Capitolo uno.
Fa freddo, fuori piove.
In momenti di noia come questi non posso far altro che trovare un passatempo. Quello di oggi è guardare un vecchio album.
Beh, sì, sarebbe meglio stare con delle amiche a ridere e scherzare, ma sinceramente non sono brava a riconoscere le vere amiche.
Ne ho solo una, Sophie, che è sempre piena d’impegni e lo studio l’assale.
Prendo quel maledettissimo album, sembra ci siano le foto di due anni fa. Cazzo, ma quando sono cambiata? Sono davvero io quella con il viso angelico, senza trucco e vestita da santarellina?
No, è incredibile. Non sono io quella lì. Oppure come ho fatto a ridurmi in questo stato?
Butto per terra l'album, apro il mio armadio e noto che nel mio guardaroba non c'è un abito di quel genere.
In esso ci sono solo pantacollant strettissimi neri, alcuni pieni di strass, altri lucidi e altri ancora sono stracciati. Minigonne estremamente corte, che si notano da km prima.
T-shirt aderenti, corte e scollate.
Cosa è potuto accadere in questi due anni? Cos'è che ha scaturito tutto ciò?
Ho paura, tremo per un attimo, poi non vedo niente più. Tutto scuro, un nero fitto copre i miei occhi. Niente più.
Mi sveglio qualche ora dopo in un letto caldo e comodo. Un luogo molto accogliente.
Ma cosa? Dove mi trovo?
Mi sveglio e vedo pareti bianche, pavimento bianco, donne vestite di bianco, lenzuola bianche. E' tutto bianco qui. Quasi mi spavento.
Sì, è scontato: sono in un ospedale.
Poco dopo mia mamma si accorge del mio risveglio e sorridendo mi dice: 'Oh, piccola mia. Ti sei svegliata! Come stai?'
Rispondo bruscamente: 'Come dovrei stare, mamma? Piuttosto che farmi questa domanda inutile, potresti spiegarmi cosa ci faccio qui?!'
Mia mamma mi spiega con cautela che sono svenuta improvvisamente, ma che ora è tutto okay e possiamo tornare a casa.
Odio quando fa la vaga, voglio capire il motivo per cui sono svenuta. Non ho bisogno di tante dolcezze. Ho sempre odiato queste cose, o per lo meno, ora le odio.
Tutte smancerie.
Mi vesto di fretta e corro dal dottore. Squadra il mio abbigliamento poco adatto e poi con aria altezzosa pronuncia: 'Dimmi'.
Cosa poteva esserci di sbagliato in una minigonna nera, una maglia scollata fucsia e dei tacchi neri? Mah, che mentalità ristretta questi anziani.
E poi siamo noi ragazzi che ci becchiamo l’appellativo di 'gioventù bruciata'.
Comunque tornando a noi gli rispondo: 'Coma mai sono svenuta? No, sai, avrei diritto anch'io ad una spiegazione.'
Il dottore risponde: 'Non so, forse calo di pressione.'
Io a quel punto: 'Non ho bisogno di ipotesi, sto cercando certezze.'
'Torna presto, bimba, le farò le analisi.'
'Ok, ciao.'
Come mi aveva chiamato? Bimba? Ho 15 anni, non 2.
Ero preoccupata per la mia salute, anche se non lo davo a vedere. Dovevo cercare il mio ragazzo, o forse il mio ex?