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Autore: Jules_    28/07/2011    2 recensioni
Posò le mani dolcemente, quasi con timore, su un La, le altre dita andarono da sé. Improvvisamente si ritrovava a suonare qualcosa che sembrava come uscirgli da dentro e che trasmetteva attraverso le mani su quei tasti. Questi luccicavano a seconda del suo tenero tocco che lì muoveva su e giù come dei burattini, creando una melodia. Note che conosceva, lente ma piene, piene di qualcosa che sembrava impercettibile ad un ragazzino, ma lui lo sentiva.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricorda.
Ricorda un giorno.
Ricordami.



Remember a day before today, A day when you were young
Free to play along with time,
Evening never comes.

(Ricorda un giorno prima d'oggi, un giorno di quando eri giovane
Libero di giocare insieme col tempo, La sera non arrivava mai)

 

Se ne stava seduto lì, su quella poltrona con la mano che gli sorreggeva il capo mentre i suoi occhi chiari ammiravano il paesaggio al di fuori della finestra. Era arrivata la primavere ed era una delle più belle giornate che avesse vai visto; anzi, per lui, bambino di dodici anni, costretto a stare in casa, sembrava proprio la più bella in assoluto.
Se si alzava leggermente poteva vedere i bambini in strada giocare e correre facendo sempre più chiasso. Quanto avrebbe voluto essere anche lui lì fuori. I suoi occhi si intristirono ed andarono a posarsi sulla gamba, imprigionata da quell'odioso gesso bianco che guardò con disprezzo.
-Chissà per quanto dovrò tenerlo, questo coso..- borbottò cercando di non pensare a quella giornata che avrebbe potuto attenderlo fuori.


Il ticchettio dell'orologio davanti ai suoi occhi riempivano quella stanza dominata dal silenzio e lui stava ad osservare la piccola lancetta.
Quando il suo sguardo si stancò, Richard inizio ad allargare il suo campo visivo e si rese conto che quell'orologio non stava sospeso sul soffitto, ma era appoggiato a qualcosa. Un pianoforte.
Appena se ne rese conto, fece un piccolo sobbalzo: quel pianoforte era sempre stato lì, nella stanza del suo salotto, ma sembrava che solo ora avesse realizzato la cosa.
Squadrò lo strumento attaccato alla parete inclinando la testa da un lato, e osservò per bene il legno chiaro. Il sole della finestra batteva su di esso rendendolo quasi oro ai suoi occhi.
Poi lo sguardo si posò sullo sgabello lì davanti: era da tanto che non ci si sedeva. Era da tanto che non provava a premere quei tasti. Sperava di sapere ancora come si facesse.
Posando una mano sul bracciolo della poltrona e con la stampella riuscì lentamente ad alzarsi in piedi e raggiunse faticosamente lo sgabello per poi sedersi tirando un sospiro.
Sbatté le palpebre per un attimo, facendo brillare le sue sopracciglia alla luce del sole e tirò su con cautela il coperchio per scoprire i tasti neri e bianchi coperti da un lungo pezzo di stoffa rossa, che sposto subito sul ripiano superiore del pianoforte.
Ora era lì, sospeso tra quei tasti e gli sembrava che fosse la cosa più bella del mondo.
Posò le mani dolcemente, quasi con timore, su un La, le altre dita andarono da sé. Improvvisamente si ritrovava a suonare qualcosa che sembrava come uscirgli da dentro e che trasmetteva attraverso le mani su quei tasti. Questi luccicavano a seconda del suo tenero tocco che lì muoveva su e giù come dei burattini, creando una melodia. Note che conosceva, lente ma piene, piene di qualcosa che sembrava impercettibile ad un ragazzino, ma lui lo sentiva. Sentiva di star viaggiando pian piano sul tempo che sembrava essersi sospeso lì, dove sembrava sempre giorno e brillava il sole: la sera non arrivava mai.

