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Autore: laura_dark    30/07/2011    1 recensioni
Vorrei cominciare una storia spensierata, senza ma e senza tristezza.
Invece, mi ritrovo qui, con un violino rotto perché lui me l’ha lanciato contro: non sono riuscita a prenderlo al volo.
Quasi mi dispiace più per il violino che per lui. So che ritornerà, ma non se il mio caro strumento si riparerà.
Ero tranquilla, sdraiata sul salotto, quando rientrando a casa adirato, mi ha dato uno schiaffo.
Ha detto che l’ho tradito; ho pensato che come tutte le altre volte mi avrebbe ascoltata ma è fuggito via, spazzando aria e, per rabbia, il violino. Non so cosa l’abbia convinto a fare ciò, ma io so quel che ho fatto, e non è quel che dice.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vorrei cominciare una storia spensierata, senza ma e senza tristezza.
Invece, mi ritrovo qui, con un violino rotto perché lui me l’ha lanciato contro: non sono riuscita a prenderlo al volo.
Quasi mi dispiace più per il violino che per lui. So che ritornerà, ma non se il mio caro strumento si riparerà.
Ero tranquilla, sdraiata sul salotto, quando rientrando a casa adirato, mi ha dato uno schiaffo.
Ha detto che l’ho tradito; ho pensato che come tutte le altre volte mi avrebbe ascoltata ma è fuggito via, spazzando aria e, per rabbia, il violino. Non so cosa l’abbia convinto a fare ciò, ma io so quel che ho fatto, e non è quel che dice.
 
Io vivo in un mondo simile al vostro, ma dove ognuno ha un suo segno: io mio è la Luna e le Stelle.
Posso sapere il mio futuro, ma in modo confusionale; lanciare maledizioni; trasformarmi in un vampiro blu con stelle argentare che però non riesco a controllare da impulsi spontanei, e di solito succede quando mi innervosisco; ed essere affascinante, potere che non ho quasi mai utilizzato.
 
Ero seduta in un prato verde brillante, come quello dei film, ma questo era vero, verissimo.
Leggevo il mio libro preferito, benché l’abbia rivisto almeno dieci volte, e mi si avvicina una mia amica dicendomi: -Argentea devi venire-. Mi chiedo perché la mia tranquillità debba essere rovinata da affermazioni prossime ad andare da qualche parte, che non sia casa mia.
-Dove?-
-Alla festa, alla festa-
Immaginate il mio sguardo … -Quale festa, parla chiaro e tondo, coincisa!-
-Dai, devi venire alla festa di compleanno di Ryan, è così carino e mi ha pure invitato, veramente: ha invitato anche te-
-Sicura? Impossibile … e poi non conosciamo nessuno, non mi fido-
-Ma come sei tu poi … solo perché le stelle ti dicono che potrebbe, forse, non è sicuro, esserci un minuscolo piccolissimo problemino, tu non vuoi venire … e per favore-
-Come ci si veste e dove … muoviti!-
-Lo sapevo che ti avrei convinta, comunque al Ballayet, hai detto di si vero?-
Io con lo sguardo un po’ turbato, un po’ dubbioso, dissi: -Si ma, ad una condizione: non deve esserci Aura, direbbe “tu vivi per grazia mia”, quando starei meglio senza di lei-
-Non la considerare, tu puoi usare anche la luce delle tue stelle … e lo sai-
-Già, gliel’ho detto … ma sai com’è … allora vieni a casa alle 19 e poi andiamo … -
-Ok, e non pensarci più-
 
Arrivata alla festa, vedo tanta e troppa tranquillità ma mi siedo e comincio a parlare con Nuvola, la mia amica … immaginate i suoi poteri: il mio preferito è quello di poter oscurare il Sole …
C’era un leggero sottofondo musicale, pareti arancio e pavimento bianco, buffet ricco di dolci e deliziosi dolcetti dorati … perciò mi sono alzata e ne ho mangiati due.
Mentre continuavo ad osservare questa tavola piena di strani frutti esotici che inizialmente non avevo visto, si avvicina a me Ryan: -Ti piace la festa?-
-Non è ancora cominciata, comunque questi dolcetti sono deliziosi-
-Provengono da Venere, sapevo ti sarebbero piaciuti-
-Da Venere, ora capisco, ma questi sai cosa mi fanno? Vuoi farmi innamorare del primo che passa? Riesco a controllare i miei impulsi, però fino ad un certo punto …
-Lo so, gli ho presi apposta, solo per te …
-Allora sei cretino!
-Dai non fare così, io ti amo-
-Ehm … come, scusa?! Io devo andare-
E quando correndo inciampai, lui era lì, a raccogliermi.
Per quanto potesse essere gentile e premuroso nei miei confronti, io non ne volevo sapere.
Così decisi di partire per scoprire terre mai viste e prendere una decisione.
 
