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Autore: xcannibalglow    29/07/2011    8 recensioni
Maledissi la mia vista ridotta e chiesi a Jared, con un tono quasi ‘amichevole’, se il tipo in mezzo fosse davvero Shannon. Questi annuì e fu allora che i miei occhi si inumidirono.
L’uomo della mia vita era a due centimetri da me.
- Shannon, p-per favore - chiesi con voce rotta - posso abbracciarti? -
L’uomo, in tutta risposta, scese dal SUV, che si avviò fuori, per aspettarlo e mi cinse in una stretta.
La più dolce.
La più forte.
La più bella.
L’unico tocco che mi fece bruciare la pelle al solo contatto.
D’istinto, poggiai la mia testa nell’incavo del suo collo, noncurante delle lacrime che presero il sopravvento. Shannon mi accarezzava la schiena, provocandomi brividi ad ogni tocco.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Keep calm, 'cause I exist and I'm here now.




Ero confusa. Non sapevo dove fossi.
- Gì, dove siamo? - chiesi alla mia amica dai capelli rossi. Lei si girò, mi sorrise e aveva uno sguardo emozionato.
- C’è Jared, tesoro. Siamo riusciti a beccarli. - mi parlava con la voce bassa, e stava per mettersi a saltare per quanto fosse emozionata. Sorrisi vedendola così felice e non riuscivo ancora a realizzare. Se siamo davvero riusciti a beccare i Thirty Seconds To Mars, perché non li vedo ancora? Eravamo sole, in una stanza piuttosto larga, nel bel mezzo del nulla. Quella stanza dalle pareti color crema e dalle due finestre ampie e un po’ sporche mi incuriosiva. Non ho mai visto nulla di così maledettamente vuoto, prima. E io odiavo il vuoto. Preferivo il caos o anche solo qualcosa. Era troppo atona, troppo semplice, troppo poco piena. Vuota, ecco. Era maledettamente vuota. Sentii Gì che parlava in un inglese perfetto con uno sconosciuto. Mi voltai.
Avrei riconosciuto quei capelli castani ovunque, anche a chilometri di distanza. Avevo a due metri di distanza l’uomo più desiderato della terra, Jared Leto. Mi avvicinai, titubante e preoccupata.
Cosa gli avrei detto?! Avevo migliaia di domande che mi balenavano in testa, anni e anni di ringraziamenti, quesiti, dubbi, problemi a cui solo Jared avrebbe saputo rispondere.
- Jared?! Il mio nome è Narjes. Sono..- iniziai, sempre più agitata.
- Io so chi sei. - mi interruppe, sorprendendomi. Cos’ero, io?! Cosa ne poteva sapere?! - Sei un’Echelon, ecco chi sei. O mi sbaglio? - mi chiese.
Scossi la testa e vidi un sorriso spuntargli sul volto. Aveva degli occhi spettacolari. Occhi di ghiaccio, che riuscivano a leggerti dentro e a scavare infondo anche solo in due minuti. Sostenni il suo sguardo per un po’, poi mi voltai verso Gì, che sembrava parlasse sola.
Come mai quella stranezza?!
Mi avvicinai per vedere cos’avesse e tirai un sospiro di sollievo. La amica non era ancora impazzita: semplicemente, era al telefono e stava leggermente - e sottolineo leggermente - sclerando, causa abbraccio di Leto Jr.
