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Autore: Vitriolic Sheol    28/07/2011    1 recensioni
Aveva sempre detestato i balli e le discoteche e quest'ultima, dove Light Yagami e compagnia cantante l'avevano trascinato non faceva che alimentare la sua tesi che le discoteche stanno agli uomini come i macelli stanno alle bestie; già il nome del locale gli ispirava tutto fuorchè simpatia... "THE EARTHLY HELL".... Ancora non sapeva che da lì ad un'ora avrebbe pregato anche la più infima delle anime per far si che non lo trovassero.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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PRINCIPLES OF LUST

Aveva sempre detestato i balli e le discoteche e quest’ultima, dove Light Yagami e compagnia cantante l’avevano trascinato, non faceva che alimentare la sua tesi che le discoteche stanno agli uomini come i macelli stanno alle bestie;già il nome del locale gli ispirava tutto,fuorché simpatia…. “THE EARTHLY HELL”…L’inferno terrestre… il ragazzo ebbe l’istinto di fare dietrofront, tornare a casa e immergersi nella lettura del libro che ora era divenuto la sua “raison d’etre”, ovvero DOPPIO SOGNO di Arthur Schnitzler.
Glielo aveva consigliato sua madre (adottiva,ad essere precisi) e quando aveva letto la trama era rimasto dapprima molto scettico: un giovane medico e sua moglie, belli,innamorati e felici, al ritorno da una festa cominciano a raccontarsi episodi inconfessati, che porteranno ad una perversa spirale di sogno, menzogne e desideri repressi etc etc etc…. quando poi però ne aveva iniziato la lettura, se ne trovò stregato… quei personaggi erano al limite del diabolico.
Mentre la sua testa stava correndo da quel piccolo libello cartaceo di sole 95 pagine, il suo corpo si trovava suo malgrado a seguire quello strambo quintetto, composto da uno Shinigami, un albino sedicenne rassomigliante a un bimbo di prima media, un diciottenne che pareva possedere il fuoco in testa tant’erano vermigli i suoi capelli, e due ragazzi –entrambi ventenni – diametralmente diversi tra loro: il primo sembrava il perfetto figlio modello che tutti i genitori vorrebbero avere; ottimo studente, Light Yagami incarnava inoltre il sogno proibito di molte ragazze… bisognava ammettere che con i lunghi capelli castani e i profondi occhi bronzei, era veramente un bel ragazzo. Accanto a quello,colui che era stato, e che continuava a essere, la sua croce e delizia… L Lawliet, chiamato da tutti noi Ryuzaki. Accanto a lui Matt, il ragazzo dai capelli cremisi eternamente spettinati.

MA= Ehi Mel, che ti succede? Non dici una parola da quando siamo usciti!

Suo malgrado dovette reprimere l’istinto di rispondere con un grugnito,  perciò fu obbligato a sforzarsi nell’articolare qualche parola che assomigliasse a un discorso di senso compiuto.

ME= Niente Matt, sto bene… ho solo un po’ freddo…

LI= Ci credo bene, siamo a novembre! Ma se non ti mettevi uno dei tuoi soliti completi striminziti di pelle non eri contento!

ME= Light, di madre ne ho già una  e ringrazia il cielo che sia ancora viva…non ti ci mettere pure tu…

Fortunatamente ci penso Ryuzaki a far cessare l’argomento.

RZ= Ehi, guardate, siamo arrivati! Cavolo quanta gente!

E con queste ultime parole famose, si avvicinarono all’entrata del locale, accodandosi alla fiumana di gente che stava entrando… prima di essere coperto dalla musica assordante,fece appena a tempo a sentire Ryuk dire “CERCHIAMO DI RESTARE UNITI!!!!!”.

Ancora non sapeva che da li ad un’ora avrebbe pregato anche la più infima delle anime per far si che non lo trovassero.