Il deserto di Solitudine mi stava uccidendo, ma dovevo parlare con Avenir, la maga che predice il futuro.
Lei mi avrebbe detto cosa fare, i miei sogni erano troppo confusi.
Arrivai all’ingresso della sua caverna, e facendo un respiro profondo, entrai.
Era buia, ma si odorava nell’aria un non so che di buono, un profumo sublime, indescrivibile.
Mi accolse perché sapeva ciò che volevo chiedere, e mi disse che io ero diversa.
Inizialmente risi, poi m’irritai, ma dopo mi mostrò un altro mondo, però nero.
La nostra galassia è chiamata Bianca Via, quest’altra che stavo vedendo, Black Street.
Erano come animali: si odiavano, non avevano un minimo di contegno, si uccidevano e soprattutto non amavano (era solo attrazione fisica!!).
Zittii. Avenir mi disse di andare fino alla fine della Galassia ed entrare nell’altra: io non avrei avuto problemi, perché la mia diversità era appunto quella di essere metà bianca, metà nera.
Pensai che fosse tutto molto assurdo ma andai.
 
Osservavo la fine, l’inizio di una nuova vita, e m’interrogavo sul perché di tutto ciò.
Un passo e sarei entrata in un mondo diverso, completamente nuovo …
Era desertico, ma solo in parte, ma mi trasformai: avevo l’animo bianco e nero.
Avevo con me un diario di viaggio, e così cominciai a scrivere:
 
Se ti dico che ci tengo,
se ti dico che vengo,
se ammetto i miei errori,
è perché è così.
 
Ormai non riesco,
il mondo gira e pure la mia testa,
piango perché non voglio fuggire,
‘sta volta no, non devo.
 
Sono sempre corsa via,
più veloce della luce,
dai problemi,
dalle complicazioni.
 
Amo, troppo, follemente,
un ragazzo
che mi fa impazzire,
ma non è questo il dilemma.
 
Se l'amicizia fosse una linea,
io la definirei l'orizzonte:
si vede,
non esiste.
 
Se dovessi credere in qualcosa di concreto,
direi che fosse un filo:
troppo sottile,
si spezza.
 
Quanti sorrisi,
quante convinzioni,
scomparsi tutti per loro,
ma che può importarli.
 
Anni,
muri,
ricordi,
spaccati.
 
Cerco di distrarmi,
ma risulta troppo difficile,
penso troppo,
non usate il cervello.
 
Rimanete incastonate nell'infanzia,
brillate sotto una falsa luce ormai ombrosa,
invidiate i rubini grezzi che vengono scoperti,
morite per gli unici sentimenti contorti.
 
Già, credevo di aver perso tutto per il mio folle gesto, ed anche di essermi innamorata: che deficiente.
Avevo perso delle amiche in passato, mi ero proprio ispirata a loro, e so che mi odiano.
Ma in quell’istante svenni. Sognai un ragazzo meraviglioso, un mondo perfetto, l’impossibile.
 Ero felice, almeno per un po’.
Quando mi risvegliai, mi accorsi di essere stata catturata.
 
C’erano queste catene strette alle caviglie dei piedi ed ai polsi.
Silenziosamente osservai il luogo in cui ero capitata: non sarei potuta fuggire.
In più i miei poteri non erano in grado di liberarmi, ed ero troppo stanca per trasformarmi nel vampiro blu.
Ma ero troppo rilassata, quasi il mio sogno fosse stato realtà.
Arrivò un uomo incappucciato, con il viso irriconoscibile, e mi accompagnò in un'altra stanza.
Questa era maestosa, ne rimasi colpita per la differenza rispetto alla mia cella; in fondo c’era un ragazzo sorridente e soddisfatto, fin troppo, che mi si avvicinò e disse: “Merce buona oggi!”.
Stavo accumulando tanta bile quanta fosse necessaria per la trasformazione quando vidi lui: occhi verdi, biondo, ma soprattutto il ragazzo del mio sogno. Mi guardò, arrossì e mi portò in un’altra stanza: aveva gli occhi lucidi. Arrivammo in una camera da letto: io capii. Allora lui mi disse: “Mi dispiace, perdonami …”.
Il mio cuore si era spezzato, potevo raccoglierne i cocci, ma pensai anche che forse era obbligato a fare quel che faceva insomma: trovare ragazze per il ‘capo’. Ed ecco arrivare il ragazzo super felice della stanza accanto, ancora sorridente. Mi acchiappò il polso ed allora: trasformazione.
 