Subito una domanda, forse la più importante, mi balenò nella mente e mi girai verso Jared.
- Devo sapere una cosa. - gli dissi - …L’Argus Apocraphex siamo noi Echelon, vero? -
Jared rise, di gusto.
- Tantissime ragazze mi chiedono le cose più strambe, ma nessuna mi ha mai chiesto dell’Argus. E comunque, scava dentro di te, non sarò io a dirti se lo siete voi o meno. - concluse con un sorriso tirato.
A quel punto non mi trattenni e sbottai.
- Cristo, Jared. Sono sette anni che cerco questo fottuto Argus Apocraphex, sono arrivata a leggere testi cinesi, aramaici e a momenti perfino eschimesi pur di trovare collegamenti con voi. Più di questo che vuoi?! Ora tu aspetti che vado a prendere le mie ricerche accurate e torno. - dissi, piantandolo lì in asso, da solo.
Non so verso dove andai. Sembrava quasi che i fogli fossero arrivati da me. Fatto sta’ che oltre la porta trovai su un tavolino tutte le mie ricerche. Le presi tutti e ritornai da Jared, che nel frattempo era salito su un Suv nero, lucido.
Mi avvicinai, impaurita. Avevo solo paura che se ne andasse senza rispondere al più grande dubbio della mia vita, avevo solo paura di questo.
Battei due colpi sul finestrino posteriore e vidi la testa di Jared spuntare. Notai che con lui vi erano due uomini, altrettanto appariscenti. Erano davvero Shannon Leto e Braxton Olita, quei due?!
Maledissi la mia vista ridotta e chiesi a Jared, con un tono quasi ‘amichevole’, se il tipo in mezzo fosse davvero Shannon. Questi annuì e fu allora che i miei occhi si inumidirono.
L’uomo della mia vita era a due centimetri da me.
- Shannon, p-per favore - chiesi con voce rotta - posso abbracciarti? -
L’uomo, in tutta risposta, scese dal SUV, che si avviò fuori, per aspettarlo e mi cinse in una stretta.
La più dolce.
La più forte.
La più bella.
L’unico tocco che mi fece bruciare la pelle al solo contatto.
D’istinto, poggiai la mia testa nell’incavo del suo collo, noncurante delle lacrime che presero il sopravvento. Shannon mi accarezzava la schiena, provocandomi brividi ad ogni tocco.
Presi ad accarezzargli, con la mano destra, la Triade tatuata dietro l’orecchio, simile alla mia. Avvicinai le mie labbra al suo collo e sorrisi, sospirando su di esso. Glielo baciai e lo sentii ridere, mentre con le mani iniziava a sfiorarmi i fianchi, facendomi sussultare maggiormente.
D’un tratto, scostai lo sguardo, insospettita. Accanto le due finestre, posizionata in una posizione quasi centrale, vi era una sedia apparsa quasi dal nulla, molto piccola. Era di legno scuro, e sembrava reggere a malapena un tipo come Shan. Anche lui si girò fissandola, quasi curioso. Mi prese per mano e mi portò a sedere sulle sue gambe. Mi girai e presi il suo volto tra le mani. Fissai i suoi occhi e mi venne in mente un ricordo.


