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Autore: _abyss    29/07/2011    5 recensioni
PER IL MOMENTO SOSPESA.
Prendete Sam cotto del suo migliore amico troppo innocente per accorgersene. Prendete Nate, che forse non è così ingenuo come Sam pensava. E poi aggiungete Elliot e i suoi amici, sfacciati ragazzi viziati. Mischiate il tutto con una cittadina inglese che da ora in poi non sarà più così tranquilla, degli amici fuori di testa e un professore venticinquenne dallo stile eccentrico.
«Che-che cavolo fai?» Chiedo, rosso come un pomodoro.
«Sento il tuo odore, no?» Mi dice come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Sento che sta espirando aria e lo fa contro il mio collo.
«Cosa sei un cane?» Lo guardo stizzito, mentre mi ritraggo da lui. E' pazzo? O solamente strano? Non è normale, questo è certo. Mi sorride, piegando la testa di lato con sguardo tra il divertito e il malizioso.
«No, Elliot. Ed è davvero un piacere conoscerti, Nate-che-profuma-di-fragola»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Red Leaves

Red Leaves Copertina

 


Hertford è una cittadina inglese come tante. Ci sono circa ventiquattromila abitanti, molti dei quali sono d'età pensionabile. Ma va bene così. Perchè a me Hertford piace da morire. Forse perchè è tranquilla, forse perchè qui ci sono gli amici di sempre che conosco da quando ero un bambino, o forse semplicemente perchè sono un tipo fin troppo abitudinario.
Ma più probabilmente per tutte e tre le cose insieme.

Cammino sull'asfalto secco a passo lento, non ho fretta di raggiungere gli altri. So che tanto ci sarà un altro ritardatario almeno, quindi posso stare tranquillo. Prendo dalla tasca una sigaretta e l'accendo. Ho preso questa brutta abitudine un anno fa e nonostante abbia tentato di smettere, non ci sono mai riuscito. Quindi ho deciso di arrendermi. Perchè si sa, tutti i vizi peggiori sono quelli da cui non ci si può liberare così facilmente.

Aspiro un paio di volte il fumo, tenendo la cicca fra le dita e buttandola non appena intravedo i miei amici. Mi riconoscono anche loro perché agitano le mani salutandomi.

«Ehi Nate!» Sam mi chiama mentre vado verso di loro. Abbozzo un sorriso, ma ciò che ne esce è solo una smorfia imbarazzata. Ormai anche ai miei occhi i sentimenti di Sam sono chiari. All’inizio credevo che tutte le attenzioni che avesse per me fossero cose di poco conto, normali fra amici. Ora, però, che so perfettamente quello che prova, non riesco proprio a sembrare naturale.

«Ciao, andiamo?» Chiedo, facendo finta di non notare gli sguardi di quello che era stato il mio migliore amico da quando era piccolo. Helena mi annuisce, mentre si sposta una ciocca bionda dal volto. E’ una bella ragazza, ma si trucca troppo. Le ciglia sono imbrattate di mascara viola e l’ombretto colorato risulta troppo eccessivo anche a una persona come me che a queste cose non ci bada.

Ci muoviamo chiacchierando del più e del meno. Siamo normali diciassettenni che in un qualsiasi pomeriggio d’estate in una città senza mare si incontrano per fare non si sa bene cosa. Il parco ad est è quasi sempre vuoto. I ragazzi preferiscono solitamente quello più a nord della città. Probabilmente è anche per questo che a noi piace più il primo. Non vogliamo fare gli alternativi, ma se ci fosse troppa gente tra cui mamme in preda a crisi isteriche e bambini urlanti non ci sarebbe più senso. Tanto valeva chiudersi in casa.

«Che palle. Ci sono quei viziati del Richard Hale.» Sam sbuffa, arricciando il naso in una smorfia di fastidio. Non ho mai incontrato nessuno di quella scuola, ma tutti quelli che conosco li definiscono dei bambini arroganti e viziati. Tipi insopportabili, insomma.

Uno di loro sembra riconoscere qualcuno del nostro gruppo, tanto che si avvicina con spavalderia verso di noi. « Ma guarda, le pulci del Simon.» Il tono del ragazzo che parla è sfacciato, come se avendo i soldi fosse automaticamente migliore di tutti quelli che aveva davanti. Era un tipo alto e palestrato, forse troppo per avere circa la nostra età. Aveva un cappello scuro in testa e qualche ciuffo biondiccio gli ricadeva sugli occhi.

«Se siamo pulci, non guardarci.»

