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Autore: KuraCchan    26/07/2011    1 recensioni
Cap.1 Ludwig: "Silenzio. Odiava il silenzio."
Genere: Generale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Germania/Ludwig
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Silenzio. Odiava il silenzio.

La sua voce melliflua ed irritate aleggiava spesso nel silenzio dei siti parzialmente vuoti che soleva visitare.
Camminava per le strade dalle pietre scivolose umidificate dalla pioggia appena terminata. Faceva sbattere sonoramente i tacchi dei mocassini neri allacciati stretti intorno alla caviglia con dei nastri di velluto rossi. Quasi come per avvertire la gente intorno che lui era passato di li, che stava passando, e che qualunque straccione che veniva a mendicare in nome di Dio, doveva allontanarsi da lui per essere risparmiato da una fine terribile.
Portava allacciato alla vita, stretta, una cintura di cuoio nero lucidato. Ad essa era attaccato un bastone, non si poteva non girare armati in quel periodo, in nessuna epoca era permesso fidarsi del prossimo; così svitando il pomello di madreperla, importata dalle orde di mercanti che compravendevano nei mercati, eccovi fuoriuscire la lama luccicante ancora macchiata di sangue, di una spada che portava sempre con se. Il suo cammino fu intralciato da una fila dritta di persona che fuoriuscivano da una chiesa, i preti e le suore salutavano con benevolenza i cittadini che si allontanavano da quel luogo infame pieno di crudeltà e indulgenza.
Attese con impazienza che la folla si diradasse ticchettando con l’anello che portava nell’indice della mano destra sul muro di pietra di una casa comune costruita da poco, attendendo di poter riprendere a camminare: lo svolazzante mantello che indossava solitamente quando percorreva le strade in periodi gelidi come quelli, pareva di un nero più cupo del solito, il colletto rialzato per proteggere il collo dell’uomo, e le maniche lunghe per non mostrare le mani e tenerle sempre al caldo, lo rendevano più misterioso, quasi inquietante, minaccioso.
“Io non sono minaccioso. Ho soltanto ragione!” sbuffava portandosi con un gesto fluido della mano destra qualche ciuffo dorato cadutogli sulla fronte sfuggito alla sua capigliatura pettinata con precisione quasi... svizzera.
Nessuno conosceva il suo vero nome. Nessuno l’aveva mai saputo, forse nemmeno lui più se lo ricordava, Ludwig si faceva chiamare, ma si firmava sempre e dovunque M.L., Martin Lutero.

Se mi chiedessero se quest’uomo si fosse leggermente montato la testa... Credo che risponderei fermamente di si. Quando si sale su un qualsiasi piedistallo, si è fermamente convinti di vincere e in parte non posso dargli torto.
Ciononostante sono molti i seguaci della Chiesa, e molti tentano ed hanno tentato di ucciderlo.

La sua presenza è scomoda.

“Ed è per questo che sono un vincente.” Si ripeteva, quasi compiaciuto della sua immagine in uno specchio d’acqua poggiato sul terreno.
Anni ed anni di studi di teologia, rinchiuso nel monastero di Erfurt fino a raggiungere anche la cattedra di insegnante per l’interpretazione critica del testo sacro. Esegesi Biblica, la chiamano. Ma poco i nomi gli interessavano. Voleva mostrare al mondo quanta corruzione esisteva in un luogo di persone che ne predicano l’esatto contrario. Così, bramava dalla voglia di dire la sua, di esprimere tutte le sue considerazioni che teneva dentro, appenderle alla vista di tutti così tutti potessero esserne a conoscenza, togliere quei paraocchi che il loro Pontefice gli aveva messo, con forza ad alcuni, come con delicatezza ad altri, facili da abbindolare, in entrambi i casi.
La folla si dissolse in men che non si dica. E di nuovo il silenzio. La pace, direbbero alcuni.
Il peggiore degli inferni. Direbbe lui. Ritornando a casa, la sera tardi, dopo aver girato in lungo ed in largo per la città, sbattendo i tacchi delle scarpe nere per terra per avvertire della sua presenza e gettando a terra il mantello che lo copriva dal freddo.

E così di nuovo nel silenzio.

Rimaneva a lungo in silenzio, nel suo odiato silenzio a parlare con sé stesso, con la sua immagine, corrucciata riflessa nello specchio invecchiato con il tempo. “Ma io giuro! Farò di tutto per fare sapere al mondo la mia versione delle cose! Quella giusta! Si!” così dicendo, tanto sicuro di stare delirando tanto quanto sicuro di sé. La piccola candela piantata sul suo comodino a forza, si stava quasi spegnendo. Con due dita la sfiorò rapidamente facendola spegnere e rimanendo nel buio più completo. E nel silenzio.

Silenzio. Odiava il silenzio.

Poteva chiaramente sentire il suo fiato fuoriuscire talvolta rapido talvolta lento dalle sue narici. Non dormiva mai a bocca aperta. Paura, forse sciocca, di essere avvelenato nel sonno.
“Buonanotte, Sua Santità”

 
  
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