Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Ricorda la storia  |      
Autore: La Signora in Rosso    31/07/2011    9 recensioni
I need somebody crazy enough to tell me I will love you 'till we are buried.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

LOVE IS NOT A VICTORY MARCH,
HALLELUJAH


 

L’ombra di un filo d’erba sul viso, un alito di vento che gli scompiglia i capelli rossi, adagiati sugli occhi – chiusi - la bocca leggermente aperta, porta di un respiro lento e regolare, addormentato.
Era così che a Frank piaceva Gerard, ultimamente: addormentato, le labbra che non lasciano uscire quelle parole avvelenate che era solito ascoltare, la mente anestetizzata dai sogni.
Quando dormiva Gerard assomigliava molto a quello che era stato un tempo, prima di tutto, quando dopo aver fatto l’amore assieme si addormentava tra le sue braccia; quando erano due uomini fusi in un’anima sola, diversamente da ora.
Frank si passò una mano tra i capelli per poi accorgersi che erano troppo corti per poterci affondare le dita di quelle mani nervose e tremanti.
Quelle mani che ora aderivano alla stoffa di una vecchia coperta consunta, che sostenevano tutto il peso del suo corpo mentre si alzava di poco e si allungava verso……
No, non poteva avvicinarsi a lui, anche se avrebbe voluto, anche se tutto quello che ora desiderava era appoggiare il capo su quel petto e addormentarsi cullato dal dolce sali e scendi del suo respiro. Ma non succedeva da tanto, troppo tempo e ci aveva anche perso la speranza.
Eppure quella vicinanza, quel silenzio lo inducevano in tentazione, come se lo stessero accompagnando per mano verso quel gesto che, sapeva, non avrebbe dovuto compiere.
La mano già alzata si spostò lentamente sulla chitarra appoggiata lì vicino, un approdo più sicuro e meno doloroso; la prese con delicatezza e se la posò in grembo, non riuscendo però a toccare le corde e facendo invece spaziare lo sguardo sulla distesa di verde che li circondava.
Un mare di erba, fresca e tenera al tocco della brezza, delimitato da campi di grano macchiati dal rosso vivo dei papaveri in fiore, una lingua d’ombra che si allungava dall’albero sotto al quale avevano trovato riparo dal sole aranciato e forte di agosto.
E poi la chitarra iniziò a suonare, le corde accarezzate da quelle dita ormai esperte che si muovevano da sole, creando la melodia che volevano, quasi spinte da un anima più profonda.
Quell’idillio continuò per un po’, fino a quando l’atmosfera creata non fu rotta bruscamente da un grugnito infastidito di qualcuno che si era appena svegliato ma che avrebbe voluto continuare a dormire ancora, magari per ore, giorni, mesi, anni, sempre.

Ecco, rotta la magia… come al solito

Si ritrovò a pensare, chino sullo strumento, e osservava l’altro con la coda dell’occhio mentre con lentezza si metteva seduto, sbadigliava rumorosamente e si tirava indietro la ciocca di capelli che gli copriva gli occhi.
Poi un piccolo movimento e a Frank mancò un battito del cuore.
Gerard si stava allungando verso di lui così come si ricordava di averlo visto fare tante volte, appena sveglio, per baciarlo e augurargli dolcemente una buona giornata.
E gli sembrò di essere nuovamente seduto su di un letto qualunque, poteva essere casa sua, casa Way o la camera di un altro squallido motel dove si erano rifugiati, le lenzuola stropicciate che separavano di poco i loro corpi nudi.
Ma non erano su un letto, non erano amanti e non ci sarebbe stato un bacio. Non più.
Gerard raggiunse con la mano gli occhiali da sole e tornò al suo posto, inforcandoseli indispettito.

- Cosa stai suonando? -

- …. Mmmh… una canzone… -

- Ma dai?!? Non lo avrei mai detto! –

Ma la sua voce non era scherzosa, era acida e velenosa, cattiva quasi. No, lo era.
Frank socchiuse gli occhi.

- Non so che canzone sia… l’ho sentita alla radio… -

- C’è un accordo che stona. -

- …. Sì, lo so… -

- E allora mettila a posto. Non sembra male. –

- … Già… -

- Di cosa parla? –

- … Mmh… Di un funerale. –

Gerard si alzò di scatto, tirando un calcio ad una piega della coperta, rovesciando una lattina di Pepsi mezza vuota e spargendone il liquido zuccheroso tra l’erba.

- Dio come odio quando fai così, Frank! Lo odio! Perché cazzo mi hai portato fin qui??? Un volo assurdo per cosa, suonarmi una canzone da funerale???

Ecco, si ricomincia. “

Frank non poté trattenere il pensiero.
Era questo ciò in cui si era trasformato il loro rapporto, la loro amicizia, il loro amore… in una serie di frasi fatte come buongiorno, come stai?, e le piccole?, grazie, passami il sale, chiudi la porta, spegni la luce quando te ne vai, parcheggia meglio, intervallate da attacchi irosi e violenti da parte di Gerard, battute spinose e occhiate velenose.
Erano diventati una sigaretta fumata assieme nel retro, avvolti nel più assoluto silenzio, quando una volta il fumo lo aspiravano direttamente uno dalla bocca dell’altro.

- Frank, MI VUOI DARE UNA CAZZO DI RISPOSTA?!? Altrimenti prendo la macchina e il primo aereo per Los Angeles, ci siamo intesi? –

Come avrebbe dovuto rispondere? Come? Con la verità o con una delle tante menzogne che entrambi spacciavano per la cosa giusta da dire?

- … Per stare un po’ con te… -

Gerard lo guardò, il respiro rotto dalla sorpresa. In realtà doveva aspettarselo, perché erano anni che si aspettava di sentire una cosa del genere.
Che desiderava, nel punto più profondo del suo cuore, di sentirla.

