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Autore: waferkya    27/07/2011    4 recensioni
[Spoiler fino alla 2x22] Klaus esiste da troppo tempo perché gli si possa mentire.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Klaus, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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— *mette su un'orchestra* *fa suonare La Cavalcata delle Valchirie* B.i.bi.t.a. per shariaruna , leggete la sua Dogs. Also, il sesso che mi fa Klaus è una cosa vergognosa. Also, LOLWTFBBQ.
— Data: 8/vii/2011

~ So, have a good drown.


Klaus esiste da troppo tempo perché gli si possa mentire. Delle bugie dei mortali lui sente il puzzo prima ancora che le pronuncino, prima ancora che riescano a pensarle, e quando è un vampiro che prova ad ingannarlo, trincerandosi dietro umanità annegate nel sangue e visi di pietra, Dio, è la cosa più divertente che Klaus abbia mai visto, il modo in cui sono tutti convinti di poterlo prendere in giro. Klaus esiste da troppo tempo perché gli si possa mentire, e quando Stefan, dopo ogni caccia, dopo ogni vittima, dopo ogni sorso di sangue caldo lo guarda e dice, sì, dice sì, Klaus, così è più facile, sì, Klaus riesce a vedere la menzogna allargarglisi in chiazze sulla pelle, allargargli le pupille per una frazione di secondo e appestare l’aria come veleno.
Klaus sa che Stefan non si è spezzato, non ancora, che continua a corazzarsi dietro un muro ammaccato di sentimenti e nobiltà che non gli servirà a niente, se non a ferirsi ancora di più. Klaus sa che, a dispetto di tutto ciò che il ragazzino vuol dargli a bere, a dispetto del suo talento, della grazia infinita con cui affonda i canini nella giugulare di una ragazza qualsiasi e poi la butta via un attimo dopo, avendone assaggiato appena il sangue, spezzandole la schiena e il collo contro la parete, per capriccio, senza motivo, ecco, Klaus sa che Stefan è ancora lì, tutto intero sotto la superficie incrostata di morte, è ancora lì che lotta per mantenersi attaccati al corpo quei brandelli di debolezza che chiama famiglia, amore, onore. Sarebbe disgustoso, se non fosse così immensamente bello guardarlo lacerarsi tra quello che è e quello che vuole, tra la propria natura, – l’istinto irresistibile di uccidere e dominare e sporcarsi le mani di sangue, schiacciare gli umani come insetti e nutrirsi della loro stupida inutilità, soggiogarli, usarli, giocare con loro come burattini, pupazzi, perché non sono null’altro, – e il ricordo confuso, lontano, velenoso di com’era, sentirsi mortale, crescere, soffrire un poco e un poco amare, sapersi misurare, avere paura.
Oh, la paura. Stefan, che ogni notte e ogni giorno si abbandona alla bestia che ha così a lungo tenuto in catene, in questa sua nuova vita di cui Klaus gli ha fatto dono è libero solamente dalla paura. È un mostro, perché Klaus lo obbliga ad esserlo. Uccide, perché Klaus lo obbliga a farlo. Gode del calore intossicante del sangue pompato contro le sue labbra da un cuore morente, perché questo Klaus gli ha ordinato, si spalanca una ferita sul petto per far venir fuori il peggio della propria natura, ma è libero solo dal terrore insopportabile che qualcuno – che Klaus – possa uccidere la sua Elena. Non c’è nient’altro che abbia importanza, neppure il peso dei massacri sulle sue spalle, non per davvero.
Klaus lo sa, ed è quello il legame che gl’importa di rompere.
Ha visto l’essenza, la magnifica essenza di Stefan, quello che si nasconde cauto sotto il suo cipiglio pensieroso, dietro tutti quegli scrupoli ammassati alla rinfusa in centocinquant’anni di non-vita. Lo ha visto soccombere completamente all’animale, al vampiro, alla fame e al sapore del sangue: ha visto i suoi occhi diventare rossi di rabbia, scuri di voglia, ha visto il suo viso contrarsi in una maschera spaventosa che era tutte le ombre terrificanti che gli uomini vedono agitarsi nell’ora più buia della notte, e in quel momento, all’apice della caccia, tra i corpi squartati di nessuna importanza, Stefan gli è parso un dono, una visione, un miracolo di crudeltà e dolore sufficiente a farlo rabbrividire.
E poi quell’essere meraviglioso è svanito, svanisce sempre, non appena la fame si placa e la ragione torna al suo posto. Per Klaus è quasi una tortura guardare le spalle di Stefan rilassarsi di colpo, il sangue defluire via dai suoi occhi e un lampo di senso di colpa pesante quanto il cielo abbatterglisi sul viso. Accade ogni volta, e non importa quanti giorni passino, quanti massacri; quando Klaus domanda, Non è più facile in questo modo, Stefan?, Stefan lo fissa sempre dritto negli occhi e sottovoce risponde, , mentendo, e sapendo di mentire.
  
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