “Ma i ragazzi vanno in continuazione all’ospedale per via di questo. Perchè a te vietarono di fare altri incontri?” “Perchè lo feci volontariamente e non mi vergognai di dirlo” Ronnie cominciò a ridere “Era uno sbruffone e continuava a rompere le scatole. E in più mi chiamava Brian” Ronnie rimase perplesso “Il mio secondo nome è Brian. Anche Earth ha un secondo nome, Alice, ma non provare mai a chiamarla così. Odiamo il nostro secondo nome. Sono troppo comuni” “Già, non possono reggere il confronto con Cancelli e Mondo” “Esattamente” Suonò la campana e cominciò un altro incontro “Ah! Ai miei tempi eravamo molto meglio di così” “Io ne faccio qualcuno, ogni tanto, giusto per i voti, ma sono una tale rottura” “Si, e poi sappi che la vita reale non è così. Nessun cattivo aspetta il suono di una campanella per provare ad ucciderti e a volte le persone, dopo che le hai salvate non ti dicono nemmeno grazie. Meno male che c’è lo stato che ci paga. Poi se sei fortunato e salvi una bella ragazza potrebbe anche ringraziarti lei. Sai, il trucco da corvo fa davvero effetto sulle ragazze” “Ahah, me ne ricorderò quando tua sorella mi mollerà” “Naaa, non ti mollerà” “Perché ne sei così sicuro?” “Perché sei il suo unico ragazzo che abbia vagliato la porta della sua camera e ne sia uscito integro” “In effetti non sono proprio integro….” Si rese conto che non era il caso di parlare dei graffi che le aveva lasciato da tutte parti, visto quando glieli aveva lasciati “Ma lasciamo stare. Che ci fai qui?” “Volevo ritirare la mia sorellina, ma non me l’hanno permesso. Ti darei un passaggio, ma sono con la moto” “Figurati, prendo l’autobus” Suonò di nuovo la campana. “Oh ma andiamo! Possibile che in questa scuola non ci sia nessuno di interessante a parte tu e Earth? Ma dai! Io e i miei amici dominavamo la scuola! Mi hanno espulso sei volte! Eravamo la rabbia dei ragazzi e il sogno segreto delle ragazze! Possibile che adesso dominino i tizi con i capelli da emo, vestiti di marca e figli di papà? Da quand’è che questo fa figo?” “Da che ci sono io, sempre. Poi non saprei” “Oh! Possibile che siano tutti così….. limpidi?” disse guardandosi intorno “Secondo me si ubriacano con una bottiglia di birra e non hanno mai fatto sesso!” “Ahahaha! Come mai tutta questa rabbia verso la società borghese?” “Perchè è ridicola! Anche io vivo in una casa grande e guido una bella macchina, ma andiamo! Suono la chitarra elettrica, mi vesto in modo assurdo e i miei capelli sfidano la gravità! Ho più tatuaggio io di tutti i guns n roses messi insieme e sono l’incubo di tutti i padri che hanno una figlia” suonò di nuovo la campana. “Ehi tocca a Earth” Da un lato uscì Earth e dall’altro un tizio di colore che era una montagna, Tyler, studente del quinto anno, quaterback della squadra di rugby della scuola, senza l’imbracatura. Lui era il cattivo. Quando suonò la campana, Tyler cominciò a tremare e meno di un attimo dopo diventò un enorme lupo grigio piombo con gli occhi rossi e la bava alla bocca. Si tuffò in avanti ed Earth scomparve. Gli riapparve sulla schiena. Lo afferrò per la testa e lo sbatté a terra. Poi lo prese per una zampa posteriore e dopo un giro per aria lo mandò contro il vetro. A quel punto con un salto recuperò il manichino, atterrò con una capriola, lo poggiò a terra e se ne andò. Ronnie sorrise, ci era abituato, Synyster no. Vista da fuori faceva davvero paura. “Aspetta qua, devo chiedere una cosa al prof.” si ributtò sul campo “Ehi prof! possiamo fare un ultimo incontro?” “Gates non sei più in questa scuola!” “Ma dai prof! in memoria del nostro piccolo segreto” e gli strizzò l’occhio sorridendo. Il prof sgranò gli occhi diventò paonazzo “Oh e va bene!” “Grazie! Solo un attimo!” andò negli spogliatoi dove c’era sua sorella “Ehi Hippie! Ti va di umiliare tuo fratello in pubblico?” “Certo!” Earth era il cattivo. Sugli spalti non c’era più nessuno. Tranne Ronnie. Il prof suonò la campana. Earth si fiondò sul fratello, ma Syn era diventato di metallo e scivolò di pochi centimetri sul pavimento. Afferrò la sorella per le spalle e la sbatté contro il muro. Si tuffò a prendere il cittadino e Earth gli cambiò la traiettoria saltandogli addosso. Syn le scivolò dalle mani e riuscì a prendere il cittadino un secondo prima che suonasse il tempo. “Prof! mi da il video?” dalla postazione del prof partì un dischetto. Syn e Earth con un balzo saltarono la protezione e si ritrovarono sugli spalti e poi uscirono tutti e tre insieme. Camminavano tutti e tre uno vicino all’altro. E tutti si voltavano a guardarli sbalorditi. Ronnie li accompagnò fino alla moto di Syn. Poi salutò Earth come loro solito e poi se ne andò. “Certo che ci andate giù pesante” “Syn, come va con Michelle?” Syn ricordò l’ultima volta che l’aveva vista, tre mesi fa e che la situazione era beh, di amicizia. “Ok sto zitto”. Salirono sulla moto volante di Syn e se ne andarono.

“Syn, mi spieghi come fai sempre a battermi?” “Semplicemente perché io lavoro nel mondo reale. Dove nessuno ci va piano con te. Ma aspetta che ti diplomi e che cominci a lavorare anche tu e vedrai” “Tanto mancano solo due anni” calò il silenzio

“Syn” “Si?” “Mi sei mancato” disse lei in modo affettuoso e seriamente  “Anche tu” rispose lui dolcemente. Arrivarono a casa, era completamente deserta “Allora Hippie, hai programmi per il pomeriggio?” “Qualche compito, ma niente di ché.. perché?” “Perché avevo intenzione di…” fu interrotto dal suo cercapersone “Ok, come non detto, ci vediamo domani pomeriggio” le diede un bacio in testa “Ti voglio bene” e se ne andò. Earth rimase lì, come ogni volta a contemplare il vuoto della solitudine.

Si mise a fare i compiti, poi prese il blocco da disegno pensando ad un qualche nuovo tatuaggio. In due anni ne aveva fatti altri tre. Di questi a uno la aveva accompagnato Ronnie, a un altro Syn e l’altro ancora Erin. Anche se forse non si direbbe erano molto legate e a volte si muovevano in simbiosi e pensavano le stesse cose, il loro legame si era rafforzato maggiormente nell’ultimo anno, nel quale avevano passato parecchio tempo insieme. Lei intanto si era messa con Stefan e continuavano a stare insieme da un anno, perchè oltre che essere innamorati erano amici, e parlavano davvero di tutto anche cose del tipo: “Ma sai che tizia/o è davvero carina/o?” 

Earth era china sul foglio alla fine ne uscì una splendida onda azzurra che si dissolveva in una fiamma e viceversa. Era come se si inseguissero si toccassero e a quel punto tutte e due scomparissero: rappresentavano i suoi genitori. Era un cerchio. L’avrebbe fatta dietro al collo. Avrebbe solo dovuto prendere l’appuntamento da Freddy. Lo chiamò subito, ma il primo spazio libero lo aveva Lunedì e quel giorno era Martedì. Per Earth non c’erano problemi, non aveva fretta.

Continuava a guardare il disegno, ma non la convinceva. Suonarono alla porta, era Erin, non era una sorpresa, si erano messe d’accordo prima. Earth lasciò il disegno là e andò ad aprire.

Erin era su di giri perché avrebbero fatto il piercing oggi, sempre da Freddy, solo che non era lui che li faceva ma sua sorella, Cassidy. Anche lei aveva di superpoteri riusciva a far cambiare stato ai liquidi, ma come potere non le era mai piaciuto e quindi non lo aveva coltivato più di tanto. Lei lavorava con il fratello, e spesso e volentieri faceva tatuaggi anche lei, ma lei era più che altro addetta ai piercing.

Earth aveva intenzione di farlo al naso (come già lo avevano Syn e Ronnie), Erin invece sulla lingua.

Andò tutto perfettamente, non ci furono problemi con i pircing e Earth fece cicatrizzare subito anche quello di Erin, fecero qualche foto per ricordarsi un po’ di tutto, quasi sicuramente sarebbero finite su face book, visto che Erin era un po’ fissata. Anche Earth per un periodo andò in fissa per fb, ma non gli durò molto. Quando si salutarono si erano fatte le sette. Earth tornò a casa, dove non c’era nemmeno un anima, come al solito, del resto.

Fece qualche altro disegno, si ritrovò a fare un ritratto a Ronnie. stava disegnando quando si ricordò del cd di Matt. Lo mise nello stereo perché quel silenzio era assordante. Aveva diviso per bene tutte le tracce, anche se all’inizio e alla fine di ognuna si sentiva parlare ridere e fare i cretini.

C’erano anche le varie improvvisazioni.

C’era tutto, si sentiva anche Syn che sbraitava in Little peice of heaven, quando Earth gli da là palettata con il basso. Era bellissimo.

Continuò a disegnare.

Finito il ritratto di Ronnie ne fece uno a Syn. Poi le venne in mente che per il compleanno di sua madre, che era a luglio (intanto loro erano a inizio marzo) avrebbe potuto fare il quadro di quella foto sul caminetto. Doveva procurarsi la tela. Voleva farlo bello grande. Sarebbe stato benissimo su quella parete nel salotto, c’erano delle foto di lei e Syn da piccoli, ma le avrebbero spostate. Voleva farlo bello grande, tipo un metro e mezzo per due metri. Avrebbe prima di tutto dovuto comprare la tela, fare il disegno, costruire il telaio, montarlo e poi dipingerlo. Prese il blocco e cominciò subito a fare uno schizzo. Non aveva mai fatto un quadro così grande. Il giorno dopo avrebbe già dovuto comprare la tela e ordinare i colori. Fare un quadro così grande non è per niente semplice. Avrebbe dovuto prima fare per bene tutto lo sfondo, farlo asciugare, disegnarci sopra, dipingerci  e poi farlo asciugare e così via, procedendo per strati. Non lo avrebbe fatto incorniciare, le piacevano di più senza cornice. Mentre prendeva le misure e faceva progetti si fecero quasi le undici. Smontò tutto e se ne andò a letto.

Il giorno dopo sembrò una giornata tranquilla, di quelle che la mattina non ti aspetti niente.

Passò a prendere Ronnie e poi si materializzavano davanti alla scuola come facevano già da parecchio tempo. Si salutarono nel corridoio visto che sarebbero dovuti andare in due parti separate della scuola e andarono ognuno alle sue lezioni.

Earth aveva il compito di storia e l’interrogazione di letteratura. Verso la quarta ora, mentre veniva interrogata bussò alla porta la bidella. La prof la fece entrare e mandò Earth a posto. La bidella bisbigliò qualcosa nell’orecchio della prof, con la faccia preoccupata. A Earth sembrò che la prof la guardasse per un attimo. Alla fine annuì. La bidella si voltò verso Earth e disse “Cara, puoi venire un attimo?” “Em, io?” “Si, tu” “Prof posso..?” “Si, vai” avevano tutte e due lo sguardo vagamente triste e compassionevole.

La bidella chiuse la porta dietro di sé e si voltò verso Earth “Oh cara. È venuto tuo fratello a prenderti” “Ma, se ieri non glielo hanno permesso” “Oggi invece si, prendi le tue cose, ti aspetta nel corridoio” Earth rientrò in classe alquanto perplessa. Prese tutte le sue cose sul banco “Prof ha detto la bidella che..” non  la fece finire “Si vai, tranquilla” “Ok, allora arrivederci” e uscì con il libro in mano e la tracolla.

Andò al suo armadietto prese la giacca e un paio di libri e andò nel corridoio, la bidella la accompagnò fino al corridoio, poi se ne andò.

Synyster era lì. La cosa che la colpì per prima fu il fatto che avesse addosso i vestiti che usava quando “lavorava” la faccia ancora bianca con un sacco di strisce e sbavature. Poi si rese conto della faccia sconvolta “Ehi Syn, tutto okay?” la guardò in faccia e gli scappò una lacrima, forse l’ennesima a giudicare dalla faccia. “Syn ma che diamine è successo?” Earth cominciava ad avere paura.

Syn fece un respiro profondo, tirò su col naso e poi con la voce tremolante disse “Earth la mamma è…” e non riuscì a completare la frase. Earth si spaventò “Syn parla chiaro!” “Earth gli è crollato un pozzo addosso!” disse tutto di un fiato. Earth si morse il labbro. Fu come una martellata nel petto. Indietreggiò di un paio di passi. Scoppiò a ridere in modo isterico, prima di cominciare a piangere. Le ginocchia le cedettero e diede un pugno sul pavimento che si modificò sotto la sua forza, sembrava una pietra lanciata in un vetro troppo spesso. Un rotondo era il suo pugno e tutte crepe circolari partivano da questo rotondo. La lacrime le annebbiavano la vista. Colpì di nuovo il pavimento. A quel punto Syn la afferrò e la strinse forte e scivolarono tutti e due per terra, in lacrime.

Dopo una decina di minuti così finalmente furono in grado di parlare “Syn e adesso?” “Non lo so, ancora non ho sentito papà” “Forse dovremmo andare da lui” “Ce la fai?” “Si, penso di si” balbettò.

Fece un respiro profondo strinse la mano del fratello e si concentrò alla ricerca del padre, lo trovò in New Jersey, a Trenton, immobile su un palazzo, a guardare il nulla. Earth strinse gli occhi e si ritrovarono inginocchiati sul tetto di questo palazzo. “Papà!” lui si voltò e gli corse incontro. Si abbracciarono tutti e tre. Era la prima volta che Earth vedeva suo padre e suo fratello così. Syn per Michelle aveva versato qualche lacrima silenziosa, ma niente di più davanti a lei. Warren invece, lo aveva visto in tanti modi, ma disperato e triste mai. “Papà, adesso cosa facciamo” Warren ci pensò un po’ su, guardando in faccia ai figli. “Penso proprio che io debba andare là” “Se vai tu, vengo anche io” disse Synyster “E io di certo non rimango qua” “Non se ne parla nemmeno” disse Warren “Invece siamo noi che questa volta diciamo non se ne parla nemmeno. Noi veniamo là” disse Synyster provando a darsi un po’ di contegno e tirando su anche la sorella. “Su, andiamo a casa. Poi partiamo” Warren si avviò verso l’uscita sul tetto “Papà facciamo prima così” “Così come?” Disse Warren, troppo stanco per guardare in faccia la figlia. Syn afferrò la mano del padre e poi quella della sorella e istantaneamente si ritrovarono ne salotto di casa loro. “Ah, vero” si guadò intorno “Allora preparate i bagagli. Si parte” erano giusto un paio di cambi. Earth prese la tracolla che usava a scuola, tolse libri e astuccio e ci mise tutto dentro a caso, senza vedere davvero. Poi tornò giù. Come al solito era la prima. Poco dopo scese anche Syn che si era lavato la faccia, ma non si era cambiato. Aveva i vestiti stracciati per via di una qualche battaglia con una bestia che gli aveva lasciato grosse artigliate sul pantalone, una sul petto e sulle braccia. “Ho lasciato la moto davanti alla scuola. Fra l’altro con le chiavi nel quadro” disse Syn distrattamente “Allora avverto Ronnie” prese il telefono. E gli mandò un messaggio alquanto freddo e impersonale “Hey, nel parcheggio della scuola c’è la moto di Synyster, torna a casa con quella. Non aspettarmi. Poi ti chiamo. Ciao” e spense il cellulare. A quel punto scese anche Warren con una borsa verde militare. “Allora, sai… dov’è?” disse Warren. Earth annuì a fatica. Warren ingoiò in groppo e a stento riuscì a dire “Ok, andiamo” si presero tutti e tre per mano e si ritrovarono in Africa. Era buio e faceva caldissimo, non si respirava e c’erano molte persone che correvano. Seguirono con passo incerto la gente che correva. Earth provò a capire i loro pensieri “Stanno andando al pozzo! Seguiamoli!” urlò. Cominciarono a correre nella folla. Ad un certo punto Syn sorpassò Earth allora lei si avvicinò al padre e gli prese la mano. Si trovarono molto più avanti, vicino a Syn. Warren correva trascinato dalla figlia. Ad un certo punto Syn si fermò di colpo e anche Earth però con più attenzione per via del padre. Dal loro punto si vedeva il grandissimo pozzo che sembrava cacciasse fumo, ma era polvere e detriti.

Alla destra di Syn c’erano delle tende gialline e lì sentirono delle persone parlare in inglese. Si avvicinarono, ma erano tutti super indaffarati. Syn provò a fermare qualcuno, ma nessuno gli diede ascolto, l’ennesimo che lo scansò, Syn lo afferrò per la maglia e lo sollevò “Porca puttana qualcuno mi risponda! C’è gente la sotto?” “E voi chi siete?” “Non importa rispondimi!” gli urlò Syn in faccia “Gates non urlare! Lo spaventi!” gli ringhiò Earth addosso “Stai zitta!” gli gridò e poi tornò al povero malcapitato “Allora! Rispondi o da qui non esci vivo” “Si, una donna, ma è morta” Syn cambiò colore e lasciò cadere il tizio per terra. Per non cadere anche lui dovette reggersi al tavolino e alla fine stava cadendo lo stesso, lo sorresse il padre. Earth si avvicinò la tizio, provando a parlare fra i singhiozzi “L’avete tirata fuori?” “No” “Allora come fate a sapere che è…?” non riusciva nemmeno a pronunciare quella parola. “Ce lo ha detto lei, con il Walkie Tolkie. È crollato il pozzo e dopo poco, mentre ansimava si è spenta. Ma voi chi siete?” “Figli e marito di lei” disse Syn mentre ricominciava a piangere. Earth era a ginocchia per terra e fissava il pavimento ad occhi sgranati. Rivide tutti i pochi ricordi belli e brutti vissuti intensamente con sua madre. Continuava a singhiozzare anche se dai suoi occhi scorrevano solo poche lacrime. Ad un certo punto pensò a quello che avrebbe fatto Elisabeth. Tirò su col naso, lasciò cadere la borsa vicino a quella di Syn e con gli occhi ancora bagnati uscì dalla tenda con passo sicuro. Syn alzò la testa e poi la seguì.

Lo stesso fece anche Warren “Earth!” urlò in modo quasi demoniaco “Che fai!” “Vado a recuperare mia madre!” urlò e poi in silenzio aggiunse “o quello che ne rimane”. Syn la afferrò per un braccio “Che hai intenzione di fare?” “Scendere. Se non lo faccio io toccherà a qualche poveraccio. Non voglio che qualcuno rischi” “Non ce la puoi fare da sola. Vengo anche io” “Io di certo non resto qui” “Papà è pericoloso” “Lo so. Andiamo” Earth guardò prima il padre e poi Syn. Non volevano che Warren rischiasse. Gates diventò completamente di metallo Earth cominciò a correre come il fratello verso la bocca del pozzo. Arrivati sul ciglio si buttarono stendendo le braccia e tenendo i piedi uniti, come un qualche atleta che si tuffa da una scogliera. Qualcuno urlò qualcosa, ma loro di certo non se ne preoccuparono. Earth si mise in contatto con Syn telepaticamente e comunicarono così per tutto il tempo “Syn, è pieno d’acqua. Appena il tuo naso entra ti usciranno le branchie, ok?” “Perfetto. Tu però blocca il flusso d’acqua così non continuerà ad aumentare” “Va bene. Poi come facciamo?” Syn ci rimuginò su parecchio “Allora, ci sono. Aumenta la mia forza. Tu rimarrai più vicino all’esterno così io ti lancerò i pezzi di cemento e pietre e tu li metterai fuori. Dentro sarebbero d’intralcio. Non è che puoi farmi un po’ di luce?” “Certo” Tutti e due entrarono in acqua e toccarono in fondo con una botta fortissima. Una persona normale sarebbe certamente morta.

A Syn uscirono le branchie e andò sotto, sperando che riuscisse a fare o vedere qualcosa già così, ma niente. Riemerse dopo poco “Earth così non si vede niente” Earth uscì dall’acqua, sospesa in aria. Deviò il fiume verso in suo corso originale e l’acqua si fermò e non aumentò più. Poi aumentò la forza del fratello. Dopo di ché, cominciò a spargere delle fiamme che davano luce, ma che non bruciavano e ne sparse diverse anche sotto l’acqua. Volando raggiunse l’estremità esterna del pozzo “Syn vai pure” da sotto continuavano ad arrivare pezzi e crostoni davvero enormi. Earth li faceva volare in ordine uno sopra l’altro. Improvvisamente si rese conto di essere ripresa da una telecamera della BBC così fece apparire il trucco da corvo sulla sua faccia e anche su quella del fratello. L’acqua non lo avrebbe sciolto, non si sarebbe cancellato fino a quando non l’avesse voluto lei. Ad un certo punto non arrivarono più detriti, quindi scese di nuovo. Syn era sott’acqua cercando qualcosa. Aveva cominciato a spostare i detriti a poggiarli contro le pareti che minacciavano di cedere “Syn, sei in modalità indistruttibile?” “Si, perché?” “Perché quei muri non mi piacciono” “Puoi in qualche modo.. saldarli?” “Adesso provo” Earth provò a tenerli insieme in qualche modo, con del cemento creato sul momento e che faceva asciugare in pochi istanti. Riempì tutte le crepe e poi tornò a cercare con il fratello. Scavavano fra i detriti in due punti distanti. 

Dopo quasi mezz’ora, mentre Syn scavava, si trovò una mano bianca e delicata che usciva da sotto la fanghiglia “Earth!” La sorella capì subito e si precipitò affianco al fratello, nuotando il più veloce possibile. Quel pozzo era enorme. Cominciarono a scavare con le mani. Earth spostò l’ennesimo crostone di muro che aveva impedito alla madre di scappare e l’aveva affondata nel fango per ore, fino a quando non erano arrivati loro, a recuperarla, ormai troppo tardi. Se non fosse stato per l’enorme squarcio, più ché ferita, nell’addome avrebbero potuto pensare che dormisse. Nessuno dei due aveva il coraggio di dire, o in questo caso, pensare niente. Uscirono dall’acqua, Syn teneva in braccio la madre. “Earth so che non servirà a niente, ma ti prego risanala, non posso vederla così” Earth, con gli occhi sgranati si limitò ad annuire. Le risanò l’enorme squarcio che aveva nell’addome. Provò a svuotarle i polmoni e i vari organi da tutto lo schifo che aveva ingoiato. Provò a riavviare il cuore più volte fino a scoppiare in lacrime “Earth! E’ morta! Non puoi fare niente! Torniamo sopra” Earth piangendo in disperazione strinse il braccio del fratello e si materializzarono fuori, in un piccolo spazio libero da tutte le persone. Syn prese sua madre in braccio e camminò fino al punto in cui si erano tuffati, dove era rimasto suo padre. Tutto gocciolante e ormai a corto di lacrime andò in contro a Warren che gli prese Elisabeth dalle braccia. Earth aveva seguito il fratello “Papà abbiamo provato in tutti i modi a…” e scoppiò a piangere di nuovo. Syn abbracciò la sorella. A quel punto i giornalisti gli si buttarono addosso, in caccia di notizie. Continuavano a sparare domande a raffica, ma Syn continuava ad ignorarli e a stringere forte Earth che continuava a piangere sul suo petto. Qualcun gli mise una coperta addosso e Syn la strinse sulle spalle della sorella. Gli carezzava la testa e la cullava. Le alzò il viso “Andiamo di là?” le sussurrò dolcemente. Lei si limitò ad annuire. Gates le strinse un braccio attorno alle spalle e camminò attraverso la gente e i giornalisti, come se non ci fossero. Lui lo avevano riconosciuto, logicamente ma continuavano chiedere chi fosse la ragazzina terrorizzata e la donna recuperata. “Synyster! Chi era quella donna?” era la domanda che ripetevano più di frequente. Andarono nella tenda dove erano stati prima. Adesso c’era Elisabeth stesa su un tavolo e Warren che le sfiorava la fronte con un dito. Earth poggiò una mano sulla spalla del padre “Papà, torniamo a casa” Lui annuì e tutti e quattro scomparirono.

 

Chissà come mai quel giorno pioveva. Era come a completamento dell’opera, mentre la bara veniva calata, il temporale che li aveva minacciati da quella mattina era finalmente arrivato. Erano i primi giorni di marzo e l’acqua scendeva giù a secchi. Tutti aprirono gli ombrelli, tranne loro tre, che rimasero immobili e impalati a guardare la bara di legno scuro che veniva calata nella terra.

C’era stato qualcuno che aveva provato ad abbracciarli e tirarli sotto l’ombrello, ma loro non si erano nemmeno voltati. Chissà chi era stato.

Nessuno dei tre piangeva, ma la faccia della più giovane era rigata dal nero della matita che colava per via dell’acqua. La bara toccò delicatamente il suolo e poi venne ricoperta di terra. Loro tre non si muovevano. A stento chiudevano gli occhi e li riaprivano.

Immobili, con lo sguardo vacuo, sembravano le statue di cera di loro stessi.

Quando il livello di terra raggiunse quello di tutta la zona circostante, l’incanto si ruppe e tornarono a muoversi, si lasciarono tirare via da qualcuno, sotto l’ombrello e senza nemmeno rendersene conto si erano ritrovati a casa. Una casa troppo silenziosa, in cui Earth sembrò vedere un ambiente ostile e freddo che non le era mai appartenuto. Andò a togliersi i vestiti bagnati e mettere qualcosa di asciutto. Una volta tanto si vesti ad una velocità umana.

Ando in bagno per lavarsi la faccia, ma quando vide l’acqua scorrere dal lavandino cominciò a piangere di nuovo. Syn arrivò immediatamente ad abbracciarla. Anche lui si stava cambiando, per questo aveva addosso una maglietta asciutta e stava in mutande “Ssh è tutto ok, è solo acqua” “Lo so! È questo il problema!”.

Le carezzò la testa e la dondolò come ormai faceva tantissime volte da tre giorni “Su, non puoi fare un dramma ogni volta che devi lavarti la faccia” “E se fosse quell’acqua? Non posso sopportare l’idea di lavarmi con quell’acqua” Syn le prese la testa fra le mani e la guardò negli occhi “Earth non schivare il mio sguardo” disse quando lei si mise a fissare il pavimento “Earth lo so che tu sei forte. Earth, dobbiamo andare avanti. Le persone muoiono. Un giorno capiterà a me e anche a te. Potrà essere sul lavoro o potrà essere quando ormai saremo vecchi, non possiamo saperlo. Ma non si può vivere nella paura di morire da un momento all’altro. Pensa che stava facendo la cosa che più amava oltre a noi. È morta costruendo un mondo migliore. Sedici pozzi. C’è moltissima gente che le deve la vita. Earth, lei sapeva quello che rischiava, ma lo ha fatto lo stesso, pur non avendo poteri come tuoi o miei. Lei avrebbe trovato la forza di andare avanti. Dobbiamo farlo per lei. Earth il nostro è un dono e dobbiamo metterlo a disposizione degli altri. Noi siamo nati per questo. Non so te, ma io la sento questa vocazione. E non fa niente se nessuno ci dice grazie, perchè pure non dimostrandocelo, noi sappiamo di aver contribuito. E se non ci siamo riusciti, pazienza, ma potremo dire di averci almeno provato” le asciugò le lacrime.

Earth venne davvero rincuorata dalle parole del fratello. Si, doveva guardare avanti. Tornare a vivere. Doveva asciugare il telefono, o almeno la scheda SIM e avvertire gli altri che era viva. Domani sarebbe tornata a scuola.

Mentre Syn usciva dal bagno Earth lo guardò “Syn, sai una cosa?” “Cosa?” “Questa non mi sembra proprio farina del tuo sacco” Syn rise “Mi hai beccato, infatti non lo è. È di Elisabeth. Mi disse una cosa molto simile quando ero io ad essere in crisi” Syn non lo avrebbe mai dimenticato. Quando sua madre dopo averlo sbatacchiato nella doccia ed essersi assicurata che era lucido gli disse quasi la stessa cosa, con lo stesso tono e lo stesso sguardo che aveva usato lui con la sorella.

Dal piano di sotto, Warren aveva sentito tutto. Si stupì di quanto fosse maturo Synyster, anche se non lo dimostrava praticamente mai, e di quanto fosse vulnerabile Earth.

Salì al piano di sopra. Bussò alla porta del bagno. “Si papà entra” aprì la porta e trovò la figlia che si asciugava la faccia. Finalmente era riuscita a sconfiggere la sua paura. “Earth, io… non so cosa dire” accennò un sorriso, Warren non era mai stato un granché con i discorsi “Papà, se vuoi saperlo non sto bene, ma riuscirò a tornare la stessa di prima” Earth posò l’asciugamano e sia avvicinò al padre “Ma tu? Come stai” “Beh, sono stato meglio” sorrise amaramente “Ma riuscirò ad andare avanti, grazie a te e a tuo fratello” prese la figlia e la abbracciò.

Finalmente tutti e due cominciavano ad avere una parvenza di lucidità psicologica, che fino a poco prima sembrava essersi totalmente dissolta “L’importante è distrarsi. Alla prima missione io vado. Dirò all’agenzia di darmi qualcosa di più vicino, così non starò per troppo tempo via e tornerò più spesso. Tu cosa hai intenzione di fare?” “Adesso di prendere un telefono e di far capire almeno ad un paio di persone che sono viva, provare a rianimare il mio cellulare e prepararmi per andare a scuola domani” “Bene, ti serve qualcosa? Un aiuto?” “No figurati, puoi anche tornare giù” “Ok” si voltò fece qualche passo e si infilò nella camera del figlio “Gates” “Si?” Syn stava parlando a cellulare e si stava chiudendo il pantalone “Mi presti la tua chitarra?” “Certo. Eccola” disse facendo un segno con la testa ad un angolo della sua camera. Warren prese la chitarra e l’amplificatore e scese al piano di sotto, in salotto. Attaccò l’amplificatore e cominciò a suonare. Warren era una chitarra Blues con tendenze Jazz e Rock di tanti in tanto.

