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Autore: Iridia    30/07/2011    3 recensioni
Non c'è tempo per pensare. Non ora.
Promettimi di non morire.

Una frazione di tempo, un granello di sabbia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Corsi verso l'alloggio, la sua mano nella mia.
Da quel momento partiva il conto alla rovescia, la clessidra dei nostri minuti veniva girata, faceva scorrere granello per granello il nostro tempo, quello che ne rimaneva.
Non aveva ancora chiuso la porta che gli gettai le braccia al collo, poggiai la mia testa dolorante sul suo petto così accogliente, sicuro. Sentii il suo cuore iniziare a battere velocemente, sempre più. La sua mano mi strinse ancora di più a lui, isolandomi dai suoni del mondo, dal rumore di altre vite.
-Ed ora?- Nalir non rispose. -Ho paura.-
Con lui potevo lasciare da parte l'orgoglio, potevo far scorrere le mie lacrime, liberarmi dei miei pesi, rivelare la mia anima, scoprire la mia essenza. Eppure non mi ero mai sentita indifesa, era lui la mia barriera, la mia protezione dal mondo che ci circondava. Quel mondo che girava, che faceva alternare notte e giorno senza curarsi di chi doveva vivere, senza dare seconde possibilità. Quella terra che assisteva a morte, pazzia, ribellione, amore, senza dire nulla, senza giudicare. E tra quelle quattro pareti, avvolta nel suo profumo, nelle sue braccia, era come se quel dannato mondo scomparisse in un nero mare di stelle.
I miei occhi si fecero presto umidi ed una sensazione di calore solcò le mie guance, bagnando i miei capelli, andando a fissarsi sulla sua tunica.
-Non piangere, Ferah. Passerà anche questa guerra, torneremo a vivere ad Asidi, ce la faremo. -
-Non lo so, non sono sicura di nulla, non … non riesco a pensare. Ho paura di perderti.-
Sentii le sue braccia rompere la barriera. Tenni gli occhi chiusi, non volevo separarmi, non volevo lasciare il mio castello, la mia fortezza.
Le sue dita avvolsero il mio volto con delicatezza. Tutte le volte che mi toccava, che lo toccavo, un brivido di piacere mi percorreva la schiena, illuminava i miei sensi, mi permetteva di dimenticare le preoccupazioni.
Ma la morte non è una preoccupazione, è un destino imminente, una paura nel profondo, l'ignoto che non volevo scoprire. Ed anche il suo tocco angelico non poteva fermare il mio dolore, il terrore che mi attanagliava il respiro, il fumo nero che invadeva i miei pensieri.
Sollevò il mio volto devastato dalla battaglia, dal pianto, e poggiò le sue dolci labbra, calde, roventi, sulle mie, fredde, ghiacciate. Il suo respiro sulla mia pelle, le sue mani che si chiudevano sulla mia vita.
Avrei potuto perdere tutto questo, avrei potuto non averlo mai più, non avrei più rivisto i suoi occhi. Pugnalate al cure. Ogni pensiero, ogni immagine, era dolore. Dolore pungente, lacerante, insopportabile. Dolore che riversavo in lui, nel suo bacio calmante, nei suoi capelli corvini tra le mie dita. Dolore che scioglievo nel pianto che sembrava non voler darmi tregua, nelle mie mani tremanti.
Feci un passo indietro, lui mi seguì. Lui mi seguiva sempre, lui era l'ombra che mi rassicurava, l'ombra che chiudeva il mio passato in un angolino, facendomi sentire nuova, chiara.
Istintivamente mi sedetti sul giaciglio.
Continuava a baciarmi, come se volesse farmi dimenticare, come se avesse bisogno di dimenticare. Forse aveva paura anche lui. Forse era tutto quello di cui avevamo bisogno.
Le sue mani mi percorsero la schiena, le mie dita si posarono sul suo collo. Brividi.
Il corpetto si allentò. La sua tunica scivolò via. Non vedevo nulla, non avevo bisogno di aprire gli occhi. Era come trovarsi nel mezzo di una tempesta, come sentirsi al centro di un uragano; era semplicemente meraviglioso.
Era meravigliosa la sua delicatezza, il suo tocco riservato, la sua paura di sfiorarmi. Era meravigliosa la purezza di quei gesti.
Il suo respiro, una carezza gentile.
Non avrei permesso a nulla al mondo di portarlo via da me, avrei combattuto per salvarlo, avrei dato il mio cuore, la mia anima, tutto ciò che potevo. Ma nessuno avrebbe potuto ferirlo, niente avrebbe potuto fargli del male.
La guerra, le battaglie, la morte, nulla.
Avrei usato il mio corpo per proteggerlo, avrei consumato me stessa fino all'ultimo battito del mio cuore, invaso dal suo amore, dalla sua tenerezza.
Eravamo giovani, giovani esseri umani costretti a crescere, obbligati dal tempo a diventare maturi. Non avevamo scelta, il tempo non aspettava, la terra continuava a ruotare.
La sera divenne tenebra, le nubi divennero fumo.
La clessidra delle nostre vite continuava imperterrita, i granelli cadevano, scandendo ciò che ci rimaneva.
Scandendo il passare dei secondi fino alla mia morte.
Fino al momento in cui avrei dovuto dire addio ai suoi occhi, agli occhi della mia vita. 



Volevo scrivere in prima persona, ed era notte. Mio sono particolarmente affezionata a Ferah (un personaggio dell'original Fantasy ancora in corso "Alhira", se vi va fateci un salto ^^'') e la sua storia mi ha ispirata. Forse questo testo è sdolcinato, scontato, noioso, ma vi giuro che mi è piaciuto scriverlo. In caso vogliate, aggiungetemi su Fb, sono MilunaSky Efp *__*
Ringrazio chi leggerà, spero possiate lasciarmi commenti, recensioni, consigli, critiche, tutto quello che possa aiutarmi a crescere. Grazie ancora, grazie di cuore. =)

   
 
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