E’ Helena a parlare questa volta. Nonostante sia una ragazza è molto più coraggiosa di molti uomini e non ha paura di niente. Il ragazzo che ha di fronte è il triplo di lei, come minimo, ma di certo non si tira indietro. Anzi, lo guarda con aria di sfida, quasi dall’alto in basso.

«Fosse facile, siete sempre in mezzo.»

Un altro ragazzo, questa volta moro, interviene a sostenere l’amico, che continua a guardare Hel quasi con stima. Ma quel sentimento è subito soppiantato da altro. Fastidio e arroganza.

«Vale lo stesso per voi.» Afferma Sam, mentre tenta di mantenere la calma. Ma sembra che quel gruppetto davanti a noi non ha di meglio da fare che infastidirci, tanto che si avvicinano. Tutti tranne uno.

«Andiamocene, questo gioco non mi diverte.» Una voce che non conosco e che proviene dal ragazzo rimasto indietro si muove fluida nell’aria, con tono insolitamente tranquillo. Come se quella che avesse davanti fosse una situazione normale invece che un litigio. Ha fra le dita una sigaretta e se la porta in bocca per fare un tiro. Del fumo esce dalle sue labbra, mentre qualche suo, probabilmente, amico lo fissa.

Sembrava essere il tipico leader, quello che bisogna rispettare perché anche dall’aspetto ti rendi conto che non puoi batterlo. Eppure, era tutto tranne che possente. Certo, aveva un fisico scultorio, alto e muscoloso, ma non era come il tipo palestrato di prima. All’apparenza poteva pure esser visto come un ragazzo normale.

«Vai pure Elliot. Nessuno ti trattiene.»

Gli dice il biondo della sua stessa compagnia, quello che aveva parlato per primo. Probabilmente, lui è il ragazzo represso che deve sottostare all’ordine del capobranco, ma è restio a farlo. Istantaneamente l’immagine di due animali che combattono per la supremazia appare nella mia mente. Mi affretto a pensare ad altro, perché un sorrisetto si apre sulle mie labbra.

«E tu che cazzo ridi?»

Il moro quasi urla mi contro e istintivamente sbatto le ciglia confuso. Non mi ero accorto che stavo sorridendo. O meglio, non pensavo che qualcuno mi stesse guardando. Il tizio si avvicina furioso come se avesse già pensato al modo in cui scaraventarmi dall’altra parte della strada. Sam mette un braccio davanti a me, come a proteggermi. A quel gesto arrossisco subito. Perché ¾ della mia vita io li vivo con le guance imporporate dall’imbarazzo. Anche se non vorrei, appena il mio cervello registra qualcosa di nuovo, strano e impensato tutto il sangue del mio corpo si dirige verso un unico punto.

«Oh, ma che abbiamo qui. Due fottuti frocetti.»

Sgrano gli occhi, capendo il significato di quella frase solo qualche secondo dopo che è stata pronunciata. Distolgo lo sguardo verso l’asfalto che non è mai stato tanto interessante. Non mi dà fastidio essere chiamato così, però, è sbagliato. E’ come chiamare gatto un cane. Non ho nulla contro i gay, però, a me piacciono le ragazze. Non che abbia avuto una poi così grande esperienza in certe cose, però, non sono mai stato attratto da un ragazzo in vita mia. Non ci avrei nemmeno pensato a cose del genere se non avessi capito i sentimenti di Sam.

Mi giro verso di lui che guarda con uno sguardo assassino il colosso che ha davanti. Se facesse a botte, finirebbe male e non è questo che voglio. Sospiro, e so che devo starmi zitto. Lo so, eppure parlo lo stesso, sporgendomi dal braccio del mio migliore amico.

«E se anche fosse? Hai qualche problema, grosso idiota?» Dico guardandolo male, dall’alto –basso- dei miei centosessantasei centimetri. Sì, sono abbastanza basso per essere un ragazzo di diciassette anni, ma posso ancora crescere. O almeno è quello che spero… Ma non è questo il punto. Mi sono messo contro un tizio che sembra un orso ed è nettamente più grosso di me. Mi mordo il labbro inferiore, senza però distogliere lo sguardo.

«Vediamo se lo ripeti!» Quasi mi riesco a immaginare il dolore che potrò provare quando quel pugno giungerà a destinazione, ma sento solo sferzare l’aria e nulla sul mio viso. Riapro gli occhi che avevo chiuso per istinto e vedo una mano bloccare quel palmo chiuso. Non capisco che succede e alzo il volto.

Quello è stato il primo momento in cui ho visto occhi tanto…verdi. Verdi e castani, con sfumature di ogni tonalità. Le iridi più particolari e allo stesso tempo incredibili che io abbia mai incontrato. Riconosco appena quel volto. Il ragazzo che prima era rimasto indietro adesso guardava con superbia il tizio grosso che a sua volta lo osservava.

