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Autore: damnhudson    29/07/2011    1 recensioni
"Non è vero, il tempo non guarisce le ferite. Attutisce il colpo, è vero. Ma non passa. Una vlta che hai provato il dolore, te lo tieni dentro per sempre, sarà la tua croce. Te lo porterai dentro per sempre, come un bagaglio culturale, qualcosa che hai imparato talmente a memoria che non dimenticherai mai. Il dolore ti segna. Il dolore ti ucciide, ti butta giù, è cattivo.. farà di tutto per non farti alzare mai più dal burrone nero in cui sei caduto, ti nasconderà la luce. Hai bisogno della luce. La luce ti serve tesoro mio. La luce è la tua sola ancora di salvezza, avvicinati alla luce, e sarai salva."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Finn Hudson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Finn ho preso una decisione.."
Lo sguardo di Rachel alto sul ragazzo, il ragazzo non riuscita a smettere di torturare le sue povere mani, si sentiva così piccolo in quel momento. Eppure lui era una montagna, era Finn Hudson, era una leggenda al McKinley, eppure non sarebbe dovuto succedere.. Ma non riusciva a pentirsene. Non era un errore, o meglio per lui non lo era.. per Rachel lo era eccome.
"Dimmi tutto."
La voce fredda del ragazzo, fece entrare il gelo a Rachel e a quel pancione che ogni giorno la uccideva. Era decisamente troppo piccola per avere una pancia così grande. Le prosciugava le energie, la sfiniva. Le toglieva la voglia di mangiare, e i suoi assoli non erano più così paurosi come un tempo. La sua voce non le faceva più venire i brividi e  si sentiva brutta. E se non avesse saputo che era incinta si sarebbe sentita pure grassa. Ma a Finn piaceva così tanto. Rachel poggiò una mano sopra il braccio del suo ragazzo, e gli sorrise.
" Se se convinto che possiamo farcela, sono con te."


***
"Papà..?"
"Drizzle, sono io, sì." La bambina corse velocemente verso il padre, in lacrime. "Cosa c'è amore mio?" Chiese lui vedendo la figlia così traumatizzata.
"E'.. la mamma." Disse lei con un filo di voce. la melodiosa della voce della bambina era sparita, al suo posto c'era un lamento, c'era una voglia di evadere, di andar via, di lasciarsi tutto alle spalle, c'era solo la voglia di dimenticare quell'assurdo pomeriggio. Di svegliarsi e riniziare la giornata da capo, sperando che quello che aveva appena vissuto fosse solo un lurido sogno bugiardo.
"La mamma? Drizzle parla." Finn, cercò di tenere il tono di voce calmo, ma non ci riuscì. Era Rachel..
"La mamma.. " non sapeva come dirglielo.. non lo sapeva affatto, non era facile da dire, non c'erano modi per dargli quella brutta notizia. "..papà, da oggi saremo sempre e solo io e te." Drizzle lo abbracciò forte, avrebbe voluto assorbire il dolore del padre, che adesso in quel momento si sentiva davvero inutile, troppo piccolo e troppo impreparato per ricevere una notizia del genere. La cosa più bella dell sua vita, anche prima di sua figlia, l'aveva lasciato. Non l'aveva salutato, non gli aveva sorriso, non gli aveva detto che lo amava. Avrebbe dovuto vivere di ricordi. Ma cosa avrebbe fatto quando i ricordi non sarebbero bastati? Dove sarebbe stata Rachel a quel punto? Cosa avrebbe fatto dell sua vita?
La sua vita.. non c'era cosa più insensata in quel momento. Era solo, solo come un cane. Un lurido sporco cane. Cosa avrebbe dovuto fare in quel momento? La cosa più facile da fare era scoppiare in un pianto liberatorio, ma non lo fece. Lasciò la presa della figlia e si chiuse in bagno.
"Prepara la cena, ho fame." Disse solo.