 

Climb your favourite apple tree, Try to catch the sun,
Hide from your little brother's gun, Dream yourself away

(Arrampicati sul tuo melo preferito, Prova ad afferrare il sole.
Nasconditi dalla pistola del tuo fratellino, Sognati fantasticando)

 

-Syd, scendi da lì!-
-E dai, Rick, è divertente! Sali anche tu!-
Il tastierista guardò l'albero sul quale l'amico s'era arrampicato: l'albero era alto, poteva cadere, non sarebbe riuscito a salirci. Guardò preoccupato per l'ultima volta nella direzione del chitarrista, prima di girarsi.
-Fai come vuoi, io non salgo-
Stava quasi per attraversare il giardino quando percepì un rumore dietro di lui ed improvvisamente si sentì trascinare sull'erba morbida mentre due mani delicate lo avevano afferrato dalle spalle. Richard si ritrovò improvvisamente l'amico a carponi sopra di lui.
-Non volevi salire tu e quindi sono sceso io- disse Syd, sorridendo. I loro occhi si incrociarono: a Syd sembrava quasi che anche gli occhi di Rick sorridessero con lui. Era ipnotizzato da quelle iridi così chiare.
Rise.-Hai fatto bene!-
Barrett si mosse e si distese sull'erba, affianco al tastierista, mentre entrambi contemplavano quella giornata di sole molto inusuale nel cielo inglese.
-Cosa stavi facendo sull'albero?- chiese Richard mentre era intento ad osservare la metamorfosi di una piccola nuvola.
-Volevo provare ad afferrare il sole.-
Wright si voltò di scatto per controllare che non fosse in trip e un'espressione di stupore comparve sul suo viso vedendo che era completamente "normale".
-E' impossibile, Syd-
-Io non credo- Sul suo volto comparve un sorriso mentre due riccioli gli cadevano delicatamente al bordo dell'occhio.-Magari non riusciremo a prenderlo con le mani, ma credo che con la mente sia possibile, Richard-.
I suoi occhi neri non si staccavano da quel cielo e Rick spostò il suo sguardo nella sua stessa direzione cercando di vedere quello che lui vedeva: il sole e le nuvole. Nient'altro. Syd, invece, era come se riuscisse a vedere un altro mondo, a sognare qualsiasi cosa, solo guardando attraverso una nuvola, ma lui non capiva.
Richard si sollevò appena e si girò verso l'amico per dargli un leggero bacio sulla fronte. Il contatto delle sue labbra con la pelle fresca di Syd lo fece quasi rabbrividire. Il chitarrista si voltò verso di lui come se si fosse appena svegliato e lo guardò inarcando il sopracciglio, ma non disse niente. Fece trasparire solo un leggero sorriso.
Wright allora si alzò, dirigendosi verso la porta, sperando che Syd lo seguisse, ma niente. Quando appoggiò la mano sullo stipite e si voltò, il compagno era ancora sdraiato atterra che sorrideva guardando il cielo. Sospirò.
Quella fu la prima e l'ultima volta che Richard si domandò se Syd fosse veramente pazzo.

 

Why can't we play today?
Why can't we stay in that way?

(Perchè oggi non possiamo giocare?
Perché non possiamo rimanere come allora?)


