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Autore: Eastre    27/07/2011    5 recensioni
Un ragazzo dalla vita finita, che nessuno può salvare a cui non interessa niente del resto del mondo.
Un bastardo che credeva di amare solo il mare.
Una ragazza dagli occhi viola e dal viso d’angelo, senza passato e senza parole.
Un donna che aspetta, aspetta un amore che sta solo sotto terra.
Un’ adolescente troppo bella e troppo buona dalle ore contate
Una sorella allegra ed adorabile che nasconde dietro il sorriso le lacrime che gli bruciano l’anima
Una sorella fredda ed arrabbiata con il mondo, dal dolore mascherato da cattiveria, che non avrebbe mai amato nessuno.
Uno studente troppo felice e troppo simpatico che nasconde un segreto mai svelato
Un tossico troppo bello per amare solo la droga
Un professore cinico e gelido senza rimorsi e senza gioia con un dolore che nessuno può capire
Una piccola donna che non può far altro che inviare lettere ed aspettare un risposta che non arriverà mai
Un’insegnante dolce, dal volto da madre e dagli occhi azzurri che non ha più niente da perdere.
Ed un uomo che diceva di vendere il cielo.
cit storia
lesse quella sola, piccola, inutile parola scritta su quel sottile foglio di carta con ancora i segni delle piegature. Una sola parola segnata in corsivo con l'inchiostro scuro "Scusa". Pianse, lasciò cadere il foglio sulla moquet color biscotto, le mani le coprirono il volto e pianse, pianse l'anima in quei singhiozzi strozzati contro il palmo delle mani affusolate. Non voleva guardare davanti a se', sapeva già cosa significava quel biglietto
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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prologo





La pioggia scendeva scrosciante come lacrime di un cielo perso, grigio come le case tutt’intorno, sopra un terreno nero: terra di nessuno. Solo un anima popolava quelle vie deserte.
 
 
Il bambino rimaneva a fissare una pozzanghera che si riempiva d’acqua, densa come petrolio, ai suoi piedi mentre le campane della chiesa si univano al fragore della pioggia. Forse non avrebbe dovuto scappare così, andare via dalla mamma che lo teneva stretto tra le lacrime come se fosse la sua unica salvezza, e correre per le strade ricolme d’acqua fermandosi in fine in quel parco desolato
 
Ma a lui che importava?
 
Studiava i contorni del proprio viso, troppo simili a quelli di un angelo, riflessi in quel piccolo lago scuro mosso da fragili gocce continue. Assorto, fermo, gelido, come una piccola statua di marmo, in piedi con le mani lungo i fianchi davanti ad una pozzanghera inutile e non degna di attenzione per chiunque altrofosse passato di lì
 
Improvvisamente in quel cerchio cupo qualcosa spezzò l’oscurità: un foglio di carta candido, bianco, abbandonato su un lago scuro, senza meta. Un foglio di carta con un disegno a matita, un disegno leggero troppo simile ad una rosa, abbandonata lì mentre veniva inghiottita dall’acqua nera, a poco a poco.
 
Il bambino alzò lo sguardo incontrando due occhi viola che lo osservavano come incantati.
 
Grandi occhi da bambina che lo studiavano come un pittore studia il soggetto del suo dipinto.
 
Grandi occhi viola che contemplavano il loro prossimo, malinconico, quadro.
 
Si posarono un secondo sulla rosa disegnata sul candido foglio, giusto in tempo per vedere l’ultimo angolo di quella luce bianca inghiottito dolcemente da un mare nero, poi risalirono lentamente.
 
Il bambino non chiese perché quella bambina dagli occhi viola si trovava di fronte a lui, dall’altro lato della pozzanghera, non chiese perché si stava bagnando solo per osservare il suo viso, non chiese da dove era comparsa, non chiese perché avrebbe voluto osservare quegli occhi viola per tutta la vita affogandoci dentro. Non chiese niente.
 
Non servivano parole.
 
Bastava la voce della pioggia.
 
 
****
 
 
Era una mattina fredda quella, una di quelle mattine in cui non vorresti uscire di casa, e desidereresti solo rimanere nel tepore delle tue coperte o nella tua macchina con il riscaldamento al massimo. Una di quelle mattine in cui nessuno va nel parco all’alba, nessuno tranne Jess.
 