Ero ancora più splendente di come ricordavo. Il ragazzo ‘felice’ chiamò le guardie ed io con un salto presi il ragazzo del sogno, che poi non era tale, e con un altro salto ci lanciammo giù dalla finestra …
Avevo le mie ali … anch’esse blu con ramificazioni argentate …
Non avevo mai volato, e perciò non utilizzavo mai le mie ali e dunque non mi ero mai trasformata in quel modo, insomma in passato solo in parte per poter attaccare.
Combattere con chi poi?! Certamente non avrei mai creduto di potermi lanciare in un’esperienza così eccitante e terrificante allo stesso tempo …
Ma qualcosa mi colpì …
Cosa mai poteva essere quella piccola pallina trapiantata nella mia mano … poi ricordai le lezioni sullo studio degli umani, quegli aggeggi si chiamano proiettili …
Cademmo in acqua e con tutta la forza che mi rimaneva pronunciai una formula …
 
Mi risvegliai sdraiata sul prato con la testa poggiata sulle sue gambe:
-Ahia, ma cosa è successo?
-Ehm … ci hai teletrasportati qui, ricordi?
-Tele…traspor…ta…ti?! Ma io non posso averlo fatto, non è mai successo, come, io non capisco …
-Ti fa male la mano?
-Perché utilizzate armi degli umani?
-Qui è così … a proposito, io mi chiamo Hercules ed ho il potere di curare e, dai, hai notato, affascinare …
-Ehm … ho anch’io il potere di sedurre! Ma non me ne vanto … e comunque, non è successo niente vero?
-Si però mi hai amato almeno per un po’, ma non mi hai detto il tuo nome …
-Dovrei? No, grazie … ah, non ti ho amato affatto, ero drogata! Comunque io dopo quel che è successo, ho capito abbastanza e me ne vado per sposarmi con …
-Sposarti?! Ma ci siamo appena conosciuti!
-Mica con te, genio! Ritorno nel mio mondo! Io non vengo da qui.
-Lo so … cioè, si vede …
-Ciao!!
-No aspetta, vieni con me …
Un po’ esitante lo seguii e dietro una vertiginosa collina …
 
Un prato verde smeraldo adornava col cielo azzurro una casetta di mattoni con un tetto spiovente rosso.
Pensai che fosse insolito ed assurdo quello strano posto … ma dissi –Wow, dove siamo?
-Casa mia, non la ricordi? Ah, non puoi ricordarla, scusa se ho dovuto …
-No, basta non mi interessa – dissi delicatamente – non voglio sapere cosa mi hai fatto …
Lui sorrise, occhi bassi poi mi si avvicinò e sfiorò le sue mani con le mie …
Un bacio spaccò quel silenzio imbarazzante, ma anche l’eco dello schiaffo che si meritò.
Quest’essere non aveva capito niente … non mi interessava, non ero innamorata.
-Ahia, ma picchi duro tu … sei impazzita?! Io ti ospito e pure il resto … e tu guarda a questa!
-Questa ha un nome!
-Che non mi hai detto!!!
-Macchia, mi chiamo Macchia – non avevo la ben che minima intenzione di svelargli la mia identità.
-Strano nome, proprio assurdo. Comunque hai un potere abbastanza forte – e con un sorriso malizioso continuò – non riuscivo a controllarti.
Dopo ricordai il lago, l’acqua fresca che mi bagnò il corpo il giorno prima … e chiesi –Ma il lago: dov’è?
-Illusione ottica e sensitiva … era il letto …
-Wow, devi spiegarmi come fai … hai un libro che posso studiare? Ehi! Non credere che tu mi stia simpatico.
-Si, certo … ma hai veramente intenzione di partire?
 
Certo che volevo partire, ma lasciarlo lì così mi sembrava crudele –Non subito … ma, di’ la verità, quante hai preso in giro così?
Il suo sguardo si rattristì, non potevo credere che io fossi la prima, era impossibile.
-Tante, tra le quali due con cui sono stato insieme … la prima è partita e mi ha mollato senza preavviso e la seconda … è stata uccisa … il re l’ha …
Non riusciva a parlare, ma io avevo capito tutto, e fin troppo bene … ma perché? Perché uccidere una ragazza innocente?
-Il re non vuole che mi innamori … - rispose al mio pensiero …
-Non … non è possibile, lui non ha potuto … - ma lui stava piangendo ed io dovevo sostenerlo, dovevo abbracciarlo, lui era tutto per me in quel momento. Anche se aveva approfittato di me, avevo bisogno di lui, e sinceramente ero attratta fisicamente, tutta colpa dell’allineamento dei pianeti.
 
