Salve gente! Questa è la mia prima fic su Dr. House…spero possa
piacere!
La mia ispirazione per questa fanfiction la devo a Jenny Malfoy…Grazie!
E anzi volevo anche dedicargliela…comunque gliel’avevo già mandata per il suo
compleanno come regalo…
Bando alle ciance…ecco qui…se volete leggerla…accomodatevi pure!
Era la vigilia di Natale, i fiocchi di neve
cadevano leggermente e si posavano inesorabilmente sulle persone e su ogni
altro essere od oggetto che riuscivano a toccare. Nonostante tutto il cielo
scuro era sereno non nuvoloso come ci si potrebbe aspettare da una giornata di
neve.
Le persone camminavano chi velocemente e chi invece
lentamente per le vie della città, forse in cerca degli ultimi regali.
Gregory House invece se ne stava tranquillamente
disteso sul divano a leggere un libro di Edgar Allan Poe mentre la canzone
“Unplayed Piano” di Damien Rice si espandeva per tutta la stanza.
Del Natale a lui poco interessava, era un giorno come
un altro o forse anche più noioso, tutti che si facevano gli auguri come se
fosse una cosa importante quando in realtà non lo era poi così tanto.
- The moon goes bright the darker they make
my night…-canticchiò House con una matita a fargli da microfono.
Quando si trovava in quei momenti di
solitudine e di calma gli capitava spesso di distendersi sul divano e leggere
con la musica, l’atmosfera lo rilassava e il Vicodin sempre a portata di mano
pure.
Stava per prendere la birra che si
trovava sopra il tavolino quando qualcuno bussò alla porta. Restò con la mano a
mezz’aria e gli occhi puntati sulla porta.
- Apri Greg…tanto so che sei in
casa…non usciresti mai a Natale e con questo tempo- disse una voce assai
conosciuta da House. Era il suo forse unico amico. James Wilson.
Gregory si alzò dal divano, prese il
bastone e andò verso la porta con passo lento e con sorriso ironico stampato in
volto.
- Psicologo Wilson è anche a casa tua,
se non hai un Wilson per casa chiama il numero xxxxx e il manicomio te ne potrà
fornire uno…- disse House con il suo solito tono ironico dopo aver aperto la
porta.
Wilson lo guardò con un sopracciglio
alzato, a stento trattenne un sorriso.
- Posso entrare o dobbiamo far sapere a
tutti che effettivamente io ho una relazione con te!- esclamò ad alta voce
Wilson fintamente scocciato. House aggrottò le sopracciglia e si spostò per far
passare l’amico.
- Si accomodi pure madamoiselle!-
James entrò nella casa e senza chiedere
nulla si accomodò sul divano e si tolse la giacca appoggiandola poi sullo
schienale.
- Damien Rice?- domandò lui riferendosi
alla canzone.
Quello era il bello della loro strana e
“nevrotica” amicizia. Entrambi sapevano tutto dell’altro.
- Il solo e unico. Birra?-
- Perché no-
Mentre House si avviava verso la cucina
Wilson sfogliò il libro che aveva trovato sul divano.
- Come mai non sei a casa con la
tua…mh…terza moglie giusto?- domandò poi House mentre faceva la sua comparsa in
salotto.
- Come mai invece tu sei come sempre
rintanato in casa la vigilia di Natale?- domandò a sua volta l’altro
sporgendosi leggermente per prendere la birra offertaglisi.
House si sedette vicino all’amico ed iniziò a
sorseggiare la sua birra già iniziata.
- Hai detto bene.. sempre.. ormai la mia è un
abitudine e sai com’è difficile perdere un abitudine- rispose sempre con quel
suo tono ironico e derisorio.
- Ed è per questo che ci sono io, no?- disse a sua
volta ironico Wilson.
- Il mio caro e fidato Wilson- rispose solamente
nascondendo un sorriso nella lattina.
Restarono per un po’ in silenzio, la neve oramai
cadeva copiosa ed il cielo si stava oscurando ancora di più.
House bevve l’ultimo sorso e chiuse lo stereo
rivolgendosi poi all’amico.
- Per quanto riguarda “a casa la vigilia di Natale”
bè…non pensavo si uscisse.. di solito non si festeggia appunto a casa?-
James scosse la testa sconsolato, non poteva fare
molto, conosceva bene l’amico e se a lui non interessava una cosa non gliela si
poteva fargliela piacere.