Non gli piaceva il metal troppo forte e al massimo ascoltava Heavy Metal.

Intanto Earth era alle prese con un cellulare che ormai era andato. Lo asciugò con il Phon per capelli. Poi trovò a rimontarlo e accenderlo, ma niente. Provò a mettere la SIM bella asciutta in un altro cellulare, ma non la leggeva. Era andata anche quella, con tutti i numeri della rubrica.

Provò a connettersi ad internet, ma il pc non ne voleva sapere di connettersi. Dopo averlo mandato a quel paese, spegnendolo staccando la spina, scese al piano di sotto. Nel salotto c’era un pianoforte a muro. Non era una grande pianista, ma ogni tanto si dilettava in qualche pezzo. Cominciò ad accompagnare il padre. Dopo un po’ arrivò Syn con il violoncello del loro bis nonno e cominciò a suonare anche lui. Era uno dei modi che usavano per comunicare fra di loro. Meglio di molte insulse parole, diceva sempre la nonna. Dei nonni di Gates e Earth l’unico rimasto in vita era quello detenuto, e nessuno parlava mai di lui.

Gli altri erano o morti gloriosamente in battaglia oppure di infarto.

Chissà quale delle due sorti sarebbe toccata a loro.

Per adesso non ci pensavano e si limitavano a suonare tutti insieme.

Più volte si cambiarono di posto, fino a che non si fece abbastanza tardi per andare a letto.

Earth fu la prima a salire, Warren e Gates rimase ancora un po’ nel salotto

“Pensi davvero che ce la faremo?” disse Syn al padre, guardando la sua chitarra “Dobbiamo farcela. Non possiamo vivere come zombie. Elisabeth si sarebbe rialzata e avrebbe tirato con sé tutti gli altri” “Si, ma nessuno di noi è lei” ribbatté Syn “Allora ognuno dovrà tirare se stesso e tutti dovranno tirare gli altri. Siamo una famiglia, no? Aiutarci tutti l’uno con l’altro” “Già, ma io sono preoccupato per Earth” “Preoccupati per te, sei tu quello instabile” e ridendo se ne andò al piano di sopra “Beh, grazie tante” “Figurati”.

 

Il giorno dopo Earth fu svegliata da Warren “Earth! Muoviti!” Earth, presa da una nuova energia balzò giù dal letto e si preparò in un secondo.

Fece colazione per bene. “Ma Syn?” “Dorme” disse il padre mentre beveva il caffé “Ieri sera, quando stava per salire a dormire lo hanno chiamato. Un incidente non molto lontano da qui. Adesso ci hanno preso anche per pompieri” l’attenzione di Warren fu attratta del violoncello poggiato contro il muro “E ieri sera non ha rimesso a posto il caro vecchio Boe” “Vabbè, io vado. Ciao papà, ciao Boe”

 

Earth passò a casa di Ronnie, ma non lo trovò. Di sicuro aveva preso lo scuolabus.

Chissà quanti miliardi di messagli le aveva mandato, ma il suo telefono era affogato.

Si materializzò davanti alla scuola. Gli scuolabus ancora non arrivavano. C’era qualche studente e tutti la guardavano. A quanto pare la cosa era davvero andata in Tv. A

spettò seduta sui gradini dell’ingresso che arrivasse Ronnie, Erin, Stefan, Margot, Heat, Emmett o Jakson o chiunque conoscesse. Non vide arrivare nessuno così entrò nella scuola. Tutti gli sguardi erano puntati su di lei. Uff, che rottura, già prima mi guardavano, adesso la situazione è insostenibile. A testa alta e con gli occhiali da sole, provò a imitare il modo spavaldo e sicuro in cui camminava Syn.

Tutti continuarono a guardarla, ma almeno non avevano quelle facce compassionevoli. Quanto perbenismo, in verità nessuno se ne fregava niente, ne era sicura.

Dopo aver preso i libri andò a mettersi davanti l’armadietto di Ronnie. Aspettò fino al suono della campanella, ma niente. Ronnie non andò al suo armadietto. Earth continuò a guardarsi in torno, ma niente. Andò a lezione. Sfortunatamente quella mattina non aveva nessuna lezione con i suoi amici. A ora di pranzo provò a cercare di nuovo Ronnie, ma niente. Allora andò a sedersi con i suoi amici “Oh Earth!” tutti quanti cominciarono ad abbracciarla “Ragazzi, calmi, non sono in carenza di affetto, tranquilli” “Earth, sappi che su di noi puoi sempre contare” “Lo so, e grazie, ma sto provando in tutti i modi a tornare alla mia vita di sempre” “Earth ti abbiamo chiamato milioni di volte. Perchè non rispondevi?” disse Stefan, sempre ultraprotettivo con tutti “Oddio scusate, ma il mio cellulare ha preso troppa acqua e non si è ripreso più… ho perso tutti i numeri. Oggi vado a comprare una nuova SIM e domani mi ridate i numeri, ok?” si guardò di nuovo attorno “Ma per caso sapete dov’è Ronnie?” “No, però ieri è venuto, vero?” disse Erin “Si, voleva sapere se avevi contattato qualcuno” disse Stefan a Earth.

Cominciava a preoccuparsi seriamente.

Earth mangiò in fretta e continuò a cercare, sperando di vederlo o almeno di vedere Jakson o Emmett a cui poter chiedere qualcosa.

Finalmente intravide le enormi spalle di Emmett, subito li materializzò affianco spaventandolo “Earth!” la abbracciò e la sollevò “Si Emmett sono io e vorrei respirare, se me lo permetti” “Oh scusa, non lo faccio apposta. Ho saputo quello che è successo” “Si, vabbè non preoccuparti, sai dov’è Ronnie?” “No, non mi ha detto niente” “Ok, non è che puoi darmi il suo numero di telefono?” “Oh certo. Ti serve una penna?” “Si grazie” Earth la prese e scrisse il numero che Emmett gli detto sul braccio, poi lo salutò e tornò dai suoi amici “Chi è così gentile da prestarmi un cellulare?” “Tieni” disse Heat, un altro del loro gruppo, una cosiddetta spalla, ma loro non si preoccupavano di questa distinzione. “Oh grazie, Heat. Ci metto un attimo” digitò il numero e aspettò, ma nessuno rispose e si attivò la segreteria, chiuse sapendo che tanto non avrebbe mai controllato la segreteria. “Oh, porca miseria. Non risponde” “Dai, non preoccuparti, dopo la scuola non puoi andare?” disse Margot, una ragazza minuta e carina, che sembrava una bambola di porcellana, con tanto di boccoli color rame e gli occhi enormi, era dolcissima, fino a quando non mostrava i suoi poteri: al confronto Tyler era ridicolo. “Sono già passata stamattina, e non c’era nessuno, ma pensavo che avesse preso lo scuolabus. Sono preoccupata” “Anche lui è stato in ansia negli ultimi tre giorni che non ci sei stata, era sempre nervoso e irritabile e chiedeva di te in continuazione. Ti abbiamo visto in Tv e, senza offesa, sia tu che tuo fratello eravate in condizioni pessime” disse Heat “Voi avete visto le immagini…. Del recupero?” tutti annuirono in silenzio “Si, abbiamo riconosciuto tuo padre e tuo fratello e di conseguenza te” aggiunse Erin “Oh perfetto! Lo cercherò appena uscita da scuola. Erin, posso dire a mio padre che sono da te?” “Certo, tanto i mie genitori oggi pomeriggio non ci sono” “Bene. Heat posso fare un'altra chiamata?” “Certo” “Oh grazie” chiamò il padre “Senti papà, sono io. Oggi pomeriggio vado da Erin ok?” “Come mai me lo chiedi?” “Visto che ci sei…. Volevo farti sentire un po’ importante. Però prima passo a prendere il cellulare a casa. Puoi andare a comprare una SIM da qualche parte? A me non le vendono, sono minorenne” “Va bene” disse scocciato e chiuse il telefono. Earth lo restituì a Heat e poi andarono in palestra.

Earth non riusciva a calmarsi, continuava a pensare a Ronnie. Non guardò minimamente nessuno degli incontri. Quando suonò la campanella fu una liberazione. Scomparse dalla palestra, riapparì in corridoio per prendere le sue cose e poi sparì di nuovo. I

n tutto quel tempo aveva individuato Ronnie. Era in ospedale e non sentiva i suoi pensieri.

Per non destare sospetti si materializzò poco lontano dall’ospedale in cui era ricoverato. Entrò e chiese all’infermiera in che stanza fosse. Molto gentilmente le rispose che era al quarto piano, stanza 432, in rianimazione. Earth fu quasi sul punto di svenire, ma non lo diede a vedere e i grossi occhiali da sole aiutavano parecchio. Non aveva voglia di aspettare l’ascensore, così corse su per le scale e salì quattro piani in poco più di sette secondi. 429…430…431…432.

Fece un respiro profondo e si affacciò al vetro. Ronnie era nel letto, immobile con gli occhi chiusi, con un sacco di tubicini e marchingegni che facevano Bip. Era incosciente e gli avevano messo la bombola dell’ossigeno. Aveva la flebo e un sacco di cose appiccicate sul torace scoperto. Provò ad entrare, ma un’infermiera la fermò “Ragazza che ci fai qui?” “Per favore, mi faccia entrare” “Possono entrare solo i parenti” “La prego sono quattro giorni che non lo vedo. La prego” le disse implorando “Mi dispiace, ma non posso” “Almeno può dirmi come sta e che è successo?” “Si, incidente in macchina, ieri sera tardi. La macchina è sbandata ed è andata contro un muro” “Come sta?” “Una gamba rotta in due punti e per la forte botta la cintura di sicurezza si è staccata ed è sbattuto con il petto sullo sterzo. Gli si è rotta una costola e gli ha bucato un polmone” Earth cominciò a piangere “Ma stai tranquilla. Lo hanno operato ed è andato tutto bene. Fortunatamente non ha danni cerebrali e fra qualche mese tornerà come nuovo”. “Oh grazie” la signora si allontanò. Earth si ricordò di una volta che aveva parlato con Michelle e lei le aveva parlato dell’ospedale. Gli aveva anche detto il nome del medico che faceva si che lei potesse guarire le persone. “Andiamo Earth, ricordati il nome” disse ad alta voce concentrandosi il più possibile. Ripercorse il loro discorso “Oh andiamo! È pure un cognome famoso. Ar…. Armony, no, non era così. Art… Arf… Armstrong!” fermò un infermiera “Mi scusi, saprebbe indicarmi che è il dottor Armstrong?” “Vedi quello là infondo? Con i capelli brizzolati? Quello più alto. È lui” “Oh grazie” a passò svelto attraverso tutto il corridoio e sistemo gli occhiali da sole sulla testa, visto che le mani sudate rischiavano di farli cadere.

Arrivò fino a quelle tre persone che parlavano “Mi scusi, dottor Armstrong?” “Si, sono io” “Potrei parlarle un attimo in privato?” “Oh certo” si voltò verso gli altri “Ci vediamo domani ok?” gli altri lo salutarono “Dimmi” “Si, io mi chiamo Earth Peace, sono la sorella di Gates Peace, l’ex fidanzato di Michelle. Michelle DiBenedetto?” “Ah si” “Ecco. Diciamo che anche io sono un po’…. Speciale. Capisce, no?” “Si, capisco perfettamente” “Ecco. In quella stanza là infondo c’è il mio ragazzo e non si muove. Adesso, potrebbe permettermi di entrare e…. rimontarlo?” Armstrong ci pensò un attimo “Oh va bene! Sei la sorella di Gates, non posso dirti di no!” disse sorridendo. Insieme andarono nella stanza di Ronnie “Earth, spero che tu sappia bene quello che fai” “Si, l’ho fatto già miliardi di volte con mio fratello, mio padre e un’altra volta su di lui”. Earth chiuse gli occhi e stese le mani sul corpo di Ronnie. Dopo aver rimesso tutto a posto, Ronnie si risvegliò “Earth” provò a tirarsi sopra, ma era tutto ancora tutto dolorante e mezzo intorpidito “Ma che..? Come mai sei qui?” Armstrong uscì e chiuse la porta dietro di sé. “Oh Ronnie” si sedette su una sedia, vicino a lui. Gli prese la mano fra le sue e la avvicinò al viso “Ti ho visto in televisione. O mio Dio Elisabeth? Ma è…?” “Si è… è morta” Earth provò a trattenere le lacrime ma non ci riuscì. Ronnie le carezzò la testa “Ssh, piccola. Ti abbraccerei, ma.. sono un po’ impossibilitato” disse provando a sorridere “E tu? Che hai combinato?” “Sono andato contro un muro. Ieri sera tardi. Dopo quattro giorni stavo impazzendo. Così ho preso la macchina e stavo venendo da te. Pioveva a dirotto e per evitare un gatto in mezzo alla strada sono andato contro un muro. Mi ha recuperato Synyster” “Synyster?” “Si, è stato lui a chiamare l’ambulanza. Mi ha accompagnato pure in ospedale. Mi ricordo che correva di fianco ad i medici che mi portavano in barella. Poi buio totale e non mi ricordo niente” “Syn non mi ha detto niente, non ha nemmeno potuto” poi fece una pausa “Ronnie scusami se non ti ho risposto, ma il mio cellulare è affogato quattro giorni fa. Volevo chiamarti, ma non mi ricordavo il tuo numero e nemmeno il cognome di tua zia, per cercare sull’elenco. E poi non avevo la forza di uscire” “Si, ho visto alla televisione. Le immagini. Volevo raggiungerti, ma non sapevo né dov’eri, né come arrivarci” “Figurati, stavo talmente male che forse non ti avrei nemmeno riconosciuto” disse triste. “Ehi, avvicinati” Earth obbedì “Di più….. un altro pochino… ancora un po’…” e la baciò. Le poggiò una mano sul viso. Fu un bacio corto e delicato, non era il caso di esagerare, viste le condizioni di Ronnie.

Poco dopo essersi separati entrò Armstrong “Salve, scusate se interrompo, ma volevo visitarlo un po’” dopo un controllo generale, Armstrong potette constatare che Earth aveva rimontato Ronnie per bene, c’era solo un problema con la gamba. Staccò tutti i macchinari e la flebo mentre Earth parlava. “Si, i tessuti ossei ci mettono sempre un paio di giorni per risaldarsi” “Va bene, allora vieni qui fra un paio di giorni, facciamo tre, torna in ospedale e togliamo il gesso. Per quanto riguarda il polmone?” “E’ integro” “Bene. Questa mattina tua zia ti ha portato un cambio di vestiti pulito, è rimasta qui fino a venti minuti fa. Ti conviene chiamarla se per caso esci” “Senz’altro” “Va bene. Quando uscite passate a prendere le stampelle dall’infermiera del piano” “Ok, grazie di tutto dottore” disse Earth “Figurati, e dì a Gates e Michelle di passare a salutare, è un po’ di tempo che non vedo Michelle. Dille che c’è un po’ di lavoro che la aspetta” e uscì sorridendo. Earth aiutò Ronnie a vestirsi. Fortunatamente la zia aveva portato il pantalone di una tuta, perché un suo pantalone più usuale non gli sarebbe mai entrato per via del gesso.

Prese tutte le sue cose e le sistemò in un borsone che stava lì, mentre lui parlava con la zia e gli spiegava tutto. Earth andò a prendere le stampelle e gliele portò. Poi si caricò il borsone e uscirono dalla stanza. Salutarono il dottore che parlava con l’infermiera e presero l’ascensore. “Come sei venuta fin qui?” “Con il solito metodo” “Quindi facciamo subito?” “Direi di si. Ti accompagno a casa o vuoi passare da me?” “Si, non mi va di stare solo a casa. Mia zia non c’è” “A casa mia dovrebbe esserci Synyster. E forse mio padre” “Ok, forse però è meglio non dirgli che stiamo insieme. Lui sa che siamo amici, giusto?” “Si. Facciamo come vuoi. Se non vuoi dirglielo, non c’è nessun problema” “Meglio dirglielo un'altra volta” 

Usciti dall’ospedale, dopo aver svoltato l’angolo un paio di volte si ritrovarono in una strada vuota e lì sparirono, per riapparire nel vialetto di casa Peace.

“Arrivati. Siamo tutti un po’ giù di morale. Sai, no? Per via di mamma” “Certo, mi pare chiaro” “Ok”. Quando entrarono trovarono tutt’altro scenario. Warren era ubriaco e Syn gli correva dietro, provando a tenerlo in piedi. Earth andò subito in soccorso del fratello che lasciò il padre  e si avvicinò a Ronnie “Oh, ciao Earth. Ehi Ronnie! la Hippie ti ha rimontato, eh?” gli diede una pacca sulla spalla e lui tossì “Si, ma vacci piano. Sono ancora in convalescenza. Syn grazie per ieri sera. Se non fosse stato per te, quasi sicuramente sarei morto. Ti devo la vita, grazie” “Figurati, è il mio lavoro” “Syn, mi spieghi cosa è successo a papà?” disse Earth reggendo il padre  “Sono tornato venti minuti fa è l’ho trovato così. In cucina non c’è più un goccio di birra, e i liquori nello studio sono tutti finiti” “Syn, portalo sopra”

Il ragazzo si caricò il padre sulle spalle e cominciò a salire le scale “Su papy, certo che pesi parecchio” “Oh Brian! Certo che sei davvero cresciuto. Lo sai che da piccolo eri uno scricciolo? Magrolino e bianchiccio” “Si, lo so, papà. Mi avete riempito di vitamine e sono diventato così. E poi ci sono le foto nel salone che mi ricordano quando mi prendevano in giro per gli occhiali, l’apparecchio e perchè ero basso” “Oh le foto. Tua madre era fissata con le foto. Ne abbiamo centinai in soffitta. Tutte in ordine negli album” Earth continuava a sentire quello che dicevano “Ronnie, siediti” “Uh? Si. Mi dici perché tuo padre è in quello stato?” “Non ne ho la più pallida idea. Non lo avevo mai visto ubriaco. Forse deve essere una cosa di famiglia, la propensione all’alcool” Ronnie sorrise “Che c’è?” “Mi sono ricordato di quella volta che ti sei ubriacata con Synyster. Io sono venuto qui e vi ho trovato che correvate in mutande per la casa” “Ah si, beh, noi si che sappiamo come divertirci” disse scherzando mentre faceva il caffé.

Gates scese giù “Papà si è addormentato, quindi l’ho messo a letto, con un secchio affianco”. “Ok quindi questo non serve” e Earth staccò la macchinetta. “Ok, quindi si cena?” disse Syn guardandosi attorno “Io non cucino” dichiarò Earth “Ok cinese o pizza?” “Sai che quella non può essere definita pizza” Italiani in America? di certo non possono mangiare pizza  “Mmm, era una battuta. Tieni, ordinate” disse Syn lanciando il menù sul bancone della cucina. Dopo aver ordinato, Syn aprì il frigo in cerca di birre, ma non ne trovò “Io vado a comprare le birre. Se arriva il fattorino paga” e lasciò i soldi sul bancone.

“Em, però… come mai così agitato?” noto Ronnie “Detesta avere delle responsabilità. Con papà fuori combattimento e due adolescenti in casa deve stare attento, o almeno così crede lui”

Il fattorino del ristorante arrivò poco prima di Synyster. Earth aprì la busta che aveva portato il fratello “Syn, questa non mi sembra una birra” disse mostrando al fratello una bottiglia di Jack da un litro “Non è per stasera. E poi è roba mia” e gliela strappò dalle mani. Syn aveva preso sei birre. Finirono sia il cibo cinese che le birre. Syn non provò nemmeno ad usare le bacchette, prese direttamente una forchetta “Mi chiedo perchè mangiare così” mentre guardava la sorella e Ronnie che mangiavano tranquillamente con le bacchette “Io lo trovo divertente” disse Ronnie “Bah, contenti voi” “E tu cosa dovresti farci con un litro di Jack?” “Stavo pensando di riverniciare la moto. Cosa potrei mai farci se non berlo?” “Grazie, ma da quand’è che ti metti tutto solo a bere Jack?” “Non è solo per me. È anche per Michelle. Ha detto che voleva ubriacarsi. Solo che lei detesta ubriacarsi alle feste. Quindi sarà un ubriacata organizzata” “Uuhuh… dì la verità, speri che i suoi istinti nascosti vengano fuori… graaar!” Earth simulò un’artigliata in direzione del fratello “Parla per te, guarda che li ho visti i segni che hai fatto a quel poveretto” e Syn indicò con la testa Ronnie che sghignazzò, ammettendo che aveva ragione. Earth arrossì e ricominciò a mangiare

“Syn, davvero ti prendevano in giro da piccolo?” disse Ronnie per rompere il silenzio “Ero basso, cadaverico, avevo gli occhiali, l’apparecchio e dei capelli ridicoli e biondicci. Secondo te?” “E poi? Che è successo?” “A tredici anni sono magicamente apparsi i miei poteri. Mi sono scurito, irrobustito, sono cresciuto e ho rotto l’apparecchio. Gli occhiali magicamente non mi servirono più e dallo sfigato della situazione diventai il Bello e Dannato” e fece uno sguardo sexy accompagnato da una faccia di cazzo, ma era talmente bello che anche così era figo. Questo, logicamente, da osservatrice esterna, Ronnie vedeva un quasi trentenne con un cervello da sedicenne che faceva abuso di alcolici

“A tredici anni” disse Ronnie scettico “In verità la “trasformazione” finì verso i quattordici però, si” “E tu?” disse rivolto a Earth “No, lei è sempre stata così. Rompipalle e quarantenne” Earth fece una smorfia al fratello “No, io non ho mai avuto una cosiddetta trasformazione. Sono cresciuta via via, però ho sviluppato i miei poteri prima di lui. Avevo sette anni e distruggevo i mobili. Poi sono usciti fuori per bene via via, ma qualcosa di speciale l’ho sempre fatta” “Si ricordo che da piccola fece volare la pastina contro il muro, perché voleva qualcosa di più solido, anche se non aveva ancora di denti per mangiare altro” lo disse per prenderla in giro “Già. E Syn ha mollato l’orsacchiotto a sedici anni” disse d’un fiato “Ehi! Non è vero!” “Invece si” “Brutta carogna ti ammazzo! Avevi detto che avresti mantenuto il segreto” Earth cominciò a correre per la casa e Syn la inseguiva “Ahahahaha!” “Alice!” “Gates Brian Elwin Peace sei un idiota” “Earth Alice Doroty Peace stai zitta!” “Questa è cattiva” e si fermò.

Ronnie intanto si godeva la scena. Forse sarebbe stato bello crescere con qualcun altro, e non da solo, in psicoanalisi dalla morte di sua madre.

“Tu piantala di sbandierare i fatti miei e io non dirò niente sui tuoi” “Fatti miei?” “Volgiamo parlare di Mr. Leopold?” “Non toccare Mr. Leopold!” “Oppure di Ettore? Ma perchè non parlare di Matt!” “Oh non oseresti” “Oh oserei invece” “Uff ok, io non dico niente e tu non dici niente, va bene?” “Va bene” tornarono a sedersi “Chi è Mr. Leopold?” “Un coniglio di pezza con una X al posto di un occhio, che le ha staccato lei” disse Syn “Non è solo quello. È stato il mio primo giocattolo e ce l’ho ancora. E lui mi prende in giro per questo!” “E che sarà mai. È abbastanza normale. Anche io ho ancora il mio primo giocattolo, ma diciamo che l’ho messo via. Sarà in soffitta, da qualche parte” “E, per la cronaca, l’occhio di Mr. Leopold lo hai ingoiato tu. A dieci anni era molto geloso” “Ricominciamo?” “Ok, sto zitta”.

Ronnie passò la notte lì. Lui dormì nella stanza di Synyster, e lui dormì insieme a Earth. “Come mai gli hai permesso di dormire nella tua stanza?” “Se papà domani mattina l’avesse trovato nel tuo letto avrebbe dato di matto” “Già, noi domani mattina non andiamo a scuola. E visto come sta papà non penso si alzerà presto. Hai fatto sparire tutti i liquori come ti avevo chiesto?” “Ho nascosto quel poco che era rimasto. Il resto l’ha fatto sparire lui, ma nel suo stomaco” “Programmi per domani?” “Domani mattina ho una riunione all’agenzia, dove dovrà venire anche papà. Poi accompagnerò Michelle a casa sua e lì cominceremo a bere” disse sorridendo “Sorridi per l’alcool o per Michelle?” “Per l’alcol” disse sarcastico “Mi sembra logico che sono contento di passare una giornata con Michelle” “La vostra storia non avanza, eh?” “Nemmeno di un centimetro. Ma almeno siamo amici. Posso sperare di salvarle la vita e farmi perdonare. Ahah” rise amaramente “Dai Brian, non fare così” “Ah Alice… certo che i nostri genitori sono davvero bastardi. Elwin: mi sembra un nome da criceto” “Ti lamenti? Vogliamo parlare di Doroty? Come quella del mago di OZ? Alice e Brian ci stanno pure, ma Elwin e Doroty non si possono proprio sentire. Ma perché questi nomi?” “Non lo so, dovrò chiederlo a papà. Si, ma adesso Hippie, dormiamo” “Ok, Cancello” “In italiano suona strano. Fa più figo in inglese. Sai che a papà qualche volta lo hanno chiamato Papa Gates? Ahahaha! Si è incazzato come una belva” “Sai che c’è gente che ancora si aspetta che tu diventi il nuovo Barron Battle?” “Earth, sai chi è stato il secondo Barron Battle? Psyco” Earth sospirò “Ronnie si trova nella stessa situazione di papà. Ha un padre da riscattare. Noi siamo solo i nipoti ultrafichi di uno condannato a quattro ergastoli e tenuto in isolamento. Mi ha detto una guardia che al nonno hanno anche tolto l’ora d’aria per cattiva condotta” “Tu lo ricordi bene?” “Si, perfettamente” Syn aveva diciotto anni, quando vide suo nonno. Fu lo stesso giorno che lo vide anche la sorella. Quella volta la ricorda perfettamente. Diciamo che degli avvenimenti importanti precedenti alla trasformazione, Gates aveva un ricordo sfuocato. Le piccole cosa le ricordava, ma quelle importanti quasi per niente. Ma di quando aveva diciotto anni, con i poteri ormai del tutto sviluppati, ricordava perfettamente tutto e ancora rabbrividiva. Lo scenario era stato molto simile a quello che aveva visto la sorella, solo che con Syn fu ancora più accentuato.

“Uff, non ci voglio pensare. Dai, a nanna” glielo disse in italiano. “Ok” Earth si avvicinò a Syn che la strinse più forte e chiusero tutti e due gli occhi.

La mattina dopo Earth lasciò Synyster che russava nel suo letto e andò a svegliare Ronnie “Ehi, ti riaccompagno a casa così ti prepari? Lo so che è presto e che oggi è domenica, ma è per via di mio padre” “Figurati. Tanto oggi dovrebbe esserci mia zia, non starò da solo. Come mai tu sei già pronta?” “Io ci metto tre secondi. E non è per dire, ci metto davvero tre secondi” Earth recuperò le cose di Ronnie, le stampelle, poi gli prese la mano e si materializzarono a casa sua. “Emm… e adesso come mi lavo?” disse guardando il gesso “Aspetta, ci penso io” Earth schioccò le dita e Ronnie fu pulito e pronto per una nuova giornata. “Oh grazie. Però devo andare in bagno”. Earth lo fece materializzare al piano di sopra. Lei aspettò in cucina che scendesse. “Ok, adesso ci sono” “Io devo andare” Ronnie fece cadere le stampelle e poggiò le mani sui suoi fianchi e la baciò. Era un bacio dolce e passionale. Earth fece poggiare Ronnie al tavolo e gli poggiò una mano su una coscia. Lui infilò una gamba fra le sue e le sue mani si insinuarono sotto la sua maglietta. La mano Earth salì, ma quando toccò il metallo della catena ebbe un attimo di lucidità e delicatamente separò le labbra dalle sue senza muoversi di un centimetro “Devo andare” “Dai, un altro po’” la baciò di nuovo. Una mano rimase sulla schiena e l’altra scivolò davanti, stretta sul suo seno, sollevando tutta la maglietta “E un bel po’ di tempo che non stiamo da soli. Mi manca il tuo corpo, i tuoi gemiti, le tue cosce…” e la sua mano scivolò “Non ti sembra di esagerare?” disse provando a mantenere un tono divertito, anche se gli risultava difficile “Naaa, se non posso giocare con ciò che è mio… cosa mi rimane” la baciò di nuovo in modo molto persuasivo “Ronnie.. resisti un po’. Passo fra un paio d’ore” gli tolse una mano dal seno e lo sguardo passionale si spense, le poggiò le mani in vita “Non hai capito. C’è mia zia. Quello era solo per provocarti un po’” Earth si avvicinò al suo orecchio per sussurrargli qualcosa “Se continui così le mie cosce le rivedrai fra parecchio tempo” e scomparve dopo aver posato le labbra sulle sue.

Ronnie rimase lì, quasi seduto sul tavolo e anche alquanto divertito.

Earth tornò in camera sua. Synyster non c’era più. Aprì la porta del bagno e lo trovò con un asciugamano attorno ai fianchi e una in testa, mentre si lavava i denti “Shi bussha!” disse con lo spazzolino in bocca. Earth diede due colpetti sulla porta “Contento?” Synyster sputò nel lavandino “Meglio” “Vorrei capire perchè ti ostini a mettere l’asciugamano in testa. Per quei quattro peli poi” “Quelli che tu chiami quattro peli sono l’invidia di parecchie persone” “Tipo?” Syn ci pensò parecchio “Adesso non mi viene nessuno, ma di certo qualcuno li invidia” “Sembra che hai messo le dita nella presa della corrente” “Anche tu” disse guardando i capelli corti e sparati. Oggi erano davanti neri e piastrati e dietro arancioni “Lo so”. Gli diede un bacio sulla guancia “A me piacciono i tuoi capelli” e uscì “Guarda che si sente l’odore di Ronnie da un miglio!” gli disse dietro “Tanto papà non ha il tuo olfatto! Vado a svegliarlo” “Non ce n’è bisogno” disse Warren in piedi con i capelli sconvolti “Buongiorno papà. Appena svegliato?” “Già e con un mal di testa atroce” “Si chiama post sbornia” disse Synyster passandogli affianco per andare in camera sua. Fece una faccia come a dire: Tsè, dilettante e chiuse la porta dietro di sé.

