Premessa: questa one shot è un missing moment
della puntata 1x09 quindi non leggete se non avete ancora visto la puntata.
Heartbeats.
But in the end everyone ends
up alone
You found me. The Fray
“Spicciati.”
Borbottò Derek con aria scocciata, incominciando a camminare in circolo per la stanza. Stiles tamburellò con
le dita sul bordo della scrivania roteò gli occhi.
“Ho solo due maniiii…” canticchiò poi a bassa voce, affrettandosi a
comporre il messaggio per Danny sulla tastiera.
“Inviato!” annunciò infine.
Voltò la sedia e rivolse un sorriso soddisfatto al suo interlocutore. Derek,
che in quel momento era intento a scrutare alcuni poster alle pareti, si
diresse verso di lui.
“Senti” Incominciò Stiles
con aria e apprensiva. “Forse mi
sentirei più tranquillo se mantenessimo una certa distanza di sicurez…” Mentre parlava, Derek recuperò uno sgabello e si
sistemò di fianco a Stiles. “…come non detto” concluse, agitando le ginocchia in maniera
nervosa. Derek raccolse i vestiti che ricoprivano lo sgabello e li gettò con
noncuranza sul letto del ragazzo.
“Sei sicuro che questo Danny
possa aiutarci a rintracciare il messaggio?” domandò, scrutandolo con
diffidenza. Stiles diede una scrollata di spalle e incominciò a far oscillare
la sedia girevole.
“Beh, sono sicuro che sappia
farlo.” asserì, dandosi la spinta con le
mani per far girare la sedia più in fretta. “Ma credo che occorrerà escogitare
qualche stratagemma nel caso non abbia intenzione di collabora…
Oh, porca miseria.”
Per via di un movimento
troppo brusco della sedia il braccio di Stiles scivolò dalla scrivania,
trascinando con sé la valanga di cianfrusaglie che fino un secondo prima giacevano
ammucchiate sul tavolo.
Derek indietreggiò di scatto,
infastidito dal rumore.
“Oh oh!” esclamò Stiles
all’apparenza per nulla turbato dall’episodio. Si sbrigò a inginocchiarsi per
recuperare gli oggetti caduti. “ Mi spiace per il tuo sensazionale udito da
lupetto, ma…”
“Sei un cretino” commentò Derek,
scoccandogli un’occhiata torva.
“Forse avrei dovuto dire lupone.” precisò Stiles, intimidito dall’espressione del
ragazzo. Si affrettò a recuperare le cartacce ammassate sul pavimento e il suo
sguardo venne catturato per un istante da una delle fotografie contenute dal mucchio.
Quasi gridò quando Derek gliela sfilò di mano, spaventandolo per la terza volta
nel corso di un unico pomeriggio.
“Che modi!” borbottò prima
di zittirsi, individuando il fastidio nello sguardo del ragazzo.
“Sei tu questo?” domandò in
quel momento Derek, indicando la fotografia con un cenno del capo: raffigurava un
uomo, una donna e un ragazzino che sorridevano di fronte a una torta di
compleanno adornata da cinque candeline. “Sembri una bambina.”
“Ma cos… Ridammela
subito!” ribatté d’impulso Stiles tentando di recuperare la fotografia. Derek
scansò la sua mano e lo intimidì con lo sguardo: per un attimo Stiles si trovò
a credere che si sarebbe messo a ringhiare.
“E va bene. A cuccia, però!”
commentò, allontanandosi in fretta dal ragazzo. Derek lo fissò torvo ancora a
lungo prima di tornare a rivolgere la sua attenzione verso la fotografia.
“Tua madre è morta?” domandò,
analizzando con attenzione il viso sorridente della donna nella fotografia; Stiles
si irrigidì visibilmente. Derek aggrottò le sopracciglia quando avvertì il
battito del cuore del ragazzo accelerare.
