Titolo: Hold
Another Hand
Autore: Nemeryal
Fandom: Axis Power HetaliaRating: Arancione
Genere: Slice of Life, Drammatico,
Introspettivo.
Avvertimenti: One-Shot, Shonen-Ai,
Yaoi, Lime, Missing Moment
Personaggi: Ivan Braginski/Russia, Alfred F. Jones/America,
OC!Virginia/Richmond Jones, OC!Contea di Arlington
Pairing: RusAme
Trama: -Tranquillo, Richmond, tranquillo! Nessuna Terza Guerra Mondiale!- aprì
la porta trovandosi davanti il sorriso ghignante di Russia.
-Il
commie! Il commie!- urlò Arlington.
Ivan,
comunque, non sembrò intenzionato a scomporsi, anzi: sollevò una mano e salutò
con fare pacato e fanciullesco il bambino che, Alfred ne era sicuro, lo stava
additando con foga.
-Che ci
fai qui, Braginski?- America si appoggiò contro lo stipite
della porta –Non ci sono cani da sparare nello spazio, negli Stati Uniti-
Musica: While Your
Lips Are Still Red – Nightwish
Dedica: a Silentsky
Note: Sono immensamente in ritardo sia nel mettere
le recensioni che rispondere a quelle splendide, meravigliose, che mi fanno
commuovere ogni volta e che mi avete lasciato alle altre storie. Abbiate fede come
nel fatto che il naso di Ivan è un transatlantico! Stasera rispondo!
E intanto vi lascio questa, ché avevo
il bisogno di scrivere una RusAme con i Nightwish in sottofondo. (ottima
motivazione!)
Il titolo è preso da un verso della
canzone!
Spero che la fan fiction non faccia
schifen, anche perché c’è un primo tentativo di Lime serio, per quanto piccolo
et insignificante..e anche lì, mai che con questi due mi riesca qualcosa di
fluffoloso. Non ci riesco, non ce li vedo a fare picci picci *smelensauggini varie etc etc*. Sono nati per
punzecchiarsi fino alla fine dei tempi, punto. No, oggi al mare mi hanno
affogato troppe volte, sto delirando.
Oh, bhè..Ah, ho il timore di aver reso
Alfred decisamente OOC. Voi che dite?
I
personaggi non mi appartengono, la fic non ha scopo lucro né messaggi politici
di alcun genere, nascosti o alla luce del sole.
Hold
Another Hand
-Shit,
Braginski! Questo posto fa schifo!-
latra America, calciando via un po’ di fanghiglia che sì, no, forse,
dovrebbe essere neve -It sucks! Ci
credo che poi sei uscito completamente matto!-
Il ragazzo storce le labbra e sputa
per terra -tanto, aggiungere schifo alla
schifo-, passandosi poi una mano fra i capelli. Si lascia sfuggire un verso
disgustato nell’incontrare, fra le ciocche, rimasugli non meglio identificati,
secchi e di un colore che forse un tempo poteva essere classificato come rosso.
-Holy
shit- si lagna America –Richmond1
mi farà una testa così quando vedrà questo casino- si guarda un po’ le
mani, poi calcia ancora la fanghiglia –O forse no, sarà troppo occupato a
festeggiare coi superalcolici-
-C’è lui alla porta-
Ad
America non servì chiedere chi fosse il fantomatico lui: gli bastò vedere il volto non propriamente
allegro di Richmond per capirlo.
Così si
alzò, lasciando a malincuore i suoi adorati fumetti, e si trascinò fuori dalla
camera; ancora prima di arrivare all’entrata, allungò una mano e afferrò il
piccolo Arlington2
per la collottola.
-Go away, kid- ghignò Alfred, rispedendolo tra le braccia
di Richmond.
-Ma io devo proteggerti dal commie3!- gnaulò il bambino, scalciando e gonfiando
le guance –Papà, diglielo tu che devo proteggerlo dal commie!-
Richmond
preferì soprassedere e lanciare ad Alfred un’occhiata di quelle da far gelare
il sangue nelle vene.
