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Autore: _MissDarcy    30/07/2011    1 recensioni
Silvestro è nato e cresciuto al mare, così, quando si trasferisce nella cupa Torino si sente un po' perso senza il suo blu. Ma nella nuova città incontrerà tante persone nuove, il dolce Leo, il cinico Giulio, la sfacciatissima Cecilia e tanti altri, che coloreranno la sua vita, perchè anche se nel grigio della città sembrano sanno sempre brillare.
La mia prima storia slash, senza tante pretese^^
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma qui non ci sente nessuno
Siamo tante stelle di fumo,
Che convivono
Si tormentano…

(Luca Dirisio, Il mio amico vende il tè)


Silvestro continuava ad ascoltare a tutto volume Luca Dirisio mentre camminava per le vie di Torino, straniero in una città che avrebbe dovuto chiamare sua, visto che era da giugno che aveva traslocato lì, lasciando per sempre il suo amatissimo Spotorno, un piccolo paese sul mare della Liguria, in cui era nato e cresciuto. Aveva passato l’estate chiuso in casa, uscendo solo per vedere, da solo, Harry Potter al cinema, per nulla desideroso di mescolarsi alla folla di ragazzi di ogni genere che vedeva nelle vie. Erano strani quei gruppi, ognuno aveva uno stile determinato e discretamente orribile, da quelli che si vestivano di rosa acceso a quelli total black che sembrava avessero un serio bisogno di uno psicologo. Lui non apparteneva a nessuna di queste categorie: si vestiva come un ragazzo campagnolo, con i jeans e una maglietta a caso, magari un po’ slabbrata, ascoltava musica fuori moda e portava sempre un vecchio paio di scarpe mezze distrutte. Così era rimasto in disparte, non era mai stato in via Garibaldi, in via Roma, in Piazza Vittorio o all’Hot Gallery in cerca di amici, era rimasto nella sua nuova stanza con le stelle appiccicate al soffitto a vedere anime ambientati al mare o a giocare con la sua sorellina di tre anni.
Così, quel dodici settembre, si trovava ad andare in una scuola sconosciuta piena di gente sconosciuta completamente diversa da lui, con cui avrebbe dovuto trascorrere gli ultimi due anni di liceo classico. Non che Silvestro fosse prevenuto nei confronti dei suoi nuovi compagni, anzi, dopo tre mesi di solitudine il suo carattere aperto reclamava dei nuovi amici, semplicemente li considerava differenti, sia nel modo di atteggiarsi che nel modo di essere, da lui che era un semplice campagnolo con la nostalgia del mare.
Eccolo, davanti al liceo Massimo D’Azeglio insieme ad altri studenti che, radunati in gruppetti, chiacchieravano di come avevano passato l’estate e, come al solito, erano raggruppati in base al modo di vestire, tranne qualcuno, che ostentava fieramente una mescolanza di stili differenti e veniva guardato male dagli altri.
Silvestro si tolse le cuffie dalle orecchie, cercando qualcuno con cui attaccare discorso prima che suonasse la campanella. Gli cadde l’occhio su una ragazza vestita e truccata in modo vistoso, da sgualdrina per essere precisi, che chiacchierava con un gruppo di alunne più piccola facendo grandi gesti, poi notò una giovane seduta sugli scalini, che leggeva l’Ulisse di Joyce e aveva tutta l’aria di essere tremendamente snob, dietro di lei un nugolo di tamarri che tenevano della musica piuttosto ripetitiva a volume troppo alto e alla fine vide un ragazzo, anche lui da solo, ma con l’aria di aspettare qualcuno. Aveva i capelli scuri e lisci, qualche lentiggine e due occhi blu dello stesso colore del mare, tanto che Silvestro rimase a bocca aperta, perché un blu così non avrebbe mai sperato di ritrovarlo a Torino.
Si avvicinò a lui, un po’ timido, sfoderando il suo migliore sorriso amichevole e gli domandò gentilmente:
-Aspetti qualcuno?-
Il ragazzo trasalì, come improvvisamente destato da un sogno ad occhi aperti e imbarazzato rispose:
-Sì, Giulio. Ci conosciamo?-
-Veramente no, sono nuovo di qui. Mi chiamo Silvestro.- asserì l’altro, pettinandosi con le dita i capelli biondi, un tempo schiariti dal sole.
-Cosa? Ma scherzi?-
Il giovane era stupito, come un po’ tutti a sentire quel nome da cartone animato che sua madre, che era sempre stata di gusti strani, gli aveva affibbiato, dicendo che almeno non si sarebbe confuso con dei ragazzi che avevano lo stesso nome, anzi, un nome particolare era una garanzia per non essere dimenticato e per rimanere vivido nella memoria delle persone, cosa che però non era sempre vantaggiosa.
