Scritta
per il The Vampire Geometry Fest con il prompt: Elijah/Katerina “Katerino mome,
Katerino. Zashto si tolkoz mome hubawa? Zashto si tolkoz mome gizdawa"
[Katerino mome - Desislava Dobreva]
Traduz:
"Katerina, ragazza, Katerina. Perché sei così bella? Quale madre ti fece
nascere?"
Note: Bulgaria 1488, Katerina ha 14 anni.
Figlia della terra
Seguii senza neanche rendermene
conto il suono delle loro risate.
Era un’incantevole giornata di
giugno, di quelle che preannunciano l’estate dorata, corteggiate dalla brezza
lieve e dal profumo della frutta matura.
La terra era morbida sotto i miei
piedi e la foresta brulicava di vita. Potevo udire il frenetico scalpiccio di
piccole zampe allorché mi avvicinavo e intravedere occhietti selvatici che mi
scrutavano dai rami degli alberi, pronti a rintanarsi nel caso mi fossi
rivelato una minaccia per loro.
Ma non lo ero.
Ho sempre amato le creature
viventi.
Da umano e paradossalmente, ancor
di più da vampiro.
Molti degli sbagli che ho commesso
furono dovuti a questo.
Le grida allegre e giocose mi
giunsero come solleticanti cinguettii e il desiderio inconscio di seguirle mi
condusse ad una radura appartata.
Conoscevo piuttosto bene quei
luoghi, ma era la prima volta che vedevo quella limpida pozza d’acqua: il sole
che filtrava tra le foglie la faceva risplendere d’oro e diamante.
Tornavo in Bulgaria ad ogni
generazione; era il mio compito, uno di quelli che mio fratello non poteva
affidare ad altri: controllare periodicamente la discendenza dei Petrova e
verificare se la doppelganger fosse rinata.
Per cinquecento anni avevo
mascherato il sollievo sul mio viso, comunicando a Klaus che il momento non era
ancora giunto e mi ero più volte crogiolato nell’illusione che non sarebbe mai
successo.
Fino a quel giorno.
La vidi per la prima volta
accoccolata su un masso, la braccia avvolte attorno alle ginocchia e i piedi
nudi.
Rideva con dolcezza contagiosa,
mostrando le guance rosse e gli occhi vivaci.
Era bella e non soltanto perché
assomigliava a lei.
C’era qualcosa di delizioso nel
modo in cui inclinava la testa facendo oscillare i capelli e nella
piega morbida e ingenua delle sue labbra, quando rideva.
Aveva lunghi boccoli scuri e
indossava una sottoveste bianca di tessuto lievissimo.
La osservai incantato.
Era poco più di una bambina, ma
aveva nello sguardo la promessa di diventare presto donna.
Un’altra ragazza, vestita della
stessa tunica, si apprestava a immergere cautamente la punta del piede nelle
acque limpide.
Aveva forse un paio d’anni in più
ed era graziosa con i suoi capelli ramati e la pelle candida, ma non aveva il
fascino disarmante della sua compagna.
Percepii la sua timidezza quando,
entrando in acqua, la sua veste ancora asciutta si sollevò lasciandole le gambe
nude.
E probabilmente anche la sua
compagna se ne accorse, perché la raggiunse subito, lasciando senza pudore che
la tunica le si attorcigliasse attorno alla vita.
-Deiana,- le disse afferrandole
entrambe le mani. –abbiamo sempre fatto il bagno insieme, sin da quando eravamo
bambine. Perché oggi t’imbarazza mostrarti a me?-
L’altra ragazza scuoté la testa
tenendo gli occhi bassi e non rispose.
-Forse il motivo è che presto
sarai la sposa di mio fratello?- seguitò quella con tono dolce.
Deiana spalancò gli occhi stupita.
-Oh Katerina!- proruppe. –Non
dovresti saperlo! Nessuno dovrebbe ancora saperlo…-
Katerina rise di gusto e strinse
più forte le mani dell’amica.
-Ho ascoltato di nascosto mio
padre che pianificava l’accordo con il tuo.- spiegò.
Deiana si portò una mano alla
bocca incredula, ma subito dopo le sue labbra si piegarono in un sorriso
divertito.
-Sei proprio incorreggibile,
Katerina.- le disse.
Quella sorrise dolcemente e
l’abbracciò stretta.
-Sì.- sussurrò. –E presto sarò
anche tua sorella.-
Continuai ad osservarle rimanendo
nascosto tra la vegetazione, non seppi neanche misurare il passare del tempo.
Persi me stesso, osservando la
luce che danzava su i suoi riccioli scuri, sparsi sul pelo dell’acqua, e quando
finalmente smise di nuotare e uscì dall’acqua, mi convinsi che nessuna
meraviglia della natura avrebbe mai potuto competere con la purezza delle sue forme di fanciulla.
Katerina.
Il seno teso sotto la veste
trasparente e bagnata, e le gambe snelle, celate maliziosamente dalle pieghe
del tessuto.
Enigmatica e seducente.
Katerina.
Si nascose dietro la vegetazione
per togliersi l’indumento bagnato e anche la sua amica fece lo stesso.
Quando rientrarono nel mio campo
visivo, indossavano entrambe i loro pudichi abiti bianchi e i grembiuli rosa
delle ragazze ancora nubili.
Rimasi a guardarle, a guardare lei,
fino a quando non sparì canticchiando allegramente sul sentiero, mano nella
mano alla sua amica.
Quella sera, dalla finestra della
taverna dove alloggiavo, osservai la luna.
Era quasi piena.
Bella e misteriosa come lei.
Ma per mio fratello significava un
altro mese senza poter spezzare la sua maledizione.
Respirai l’aria tiepida della sera
e chiesi perdoni agli dei, a cui più non credevo, perché per la prima volta
avrei mentito ad un membro della mia famiglia.
Non avrei rivelato a Klaus
l’esistenza della doppelganger.
"Katerina, ragazza, Katerina. Perché sei così bella? Quale madre ti fece nascere?"
***
Elena mi osserva stupita,
tenendo tra le mani una tazza di tè che non ha nemmeno sfiorato.
Guardarla mi fa male.
La sua somiglianza con
Katerina è il tormento con cui devo convivere.
Riempio nuovamente la mia
tazza e mi adagio contro lo schienale della poltrona rimanendo in silenzio: ho
gia parlato abbastanza.
Dopo un istante lei pare
riscuotersi, deposita con cautela tazza e piattino e mi rivolge uno sguardo
empatico.
Non credo di aver mai
conosciuto una ragazza più altruista di lei, e sono su questa terra da molto
tempo.
-Non soltanto tenevi a
lei.- constata esitante. –Tu l’amavi.-
Le sorrido tristemente.
-Ho imparato a mie spese
che non devo credere nell’amore, Elena.- le rispondo piano.
FINE.