“Giù ci sono le aspirine, adesso scendo e vado a fare il caffé. E poi parliamo” disse Earth al padre “Grazie mamma”. Warren gli mise una mano in testa e andò in bagno. In mezzo a tutti quegli omaccioni si sentiva alquanto sola. Scacciando fuori il pensiero della madre andò giù a preparare il caffé.

Accese il televisore piccolo che stava in cucina, ma non c’era niente di interessante. Mise su un programma musicale pietoso, giusto per sentire un po’ di rumore. Dopo aver preparato il caffé ne beve una tazza. “Come mai adesso tu ascolti questo schifo?” “Non lo ascolto, era solo per sentire un po’ di rumore” “Allora meglio un carro armato” disse Gates versandosi del caffé. Earth guardò il fratello “Come mai questo cambiamento di trucco?” “La faccia da corvo mi ha rotto le scatole” aveva addosso il costume da super eroe (se così si poteva definire un completo di pelle smanicato con una giacca lunga di pelle sopra) aveva fatto una enorme striscia nera sugli occhi. Questa striscia prendeva anche le sopracciglia e arrivava sulla fronte e sugli zigomi, lasciando però il naso quasi totalmente scoperto. “Non è male” “Grazie” disse sorridendo. Quando scese il padre (che sembrava un motociclista) che aveva un trucco alquanto simile (a lui era una striscia nera e rossa diritta, che prendeva solo gli occhi) lo guardò e disse “Adesso perché mi copi?” “Il corvo mi ha rotto le scatole. E poi la Warner Bros. mi ha contattato: vuole i diritti d’autore così ho cambiato” “Ah ok” Warren prese delle aspirine che buttò giù con caffé “Bleah, mai più. Ok, andiamo. Per pranzo non torno. Devo rimanere in agenzia, ok?” “Va bene!”

Mentre beveva il caffé gli venne in mente una cosa: anche la zia di Ronnie lavorava per l’agenzia. Bello. Allora si sarebbero potuti divertire. Finì di bere il caffè, mise le tazze nel lavandino, chiuse a chiave la porta da dentro e si concentrò sulla casa di Ronnie.

Vide la zia fasciata di rosso che scompariva dietro una libreria dopo aver salutato Ronnie che, dopo aver aspettato di sentire il rumore di lei che se ne andava, prese il telefono per mandare un messaggio a Earth, ma non fece in tempo visto che lei gli si materializzò davanti e lo baciò buttandolo per terra.

“Non avevi detto che non avrei visto le tue cosce per un po’?” “Diciamo che ho cambiato idea. Sai, non solo i ragazzi hanno gli ormoni” e si materializzarono nella camera di Ronnie. Lo fece sedere sul letto, si tolse la maglietta e si mise a cavalcioni (più o meno) sulle sue gambe. Lei gli sfilò la maglietta e gli slacciò i pantaloni. Sui sorrise e la baciò. Le slacciò i pantaloni e  il reggiseno. Istintivamente, una mano di Earth corse a coprire il seno. La fece allungare e mentre la baciava scherzando disse “Due anni e ancora ti vergogni? Ma non ti vergogni?” Earth sorrise della battuta e prese una mano di Ronnie e se la poggiò sul seno. Lui vi strofinò prima la guancia e poi lo sfiorò con la lingua. Poi le sue labbra scesero sul suo ventre e poi sempre più giù. Era ingessato fino al ginocchio, quindi almeno un po’ di mobilità l’aveva. Le sfilò le scarpe e i pantaloni, poi gli scivolò sopra senza toccarla, si teneva sulle ginocchia e sulle mani “Adesso ti sfido a togliermi i pantaloni” lei gli rotolò sopra, gli infilò una mano nei pantaloni e glieli afferrò con tutta la cintura. Dopo di ché le bastò tirare e i pantaloni e i boxer furono distrutti e poi di nuovo integri nella sua mano. Le lasciò cadere a terra e a quel punto non ci furono più sfide.

 

Quasi due ore dopo, lei se ne stava distesa sul suo petto a fumare una sigaretta che si passavano. “Ti ricordi che la prima volta che facemmo sesso ti dimenticasti gli slip qui?” “Si, ti dissi di tenerli” “Si, infatti sono nel mio cassetto. Vicino ad un tappo di bottiglia di birra ed un pezzo di bicchiere di carta” “Come?” “Se non ho dove buttare i tappi di bottiglia ho la strana mania di metterli in tasca. Feci lo stesso anche la sera che Synyster mi ruppe il naso” “Ahahahahaha! Davvero? E il pezzo di bicchiere? Che c’entra?” “E’ stata la…. terza volta che abbiamo parlato. Il mio caffé era freddo e tu lo hai riscaldato” “Sei fissato!” “No, ti amo. È diverso, forse. O forse no. Mah potrei anche ess…” smise di parlare perché Earth lo baciò. Lui le rotolò sopra. Tirandosi il lenzuolo. Erano immobilizzati uno stretto all’altro “Dillo di nuovo” “Earth Alice Doroty Peace, io ti amo” “Questa potevi risparmiartela” “Ma è un nome così carino” le strinse le braccia dietro la schiena e la sollevò un po’ dal letto le baciò le labbra e il collo, fino alla fossetta della clavicola. Poi l’abbracciò “Ronnie, ultimamente sento come se la mia anima stesse cadendo a pezzi” “Ti è successa una cosa davvero brutta, tranquilla che con il tempo passerà. E se vuoi, potrei essere io a tenere insieme i pezzi” “Lo stai già facendo”

 

Contemporaneamente, in una delle sale dell’agenzia, luogo segretissimo, si stava svolgendo la famosa riunione. Premiarono gli eroi più efficienti (fra cui anche Warren e Gates), poi diedero anche un premio alla memoria di Elisabeth e poi si lesse l’elenco delle ultime catastrofi terrestri. Finito con la parte importante c’era il buffet e tutti chiacchieravano tranquillamente, come se fosse normale per degli adulti andare in giro vestiti così. Qui c’erano anche Shad e tutti gli amici di Syn. Ma Michelle non c’era. Syn andò da Valary, nel suo vestito nero e bianco da eroina, a chiederle se lei sapeva qualcosa “L’ho sentita ieri sera e ha detto che sarebbe venuta. Poi stamattina mi ha mandato un messaggio dicendo che si sentiva poco bene. Forse non aveva voglia di venire. Penso che tu sappia com’è fatta” fu la sua unica risposta.

Syn andò via un’ora prima della fine. Andò diritto da Michelle, ma lei non gli aprì così entro da solo e se la trovò davanti “Oh Syn! Sei venuto! Ti aspettavo!” andava saltellando e sbattendo da tutte le parti “Miky, sei ubriaca” “Ahahahaha! Lo so! Non è meraviglioso! Hai portato la bottiglia di Jack?” Synyster alzò la bottiglia come risposta “Ma che bravo!” continuava a saltare e girare attorno al tavolo rotondo della cucina “Syn dai! Vieni qua con me!” lo prese per le mani e lo tirò, correndo dietro a lei attorno tavolo, poi si fermò di colpo e si scontrarono “Ahahahaha! Che bei imbranati che siamo” Syn a fatica si spostò di poco, ma lei gli si avvicinò. Michelle non parlava più, continuava a fissare le labbra di Synyster. Lui continuava a guardare i suoi occhi immobili, fissi su di lui. Michelle allungò un dito verso le labbra di Synyster e le sfiorò delicatamente “Michelle ma che….” Gli posò il dito sulle labbra in modo da non farlo parlare. Poi gli si avvicinò e lo baciò. Fu una liberazione per entrambi, anche se Michelle non lo avrebbe ricordato, Synyster non avrebbe mai dimenticato quel bacio. Così dolce, delicato, come se fosse il primo, ma anche triste e rammaricato al pensiero di tutto quello che avevano perso. Forse quel bacio era un inconscio perdono della sua mente così fragile e allo stesso tempo dura e irremovibile, o quasi.

A questo pensò Synyster per tutto il tempo, dopo aver lasciato Michelle nel suo letto, tranquilla e sorridente, ma quello forse era per via dell’alcol. Gates fece un lungo giro con la moto, per quasi tutta la città. Era alquanto vistoso e riconoscibile, ma a chi importava. Quando si fermò a fare benzina, fece un cenno alla ragazza dopo di lui che per poco non svenne.

Eh già, Syn era proprio un bell’imbusto se ti piaceva il tipo, logicamente. Poi, dopo, l’ultima brillante idea dell’agenzia di fare un set fotografico e renderlo disponibile sul sito online, era diventato lo sfondo di molti cellulari. Bah, trovate pubblicitarie. Ricominciò a pensare al bacio e quelli dopo, perché Michelle di certo non si era fermata, e Synyster di certo non le aveva impedito di continuare.

Dopo chissà quanti baci, Syn l’aveva presa in braccio e messa a letto. Dopo averle rimboccato le coperte, le aveva dato un bacio sulla fronte e se ne era andato. Chiudendo la porta a chiave. La chiave l’aveva lanciata nella fessura delle lettere sulla porta, come aveva sempre fatto.

Tornò a casa verso le tre del pomeriggio e fu accolto da un’osservazione della sorella: “Come mai non sei ubriaco?” “Mmm, bella domanda. Perché non sono ubriaco? Perché quando sono andato da Michelle l’ho trovata già ubriaca” poggiò la bottiglia di Jack ancora sigillata sul tavolo della cucina “E? Perché non è tutto, vero?” “E mi ha baciato. Non so quante volte lo abbia fatto. Continuava a baciarmi. E ogni volta sembrava la prima di tutta la mia vita” “Beh, complimenti. Ci sono voluti quattro anni e dell’alcol per arrivare a quel bacio” disse Earth mentre prendeva due bicchieri. Syn capì ed aprì la bottiglia di Jack. “Beh…. È stato… magico. Come se fossimo due ragazzini e si danno il primo bacio. Era così.. incerto, dolce, tranquillo” versò il liquido ambrato nei due bicchieri abbondando di più su uno. Richiuse la bottiglia

“Ma non sei soddisfatto” “Era ubriaca” svuotò in un sorso metà dal contenuto del bicchiere, poi fece una faccia strana. Earth bevve con molta più calma “Dimmi tu cosa c’è di soddisfacente nell’essere baciato dall’unico amore della tua vita.. ubriaco. La prima cosa che ti viene da pensare è: se fosse stata sobria non lo avrebbe mai fatto. E penso proprio che sia così. Non mi avrebbe mai baciato da sobria. È troppo orgogliosa per farlo” “Allora baciala tu” “Non posso. Se mi avvicino e mi respinge rovino anche la nostra amicizia. Se la bacio avventatamente mi scaraventa contro il muro e mi caccia a calci. Pensa semplicemente che ha un carattere come il tuo” “Ha il mio stesso carattere? Allora ti dico una cosa: prova a baciarla ma avvicinati delicatamente e fai le cose per bene. Lei ti respingerà, ma poi, dopo un paio di giorni passati solo ed esclusivamente a pensare a te, busserà alla tua porta, ti bacerà e dopo di questo di darà un ceffone esagerato e ti dirà “Te lo meriti” e se ne andrà. A questo punto devo pensare come andrà dopo, ma per il resto... io farei così” e svuotò anche lei il suo bicchiere “Indovina un po’? A me interessa il dopo” si verso altro wisky e svuotò di nuovo il bicchiere “Non sono una veggente” mise il bicchiere nel lavandino “E comunque sono quattro anni che aspetta un tuo gesto serio, coglione!” gli disse in modo quasi affettuoso.

Syn la guardò un attimo con sospetto. Sorrideva troppo. Ispirò col naso, come se fosse un segugio “Hai fatto sesso con Ronnie, vero? Non negare, si sente da un chilometro” “Adesso che fai, cambi argomento?” “No, provavo a capire perché sorridessi tanto” “Adesso non è questo il punto” “Qual è allora?” “Domani mattina, vai da lei e vedi di scavare la corazza da stronzo e di ritrovare il cuore tenero che in verità hai e saprai cosa dirle” “Ma che gentile” “Se certe cose non le dicono i fratelli…” Syn prese la bottiglia di wisky e il bicchiere e si avviò verso lo studio del padre “Vedi di non ubriacarti, altrimenti domani sarai rintronato” “No, tranquilla” andò nello studio, tutto rivestito di legno scuro e con le luci soffuse. Prese uno dei suoi dischi preferiti dalla mensola e andò verso il tavolino intagliato. Qui c’era il giradischi. Era abbastanza vecchio, ma ancora perfettamente funzionante. Non aveva mai dato problemi.

Mise su il disco e andò su una delle poltrone di pelle. Si versò un po’ di wisky poggiò la bottiglia sul tavolino. Cominciò a pensare a quelle che gli aveva detto la sorella. Come al solito aveva ragione. Possibile che una ragazzina di dieci anni più piccola di lui avesse così tante cose da spiegarli?

Se non fosse stata sua sorella e se avesse avuto qualche anno in più sarebbe stata perfetta per lei.

Come Michelle. Ah Michelle.

L’unica che aveva mai amato. E forse sarebbe stata davvero l’unica di tutta la sua vita. Uff, cosa avrebbe mai potuto dirle. Andare da lei e ok, ma mica poteva fare “Buongiorno” e poi avvicinarsi a lei per baciarla. Forse comportarsi come se fosse tutto normale, sedersi sul divano, farsi abbracciare e guardarla negli occhi. Si, forse così sarebbe andata bene. Con calma e tranquillità. Bevve un piccolo sorso di wisky. E poi? Dopo averla baciata? Cosa avrebbe dovuto fare? Beh, qualcosa avrebbe dovuto farla anche lei, no? Si sarebbe comportato di conseguenza alla sua reazione. Ma quale sarebbe potuta essere la sua reazione? Uff, che rompicapo. Perché doveva essere tutto così ingarbugliato e complicato?

Certo che l’acustica in quel posto era un qualcosa di eccezionale. Il soffitto alto permetteva una diffusione del suono davvero ottima. Era la sua stanza preferita.

Di gran lunga superiore a quelle che aveva lui a casa sua.

Forse avrebbe dovuto comprare una casa lì.

Tanto a casa sua ci tornava così di rado e quando tornava gli veniva lo sconforto a veder quelle stanze asettiche. Si quella l’avrebbe svuotata. Avrebbe preso una casa a metà fra la casa di Michelle e questa. Avrebbe dovuto controllare gli annunci.

Avrebbe fatto anche una stanza per Earth, così se per caso papà non ci fosse stato… Se papà non ci fosse stato lei sarebbe corsa da Ronnie, come faceva Michelle alla sua età.

Oh Michelle. Ogni volta che pensava a lei sentiva un tuffo al cuore. Il suo sorriso, i suoi capelli lunghi e biondi, i tatuaggi che parlavano di loro. Oh, porca miseria. Quella donna era tutto per lui. Come aveva fatto tutto quel tempo senza di lei? Infatti, pensandoci bene, quei quattro anni erano stati lo schifo dello schifo. Non era morto di coma etilico o di una qualche malattia da rapporto occasionale, semplicemente perché era indistruttibile. Forse sarebbe stato meglio morire.

Michelle continuava a portare rancore e il loro rapporto era arenato sul “Siamo grandi amici ma, dopo quello che mi hai fatto non posso rimettermi con te”

Che poi lui cosa aveva fatto? Niente!

Ed era stato questo il problema! Maledetta Lisa! Un’idiota rompiscatole e appiccicosa. Ecco cos’era Lisa per lui, ma Michelle era troppo testarda. E poi continuava a ripetere che quel maledetto giorno lui l’aveva guardata, lei aveva urlato e lui aveva continuato a camminare.

Syn non avrebbe fatto una stronzata del genere nemmeno da ubriaco. Aveva ripercorso con la mente ogni singolo passo di quel giorno, ma niente.

Ripercorse quel giorno per l’ ennesima volta. Dopo essere entrati in quella maledetta costruzione. Lui, Matt e Shad erano stati indirizzati da Zacky al secondo piano interrato, dove secondo il suo schema c’erano le prigioni (NB: Zacky aveva la particolare capacità di riuscire ad analizzare strutture o anche persone dopo uno sguardo. Questo era molto utile durante anatomia e se si voleva arrivare in una stanza di un posto dove non si era mai stati senza farsi beccare. Per questo era stato relegato al corso di spalla, ma a lui e ai suoi amici, non interessava tanto, perché conoscevano il suo vero valore). Prima che Zacky potesse comunicargli qualcosa via auricolare, Syn cominciò a correre come un toro durante la corrida. Si fermò davanti ad ogni singola cella. Chiusa o aperta.

Chiusa o aperta.

Ma, a cosa serve chiudere una cella vuota? O porca miseria! Perché non ci aveva mai pensato?

 La soluzione era così stupida e palese! A scuola l’aveva fatto milioni di volte, possibile che avesse pensato ad uno schermo di protezione del genere? Era uno dei più stupidi da costruire e l’aveva fatto milioni di volte durante i corsi di scienze pazza. Uno schermo in grado di rendere invisibile e di insonorizzare il suo contenuto o quelle retrostante (dipendeva dalla forma dello schermo, se a cupola o a scudo).

Oh era stato così stupido a non pensarci! Quattro anni! Gli ci erano voluti quattro anni per arrivarci! Ma a questo punto c’era un altro problema. Se quando era passato lui c’era lo schermo, perché quando erano passati gli altri lo schermo non c’era più? Uno schermo non si disattiva di certo passandoci davanti. Allora com’era possibile che fosse successo? Doveva essere assolutamente così, ma come spiegarlo? Avrebbe potuto suonare come una scusa.

Dai Syn pensa, metti in moto quei neuroni alcolizzati che ti ritrovi. Non sei del tutto una testa di cazzo!, si disse. Possibile che fosse stato direttamente il cattivo a disattivare lo schermo dopo il suo passaggio? Ma perché farla salvare da un altro si, ma non da lui? Non aveva senso.

Eppure una spiegazione logica si doveva trovare. Ma poi, perché quella era l’unica cella con lo scudo? Ce ne erano altre, tipo quella di Lisa che non avevano lo schermo ed erano piene. E poi la seconda cella a destra era l’unica “vuota” e chiusa. Ah maledizione! Michelle non avrebbe mai voluto ascoltare una teoria del genere. Rifacendo il punto della questione: il sequestratore (ovvero un certo Mr. S che poi aveva catturato) non voleva che Syn salvasse Michelle. Ok. Forse sapeva del loro periodo di crisi e voleva sgretolarli del tutto. Ok, ma come faceva Mr. S a saperlo? Non era un loro compagno di scuola. Non lo avevano mai visto e non era nemmeno americano. Un informatore? Una talpa? O qualcuno del liceo che poi era diventato cattivo? Posò il bicchiere ancora pieno e andò alla mensola della libreria a prendere l’annuario del suo ultimo anno al liceo e si sedette alla scrivania. Scorse tutti i nomi e tutte le facce. I nomi di tutti quelli che erano diventati cattivi. Furono una ventina, di cui la buona parte già era in carcere. Poi per sicurezza, prese i nomi di tutti quelli che esercitavano da eroi. Erano poco più di trenta.

Era possibile che anche loro facessero da talpa. A quel punto aprì il pc portatile che stava sulla scrivania e lo accese. Rilesse tutti i nomi mentre il computer si accendeva. Sarebbe andato per esclusione. Avrebbe eliminato tutti quelli messi in prigione o morti prima dell’accaduto. Solo che non ricordando le date le avrebbe controllate su internet.

Dei cattivi ne rimasero meno di dieci. Degli eroi ventidue.

Beh, un po’ largo come campo. Divide i cattivi in quelli che erano stati messi in prigione dopo l’accaduto e quelli che erano ancora in circolazione. In circolazione tre, in prigione quattro. Uno morto. Chiamò l’agenzia e si fece dare tutto quello che sapevano su i cattivi in questione.

Glielo mandarono via  e- mail. Era una mail particolare. Era in codice e bisognava avere un particolare programma per tradurla. Se non la si traduceva si avevano tutt’altro genere di notizie.

Dopo dieci minuti per tradurre tutta la roba che gli avevano mandato, cominciò a leggere. Quelli in prigione erano degli idioti. Se ne ricordava di quando andava a scuola con lui. Dei piantagrane accannati che non si reggevano in piedi nemmeno alle nove di mattina. Erano talmente stupidi che forse Mr. S avrebbe potuto manipolarli come avrebbe voluto. Ma come era entrato in contatto con loro? Controllò se nei documenti (che praticamente parlavano di tutta la loro vita) si parlava di viaggi all’estero. Solo un paio a testa e nessuno dove erano state individuate le basi di Mr. S sparse per il mondo.

Syn passò tutto il resto del pomeriggio e della serata su quei documenti. Verso sera si sentì bussare alla porta. “Avanti” “Ehi” “Oh vieni Earth” “No tranquillo, non ti disturbo. Era solo per dirti che si sente il tuo cervello lavorare dalla cucina” sorrise “Ah che carina” “No scherzi a parte. Pensavo di trovarti addormentato con la bottiglia di Jack vuota” “M? il jack non l’ho toccato quasi più. Sto lavorando” “Se me lo avessi detto ti avrei dato una mano” “Mi sono messo a lavorare subito e non ci ho pensato. Vabbè mi aiuti domani, ok?” “Va bene. Io vado a letto” “Perché? Che ore sono?” “Le undici passate” “Cavolo ho perso la cognizione del tempo” salvò tutte le evidenziature e note fatte e spense il computer. “Meglio che vada anche io” svuotò il bicchiere di Jack e uscì dallo studio.

Il mattino dopo Earth si sveglio come al solito, per andare a scuola. Si svegliò alle sette e mezza. Giusto per andare a prendere Ronnie.

Controllò a casa. La zia dormiva ancora e Ronnie era in camera sua a fare lo zaino. Earth si materializzò alle sue spalle e lui sobbalzò “Scusa” disse lei sorridendo “E’ l’infarto più bello che io abbia mai avuto” le disse con voce calda e poi la baciò delicatamente “Come mai così sdolcinati sta mattina?” “Troppo zucchero nel caffé. Mi fa strani effetti” “Ah ok. Pensavo di essere io a fare strani effetti” “Beh, ti dai troppa importanza” e si mise a ridere “Dai, scherzo. Mi sembra logico che sia tu a farmi certi effetti” le sfiorò le labbra con un dito. Lei sorrise come a prenderlo in giro “Ok, andiamo” gli prese la mano e si ritrovarono davanti alla scuola era arrivato qualche scuolabus e cominciavano ad esserci degli studenti “Fa niente, aspettiamo. Intanto.. mi dai il tuo numero?” Lei tirò fuori il suo nuovo cellulare, che ancora non aveva capito bene come funzionasse, e scrisse il numero di Ronnie. Poi gli fece uno squillo così da poter salvare il suo nuovo numero. “E questa?” disse Ronnie guardando la sua collana “E’ un regalo di Synyster. Me l’ha regalata a Natale. Oggi l’ho vista sulla scrivania e l’ho messa” “Ma… cos’è?” disse osservando il ciondolo bello grande che portava al collo “E’… un pianeta... con delle… frecce?” “Se guardi bene è la terra e quelle non sono frecce ma un cancello... alquanto sinistro” “Oh chiaro. Siete voi due” “Già…” si sedettero al lato della scalinata su un a sorta di panchina di marmo. Earth ripassava con il dito i tatuaggi sulla mano di Ronnie “Oh diamine! L’appuntamento da Freddy!” esclamò Earth. Con tutto quello che era successo se ne era completamente dimenticata “Dovevi fare un altro tatuaggio?” “Si, vabbè, lo chiamerò dopo per confermare l’appuntamento. Meno male che mi sono ricordata. Devo farmi dare il numero da Synyster perchè io non ce l’ho più” “Dovrebbe averlo anche Erin. Non avete fatto insieme i pircing? Comunque non ti ho detto che il pircing al naso ti dona parecchio” disse sfiorando con un dito la punta del pircing a cerchietto “Grazie. Mi accompagni tu a fare il nuovo tatuaggio?” “Naturalmente” “Hai già fatto il disegno?” “Si, ma penso che lo cambierò del tutto” “Conoscendoti sarà bellissimo” Earth sorrise e poggiò la testa sulla sua spalla. Intanto la gente cominciava ad arrivare. Arrivarono i primi scuolabus e anche gli studenti che usavano zaini jet o che venivano volando. Stefan dava ormai da tempo un passaggio a Erin per andare a scuola e arrivarono in picchiata. Atterrarono proprio davanti a loro due “Buongiorno!” disse Erin tutta pimpante “E tu che hai combinato?” disse Stefan salutando Ronnie “Se sto tranquillo non sono io. Sono andato contro un muro. Mi sono fatto male per bene, ma mi ha rimesso a posto Earth, però il gesso dovrò tenerlo per un paio di giorni” “Beh, meno male che c’è Earth allora” via via arrivarono anche gli altri ed entrarono a scuola. Si misero a firmare il gesso di Ronnie. Erano già dentro quando arrivarono Emmett e Jackson “Ehi amico!” “Che hai combinato?” “Incidente, ma dovrò tenerlo solo un paio di giorni. Volete firmare?” “Certo!” Dopo un po’ Earth salutò Ronnie e andarono a lezione.

Synyster aveva pensato tutta la notte a quello che aveva scoperto. La sua non era stata una vera e propria dormita. Si svegliò e si guardò allo specchio. Certo che non era niente male. Sapeva di essere vanitoso a pensarlo, ma ci sono sempre quelle mattine che ti trovi più bello di altre, no? A Syn questo tipo di mattine non capitavano da un po’. Quando la sera prima si era ubriacato, la mattina era troppo intontito per osservarsi allo specchio, e quelle mattine che si svegliava sobrio era troppo apatico per farlo, o comunque non si trovava un granché. In quei giorni si chiedeva com’era possibile che a quasi trent’anni ogni tanto gli uscisse ancora un brufolo o che le occhiaie potessero arrivare a diventare così profonde. Quella mattina invece no. Niente assurdi brufoli, niente occhiaie anche se aveva dormito malissimo. Nemmeno le sue cicatrici gli sembravano così evidenti (PS: se Earth richiudeva una ferita dopo un paio di ore il segno rimaneva lo stesso. Meno evidente di quella che avrebbe lasciato un chirurgo, ma comunque rimaneva).

Era stato così stupido a farsele fare. Lui riusciva a richiudere da solo, ma solo ferite più superficiali, per le cose più complicate serviva la sorella. Fece una doccia, si sistemò i capelli (una volta tanto non li sparò diritti per aria, ma con una strana deviazione ad onda verso destra), un filo di matita, perchè altrimenti somigliava troppo a Warren. Mise una maglietta a maniche lunghe di cotone con delle stampe grigie e rosse. Un jeans scuro e strappato e delle scarpe della Nike di simil pelle. Solito orologio e solite due collane. Cambiò il pircing al naso e si mise il cerchietto. Ok, era pronto. Afferrò il telefono. Poi vide il profumo in bella mostra sul cassettone. Glielo aveva regalato Michelle a Natale. Perché lei sapeva quanto a lui piacesse. Era una vita che glielo regalava. Quando lo comprò la prima volta era appena uscito. Glielo aveva sempre regalato, tranne i due anni in cui non si erano parlati. Lo prese e fece rotolare la boccetta fra le mani. La guardò con un sorriso prima di usarlo e poi rimetterlo sul cassettone. Prese la giacca di pelle sulla sedia e se la buttò su una spalla. Scese le scale tutto energico e saltellante. Quel profumo gli aveva ricordato tanti bei momenti con Michelle. La strana sorpresa, quando per il secondo anno si ritrovò lo stesso profumo.

Aveva quasi finito la prima boccetta:

Quando aprì la scatola rimase alquanto incerto “E’… lo stesso dell’anno scorso?” “Si, ma visto che quello dell’anno scorso è quasi finito e che piace sia a te che a me, te l’ho riregalato” “Beh, è un’idea…. Assurda. Non c’è che dire” e lei gli aveva dato un bacio su naso.

In quei famosi due anni, Syn aveva usato un altro, ma non era la stessa cosa. Quel profumo era parte integrante della sua vita, un po’ come la chitarra. Erano ricordi di tantissimi momenti, belli, brutti, noiosi assurdi, speciali. Conservava tutte le boccette vuote. E quando non riusciva a finirla in un anno rimaneva lì lo stesso, perchè con l’anno nuovo, si cominciava anche il nuovo- vecchio profumo, regalo di Michelle. Meno male che avevano continuato a farlo. Infilò gli occhiali da sole e tutto felice si infilò in macchina, diretto verso la casa di Michelle. Parcheggiò, arrivò sotto il portico, suonò al campanello e si poggiò all’arco della porta, in attesa che lei andasse ad aprire. Arrivò dopo poco. “Ahaha! Syn! Se ti dico che stavo per venire da te?” aveva in mano la borsa che lui le aveva regalato a Natale (lui a differenza di lei era più fantasioso e aveva anche buon gusto nel fare i regali) “Vabbè, ti ho preceduto” e le sorrise “Mi fai entrare?” “Oh si, certo. Vieni” Si tolse la giacca e la appese e poi poggiò gli occhiali da sole sul tavolo.

