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Autore: Joy    26/07/2011    6 recensioni
Per cinquecento anni avevo mascherato il sollievo sul mio viso, comunicando a Klaus che il momento non era ancora giunto e mi ero più volte crogiolato nell’illusione che non sarebbe mai successo.
Fino a quel giorno.
[Elijah/Katerina]
Partecipa al "The Vampire Geometry Fest"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elijah, Katherine Pierce
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per il The Vampire Geometry Fest con il prompt: Elijah/Katerina “Katerino mome, Katerino

 

Scritta per il The Vampire Geometry Fest con il prompt: Elijah/Katerina Katerino mome, Katerino. Zashto si tolkoz mome hubawa? Zashto si tolkoz mome gizdawa" [Katerino mome - Desislava Dobreva]

Traduz: "Katerina, ragazza, Katerina. Perché sei così bella? Quale madre ti fece nascere?"

Note: Bulgaria 1488, Katerina ha 14 anni.

 

 

 

Figlia della terra

 

 

Seguii senza neanche rendermene conto il suono delle loro risate.

Era un’incantevole giornata di giugno, di quelle che preannunciano l’estate dorata, corteggiate dalla brezza lieve e dal profumo della frutta matura.

La terra era morbida sotto i miei piedi e la foresta brulicava di vita. Potevo udire il frenetico scalpiccio di piccole zampe allorché mi avvicinavo e intravedere occhietti selvatici che mi scrutavano dai rami degli alberi, pronti a rintanarsi nel caso mi fossi rivelato una minaccia per loro.

Ma non lo ero.

Ho sempre amato le creature viventi.

Da umano e paradossalmente, ancor di più da vampiro.

Molti degli sbagli che ho commesso furono dovuti a questo.

Le grida allegre e giocose mi giunsero come solleticanti cinguettii e il desiderio inconscio di seguirle mi condusse ad una radura appartata.

Conoscevo piuttosto bene quei luoghi, ma era la prima volta che vedevo quella limpida pozza d’acqua: il sole che filtrava tra le foglie la faceva risplendere d’oro e diamante.

Tornavo in Bulgaria ad ogni generazione; era il mio compito, uno di quelli che mio fratello non poteva affidare ad altri: controllare periodicamente la discendenza dei Petrova e verificare se la doppelganger fosse rinata.

Per cinquecento anni avevo mascherato il sollievo sul mio viso, comunicando a Klaus che il momento non era ancora giunto e mi ero più volte crogiolato nell’illusione che non sarebbe mai successo.

Fino a quel giorno.

La vidi per la prima volta accoccolata su un masso, la braccia avvolte attorno alle ginocchia e i piedi nudi.

Rideva con dolcezza contagiosa, mostrando le guance rosse e gli occhi vivaci.

Era bella e non soltanto perché assomigliava a lei.

C’era qualcosa di delizioso nel modo in cui inclinava la testa facendo oscillare i capelli e nella piega morbida e ingenua delle sue labbra, quando rideva.

Aveva lunghi boccoli scuri e indossava una sottoveste bianca di tessuto lievissimo.

La osservai incantato.

Era poco più di una bambina, ma aveva nello sguardo la promessa di diventare presto donna.

Un’altra ragazza, vestita della stessa tunica, si apprestava a immergere cautamente la punta del piede nelle acque limpide.

Aveva forse un paio d’anni in più ed era graziosa con i suoi capelli ramati e la pelle candida, ma non aveva il fascino disarmante della sua compagna.

Percepii la sua timidezza quando, entrando in acqua, la sua veste ancora asciutta si sollevò lasciandole le gambe nude.

E probabilmente anche la sua compagna se ne accorse, perché la raggiunse subito, lasciando senza pudore che la tunica le si attorcigliasse attorno alla vita.

-Deiana,- le disse afferrandole entrambe le mani. –abbiamo sempre fatto il bagno insieme, sin da quando eravamo bambine. Perché oggi t’imbarazza mostrarti a me?-

L’altra ragazza scuoté la testa tenendo gli occhi bassi e non rispose.

-Forse il motivo è che presto sarai la sposa di mio fratello?- seguitò quella con tono dolce.

Deiana spalancò gli occhi stupita.

-Oh Katerina!- proruppe. –Non dovresti saperlo! Nessuno dovrebbe ancora saperlo…-

Katerina rise di gusto e strinse più forte le mani dell’amica.

-Ho ascoltato di nascosto mio padre che pianificava l’accordo con il tuo.- spiegò.

Deiana si portò una mano alla bocca incredula, ma subito dopo le sue labbra si piegarono in un sorriso divertito.

-Sei proprio incorreggibile, Katerina.- le disse.

Quella sorrise dolcemente e l’abbracciò stretta.

-Sì.- sussurrò. –E presto sarò anche tua sorella.-

Continuai ad osservarle rimanendo nascosto tra la vegetazione, non seppi neanche misurare il passare del tempo.

Persi me stesso, osservando la luce che danzava su i suoi riccioli scuri, sparsi sul pelo dell’acqua, e quando finalmente smise di nuotare e uscì dall’acqua, mi convinsi che nessuna meraviglia della natura avrebbe mai potuto competere con la purezza delle sue forme di fanciulla.

Katerina.

Il seno teso sotto la veste trasparente e bagnata, e le gambe snelle, celate maliziosamente dalle pieghe del tessuto.

Enigmatica e seducente.

Katerina.

Si nascose dietro la vegetazione per togliersi l’indumento bagnato e anche la sua amica fece lo stesso.

Quando rientrarono nel mio campo visivo, indossavano entrambe i loro pudichi abiti bianchi e i grembiuli rosa delle ragazze ancora nubili.

Rimasi a guardarle, a guardare lei, fino a quando non sparì canticchiando allegramente sul sentiero, mano nella mano alla sua amica.

 

Quella sera, dalla finestra della taverna dove alloggiavo, osservai la luna.

Era quasi piena.

Bella e misteriosa come lei.

Ma per mio fratello significava un altro mese senza poter spezzare la sua maledizione.

Respirai l’aria tiepida della sera e chiesi perdoni agli dei, a cui più non credevo, perché per la prima volta avrei mentito ad un membro della mia famiglia.

Non avrei rivelato a Klaus l’esistenza della doppelganger.

 

"Katerina, ragazza, Katerina. Perché sei così bella? Quale madre ti fece nascere?"

 

 

***

 

Elena mi osserva stupita, tenendo tra le mani una tazza di tè che non ha nemmeno sfiorato.

Guardarla mi fa male.

La sua somiglianza con Katerina è il tormento con cui devo convivere.

Riempio nuovamente la mia tazza e mi adagio contro lo schienale della poltrona rimanendo in silenzio: ho gia parlato abbastanza.

Dopo un istante lei pare riscuotersi, deposita con cautela tazza e piattino e mi rivolge uno sguardo empatico.

Non credo di aver mai conosciuto una ragazza più altruista di lei, e sono su questa terra da molto tempo.

-Non soltanto tenevi a lei.- constata esitante. –Tu l’amavi.-

Le sorrido tristemente.

-Ho imparato a mie spese che non devo credere nell’amore, Elena.- le rispondo piano.

 

 

FINE.

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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