Rachel non c'era più. Ah, era incazzato. Non l'aveva avvisato che non sarebbe tornata, non le aveva detto che quella mattina gli avrebbe dato il suo ultimo bacio. Non l'aveva avvisato che avrebbe dovuto passare altri vent'anni da solo. Adesso come avrebbe fatto a crescere una figlia di quindici anni? La sua bambina. La sua piccola Rachel. La somiglianza era terribile. Quando guardavi Drizzle, sembrava di vedere Rachel, la Rachel del liceo, quella che tanto amava, la sua piccola Rachel, che gli ha insegnato a dire 'the show must go on' che gli ha insegnato che lui poteva essere chi voleva, perchè era grande abbastanza per decidere della sua vita. La stessa Rachel che gli insegnò a parlare e camminare nello stesso momento. Era solo. Se n'era andata. La rabbia cresceva, perchè tra tutta la gente cattiva al mondo la sua Rachel? Diede un pugno, al vetro. Sanguinava, il vetro nella mano però era decisamente meno doloroso di quel dolore che gli percorreva le vene. Stava male, aveva voglia di vomitare. Vomitare tutto, non il pranzo. Quella rabbia, voleva sentirsi male, provare solo semplice dolore. Non mischiato alla rabbia. Voleva sentire la mancanza di Rachel. Che cosa stava pensando, prima di lasciarlo?
Piangi, Finn, piangi. Piangere ti fa bene, ti sfoga. Ti libera.. Non voleva essere libero. Voleva Rachel, lacrime bagnate, salate scesero dai suoi occhi.
"Rachel, dannazzione..." Non riusciva più a respirare,il pianto lo soffocava. Lo faceva stare male. "Rachel, perchè?" Singhiozzi, tanti singhiozzi. La voglia di morire con lei, di raggiungerla al più presto. Di andare in quel posto dove il suo angelo, ormai solo quello, avrebbe continuato a cantare, a dare felicità a chi come lei non c'era più. Da chi aveva lasciato quella vita troppo in fretta, senza averla consumata del tutto. Rachel non avrebbe mai visto suoi nipoti crescere, e Finn non avrebbe avuto il privilegio di vedere Rachel invecchiare al suo fianco. Rachel non c'era più. Adesso avrebbe infastidito qualcun'altro con le sue lunghe chiacchierate. Gli mancavano le sue chiacchierate. Rachel non c'era più e probabilmente non ci sarebbe più stata, se non in qualche sogno. Piangere non lo liberava, anzi provocava solo altro pianto. Provocava solo il suo essere bambino.
"Dicevi sempre di amarmi.. di non aver amato nessun'altro come hai amato me, Rachel.." Disse mentre guardava il soffitto. "Allora perchè mi hai lasciato solo? Come farò? Ti odio. Non sono pronto, mi hai lasciato un peso troppo grande." Urlava, l'eco della sua voce riempiva il bagno di tanti -ande - nde - de. "Mi hai detto che mi amavi, che non mi avresti mai lasciato solo.." Continuò, non riusciva a bloccare le lacrime. Si sentiva così piccolo. Aveva bisogno di un suo sorriso, quelli che curavano il cancro, la tristezza. " Oh maledizione, perchè me l'hai portata via?" Urlò al soffitto, avrebbe voluto che quel rumore provocasse la caduta del soffitto, così sarebbe morto, avrebbe potuto raggiungere la sua Rachel, che gli mancava già così tanto.
"Papà?" La voce rotta dalle lacrime di Drizzle, interruppe Finn.
"Drizzle Barbra, puoi portarmi del ghiaccio?" Drizzle capì che voleva stare solo ancora qualche minuto, usò anche il suo secondo nome. Il nome che usava solo sua madre. Qualcuno avreva privato la figlia di Finn Hudson della madre. Da chi sarebbe andata quella ragazza, adesso? Finn non era intelligente. Non avrebbe potuto aiutarla a fare i compiti, o a studiare pianoforte, a studiare le canzoni. Ci pensava Rachel a farlo. Era incazzato, ancora di più. Non solo avevano privato lui dell'amore della sua vita, avevano tolto a sua figlia la madre. Era incazzato. Decideva lui quando togliere qualcosa alla figlia,  una punizione.  Ma questa punizione era decisamente troppo grande per Drizzle, non era pronta, come non lo era lui. Drizzle bussò ancora, e poi aprì la porta del bagno, vedendo il padre accasciato al suolo, con gli occhi gonfi, così rossi.