Mi risvegliai abbracciata a lui, le nostre gambe attorcigliate ed un odore di fresca campagna.
Non era successo nulla, ma eravamo rimasti stretti tutto il tempo.
Si prospettava una giornata pressoché piacevole. Pian pianino mi ‘slegai’ e sgattaiolai un po’ dappertutto per trovare un benedetto bagno: la terzultima stanza!
Dopo essermi svegliata per benino ritornai nella stanza da letto, ma lui non si vedeva.
Pensai che sicuramente si fosse svegliato e che dovesse essere da qualche parte, mi voltai per cercarlo ma due calde mani mi accarezzarono la schiena e la pancia, abbandonandosi ad un lungo abbraccio. Ed eccolo di fronte a me che riprovava a baciarmi ed io lo scansavo.
-Ricordi quando ti ho chiesto il tuo nome? So che non è Macchia, dimmelo …
-Argentea, mi chiamo Argentea … tu leggi …
-Nella mente … Ecco, Argentea, sposa me e non quel bell’imbusto della tua città …
-Non è così semplice … io sono di Bianca Via, la vostra galassia ‘nemica’…
-E tu come hai fatto ad entrare? Non è possibile!
-Per me si, sono metà bianca e metà nera …
 
-Oh no, la legenda … devi fuggire, se il re ti catturerà e scoprirà chi sei ti ucciderà, ed in più ucciderà anche me per averti ospitata.
-Che legenda? Racconta e non preoccuparti …
-Questa narra che una ragazza dell’altra galassia sarebbe venuta per unire i due mondi ed assomigliare, insomma, agli umani … e questo è inevitabile e non puoi fuggire dal tuo destino.
-Io non voglio somigliare agli umani, quegli si uccidono, si odiano, maledetti loro ed il loro mondo imperfetto! No, a costo di uccidermi, ma questo no.
-Se non sarai tu, sarà qualcun’altra … amore, io ti aiuterò, perché c’è stato un profeta che ha svelato un piccolissimo particolare: se riesci ad uccidere il mio re, l’unione non avverrà ….
-E così sia!! Ma non sono il tuo amore … ricordatelo!
 
Partimmo, chilometri e chilometri, con mezzi alternativi: bus, taxi e vari teletrasporti che però mi sfinivano.
Dovevamo raggiungere un certo Kind (che poi non era tale) per acquistare delle armi ….
Se volevamo uccidere qualcuno, queste servivano perché il mio potere non era abbastanza forte.
Detestavo l’idea di viaggiare così tanto, ma dovevo. Ero l’unica speranza.
Assomigliare agli umani ci avrebbe reso così assassini che avremmo potuto distruggere tutte le altre galassie. Non è razzismo … è buonsenso!
Sostammo in una piccola locanda, dove prendemmo una stanza perché il tramonto stava per lasciar posto alla Luna piena. Io intendo Luna un pianeta simile a quello umano, logico che non sia proprio quello.
Comunque arriviamo lì e Hercules disse -Una stanza con letto matrimoniale.
Lo fulminai con lo sguardo, poi presi le chiavi e mentre salivamo le scale escogitavo un modo per non dormire con lui. Pensai che fosse troppo ostinato, non mi ero mai innamorata di un ragazzo al punto tale da saltargli addosso … lo so, se mi impegno posso essere una rottura …
Così arrivammo nella santissima stanza, che fatica fu però raggiungerla …
                                                                                                                                 
