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Autore: BellatrixWolf    30/07/2011    4 recensioni
Non prendetemi per pazza leggendo questa storia.
Solo per sanguinaria.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto inizia quasi per caso.

Certo, non si uccide per caso. Uno ci pensa, si chiede come possa essere la sensazione di uccidere qualcuno, di sentire il terrore, di avere in mano la vita di un altro essere umano... Ma solitamente si finisce per distogliere la mente da questi pensieri... "malsani". Non tutti, però, smettono di pensarci.

Io, per esempio, ho continuato a pensarci, a sognare, ad immaginare. Un giorno successe.

Fui coinvolta in una rissa, senza aver fatto nulla di male. Sarei finita all'altro mondo se non fosse stato per un colpo di fortuna. Afferrai un coltello e lo piantai nel ventre del mio aggressore, in preda alla paura. Sentii il suo sangue caldo sulla mano, vidi i suoi occhi iniettati di terrore. Sapevo cosa vedeva, mi vedeva come la Morte, come chi l'avrebbe portato all'aldilà. E mi piaceva.

Soffriva, il colpo inferto non era mortale, ma molto doloroso. Ghignai, mordendomi un labbro. Avevo in mano la sua vita, mi sentivo potente, potevo condurre il gioco.

Tutti attorno a me guardavano la scena, terrorizzati. Nessuno aveva il coraggio di intervenire.

Con un ultimo colpo, una spinta, terminai il poveretto, poi tirai fuori il coltello dalla ferita ancora sanguinante del corpo che andava lentamente raffreddandosi.

Guardai l'arma con un ghigno sul volto e uno sguardo folle negli occhi. Ne leccai il sangue rimasto sulla lama ed uscii dal locale dove era avvenuto tutto, rivivendo nella mente la vicenda, veloce ma intensa.

Chiunque sarebbe stato distrutto dal rimorso. Ma io no. Ne volevo ancora, era una sensazione meravigliosa. L'adrenalina, l'eccitazione, il senso di onnipotenza.

Colpii ancora, ma questa volta in un luogo deserto. C'eravamo solo io e il povero malcapitato che implorava pietà. Ma fui clemente, lo uccisi in fretta. Non credo abbia sofferto troppo.

Ma tutto era troppo effimero.

Il terrore negli occhi della vittima era solo quello della fine, non del dolore che ciò poteva portare.

Iniziai a rallentare i processi. Trovavo sempre nuovi modi per uccidere. Uno più divertente dell'altro.

Una sola era la costante: il sangue. Doveva essercene, e molto. Dovevo poterlo assaporare. Era ormai un nettare per me.

Ma non bastava ancora. Volevo di più. La semplice tortura non era più abbastanza per me. Il semplice terrore non mi saziava. Non mi dava abbastanza adrenalina. Non mi eccitava abbastanza.

Finalmente capii ciò che volevo: la follia.

Iniziai a scegliere un bersaglio alla volta, divertendomici a lungo, portandolo alla pazzia da lontano, fino a distruggerlo interiormente. Allora, e solo allora, agivo direttamente. Finvo ciò che restava del guscio che la mia vittima era diventata. E' andata avanti così molto a lungo.

Poi mi catturarono. Mi etichettarono come pazza, mi mandarono in un istituto di salute mentale, ma la mia presenza fu presto male accetta: mi divertivo fin troppo con i miei... "compagni". Li facevo peggiorare. Li portavo all'autodistruzione, poi giocherellavo con loro uccidendoli.

Fu deciso che io ero troppo per questo mondo, che bisognava... "rimandarmi all'inferno", come disse un poliziotto.

Fui soppressa. Ma dopo una vita come la mia, la semplice morte non bastava. Anzi, servì solo a rinforzarmi.

Diventai un demone, un incubo, una paura. Potevo operare senza farmi scoprire.

Ormai il sangue non mi serviva più.

L'adrenalina, l'eccitazione provata nel vedere la follia pura, una meta che in vita avevo solo sognato, sul volto delle mie vittime era.... la perfezione.

 


Ok. Questa è la mia prima originale. Effettivamente dovrebbe essere una creepypasta ma l'ho postata anche qui perché mi piaceva.
  
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