- Bè.. è per questo che sono qui, no? Per
festeggiare il Natale, con te, a casa..meglio di così!- rispose allora Wilson
con un sorriso.
- Come tutti gli anni d’altronde. Ti ho sempre
creduto una persona masochista-
- Si chiama bontà..bontà..- disse James calcando
sulla parola. House alzò un sopracciglio e lo guardò scettico.
- Ah, già..dimenticavo che è Natale…e a Natale si è
tutti più buoni- rispose poi mostrando un sorriso sornione.
- Prendi pure in giro…Dottor House in the House…-
toccò a Wilson questa volta mostrare un sorriso sornione ed ironico.
House lo guardò inclinando leggermente il capo.
- Vedo che dopotutto Vogler è riuscito ad insegnare
qualcosa- rispose quasi offeso ma con un sorriso di circostanza.
- Se ti sei infastidito vuol dire che sei
umano…buono a sapersi- disse Wilson appoggiando finalmente la lattina finita
sul tavolino.
- Ma come siamo ironici! E dire che siamo a Natale
e a Natale si è tutti più buoni..ops..l’avevo già detto? Devo essere diventato
sclerotico- detto ciò si grattò la testa con un’espressione pensierosa.
- Che attore!- esclamò l’amico inclinando il volto
da un lato.
Ormai quelle scenette erano quotidiane, sapevano
perfettamente cosa dire e come dirlo, si fidavano l’un dell’altro anche se non
l’avrebbero mai ammesso…o almeno..House non l’avrebbe mai ammesso però non
poteva di certo negare a se stesso di non amare quei momenti di tranquillità e
serenità assieme all’amico.
Wilson guardò la finestra con un sorriso, a lui
piaceva la neve, adorava sentire quei fiocchi bianchi accarezzargli i capelli,
il volto, le labbra e magari anche poterli trattenere per breve sulle mani
tanto per sentire il brivido di freddo che gli scendeva per la schiena.
House guardò il profilo dell’amico, lo sguardo
concentrato fuori dalla finestra, le labbra leggermente incurvate in un sorriso
rilassato, i capelli leggermente scompigliati. Sorrise, non un sorriso ironico,
derisorio o chissà che altro, ma un sorriso sincero e dolce. Ovviamente sapeva
che l’amico non l’avrebbe potuto vedere se no non si sarebbe mai sognato di
sorridere in quel modo però ormai si era reso conto che solo l’amico riusciva a
renderlo così felice e in pace. Wilson era una persona equilibrata, sensibile,
romantica, determinata e molto altro ancora, qualità che però mancavano a
Gregory, o almeno, qualità che non aveva ancora dimostrato di avere.
House in quel momento ebbe quasi voglia di
accarezzargli i capelli, ma non era lui il romantico o il sentimentale e così
decise di inventarsi una scusa banale per toccarglieli.
- Hai i capelli umidi, ma quanto sei stato sotto la
neve?- domandò fintamente interessato riuscendo così ad accarezzarglieli. A
quella carezza Wilson si riscosse dai suoi pensieri e si girò verso l’altro
uomo.
- Abbastanza… preoccupato?- domandò lui in modo
suadente.
Ad House venne l’irrefrenabile voglia di baciarlo,
non era la prima volta che lo pensava e infatti per questo non si stupì più di
tanto ma decise che forse non sarebbe stato il caso, così sfoggiò un ghigno ed
alzò leggermente le spalle in risposta alla domanda di Wilson .
James nascose la delusione con un sorriso, sapeva della
sua indifferenza ma comunque qualche volta ci restava male lo stesso nonostante
conoscesse bene il carattere dell’amico. In quei giorni aveva riflettuto molto
sulla loro amicizia, non sapeva come mai, ma si era ritrovato a pensare a
Gregory non solo come un amico e la cosa lo preoccupava un po’, forse era per
quello che aveva deciso di passarlo con lui il Natale invece che con la moglie
se così si poteva ancora definire e poi non gli piaceva l’immagine di lui, da
solo a casa, gli creava un po’ di tristezza e malinconia, secondo lui tutti dovevano essere felici,
tutti dovevano avere accanto qualcuno con cui condividere le giornate.
Appoggiò istintivamente la testa sulla mano di
House ancora ferma sui suoi capelli.
- Niente albero?- domandò non appena si accorse che
effettivamente non c’era nessun albero di Natale in quella casa.