Era il 18 Giugno 2011, e io stavo saltando davanti quel Tourbus nero che stava per addentrarsi all’Ippodromo delle Capannelle.
- Frà, guarda, c’è Jared! E c’è pure Tomo - urlavo. Eravamo solo in tre e sia il croato che l’americano ci guardavano divertiti. Dopo un po’ arrivarono varie ragazzine urlanti, tutte per Jared, così decisi di girare dall’altro lato.
Poggiai lo sguardo sul tourbus, coprendomi gli occhi col sole. Vidi un paio di occhi felini d’altra parte che mi scrutavano curiosi.
Sobbalzai all’indietro, per poi rimettere lo sguardo su quel veicolo.
Era davvero Shannon Leto. Avrei riconosciuto quel paio d’occhi felini ovunque. Aveva preso il suo I-Phone e stava registrando noi Echelon mentre cantavamo The Fantasy.
Mi distinsi, perché guidavo io il gruppo. Alla fine sorridemmo tra noi, quasi ignorando l’autobus, e ci abbracciammo. Sapevamo che i ragazzi ci guardavano fieri dall’altro lato, contenti per la famiglia che avevano creato.





E ora, a distanza di mesi, avevo di nuovo il suo sguardo puntato addosso.
- Shan, ho paura. - confessai.
- Mh? Che succede? - mi chiese, scostandomi un ciuffo penzolante dal viso, portandolo dietro l’orecchio sinistro.
- Non voglio che tutto questo finisca, perché tutto è niente senza di te. -
L’uomo parve commosso dalle mie parole, nonostante fosse palese che gli stavo ripetendo le prime due frasi di ‘With Me’ dei Sum 41.
Non ricevendo alcuna risposta, continuai.
- Sai Shan, io ti seguo su Twitter. Insomma, serve a poco visto che non fai altro che scrivere il posto dove stai e ricordare a tutti noi che siamo dei ‘muddafugginz’, però, ecco..- esitai, ma vedendo lui che annuiva per incitarmi, ripresi - ogni notte, prima di andarmene, io ti lascio un messaggio. È la stessa cosa che scrivo da due anni, credo, ora non ricordo. Sai cosa ti scrivo, Shan? -
L’uomo scosse la testa.
- ‘Notte, Shan, ovunque tu sia. Non smettere di sorridere mai, ricorda che c’è qualcuno che morirebbe per il tuo sorriso, e quel qualcuno sono io.’ - recitò, riportando parola per parola le cose che ‘twittavo’.
Il batterista sorrise. D’altronde cos’altro poteva fare?! Avrebbe dovuto dichiararmi amore eterno - nonostante fossi una perfetta sconosciuta - e dirmi che voleva stare con me per sempre?! O magari mi avrebbe dovuto scopare e basta, senza preoccuparsi di ferirmi?!
Odiava quella situazioni, si sentiva così impotente, così maledettamente in colpa.
- Keep calm - mi disse - ‘cause I exist and I’m here now. -
Avvicinò le sue labbra a forma di cuore al mio orecchio e lo morse delicatamente. Io, in tutta risposta, gli spostai il viso, avvicinandolo al mio, pronta a premere le labbra sulle sue, così tanto ardentemente desiderate.
Mancava poco. Quanti centimetri ci separavano?! Abbassammo le palpebre entrambi, desiderosi l’uno delle labbra dell’altro, quando una voce - o meglio, un urlo - si dilagò per la stanza.
- SHANNON CHRISTOPHER LETO! - urlava Jared - COME OSI SFIORARE UNA TUA FAN?! Sono come i nostri figli, non azzardarti a fare porcherie. Per quello hai le puttane da quattro soldi che ti porti a letto ogni sera, o sbaglio?! -
Jared Leto era infuriato col fratello.
Ma infuriato era poco. C’era il tacito accordo che gli Echelon non si toccavano, neanche con un fiore. Erano una famiglia, non dovevano usarli.
Mi Prese per un braccio e bruscamente mi fece alzare dalle gambe del fratello.
Tirò il batterista muscoloso per il braccio destro, strattonandolo con forza, obbligandolo ad uscire.
- È stato un piacere -iniziò Shannon, fulminato dal fratello. - ricorda solo che.. I exist, and I was there. -
I due uscirono fuori dalla stanza, che improvvisamente si chiuse e divenne scura.
Le finestre scomparvero. Ero sola, adesso. Mi sedetti per terra, portandomi le mani alla testa, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
Piansi..per quanto?! Dov’era la mia amica?! Perché ero sola?!

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- Nà, svegliati. -
Aprii gli occhi. Dov’ero?! Mi portai a sedere e realizzai che mi trovavo nel letto di Gì, avevo dormito da lei. Non calcolai minimamente l’amica e corsi verso la mia borsa, dove tenevo ogni cosa riguardante i Mars e l’aprii.
E lui era lì. Il biglietto per Marsiglia era lì, ancora non strappato. Lo rimiso a posto e tornai a sedere sul letto, mentre la mia amica mi raggiungeva.
Iniziai a piangere ininterrottamente mentre Giorgia mi batteva dei colpi comprensivi sulla schiena.
Tra un singhiozzo ed un altro, Giorgia mi disse che non facevo altro che ripetere un’unica frase.
Keep calm, ‘cause I exist and I’m here now. -




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Spazio autrice? LOOOL.
Allora.. questa storia è totalmente inventata. È un sogno fatto questo pomeriggio, e dati i ricordi maledettamente nitidi di ogni situazione, mi sembrava quasi un peccato non riportare tutto sulle pagine di word. Naturalmente il piccolo pezzettino di flashback è vero. Insomma, per chi c’era al Tourbus, si ricorda di me, sicuramente (una figa come me non si scorda facilmente u__ù).
Neanche la Gì è inventata. Si tratta di Giorgia, meglio nota come Gigia, una mia amica. Colei con cui ho fatto la fila e ho passato due giorni bellissimi. Forse ho sognato lei perché di recente mi sta aiutando tantissimo e quindi boh, grazie di tutto amore.
Se volete leggere (ERGO, DOVETE LEGGERE) le sue storie (che sono spettacolari çVVç) che troverete cliccando quì: GioEchelon
E niente, per gli altri, See ya soon.


E comunque…
Keep calm, ‘cause I exist and I’m here now!

   
 
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