“Allora, tu perché sei venuto?” “Perchè siamo grandi amiche e avevo bisogno di una manicure” disse facendo una strava voce e guardandosi la mano “No scherzi a parte. Volevo vedere come stavi, visto che ieri ti ho lasciato in condizioni, a dir poco disastrose” “Ah... Quindi sei stato tu a mettermi a letto? Mi chiedevo come ci fossi arrivata” “Si, ti ci ho messo io e ti ho rimboccato le coperte. Ti ho lasciato le aspirine sul comodino. Ho pensato che con il post sbornia addosso avresti avuto problemi a trovarle” “E tu logicamente ricordavi dove fossero” “Già” sorrise, ripensando a tutti i miliardi di volte che era stato in quella casa. Era stato lui ad aiutarla a portare e montare i mobili. Sapeva tutto di quella casa, anche dove passavano tutti i fili e dov’era ogni singolo mestolo o cucchiaio. “Beh, vuoi qualcosa da mangiare? Hai fatto colazione?” “Si, stai seduta e tranquilla” “Come mai sei così calmo e pacato? Non è da te” “Tu non immagini nemmeno quante influenza possa avere una ragazzina di sedici anni su un tipo instabile come me” “Earth non ha sedici anni. Mi chiedo come sia possibile che sia sempre così calma e con tutto sotto controllo. Ha sedici anni e sono più di quattro anni che vive praticamente sola. E in più ha un fratello grande a cui badare” “Ehi!” “E’ la verità, ammettilo. Dai Elwin, sputa il rospo” Syn arricciò il naso perfetto per via il nome con cui lo aveva chiamato “Tu non ricordi proprio niente di ieri?” “Fai prima a dirmi cosa dovrei ricordare, no?” “Mi dici quanta roba hai bevuto per combinarti così?” “Tre birre e una bottiglia di vodka” “Complimenti! Sappi che ti sei persa la tua premiazione. A quanto pare sei una delle numero uno come eroina. Hanno detto che la prossima volta che vai ti danno il premio. È una statuetta. Sembra un premio Oscar, ma la statuetta sopra è in una posa alla Superman ed è di un metallo scadente. Davvero brutta” “Beh, adesso mi dici cosa è successo?” “Naa, con calma. Ti sei svegliata stanotte o direttamente stamattina?” capito che se continuava ad insistere non ci sarebbe mai riuscita, Michelle si arrese e cominciò a parlare tranquillamente con Syn, senza continuare a chiedergli del giorno prima “Stanotte. Ho vomitato anche l’anima. Ho mangiato qualcosa, ho preso un’aspirina e sono tornata a letto” “L’anima l’hai vomitata otto anni fa a quella specie di Rave Party a cui ti venne la brillante idea di partecipare. Se ci penso mi sembra ancora di sentire quell’odore tremendo” “Cavolo si! Ma quella volta senza saperlo mi ero pure drogata. Ahaha, venisti a recuperarmi tu per i capelli. Ricordo ancora la sfuriata di Valary. Lei è la figlia perfetta. Io sono l’avanzo di galera” “Si, ma è molto più divertente un pomeriggio con l’avanzo di galera, senza offendere Valary, sia chiaro, ma ha troppa paura delle conseguenze di una qualsiasi azione. Alle conseguenze bisogna pensare dopo, altrimenti non si vive” “La tua teoria di vita ha un ché di alquanto illecito, sai?” “Come coltivare marijuana in un vasetto sulla finestra e far credere a tua sorella che fosse una pianta tropicale?” “Ahahaha! Quella fu bellissima. Prima e ultima volta che fumammo marijuana. Alla fine eravamo tutti talmente fatti. Però coltivai proprio per bene quella piantina, bisogna dirlo” “La piantina la recuperò Matt, vero?” “Si, la rubò dalla piantagione di un tizio. Provò a farla germogliare, ma con lui era quasi morta” “Certo che ne abbiamo combinate di tutti i colori” “E’ una vita che ci conosciamo e siamo.. amici. Mi sembra chiaro che insieme ne abbiamo passate di tutti i colori. E poi non siamo di certo un gruppo tranquillo” “Direi di no” “Ricordi la fuga al Gods of metal?” “Si, ho ancora la maglietta di Nikki Sixx e la foto con Slash. Wow. Fu bellissimo” “Il problema fu il ritorno a casa” “Già, non uscimmo per tutto il resto dell’estate. Però se ricordi scappavamo e uscivamo lo stesso. E non ci hanno nemmeno mai beccati” risero un po’, poi Michelle disse “Chissà quanti milioni di volte ci siamo ubriacati” “Tutti insieme? Tantissime. La prima volta fu in secondo superiore, tu ancora non c’eri e Matt e Val ancora non si mettevano insieme. Eravamo tutti noi ragazzi a casa di Zacky. Non so quanto bevemmo, ma alla fine eravamo così ubriachi. A quanto pare io cominciai a rotolarmi nel giardino e Rev squartò il divano di Zacky” “Rev…” “Già Rev… sono passati sei anni. Se penso che avrei dovuto esserci anche io. E che avrei potuto salvarli..” “Si, ma non c’eri, non puoi rimproverarti solo per essere tornato a casa con un’altra persona invece che con loro. E poi per quanto avevi bevuto non avresti potuto fare niente lo stesso” “Forse dovrei smetterla di bere” “E allora che campi più a fare?”

Continuarono a parlare. Syn rimase a pranzo da Michelle e cucinarono insieme. Syn non poteva rinnegare le sue origini italiane. “Avevo dimenticato quanto cucinassi bene” “Infatti è un po’ di tempo che non cucinavo per te. Posso farlo anche più spesso. Così la smetti di mangiare male” “Ma io non mangio male! Ok forse un po’ si…” “Oggi pomeriggio ti va di andare allo skate park?” “No, oggi no. Non ne ho voglia” “Giusto, post-sbornia, l’avevo dimenticato” “Tu ormai convivi con i post-sbornia” “Più o meno….” Disse sorridendo “Allora cosa ti va di fare? Possiamo fare quello che vuoi” “Voglio stare qui, parlare. Niente di speciale. Che ne pensi? Se tu vuoi fare qualcosa…” “No figurati, per me va benissimo” finito di mangiare e di lavare i piatti si misero sul divano e accesero la tv. Misero sul TG della città, ma non c’era niente di interessante. Miky poggiò la testa sulla spalla di Syn “Sei comodo anche se..” “.. puzzo di fumo. Si, lo so. Questo è un altro grande classico, come il profumo a Natale” “Oh il mio profumo..” gli sniffò un po’ il collo “Infatti un pochino si sente” “Ma se da stamattina ho acceso solo una sigaretta!” “Però si sente parecchio” “Quanto tempo è che hai smesso di fumare?” “Ma io non ho mai fumato” disse recitando malissimo e sapendo di farlo “Dai seriamente..” “Più o meno quattro anni. Era il nostro segreto, da sola non c’era più gusto” gli disse a bassa voce, come se qualcuno potesse sentire. Quelle parole le fecero tremare la voce. Syn vide il suo sguardo barcollare un attimo, come a trattenere le lacrime. Forse era arrivato il momento giusto. Syn le poggiò la mano sulla guancia e le sollevò leggermente il viso, poi delicatamente sia avvicinò e posò le labbra sulle sue. Michelle rimase fredda ed immobile. Syn si scostò un po’, poi riprese a baciarla. Quanto tempo era che aspettava di farlo. Lei rimaneva quasi, passiva, dopo un po’ però sentì i suoi occhi chiudersi e reagire in modo positivo. Tre secondi dopo fu sbalzato dall’altro lato del divano “Syn...” “Si, em... devo… andare” si sollevò in piedi e si avviò all’uscita. Infilò la giacca e prese gli occhiali da sole. Un attimo prima che chiudesse la porta dietro di lui, Syn la bloccò con la mano e le disse “Comunque, è questo che è successo ieri, solo che sei stata tu a cominciare” poi sorrise leggermente e se ne andò. La porta si chiuse di botto per via di Michelle poggiata ad essa. Syn era rimasto interdetto. Gli era piaciuto parecchio, più di quanto si sarebbe aspettato. Il giorno prima era stato molto diverso, si, bellissimo, ma comunque lei era ubriaca, romanticismo e sentimento poco o niente.

Senza rendersene conto si ritrovò al cimitero. “Ma che ci faccio qui?” disse ad alta voce. Parcheggiò la macchina e scese, fino ad arrivare alla tomba di Rev. Syn e Jhonny (il bassista) erano grandi amici, ma con Rev era diverso. Lui non aveva frequentato la loro scuola. Si era trasferito lì dopo la fine degli studi, ma loro si erano conosciuti prima, in un negozio di musica Rock e Metal. Inizialmente Rev lo aveva preso in giro, ma poco dopo erano diventati grandi amici. Questo era successo verso la sesta classe ma era come se si conoscessero da molto di più.

E adesso eccoli lì, lui sopra e Rev sotto, ma sotto terra.

Syn prima si accovacciò e poi si sedette a gambe incrociate davanti alla lapide, sull’erba fresca. Chissà perché lo avevano seppellito lì e non nella sua città Natale. “Ehi, Rev. È un po’ che non ci si vede, eh? Mi sa che se continuo così ti raggiungo presto” fissò la scritta, come in attesa di una risposta che di certo non sarebbe potuta arrivare “Sai, ho baciato Michelle. In verità anche lei mi ha baciato ieri, ma era talmente ubriaca che oggi non si ricordava niente. Dopo che l’ho baciata mi ha sbalzato giù dal divano. Rev come devo fare? Io….  la amo. Perché non ci sei più, avresti saputo cosa dirmi. Sapevi sempre cosa dire. Io a volte ho il dubbio di essere un completo idiota. Per il resto delle volte ne sono del tutto certo. Non so cosa fare, come comportarmi. Se mi avvicino si allontana, ma appena parla di noi al passato la vedo trattenere le lacrime come se rimpiangesse tutto. Penso di continuare a farle male e forse anche farmi male, ma non riesco a dirle addio. Sono durato due anni e poi sono tornato da lei. Sono due anni che faccio l’amico, l’ho vista stare male per altri, ma mai niente di minimamente serio. Perchè ogni volta che mi guarda o pronuncia il mio nome vado fuori di testa. O quando sorride.. Oh porca miseria! Quando sorride è la fine per me” fissò di nuovo la lapide “Mi sento quasi un idiota a parlare con una lapide. Spero che da qualche parte tu mi stia ascoltando, perchè se dopo la morte non c’è niente, tutta la mia vita è affidata ad un pezzo di marmo nero che, fra l’altro, non risponde”si guardò intorno, c’era qualche persona che lo guardava come se fosse un pazzo “Vabbè Rev, ci si vede” si alzò in piedi e diede due colpetti sulla lapide, come una specie di saluto. Dopo essersi sfogato stava molto meglio. Quando tornò a casa, Earth era al piano di sopra. Suo padre era in salotto a leggere il giornale. Earth lo sentì arrivare e scese subito “Ehi, ti serve una mano con il lavoro?” “Molto volentieri” andarono insieme nello studio. Syn diede a Earth l’altro pc portatile un blocco e una penna. Le passò metà del materiale ricevuto e lei cominciò a leggere. “Cosa cerco?” “Devi vedere se i tizi sono, morti, passati al male, o sono per caso andati in Europa prima del 13 aprile di quattro anni fa” “Anche gli eroi?” “Si, tutti quelli che ti ho dato”

Cominciarono a lavorare, dopo quasi un ora Earth si alzò e andò a mettere un disco, uno dei suoi preferiti, Led Zeppelin. “Adesso si” tornò a sedersi sulla poltrona e riprese il pc.

“Come è andata?” “Mi ha spinto dal divano e sono andato a terra” “Davvero? Mi aspettavo che andassi contro il muro” “Anche io, ma forse il mio bacio l’aveva stordita troppo” Guardò la sorella e passò la lingua sulle labbra in modo ridicolo. “Si, certo” disse lei scettica  “Scherzi a parte…. Non saprei. Mi aspettavo una reazione più negativa” “Non essere pessimista, forse non è così contrariata come pensi” “Spero solo che non lo sia più di quanto io mi aspetti” “Syn, ti ama. E, cosa più importante, non riesce a dimenticarti. Come te del resto. A questo punto penso le rimangano due opzioni: accettarti o.. il suicidio. Ma è troppo intelligente per arrivare a tanto per te” Syn non rispose e continuarono a lavorare.

 “Uff…..” dopo un’altra mezz’ora Earth ruppe di nuovo il silenzio “Ma perché questa ricerca?” “Qualcuno voleva che io non salvassi Michelle, in modo che lei non potesse più fidarsi di me e che fosse il colpo finale alla nostra relazione un po’ in crisi” “Da cosa l’hai capito?” “Dal fatto che quando passai io davanti alla sua cella c’erano degli schermi e quando ho oltrepassato la cella qualcuno li ha disattivati” “E cosa ti fa pensare che il colpevole sia fra questi nomi?” “Questi sono quelli che si sono diplomati con me. Se non dovessi trovare niente fra questi passerò all’anno dopo e quello dopo ancora. A quel punto, se non avrò trovato niente tirerò una testata nel muro e aspetterò di morire dissanguato” Earth continuò a leggere e scrisse qualcosa poi di scatto ruppe la punta della matita sul foglio per aver premuto troppo

“Syn, Lisa!” “Che intendi dire?” “Che lei è l’indiziata numero uno!” “Dimentichi che lei era fra le persone rapite” “Dimentichi che chi è a rapire le persone sa dove sono e può aprire e chiudere una cella quando vuole e poi lei poteva ottenere informazioni dall’agenzia su i vostri piani. Controlla se aveva fatto richiesta di entrare nella missione”. Syn accedette al sito dell’agenzia e controllò i documenti della missione. Non si era mai preoccupato di controllare chi fosse nell’elenco della squadra perché pensava fossero solo loro. Invece trovò anche Lisa nell’elenco. A quanto pare aveva fatto richiesta ed era entrata, per uscirne due giorni dopo senza aver nemmeno mosso un dito. Anzi no, forse qualcosa l’aveva fatta. Aveva letto i rapporti per sapere quando si sarebbero infiltrati. “Earth! Sei un genio! Quadra tutto! Perché non ci ho mai pensato?” “Tu hai aperto la sua cella, come facevi a sospettare che fosse lei?” “Già la ricordo ancora. Era in lacrime in un angolo. Davvero penosa come eroe. Forse uno dei più scarsi. Fu messa nel corso eroi solo perchè Sonic Boom è suo zio” Gates controllò la sua scheda personale. A quanto pare lei aveva avuto a che fare con le precedenti ricerche del tizio che era stato arrestato per quella storia.

Oltre che Mr. S lui si faceva chiamare anche The Legend, ma di leggendario aveva davvero poco, tranne forse il suo ego spropositato. Era un tipo piccolino, ma muscoloso. Non era una cima, ma a quanto pare aveva ereditato tantissimo dal padre che era stato davvero leggendario come cattivo, Black Soul. Il nome forse non era molto fantasioso, ma quando fu arrestato piuttosto di essere portato in prigione si suicidò. A quanto pare un secondo prima che gli venissero messe le manette si era sparato in vena una dose di un qualche veleno ultra letale ed era morto sul colpo.

Era un mito per qualsiasi cattivo venuto dopo. Di trent’anni di attività non erano mai stato in grado di individuarlo. A quanto pare era in grado di stordire i tuoi pensieri così nel profondo dal essere una cosa irreversibile. Non era semplice ipnosi, si trattava di lavaggio mentale. Poteva farti credere qualunque cosa e farla sembrare più reale della realtà stessa.

The Legend invece era solo uno sbruffone. Syn lo aveva preso con una mano e sbatacchiato come se fosse niente. Lo aveva immobilizzato in un secondo.  “Ma adesso che fine ha fatto Lisa?” “E’ da qualche parte in Giappone se non sbaglio. Insegna in una scuola per super eroi. Si è ritirata dopo l’accaduto” Syn intanto controllava il sito dell’agenzia, poi si fece mandare il materiale su Lisa. All’agenzia non sapevano niente. Però c’era scritto indirizzo e numero di telefono. “Se le cose stanno come pensi sono a cavallo! Io devo andare all’agenzia e a parlare con Matt e gli altri” afferrò la giacca e il telefono e uscì.

Earth andò in cucina e lì il padre continuava imperterrito a leggere il giornale quando suonò il suo cerca persone. Girò gli occhi, poi lo prese dalla tasca. Lesse e aggrottò le sopracciglia. “Oh tesoro, mi sa che ci vediamo domani mattina. Non aspettarmi perché mi sa che faccio molto tardi” “Come al solito” sorrise lei. Lui le scompigliò i capelli e andò nello studio per andare nel covo.

A quel punto Earth si guardò a torno, poi chiuse a chiave la porta d’ingresso e sparì. Si materializzò dietro Ronnie, che ci mancò poco non avesse un infarto. “Tu così mi ucciderai, un giorno” disse tenendosi il petto “Scusa, ma mi mancavi” disse lei avvicinandosi a lui per baciarlo. Lui le prese la testa fra le mani e la baciò come suo solito. Poi si separò di poco dalle sue labbra e poi la baciò con più insistenza. Ronnie era poggiato contro il tavolo. Una mano scivolò fra i capelli neri e lunghi della ragazza e l’altra lungo la schiena. Earth gli strinse le braccia attorno al collo e si fece ancora più vicina. “E’ un bel po’ che non facciamo sesso, eh?” le sussurrò lui “Lo so, ma se vuoi possiamo recuperare….” “Immediatamente” ricominciò a baciarla e si ritrovarono in camera sua. Earth lo fece sedere sul letto. Poi con attenzione si sedette su di lui con le gambe aperte e ricominciò a baciarlo . Lui le sfilò la maglietta e le sganciò il reggiseno e lo fece scivolare a terra. Lei gli sfilò la maglietta, poi lo fece allungare e gli strappò via i pantaloni, per poi farli tornare interi un attimo prima che toccassero il suolo. Sorrise e si allungò su di lui. Dopo aver eliminato gli ultimi pezzi di stoffa rimasti, Ronnie le rotolò sopra e strinse una mano sulla sua coscia, poi prese a baciarle il collo.  Earth inclinò la testa per il piacere mentre lo sentiva entrare dentro di lei. Continuava a sussurrare il suo nome e a gemere. Anche Ronnie continuava ripetere il suo, fra un bacio ed un altro.

Sentiva il suo corpo caldo, con la lingua continuava ripassare i suoi tatuaggi e i seni, poi via via scendeva giù con le labbra, fino all’ombelico e ancora più giù. Earth gli sollevò la testa e lo baciò, poi fece scorrere le labbra sul suo petto, fino al pircing sul capezzolo e ci giocò tirandolo un po’ con i denti, poi continuò a baciargli il torace, quando arrivò all’inguine segnò una linea orizzontale con la lingua e poi tornò via via sopra. Ronnie le strinse una mano dietro la schiena e una fra i capelli, poi Earth poggiò la testa sulla sua spalla e guardandolo fisso negli occhi gli disse “Ti amo” “Anche io” rispose lui con lo stesso sguardo lucido.

 

Dopo più di due ore Earth era ancora nel letto di Ronnie, con addosso la maglietta di quest’ultimo che continuava a toccarla e baciarla “Ahahah! Ronnie? ancora non sei stanco?” “Earth, quasi due settimane. Ero in crisi di astinenza” sospirò lui baciandole il collo “Dimentichi l’altro ieri” “Si, ma non siamo andati fino in fondo….e poi sai com’è, quando uno si abitua ad una certa vita è difficile poi tornare a quella vecchia” “Ahahah! Beh, c’è da dire che dopo oggi siamo a posto per un po’” “Se vieni domani, possiamo anche rifarlo tranquillamente” le sorrise lui malizioso “Si, ma sai.. questa” disse battendo un colpo sul gesso “è un tantino fastidiosa, mi ha graffiato tutte le gambe” disse mostrando dei leggeri segni rossi sulle cosce. Ronnie si chinò e vi fece scorrere le labbra “Oh, sono desolato” disse continuando con più intensità “Sai che la tua desolazione mi piace?” disse lei. Ronnie sorrise contro la sua coscia. Via via le sfilò la maglietta e risalì dal bacino, attraversò l’addome, si posò sul seno e poi continuò, sulla clavicola, il collo, il mento e infine le labbra, quelle labbra morbide, calde e profumate. Earth sentì la testa girare, forse era sue punto di svenire. Sentì stringersi dalle braccia di Ronnie e smise ancora una volta quella minima connessione al cervello che era riuscita a raggiungere.

Quasi un ora dopo, mentre Ronnie dormiva, Earth si alzò ed a velocità umana si rivestì. Lo guardava dormire. Aveva un ché di angelico e tranquillo, anche se le aveva chiaramente dimostrato che in lui di innocente non era rimasto proprio niente. Si avvicinò a lui e posò le sue labbra sulle sue. Come nelle favole, si risvegliò e la guardò “Dove vai?” “A casa, si è fatto tardi e Gates ormai mi darà per dispersa” Ronnie le poggiò una mano sulla guancia e la baciò di nuovo con la solita intensità. Con la lingua fece schiudere le sue labbra e la stuzzicò. Poi si separò “Va bene, ci vediamo domani” Earth gli sorrise e mentre metteva il cellulare in tasca scomparse; per riapparire in cucina. “Ah eccoti, non ti trovavo più” disse addentando uno dei suoi adorati biscotti al cioccolato e passandole affianco “Non sono morta, a te come è andata?” “Sia all’agenzia che i ragazzi ti danno ragione: ci sono moltissime probabilità che le cose siano andate così. A quanto pare l’agenzia provvederà al caso, perché io sono troppo importante per occuparmi di queste cose secondarie” disse sicuro di sé “Sempre molto modesto, eh?” “Ma è vero” disse aprendo una birra. Birra e biscotti al cioccolato. A Earth toccava lo stomaco solo a pensarci. “E Michelle?” “Defunta! Ho provato a chiamarla, ma risponde la segreteria. Non le ho lasciato messaggi perchè tanto so che non li controllerà mai” disse sconsolato. Si buttò sul divano e accese la televisione alla ricerca di qualcosa di interessante.

Finì per vedere per l’ennesima volta Arancia Meccanica “Oh questo film mi ha dato il voltastomaco ormai…. Come te” disse Earth guardando il fratello che fissava il televisore tutto interessato, sputando briciole ovunque “Perché? Cosa ho fatto?” chiese lui con un biscotto in bocca “Syn, ti sembra normale? Birra e biscotti?” “Mai provati?” “No” “Allora stai zitta” e tornò a guardare la televisione. A volte le sembrava un bambino capriccioso. Earth andò a sedersi vicino a lui e prese un biscotto dalla busta sulle ginocchia del fratello. “Vabbè, rivediamo Alex e i suoi drughi” Syn sorrise e ricominciò a seguire il film.

Alla fine Earth si addormentò sulla spalla di Gates.

Posò i biscotti per terra e la prese in braccio, attento a non farla svegliare.  Le tolse le scarpe e la mise nel suo letto. Poi le carezzò il viso “Buona notte, piccola” e uscì in silenzio dalla stanza.

 

La mattina dopo la sveglia di Earth non suonò. Si svegliò in preda al panico. Il telefono era scarico e quindi la sveglia impostata non aveva suonato. Lo mise sotto carica per vedere l’orario e vide tre chiamate perse: due di Ronnie e una di Erin. Mandò un messaggio alla ragazza “Sorry, ma oggi non vengo. La sveglia non è suonata :D ci vediamo domani, ok? Un bacio!” e scrisse più o meno la stessa cosa anche a Ronnie. Erano le nove e mezza. Si vestì e andò a vedere chi ci fosse a casa. Il padre era in camera sua a dormire, ma Syn non c’era. Earth scese giù a fare colazione. Dopo un ora si svegliò anche il padre “E tu che ci fai qua? Non dovresti essere a scuola?” “Ma buongiorno anche a te! Si, ieri ho passato una giornata incantevole, grazie per l’interessamento” “Buongiorno Earth, tutto bene? Va bene così?” disse il padre in modo teatrale ed Earth rispose con una smorfia scocciata “La sveglia non è suonata. A te come è andata? Tutto a posto?” “Si tranquilla, niente di rotto. Più o meno” disse stiracchiandosi e completando la frase con un sonoro CRAK della schiena. “Ah comincio ad essere un po’ troppo vecchio. Forse dovrei andare in pensione, ma poi che faccio tutto il giorno?” disse ridacchiando, mentre prendeva una tazza di caffé “Pà, sai dov’è Syn?” “No, perché?” “Non c’è. E sono solo le dieci passate! Come mai è diventato mattiniero?” il padre rise della battuta “Forse aveva qualcosa da fare” “Ma chi? Lui? Gates che prende impegni di mattina?” “Hai ragione non quadra…mmmm… Michelle?” “Molto probabile, bravo pà” e cominciò a salire le scale “Figurati, Alice” “Ti odio!” urlò dal piano di sopra “Anche io ti voglio bene amore!” disse lui scherzando e continuando a bere. Earth chiamò il fratello “Ehi sbruffone! Che fine hai fatto?” “Cerco casa” “Come?” “Si, sto vedendo qualche casa. Era già un po’ che avevo chiamato un’agenzia per un appuntamento. Voglio comprare una casa in città” “Perché?” “Perché ho  ventisette anni e dormo nella casa di mio padre pur potendomi permettere una casa per fatti miei” “ah….. ok….. trovato niente di interessante?” “Mmm, forse si, poi ti faccio vedere. Non è male. Penso che prenderò questa. Mi piace” “Vabbè poi un giorno me la fai vedere” “Earth ci sarà una stanza per te. Pensavi che me ne andassi per colpa tua?” “N-no… perché?” in verità l’idea l’era passata per la testa infatti tentennò un po’ per rispondere “Earth tu sei tutta la mia vita, potrei mai scappare da te?” “E allora cosa c’è?” “Che ho trent’anni! Voglio i miei spazi!” “Ok” si limitò a rispondere lei “Va bene, ci vediamo dopo, ok? E non tenermi il broncio!” “Quale broncio? Io non ho nessun broncio!” “Lo sento anche attraverso il telefono che il tuo labbro sta arrivando al pavimento” disse ridacchiando “Uff! Ok! Forse un pochino… ma solo un pochino … si. Contento?” “Moltissimo” “Ci vediamo dopo” “Ciao, Hippie” e chiuse la chiamata. Scese al piano di sotto “Syn sta cercando casa” “E perché?” “Perchè ha trent’anni e vuole i suoi spazi” disse come se fosse una cosa assurda. Earth si aspettava che il padre la appoggiasse, ma invece fu d’accordo con Syn “Mi chiedevo quando si decidesse. La sua vecchia “casa” se così la si può chiamare, era un deposito delle sue cose. Se ci ha passato un paio di nottate è già tanto. Sono contento che si sia finalmente deciso” “Sei davvero d’accordo con lui?” “Si, perché?” “Come perché? Questa casa non è abbastanza grande?” “Earth non è una questione di dimensioni. È diverso”

Earth sbruffò, prese la giacca e la borsa e aprì la porta “E adesso dove vai?” “Esco” la richiuse con un sonoro colpo. Aprì la borsa e ne estrasse l’iPod con le enormi cuffie viola che gli aveva regalato il padre per Natale. erano delle cuffie da DJ ed erano un qualcosa di eccezionale.

Mise su un gruppo trash metal e cominciò a camminare, con la testa incassata nelle spalle. Non sapeva nemmeno lei dove stesse andando, solo continuava a camminare.

Chissà poi dove sarebbe finita. Non faceva caso a niente di quello che le stava attorno. Continuava a camminare ed ascoltare ogni singola nota delle canzoni.

Quando alzò la testa si rese conto di trovarsi in spiaggia. Come aveva fatto ad arrivarci. Mise in pausa l’iPod e fece scivolare le cuffie sul collo. Chiuse gli occhi ed ispirò forte con il naso. Poi si tolse le scarpe e i calzini e affondò i piedi nella sabbia sottile. Le onde continuavano ad infrangersi sul bagnasciuga con delle leggere increspature. Su quella spiaggia non c’era mai nessuno.

Quello era il posto di Gates e Earth. In quel posto ce li aveva portati la prima volta la mamma. Era un sacco di tempo che non ci andava.

Incurante del fatto che si sarebbe sporcata si sedette per terra e si mise a fissare il mare. Si tolse la giacca e le cuffie dal collo e infilò tutto nella borsa. Quanti ricordi su quella spiaggia. Lei e Syn che giocavano da piccoli e anche via via crescendo c’erano tanti altri ricordi. Le insolazioni, le cadute, i bisticci, le feste con gli amici, anche le litigate, di quelle serie e un po’ meno. Quella spiaggia era un po’ il suo punto fisso. Il mare le ricordava sua madre, ma in quella spiaggia il ricordo non era per niente doloroso, era dolce e caldo. Rimase chissà quanto tempo lì, immobile, a fissare il mare che continuava con i suoi movimenti tranquilli. Uno di questi giorni avrebbe dovuto tirare fuori la tavola da surf e trascinare Synyster in quel posto. Erano anni che non serfavano.

Synyster.

Il fratello che adesso se ne era venuto fuori con quest’altra pagliacciata del voler comprare casa. La verità era che Earth aveva paura di rimanere di nuovo sola. Sola come prima, con la casa che sembrava un porto di mare, con chi viene e chi va e lei sempre ferma lì, ad aspettare, a sperare che questa volta rimanessero un po’ di più, o che riuscissero a finire prima per stare un po’ insieme a lei. Che fosse suo padre, sua madre, o Gates. Lei si sentiva sola in quella fottutissima casa.

E adesso che finalmente era un po’ meno sola, Synyster se ne viene con il “cambio casa”. Era stata una mazzata in testa, davvero. Se Syn se ne fosse andato, lei avrebbe passato le giornate intere nella sua nuova casa. Earth adorava suo padre, ma non ce l’avrebbe fatta a non sentirsi sola visto che spesso e volentieri suo  padre faceva da soprammobile.

Dopo qualche ora si rimise le scarpe e dopo essersi un po’ spolverata tornò a casa- qui trovò Synyster che apparecchiava e il padre davanti ai fornelli. “Ciao Syn” “Buongiorno Hippie!” Earth lo guardò torva e smontò il suo sorriso così solare e allegro. “Dai non guardarmi così. Prova a capirmi, sono vecchio ormai. È ridicolo che io continui a viver qui con voi. Non ti sembra che io abbia ragione?” “No” disse incrociando le mani sul petto in modo ostinato.