“Diverso tempo fa” ammise
infine il più giovane dei due, lasciandosi cadere sul letto. “Oh! Calzini a
righe. Da quanto tempo vi stavo cercando?” commentò fra sé e sé, raccogliendo
alcuni vestiti dalla pila di cianfrusaglie che Derek aveva buttato sulla
coperta.
“Tuo padre sembra un tipo a
posto.” continuò il licantropo, stirando la fotografia con le mani e
adagiandola sulla scrivania. Stiles incrociò le gambe sulla trapunta e rimuginò
in silenzio sulle parole del ragazzo.
“Da qualcuno devo pur aver
preso no?” esclamò infine, allargando le braccia con aria teatrale. Derek gli
rivolse un’occhiata torva e il sorriso di Stiles gli si gelò sulle labbra.
“Bisbetico” borbottò a bassa voce. Derek fece per
ribattere quando la sua mente venne attraversata da un altro tipo di pensiero. Rimase
in silenzio, i gomiti appoggiati alle ginocchia, l’attenzione focalizzata sul
quel ragazzetto strano che si stava esaminando un graffio sul palmo della mano.
“Perché mi guardi così?” domandò
a un certo punto Stiles, accorgendosi dello sguardo dell’altro puntato su di
lui. Arrossì leggermente. “Non è che vuoi mangiarmi, vero?” domandò poi con un
filo di tensione nella voce. Frugò la camera con lo sguardo, alla ricerca della
sua mazza da lacrosse.
“Perché lo fai?” domandò
improvvisamente Derek, assumendo un’espressione meno diffidente.
“Cosa?”
Stiles si esaminò le mani
con attenzione, prima di passare in rassegna con lo sguardo i propri vestiti: arrivò a sbirciare addirittura sotto il
letto.
“Che cos’è che faccio?”
“Aiutare Scott.” ribatté
Derek, alzandosi dallo sgabello Gli occhi del giovane licantropo lo scrutarono
con aria indagatrice. “Mettere a rischio la vita di tuo padre quando è chiaro
che l’idea di coinvolgerlo ti preoccupa.”
Stiles si sentì
improvvisamente a corto di parole. Le sue mani si strinsero a pugno e il
ragazzo avvertì chiaramente le proprie unghie spingere a contatto con i palmi. Il cuore del
giovane prese a vibrare talmente in fretta che Derek fu costretto a sbattere le
ciglia per concentrarsi su altro.
“Sono giorni che mi domando
la stessa identica cosa” ammise infine Stiles, sprofondando maggiormente nel
letto. “Per quanto la cosa mi infastidisca, Scott è il mio migliore amico. E
diamine, io ci provo a voltargli le spalle, ma non ci riesco è più forte di me.
Sono…”
“Strano” Derek completò la
frase per lui, riprendendo ad aggirarsi per la stanza.
“Particolarmente sensibile.”
lo corresse Stiles, rivolgendogli un’occhiataccia. “Non posso perdere mio padre”
ammise infine, tormentandosi i lacci delle scarpe. “Ma non voglio perdere nemmeno
Scott.”
Derek smise improvvisamente
di camminare su e giù per la stanza. Con le braccia incrociate dietro la
schiena volse lo guardo alla finestra, osservando in tralice il viavai delle
macchine sulla strada principale.
“Senti, Derek…”
Stiles recuperò i calzini
appallottolati e prese a farseli rimbalzare fra le mani.
“Mi dispiace per tua
sorella. E per i tuoi. Te l’avrei detto prima, ma…”
Fece una smorfia, nel
riconoscere che i calzini avevano un buco proprio all’altezza dell’alluce.
“…Ero
un tantino preoccupato dal fatto che tu avresti tipo…
Potuto staccarmi la testa ad artigliate e sinceramente questo pensiero continua
a balenarmi in testa anche adesso e non è che la cosa sia piacevole.”
“Potrei seriamente prenderlo
in considerazione in effetti” commentò pacatamente Derek, continuando a dargli
le spalle. Riprese a guardare fuori dalla finestra, mettendosi a braccia
conserte.
Stiles rabbrividì.