"Sei così piccolo, pà." Disse lei, raccogliendo i cocci di  vetro con le mani. Finn tirò su col naso.
"Non con le mani, Drizzle."
"Nemmeno da super triste riesci a farmi fare di testa mia." Disse lei sorridendo. Era il sorriso di Rachel. Non voleva vederlo. Voleva rimanere solo.
"Drizzle, chiama la nonna. Vai a stare da lei." Era una decisione drastica ma ne aveva bisogno, non voleva che la fotocopia di Rachel gli stesse intorno. E no, non gli importava che questa fosse la figlia.
"Non ti lascio solo, Finn."  Usò lo stesso tono della madre. " Te lo ricordi papà?" Chiese lei. Finn non riusciva a guardarla, non voleva ascoltarla.
"Vattene da casa mia, Drizzle!"
"Chiamo zio Puck." Disse lei in lacrime.


****
"Amico, sono Puck. Posso entrare?" La porta del bagno era sigillata. Si era chiuso a chiave. Non voleva che il suo storico migliore amico vedesse che stava male per una ragazza. Non voleva che vedesse quanto fosse debole. "Amico, fratello, Finn..ti ho visto nudo, piangere quando è nata Drizzle, piangere quando hai saputo che  Quinn era rimasta incinta e che il padre ero di nuovo io. Eri felice per me, no? Perchè non lasci che io ti sia vicino?"
"La porta è aperta, Puck." Finn biascicò. Mormorava qualcosa si incomprensibile. Era le tre del mattino passate. Si dondolava avanti e indetro. " Devi dirmi che adesso mi sveglio, e che passerà tutto. Che Rachel domani mattina mi preparerà il caffè, che andrò a lavoro e che la ritroverò. Le ho sempre permesso tutto Puck.. Non le ho mai permesso di lavorare a Broadway." Finn aveva un sacco di rimpianti. Ma questo era il maggior rimpianto. Era rimasta incinta e aveva deciso di tenerla solo perchè Finn la voleva. Le aveva impedito di andare a NY e di realizzare i suoi sogni con Kurt. Puck, ebbe una stretta al cuore. Lo aveva visto in tante situazioni, ma mai così. Era dura, era difficile vederlo così. Il suo migliore amico.
"No, Finn. Non ti svegli. Cioè sei già sveglio." Disse lui.
"Ho bisogno di essere abbracciato Puck." Disse solamente tra i singhiozzi.
"Tutto quello che vuoi Finn."

****
..after two years.
"Non è vero, il tempo non guarisce le ferite. Attutisce il colpo, è vero. Ma non passa. Una vlta che hai provato il dolore, te lo tieni dentro per sempre, sarà la tua croce. Te lo porterai dentro per sempre, come un bagaglio culturale, qualcosa che hai imparato talmente a memoria che non dimenticherai mai. Il dolore ti segna. Il dolore ti ucciide, ti butta giù, è cattivo.. farà di tutto per non farti alzare mai più dal burrone nero in cui sei caduto, ti nasconderà la luce. Hai bisogno della luce. La luce ti serve tesoro mio. La luce è la tua sola ancora di salvezza, avvicinati alla luce, e sarai salva. La mamma mi manca ogni giorno, ogni giorno guardo la sua foto e ti vedo. Sei tu, la mamma mi parla attraverso te, attraverso la tua voce, attravero il tuo sorriso. Sei il regalo più bello che potesse farmi, prima di andarsene.. Ti voglio bene. Papà, Finn Hudson."
   
 
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