Non le andava di parlarne davanti al padre, ma alla prima occasione avrebbe detto tutto a Syn. “Senti, questa storia a parte, perchè qualche volta non andiamo a surfare alla spiaggia?” Syn alzò il sopracciglio e la guardò “Come mai ti è tornata la passione per il surf?” “Oggi sono stata alla spiaggia e… boh….. che ne pensi? Le tavole sono ancora in garage, sai?” disse lei facendo un sorriso ammiccante “Eh eh? Dai Gates lo so che muori dalla voglia di surfare. Dai come i vecchi tempi. Tu, io e le onde. Dimmi che non ti alletta l’idea” “Ok, domani sistemerò le tavole, così domenica andremo a surfare, contenta?”  annuì e cominciò ad aiutare il fratello ad apparecchiare.

“Oggi pomeriggio hai da fare?” “Si, vado a svuotare la mia vecchia casa. Non è che puoi aiutarmi? Sai, con te si fa molto prima” “Si, certo…” disse fissando il piatto che improvvisamente non gli sembrava più troppo invitante “E dai Earth, a volte mi sembri una bambina di due anni” Earth alzò la testa e gli lanciò un’occhiataccia “Ecco appunto. Sei proprio testarda” “Bah, non so chi mi ricorda” rispose lei “Su questo, piccola” intervenì il padre “ti devo contraddire. Nemmeno Syn è morbido, ma tu sei molto più cocciuta di lui. Sei come me” disse sorridendo. Syn sorrise soddisfatto al padre ed Earth gli fece la linguaccia. “Allora, mi aiuti?” ripeté lui “Ok” e ricominciò a mangiare.

Il pomeriggio Michelle, Matt, Valary e Zacky andarono a casa loro per aiutare Gates e Earth ad impacchettare tutto e fare il trasloco. Grazie a Michelle anche Zacky ebbe una forza sovrumana per tutto il pomeriggio così aiutò anche lui a spostare i mobili pesanti. Earth li faceva materializzare in un camion che Syn aveva affittato per il trasloco. Finito con i mobili caricarono anche l’enorme SUV di Matt di scatoloni vari e Syn chiuse la porta. Parlò un attimo con Zacky e poi gli diede delle chiavi “Allora, la porti tu?” “Si, tranquilli” e sparì nel garage.

Earth però non vide dove stesse andando “Dov’è Zack?” “Lui riporta la moto” “Quella moto?” disse Earth con gli occhi sgranati “Si, quella moto” sorrise lui.

Syn aveva in totale due moto e una macchina. La macchina era una Mustang cobra del ’69 e le moto erano una davvero molto teatrale che utilizzava quando vestiva i panni di Synyster Gates perché poteva volare, era tipo un Harley Davidson enorme  e massiccia, mentre l’altra era una moto da strada argento e nera. Davvero spettacolare. Era uno di quei modelli dal nome impronunciabile e dai costi assurdi. In più la sua aveva il serbatoio personalizzato, altra chicca. C’era un cancello con la scritta in corsivo Gates.

Syn l’adorava e non la faceva toccare mai a nessuno. Per questo Earth rimase sconvolta quando il fratello le disse che aveva lasciato le chiavi all’amico.  “Syn hai la febbre?” “Non mi pare” disse lui sorridendo, mentre guidava verso casa “Allora mi spieghi come mai hai lasciato guidare la moto a Zack?” “Era un sacco di tempo che me lo chiedeva. E poi Zacky è un ottimo motociclista. Una volta faceva anche gare di motocross” “Lo so, ma mi sembra lo stesso assurdo” scrollò le spalle e continuò  guidare. Possibile che Gates avesse anche la patente per il camion?

“Ok, adesso?” “Devo sistemare un paio di cose nella casa e domani scarico. Mi aiuti?” “Che dobbiamo fare?” “Ritingere un paio di pareti. È troppo bianca. Ho comprato la vernice rossa, nera e argento. Così ci divertiamo” disse sorridendo “Syn io non voglio che ti trasferisci” “Perché?” “Perché non voglio rimanere sola” “Ma tu non sei sola. C’è papà” “Gates, sai meglio di me che papà non è il massimo della compagnia” sorrise “In effetti hai ragione, ma non sarai mai sola. In qualunque momento puoi scappare a casa mia. Anche se io non ci sono” poi fece un’espressione maliziosa “Il letto della tua stanza lo comprerò bello grande, così tu e Ronnie potrete stare tranquilli. E niente più fughe notturne a casa sua” “E tu che ne sai?” “Perché io facevo la stessa cosa” disse sorridendo. “Vieni qui piccoletta” e gli passò un braccio attorno alle spalle. Earth poggiò la testa sulla sua spalla, mentre lui continuava a guidare.

“Syn?” “M?” “Grazie” e lo abbracciò un po’ più forte “Figurati, Hippie”.

Arrivarono in città, e Syn cominciò a guidare come se volesse andare in spiaggia “Syn ma…” “Ti faccio vedere casa mia” disse sorridendo.

Dopo un po’ arrivarono ad una villetta molto vicina alla loro spiaggia. Parcheggiarono e Syn corse subito ad aprire la porta. Appena entrati ci si trovava in un grande ambiente  che doveva essere il soggiorno. C’era come un largo corridoio e a destra si scendevano due gradini e c’era un grande spazio.

Syn posò al centro di questo spazio lo scatolone che aveva in mano e gli altri lo imitarono. Sulla destra c’era un altro po’ di spazio e poi un grande arco che dava su un’altra stanza. “Allora, questa è la mia nuova casa” Syn andò vicino agli scatoloni “Questo sarà il soggiorno” poi andò dall’altro lato “Qui l’angolo bar” disse allargando le braccia nell’angolo fra l’arco e il muro “E questa è la cucina” disse affacciandosi nell’arco. “Se volete vi faccio vedere il resto..” “Syn, mi dispiace ma io devo andare. Tanto ce la farai vedere un’altra volta, ok?” disse Matt “Tanto appena pronta la inauguriamo con una bella festa” disse Syn sorridendo “Perfetto!” disse Zacky sorridendo di rimando. Dopo un rapido saluto e uno strano scambio di sguardi e tentennamenti fra Michelle e Gates, i quattro aiutanti se ne andarono. “Ok, cominciamo?” disse Earth guardando un fusto di vernice, sempre nel soggiorno “Si, avevo pensato di fare questa parete nera e questa argento, che ne pensi?” “No Syn, è orribile. Sarebbe un cazzotto nell’occhio. Farebbe venire il mal di testa. Facciamo le arcate e tutti i punti sporgenti neri e argento come la tua chitarra” “Meno male che sei venuta” “Ok allora cominciamo” Syn tirò una tuta da lavoro a Earth che la infilò senza fare troppe storie, anche se era grande “Mi dici dove le hai prese queste?” “Sono di quando ho lavorato” “Tu hai lavorato?” “Non ti ricordi?” “Sinceramente no” “Secondo te come ho fatto ad avere quella chitarra? E poi i tatuaggi costano un sacco” Earth si tirò sopra le maniche e le gambe troppo lunghe, poi si lego i capelli e cominciò a ripassare il battiscopa con il nastro che Syn aveva preso. Intanto il fratello sistemava i giornali “E… che lavori avresti fatto?” “Emm… pony express, muratore, al Bowling, al karaoke, in una lavanderia e pure qualche altra cosa… ma possibile che non ti ricordi? Ho lavorato fino al diploma!” Earth ci pensò per bene

“Bah qualcosa la ricordo, ma niente di ché. Ma tu davvero hai fatto il muratore?” “Più che altro impastavo calce. Comunque l’ho fatto per poco tempo. Ho smesso quando le mie mani hanno cominciato a minacciare di rovinarsi. Le mie mani sono sacre” “Ecco perché pretendi che io ti aiuti sempre” disse scherzando “Esattamente” disse aprendo un barattolo di vernice. Quando Earth ebbe finito di sistemare il nastro sulle pareti interessate andò dal fratello che stava versando il colore in delle vaschette “Sicuro di sapere come si fa?” “Si, l’ho fatto un po’ di volte” “Ad esempio?” “Quando ha preso fuoco la mia stanza, quando ha preso fuoco il garage di Matt e poi ho tinteggiato tutta la casa di Michelle. Tieni” e piazzò un pennello a rullo in mano alla sorella “Prima facciamo tutto nero. Poi fra un paio di giorni facciamo le strisce argento, ok?” “Va bene”.

Dopo tre ore avevano finalmente finito di dipingere di nero tutte le pareti interessate, (fra cui anche una di quello che sarebbe diventata la stanza della musica) si sedettero per terra e Syn andò a prendere un paio di birre. “Syn, è davvero una casa stupenda” “Ma non hai visto la parte migliore” si alzò e tirò su anche la sorella. Uscirono dalla stanza principale, e presero il corridoio, dopo un paio di metri trovarono una porta a vetri e Syn la aprì. C’era uno spiazzale in pietra con la piscina, ma non fu quello a colpire Earth, ma il fatto che la casa affacciasse direttamente sulla spiaggia. La loro spiaggia. C’era solo uno steccato di legno che bastava scavalcare per ritrovarti con i piedi nella sabbia “Syn è….” “E’ soprattutto per questo che ho preso questa casa. È perfetta” disse prima di bere un sorso dalla birra. 

“Senti, ma papà non ti fa guidare, vero?” disse lui dopo un po’ “Già, dice che ci tiene alla sua macchina” disse lei scocciata bevendo. Gates sghignazzò “Ho una cosuccia per te” si mise una mano in tasca e estrasse la chiave di una macchina con il telecomando “Vai in garage” disse sorridendo mentre gli porgeva la chiavi. Earth le afferrò e corse nel garage. Qui si ritrovò la macchina dei suoi sogni: una maggiolone Wolkswagen  giallo. Il tettuccio era a scacchi neri e gialli e sulla fiancata c’erano dei teschi neri “O porca miseria!!!” abbracciò il fratello, buttandogli addosso tutta la birra “Si, ok” disse ridendo. Tanto aveva già bisogno di una doccia. “Era una sorpresa che volevamo farti io e la mamma. Ti piace?” “Syn è bellissimo!” “Sai che giallo non si trova? Abbiamo dovuto farlo ridipingere, e visto che c’eravamo lo abbiamo fatto personalizzare un po’” “Syn è stupendo” “Sono contento che ti piaccia” “Tu però guadagni troppo” Gates scoppiò a ridere “Seriamente! Ti pagano troppo!” “Se non lo vuoi me lo riprendo. A Michelle potrebbe piacere…” “Nonononono!! Ok, sto zitta” Earth diede la bottiglia ormai vuota in mano al fratello e poi s’infilò nel maggiolone “Syn, ci vediamo a casa!” “Occhio che ha il cambio manuale!” urlò mentre la sorella usciva dal suo garage senza problemi. Syn rimase un po’ a guardarla, poi chiuse il garage e tornò in casa. Chiuse il barattolo di pittura e poi chiuse tutto. Si tolse la tuta e la buttò nel portabagagli. Diretto verso casa.

 

Earth infilò nella borsa il cellulare, i soldi e il disegno. Poi si mise nella sua fiammante macchina gialla e andò da Ronnie. Gli avevano tolto il gesso e gli avevano messo il tutore. A quanto pare quel medico era molto scrupoloso. Ronnie non senza difficoltà s’infilò nella macchina “Ti ho già detto che io adoro la tua ape formato macchina?” “Non prendere in giro la mia auto. Ha carattere” “Si certo. È di un colore ridicolo” “Vuoi andare a piedi?” “Guarda che ti sto accompagnando” “Particolari, solo particolari” disse Earth scherzando e ripartendo.  Arrivarono da Freddy che li accolse a braccia aperte “Ehi Earth! Era un po’ che non ci si vedeva, eh?” “Ciao Fredd. Si, l’ultima volta c’era tua sorella” “Ok, allora, fammi vedere” Earth prese il foglio dalla borsa e lo poggiò sul tavolo. Era un’ancora con l’acqua dietro e con un nastro su cui c’era scritto “Elly Mermaid”. Gli spiegò le dimensioni e dove voleva farlo “Earth ma è….” “Si, è quello che pensi. Allora? Che ne pensi?” “Che se vuoi ho un posto libero nel mio studio” disse ridendo. “Ok, aspettate cinque minuti e ritorno, ok?” i due annuirono e si sedettero sul divanetto. Dopo un po’ tornò Freddy col foglietto. “Pronta?” “Si” Earth si alzò sorridendo. si tolse la maglietta, sotto aveva messo una maglietta legata dietro al collo. Freddy la fece stendere sul lettino. Il tatuaggio Earth lo avrebbe fatto all’interno del braccio.

Come al solito ci volle un sacco di tempo, ma una volta finito il risultato era eccezionale “Amico, tu sei un artista” disse scrutandosi allo specchio. Fredd sorrise, poi stava per metterle il cerotto, ma lei fece rimarginare la pelle “Già, avevo dimenticato” dopo aver pagato se ne andarono e s’infilarono nella macchina di Earth “Fra quanto dobbiamo andare alla festa?” Shad aveva organizzato una festa in costume per il suo compleanno “Mmm, due ore” “Ok, allora possiamo passare a prendere i vestiti così ci prepariamo?” “Certo” Earth fece inversione ed andò a casa di Ronnie “Sai che non è esattamente permessa una cosa del genere?” disse Ronnie ridacchiando e passandosi una mano fra i lunghi capelli neri con i riflessi blu “Tanto non mi ha visto nessuno”

Si sarebbero vestiti da Slash e Axl Rose. Si, Earth era una ragazza, ma tanto chi se ne importava? Ronnie andò a prendere il borsone che già aveva preparato e lo infilò nella macchina. Ormai non usava più le stampelle e questa era già una grande liberazione “Ma alla fine lo hai trovato il cilindro?” disse Earth rivolta a Ronnie “Mi sono girato mezza città, ma si, alla fine ce l’ho fatta”.

 

Synyster era in macchina che aspettava Michelle per andare alla festa. Si erano messi d’accordo sul costume: Sweeny Todd e Miss Lovett. Era stata una bella idea, rottura di scatole era stata farsi i capelli. Lui e le bombolette non andavano molto d’accordo, però non erano venuti male.

Sentì la porta a aprirsi e vide Michelle uscire di casa con un abito fino al ginocchio nero e grigio, il corpetto stretto e tutto ricamato con lo scollo a barca e la gonna larga e pomposa. Aveva tinto i capelli di nero con delle ciocche bianche e i guanti con le dita tagliate erano neri e tutti ricamati. Gates rimase a guardarla con la bocca aperta mentre si avvicinava alla macchina e apriva lo sportello

 

Ronnie e Earth si diressero a casa di lei, che era deserta. Il padre era a cena da certi suoi amici e Gates era andato prima per aiutare Shad. Andarono in camera di Earth e si cambiarono. Ronnie mise dei pantaloni di pelle, con una bandana nella tasca di dietro e vi aveva appeso anche una grossa catena, svariate collane e bracciali e una maglietta ambigua. Earth gli modificò i capelli “Ahahah!! Sono sul punto di soffocare!” disse lui scherzando poi si mise il cilindro in testa, gli occhiali da sole e andò a guardarsi allo specchio “Porca miseria sono troppo bianco” “Tanto saranno tutti ubriachi. Nessuno se ne accorgerà” Earth invece mise un jeans chiaro e strappato del fratello. Gli andava un po’ grande  e allora ci mise una cintura. Poi rese i suoi capelli uguali a quelli del leader dei Guns n Roses nei suoi tempi d’oro, con tanto di bandana. Mise una delle sue maglietta preferite, ovvero quella con l’etichetta del Jack Daniel’s. era un po’ scollata perché l’aveva tagliata, ma tanto chi se ne frega. Mise gli occhiali da sole e qualche collana in più. Afferrò una giacca di pelle che aveva recuperato dalla soffitta (era del padre). Ronnie si buttò su una spalla una giacca di pelle stile “chiodo”

“Pronta?” “Ok, andiamo” tenendosi per mano scesero al piano di sotto. “Adesso cosa facciamo? Manca mezz’ora” “Cominciamo ad andare, forse serve una mano” s’infilarono nell’appariscente macchina di Earth ed andarono a casa di Shad. Qui la gente era già cominciata ad arrivare

“Ma il regalo?” “Lo abbiamo fatto insieme a Gates e gli altri, ricordi?” “Si, giusto” parcheggiò e scesero. La porta era aperta. Incontrarono Synyster che si era vestito da Sweeny Todd, Michelle si era vestita da Mrs. Lovett: si erano messi d’accordo.

Shad era vestito da Joker “Ehi Shad!” Earth attirò la sua attenzione “Ehi scricciolo!” “Tanti auguri!” dissero in coro Earth e Ronnie “Grazie, ragazzi. E complimenti per i vostri costumi” “Grazie. anche il tuo è bello” “è stata un’idea di Val. Lei si è vestita da Harley Quinn” disse indicandola. Era un po’ distante da loro che parlava con Gena che era vestita da Minnie. “Ok, adesso scusatemi che ci sono ancora un paio di cose da sistemare” Earth si tolse la giacca e la tenne in mano. “Io vado a salutare Gates, ok?” disse Ronnie “Va bene. Io vado dalle ragazze” lui annuì e scomparì. Lei si avviò da Val e le altre “Ehi ragazze!” “Ciao Earth!” la salutarono affettuosamente “Sei… Axl Rose?” “Già. Ronnie è vestito da Slash” “Dov’è andato?” chiese Gena “Con Gates.. Bah” Earth scrollò le spalle. “E quello?” disse Valary guardando il l’interno del suo braccio destro. Earth lo sollevò per far vedere “Vi piace? l’ho fatto prima di venire qui” “Ma è per….” Gena lasciò cadere la domanda “Per mamma? Si” “Ehi ragazze!” Arrivò Charlotte da dietro Earth “Ciao Charlotte” dissero quasi in coro. Lei era vestita da Trilly e Matt da Capitan Uncino. “Ehi, Axl” disse guardando Earth “Ciao, Fatina” “Ho provato a convincere Matt a vestirsi da Peter Pan, ma ha detto “piuttosto vengo nudo”, così si è vestito da Capitan uncino. Mi è sembrato di vedere uno Slash super tatuato e con una gamba rotta sulla porta della cucina o me lo sono sognato?” “Ronnie” disse Valary “Ah ecco” disse sorridendo.

In poco tempo cominciò ad arrivare un sacco di gente.

C’era una quantità di alcolici assurda. Earth finì a ballare sul tavolino del salotto insieme a Gena e Michelle. C’era tantissima gente, molta di quella non la conosceva nessuno, ma più si è meglio è.

Ronnie se ne stava abbracciato a Gates e cantavano qualche canzone dei Kiss troppo alta per tutti e due. Ogni volta anche toppavano (ovvero sempre) cominciavano a ridere  continuavano a cantare e bere. Earth continuava a ballare, ridere, bere, scherzare, bere, bere e bere. Era proprio la sorella di Gates. Valary si aggirava con una macchinetta fotografica immortalando quanti più momenti possibili. Con quelle foto poi ricattava tutti. Ad un certo punto Valary e Shad scomparvero. Poi anche Gena e Zack.

Ronnie afferrò Earth per il braccio e le sussurrò qualcosa nell’orecchio. Shad gli aveva dato la chiave della stanza degli ospiti. Non senza fatica, barcollano e sbattendo da tutte le parti arrivarono alla stanza giusta. Ci vollero tre tentativi per riuscire ad inserire la chiave. Entrarono e richiusero. Dopo di ché Ronnie aveva posato la bottiglia di Jack che aveva in mano e si erano buttati sul letto. Inizialmente ridevano come degli idioti, poi smisero di ridere e si diedero alla pazza gioia. Ronnie sotto tutti quei capelli era sudato tantissimo, ma chissà perchè rendeva il tutto più sexy. Provando a bere dalla bottiglia di wisky se ne buttarono parte addosso e ricominciarono a ridere come cretini. La mani di Ronnie sembravano anche più insolenti del solito e nemmeno Earth scherzava. Alla fine si ritrovarono aggrovigliati nelle lenzuola e si addormentarono così.

Si svegliarono la mattina dopo, con il sole che entrava dalla finestra che li colpiva sulla faccia.

Earth aprì gli occhi e quando si ritrovò davanti una massa di ricci urlò e Ronnie si svegliò di colpo “Che c’è?” “Porca miseria mi è preso un colpo” “Perché?” disse Ronnie faticando a tenere gli occhi aperti “I capelli”. Ronnie si mise una mano in testa “Già e vero” Poi si ributtò con la faccia sul cuscino.

Earth stava per fare lo stesso, ma venne colta da un conato di vomito. Su una porta della stanza trovò un post-it con scritto “Bagno” spalancò la porta e si chinò sul WC. 

Dopo un po’ si sedette per terra con la testa poggiata contro il muro e fissava il soffitto. La testa le scoppiava. Riuscì ad alzarsi e guardarsi allo specchio del piccolo bagno. Si lavò la faccia, il collo e le braccia. Poi tornò in camera e a fatica si rivestì. Ronnie la sentì e la imitò. Era rintronato quanto lei.

S’infilò i boxer e andò in bagno. Ci rimase per un buon venti minuti, poi si ributtò di faccia sul letto.

Earth gli passò una mano fra i capelli e glieli modificò ma invece di neri con i riflessi blu glieli fece quasi rosso fuoco, senza nemmeno rendersene conto.

Dopo essersi rivestiti tutti e due scesero al piano di sotto. Dove ormai non c’era più nessuno, tranne i ragazzi e un paio di tizi stesi per terra che dormivano. Non si capiva niente.

 In cucina trovarono Shad, Gena e Matt che provavano a riprendersi. “Giorno” disse Matt, Earth rispose con una specie di muggito e Ronnie alzò la testa.

Ronnie si sedette al tavolo della cucina e Earth sulla cucina, qui si fregò il caffè di Shad “Ma prego, Baby Gates, accomodati pure” “Fanculo” “Degna sorella di tuo fratello” Earth bevve, poi modificò il contenuto della tazza in qualcosa di più forte e bollente e continuò a bere. “Ehi Shad, vieni qui” disse Ronnie. Con fatica tenne gli occhi aperti e li fissò in quelli verdi del ragazzo più massiccio e sveglio.

Utilizzò lo stesso trucco che aveva usato quella volta con Earth. Dopo aver fatto la stessa cosa a tutti, Earth la fece a lui. A quel punto si rese conto di quello che aveva fatto ai capelli del ragazzo e che aveva messo la maglietta la contrario. Sistemò tutti e due e poi andò nel salone.

 I ragazzi cacciarono fuori quei due e chiusero la porta e tutte le finestre aperte.

“Ehi, ma Gates?” Shad scosse le spalle. Earth cominciò ad andare in perlustrazione della casa alla ricerca di suo fratello.

Alla fine lo trovò in una stanza che dormiva ancora e affianco a lui, sotto le lenzuola, Michelle.

O porca miseria. Quando si sarebbe svegliata non avrebbe voluto di certo esserci.

Aspetta, ma… erano vestiti? Earth richiuse la porta e se ne andò sghignazzando. Scese al piano di sotto e disse gli altri quello che era successo. Adesso c’erano anche Charlotte e Zacky che Ronnie aveva svegliato dal post sbornia. Cominciarono a rimettere a posto tutto. Ronnie se ne andava in giro zampettando con il cilindro in testa e gli occhiali da sole appesi alla maglietta. Earth cominciò ad aiutare del tipo, sollevare un divano ribaltato e raccogliere qualche bicchiere di carta e bottiglie sparsi un po’ da tutte le parti.

 Dopo una decina di muniti si sentì un urlo “Si è svegliata Michelle” Annunciò Shad e tutti cominciarono a ridere “Sua sorella urla nello stesso modo, ma non vedo un motivo per cui Valary dovrebbe urlare” poi si sentì un tonfo e poi niente più. “Ci conviene aspettare” disse Charlotte. A questo punto entrò anche Valary che pensava che l’urlo venisse da lì “Che è successo a Mich?” “Si è svegliata affianco a mio fratello” annunciò Earth sghignazzando “Uh oggi ci divertiamo. Earth tieniti pronta perchè mia sorella smonterà tuo fratello”

 

Intanto nella stanza in questione….

Michelle aprì gli occhi colpita direttamente sul viso dal sole, che aveva un’angolazione strana, doveva essere molto tardi. Ah che mal di testa, non ricordava niente, solo tanti, tanti ma tanti bicchieri di tequila che si scolava uno dietro un altro.

Si rigirò fra le coperte e si scontrò con una figura maschile che dormiva beatamente. Non riconoscendola perché girata, Michelle lanciò un grido. Gates si svegliò di colpo e rotolò giù dal letto, disteso per terra. “Che cazzo urli?” disse provando a riarrampicarsi sul letto “Scusa, mi è venuto un infarto. Non ti avevo riconosciuto” Gates si tuffò di faccia sul cuscino.

“Ma… che è successo?” chiese Michelle guardandosi attorno. Gates riaprì un occhio, si sedette sul letto e diede una controllatina dentro i suoi pantaloni dopo un po’ richiuse e si voltò verso Michelle “A quanto sembra niente. E poi sei vestita. Quindi calmati” Michelle mise la testa fra le mani “Ah che male!” “Lo so cara, hai bevuto una quantità industriale di alcolici. Mi sorprende che non sia morta” “Perché poi tu ci sei andato giù leggero, vero Gates?” “Che c’entra…. Io ci vado mai leggero?” sorrise e con gli occhi chiusi parlò “Non mi ricordo proprio niente” “Tanto Valary avrà di certo fatto qualche filmino e una quantità industriale di foto. Dai andiamo di là” disse trascinandolo fuori dal letto.

 Si misero le scarpe e andarono nel salone.

Michelle, sembrava a metà fra il coma e l’incazzatura bestiale.

Poco più indietro Syn con la camicia mezza sbottonata che si grattava la testa in cerca di spiegazioni perché nemmeno lui ricordava niente di niente.

A quel punto Valary alzò la testa e li guardò, si mise le mani su i fianchi e disse “Beh, non c’è che dire: la storia si ripete” e cominciammo tutti a ridere, compresi i due appena arrivati, perché la prima volta fra quei due era andata più o meno nello stesso modo. “Ehi, vedi di non correre. Non è successo un bel niente” disse Synyster dirigendosi in cucina alla ricerca del caffé, poi si rese conto di Ronnie allora si avvicinò a lui per farsi anestetizzare.

Dopo aver finito di sistemare ed essersi più o meno tutti ricomposti, ognuno si avviò riaccompagnando il/la proprio/a cavaliere/dama della festa.

Gates inchiodò davanti alla casa di Michelle. Il viaggio era stato davvero imbarazzante perché nessuno dei due aveva detto nemmeno una parola. Gates guardò Michelle prima che scendesse dalla macchina e a quel punto parlò “Sai, mi dispiace che non sia successo niente. Mi manchi Mich” lei era rimasta pietrificata, di spalle a lui. Ebbe bisogno di un paio di secondi prima di riuscire a muoversi e aprire lo sportello.

Non si voltò verso la macchina nemmeno una volta, allora Gates lasciò cadere la testa e se ne tornò a casa. Prese il telefono e chiamò Fredd “Ehi Freddy, hai un buco per me?” “Dipende, cosa vuoi questa volta?” “Ho visto il tatuaggio di mia sorella e mi piace da morire. Lo voglio anche io. Tu dimmi quando e io arrivo” “Ok allora… senti un tizio ha appena disdetto… che ne dici di venire…. Adesso?” “Due minuti e sono lì”

Dopo quasi tre ore Syn tornò a casa con lo stesso tatuaggio della sorella solo sul braccio sinistro. Anche il posto era lo stesso. Earth rimase per un secondo perplessa, poi sorrise e lo abbracciò “Hai avuto una grande idea, Hippie” le disse Gates nel collo “Ma tu quando lo hai visto?” “Prima, a casa di Matt”.

 

Era passato un mese dalla festa di Matt, era un sabato sera come tanti altri, Earth e  Ronnie sarebbero usciti con i loro amici. Gates aveva intenzione di andare da Michelle andare da qualche posto da soli e parlare. La famosa rivolta di cui parlava Earth ancora non era avvenuta e cominciava a preoccuparsi. Dopo aver portato qualche altra cosa nella sua nuova casa e aver passato il resto del pomeriggio ad insonorizzare la stanza della musica, si diede una sistemata e poi andò da Michelle. Erano le sette.

Era presto e lo sapeva, ma doveva e voleva mostrarle una cosa. Michelle gli aprì, alquanto sorpresa. “Ehi Mich” aspettò che rispondesse, ma lei si limitò a rispondere con una specie di scrollata di sopraciglia “Volevo chiederti se ti andava di venire a mangiare qualcosa con me… per parlare” “Em.. ok, ma cos’hai in mano?” disse guardando la scatola rossa che Gates aveva in mano. “Un tuffo nel passato” disse sorridendo. “Em.. entra” disse scansandosi per far passare il ragazzo.

 Si sedettero sul divano e Gates poggiò la scatola su una sedia di fronte alle sue ginocchia. “Allora, sai che io sono fissato con i ricordi e che conservo un sacco di cianfrusaglie che altra gente butterebbe o che non prenderebbe mai in considerazione come ricordi?” Michelle annuì, alquanto preoccupata.

Syn tolse il coperchio “Ecco, queste sono le cianfrusaglie che riguardano te e me”. Michelle guardò nella scatola. Sembrava davvero immondizia, molti con dei cartellini adesivi o con la data scritta sopra direttamente. Sopra tutto questo spiccava una rosa che si intravedeva per metà. “No, quella è l’ultima. Allora cominciamo” Syn scrutò il contenuto della scatola e prese il primo oggetto: un cucchiaio di plastica “Cosa ti ricorda?” chiese a Michelle che non sapeva cosa rispondere. Syn girò gli occhi e cominciò a parlare….

 

Terzo anno, primo giorno, mensa scolastica.

Come al solito lui era l’ultimo ad arrivare, ci metteva sempre tre ore per decidere cosa magiare. Meno male che i suoi amici gli tenevano il posto altrimenti spesso e volentieri avrebbe mangiato per terra. Perlustrò la mensa in cerca dei suoi amici e finalmente li trovò. Solo che al tavolo c’erano anche due ragazza. E queste? Ah giusto, Sanders (ovvero reale cognome di Shad e modo in cui lo chiamavano fino a quando non si era trovato M. Shadow) glielo aveva detto: quest’anno si sarebbero iscritte anche quella sua amica e la sorella gemella. Speriamo che almeno siano simpatiche, o carine. Meglio se tutte e due.