Il fumo della sigaretta saliva verso l’alto insieme al suo respiro congelato, seduto su quella panchina umida qualcuno avrebbe pensato che fosse pazzo e forse forse lo era. Il parco non era altro che una macchia verde priva di vita. Le luci dell’alba gli illuminavano il viso dai contorni angelici, duri, freddi, senza espressione. Mentre osservava il sole sorgere nessun rumore che non fosse il canto tintinnante degli uccelli rompeva l’aria gelida e tagliente.
 
Jess chiuse gli occhi neri assaporando il freddo che gli pungeva il viso, fregandosene come sempre del resto del mondo. Fregandosene dello squallido appartamento in cui era stato costretto a trasferirsi. Fregandosene del fatto d’avere 17 anni ed una vita già finita. Fregandosene di tutto e di tutti, come aveva sempre fatto. Anche quando sua madre gli aveva detto con le lacrime agli occhi che papà era morto, anche quando Emily l’aveva guardato con gli occhi socchiusi, abbassandoli poi. Occhi neri di bambina .Occhi uguali ad i suoi che scrutavano il pavimento freddo e senza vita senza voler incontrare il suo volto.
Occhi pieni di dolore, pieni di lacrime.
 
Ma a lui che importava?
 
Non gli era mai importato niente degli altri, solo di se stesso. Che fosse chiamato Egoista o Bastardo non faceva differenza. Se ne andava da una sponda all’altra dell’oceano, da una montagna all’altra, da una meta all’altra, senza una destinazione. Prima di potersi affezionare a qualcuno, scappava. Che fosse la bambina di fronte o la vicina premurosa, lui voleva restare solo nel suo universo di strafottenza, senza che nessuno ne facesse parte.
 
Riaprì gli occhi di scatto abbassandoli lentamente, come a gustare quel momento di calma infinita e subito qualcosa fece spalancare quei due pozzi neri.
 
Sulla panchina, dall’altro lato della strada, una ragazza era chinata su un foglio da disegno, intenta a passare dolci tratti di matita. La frangetta nera le copriva lo sguardo, assorto nel disegno, solo le labbra rosso sangue catturavano l’attenzione in contrasto con la pelle bianca, rinchiusa in un normale abito nero.
 
Jess inclinò leggermente la testa di lato.
 
Una foglia secca cadde dall’albero con un lieve rumore di ossa spezzate.
 
La ragazza bloccò di colpo la mano sul foglio, come se quel rumore avesse rotto la magia di quel disegno.
 
Alzò lo sguardo, velocemente.
 
Jess rimase senza respiro.
 
Due occhi viola erano davanti a lui su quella panchina
 
Due occhi viola da ragazza, dal taglio perfetto, che lo studiavano come un artista studia il soggetto del suo dipinto
 
Due occhi viola familiari, troppo, veramente troppo familiari.
 
Due occhi viola, ricordo di un passato rimosso, di un giorno di pioggia, dove un bambino rimaneva a fissare una pozzanghera d’acqua nera.
 
Quando le campane di un funerale gli riempivano le orecchie.
 
Quando la pioggia scrosciante lo bagnava e lui non si muoveva.
 
Quando il dolore era troppo forte per far finta che non gli importasse niente.
 
Quando un artista lo studiava, immaginandolo come un quadro che mai avrebbe realizzato.
 
Quando una rosa rinchiusa in un foglio di carta veniva cullata tra le onde di un mare nero, inghiottita.
 
Affogata
 
La ragazza si alzò, sembrò scomparire, scappare da qualcosa, Jess sapeva solo che non c’era più, che davanti a lui adesso rimaneva solo una panchina di legno umido.
 
Non disse niente. Non la seguì, né si diede dello stupido, o pensò che per la prima volta qualcosa gli importava veramente. Qualcosa che gli torturava l’anima straziata supplicandolo tra le lacrime di rincorrere quella ragazza. Non urlò al mondo quanto il cuore gli bruciasse, né disse a nessuno che gli occhi gli si riempivano di lacrime bastarde, nate per cosa poi? Per quello stupido dolore che continuava a sopprimere brutalmente? Stronzate.
 
Non fece niente.
 
Non servivano parole.

 
 
 
  
angolino autrice

cari lettori questa storia è già stata pubblicata in precedenza ma...non mi convinceva per NIENTE. l'avevo scritta a mezzanotte passata per un attacco di ispirazione folle e l'avevo pubblicata in stato di trance senza neanche rivederla o correggerla MINIMAMENTE. a questo ha pensato la mia fantastica beta http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9438084 (grazigraziegrazie) bhe probabilmente dopo averla cancellata nessuno la leggerà più :(...ma io spero comunque in qualche anima pia ^^ un bacio grande
Eastre
  
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