-America- sibilò –Se quel sovietico tenta
un’altra volta di aggiungere la Vodka alla Coca cola, ci metto un attimo a dichiarare il disastro diplomatico-
Alfred
gettò indietro la testa e rise, agitando una mano in direzione di Virginia.
-Tranquillo,
Richmond, tranquillo! Nessuna Terza Guerra Mondiale!- aprì la porta trovandosi
davanti il sorriso ghignante di Russia.
-Il
commie! Il commie!- urlò Arlington.
Ivan,
comunque, non sembrò intenzionato a scomporsi, anzi: sollevò una mano e salutò
con fare pacato e fanciullesco il bambino che, Alfred ne era sicuro, lo stava
additando con foga.
-Che ci
fai qui, Braginski?- America si appoggiò contro lo stipite
della porta –Non ci sono cani da sparare nello spazio, negli Stati Uniti4-
Anche
se non poteva vederlo, Alfred seppe che Richmond si era appena schiacciato una
mano sulla faccia, bestemmiando qualcosa tra le dita.
Russia
rise e la sciarpa bianca gorgogliò sotto il mento.
-Come
sei divertente, malen’kaya
Amerika5- gli occhi si fecero
freddi d’improvviso-–No, niente cani. Un uomo, stavolta6-
America
deglutì e cercò di non far trasparire nessuna emozione, anche se sapeva benissimo
di essere sbiancato.
-Oh, ma
guarda- Ivan gli toccò appena una guancia col dito e se lo portò alle labbra, sfiorandolo con la punta
della lingua –Sento ancora il sale della Baia dei Porci7-
Alfred
serrò la mascella, senza ribattere.
America si china a raccogliere la
pistola e la squadra un attimo da dietro gli occhialetti, appannati dal nevischio:
è lucida, nera di metallo e di sangue, ed è fredda come il ghiaccio su cui
aveva riposato fino a qualche momento prima.
Il ragazzo scrolla le spalle e rimette
l’arma nella fondina, poi fa qualche passo strascicato in avanti, fino al corpo
disteso tra la neve, il fango, e il sangue.
-Stand
up, Braginski- smozzica Alfred, chinandosi sulle ginocchia e piegando la
testa di lato –Stand up-
-Fuck!- l’urlo di America rimbombò per tutta la
stanza e di lì a poco fu il turno del telefono di scontrarsi contro le pareti
bianche.
-Ti
vedo un po’ su di giri, malen’kaya- Ivan
intrecciò le dita sotto il mento e lo fissò con un sorriso talmente innocente
da rendere palese la sua falsità.
-E
tutta colpa tua!- Alfred si trattenne a stento dal saltargli addosso e
stringerli la gola fino a soffocarlo –You and your fucking bitch!8-
Russia
continuò a guardarlo con superiorità, con quel suo ghigno sornione che tanto faceva
ribollire America per la rabbia e la frustrazione.
-Non ti
abbattere, malen’kaya
Amerika- Ivan allargò le braccia e
sollevò appena un angolo delle labbra –A quanto pare lo spazio non è posto per
le aquile-
-What
a drag- commenta America rimettendosi in piedi e stringendosi nel bomber
–Certo che sei inutile forte, eh-
In quel momento non gliene frega
proprio niente che il corpo sotto di lui non possa sentirlo, che sia solo un
agglomerato di carne, ossa e muscoli vari. Parlare con Ivan, anche se ridotto
ad una bambola di pezza e sangue, aiuta a coprire il rauco rantolare del vento.
-Dai, alzati- ripete ancora Alfred,
colpendo con piccoli calci il naso del russo –Mi annoio, Braginski-
Le mani
di Ivan affondarono tra i capelli di America, le labbra si posarono su quelle
dell’altro, mentre i denti andavano a mordere quella bocca che sapeva in modo
esagerato di hamburger
e sparava troppe idiozie solo perché
dotata di lingua.