Richard aprì le palpebre. Attorno a lui solo bianco. I suoi occhi erano abbagliati dalla luce e non sapevano a cosa aggrapparsi. Si girava attorno sbattendo copiosamente le ciglia, cercando di abituarsi. Istintivamente fece un passo indietro, sperando che ci fosse una parete, ma a momenti cadeva per terra. Si girò all'improvviso e sgranò gli occhi vedendolo.
Era di schiena, seduto per terra, con il corpo proteso in avanti. I suoi ricci neri gli scendevano ai bordi del viso e si muoveva distrattamente avanti ed indietro.
Rick scosse la testa e iniziò a correre verso di lui, fermandosi solo quando la sua schiena era vicina. Gli occhi del tastierista fremevano all'idea di rivederlo e la sua mano andò a posarsi sul dorso della sua maglietta, dapprima con timore, poi con più sicurezza. Si mise a terra anche lui e, afferrandogli la spalla, sussurrò.
-Syd? Syd, sono io!-
Il chitarrista si voltò di scatto, quasi spaventato, e nei suoi occhi neri Richard non riusciva a vedere nient'altro che la paura. Il ragazzo davanti a lui non sembrava più lo stesso, ora era pallido, le occhiaie sempre più marcate e le sue mani si contorcevano tra loro, ma tutto questo non impedì il tastierista di affondarsi nel suo petto in un lungo abbraccio.
Lo stringeva, voleva che la smettesse di tremare. Syd esitò ad abbracciare l'amico, ma, quando questi iniziò ad accarezzargli la nuca, non riuscì a fare altro che lasciarsi andare e posò delicatamente le sue mani sulla schiena dell'altro. Il respiro affannoso di Syd tornò regolare e seguiva ora quello di Richard, a cui batteva forte il cuore per la gioia di rivedere l'amico.
Quando si staccarono, Rick inclinò il suo viso da un lato e guardò l'amico.
-Syd, mi sei mancato!
-Anche tu, Richard.- Sorrise.
-Allora, cosa facciamo qui?- rise.
-Io..io non posso restare!- Lo sguardo di Syd era concentrato su un punto non definito del terreno ed era tornato a respirare affannosamente, come se all'improvviso nella sua mente fosse apparse un'immagine spaventosa.
-Cosa?-
-Io..devo andare!- Si strinse le mani sulla nuca e tornò a tremare.
-Perchè? Perchè non puoi restare?- Il viso di Rick si intristì e i suoi occhi rivelavano un pizzico di preoccupazione.
Syd si alzò di colpo davanti all'amico, mentre ai suoi piedi cresceva un velocemente germoglio. Il tastierista vide questa piantina in pochi secondi diventare un albero, un albero che cresceva sempre di più, e Syd s'era appena aggrappato ad uno dei rami, salendo con esso.
-Syd! Dove vai!?-
-Avevi ragione, è impossibile..-il suo sguardo s'incupì.
-Cosa?-
-Raggiungere il sole.-
-No, non lo è! Lo hai detto anche tu, no? Ti prego, resta qui, lo raggiungeremo assieme!-
La mano di Richard, ora in piedi, afferrò quella di Syd che però non dava segno di voler scendere. Intanto la pianta cresceva e lui saliva sempre di più.
I suoi occhi chiari lo guardavano implorante. -Perché non possiamo rimanere come allora?-
-Non lo so, Richard- La sua voce s'interruppe. -Non possiamo soffiare via gli anni-
E sparì nella luce accecante di quel luogo lasciandolo solo.

Why can't we reach the sun?
Why can't we blow the years away?

(Perchè non possiamo raggiungere il sole?
Perché non possiamo soffiare via gli anni?)


-Richard? Richard svegliati, ma che hai!?-
Quando gli occhi del tastierista si riaprirono, sentì dei lunghi capelli toccargli il viso e delle mani forti che lo avevano preso dalle spalle per svegliarlo.
-Dave! C..che c'è?-
-E lo chiedi a me!?- l'espressione del compagno sembrava veramente preoccupata. -Sei tu che continuavi a gridare!-
Rick sembrava totalmente sorpreso. -Cosa!? E che dicevo?-
-Non lo so, farfugliavi qualcosa come "Soffiarli via...Soffiarli via.." ma per lo più urlavi! Cos'è stato, un incubo?-
-N..niente- Adesso si ricordava. -Sto bene, grazie-
-Mmm, ok..-
Si sedette sul letto mentre David si avviò verso il bagno di quella camera d'albergo. La luce entrava dalle tende spalancate e Richard si sbrigò ad avvicinarsi alla finestra, appoggiando delicatamente la mano sul vetro. I suoi occhi fissavano quel sole che era appena sorto e la luce che batteva sulle case e sue tetti, facendoli scintillare.
Avrebbe voluto prenderlo, quel sole, o almeno un raggio. Voleva farlo per lui. Ma sapeva che con le mani era impossibile. Si concentrò bene su quella grande massa infuocata dietro le nuvole e pensò a lui.
-Ricorda, Syd.- sussurrò Richard.-Ricordami-

 

Remember.




Julia  Dream_

Ok, questo è frutto di varie giornate di "lavoro" spero che l'insieme sia venuto bene.
La storia gira attorno alla canzone
Remember a Day che io amo (anche se ma manca una strofa, lo so).
Il primo episodio è ispirato alla realtà, solo che., da quel che so, quando Richard si ruppe la gamba iniziò a suonare la chitarra, ma ho voluto metterla così. Il resto  tutto inventato.
Con questo scritto ho voluto rendere omaggio ad una delle figure più importanti per me della storia della musica e devo ringraziarlo per quello che ha coimposto. Adoro la sua voce e la sua musica.
Bene, se qualcuno si sta chiedendo che c'entra Syd..ok, non riesco a scrivere una storia su uno senza parlare dell'altro, lo confesso.
Grazie.

Jules

  
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