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Autore: sunshine_S    26/07/2011    2 recensioni
Accadde tutto in un veloce istante: i nostri sguardi si incrociarono nella manciata di pochi secondi,pochi bastarono per riconoscerci.
Il mio primo amore era davanti a me,con tanto di moglie e figlia,ed io ero lì,con tanto di famiglia anch’io.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’amore ritorna.

Quel giorno il mare di Gaeta non sembrava altro che un semplice lenzuolo trasparente,di lino,che ogni tanto ondeggiava mosso dal vento caldo di una tenera giornata di metà Maggio.
La sabbia,di quei tempi,prendeva già a scottare fastidiosamente sotto i piedi e,allo stesso tempo,a muoversi vorticosamente scagliandosi di tanto in tanto negli occhi.
Tutto ciò non mi disturbava affatto,quella mattina tutto sembrava andare per il meglio,tutto si svolgeva alla perfezione,tutto seguiva la procedura della felicità: mio marito Marco sembrava più bello di sempre,anche più bello della prima volta in cui l’ho conosciuto. Di tanto in tanto si passava una mano tra i capelli scuri,infastidito dal vento che insisteva a buttarglieli avanti. Il sorriso sempre più splendente e gli occhi pieni di luce nel guardare nostro figlio,di circa tre anni,giocare con il pallone azzurro,passarselo tra le mani e ridere nel momento in cui cadeva dritto,dritto per terra,scoprendo i suoi dentini di latte e arricciando il minuscolo naso a patatina. Puntualmente Marco lo prendeva in braccio,accarezzandogli i capelli scuri,sporgendosi verso di me e salutandomi assieme a nostro figlio. Ridendo ricambiavo il saluto,mandandogli di tanto in tanto qualche bacio.
Mi sembrava tutto così troppo perfetto,tutto così vero che mi spaventava. Avevo paura che da un momento all’altro una nuvola scura,una nube,potesse portarmi via tutto quello che avevo lì davanti,potesse soffiare e far svanire tutto ciò che avevo costruito fino a quell’istante.
Ventisette anni,quasi ventotto,un matrimonio di tre anni,un marito,un figlio,un lavoro appagante,una vita.
Eppure,per quanto potesse svolgersi tutto nella perfezione,sentivo il bisogno di dover scappare con la mia piccola famiglia,di poter scappare in un posto che alla fine raccontava poco di me,ma che quelle poche volte ha saputo accogliermi tra le sue braccia,lasciandomi tutto alle spalle,lasciandomi sorridere spensierata tra le sue vie,lasciandomi sognare e facendomi vivere le esperienze più belle della mia adolescenza.
Spersa tra ricordi e tra fantasie il mio sguardo si soffermò su di un uomo,non molto alto,eppure dall’aspetto così vicino a me.
Era seguito da una donna bassina,dai capelli scuri legati in una coda,che trasportava un passeggino con una piccola bambina,dai capelli castano chiaro e l’espressione rilassata colta da un sonno più che profondo.
L’uomo,che camminava poco più avanti,si voltò indietro verso la donna e la bambina,aprendosi in un mezzo sorriso.
Fu proprio in quell’esatto momento che il cuore parve sobbalzare,i muscoli irrigidirsi e il sudore scorrere più velocemente del previsto.
Lo vidi accovacciarsi di fronte al passeggino,sfiorare col suo naso perfetto quello della figlia e baciarla teneramente sulle labbra.
Accadde tutto in un veloce istante: i nostri sguardi si incrociarono nella manciata di pochi secondi,pochi bastarono per riconoscerci.
Il mio primo amoreera davanti a me,con tanto di moglie e figlia,ed io ero lì,con tanto di famiglia anch’io.
Sussurrò qualcosa alla moglie,poi lo vidi voltarsi e guardarmi con aria più seria,avvicinandosi a me con fare tutt’altro che tranquillo.
Finse una risata,nervosa azzarderei,piantandosi davanti a me.-Ma guarda un po’ chi si vede..Sabrina.-
Ammiccai un sorriso poco convincente,restando seduta mantenendomi le gambe con entrambe le braccia.
-Ciao Andrea.-
Si sporse per baciarmi in guancia sedendosi poi a mio fianco.
-Allora,che mi dici?- Non avevo abbastanza fiato e abbastanza forza per parlargli,così diedi agio a lui di parlare di quello che era diventata la sua vita.
Giocava con la sabbia,sotto le sue scarpe,scacciandola con forza buttandomela quasi addosso.
-Ho quasi trent’anni,ho una moglie di ventinove che ho sposato due anni fa,una figlia di tredici mesi,Laura,faccio il geometra,ho una vita monotona da padre e uomo di famiglia.- Concluse con una specie di sorriso,tornando a guardarmi.-Ma in questo periodo sono frustrato. Non scopo con mia moglie da un bel po’,capisci cosa vuol dire per me?-
Scoppiai a ridere in una fragorosa risata,più che altro liberatoria,cercando di non guardarlo negli occhi,di non ricadere nella stessa magia di un bel po’ di anni fa,di quando non facevo altro che guardarlo e sentirmi veramente felice.
-Abbiamo più o meno la stessa vita,tralasciando che sto per farne ventotto di anni,un marito di trentaquattro,un figlio di tre anni..-
Cademmo,in seguito,in un silenzio piuttosto lungo,coperto soltanto dai battiti accelerati del mio cuore e dal suo sbuffare impetuosamente.
Avrei voluto fargli tante di quelle domande,dargli invece tante mie risposte lasciate in sospeso,dirgli quanto fosse bello sempre di più,ricordare tutto ciò che di bello e di brutto avevamo passato assieme.
Poi mi resi conto della realtà.
Di quanto sarebbe stato inutile stare lì fermi a ricordare qualcosa di rotto,qualcosa di finito e di irrecuperabile,qualcosa che ci avrebbe potuto dare false speranze e false immaginazioni.
Solo dopo un po’,dopo aver riflettuto pesantemente su tutto ciò,decisi di alzarmi e salutarlo.
-Allora ciao Andrea,buona vita.-
Con un sorriso stentato sembrò salutarmi,stringermi quasi in un abbraccio sorpreso ed improvviso.
E solo andandomene,accarezzandolo con leggerezza i capelli,presa da un brivido intenso,mi avvicinai all’orecchio sussurrandogli qualcosa con voce fievole e tremante.
-Andrea..-
Feci per andarmene,ma mi tirò a sé velocemente,riportandomi a pochi centimetri dal suo viso,con sguardo interrogatorio.
-Il nome di mio figlio è Andrea..-
Sorrisi debolmente,accarezzandogli nuovamente il viso,allontanandomi finalmente da lui e lasciandolo lì,alla sua famiglia,alla sua vita a cui io non appartenevo più.

   
 
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