No la sua amica era offline, voleva provarci lui.

 Come aveva detto che si chiamava? Era con la V. V… Van.. no non era Van… Valary! Wow… che genio. Ok, rimaneva la sorella.

Gates si stava avvicinando al tavolo quando una posata partì dal tavolo ed essendo distratto lo colpì in testa per poi ricadere nel piatto schizzandolo. “Chi la beneamata testa di caz…” e si fermò quando vide che era una delle due ragazze “Scusa, sono stata io. Comunque, io sono Michelle” “Gates chiudi la bocca!” gli urlò Zacky “E tu chiudi il cu…bah..  lasciamo stare.  Io sono Gates, e fino ad ora non è stato esattamente un piacere” disse in tono scherzoso. Forse quest’anno si sarebbero davvero divertiti.

 

“Ahahaha!! Cavolo si! Come ho fatto a non pensarci!” “Povero me” “Vabbè dai, continuiamo” e prese un pezzo di vetro, sembrava un manico “Questo forse l’ho capito, ma per sicurezza illuminami tu”

 

Sempre terzo anno, verso Marzo, sabato sera, locale.

Michelle era arrivata da più o meno mezz’ora. Aveva dovuto trovare un passaggio da Hailey (ai tempi ragazza di Matt e amica di Michelle), perché Valary si era fatta venire a prendere da Sanders, e adesso non si sapeva che fine avessero fatto.

Tutti gli altri erano già nel locale e anche visibilmente andati.

In verità forse erano solo leggermente brilli, l’unico ad essere andato era Gates.

“Ciao ragazzi” “Ehi Mich” disse Zacky preoccupato “Che c’è? È successo qualcosa?” “Ti basta guardare Gates” disse Jimmy (aka Rev).

 Se ne andava saltellando per il locale “Ah… capisco” disse Michelle divertita, poi si sedette vicino agli altri. Poco dopo Gates si sedette vicino a lei. La fissava con un sorriso ebete

“Ehi, Gates” “Ciao Mich” continuava a fissarla con la faccia da cretino “Te l’ho detto che sei davvero carina?” si avvicinò di più e Michelle si spostò più vicino a Jimmy “Dai, Gates piantala” lo intimò lui. Gates si voltò e lo guardo male, più o meno

“Zitto tu” poi tornò a sorridere a Michelle “Allora, dicevamo…” avvicinò una mano al ginocchio di Michelle “Gates piantala” le disse lei, ma lui continuava imperterrito

“Gates, porca puttana piantala!” niente. Michelle afferrò un boccale di birra sul tavolo e lo scagliò sulla testa di Gates. Sfortunatamente il ragazzo non era indistruttibile al momento, il ché significò che la serata si concluse con una bella corsa al pronto soccorso, dove ricucirono la testa del ragazzo, dopo averlo parzialmente rasato.

“Già, guarda che mi hai fatto” disse mostrando una polaroid che gli era stata scattata dopo aver messo i punti. Dieci punti, il vetro era entrato parecchio, ma in uno spazio piccolo “Ho ancora la cicatrice” “Come se fosse l’unica” “In effetti…” “Adesso……” Michelle pescò un oggetto “…questo!” era un braccialetto verde, di plastica, di quelli che si chiudono con un bottone a pressione “Come se non lo sapessi…”

 

Quarto anno per Syn (perché era diventato Syn) e secondo per Michelle, fuga per il Gods of metal

“Porca miseria, Michelle! Quanto ci metti! Se non ti muovi fra un po’ vado in pensione!” “E piantala, ho fatto” disse sgusciando fuori dalla finestra. Si buttò senza guardare e Syn la prese al volo “Cosa ti dava la certezza del fatto che ti avrei preso?” “Il fatto che non hai voglia di accompagnarmi in ospedale e che poi ti scocci ad andare al Gods of metal da solo visto che gli altri ti hanno dato buca” Syn scrollò un sopracciglio. In effetti non aveva tutti i torti…

 

“Ahahaha!! Bellissimo! Ci sono anche tutte le foto e gli autografi!” disse scrutando vari pezzi di carta, tenuti insieme da una graffetta. Poi le rimise dentro e prese un altro oggetto. Lo osservò dubbiosa. Era un suo orecchino, per la precisione uno che non le era mai piaciuto e che quando aveva perso ne era stata ben felice “E questo? Che ci fa qua?” “Lo ritrovai una settimana dopo.. sotto il mio letto…”

 

Sempre quarto anno per Syn e secondo per Michelle, solo qualche mese dopo….

Michelle si era appena svegliata, ma continuava a rimanere immobile sul suo petto nudo.

Aspetta, petto nudo? E di chi?!

Cacciò un urlò  e il ragazzo vicino a lei si alzò di scatto facendola quasi cadere “Ma che diamine ti prende? Aspetta ma…. Michelle?! E tu che ci fai qua? Aia la testa” Syn si guardava intorno, alquanto confuso. Della sera prima ricordava ben poco. Tutti e due avevano bevuto un sacco

“Me lo chiedo anche io Syn” “Mi sa che…..” non lo fece finire perché Michelle disse “No, non mi pare, sotto sono vestita, più o meno” Syn alzò il lenzuolo e controllò “Già, pure io. Allora mi sa che ci siamo andati vicini”. Disse sporgendosi verso di lei con gli occhi socchiusi, provando a baciarla. Più lui si sporgeva in avanti più lei si allontanava indietro

“Per la miseria, posso darti un bacio?” Michelle si fermò dalla sua arretrata e titubante posò le labbra sulle sue, delicatamente. Syn fu lo stesso… delicato? Synyster Gates era delicato? Wow…

“Adesso si” e si ributtò sul cuscino trascinandosi anche lei.

Dopo essersi Rivestita Michelle si mise a perlustrare la stanza. Syn era in bagno. Si inginocchiò per terra e si mise a controllare per bene “Che cerchi?” le sussurrò Syn all’orecchio facendola sobbalzare “Scusa, non ti faccio niente tranquilla” “Mo figurati, cercavo un orecchino” “Se lo trovo te lo ridò” “Vabbè tanto era anche brutto”

A questo punto ci fu un po’ d’imbarazzo, fra i due

“Se vuoi, puoi riprendertelo” disse lui dopo un po’ “Naa, tienitelo” disse rimettendolo nella scatola. Si era pentita di aver scelto proprio quello fra tutte le cose che c’erano là dentro.

A questo punto Syn decise di darle la rosa. Aveva già deciso che gliela avrebbe data non appena avesse pescato uno degli oggetti che più si riferiva ai loro momenti speciali.

Quando la estrasse bene, Michelle notò che la rosa era incastrata in un anello.

Come aveva fatto senza spezzarle il gambo ripetutamente? “Mi ha aiutato Earth, lo ammetto. Però l’idea è stata mia” Michelle continuò a scrutare il bellissimo fiore con l’anello.

Il gioiello in questione era opera di Syn, si era proprio uno dei gioielli ce faceva lui.

Era molto delicato, ma anche macabro, proprio nel suo stile. Erano le braccia di uno scheletro e fra le due mani aperte a coppa era incastonata una pietra che brillava delicatamente creando milioni di riflessi color arcobaleno “Ero indeciso sulla pietra. Lo so che la tua preferita sono i lapislazzuli, ma volevo qualcosa che potessi mettere sempre e non da dover abbinare, comunque dall’altro lato ne ho messo uno piccolo piccolo” Syn era agitato e quindi parlava a vanvera. Mich lo guardò come per intimagli di stare zitto e lui seguì il consiglio con un debole sorriso.

Sapeva sempre come passare per idiota con lei.

Dopo un po’ Gates ricominciò a parlare, con molta più calma “Se vuoi, rompi la rosa e mettilo. Altrimenti rimarrà in questa scatola, come ricordo di un tentativo (in verità l’ennesimo) di tornare insieme e di quanto sia grande la stupidità di un uomo innamorato che continua a conservare spazzatura inutile”

Michelle sospirò. “Gates di odio” lui sgranò gli occhi terrorizzato, ma lei ancora non aveva finito di parlare “Ti odio perché sono un’idiota e continuo ad amarti, perchè sei dolce, sei una testa di cazzo e perché sai sempre cosa fare per spiazzarmi e perché mi ami e so che continuerai ad amarmi e perché continui a conservare quella che hai chiamato spazzatura inutile” e con questo strappò con uno strattone il gambo che avvolgeva saldamente l’anello e lo mise al dito medio della mano sinistra.

“Per ora mettiamolo qua, poi si vedrà” disse osservando l’anello sulla sua mano.

Certo che Gates ci sapeva davvero fare col metallo. Ma lui ci sapeva fare sempre con tutto.

A questo punto si voltò verso Gates. Una lacrima gli rigava il volto, gli occhi spalancati per lo stupore e la gioia dipinta sul volto. Non ci sperava più nemmeno lui.

 Per una volta era stata lei a spiazzarlo

“Gates…” disse avvicinandosi al suo viso.

Con un dito cancellò la lacrima ma poi ne sgorgò un'altra e poi un altra ancora e così via.

Si sentiva un’idiota, un cretino, un bambino, ma non riusciva a trattenere le lacrime.

Sembrava che il cuore provasse ad uscirgli dal petto. Sentiva il sangue pulsare nelle tempie e correre in tutte le vene, soprattutto quelle delle mani.

Michelle gli sorrise, poi prese la sua testa e se la poggiò sulla spalla, carezzandogli i capelli e poggiando la guancia sulla sua testa. Syn la abbracciò e continuò imperterrito.

Ormai Syn aveva perso le speranze. In verità non se ne era mai accorto di essersi dato per vinto, ma fortunatamente aveva dato ascolto a quella vocina (che somigliava vagamente a quella della sorella, ma solo vagamente) che gli aveva detto di fare l’ultimo tentativo.

Alla fine Syn si addormentò e anche Michelle fece come lui, senza muoversi da lì.

Gates si svegliò un ora dopo. Gli ci volle un po’ per ricordarsi bene tutto.

Cazzo, aveva davvero pianto davanti a Michelle, come un bambino? Cristo, che figura di merda. Vide che ora era. Quasi le nove. Ce la facevano ancora ad uscire.

Delicatamente posò una mano sulla spalla di Michelle e le sussurrò delicatamente “Mich, Ehi Mich” lei riapri gli occhi “Buon giorno bella addormentata. In effetti buona sera, vuoi ancora uscire? Se vuoi restiamo qui…” “No usciamo. Dammi un attimo che vado a darmi una sistemata. Se vuoi lavarti la faccia il bagno è sempre là. Anche la matita non si è spostata”. Sorrise e seguì il suo consiglio.

Alle nove e venti uscirono di casa diretti al solito ristorante carino che Michelle adorava.

Continuavano a parlare scherzare e ridere, come sempre, ma adesso si scambiavano delle occhiate e dei sorrisi da diabete. Tutti e due pensavano di essere davvero troppo sdolcinati, ma nessuno ebbe il coraggio di dirlo. Ogni tanto anche gente come loro poteva concedersi dosi massicce di zucchero, no?

La serata trascorse tranquilla e felice, come se fra di loro non fosse mai cambiato niente, parlavano scherzavano. Finita la serata fra risate e tuffi vari nel passato, Gates la riaccompagnò a casa

“Cavolo, è l’una” Disse Michelle guardando l’orologio. Syn rispose scrollando le spalle. Michelle prese le chiavi e fece per infilarle nel buco della porta, poi si voltò appena verso Syn.

Lui le si avvicinò delicatamente.

Da quando Synyster Fucking Gates era così impacciato? Nemmeno la prima volta che l’aveva baciata ci aveva messo così tanto. Ok, forse questo non era vero, però era per rendere l’idea.

Alla fine la baciò, delicatamente, come se avesse paura che potesse scappare, ma Michelle fece tutt’altro che fuggire via. Fu molto più impaziente di lui e questo lo fece sorridere.

“Allora? Vieni dentro?” “Ti sembrerà assurdo, ma no. Ci voglio andare piano” Michelle rimase di stucco “Syn, cosa ti sei fumato? Il gesso?” Syn sorrise, poi le diede un baciò più nel suo stile quasi pressandola contro la porta e la lasciò ancora imbambolata.

Lui si se ne andò tutto saltellante nella macchina. “Ahah, come godo” sussurrò a bassa voce.

Ok, era un bastardo. Ma ehi! Era un uomo ferito e voleva un po’ di vendetta. E poi cosa avrà mai fatto di così crudele? Voleva solo stuzzicarla un po’.

Si divertiva a punzecchiarla e mandare lei in bianco (se questo termine funzionava anche con le ragazze). Fischiettando arrivò fino a casa, dove trovò Ronnie che armeggiava con la porta

“Ehi, e tu che combini?” “Oh, Gates, meno male. Penso che Earth stia poco bene. Scotta e non si regge in piedi” “Dov’è adesso?” “In macchina che dorme. Ho guidato io fino a qui. Più di una volta ha provato a togliermi il volante dalle mani. Abbiamo rischiato parecchio”.

Syn aprì lo sportello e poso una mano sulla fronte della sorella. Era tutta sudata e quasi ansimava “Ha la febbre” Syn scostò Ronnie e aprì la porta con le chiavi.

Poi prese in braccio la sorella e andò a metterla a letto.

Quando scese al piano di sotto Ronnie era davanti alla porta, visibilmente preoccupato “E’ normale che si ammali?” “Si, stai tranquillo, non è la prima volta che le capita. Vuoi un passaggio fino a casa?” “Grazie”

Dopo aver riaccompagnato il ragazzo mise in garage tutte e due le macchine e chiuse la porta a chiave. Andò a controllare la sorella. Sotto le coperte continuava a sudare e ansimare. Andò in bagno prese una salvietta la bagnò con l’acqua fredda e gliela mise sulla fronte “Su, non voglio che ti si frigga il cervello. Buona notte ragazza” e uscì. Si affacciò nella stanza di suo padre che russava beatamente nel suo letto.

Certo, davvero a prova di ladri, quest’uomo; pensò sarcastico.

Andò in camera sua e dopo essersi spogliato di fretta si buttò fra le coperte

“Su, Orfeo muoviti. Non ho voglia di aspettarti molto” sussurrò appena.

Non gli ci volle molto e si addormentò.

Solo che non sapeva che lo aspettava una nottata tutt’altro che tranquilla.

Dopo un’ora Syn fu svegliato da un rumore strano. Vetro che si rompe e poi qualcosa che sbatte contro qualcosa di duro e poi cade a terra a peso morto.

Si alzò di scatto, ancora mezzo intontito. Si preparò ad una eventuale battaglia e scese al piano di sotto, ma qui era tutto tranquillo e niente finestre rotte.

Bah, possibile che si fosse sbagliato?

Tornò al piano di sopra andò a controllare la sorella e per poco non gli venne un infarto.

Earth stesa a terra, incosciente, in un lago di sangue e la lampada alta (di quelle da terra, di vetro) rotta. Un pezzo di vetro in un braccio e la testa quasi sicuramente rotta, visto tutto il sangue.

Afferrò la sorella e la poggiò sul letto “Papà!” urlò con tutto il fiato che aveva in gola. L’uomo arrivò dopo poco e a quella scena fu sul punto di sentirsi male

“Papà, predi la macchina di Earth. Dobbiamo andare in ospedale” “Perché quella di Earth?” “Forse perché vola? Muoviti!” Warren scattò.

Syn afferrò la coperta pesante sul letto della sorella e la avvolse. Poi si guardò un attimo attorno per capire cosa fosse successo. Doveva essersi alzata e forse per via di un giramento di testa si era aggrappata alla lampada che non aveva retto il suo peso ed era sbattuta a terra, mentre Earth aveva dato una testata nello spigolo del cassettone (sporco di sangue) e poi era andata a terra.

A questo punto Warren arrivò a prese in braccio la figlia, guardò Syn e disse “Mettiti qualcosa o non ti fanno entrare” il figlio annuì. Andò in camera, s’infilò il jeans che aveva mollato poco prima, una felpa con la zip (che non badò a chiudere) e le prime scarpe che vide. Poi scese al piano di sotto.

Warren aveva messo la figlia in macchina, sul seggiolino di dietro “Guido io” annunciò al figlio, che andò a sedersi dietro e si tirò Earth più vicino. La salvietta che le aveva messo qualche ora prima adesso gliela premeva sulla fronte per frenare in qualche modo la fuoriuscita di sangue.

Warren guidò in modo assurdo.

Fortunatamente la macchina volava perché altrimenti una bella multa non gliela avrebbe tolta nessuno. Parcheggiarono (se così si può chiamare l’atterraggio di emergenza che fecero) e corsero nell’ospedale.

Poco prima Syn aveva chiamato l’ospedale per dire che sarebbero arrivati a che era anche abbastanza grave. Appena entrati trovarono subito la barella con un medico pronto che li aspettava. Syn la mise là sopra e spiegò ad un’infermiera cosa era successo, che aveva la febbre e che aveva perso molto sangue

“E’ di gruppo sanguigno 0RH negativo e io sono l’unico donatore compatibile che conosco. Quando vuole può tirarmi tutto il sangue che vuole” L’infermiera scrutò il petto scoperto del ragazzo e le mani tatuate “Quelli quanto tempo fa li ha fatti?” “Senta, sono pieno di tatuaggi, ma tranquilla, non ho nessuna infezione. Una settimana fa ho fatto le analisi e sto benissimo” in verità non era proprio così, ma una settimana fa Earth lo aveva controllato ed era tutto ok, ed era più o meno la stessa cosa. “Va bene, mi segua”

Dopo avergli tirato mezzo litro di sangue, Syn tornò dal padre, che se ne stava seduto, con la testa fra le mani. Syn si sedette vicino a lui e gli poggiò la mano su una spalla.

“Se perdo anche lei è la fine” “Papà Earth è forte, ce la farà e ne uscirà meglio di prima. Non pensare nemmeno che potrebbe non finire così”

Gates cercava di farsi forte anche per il padre, ma non era sicuro di farcela, doveva convincersi e convincerlo che ce l’avrebbe fatta. Il padre alzò la testa stancamente e guardò il figlio “Sei pallido” “Non è niente, mi hanno tirato il sangue, qualche minuti e torno come prima”

Dopo un’ora un medico si avvicinò a loro “Peace?” “Si?” disse Warren alzandosi e mettendosi davanti al medico “Sono il padre, mi dica” “La ragazza è in coma farmacologico. Ha un ematoma cerebrale per via forte colpo. La ferita nel braccio e stata richiusa e anche un altro paio, fra cui anche quella sulla fronte, solo che ha perso molto sangue” “Prima ho…” “Donato? Non penso che basti solo quello” “Dov’è il dottor Armstrong?” chiese Gates impaziente “Il primario al momento non c’è. Arriverà domani mattina” “Va bene. Intanto cosa possiamo fare?” chiese Warren “Trovare qualche altro donatore e…. pregare, in qualunque dio voi crediate” disse addolcendosi “Possiamo vederla?” “Si, la stanza è la 422” “Grazie” il medicò scappò via di fretta. I due si affrettarono verso la stanza e si sedettero su due sedie che c’erano.

Earth era distesa nel letto, immobile, un tubo in gola, la fronte fasciata e il braccio pure. Dal camice verde che le avevano messo usciva svariati fili. Un indice era chiuso in un affare grigio che ricordava una molletta da bucato e aveva una flebo attaccata al braccio.

Era sangue, quasi sicuramente quello di Synyster. Earth aveva un colorito cadaverico e gli occhi cerchiati da profonde occhiaie viola. Il viso era del tutto rilassato. A stento il torace si alzava e abbassava. Un bip-bip costante li informava della sua attività cardiaca.

Synyster si avvicinò alla sorella e le sfiorò il viso, ma dopo poco si sedette di nuovo, ma non riusciva a stare fermo “Cazzo, non ho nemmeno le sigarette!” sbottò ad un certo punto.

Il padre si tastò le tasche e poi ne estrasse il suo pacchetto e glielo porse “So che non sono Marlboro, ma meglio di niente” Syn guardò il pacchetto “Lascia stare, grazie lo stesso” Warren fece spallucce e poi se le rimise in tasca. Continuava a fissare Earth, senza guardarla davvero. Nella sua mente c’era un susseguirsi di immagini che ritraevano la sua piccola.

Quando nacque, i pianti, la pastina che volava, i sorrisetti, le facce perplesse, le boccacce o quando non voleva dormire e allora la portava nel salone a pianoterra e con una mano la reggeva sulla sua spalla e con l’altra suonava il pianoforte e a quel punto la sentiva dormire.

O quando si addormentavano tutti e due sul divano, lei sul suo petto che stringeva la sua maglia forte con le manine e sorrideva nel sonno. Sembrava una tartarughina. Quei quattro peli arruffati che aveva in testa.

Quando Syn le insegnò ad andare in bicicletta, le cadute le urla per via del fratello, ma alla fine facevano sempre pace e finivano nel giardino a parlare, che di cosa parlavano lui ed Elisabeth non lo avevano mai capito. Sapevano solo che parlavano, in continuazione. Fin da quando Earth era stata in grado di capire quello che diceva il fratello.

Inizialmente era Syn che parlava e Earth che rispondeva con dei sorrisi e con delle facce preoccupate. Era assurdo. Erano sempre stati molto uniti. Non erano di quei fratelli pacifici, non lo erano mai stati, eppure si aiutavano in qualunque situazione, nessuno conosceva l’uno, più di quanto lo conoscesse l’altro. Si volevano davvero bene. Forse erano così uniti per via del suo lavoro e quello di sua moglie che li portava sempre fuori, quindi gli unici su cui potessero contare davvero erano loro.

Syn era un finto immaturo, Warren l’aveva sempre saputo. Era cresciuto in fretta e furia e spesso e volentieri staccava il cervello per concedersi dei momenti di libertà.

Earth invece era forse anche più matura del fratello, ma a differenza di lui aveva sempre un po’ di quell’istinto incontrollato, che Syn staccava e riaccendeva quasi a suo piacimento.

Sembravano così diversi, ma alla fine erano uguali.

 Tutto sommato non erano venuti su tanto male. Avevano dei principi (più o meno) e una coscienza, fin quando non si arrabbiavano. E più di tutto si arrabbiavano se qualcuno aveva fatto soffrire l’altro.

Più di un ragazzo di Earth aveva rischiato parecchio perché aveva allungato troppo le mani quando Earth non era d’accordo. A quel punto c’era mancato poco che Gates non li uccidesse.

Quando Syn vedeva la sorella in lacrime, la maggior parte delle volte qualcuno finiva all’ospedale.

Quando Gates stette male per Michelle, Earth provò in tutti i modi a parlare con lei, a convincerla, a farle capire che nemmeno un cretino come suo fratello avrebbe fatto una cosa del genere all’unica persona che amava. Passava tutto il tempo possibile con il fratello, quando c’era e lo distraeva, gli faceva pensare ad altro, a niente o a tutto tranne Michelle, anche se lei era parte integrante della vita di Syn.

Warren inizialmente era scettico sui sentimenti di suo figlio per questa ragazza, ma quando la prima volta li vide insieme capì che era davvero innamorato e non di certo per via di nomignoli cretini o di sbaciucchiamenti e “già mi manchi” con tre metri di distanza, perchè nemmeno lei era il tipo.

Capì quanto la amava per via del fatto che si fidava di lei e che quando le stava vicino notava e accompagnava ogni singolo movimento, era sempre attento. Dai sorrisi e le occhiate. Era totalmente partito. In questo gli ricordava molto lui quando conobbe Elisabeth.

Il loro incontro fu un tantino burrascoso, come tutti gli incontri sul lavoro. Dopo avergli salvato la vita l’unica cosa che le disse fu “Potevo benissimo farcela anche da solo” e lei gli aveva risposto “Ma guarda caso non ce la stavi facendo. Ti costa tanto ammettere che ti ha salvato una donna?” “Non mi hai salvato, mi hai ostacolato. C’è differenza” “Senti tu, buzzurro, la prossima volta ti faccio finire infilzato su un grattacelo, così almeno capisci cosa vuol dire aver bisogno di aiuto. Guarda che il fatto di non essere onnipotente è una cosa molto comune, lo sai questo? Cazzone!” e se ne era andata lasciandolo lì, impalato, con la bocca aperta. Capì subito che quella era la sua anima gemella. Era stata l’unica donne che era riuscita a tenergli testa. Nemmeno sua madre ci era mai riuscita più di tanto. E infatti si erano sposati e aveva messo al mondo due figli che lei adorava.

E adesso uno di questi rischiava di morire. E tutto partito da una stupida febbre! Sua figlia può spostare una montagna o creare un vulcano, ma finisce in fin di vita per un giramento di testa dovuto ad una febbre.

Dieci centimetri più a destra c’era un’altra mente che si stava torturando le mani mentre continuava a rimuginare. Come convincere quell’infermiera che poteva tirargli il sangue ogni mezz’ora senza ucciderlo? Cazzo Syn! Fai lavorare il cervello. Spiegarle tutta la storia è troppo complicato, poi rischia di svenire e altre cose del genere. Armstrong non sarebbe arrivato prima di tre ore, ma Syn non ce la faceva ad aspettare. Come convincere qualcuno a fare qualcosa senza spiegargli niente?

Ipnosi. Ronnie. Si, ma se Ronnie vede la sua ragazza in quelle condizione muore d’infarto.

Mi dispiace Ronnie, ma sinceramente conta più mia sorella, niente di personale.

Cercò nelle tasche se aveva il cellulare, ma non lo trovò. Ma porca miseria!

“Papà?” “Mmh?” Warren si ridestò dalla sua valanga di ricordi “Hai il cellulare?” si tastò le tasche alla ricerca poi lo trovò. “Tieni” “Grazie” Gates afferrò l’oggetto e uscì fuori, sulla terrazza.

Oh, molto meglio. Solo in quel momento si rese conto che quella stanza lo stava uccidendo. Erano quasi le quattro del mattino e faceva un tantino freddo, ma tutto sommato si stava bene. Guardò il cellulare che aveva fra le mani. Logicamente non c’era registrato il numero di Ronnie e Gates di certo non lo conosceva a memoria. Allora chiamò l’unica persona che forse avrebbe potuto aiutarla in quella circostanza e di cui ricordava il numero. Rispose dopo il terzo squillo, con la voce impastata di sonno

 “Pronto?”

“Michelle, sono io”

“Gates, ma… sai che ore sono? Cosa c’è? Ti è venuta voglia di…” Syn non la fece finire

“Michelle, sono in ospedale” Michelle non rispose e lui continuò

“Earth ha avuto…. un incidente, diciamo così. Mich, è in coma e io non so cosa fare. È in fin di vita e io sono totalmente inutile e…”

“Non dire un’altra parola. Arrivo” e gli chiuse il cellulare in faccia.

Si sentiva terribilmente in colpa per averla chiamata a quell’ora, ma Earth aveva bisogno di aiuto e lui era sull’orlo di una crisi di nervi, con il padre che era più inespressivo di Earth, ed Earth, che faceva l’equilibrista fra la vita e la morte.

Che razza di vita. Il loro cognome sembrava quasi una presa per il culo.

Peace. Se, sto cazzo. Pace non ne aveva mai avuta loro.

Rimase un po’ a fissare l’orizzonte che piano piano diventava sempre più chiaro e poi tornò dentro, in mezzo al corridoio, ad aspettare Michelle che sarebbe arrivata da un momento all’altro.

Continuava ad andare su e giù per il corridoio, fissando le pareti asettiche e la gente che passando lo guardava male “Si, ho dei tatuaggi e il pircing al naso. Hai qualche problema contro chi si distingue dalla massa?” sbottò contro l’ennesima infermiera che lo guardò di sbieco. Dopo aver visto la faccia terrorizzata e stanca della donna si mise le mani nei capelli guardò il soffitto e poi tornò a guardarla e tornò a parlare con un tono più normale e esasperato “Mi dispiace, scusi, sono solo stressato. Però lei potrebbe anche evitare di guardarmi male, eh?”

la donna lo guardò interrogativa

 “Sa, solo perchè ho dei mostri disegnati sulle braccia non significa che io sia uno di loro. Ho il cuore a pezzi perchè mia sorella è più morta che viva e fino a sei ore fa ero l’uomo più felice del mondo, perchè finalmente sembrava che le cose cominciassero a mettersi apposto nella mia vita grazie alla mia ex ragazza che non ho mai smesso di amare e con cui mi sono rimesso insieme appunto sei ore fa. Mia madre è morta nemmeno due mesi fa e ancora ci sto una merda. Mia sorella l’aveva anche presa uno schifo. Se perdo anche lei, per me è la fine mi capisce, vero?” disse disperato.

 Perchè stava raccontando i fatti suoi ad tizia che nemmeno conosceva?

Lei si limitò a sorridere ed annuire, poi le poggiò una mano sulla spalla “Se la sua ragazza la ama davvero la aiuterà a passare tutto. E se lei è così forte da non essersi già suicidato a questo punto, spero che sua sorella non sia molta differente da lei e spero che riuscirà a superare qualunque cosa lei abbia. Spero solo di non ritrovarci lei in uno di quei letti” e se ne andò a passo affrettato.

Syn era rimasto di sasso a guardare il  corridoio dove si vedeva ancora la donna che si affrettava

“Ma che diamine….” “Gates!” Michelle quasi correva nel corridoio con una vassoio di carta con tre caffé. Lui mosse due passi verso di lei, Mich lo raggiunse e lo abbracciò per quanto le permettessero i caffé.