-No, a mia madre piacciono i nomi strani, pensa che avrebbe voluto chiamare mia sorella Titti, però mio padre gliel’ha impedito, dicendo che non ci teneva ad avere come figli il cast completo della Warner Bros. Così l’ha chiamata Giulietta.- raccontò lui, che non aveva mai avuto problemi a parlare con gli estranei ed era molto eloquente.
-Ah, carino. Mi chiamo Leonardo, Leo, comunque. Da dove vieni?- chiese il ragazzo coi capelli scuri, interessato da quello straniero.
-Spotorno, in Liguria, vicino a Savona. È sul mare e un po’ mi manca, la città a confronto sembra così grigia!- sorrise Silvestro.
-Ci credo. Un giorno devi venire da me, in campagna. Abito in provincia, vengo qui in treno e i miei hanno la casa proprio vicino ad un bosco e vedrai, tutto quel verde ti consolerà dalla lontananza del mare.-
Anche Leo era un ragazzo espansivo, seppure di meno dell’altro, ed era desideroso di farsi nuovi amici anche lui, perché in quel liceo si sentiva un po’ solo, dato che non apparteneva a nessun gruppetto in particolare. Lui e il suo migliore amico erano in disparte da tutti, benvoluti ma tenuti al di fuori, surclassati al rango di semplici compagni di scuola, invece che amici e la cosa gli pesava un po’, non perché non volesse bene a Giulio, il suo amico, semplicemente perché avrebbe voluto conoscere gente nuova, dopo tre anni passati a fare da tappezzeria sempre insieme alla stessa persona.
-Ci conto, allora. Vorrei dirti che anche io vivo in posto pittoresco, ma in realtà la mia casa è uno squallido appartamento a pochi passi da qui, senza nemmeno un giardino.- rispose il biondo, leggermente intristito.
-Dai, Torino non è così male, ha i suoi lati positivi. È come una vecchia signora ingrigita, però se la vedi da vicino è ancora bella e ci sono tante cose interessanti da vedere.-
-Se intendi musei no grazie, non sono un amante della storia o della cultura in generale.- lo frenò allegramente lui.
-E allora cosa ci fai ad un liceo classico? Qui siamo tutti secchioni, no?- lo prese in giro Leo, che anche lui non amava quei luoghi.
-Io non tanto, mi piace leggere, mi piace vedere come una parola su carta scritta mille anni fa sia vera ancora oggi, di come quella stessa parola a così tanto tempo di distanza ci dica qualcosa, ci insegni.- spiegò Silvestro, un po’ imbarazzato a parlare con un semi sconosciuto di un argomento così importante per lui.
-Capisco. Quindi finirai a lettere, giusto? Io invece sono qui per medicina, la sogno da sempre.-
-Esatto, lettere moderne, ma ho ancora due anni.- sorrise.
-Anche io! Fai seconda liceo* quindi! E che sezione?-
-A, sì, la A. Hai idea di dove sia?- chiese, contento di aver conosciuto almeno uno del suo anno.
-Sì che lo so è anche la mia sezione. Ci sediamo vicini, vuoi?-
-Eccome, ma non sei d’accordo con qualche tuo amico?-
-Con Giulio, ma così gli toccherà stare vicino a Cecilia e non credo piangerà molto.- disse spigliato Leo, ricordando la passione dell’amico per quella stramba ragazzina.
-Lo sai che non si parla male degli assenti, vero, Leo?- lo rimproverò Giulio, che era arrivato alle sua spalle, con i soliti occhiali rettangolari spessi e la faccia di chi ne sa sempre una più degli altri. Era un ragazzo bizzarro, quasi più adatto ad un romanzo che ad un liceo, sempre sputare sentenze e a mettersi in mostra portando libri di filosofia voluminosissimi nello zaino per poi mettersi a leggerli davanti a tutti nell’intervallo. Aveva un che del Dottor House, per questo alle ragazze non era indifferente, anche se lui se ne curava poco, giudicandole tutte “galline”, eccezion fatta ovviamente per Cecilia.
-Scusa Giu’. Lui è Silvestro, il nostro nuovo compagno. Silvestro, lui è Giulio.- li presentò Leo, mentre i due si stringevano la mano, studiandosi.
-Nome pittoresco. Deriva dunque dal Gatto Silvestro?- domandò il ragazzo con gli occhiali, volendo provocare il compagno, che però non colse la sfumatura di derisione della frase e annuì, raccontando ancora la storia di sua sorella.
- Suggestivo. Entriamo allora, o dovremo sederci in braccio alla Gelsobelli, cosa che non auspico con particolare ardore.- sentenziò Giulio, scostandosi i capelli rossicci dalla fronte e avviandosi verso l’entrata, non prima di aver scambiato due parole con una ragazza che Silvestro riconobbe come la giovane truccatissima che aveva notato prima, che evidentemente doveva essere Cecilia.
-Ma parla sempre così?- domandò a Leo, accennando al rosso che stava salendo le scale al fianco della ragazza.
-Sempre.- gli rispose l’altro, ridendo.