***

Si trovava li da un ora, in mezzo a una massa brulicante di gente che si attorceva in quella che si poteva definire una Danza Macabra… ragazze, ragazzi che quella notte si sarebbero conosciuti sommariamente per poi andarsi ad avvinghiare in una squallida toilette del locale; perfetti sconosciuti che dopo quell’unione, per natura atta a conoscere, lo divenivano ancora di più. Aveva perso di vista Light, Ryuzaki e gli altri, ma benché si trovasse a vagare ramingo con un flute di champagne nella mano, questa cosa non lo disturbava… camminava facendosi largo tra la gente a forza di gomiti, sentiva gli sguardi ardenti e viziosi delle ragazze che si posavano sul suo viso e sul suo corpo….Mello sapeva bene che ciò che volevano conoscere era solo una parte molto ben precisa e definita del suo fisico; per il resto, che fosse il Bianconiglio o Jack lo Squartatore poco importava. Irritato da quella promiscuità, riuscì ad arrancare fino al bancone del bar ed a sedersi su uno degli alti sgabelli rivestiti di pelle rossa. Dopo poco decise di  girarsi, per godersi il decadente spettacolo di tutta gente che si godeva la serata come se si trattasse dell’ultima della loro vita; fece vagare i penetranti occhi azzurri per tutto il campo visivo che riuscivano a coprire, li fece incuneare in ogni curva di ogni gomito, di ogni collo, di ogni gamba su cui posasse lo sguardo…

… fu allora che la vide.

Se quella ragazza fosse un essere umano,o una fata, o un angelo, Mello, per ragazzo scettico,per diciannovenne ironico e disincantato che fosse, non avrebbe saputo dirlo di primo acchito, tanto fu affascinato da quella abbacinante visione. Era di statura normale, ma sembrava fosse molto più alta, tanto era snella e slanciata la sua figura. Era di carnagione talmente diafana, che pareva risplendere di luce propria ed aveva lunghi capelli neri come l’ala di un corvo. Ballava, girava su se stessa, vorticava con una leggiadria tale,mentre le luci multicolore le accarezzavano il corpo sottile, come se tendessero a penetrare nei pigmenti della sua pelle o nelle fibre del suo abito, che si riduceva solo ad una corta sottoveste di pizzo e seta neri. Al suono delle casse, ella muoveva le piccole braccia, sollevandole al di sopra della testa esile... faceva ondeggiare la vita sottile, le spalle nude, le gambe fini che la gonna, tratto tratto, scopriva…poi Mello scorse i suoi occhi… di colpo fu incatenato a quelle pupille.

Quelli erano occhi di fiamma.
Era una creatura soprannaturale.
Il ragazzo si perdette ad osservarla in un viso che aveva scoperto essere magnifico: l’ovale perfetto, il naso dritto e regolare delle greche, la bocca leggermente carnosa e cremisi…e le sopracciglia regolari, ad ala di gabbiano ad incorniciare quei due superbi rubini che erano i suoi occhi.

ME= (PENSANDO)  Quella è una ninfa…una dea…una baccante!

Nel frattempo si accorse che la misteriosa ragazza era sparita nel nulla, dopo aver posato almeno una volta lo sguardo su di lui. Non poteva perderla! Non ora, non adesso! Si alzò di scatto e si tuffò in quell’oceano di carne, al suo scopo di cercarla… la trovò dall’altro lato del locale, intenta a sorseggiare un calice di vino rosso come il sangue… pareva una vampira millenaria al ritorno dalla caccia. Lo vide, lentamente posò il bicchiere e sorridendogli lo iniziò ad un perverso gioco di preda e cacciatore; sebbene Mello stesse, apparentemente rivestendo il secondo ruolo, non ne era molto sicuro…lo stava trascinando in un vizioso gioco dove non si distingue chi è il vinto e chi il vincitore.

Nel frattempo qualcuno gridò che fuori era scoppiato un temporale.

ME= Dove vai… dove pensi di andartene senza di me? Mi hai trascinato nel tuo baratro, e se ne usciremo, lo faremo assieme.