Syn la strinse forte contro il suo petto e affondò il viso nella sua spalla

“Mich…” si limitò a sussurrare “Ho fatto quanto prima possibile” “Grazie…” “Figurati” disse lei separandosi un po’ da lui e guardandolo negli occhi. Lo scrutò

“Gates, hai un aspetto orribile” disse porgendogli il caffé. Lui lo accettò, era una manna dal cielo “Grazie” disse sorridendo tristemente. I capelli sconvolti, il colorito pallido che variava solo il prossimità degli occhi accerchiati da profonde occhiaie violacee. La felpa sbrindellata, mezza aperta e sporca di sangue 

“Nemmeno tu scherzi, però” rispose lui scherzando. Mich si limitò a sollevare un angolo della bocca “Scusa se non sono impeccabile, ma sai com’è. Una persona che amo aveva bisogno di me e non mi sono messa a perdere troppo tempo” “Con questo non ho detto che stai male” dopo una breve pausa

“Allora, cosa puoi fare?” “Ho chiamato Armstrong e ha detto che posso cominciare ad occuparmene io. Lui ha dato disposizioni che nessun medico si avvicini a lei fino al suo arrivo, esclusi casi di estrema necessità…” ripeteva le parole che gli aveva detto lui, perché le sembravano le più adatte e delicate vista la situazione. Gates si limitò ad annuire.

“Tuo padre è dentro?” “Si” “Ok allora andiamo”.

La ragazza fece un respiro profondo e aprì la porta. Davanti a lei si stagliava il letto con la piccola Earth. Sembrava così minuscola e fragile. Michelle prese un respiro profondo e si concentrò per non scoppiare a piangere. Quella non è Earth, è solo l’ennesimo paziente sconosciuto, ripeteva come un mandra a se stessa. Salutò con un cenno Warren che rispose alzando la testa e lasciandola cadere di nuovo.

Poggiò il vassoio di carta sul tavolino affianco a Warren e poi si avvicinò al letto.

In effetti risultava abbastanza difficile riconoscerla in quello stato.

Non sembrava proprio lei, la piccola sorella di Gates, sorridente, simpatica, che beveva come uno scaricatore di porto e picchiava il fratello o Shad, la stessa ragazzina grazie alla quale, quasi sicuramente, adesso Gates e Mich stavano di nuovo insieme. Mich dovette prendere l’ennesimo respiro profondo per non crollare, non poteva, non davanti a Syn e Warren in quello stato. Mich le strinse la mano libera dai tubi, chiuse gli occhi ed inspirò forte. Esternamente non si vedeva niente, ma Michelle richiuse la ferita sulla testa, l’ematoma e quella sul braccio, fece sparire il trauma cranico e richiuse anche tutte le ferite minori.

Le cicatrici sarebbero rimaste, non faceva i miracoli.

Clinicamente, adesso Earth stava bene, aveva anche riacquistato un po’ di colore e le occhiaie erano meno accentuate. Mich riaprì gli occhi e si voltò verso Syn e Warren

“L’ho guarita. Non ha più carenze di sangue, ho richiuso le ferite e fatto sparire il forte trauma che l’ha fatta andare in coma” “Quindi adesso dovrebbe svegliarsi, giusto?” Chiese Gates speranzoso.

Mich arricciò il naso “Non è così semplice. Adesso può uscire dal coma, ma sta a lei fare tutta la faticata. Di più non posso fare” Syn le sorrise, poi uscirono di nuovo dalla stanza.

Gates si appoggiò al muro e scivolò seduto per terra. Mich fece lo stesso e poggiò la testa sulla sua spalla. Rimasero lì così, per un po’, senza dire niente per almeno un quarto d’ora.

Fissarono il muro davanti a loro con lo sguardo vuoto. Gli infermieri e i medici passavano guardandoli in modo strano, ma loro rimanevano impassibili.

Poi Michelle parlò “Ho avvertito gli altri. Ho mandato un messaggio a tutti. Per adesso non ha risposto nessuno” “Dove lo hai trovato il caffé?” “Bar sotto. Sai, stavo pensando di comprami una macchina” “Devo montare i mobili di casa. Sono arrivati” “Devo far accordare il pianoforte”  “Si è rotto un pezzo della pedaliera” “L’altro giorno una mensola ha ceduto, fortunatamente sopra non c’era niente di frangibile”

Era un modo per non pensare, erano arrivati poche volte ad utilizzare quel metodo.

Lo facevano in quelle situazioni o quando si annoiavano: dire la prima cosa che ti passava per la tasta, totalmente sconnessa con la frase pronunciata dall’altro prima, oltre ad eventuali domande, a cui poi bisognava aggiungere sempre e comunque un’altra frase sconnessa.

Continuarono così per un bel po’, ovvero più di due ore, per la precisione fino a quando non arrivò Armstrong che li trovò seduti per terra a sparare stronzate.

Syn alzò stancamente la testa e lo guardò con occhi vitrei, poi si mise in piedi tirando su anche la ragazza “Buongiorno dottore” lo salutò Gates “Ciao Gates, era un po’ che non ci si vedeva, eh?” disse abbozzando un sorriso triste. Poi entrò seguito da un’infermiera con un carrello “Adesso dovete uscire tutti, per favore” I tre rimasero nel corridoio ad aspettare, in silenzio assoluto. Era davvero una scena orribile e l’aspetto di quel posto non aiutava. “Hai avvertito anche Ronnie?” disse di colpo Gates.

Michelle sbarrò gli occhi: se ne era completamente dimenticata “Cazzo…. Io esco a fare una chiamata” disse mentre correva quasi verso la terrazza.

Armstrong uscì e più o meno disse le stesse cose che aveva anche detto Michelle, solo con un paio di termini specifici in più. Dopo aver salutato, se ne andò alquanto impegnato, visto che era il primario del reparto. Tornarono dentro e la situazione era un po’ cambiata. Earth non aveva più nessuna benda.

Aveva diverse cicatrici sul volto e sulle braccia, tutte molto piccole, tranne una nell’interno del gomito che era bella grossa. In parte i capelli erano stati rasati per poter mettere i punti di sutura in testa.

Syn le sfiorò il viso con un dito. A quanto sapeva, le persone in coma sentivano tutto quello che succedeva fuori. “Papà, forse  è meglio se tu torni a casa. Resto io, torno oggi pomeriggio, va bene?” gli disse Gates. Il padre come un automa, fece quello che gli aveva detto il figlio senza dire nemmeno una parola. Era in quei momenti che Syn aveva davvero paura di e per lui.

Prese una sedia che stava vicino al muro e la avvicinò al letto. Ci si sedette al contrario, con le braccia poggiate sullo schienale e il mento poggiato su di esse “Ciao Earth” aspettò un po’, come in attesa di una risposta, poi continuò “Certo che sei sempre la solita. Finire in coma per una testata dovuta ad un giramento di testa per via di una febbre. A volte mi fai quasi schifo, sorellina” disse sorridendo

“Puoi immaginare quanto io mi senta idiota a fare una cosa del genere, ma a quanto ho sentito dire la voce dei propri cari aiuta le persone… in coma.. ha risvegliarsi. Se funziona davvero posso stare anche qui a recitarti la divina commedia in dialetto fiorentino. Quello che vuoi, ti elenco le squadre di calcio, ti leggo una favoletta, posso parlare all’infinito di quello che vuoi, basta che mi dai un segno che mi senti, qualcosa di simile ad un cenno” niente

“Vabbé io intanto continuo… ad un certo punto odierai la mia voce e a quel punto spero ti sveglierai per implorarmi di stare zitto. Cosa vuoi sentire? Sei vuoi ti canto anche qualcosa in italiano, anche quelle orribili canzoni popolari che tu trovi tanto affascinanti, e che sia che odio. No seriamente, sono una roba orribile, tu dici che sono ricche di storia, ma sono in un dialetto così strano. Sai che sono un asso sia in italiano che nel nostro dialetto, ma quella roba è davvero assurda!”

Gates continuò a parlare ininterrottamente per più di mezz’ora.

Fu interrotto dall’arrivo di Michelle “Ho riaccompagnato tuo padre a casa, non mi sembrava il caso di farlo andare da solo” “Hai fatto bene. Io qui parlavo con Earth dell’Italia, il nostro caro paese la cui lingua è assurda e i dialetti ancora di più. Se prendi uno nel sud e uno del nord che parlano ognuno nel proprio dialetto hanno meno possibilità loro di capirsi di un russo e un argentino” disse con un mezzo sorriso “A quanto dicono parlare alle persone nel suo stato li aiuta, spero solo di non annoiarla, ma l’Italia è stata la prima cosa che mi è venuta in mente” Mich gli sorrise  ad annuì “Ronnie dovrebbe essere qui a momenti” fece appena in tempo a finire di dirlo che la porta della stanza si spalanco ed entrò Ronnie tutto affannato con gli occhi spalancati e la maglietta al contrario “Non può entrare! È minorenne!” continuava a dire la donna alla sue spalle “E sa quanto me ne fotte? Vada a farsi i cazzacci suoi!” Gates si alzò e andò verso la donna “Signora, stia tranquilla, è con noi” “Non può rimanere qui” “La prego, lo compatisca. È la sua ragazza, non potrebbe chiudere un occhio?” disse provando ad ammaliarla con lo sguardo. La donna ci cascò e se ne andò. Michelle lo guardò disgustata

“Mi chiedo perché mi sono rimessa con te” “Perché tu ci caschi nello stesso modo della signora e ti piace da morire essere guardata da questo bel paio di occhioni scuri” “Prima o poi te li cavo, così diventerai del tutto inutile” “Ma così andrei a tentoni… ti conviene?” disse con fare alquanto malizioso. Michelle scosse la testa “Ti chiudo in un armadio di casa, tutto integro, contento?” “Meglio…”

Intanto qui due cercavano di alleggerire la situazione, Ronnie si era seduto dove fino a poco prima c’era Synyster e teneva una mano sul viso della ragazza e l’altra che stringeva quella di lei

“Come sta?” chiese con un filo di voce, senza distogliere lo sguardo dall’amata “Deve svegliarsi. E questo non sappiamo quando avverrà” disse Syn, con un tono del tutto diverso da quello di poco prima.

Perché Earth si sarebbe svegliata, questo era sicuro. Non pensava minimamente che le cose potessero andare in un altro modo e non voleva nemmeno pensarlo

“Ma tu non dovresti andare a scuola?” “Secondo te me ne frega tanto della scuola in questo momento?” “Ronnie, non fare stronzate, devi fare un esame..” “Se ci fosse lei al suo posto tu te ne andresti a lavoro?” Disse Ronnie indicando Michelle con la testa per poi tornare a guardare Synyster e poi voltarsi di nuovo verso Earth. Gates non poté controbattere perché il ragazzino aveva fottutamente ragione. Synyster avrebbe mandato a puttane tutto pur di stare vicino a Michelle in una situazione del genere

“Va bene, oggi passa, ma da domani tu stai qui solo negli orari extra scolastici” disse Gates, doveva comunque fare quello con un minimo di buon senso. Ronnie non si mosse nemmeno.

Gates con uno sguardo fece il giro della stanza. Le tapparelle erano abbassate e questo dava un aspetto ancora più triste al tutto. Si avvicinò alla finestra e alzò la persiana. Subito la stanza fu invasa dalla luce. Erano quasi le otto e ormai il sole era ben visibile.

 La finestra dava sul parcheggio, ma era meglio di niente. Tutto acquistò un po’ di colore naturale, visto che le luci al neon stavano dando alla testa un po’ tutti.

Si sedette sul davanzale della finestra, con le gambe penzolanti e fissava la scena, come se fosse un film, qualcosa che non gli apparteneva.

Michelle poggiata con la schiena allo stipite della porta chiusa, visibilmente stanca, guardava Gates in modo dolce e comprensivo.

Ronnie continuava a sfiorare il volto e la mano di Earth, lo sguardo distrutto e afflitto. Se qualcosa fosse andato storto, quel ragazzo sarebbe morto, era poco ma sicuro. Loro non  stavano semplicemente insieme, era una cosa assurda. Si facevano scherzi, si ubriacavano, facevano cose stupide e commentavano tutto con un minimo di cattiveria, solo per farsi una risata e per il gusto di farlo e a completamento dell’opera ci andavano giù con qualche passatempo non consono a due amici, diciamo così.

Ronnie gli ricordava molto lui, tranne per i capelli con i riflessi blu.

Gates di colori ne aveva passati parecchi, ma nero blu mai. Ronnie sembrava un terzo Peace mancato, stano fascino per il macabro, pieno ti tatuaggi e viveva la vita.

Ronnie, dal canto suo, sembrava che il mondo gli fosse crollato addosso. La sua piccola Earth, la ragazza solare, sorridente, violenta, casinista ma non troppo, passionale, dolce che riempiva le sue giornate era in un letto d’ospedale e non sembrava volersi svegliare. Quei due anni appena trascorsi erano stati per Ronnie forse i più belli mai passati. Ne avevano combinate di tutti i colori, come quando si misero a giocare a golf con le uova sul tetto di una scuola per snob della loro città…..

Doveva ammetterlo: era stata una grande idea. Era carnevale, e loro dovevano in qualche modo infastidire la cittadinanza. A quel punto Earth aveva avuto quella brillante ideal. Erano andati sul tetto di un palazzo di fronte alla scuola più elite e raccomandata della città armati di uova e mazze da golf.

Earth era tutta entusiasta “Allora? Si comincia?!” chiese sorridendo. “Un attimo, sta per suonare la campanella….. vai vai!” Margot che controllava diede il segnale e tutti colpirono.

Dal tetto partirono sette uova (Ronnie, Earth, Heat, Stefan, Erin, Emmett e Jackson) che presero tutte dei fighetti tutti imbellettati che erano appena usciti. “Vai con un altro giro!” gridò Emmett “Tre…. Uno!” urlò Margot tutta eccitata. Un’altra scarica di uova. Ridevano e gridavano tutti come dei matti. “Cazzo ci hanno visto!” esclamò Erin. Afferrarono tutto, poi si presero tutti per mano e sparirono nel nulla, per riapparire nel parco pubblico “Earth tu sei un fottutissima genio!” disse Emmett mentre la sollevava e la faceva girare “Ahahaha! Em! Mettimi giù!” “Earth sei… sei!” esclamò Heat. Earth fece il gesto di lucidarsi le unghie sulla maglietta “Grazie, grazie, ma adesso… che ne dite di fare qualche altra cosa?” “Del tipo?” chiese Ronnie “Terrorizziamo i bambini?!” chiese Margot. Si voltarono tutti a guardarla e poi scoppiarono a ridere “E’ un’idea stupenda!” disse Ronnie. Earth schioccò le dita e si ritrovarono tutti truccati da teschi o da Death Metaller, poi si separarono in gruppi da due e si diedero al “terrorismo”.

Quella ragazza era spettacolare, come quella volta con le cheerleader…

Ronnie era fermo davanti al suo armadietto, aspettando che arrivasse Earth.

Cavolo se gli piaceva quella ragazza e gli sembrava che anche lei provasse qualcosa, ma lei era così…. Strana. Un attimo prima sembrava spogliarti cogli occhi e quello dopo ti guarda come se fossi suo nonno. Lo mandava in confusione.

Le cheerleader stavano appendendo gli striscioni, ci sarebbe stata una partita contro un’altra scuola per supereroi. Bah, che noia.

Voltò stancamente la testa verso la porta e la vide entrare. Il pullman non lo prendeva quasi più.

Aveva gli occhiali da sole, ma li tolse appena entrata. Sembrava sul punto di vomitare. Strano.

“Ehi Earth” la salutò sorridendo. Alzò appena un angolo della bocca in risposta “Ehi, tutto ok?” “Non proprio… stamattina mia padre mi ha preparato la colazione, penso che però abbia sbagliato qualcosa nell’impasto delle frittelle… sto per morire, questa è la volta buona” “Vuoi che ti accompagni in infermeria?” “No, adesso mi passa” fece un paio di passi indietro, giusto in tempo per vedersi arrivare addosso una bionda in un ridicolo costumino arancione e bianco. La prese al volo, prima che non si schiantasse al suolo “Oh, di tutta la scuola dovevi salvarmi proprio tu?”

Earth diventò quasi verde. La lasciò cadere atterra e le prese dalla mani una busta che aveva, forse con dello spago. Sembrò buttarci dentro anche l’anima.

Quando alzò la testa si strofinò la bocca con il dorso della mano “Oh, adesso sto bene!” e le restituì la busta, prima di andare in bagno a sciacquarsi la bocca.

Ronnie rimase impietrito. Era successo davvero o se l’era sognato?

 

Forse la cosa più assurda di tutto fu che nessuno ebbe il coraggio di prenderla in giro per l’accaduto, nessuno scherzava con Earth, non se volevi evitare di ritrovarti sul tetto della scuola nudo e legato con lo scotch, come successe a Max Green un paio di giorni dopo il loro “appuntamento”

 

Ronnie arrivò a scuola come al solito, c’era già un po’ di gente. Notò però che tutti guardavano in alto, sul tetto. Cosa c’era di così interessante sul tetto?

Alzò la testa pure lui e trovò Max Green, legato sull’asta dello stendardo della scuola.

Era del tutto nudo, legato con molti metri di nastro grigio a coprirlo e tenerlo saldamente appeso al palo a testa in giù. Continuava ad urlare e dimenarsi. Sul petto campeggiava una scritta rossa: “Cazzone” .

Ai suoi piedi c’era appeso uno striscione: “Se sono qui un motivo c’è. Merito di stare qui”

Ronnie sorrise: solo una persona avrebbe potuto fare una cosa del genere: la sua ragazza.

Si voltò e la vide al suo fianco, che guardava soddisfatta e sorridente la scena “Non avrei potuto fare meglio di così” le sussurrò all’orecchio. Lei sorrise e continuò a guardare la scena. Arrivò la preside con un paio di insegnati e fecero scendere Max che continuava a dimenarsi come un ossesso fino a quando non rimise i piedi per terra.

 

Sfortunatamente, Max sapeva perché era lì e indicò Earth come colpevole dell’accaduto. Conseguenza: Earth fu espulsa per tre giorni. C’è da dire che Earth se faceva qualcosa, la faceva in grande stile. “La vendetta è un arte” diceva “e come tale deve colpire, scandalizzare, lasciarti qualcosa dentro a cui poi ripenserai prima di dormire”. Le sue vendette se le sarebbero ricordate tutti: poco ma sicuro. Nessuno la disturbava o infastidiva se non gli era stato concesso il suo permesso. Questo, quindi poteva farlo solo il loro gruppetto, gli amici di Gates e anche suoi e suo fratello. Ma anche questi non potevano stare molto tranquilli se le avevano fatto un torto. Una cosa però bisognava dirla: una volta vendicata tornava la stessa amica di prima.

 Ronnie sorrise, al pensiero di lei ubriaca. La prima volta che la vide fu un ché di spettacolare. A quei tempi ancora non stavano insieme. Era passato per casa sua, chiederle un paio di cosa e per fermarsi un po’ a parlare…

Sapeva che era tardi, ma come lui, anche Earth non aveva degli orari esattamente decenti. Ronnie si fermò davanti alla casa. La luce era accesa. Bussò e andò ad aprire Warren “Oh salve signor Peace” “Ciao Ronnie. Vieni, entra!” Ronnie entrò guardandosi intorno “Cerchi mia figlia? Mi dispiace deluderti, ma è andata ad una festa di quegli scapestrati degli amici di mio figlio. Lui non c’è e ripiegano su di lei per fare cretinate” “Vabbè, dovevo parlare di una cosa, ma non fa niente” “Se hai tempo da perdere e nessuno che ti aspetta penso tu possa unirti a loro. Conoscendoli e conoscendo le loro feste non si renderanno nemmeno conto di uno in più” prese un pezzo di carta e scrisse un indirizzo

“Tieni, se vuoi, sono qui” disse porgendogli il pezzo di carta con un sorriso furbo. Quell’uomo era davvero strano… beh, era sempre il padre di Earth: da qualcuno doveva pur aver preso.

Ronnie prese il foglio e dopo aver ringraziato uscì e s’infilò nella macchina alla ricerca di Earth.

Non ci mise molto ad arrivare. Capì subito quale era la casa in questione: era un po’ più isolata e dalla casa proveniva della musica di certo non usuale per una festa: si, dovevano essere per forza loro.

Solo gente come Earth (o lui) potrebbero mettere musica metal ad una festa. Ronnie entrò senza problemi. Prese una birra sigillata fra le tante in una cassa (fra le tante) che stava poggiata per terra.

“Tanto di certo non ne sentiranno la mancanza” era davvero utile portare sempre con sé un moschettone con appese, chiavi, cianfrusaglie e un coltellino svizzero apribottiglie.

Si guardò intorno, mentre beveva un sorso di birra.

Quasi si strozzò quando trovò Earth, perchè tutto le sembrava tranne lei. Aveva i capelli lunghi e neri che via via sfumavano in un fucsia fosforescente. Stava su un tavolino con una ragazza biondo chiarissimo e un ragazzo tatuato con i capelli neri e i pircing al labbro.

I due dovevano avere poco più di vent’anni. Earth sembrava un po’ più… vecchia. I lineamenti (e le curve) erano un tantino differenti, giusto per farla sembrare più grande.

Aveva una gonna corta nera, a balze, le calze a rete nere e gli stivali- anfibi della New Rock che le arrivavano fin sopra il ginocchio. La t-shirt era nera con lo scollo a barca e delle stampe argentate e fucsia. In fin dei conti era anche abbastanza coperta, ma non era l’abbigliamento il problema: era come si muoveva. Era sinuosa e estremamente sexy.

Ronnie rimase a guardarla come un imbecille. Sinceramente non se lo aspettava, non sapeva che Earth potesse anche essere così… così… così.

Earth voltò la testa nella sua direzione e lo vide. Non sembrava per niente a disagio o in imbarazzo, per lei era normale. Gli sorrise e lui provò a rispondere, ma era sicuro di somigliare vagamente ad un completo mongoloide. Lei con un salto, scese dal tavolino e gli sia avvicinò.

Per salutarlo lo abbracciò, molto più stretto di come faceva di solito.

Ronnie sentì un forte odore di alcool e l’odore di qualcosa che doveva somigliare ad una canna, del resto, in quella stanza c’era la nebbia “Ehi che ci fai qui?” “Credevi di essere l’unica a poter rintracciare sempre tutti?” Earth rise un po’ troppo per una battuta del genere.

“Dai vieni pure tu a ballare!” disse tirandolo per le mani. Lui si fece trascinare.

Imitava i movimenti dell’altro ragazzo, quello tatuato e con i pircing. In fondo non era male.

Dopo un po’ però scese. Era tutto sudato, aveva bisogno di aria pulita per snebbiarsi il cervello.

Earth lo seguì. Faceva fatica a camminare diritta e continuava a ridere e rischiare di cadere.

“Ahahah, Ronnie! ti devo portare più volte con me , sai? Sei simpatico!” “Già me lo hai detto Earth, anche da sobria” disse accennando un sorriso

“Ronnie, a tu sei, molto, molto simpatico” disse piazzandoglisi davanti. Di colpo non sembrava più tanto ubriaca. Sembrava stesse per baciarlo. Mancavano pochi millimetri prima che le loro labbra non si sfiorassero, ma Earth scoppiò a ridere e si appese al suo braccio.

Come non detto, era molto più che ubriaca “Sai che mi sono operata di appendicite? Ho pure il segno. Lo vuoi vedere?” e già armeggiava con la maglietta “Facciamo che me lo fai vedere un’altra volta?” “Oh Ronnie, come sei educato” sospirò poggiando la testa sulla sua spalla e abbracciandolo di nuovo. Rise “Come?” “Sei educato. Sono ubriaca e sto provando a spogliarmi, ma tu mi trattieni”

Ronnie si poggiò ad una macchina, con Earth addosso. Non sono educato, sono un’idiota, è diverso, pensò. “Mmh, Ronnie…. ma sono brutta?” disse alzando di scatto la testa  guardandolo negli  occhi.

Sembrava una bambina “Perché me lo chiedi?” “Perché non rispondi?” pure da ubriaca sempre queste risposte, eh? “Earth, io ti trovo estremamente attraente. Anche se in questo momento dimostri più di vent’anni” sghignazzò “Grazie Ronnie. Sai che hai un bel culo?” rimase un attimo perplesso “Beh, grazie” alzò la testa di nuovo e riavvicinò il viso al suo. “Hai anche dei bei capelli” avvicinò le mani al suo viso “dei begli occhi…” intanto tracciava delicatamente con la punta delle dita il contorno della parte di cui parlava “ un bel naso…” percorse il sul profilo diritto con un dito, poi posò delicatamente il dito sul filtro (NB: il filtro sarebbe la fossetta fra il naso e le labbra) Sorrise, un po’ dai idiota e fece scorrere le dita sulle sue labbra, appena dischiuse, poi portò le mani ai lati del viso e si avvicinò a pochi millimetri dalle sue labbra sussurrò “… e delle labbra stupende” prima di sfiorarle con le sue.

Ronnie non se lo aspettava. Certo, non che Earth gli fosse proprio indifferente, ma non pensava ci fosse niente di più dell’amicizia.

Fu da quel momento capì cosa provava per Earth e perché ogni volta che lo chiamava una ragazza della sua lunga lista non fosse proprio tanto entusiasmato dalla cosa.

A ripensarci, era stato davvero un’idiota. Se non fosse stato per quel bacio che gli aveva dato mentre era ubriaca ci avrebbe messo di certo di più a capire cosa provava per lei.

Earth non si ricordava niente, nemmeno che Ronnie fosse alla festa e lui non le disse niente, per molto tempo. Poi gli rivelò tutto l’accaduto molto tempo dopo, quando già stavano insieme da un po’.

Ronnie era totalmente perso nei ricordi quando fu distratto da un tonfo. Voltò la testa di scatto.

Gates, seduto sul davanzale si era addormentato ed era caduto a faccia per terra. Michelle gli fu subito vicino mentre imprecava in malo modo

“Ehi, ci sei?” “Si, mi sono addormentato” “Gates vai a casa” “No, ce la faccio” “Gates, a casa. Ti riaccompagno io” lo intimò Michelle “Ma Earth…” “Se succede qualcosa, ti avverto io” s’intromise Ronnie “Vai tranquillo. Hai bisogno di una dormita e di una doccia”.

Gates fece una sorta di smorfia e uscì dalla stanza insieme alla ragazza.

Rimasero soli nella stanza. Ronnie si fece un po’ più vicino con la sedia “Ehi, Earth. non te lo aspettavi eh? Devi vedere io….” si guardò un attimo attorno e poi cominciò a parlare. Di tutto quello che gli frullava per la testa…

Gates si addormentò appena sistemato sul seggiolino. Michelle dovette svegliarlo quando arrivarono. Si svegliò di scatto e quasi non le diede una testata. “Siamo arrivati” “Oh grazie. Vuoi entrare?” “Meglio di no… non solo tu hai bisogno di dormire” si salutarono e poi Gates uscì dalla macchina e Michelle ripartì. Entrò trascinando i piedi. La casa era vuota. No sentiva nemmeno il suo respiro dal piano di sopra o dal covo. Chissà che fine aveva fatto suo padre.

Andò a fare una doccia e poi s’infilò sotto le coperte.

Non riuscì a dormire per niente. Ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva la scena e a flash notava quanto Earth fra le sue braccia somigliasse a sua madre nella stessa posizione.

Si sedette sue letto la testa fra le mani. Questo era davvero troppo. Anche per lui.

Infilò un bermuda largo a scacchi di varie tonalità di grigio e le scarpe da ginnastica.

Andava in giro per la casa a dorso nudo. Sembrava cercasse qualcosa, ma non ci riusciva. Provò ad andare in camera di Earth anche se aveva paura di avere un flash o di vedere ancora il sangue, ma a quanto sembrava il padre aveva ripulito tutto. Meno male. Gli occhi gli si riempirono di lacrime.

Andò nello studio dove giaceva la sua chitarra già bella montata, con tanto di pedaliera e amplificatore. Prese la sua piccolina e fece scorrere una mano sulle curve del corpo della chitarra.

Suonare lo aiutava sempre a calmarsi.

Cominciò a suonare dolcemente,dei tocchi leggeri, poi andò rincarando sempre di più la dose fino a quando non sembrò stesse stuprando quella povera chitarra malcapitata.

Vista la “delicatezza” con cui suonava sua corda saltò. Gates, in preda all’ira si sfilò la chitarra di dosso con un gesto e la sbatté al suolo più e più volte. Quando riprese lucidità si rese conto di quello che aveva fatto “Cazzo…” era la sua chitarra preferita! S’inginocchiò per terra, davanti a quello che restava di quella che era stata una chitarra con la “C” maiuscola “Povera la mia piccola…” disse carezzando i resti verniciati di nero e argento. Di chitarra non aveva niente più, tranne i bick up e la paletta. Per il resto, sarebbe potuta tranquillamente passare per un ammasso di legna da ardere.

Recuperò tutti i pezzi e li portò in camera sua. Li adagiò sul pavimento, come per provare a ricomporli.

Se solo pensava a quanto aveva lavorato per comprarla si sentiva male. Non era semplicemente una chitarra: era un modello unico, fatto su misura per lui, che gli era costato un occhio della testa, il tutto quando ancora non lavorava come eroe. Quindi si era spaccato il culo per tre anni per potersela permettere e farla costruire. Era come se si fosse amputato un braccio.

Si passò una mano fra i capelli si voltò di scatto e tirò un pugno nel muro. Lasciò l’impronte delle sue nocche nel cemento e poi si strinse le mani nei capelli, come se volesse strapparli.

A quel punto, nell’angolino tutto solo e abbandonato vide il suo skateboard. Era l’unico modo che gli era rimasto per calmarsi un po’. Infilò una delle tante maglie a giro bianche con le stampe, un polsino a metà avambraccio, una felpa nera anch’essa decorata con dei motivi alquanto macabri e poi infilò in testa la bandana nera e poi il suo caro cappello grigio con la visiera un po’ di lato.

Afferrò gli occhiali da sole, le sigarette con l’accendino, lo skateboard e scese al piano di sotto. Sul tavolino nell’angolo vide l’IPod viola di sua sorella. Se lo rigirò fra le mani poi lo prese. Sempre con quelle sue ingombranti cuffie. Se le calò sulla testa e mentre chiudeva a chiave la porta mise in riproduzione casuale. Partì So far away. Quella canzone l’aveva scritta lui, in ricordo di Rev.

Parlava di distanza, di assenza e di una vita spezzata. “No, adesso no” mandò avanti.