Ci sedemmo sul letto, maledettamente matrimoniale, e guardandolo gli dissi – Tu non hai compreso a fondo ciò che ti ho ripetuto energicamente … non mi piaci, ero drogata e non è stato consensuale!
Lui sorrise – Ho afferrato il concetto … ma sembrava tutto così reale …
-Era reale, ma mi hai usata, lo capisci questo? Si o no?
Abbassò lo sguardo, e si lasciò cadere completamente sul materasso. Sapevo che si fosse pentito delle sue ‘azioni’ ma volevo tirare la corda e vedere come si sarebbe comportato.
Allora disse – Quando questa missione sarà finita non mi vedrai mai più …
-Non ho detto ques..
-Prendi una decisione!! Io soffro, anche se non lo noti. Ho un’anima, un cuore, oltre agli ormoni, ma forse questo non l’hai notato!!! Anch’io non sono completamente nero, perché se amo ci sarà un motivo!
Presi il mio zaino e uscendo dalla camera correndo, diventai invisibile e così anche tutto il materiale che avevo con me.
Mi fermai e rimasi in silenzio, lui era rimasto fuori dalla porta con gli occhi assenti.
Cosa avevo voluto dimostrarmi? Ma ormai quello che era fatto non si poteva cambiare …
Però forse c’era ancora una speranza, dovevo provarci.
Mi avvicinai a lui, sempre invisibile e silenziosa, e lo baciai. Perciò ritornai me (visibile) e lui sorrise tra le lacrime.
-Io … mi dispiace … davver…
-Stai zitto e baciami!
Mi strattonò sul letto cominciando a baciarmi il collo e accarezzandomi lungo la schiena …
Mi travolse un esuberante piacere che mi fece gemere, ma volevo tenere io le redini.
Ribaltai la situazione, ma lui non mollava, aveva voglia di mostrarsi più forte.
Però non riusciva e per un primo momento tenevo io il ‘potere’. Non avevo intenzione di baciarli solo il collo, troppo poco. Ma quando stavo andando a fondo, lui mi ferma.
Uno strano rumore attirò la nostra attenzione: chi poteva mai essere a quell’ora?
Ci vestimmo in fretta e furia (lui senza mutande ed io con le sue perché le mie erano scomparse …) e Hercules aprì la porta: era il servizio in camera. Avevo uno sguardo incazzato e deluso … avevamo smesso solo per aprire a questo personaggio magro e menefreghista? Avrei preferito fosse il re in persona con una pistola puntata verso di me.
Allora ci sedemmo sul letto, lui sorrise e disse - Fortunati, vero? Per me potremmo anche ricominciare ma domani dobbiamo essere in forma, non avremmo già dovuto inizialmente …
-Ok, ma non ti capiterà mai più un’occasione come questa!
-Ah, ed allora è tutta un’altra manica – comincia a sbottonarmi la camicia presa a cavolo dalla sedia cinque minuti prima – tu lo sai che ci tengo a te – e mi abbraccia sussurrandomi all’orecchio – ed esaudirò ogni tuo piccolo desiderio -.
Così salì su di me, e vabbe’ utilizzate quella poca (o tanta) di fantasia che avete …
 
-Amore … è mattino … svegliati …
-No, Martina ho sonno!!
-Come è che mi chiamo?
-Ah, Argentea sei tu. Ho un mal di testa … pensavo fossi, ma era solo un sogno …
-Chi è Martina? – chiesi con tono tranquillo, quasi curioso ma solo per nascondere la mia amarezza di fondo.
-Nessuno, non preoccuparti, roba vecchia …
-Sei proprio uno stronzo, però di quelli grandi! Dimmi chi è o non mi vedrai mai più!! – avevo decisamente perso il lume della ragione.
-Argentea non fare così … ti prego, posso spiegarti, ma devi lasciarmi parlare …
Io ero poggiata sulla porta, con uno sguardo disgustato – Ti ascolto, sono tutta orecchie. Ah comunque ti sto aspettando, io la voglio una spiegazione!
-Martina è, non ci crederesti mai, – lo diceva con un sorriso imbarazzato – la mia fidanzata immaginaria. Certo, per un primo momento potresti ridere ma se pensi che non potevo avere relazioni, allora ti è tutto più chiaro. Sai, lei ti somiglia molto: seduttrice, ambiziosa e testarda.
-Vorresti dirmi che io mi stavo trasformando per questa sciocchezza che non volevi raccontarmi?
-Eh già … scusa non dovevo …
-Sono così squallida … mi faccio schifo da sola.
-No, altrimenti non ti amerei così tanto. Ma dovremmo sbrigarci, il cammino è ancora lungo …
-Io odio viaggiare, però amando te qualche altro chilometro lo percorrerei …
-Qualche?
-Dai, fammi sognare …
 
Dopo due chilometri e mezzo ci fermiamo davanti ad una capanna, vecchietta ma con un suo fascino.
-Dove siamo?
-Questa è casa di Kind, sei contenta?
-Io si, tu?
Lui sorrise e mi baciò sulla fronte …
Entrammo, era abbastanza buio ma visibile, comparve Kind e ci fece accomodare.
Era un bellissimo ragazzo: capelli neri come la cenere, occhi azzurri come un fiume limpido ed un fisico da paura. Hercules si accorse della mia sorpresa e del mio imbarazzo, perciò fece una smorfia quasi avesse perso una scommessa con se stesso. Io lo abbracciai forte, amavo lui e nessun altro. Allora sorrise con imbarazzo.
-Ehi, non mi hai detto che avevi trovato un’altra!!- disse Kind, non curandosi di me.
-Perché un’altra, non dire così, lei è diversa …
-Si, è più grassa, ma te l’ha data almeno?
Mi accorsi di essere diventata blu, con le stelle argentate ed insomma un vampiro, così lo guardai e dissi –Non farmi incazzare altrimenti ti uccido, siamo qui per munizioni perché devo salvare il mio ed il tuo mondo e quindi smettila! Portami un filo di rispetto, stai parlando con una creatura superiore a te in tutto e per tutto.
-Amore calmati, smettila ... – e mi abbracciò così forte che sentii il suo calore e ritornai in me e me stessa.
-Oh cazzo … cioè … ehm … scusa … io non volevo, ma è solo che Hercules non si innamora di qualcuna con un minimo di intelligenza e perciò non potevo sapere, perdonami …
-Già va meglio, non preoccuparti, non sarei mai stata capace di ucciderti … solo se mi avessi attaccato.
-Ok … allora le armi sono quelle lì, dove hai intenzione di caricarle?
 