L’angelico demonio, il diabolico angelo ogni tanto gira il capo verso di lui senza fermarsi, lo guarda, gli sorride… i suoi denti rifulgevano come perle… il ragazzo
vide che si stava dirigendo verso una piccola scalinata che porta al piano inferiore del locale. Mello scese i 5 scalini passo dopo passo, gli occhi si stringono nell’oscurità, lei gli era sempre di fronte. Fece pochi passi per girare a destra e volgersi con sicurezza diritto di fronte a se; avanzò senza fretta ora che l’aveva trovata, si girò: il buio vuoto era una folla in agguato, carico di attese, minacce, insidie, inaspettata estasi.
Gli occhi si stringono di nuovo.
La luce del neon le colorava la pelle di blu. Lo specchio rifletteva la sua immagine, quella vera.
Con un gesto, gli occhi diventarono più grandi, più scuri, più lucidi. Le labbra rosse si serrarono dietro un ghigno serio e sicuro. La pelle bianca risaltò e splendette.
La creatura si fermò, pur rimanendo con il dorso rivolto verso di lui; erano soli, l’aveva condotto in una specie di privè.

ME= Chi…chi sei?

La ragazza si voltò, mostrandosi a lui in tutta la sua devastante magnificenza.

LI= Tutti mi chiamano Lilith… ma per te non sarò nessuno di questi nomi umani. Io sarò il tuo passato, il tuo presente, il tuo futuro… sarò la tua innocenza e sarò la tua lussuria…sarò ombra e sarò luce… sarò il tuo angelo e la tua Nemesi…Mello.

Lui fa un passo indietro e la guarda. La voglia di stringersi a lei si è fatta insopportabile. Distante nel corpo e nello spirito, presta sembianze e parole a chi gli si rivolge. I pensieri si offuscano in una nebbia invasiva, che l'allontanano, che lo estraneano. Mello si perde, sospeso in un incombente presente.

ME= (PENSANDO) Fuori c’è una tempesta…Lilith…

Un sospiro.
Il respiro affannato.

La tempesta che dirompe, la natura che guida gli istinti; da parte l'intelletto, spenta la razionalità.


E' un bacio affannato. Un bacio diabolico. Un bacio infinito.
Due sole lingue. Uno scontro rovente tra ragione ed istinto.
Due bocche. Rosse come l'inferno. Bollenti come le fiamme.
La tempesta. Ancora più lesta, travolge ogni brandello di lucidità; il tifone avanza, la bomba atomica sgretola ogni pensiero coerente.

Ansimi. La tempesta.
Istinto primordiale.
Troppo vicini, ormai. Troppo uniti.
La carne è morbida, i respiri ancora più furiosi.

I fulmini sfogano la loro ira sugli alberi arrabbiati, colpevoli solo di essere percossi dal vento incessante.
Uomini, troppo deboli per sottrarsi all'amore che sogghigna beffardo e li maneggia come burattini.
Il cielo nero, profondo come l’infinito.

Piano. Pianissimo, ora. Il cielo è sempre più nero.
Il vento si lamenta con garbo. Anche lui comprende lo stremo degli amanti, e rispetta i loro cuori bisognosi di calmarsi, di tornare a battere regolarmente.

In quegli istanti, Mello la ebbe, la dominò. Si immerse del suo profumo, si fuse in lei…in quegli istanti, in quegli unici istanti, lei fu sua.
Lilith. L’angelo. Il demonio. L’inferno. Il paradiso. Lei .

Finito che ebbero d’amarsi, la giovane donna lo guardò, gli si avvicinò e prendendogli ambo le mani tra le sue, gliene baciò i palmi. Incatenò di nuovo gli occhi cerulei del ragazzo ai suoi e parlò:

LI= Addio… ci rivedremo.

La voce di Mello si incrinò di angoscia.

ME= Cosa…?! Dove vai?! No,aspetta, Lilith!

Ma lei con un baciò lo zittì, mentre con l’altra mano gli chiudeva delicatamente le palpebre. Il breve di tempo che lui impiegò a riaprirle, furono sufficienti per perderla.

ME= Com’è possibile? Come può essere successo?!

In quel momento cadde a terra in ginocchio, nascondendosi il viso tra le mani…permeate ancora del profumo di lei. Chi aveva seguito? Con chi aveva parlato?

Con chi aveva appena fatto l’amore?

Mello rimase lì immobile per lungo tempo, a pensare se tutto quello che aveva appena vissuto, in realtà non fosse stato altro che un sogno…

…fuori il vento continuava ad ululare.
  
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