- Non sono mai stato un tradizionalista e non ho
neanche nessuna intenzione di diventarlo- rispose. Attirò la sua testa più
vicino a sé in modo che la nuca toccasse la sua spalla. Wilson alzò gli occhi
per guardarlo.
- Dimenticavo il tuo anticonformismo- sussurrò
socchiudendo gli occhi e lasciando trapelare un sorriso.
- Non sono dettagli da poco questi- rispose con
quel suo tono canzonatorio.
- Eh, già…hai per caso sentito i tuoi genitori?-
domandò poi Wilson. La testa era ancora appoggiata sulla spalla dell’altro,
poteva chiaramente sentire l’odore dell’amico, un buon odore, virile.
- Non sono masochista come te, un po’ di rispetto
per la vita ce l’ ho io- rispose scostando finalmente la mano dai suoi capelli
lasciandogli così la possibilità di allontanarsi.
- Dovresti andare a trovarli invece- insistette
James mentre si sedeva più comodamente.
- Tipo buon samaritano? Naa! Non mi ci vedo vestito
con una tunica bianca, i sandali e uno sguardo da peccatore- disse con uno
sguardo quasi derisorio.
Wilson scosse la testa non riuscendo però a
trattenere un sorriso, l’ironia e il sarcasmo dell’amico riuscivano quasi
sempre a divertirlo e a farlo sorridere anche se a volte lo innervosivano, in
quei momenti non riusciva a capire se le cose che diceva le pensava veramente
oppure no.
- Tu invece perché sei qui?- domandò House con uno
sguardo indagatore ma allo stesso tempo sornione.
- Mi sembra più che ovvio il motivo- rispose
semplicemente con un’alzata di spalle Wilson.
- Non mi sembra poi così ovvio, hai una moglie,
dovresti passarlo con lei il Natale e invece tu, come un intrepido cavalieri,
vieni ogni anno a festeggiarlo da me e allora questo mi induce a domandarmi per quale masochistica ragione lo
fai-
Wilson si infastidì leggermente da questo discorso,
si sentiva come se fosse stato scoperto a fare qualcosa di sbagliato. In verità
anche lui se l’era chiesto molte volte perché sapeva che il motivo non era solo
l’amicizia ma qualcos’ altro, come ad esempio si era chiesto il perché non
riuscisse ad avere un matrimonio felice, quella era pur sempre la sua terza
moglie e molte volte era arrivato alla conclusione che la colpa fosse proprio
di quello scorbutico ed ironico orso bruno che in quel momento gli sedeva
accanto. Wilson scacciò in fretta quei pensieri e alzandosi sbuffò scocciato.
- Se ti dà così fastidio basta dirlo- borbottò
immusonito. House divertito dall’atteggiamento dell’amico lo afferrò per un
braccio e lo tirò verso di sé facendogli quasi perdere l’equilibrio. Wilson per
non cadere addosso all’altro gli appoggiò una mano sulla spalla e una sul
divano trovandosi così a qualche centimetro dal volto ghignante di House.
- Come siamo permalosi…- sussurrò divertito. James
lo guardò imbronciato ma non poteva resistere alle labbra dell’amico e
soprattutto alla sua espressione e così improvvisamente annullò le distanze tra
loro e lo baciò.
Non sentendosi rifiutato Wilson cercò allora di
approfondire il bacio leccandogli le labbra per farle dischiudere, si sentì
subito ricambiare. La lingua curiosa di Gregory cercava insistente quella
dell’altro e James con un sospiro gliela concesse iniziando così un gioco
sensuale.
Dopo alcuni secondi si separarono.
-…e intraprendenti…- disse House sfoggiando subito
dopo un ghigno.
- Non prendermi in giro..- sussurrò Wilson
leggermente imbarazzato dalla situazione ma anche contento di essere stato
ricambiato. Il ghigno di House si allargò.
- Mai- rispose ironico sfiorando poi le labbra
dell’amico con le sue.
- Questo potrebbe essere forse il Natale più
interessante che io abbia mai passato- aggiunse poi annullando definitivamente
la distanza.
Fuori la neve aveva smesso di cadere, il cielo si
era rasserenato e le persone continuavano a camminare e a fare le loro
commissioni.
Allora?
Come vi è sembrata? Se volete farmelo sapere con un commento non lo impedirò di
certo…
Alla
prossima!!