Non avevamo un auto, un qualsiasi mezzo per trasportarle. Very good!
Meglio di così … io non ci avevo proprio pensato.
-Ehm, con la tua gip … hai detto che me la prestavi …
-Si scherzavo ... dovevate vedere le vostre facce! Ahahah!!
Era un idiota, ed Hercules non doveva essere per nulla invidioso … Kind era il classico bello ma stupido.
Eppure quell’affermazione mi fece pensare. Mi ero arresa troppo presto? Probabile …
Ma non sarei riuscita a resistere più a lungo …. Io l’amavo!! E mi chiedevo se fosse proprio quello strano sentimento ….
La mania di scrivere però non si era ritratta:
Lo so
Io so di non amare davvero,
se tu ami non pensi s’è vero,
però soffro a volte, amore,
ma sarà per tutta questa illusione.
 
Quest’ansia di rivederti,
non voglio più ascoltarti,
lo so che spesso menti,
perché il passato rimanga tale.
 
Ma tu sai, sai tutto di me,
ed io so, so che lo sai,
perché ti ho raccontato,
e tu comunque mi hai amato.
 
Ti ringrazio per ogni singolo istante,
per quando mi paragoni a Dante,
ma lui visitò l’inferno e il paradiso,
ed io devo accontentarmi del tuo sorriso.
 
Perdonami.
 
 
Dopo il medesimo lungo viaggio, ‘sta volta in gip, guardai Hercules intensamente mentre guidava.
Stavo per appisolarmi quando mi accorgo di una sua cicatrice sul collo. Pensai fosse strano, la sera prima non aveva nulla, ed io lo sapevo con certezza.
La luce del mattino mi accecava, non riuscivo a vedere bene quel segno.
Così, sommersa dalla curiosità attesi una fermata per potermi avvicinare a lui.
Dopo venti minuti, parcheggiammo vicino ad un albero … un grande salice piangente. Meraviglioso!
-Amore abbracciami … -così mi accoccolai tra le sue braccia e riuscii a vedere meglio quella macchia. Macchia perché non era affatto una ferita, ne un livido, ma … un succhiotto!!!
Peccato non fosse il mio, e per quanto ne sapessi: lì non avevano strani modi di comportarsi, tipo sbaciucchiarsi tra amici …
Allora …
 
Non avevo intenzione di sconvolgerlo lì, così, ma attendere il momento opportuno!
Però non potevo crederci, non volevo nemmeno pensarci.
Come potevo? Io l’amavo e lui mi aveva ucciso, pugnalato alle spalle.
-Sai cosa odio?
-Cosa?
-I bugiardi, quelli che tradiscono la mia amicizia, o il mio amore …
-Si, ma che cosa centra?
-Niente, stavo pensando …
Era così stronzo, ma anche così bravo a recitare, un attore …
Vedevo tutto nero però dovevo stare calma o mi sarei trasformata in un mostro, perché per me il vampiro blu era tale, mostrava la mia anima nera.
 
Arrivammo al castello, ero terrorizzata, ma questo era il momento clou! Dovevo stare all’erta … una mossa sbagliata avrebbe potuto portarmi nella tomba …
Sgattaiolai dietro un cespuglio ed osservai le guardie … avevano degli occhi rossi, sarebbe bastata una ninna nanna per farli crollare. Ma non potevo pensarci … la mia mente solo alla mia missione, unicamente alle vite di tutti. E questo mio ragionare, anche se mi terrorizzava, mi dava la forza di camminare.
Dovevo usare il teletrasporto … l’avevo utilizzato durante il viaggio, ma da una settimana non ci provavo per conservare l’energia.
Il re mi aspettava, non era sorpreso. Lo guardai e volevo ma non potevo attendere così pronunciai la formula che uccide il male – Ti perdono!
Tra gli umani questa semplice frase viene abusata ma da noi è un sacrificio perché ci abbassiamo all’altro … e poi se usata come bugia provoca la morte.
Una leggenda narra che un personaggio amante del denaro, per frodare il prossimo, chiedesse perdono ma non si pentisse minimamente. Allora il suo animo cominciò a consumarsi ed i sensi di colpa lo avvolsero. Lo trovarono impiccato e le uniche parole che lasciò scritte furono: ‘mi pento per davvero’. C’è chi dice che fu Dio e chi, essendo ateo (siamo così simili agli umani), crede fosse stato un omicidio.
Comunque il re morì ed io fuggii via. Ora potevo tornare a casa, finalmente.
 