*

La seconda A si trovava al secondo piano, proprio accanto alla presidenza, per sfortuna degli alunni, ma era soleggiata, non troppo calda e anche discretamente grande. Silvestro e Leo presero posto in penultima fila, in un banco accanto alla finestra che mostrava agli occhi del biondo un cielo azzurro, proprio come quello che vedeva dalla finestra della sua classe a Savona. Forse Torino non era così male, dopotutto.
Dietro di loro si sistemarono Giulio e Cecilia, che non appena scorto il nuovo compagno lo tempestò di domande, masticandogli il suo chewing-gum in faccia e quasi soffocandolo con il suo profumo di Dior.
-E così sei un campagnolo, come Leo. Andrete d’accordo allora. Io sono cittadina, come Giulio. E dimmi, com’è aver mollato tutto per venire in un posto a duecento chilometri da casa?- chiese, appoggiando il viso sul mento.
-Disarmante.-
-Ottima risposta, mi piaci, Silvestro.- esclamò lei, mentre il rosso diventava verde di invidia, che placò però subito dopo quando Cecilia rivolse le sue attenzioni a lui.
A Leo scappò una risatina, che soffocò quasi subito, quando la professoressa si sedette alla cattedra.
-La Gelsobelli, la prof di greco e latino, la chiamiamo il Duce.- sibilò a Silvestro, che era alquanto sconvolto dalla visione dell’insegnante.
La donna era robusta, di mezza età, con i baffi e la crocchia e una faccia per nulla promettente, tutto l’opposto dei suoi vecchi insegnanti di Savona, così gentili e materni.
-Silenzio! Dunque, avete un nuovo compagno, Silvestro Sironi, spero diventerete amici. Ora, ecco i principali argomenti che svolgeremo quest’anno, che per voi sarà di vitale importanza per la preparazione alla maturità…-
Aveva un tono duro e aspro, quasi virile e il viso era perennemente corrugato in una smorfia di disprezzo, che si addolciva solo quando i suoi occhi si posavano su una ragazza seduta in primo banco che aveva tutta l’aria di essere la sua cocca. In effetti, aveva proprio un’apparenza da Duce, anzi da SS, anzi, da Hitler. Silvestro per poco non ridacchiò, perso com’era nei suoi pensieri e si affrettò ad abbassare il volto per non essere scorto dalla donna che nel frattempo stava elencando tutte le possibili ragioni della bocciatura di tre quarti della classe all’esame. Si vedeva che era ottimista.
Il ragazzo, mortalmente annoiato dopo solo un quarto d’ora, tirò fuori dallo zaino un volume de I Miserabili, di Hugo, che stava leggendo da qualche tempo, lo nascose sotto il quaderno ad anelli e riprese a seguire le vicissitudini di Jean Valjean. Gli sembrava incredibile che un romanzo potesse essere così completo, che fosse in grado di descrivere le vicissitudini di tanti personaggi radicalmente differenti, in mezzo ai quali spiccava il protagonista, il cui animo era riuscito a riscattarsi dal male e proseguiva, seppure ostacolato, per la strada del bene. Era arrivato ad un punto particolarmente emozionante quando la campanella suonò, distogliendolo dalla lettura. L’ora era passata in un attimo leggendo, mentre Leo, annoiato anche lui, aveva colorato i quadrettini del foglio del suo raccoglitore.