«Prendersela con i più piccoli. Che caduta di stile.» Dice in tono beffardo. Com’è che l’aveva chiamato quello? Elliot. Mi piace. Cioè, non lui. Il nome. Poi ripenso a quello che ha detto. Più piccolo. Sembro davvero un moccioso?

«Elliot. L’hai sentito, no? Questo frocio mi ha…»

«Hai qualcosa contro i froci?» Elliot lo guarda sprezzante, con gli occhi che sono diventate due fessure. Guardo Sam che per tutto quel tempo è rimasto di mezzo passo davanti a me, quasi a nascondermi.

«O forse il frocio qui sei tu?» Chiede con un espressione che sembra divertita, ma mantiene  i suoi occhi su quel ragazzo, per poi voltarsi verso di me. Penso che stia guardando qualcos’altro, però il suo sguardo punta proprio me. Si avvicina a passo lento, lasciando il pugno che mi sarebbe arrivato su un occhio se non fosse stato trattenuto. Si ferma di fronte a me, sorridendomi. O ghignando. Sembrava più la seconda, però.

Quasi avrei fatto un passo indietro se non avessi saputo che sarei andato addosso a qualcuno. Mi mordo il labbro inferiore. E' un mio vizio, lo faccio quando sono nervoso, quando sono sorpreso, quando sono felice. Sì, più o meno sempre. Mi alza il volto puntato verso l'asfalto e mi fissa. Sembra quasi studiarmi e le mie guance diventano porpora. Che diavolo sta facendo?

«Ma quanto siamo carini.»

Dice per poi scoppiare a ridere. E Dio se è bello quando ride. Distolgo lo sguardo, tentando di pensare ad altro. Tipo, tipo, tipo... Nulla, non mi viene in mente nulla. Perchè ho un immaginazione che cavalca solamente quando dovrei prestare attenzione? Deglutisco a vuoto, ma quel ragazzo non ha intenzione di lasciarmi il mento. Ho come l'impressione che se premesse solamente un po' di più, mi spezzerebbe l'osso.

«Potresti lasciarmi?» Gli chiedo, con un tono che voleva essere più o meno deciso, ma che è quasi tremante.

«E che mi dai?»

Elliot mi guarda con quegli occhi verdi penetranti. Sulle labbra ha un sorrisetto divertito, un po'...perverso. Abbasso lo sguardo e sono rosa scuro, rosso, rosso scarlatto, violaceo. Sul mio viso appaiono tutte le tonalità dell'imbarazzo.

Quasi riesco a immaginare gli sguardi degli altri su quella scena.

«Nulla.» Dico semplicemente, mentre con una mano tento di far sciogliere quella presa ferrea. Inutile, non ci riesco. Mi guarda soddisfatto. 

«Facciamo così. Se mi dici il tuo nome, io lascio la presa sul tuo mento.» Dichiara, sondando le mie reazioni. Mi sembra assurda una situazione del genere. Ma annuisco, per quel poco movimento che riesco a fare.

«Nate.»

Quell'unica parola esce quasi strozzata, con tono leggermente incerto. Mi sorride, senza mai staccare i suoi occhi dai miei. E sento la presa sul mento farsi più leggera e poi scomparire. Sospiro, mettendomi una mano nella tasca dei jeans, ma mi sento afferrare per un braccio e vedo un volto vicino al mio collo. Sulla pelle percepisco aria fresca, di menta. Mi sta...odorando?

«Che-che cavolo fai?» Chiedo, rosso come un pomodoro.

«Sento il tuo odore, no?» Mi dice come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Sento che sta espirando aria e lo fa contro il mio collo.

«Cosa sei un cane?» Lo guardo stizzito, mentre mi ritraggo da lui. E' pazzo? O solamente strano? Non è normale, questo è certo. Mi sorride, piegando la testa di lato con sguardo tra il divertito e il malizioso.

«No, Elliot. Ed è davvero un piacere conoscerti, Nate-che-profuma-di-fragola»
 



Ecco il prologo di questa storia slash/yaoi. Se avete due minuti, vi prego di lasciare una recensione perchè ho bisogno del vostro parere per andare avanti :D
Che posso dire, tutti i personaggi che appariranno in seguito e quelli che ci sono già sono per me davvero importanti. I loro caratteri, le loro fisicità sono state tutte studiate. Spero davvero che possiate apprezzare perchè mi sto impegnando per rendere le mie idee un qualcosa di comprensibile. Detto ciò, ci vediamo alla prossima.
  
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