-Hercules devo dirti una cosa …
-Brutto segno questa frase. È successo qualcosa? Non ti basta l’aver sconfitto quello?
-Chi è lei?
Cominciò a respirare affannosamente ed io gli ricordai del succhiotto di qualche giorno prima, allora mi disse –È stata solo una notte … non la conoscevo mica.
-Pensi sia meglio? Ma come fai a guardarti allo specchio senza sputarlo, anzi: come fai a guardare me!
-Tu non puoi capire … devo mantenere il mio onore e tu davv…
-Allora essendo stupida e inferiore a te, ti saluto dicendoti addio.
-No, ti prego! Non puoi …
-Invece si! Ti odio ed io stupida che ti ho donato il mio cuore … non preoccuparti, non mi vedrai mai più.
-No! Io ti amo!!!
Ma io non mi voltai nemmeno. Mi teletrasportai al deserto di Solitudine, però ero distrutta così mi trascinai per qualche altro metro e mi fermai.
Pensavo, quasi fosse un divertimento, a tutti i giorni passati, alle sue mani calde sulla mia schiena, al suo sorriso che credevo solo mio. Ero solo una stupida, una bimba che non utilizzava il logos per davvero. Ma cosa poteva esserci in quel ragazzo che lo rendeva così magico ai miei occhi? Solo la menzogna!
Comunque avvenne tutto molto velocemente e quasi non potevo crederci …
Avevo sconfitto il re, lasciato Hercules e intrapreso il ritorno a casa. Mancava solo il matrimonio, perché avevo capito che solo Ryan era per me, e mi amava davvero.
Con le ultime forze che avevo pensai a lui e svenni. Doveva essere una mia abitudine … comunque mi risvegliai in un letto larghissimo, in una stanza con colori pastello … mi trasmetteva tranquillità.
 
C’era un odore di lavanda ed un silenzio che non volevo interrompere con il mio passo, goffo in tutta quella perfezione; ma dovevo, per scoprire dov’ero capitata questa volta …
Aprii la porta di legno massello con un pomello d’oro massiccio (sembrava un casa molto antica) ed osservai i lunghi corridoi. Se mi fossi distratta troppo, avrei potuto perdermi!
Non feci un passo fuori dalla porta perché sentii dei rumori lungo le scale che portavano al corridoio.
Stava arrivando qualcuno, dal passo non sembrava un uomo … ma chi poteva darmi la certezza? Io ero allerta.
Non sapevo dov’ero ma quel posto sembrava così ospitale e familiare.
Dall’uscio andai al letto, presi un cuscino e lo misi tra le coperte, poi mi nascosi sotto il letto.
Aspettai … mi sembrarono i secondi più lunghi della mia vita. Finalmente entrò qualcuno. Urlai – Ryan!-. Già, era proprio casa sua! Ed io che non pensavo ad un violentatore.
-Ehm … che ci fai sotto al letto?
-Non sapevo che fosse casa tua, ma io non capisco perché io …
-Ti sei teletrasportata qui. Eri svenuta e tutta sporca e io credevo fossi morta- aveva gli occhi lucidi- ed io voglio solo un no. Solo un no per poter ancora avere un motivo per respirare. Dimmi che non mi ami così non soffrirò più …
-Ed io che ero venuta per dirti che ti amo anch’io- lo guardai con un sguardo malizioso- allora, hai cambiato idea?
Ma non mi rispose, od almeno non poteva, era già intento a baciarmi. Non pensavo fosse così confortante fino a quel momento. Tutto era finito finalmente, così credevo.
 
Dopo due anni di fidanzamento ci sposammo, ma, dopo dieci anni di matrimonio, il rapporto iniziò a strapparsi. Esso si basava sulla fiducia, e lui non ne aveva molta in me. E dire che non gli avevo mai raccontato di Hercules … chissà cosa avrebbe fatto. Ma, naturalmente, successe qualcosa che gli stimolò questo scarso senso di affidabilità nei miei confronti: un mio tradimento davanti ai suoi occhi. Ci fu una sera che in un ristorante, dopo aver bevuto troppo, cedetti a delle avance di un tipo. Se avessi saputo le conseguenze, secondo me, nemmeno da ubriaca avrei dato quel bacio e fatto quello sbaglio.
Però io l’amavo, e non volevo saperne del divorzio. Dopotutto, avevo intrapreso un viaggio lunghissimo per capirlo, ed ora non potevo tirarmi indietro. E comunque: chi avrebbe mai sposato una divorziata trentenne? Sarei dovuta partire nuovamente per conoscere altra gente, e non ne avevo voglia. (ah si, nella mia città c’è un detto che dice: le divorziate non si toccano perché hanno tradito la fiducia di Dio; di nuovo ‘sta fiducia!!).
Così chiesi consiglio a mia madre che mi disse – Un figlio risolve ogni contrasto.
Non è approfittare o qualcosa del genere, infatti un figlio, pensai, avrebbe aiutato. Dopo tre mesi mi accorsi che non rimanevo incinta. Feci alcuni esami e scoprii di non poter avere figli, così anziché migliorare, il nostro rapporto peggiorò perché lui mi trattava come un sfigata maledetta da Dio per il mio passato ed il mio famoso viaggio e mi guardava con compassione. Allora il mio dolore sembrava non passare mai …
 