Alfred
non si lamentò, ma si allontanò un poco col viso, afferrando la nuca di Russia
e ricambiando i morsi, partendo dalle labbra e arrivando al collo, dove andò a
stringere la pelle gelida tra i denti, lappando via quel misero di rivolo di
sangue che era riuscito a far uscire.
Ivan
inarcò la schiena, strinse i capelli di America e lo staccò dal proprio collo,
fissandolo con espressione indecifrabile, a metà tra il compiaciuto e
l’incuriosito.
-Sei
stranamente docile questa sera, malen’kaya Amerika- commentò, mettendosi seduto e sfiorando con le labbra il collo di
Alfred, passando la punta della lingua laddove sentiva il cuore battere più
forte.
L’americano
piegò la testa e ghignò
-Sarà
la Vodka-
Russia
sollevò la testa, inarcando un sopracciglio.
-Tu non
bevi mai Vodka, malen’kaya- gli fece notare e lo scintillio negli
occhi viola non era certo dei più promettenti.
Alfred
scrollò le spalle e spinse Ivan nuovamente contro il materasso.
-Allora
sarà la Luna. È splendida questa sera, non trovi?-
Un
istante.
Russia
ringhiò, lo sguardo si fece di fiamma e la mano andò a colpire America in viso;
questi si lasciò ricadere sul letto, ridendo di gusto con le lacrime agli occhi
per lo schiaffo appena ricevuto.
E
quando Ivan si gettò sul davanzale della finestra, gli occhi rivolti al cielo,
Alfred scivolò via dalle lenzuola e si rimise con calma gli abiti che giacevano
sparsi sul pavimento.
-Perché
le aquile non dovrebbero spiegare le ali anche nello spazio?- chiese, uscendo
dalla stanza –E’ solo un altro cielo9-
Bah, adesso può anche tornarsene a
casa, tanto ha capito che quel corpo non si rialzerà più dalla fanghiglia.
Fine dei giochi. Peccato.
America sbuffa e guarda Russia in viso
per l’ultima volta. Gli toglie una ciocca incrostata di sangue dagli occhi,
giusto perché rovina il tutto, -quel tutto
che è il premio tanto ambito da anni-
e si posa il mento sul pugno chiuso.
Osserva il cadavere sotto di lui
ancora un po’, poi fa spallucce, si china e gli sfiora le labbra livide con le
proprie.
-Bad
dreams, commie-
Si alza, mette le mani a coppa dietro
la nuca, si gira e se ne va. Fischiettando.
***
-C’è forse qualcosa che non va, signor
America?10-
-Hn. Niente, perché?-
-Mi stavate fissando-
-Che c’è? Non posso più guardare in faccia
nessuno ora?-
-Vi sto forse infastidendo, signor America?-
-No e ora vattene-
-..-
-Bhè, che ci fai ancora qui? Il meeting è
finito, no?-
-..Vi sto davvero infastidendo, signor
America?-
-Sì, molto, grazie. Ora vai-
-..-
-Senti, vattene, okay? Che ne so, sgozza un
agnello,
Mangia qualche bambino,
Sbronzati con la Vodka,
vai a coltivare le patate, fai quello che
vuoi,
ma vattene!
Perché te ne stai ancora qui a infastidirmi?-
-Perché mi annoio..malen’kaya Amerika-
{ ~*~ }
1 Richmond è il nome
della capitale della Virginia e in Virginia ha sede il Pentagono
2 Contea della Virginia
dove ha sede il Pentagono
3 Termine
dispregiativo per “comunista”
4 Laika
5 “Piccolo
America” ho cercato di riprodurre in qualche modo l’”Amerika-kun”. Ovviamente, malen’kaya,
anche quando usato da solo, nel corso
della fan fiction, ha una valenza dispregiativa.
8Valentina Vlamidirovna Tereskova
(Il commento di Alfred, ovviamente, non rispecchia in alcun modo il mio
pensiero su questa donna che, anzi, ammiro tantissimo)
10 Questa scena si
svolge avanti nel tempo, quando la Russia non è più URSS, ma Federazione Russa.