Sembrava un bravo ragazzo agli occhi di Silvestro, uno di quelli che non nota nessuno perché sono troppo buoni per rubare la scena agli altri, socievole e gentile. Era presto perché si facesse un’idea più completa del suo carattere, lo conosceva da un’ora soltanto, eppure sentiva che sarebbe diventato suo amico, perché Leo gli piaceva molto, era il classico ragazzo che non può non piacere almeno un po’, completamente differente dai gusti di Silvestro, che si era accompagnato a ragazzi più tosti nella sua città natale, però sentiva che era giunto il momento di cambiare; non era più il Silvestro di Spotorno, quello che riusciva sempre a tuffarsi da più in alto e conosceva ogni scorciatoia per arrivare al Monticello, il parco nel quale lui e i suoi amici si radunavano, adesso lui era il compagno nuovo venuto dal mare, che tutti fissavano incuriositi giudicandolo un po’ selvaggio per i jeans non di marca consunti e la maglietta slabbrata, ma lui era pronto a iniziare di nuovo, non era nel suo carattere fossilizzarsi nella nostalgia per lungo tempo, lo aveva fatto per tre mesi ed era giunto il momento di andare avanti. Sorrise a Leo, che stava sbadigliando rumorosamente, il quale ricambiò il sorriso per invitarlo nella conversazione che stava intrattenendo con Giulio e Cecilia, anche se lei sembrava più occupata a rifinirsi il trucco già perfetto che ad ascoltare.
Era il nuovo inizio per Silvestro, l’inizio del suo quarto anno di liceo in una città sconosciuta piena di fumo, che però si stava rivelando più divertente del previsto. Era un po’ come il primo bagno dopo l’inverno, non si ha mai il coraggio di buttarsi subito, perché l’acqua sembra gelida, ma quando alla fine ci si trova fra le onde si capisce che si sta bene e che è divertente. Anche lui si sentiva bene, il suo primo giorno al D’Azeglio al quale sperava ne sarebbero venuti altri sempre più belli e divertenti, proprio come i bagni nel mare.








*per chi non lo sapesse, al liceo classico le classi erano denominate in questo modo, prima della riforma Gelmini:
prima: quarta ginnasio
seconda: quinta ginnasio
terza: prima liceo
quarta: seconda liceo
quinta: terza liceo.
Quindi quando Leo dice di fare seconda liceo, se facesse lo scientifico farebbe quarta.




Salve a tutti, vi ringrazio per essere arrivati sin qui. Questa è la prima fan fiction che pubblico su efp e non nego di essere molto emozionata. Questo capitolo e breve, ma man mano che la storia andrà avanti credo che i capitoli si allungheranno. Spero che Silvestro e Leo vi siano piaciuti e che questo capitolo vi abbia emozionato, perché è da tanto che avevo questi personaggi in testa, da quando ho sentito la canzone che ho citato all’inizio, per essere precisi. Questa storia è una slash, anche se per adesso non sembra, diciamo che anch’io so davvero poco su tutti questi personaggi che si stanno lentamente delineando. Non so quanto andrà avanti, ma spero che la seguirete con piacere^^

A presto

MisaDarcy
  
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