-Argentea! Sei pronta?
-Si, un momento …
Avevamo deciso di andare in vacanza a Sleepland per, appunto, riposarci e riappacificarci.
Io, naturalmente, ero informatissima sul luogo e ne sapevo più delle hostess … Adoro vedere posti nuovi, perciò quando arrivammo ero felicissima. Ryan se ne accorse e mi disse – Era da un po’ che non ti vedevo così … mi mancava questa parte di te … - con quel suo solito sorriso che mi faceva sciogliere ed arrossire. Mi abbracciò e, vedendomi una lacrima salata scivolare sul viso, mi baciò.
Fu come la prima volta …
Io ero disposta a perdonare i suoi insulti ed ero convinta che anche lui volesse far pace, ne ero certa.
C’erano due piscine gigantesche e una per bambini, così innocenti e sinceri; e le villette. Con le mura bianche ed il tetto di legno, mi trasmettevano la tranquillità di casa ed, entrando nella nostra, un parquet e le decorazioni, sempre di legno, ricordavano quel rustico della casetta di Hercules. Stranamente ci pensai, non lo consideravo da tempo e per me era come se non lo avessi mai conosciuto. Ryan non aveva nulla da invidiare, era molto meglio. Romantico, sensuale, bellissimo ed intelligente. Molte mie amiche mi invidiavano, tra cui Nuvola che per un po’ mi oscurò (nessuno mi vedeva, pensandoci era una ‘figata’). Chissà perché mi venne in mente.
Comunque passammo una bella giornata, in piscina la mattina e in discoteca la sera. Sembrava che tutto quello che fosse successo, fosse solo un sogno …
 
Non avevo considerato però gli istinti di Ryan … già! Lo vidi che si baciava con un’altra ma non intervenni, sapevo che fosse sobrio però l’amavo e non importava il mio dolore.
Ma ci fu una bella notizia: la mia dottoressa mi chiamò personalmente per informarmi che l’ambulatorio, dove avevo fatto i test per capire perché non rimanessi incinta, si era sbagliato ed io ero feconda. Perciò potevo rimanere incinta. Mi segnai comunque che in quell’ambulatorio non avrei fatto  più test. Non lo dissi a Ryan, non volevo avere figli da lui.
Tornati dalla vacanza era tutto ok, ed eccoci arrivati al capitolo di partenza (quello in cui mi dice che l’ho tradito). Stanca ormai della vita, ho deciso di divorziare e partire per il famoso deserto di Solitudine.
 
Non ho intenzione di incontrare qualcuno ma di cambiare aria. Rimanere nella mia Galassia mi soffocherebbe ed io ho bisogno di un po’ di libertà. Dopo aver superato il deserto ci sono alberi altissimi, neri con foglie argentate; salici piangenti con frutti color oro ed erba freschissima. Non ricordavo questo luogo neanche un po’. Respiro a pieni polmoni ed ascolto il vento, ma c’è un rumore di passi. Allora mi giro ed ecco un uomo che mi chiede – Chi sei? Non ti ho mai visto da queste parti …
-Vengo da molto lontano – risposi – troppo lontano … Come ti chiami?
-Hercules … tu mi ricordi … Argentea! Sei tu?
Sorrido e lui fa altrettanto, ci abbracciamo e lui piange di felicità.
-Speravo ogni giorno che tu tornassi e finalmente sei qui.
-Ho sbagliato ad andarmene, ma tu mi avevi tradito e ..
-Non ho più toccato una donna da quando sei fuggita … volevo solo te!
-Uh, già ci provi? Cominciamo bene …
Mi prende per mano e mi accompagna di fronte ad un lago. Mi affaccio e mi vedo: ero più bella, meno pallida e … felice!
-Non c’è tempo da perdere – dico – ne abbiamo già perso abbastanza.
 
Dopo nove mesi eravamo una famiglia felice con una figlia meravigliosa. Finalmente ho trovato l’uomo della mia vita o almeno una persona sopportabile.
  
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