Metallica. Fuel “Ok, questo si” poggiò lo skateboard per terra e cominciò ad andare verso la pista. Non aveva fretta e voleva stancarsi, se era possibile.

La canzoni continuavano una dopo l’altra. Intanto lui continuava nel suo tragitto, ignaro di tutto e tutti. Sua sorella era in fin di vita e lui faceva skateboard.

Non ci riusciva a stare lì ad aspettare e non riusciva nemmeno a dormire.

Alla pista c’era qualche ragazzo e qualcuno più adulto.

Syn se ne stava là per fatti suoi, non infastidiva nessuno. Tranne un paio di ragazze (forse un po’ troppo giovani per lui) che continuavano a fissarlo e sghignazzare, nessuno sembrava notarlo. A lui bastava il suo spazio. C’era un gruppetto di ragazzi con i capelli perfettamente piastrati e i lobi dilatati. Bleah, se c’era una cosa che Gates non aveva mai sopportato erano i dilatatori.

E poi, fino a quando erano da due cm ok, ma lì c’era ella roba assurda, che superavano i cinque cm!

Erano davvero scheletrici e ascoltavano musica rap e qualcosa di simile alla tecno.

Gates però sembrava non farci caso più di tanto.

Dopo un po’ si fermò e si mise a sedere con le gambe penzoloni da una discesa bella forte.

Continuava a giocare con l’Ipod . Tre allegri ragazzi morti, si poteva andare.

Cominciava ad avere caldo e si tolse la felpa e se la poggiò su una gamba. Si guardava intorno distrattamente, come alla ricerca di qualcosa, quando sentì qualcuno bussargli sulla spalla. Era una di quelle ragazze, ma non sentiva una parola di quello che diceva. Si tolse le cuffie e la guardò. Doveva avere più o meno vent’anni. E un lobo dilatato in maniera assurda. 

“Ciao, sei nuovo?” disse lei. Aveva i capelli perfettamente piastrati, ma dietro erano… alti. Erano biondo platino e con delle ciocche castano scuro

“Non credo proprio” “Strano, non ti ho mai visto…” Gates sorrise e guardò davanti a lui “Comunque io sono Lyla” “Gates” lei rimase un tantino perplessa “Davvero ti chiami così?” lui annuì.  

Si sedette vicino a lui. “Vieni spesso qui?” “Ogni tanto, tu invece?” “Ci passo le giornate” “Con i tuoi amici?” disse indicando quel gruppetto dalla quale si era staccata. Lei annuì e sorrise, poi si fissò sul braccio di lui. “Emm.. bel tatuaggio” “Non ti piace, vero? Tranquilla, non sei la prima. I miei poveri tatuaggio non vengono mai lasciati in pace. No, non hanno un significato. Semplicemente mi piacciono i mostri” “Non oso immaginare la tua ragazza allora..” cominciarono a ridere

“Se ti sentisse potrebbe anche offendersi, sai?” storse il naso da sui pendeva un septum “Mmm, spero di no” a quel punto Syn vide che anche sul braccio della ragazza c’era un tatuaggio.

Erano due ali bianche intrecciati con una scritta tuta articolata “Misguided Ghosts”. Gates rimase alquanto perplesso. Beh, lui sui tatuaggi non poteva proprio commentare, tranne qualcuno, la maggior parte era senza senso.  “Neanche il tuo è male” disse sorridendo.

Rimasero a parlare per un po’ ad un certo punto si voltò verso la ragazza e lei lo baciò.

Lui però si separò subito. A quel punto arrivò uno di quei tipi, forse l’unico con un fisico degno di essere chiamato tale. “Hey tu” e ti pareva, mai che possa stare tranquillo, pensò Syn.

Si voltò verso il ragazzo “Si da il caso che quella sia la mia ragazza” “Si dal il caso che mi abbia baciato lei” “Resta il fatto che vi siete baciati” “Ti sei chiesto perché lo ha fatto, ragazzino?” si misero tutti a ridere, come dei gradassi, “Ahah! Ragazzino” Gates si alzò in piedi. Era almeno una spanna più alto di lui. Si tolse gli occhiali con fare minaccioso. Si stava divertendo un sacco.

Erano anni che non si divertiva a terrorizzare qualche bambino “Senti, ragazzino” disse mettendo una strana enfasi nella parola “Pensi davvero di farmi paura? Tu e la tua banda di mocciosi? Puzzi ancora di latte” gli piaceva sembrare un pazzo fuori controllo. Stranamente il suddetto ragazzino non fece una piega e sostené il suo sguardo con un sorrisetti beffardo.

A quel punto Gates sentì un odore a lui molto familiare. Metallo. Ferro, per la precisione.

Quella faccia di corno che lo fronteggiava aveva in mano un piede di porco “Oh, quei giocattoli non sono adatti a te” disse il più adulto con fare canzonarlo. Il cretino fece un passo indietro e colpì Gates diritto sulla testa con tutta la forza che aveva. Syn non si mosse di un millimetro

“Tutto qui? Sei deludente….” Gli prese l’arma dalle mani e la piegò come se fosse stato il ramo di un salice, lungo e flessibile. Lo annodò e lo restituì al ragazzo, totalmente sconvolto

“Che c’è? Non parli più?” il ragazzo e tutti i suoi, compresa quella sgualdrina di Lyla, indietreggiarono terrorizzati “Che è successo? Non ridete più? Perché qualcuno di voi non mi spara addosso?” si voltò. Tsé, dilettanti. A quel punto sentì uno sparo e un rumore metallico giusto in mezzo alla schiena.

Davvero credevano che una cosa del genere potesse fargli qualcosa?

Si voltò tutto sorridente e vide un ragazzino con la pistola fumante ancora puntata verso di lui

“Ahahah! Siete davvero così stupidi? Chi di voi vuole farsi vanti? Un bel tour all’obitorio non lo risparmio a nessuno!” disse con fare molto teatrale, mezzo piegato in avanti e con voce suadente e alquanto schizzata. Si dileguarono. Afferrò la felpa e se la rinfilò. Poi si sistemo meglio le cuffie e gli occhiali da sole e sullo skateboard se ne andò da lì divertito. Che massa d’idioti.

Controllò il cellulare e c’erano tre chiamate perse e due messaggi. Niente di Ronnie. Okay, tutto regolare. Erano tutti dei suoi amici e della sua ragazza che chiedevano. Uno dei messaggi era di Michelle e diceva:

-Se non ti va di stare solo puoi venire da me

-Arrivo

E sempre sullo skateboard andò dalla sua ragazza.

 

 

Venti minuti dopo, Gates suonava alla porta di Michelle.

Aspettò un po’ prima che andasse ad aprire. Stava dormendo, ne era sicuro

“Ti ho disturbato? Scusa” “Figurati, ero sul divano ad aspettarti e mi sono appisolata. Vieni” entrò e posò sul tavolino all’ingresso gli occhiali e l’Ipod. Poi andò a sedersi vicino a Michelle sopra al divano e poggiò la testa sulle sue gambe. Lei gli tolse il cappello e la bandana e li lanciò sul tavolo

“Sai che lo odio” “Per questo continuo a metterlo” “Come mai senza macchina?” “Ero alla pista di skate e sono venuto direttamente” “Non ha dormito?” “Ci ho provato, ma niente” “Però sembri stanco” passò un dito sulle occhiaie alquanto calcate “Infatti lo sono” stava ad occhi chiusi, mentre Michelle gli massaggiava la testa, come talvolta si fa con i bambini. Poi senti la pressione delle sue labbra sulle sue.

Aprì appena gli occhi per guardarla, per quanto fosse possibile e poi li richiuse.

Michelle si separò e lui si sedette sul divano aprendo le gambe per farla sedere e farle poggiare la testa sul suo petto. “Hai baciato qualcun’altra, vero?” sorrise

“Alla pista una tizia mi è saltata addosso, ma l’ho scansata subito. Come fai a saperlo?” “Il sapore delle tue labbra è diverso” “E di che sanno le mie labbra?” “Di Marlboro rosse e di cioccolata” “Tu invece sai di cocco, ma sai una cosa? Non ne sono molto sicuro” e fu lui a baciarla “E adesso?” “Non ancora” la baciò di nuovo “Ancora niente” e la baciò di nuovo

“Sei un idiota, Brian” disse tirandoselo sopra di lei sul divano “Mmm cocco, miele e sigarette che mi freghi” disse baciandola di nuovo per poi alzarsi da sopra a lei e tornarsi a sedere dov’era poco prima

“Sei un bastardo!” “Come mai quest’affermazione?” chiese con occhioni innocenti che vennero sostituiti da un sorriso furbo poco dopo “Perché mi lasci sempre a bocca asciutta!” “Sei vuoi te la reidrato io…” disse con voce bassa e sensuale prima di baciarla in modo languido per poi passare al collo.

L’unico contatto era fra loro erano le labbra e le ginocchia che appena si sfioravano

“Mmm Gates… perché provi ad uccidermi?” “Mm è così divertente vederti soffrire…” disse fra un bacio ed un altro “Semplicemente mi sei mancato e mi manca ancora qualcosa” Disse lei poggiando una mano sul suo ginocchio e facendola scivolare verso il cavallo dei bermuda.

Poi cominciò a baciargli il collo e a giocare col suo pomo d’Adamo. Syn gemette

“Mmm a quanto pare non sono l’unica, eh?” “Però sei cattiva” “Ho imparato dal migliore” continuava a baciargli il collo. “Al diavolo la vendetta!” la prese e se la mise sulle gambe, le ginocchia di lei sul divano. Le poggiò le mani sui fianchi e la guardava.

Lei si chinò e lo baciò di nuovo, poi premette il suo viso sul suo collo. Gates fece scivolare le labbra prima sul collo e poi sulla scollatura abbastanza ampia della canotta che indossava Michelle. Mentre continuava a baciarla infilò le mani sotto la sua maglietta. Lei sorrise sentendo le sue mani armeggiare.

Gli afferrò la maglietta e gliela sfilò con un gesto rapido. Lui fece lo stesso con la canotta e la tirò da qualche parte. Gates la prese in braccio e lei agganciò le gambe alla sua vita

“Andiamo di là” disse contro la sua pelle. Conosceva bene la strada per arrivare fino alla camera da letto della ragazza dove un letto bello ampio li attendeva.

Fece allungare Michelle e poi le salì sopra. Aveva una mano sulla sua coscia e un'altra delicatamente le sfiorava il seno. Poi le sfilò il reggiseno e rimase per un attimo a guardarla.

Lo desiderava, si vedeva, ma non era più come quando erano giovani e inesperti, presi dall’impeto della passione. Erano più lenti, ma non per questo meno passionale. Solo, più consapevoli.

Le baciò le labbra e poi scese sul seno sfiorandolo prima con la guancia e poi con la punta della lingua. Michelle gemette,  lui sorrise. Continuò a baciarle il ventre passando con le labbra sul tatuaggio sotto la seno e sull’ombelico. Con la lingua tracciò in confine di pelle che i jeans lasciavano scoperta e poi con i denti le sbottonò il pantalone, glielo sfilò e tornò sopra a baciarla.

Fece scivolare una mano su un seno e l’altra sulla coscia. Michelle ribaltò la situazione e si ritrovò sopra di lui. Con una mano scese lungo il torace e più giù, sul cavallo e strofinò il rigonfiamento che s’intravedeva. Gates gemette a metà fra disperazione e desiderio. Michelle si sedette sul suo bacino e, mentre lo baciava sfregò il rigonfiamento con dei movimenti del bacino.

“Sei una stronza” le sussurrò lui “Sono la tua stronza, Elwin” disse prima di sfilargli il pantalone. A quel punto Gates tolse di mezzo gli ultimi pezzi di stoffa rimasti e strinse a se quel corpo caldo e tanto bramato. Dopo le dovute precauzione entrò in lei e Mich gemette, agganciandolo con le gambe.

Gli era mancata tanto, lei, i suoi sorrisi, le sue battute, le sue labbra, i suoi gemiti. Continuava  a baciarla sul collo, sulla spalla, sul seno, qualunque centimetro di pelle trovasse lo baciava avidamente lasciando spesso anche se segni rossi.

 

“Ho distrutto la chitarra” “Come?” quasi due ore dopo erano ancora lì. Gates allungato a pancia in giù e Michelle stesa sopra la sua schiena. Dopo aver fatto l’amore più e più volte erano rimasti così a baciarsi, toccarsi, parlare. “Si, ero nervoso e suonavo come una bestia, si è rotta una corda e non ci ho visto più. Allora l’ho fracassata sul pavimento” disse con un tono apatico

“Non dirmi che era quella…” “Quella” Michelle poggiò il mento sulla sua spalla e gli baciò l’orecchio “Non si può riparare?” “Penso proprio di no” “Mi dispiace. So quanto ci tenevi” “Devi vedere io…” sospirò “Ma adesso...” si voltò e Michelle si ritrovò sotto di lui, pressata contro il materasso.

Gates la stava baciando ancora. Michelle sorrise

“Mmm, mi sei mancato” “Già, come amante sono davvero imbattibile” “Quanta modestia, Gates” stava per ricominciare a baciarla quando il cellulare di Gates suonò.

A quel punto l’incantesimo si spezzò e il piccolo mondo in cui si erano rifugiati si ruppe.

Gates sentì il senso di colpa crescere e portare un nome preciso attaccato al collo: Earth. Si sentì morire. Come aveva fatto a non pensare a lei? Si alzò e andò alla ricerca dei pantaloni, in cui c’era il cellulare che intanto continuava a suonare. Finalmente lo trovò.

Era Matt “Ehi, bro” “Cazzo Gates. Ho saputo. Come sta?” disse Matt preoccupato, era in macchia “Deve svegliarsi e questo non sappiamo quando potrà succedere” “Non prendermi per culo! Vuoi dire che è in coma?” sembrava scioccato “Si, è in coma” “Ma come diamine è possibile? Stiamo parlando di Earth per la miseria! È assurdo!” “Aveva la febbre, i suoi poteri erano fuori controllo. È andata per alzarsi dal letto e ha avuto un giramento di testa. Per non cadere si è aggrappata ad una lampada che non ha retto e ha dato una testata sullo spigolo del comò ed è finita diritta sui vetri rotti” mentre lo diceva sentiva gli occhi pizzicargli. “Tu sei in ospedale?” Gates si sentì un verme a non essere con la sorella

“No, sono da Michelle, arriviamo fra un po’…” “Ok, allora ti aspetto all’ospedale” chiuse il telefono e si guardò attorno alla ricerca dei suoi vestiti “Che combini?” “Torno in ospedale. Matt sta andando là e non voglio lasciarlo solo con Ronnie” “Ok, un attimo e sono pronta” Gates rimase a guardarla “Mich sei stanca, resta qui a dormire” “Sei più stanco tu” Syn voltò gli occhi al cielo e continuò a rivestirsi.

Nel soggiorno trovò la maglietta (con buco bruciacchiato in mezzo alla schiena) e la felpa. Afferrò anche le sigarette, gli occhiali e il cappello e andarono, con la macchina di Michelle.

Arrivati in ospedale, trovarono Matt in mezzo al corridoio, seduto con le mani sotto al mento.

“Matt” Gates accelerò il passo, continuando a tenere la mano di Michelle “Gates” i due si abbracciarono “Sono venuto appena ho potuto, ma non mi fanno entrare. Dentro c’è Ronnie?” “Si, comunque tranquillo entra, diciamo che hai un pass speciale” disse con una specie di sorriso “Preferirei ingoiarlo ‘sto pass piuttosto che aver bisogno di usarlo”

Gates fu il primo ad entrare. La scena non era cambiata per niente da come l’aveva lasciata.

Ronnie non si era mosso di un millimetro, infatti si era addormentato con la testa poggiata sul braccio che teneva sullo schienale della sedia. L’altra stringeva quella della ragazza. Appena sentì la porta aprirsi si svegliò e si voltò verso i ragazzi.

“Siamo noi, tranquillo” disse Michelle “Hey Matt” “Ciao Ronnie” “E’ passato il medico?” chiese Syn tornando a sedersi sul davanzale della finestra, fiancheggiato da Matt

“Si, ha detto che non c’è niente di diverso da prima. Stabile, ma non migliora” guardò per l’ennesima volta Earth “Prima sono passati Shad e Valary, ma avevano da fare e non sono potuti restare più di tanto. Shad ha quasi fatto a cazzotti con un’infermiere” disse con un mezzo sorriso.

 

I giorni passavano, ma Earth non accennava a migliorare.

Tutti i giorni, dopo la scuola, Ronnie andava in ospedale e restava lì fino alle dieci passate. Passarono più volte anche tutti i suoi amici, insieme e da soli.

Era passata una settimana da quel giorno.

Gates era già in ospedale da un paio d’ore. Fra non molto sarebbe arrivato anche Ronnie. Fino a quel momento era solo. Michelle e tutti gli altri erano a lavoro.

Gates aveva spedito a calci il padre in agenzia, perchè si vedeva che non ce la faceva a reggere la situazione “Uccidi qualcuno, ma almeno muoviti, cazzo!” gli aveva detto spintonandolo fuori dalla porta di casa. Da una settimana a quella parte quell’uomo era un vegetale.

Syn stava fuori, all’ingresso dell’ospedale. Mentre aspettava Ronnie si mise a fumare una sigaretta e guardarsi intorno. Guardò l’orologio. Sarebbe già dovuto essere là.

Quando lo vide arrivare Gates rimase alquanto sbalordito “Che diamine hai combinato?” “Lasciamo stare” Aveva il sopracciglio spaccato, idem per il labbro, un occhio nero,  segno rosso attorno al collo, zoppicava e si teneva un braccio. Era uscito da un pestaggio niente male.

Entrarono in silenzio fino alla stanza della ragazza.

A quel punto Gates notò qualcosa di differente e fu sul punto di avere un infarto.

Ronnie sgranò gli occhi fino all’inverosimile e sorrise, per quanto possibile.

I capelli. La parte rasata era tornata in pari con gli altri, magicamente e anche il colore era diverso.

Adesso erano ramati. Gates uscì di corsa, alla ricerca di Armstrong.

Lo trovò dopo un giro di tutto il reparto “Dottore! C’è una cosa che deve vedere..” “Gates io..” “Dottore Earth!” Armstrong si congedò dai due con cui stava parlando e si mise quasi a correre dietro il ragazzo. Appena entrò anche lui notò subito quello di cui parlava il ragazzo.

“Ma come..” “Mia sorella è sempre stata in grado di farlo. È normale. Solo che… non è normale! Non dovrebbe essere incosciente?” “Forse è cosciente” disse il medico si avvicinò.

“Earth, so che puoi cambiare a piacimento il colore dei tuoi capelli. Facciamo una cosa, ok? Io adesso ti faccio delle domande, tu adesso se vuoi dirmi si, fai diventare una ciocca…. nera. Se vuoi dirmi no la fai diventare bionda, va bene?” improvvisamente una ciocca sulla fronte della ragazza divenne di un nero corvino. Gates fu sul punto di saltare per la gioia e abbracciare il medico

“Bene, vedo che sei cosciente. Allora, ti ricordi chi sei?” la ciocca tornò ramata per poi ritornare nera “Bene, ti ricordi cosa è successo?” Biondo “Ti ricordi come si chiama tuo fratello?” Nero “Tuo padre?” Nero “Il tuo ragazzo?” Nero “Ricordi la data del tuo compleanno?” Nero “Sai da quanto tempo stai così?” Biondo “E’ una settimana. Senti Earth, sei cosciente, ma adesso devi fare una sforzo bello grande per svegliarti davvero” i capelli di Earth diventarono bianchi.

Armstrong sorrise “Lo so che è difficile. E questa non è una frase buttata a caso. Anche io sono stato in coma, sai? E lo ricordo. Earth per caso ti vedi in un tunnel?” Nero “Vedi una luce infondo” Grigio. Aspetta, grigio? “La vedi molto piccola?” Nero. Ah, ecco “Earth devi correre verso quella luce” “Earth, s-sono io” disse Ronnie incerto. Una ciocca dei suoi capelli si tinse di nero-blu. Ronnie sorrise e una lacrima gli rigò la faccia “Eh si, esattamente. Earth arriva a quella cavolo di luce e torna da me, da noi” “Hippie porca miseria, non mi puoi mollare così! Proprio adesso che le cose cominciavano ad ingranare!” Disse Gates con fare drammatico. “Si, Earth, non sei fatta per essere un vegetale!” “Già, per quello basta nostro padre” aggiunse Gates, facendo ridere un po’ tutti “Bene Earth,adesso la vedi di più la luce?” Grigio piombo “Porca miseria Earth! muovi quelle gambette secche che ti ritrovi!” la incitò Gates e per un secondo sembrò che la fronte di Earth si aggrottasse per lo sforzo.

Ci furono svariati minuti di frasi d’incitamento e domande alle quali arrivava una risposta silenziosa. Sembrava una strana gara fra lacrime sorrisi e capelli che cambiavano colore.

Dopo una decina di minuti videro l’elettrocardiogramma cambiare la sua regolarità.

Ci fu come un tonfo sordo, dopodichè Earth mosse un dito e corrugò la fronte.

Sbarrò gli occhi di scatto. Poi li richiuse e li riaprì con più calma.

Si sentì una specie di suono gutturale e lo sguardo un tantino spaesato di Earth vagò per la stanza. “Bentornata, idiota!” Disse Syn sorridente. Earth alzò gli occhi al cielo e tutti e tra scoppiarono a ridere. A quel punto Gates chiamò tutti i suoi amici, quelli di Earth (che gli avevano lasciato il numero in caso di bisogno) e suo padre. Earth guardò adorante il viso del ragazzo, che le sorrideva dietro la maschera di lividi, sangue e stanchezza che lo copriva. Dopo un po’ che lo fissava si mise a studiare tutti i segni della faccia e corrugò la fronte. Ronnie capì e le sorrise ancora di più se possibile “Ho fatto a pugni con un paio di idioti, solo che loro erano in tre e io, ero io, ma alla fine sono arrivati Emmett e Jackson  e non hanno avuto scampo” Earth provò a sollevare la mano verso il suo viso, ma le risultava difficile

“No, Earth, con calma. È una settimana che non ti muovi. Se vuoi prova a parlare” le spiegò il dottore. Apri la bocca ma non ne uscì alcun suono “Vuoi bere?” le chiese Ronnie. Lei annuì e sorrise.

Aveva già (chissà come mai) una bottiglia e una cannuccia. Dopo un paio di sorsi riprovò a parlare, ma le uscì uno strano rantolo. Arrossì imbarazzata. Ronnie le fece una carezza “Tranquilla, fra non molto ricomincerai a parlare e a muoverti per bene”.

 

“Cazzo Gates, muoviti!” Urlò Earth davanti all’ospedale.

Certo che l’aveva recuperata per bene la voce. Il fratello, intanto portava i borsoni.

Lei era uscita quasi un’ora prima con tutta la calma zampettando con le stampelle. A quanto sembrava le gambe ne avevano risentito parecchio e ne i suoi poteri non rientrava il risveglio dei muscoli dopo una settimana di sonno e a quanto sembrava le sue braccia si erano riprese prima delle gambe

“Ti preferivo quando non potevi muoverti o parlare, o vendicarti” disse lui arrivandole vicino. Venne fulminato con un’occhiataccia che però fu interrotta da una macchina che parcheggiò davanti a loro.

Ronnie con la sua Mustang. Dopo un po’ di storie su chi sta avanti (vinse Earth) partirono verso casa “Questa macchina è una figata, Ronnie” disse Gates guardandosi intorno “Grazie, se ti serve qualche volta, basta chiedere” “Grazie, amico!” disse quasi sorpreso “Figurati, io prendo tua sorella tutte le volte che voglio…” disse sorridendole. Gates rimase un attimo schifato “Ok, questa potevi risparmiartela” e i due davanti scoppiarono a ridere.  

Non ci misero molto per arrivare a casa di Gates. Quella casa era davvero in un punto strategico eccezionale. Vicina abbastanza, ma lontana da tutto. Davanti alla casa erano parcheggiate varie macchine che Earth conosceva. Quando entrarono furono accolti da un “Ben tornata!” per poi capire che il primo da entrare era stato Gates “Idiota togliti e fa entrare tua sorella!” gli urlò Shad.

Appena Earth mise piede dentro la nuova casa di Gates fu praticamente invasa, attaccata, sommersa da un’infinità di braccia, tatuate, esili, muscolose, abbronzate, cadaveriche. Era davvero una figata.

“Ragazzi anche io sono felice di vedervi, ma voglio respirare!” disse provando ad emergere da quel groviglio. Tutti si staccarono dandole un po’ di spazio. “Ok, grazie” Ronnie, dietro di lei ridacchiava. Dopo aver scartato alcuni regali e fatto svariati brindisi fra lei che tornava fra di loro e la nuova casa di Gates. “Porca miseria! Avevo dimenticato il regalo di Gates!” disse Matt “Che?” chiese il diretto interessato. Regali? Bello. Gates adorava ricevere e fare regali. Michelle e Gena uscirono e tornarono con una scatola (grande più o meno quanto una di scarpe) con dei grossi buchi ed un enorme fiocco rosso.

Michelle si sedette vicino a Gates e gli porse la scatola “Così non sarai sempre solo come un cane” disse sghignazzando. Gates incerto aprì la scatola e sollevato il coperchio rimase a fissare il contenuto con un sorriso da bambino la mattina di Natale.

In un angolino della scatola, c’era rannicchiato un batuffolo bianco che sonnecchiava.

Delicatamente, il nostro eroe, sollevò il suddetto batuffolo “Oh! Un cane-sorcio! Ne ho sempre voluto uno!” “Gates non è un cane sorcio!” disse Zacky “E’ un cucciolo di maltese. Una cucciola, per essere precisi” disse Michelle “Allora? Ti piace?” chiese incerta dopo una pausa in cui il ragazzo continuava a fissare il batuffolo fra le sue mani “E’ così…. Piccola e carina. Cazzo forse sto diventando gay” tutti scoppiarono a ridere. “Qui ci sono altri regali, ma più che per te sono per… per….. come hai intenzione di chiamarla?” disse Valary. Gates ci pensò su, guardando il cagnolino che adesso aveva aperto gli occhietti neri e lo fissava, incuriosito. “Mmm, un cane del genere deve avere un nome ridicolo” “Non vorrai chiamarlo Banana?” chiese Earth “Ci avevo pensato, ma è femmina. Perché mi avete preso una femmina?” “Perché con un maschio saresti finito fuori di casa” disse Matt. Erano solo risate quel giorno.

“Mmm ok…. Deciso.. si chiamerà… momento suspanse… si chiamerà…. secondo momento di suspanse…..Pinkly!” rimasero tutti a guardarlo a bocca aperta, anche alquanto schifati

“Pinkly? Che razza di nome è Pinkly?” chiese Zacky “Meglio di Ichabod” ribatté lui offeso.

Ichabod (o Icky) era il cane di Zacky. Un altro maltese, ma nero e maschio. “Lasciali stare Pinkly. Vero che hai un nome bellissimo? Vero piccola?” come risposta Pinkly leccò la punta del naso di Gates “Che carina che sei!” “Ok, ho definitivamente perso mio fratello” disse Earth guardando la scena.

Anche a lei piacevano gli animali e in passato avevano avuto dei cani.

Elvis, Casper, Nala, ma avevano fatto tutti brutta fine. Meglio non pensarci adesso.

Intanto Gates continuava a giocare con quel batuffolino di cane e tutti gli ridevano dietro. Lui, incurante, continuava. Era davvero piccolo. Sarebbe stato in una mano, ma per sicurezza (appena acquisita) Syn la teneva con due mani.

Verso sera, tutti se ne andarono, lasciando solo Earth, Gates, Ronnie e Pinkly. 

“Certo che solo tu potevi chiamare così un povero cane” disse Earth guardando il batuffolino che dormiva nella cuccia nuova di zecca “Zitto rospo. È bellissima” Assurdo.

Gates era totalmente ammaliato da quella cosina. Continuava a guardarla. Era così piccola e carina! Forse stava davvero diventando gay. Fece una prova. Pensò a Michelle, alle sue labbra a… ok non era omosessuale.

“Vabbè Gates, noi andiamo. Tu rimani qui, giusto?”disse Ronnie “Così sembra….” “Ok, ci vediamo domani?” aggiunse Earth già sulla porta. Ci stava prendendo gusto ad andare in giro con quelle cose. I suoi poteri ancora non funzionavano bene, meglio aspettare un altro po’ prima di mettersi a fare esperimenti. Salutò il fratello e con l’aiuto di Ronnie arrivò alla macchina e s’infilò senza complicazioni. Ronnie guidò tranquillo fino a casa sua. Era stata una bella giornata, si erano divertiti e avevano scherzato, tutti insieme. Dopo un po’ arrivò davanti alla casa di Earth e spense il motore.

“Che c’è? Vuoi entrare? Guarda che c’è mio padre” a quel punto la baciò, come non faceva da tanto, troppo tempo. Le erano mancate le sue labbra.

Earth sembrò pensarla come lui. Continuava a giocare con la sua lingua e col suo labbro inferiore.

Era così calda e delicata, lì fra le sue braccia, per quanto possibile. Le teneva una mano sul viso e una sulla vita. Lei si separò un po’ “Adesso mi sa che devo andare” “Earth… mi sei mancata” “Anche tu Ronnie, mi sei mancato tantissimo” non si mosse di un centimetro. Con un dito sfiorò il viso alquanto martoriato del ragazzo. Avevano dovuto mettergli due punti sul sopracciglio e fasciargli la gamba, ma lui si era rifiutato di utilizzare le stampelle come gli avevano detto, quindi gli avevano rimesso il tutore.

“Ronnie…” sospirò sulle sue labbra. “Ti voglio. Adesso” sorrise “Domani. Adesso devi andare a casa. Domani, dopo la scuola, sarò tuo, va bene?” disse poggiando la fronte contro la sua. Lei arricciò il naso, ma annuì, un tantino dispiaciuta e se ne andarono.

Wow! Siete sul serio arrivati fin qua sotto? Beh, Complimenti! Sfortunatamente per voi non vincete niente.

Spero vi sia piaciuto (speranze vane). Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione :D

The Cactus Incident

 

  
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