“Afferrato il concetto” dichiarò, badando poi bene a non aggiungere
altro. Lanciò un’occhiata distratta al PC per controllare se Danny avesse
risposto alla sua e-mail.
“Prima o poi finiscono tutti
per rimanere soli” dichiarò improvvisamente Derek, abbandonando la finestra e
incominciando ad analizzare la libreria di Stiles. Il ragazzo impiegò qualche
secondo prima di intuire che stesse rispondendo alle sue parole di poco prima
in merito al suo dispiacere per la famiglia Hale.
“Che osservazione
pessimistica” rispose, sollevandosi dal letto per raggiungere la parte opposta
della camera. “Hai finito di farti gli affari miei?” chiese, sistemando un
libro che Derek aveva preso in mano e poi riposto malamente sullo scaffale.
“Il tuo amico non ha ancora
risposto?”
Lo interrogò il licantropo,
sbirciando dentro un altro volume dall’aspetto polveroso e decisamente
infantile.
“Suppongo che si presenterà
semplicemente alla porta senza avvertire. Ma la vuoi piantare?” lo intimò ancora
Stiles, tentando di recuperare il libro. Derek lo allontanò, dalla sua portata avvicinandosi
a Stiles con il capo e rivolgendogli un’occhiata minacciosa.
Il cuore del ragazzo prese a
vibrare con maggior vigore, ma la paura questa volta era mitigata da una
sensazione ben diversa alla quale non fu però in grado di dare un nome.
“Credo” farfugliò,
sforzandosi di sostenere il suo sguardo. “Credo di avere in mente qualcosa per
convincere il nostro Danny a darci una mano” dichiarò, analizzando con
un’attenzione insolita le iridi chiare di Derek. “Ma avrò bisogno anche di te.”
concluse, tendendo lentamente la mano in direzione del ragazzo, per farsi riconsegnare
il libro. Derek glielo restituì, seppur riluttante.
“Non mi fido delle tue
idee.” Borbottò, scrutandolo con aria guardinga. Stiles scosse il capo,
sistemando il volume al suo posto, nel ripiano più alto della libreria.
“Non mi importaaa…”
canticchiò, riprendendo lo stesso motivetto che aveva intonato una decina di
minuti prima. “E senti…” aggiunse in fretta, prima
che Derek avesse il tempo di scoccargli l’ennesima occhiataccia. “Ero sincero, poco
fa: mi dispiace serialmente per Laura” ammise, sforzando di rimuovere la punta di
inquietudine che aleggiava nel suo sguardo ogni volta che si avvicinava a
Derek. Non riuscì comunque a impedire che il suo cuore alterasse la propria
andatura, inciampando in maniera goffa, proprio come era solito fare il suo
proprietario.
“D’accordo” rispose atono
Derek prima di voltargli le spalle, per tornare alla scrivania.
E se solo Stiles fosse stato
in grado di percepirlo avrebbe notato che anche il cuore di Derek aveva preso
ad accelerare i propri battiti.
Proprio come il suo.
Nota
dell’autrice.
Sono
emozionata. Questa è la mia prima Derek/Stiles e ho una paura folle di aver
combinato un pasticcio atroce >.<
Niente, io
questi due li amo. E l’ultima puntata è stata bene o male una miniera d’oro per
i fans dell’ accoppiata Derek/Stiles quindi non sono
riuscita a trattenermi dal riempire di parole quel breve arco di tempo che
separa la scena in cui interviene il padre di Stiles e quella esilarante con
Danny.
Questa è
anche la mia seconda storia su Teen Wolf e la mia
prima con Derek, quindi perdonatemi se ancora non sono riuscita ad inquadrarli
molto bene: spero di rifarmi con la prossima.
Ho deciso di
citare una canzone dei The Fray come ho fatto
con l’altra one shot su Stiles,
e credo che tenterò di rifarlo quando ne scriverò una nuova.
Lo slash è appena accennato, lo so, ma ci devo ancora prendere
la mano!
Penso che
sia tutto.
Un abbraccio
Laura.