- Frank, per l’amor del cielo, sono mesi che siamo in tour assieme. Spiegami che cazzo vuoi, perché per seguirti in questa idiozia ho lasciato a casa mia figlia e mia moglie, che non vedo da mesi. Quindi, se per piacere, ti degni di darmi una risposta come si deve… -

La voce stanca, come se stesse ripetendo delle parole che nella sua mente aveva ripetuto così tante volte, per prepararsi ad un momento del genere, in un ipotetico futuro che era diventato presente. Ormai era abituato, però, solo alla freddezza di quello sguardo che gli rivolgeva, alle dure parole che crollavano come macigni su Frank.
Sapeva di fargli male, anche se col tempo sembrava anestetizzato a quel dolore – o rassegnato – e si aspettava ogni momento quelle parole uscire in risposta da quelle labbra, parole che prontamente ogni volta Frank tratteneva.
Non oggi.
Scaraventando la chitarra da un lato si alzò anche lui, fronteggiando il più grande.

-MA COSA CREDI, EH, CHE NON COSTI ANCHE A ME STARE LONTANO DALLE MIE BAMBINE?? COSA CREDI, DI ESSERE PADRE SOLO TE A QUESTO MONDO?? EH?? Volevo solo… -

E la sua voce tremò, ma solo un attimo.

- … Volevo stare con te come non stiamo da tempo. –

Poi abbassò lo sguardo.
Aveva freddo nonostante il caldo secco che lo avvolgeva come una coperta. Ma dentro gelava.
Gerard rimaneva in silenzio a guardarlo, la prima volta dopo un’infinità.
Poi le sue labbra si mossero, lentamente, la tristezza di una mezza verità ormai digerita da tempo che lo attanagliava.

- Ne è passato troppo, di tempo… -

- Siamo noi che lo abbiamo lasciato passare. –

- No, col tempo bisogna imparare a crescere, Frank, maturare… mettere su famiglia e… -

- Eri tu la mia famiglia. –

- No, ti sbagli… hai Jamia e l’hai avuta fin dall’inizio… lei è la tua famiglia. –

- Mi stai dicendo che tutto quello in cui ho creduto fino ad adesso, tutto ciò che eravamo… era uno sbaglio?? UN FOTTUTISSIMO SBAGLIO?? UNA DANNATA BUGIA?? -

Il volume delle sue parole continuava a crescere, investendo la figura di fronte a lui, mentre tutto il suo mondo cominciava a scolorire.
E il sole diventava freddo, l’erba di quel verde brillante perdeva colore, l’albero accogliente che li aveva ospitati diventava un insieme di rami aguzzi e taglienti come coltelli.
Tutto, intorno a Frank, crollava.
Tutto, intorno a Gerard, crollava nella stessa maniera.
La verità che anche lui pensava di aver accettato iniziava a stargli scomoda, quello che si era indotto a pensare e credere – alla fine – gli sembrava senza senso.
Guardare negli occhi Frank ora gli faceva male, male dentro, ed era una sensazione bruciante che gli avvolgeva le viscere, esattamente la stessa sensazione che aveva provato quel giorno.
Quel giorno che si erano allontanati, quel giorno che le lacrime hanno segnato sui loro volti delle cicatrici di dolore, come delle rughe, rimaste uguali col passare dei giorni, contati uno per uno.
Poi Frank abbassò la sguardo, deluso e affranto, cominciando a mettere via le poche cose che si erano portati dietro, la chitarra nella sua custodia, le bottiglie ancora intatte nello zaino, accartocciando le carte dei panini che si erano mangiati là, beati, al sole.

- Mi dispiace. –

Era Gerard a parlare, senza muoversi nemmeno di un passo dal suo angolo sulla coperta.

- Non è vero. –

Frank lo sapeva, ne era certo ormai da tempo.

- Come fai a dirlo? –

Anche Gerard era deluso, deluso che le sue parole ora non funzionassero come aveva sempre saputo farle funzionare.

- Non ti è mai dispiaciuto, Gerard, mai. Nemmeno quando me lo hai detto piangendo, quel giorno. No… nemmeno in quel momento ti dispiaceva.
Te l’eri raccontata bene ed eri convinto di quello che facevi. Non mentirmi, ero l’unico che sapeva capirti come.. come un fratello. A me non puoi mentire Gerard. Mai.
Anche adesso non sei in grado di farlo, lo vedi? –

- Non sto mentendo. –

Testardo, come un bambino di fronte ai genitori ed al vaso rotto a terra.
Frank rise, una risata amara e spenta.

- Ah sì? Non prendiamoci in giro, per piacere. –

Continuava a parlare mentre metteva via le cose, sistemava lo zaino, lo chiudeva, lo riapriva, tutto per non dover alzare lo sguardo su Gerard, che – a differenza sua – non poteva togliergli gli occhi di dosso.

- Te lo posso provare. –

- Come? –

Una mano allungata ad appoggiare lo zaino a terra, ormai conscio che il momento di alzare lo sguardo era arrivato e non poteva tirarsi indietro.
Ma non vide nient’altro che un paio di occhi chiusi vicinissimi ai suoi, un naso sottile che accarezzava il suo, un respiro a brandelli che batteva sulle sue labbra chiuse.
Era in apnea, in piedi, la mano ancora allungata verso terra che stringeva la cinghia dello zaino.
Poi dita sottili che slegavano quella presa, con una dolce irruenza: Gerard prese il polso della mano destra di Frank e lo alzò, facendo appoggiare il palmo sul suo petto.

- Lo senti? –

Un soffio.
Contro le sue dita Frank sentiva un battito discorde, un momento veloce come un frullo d’ali e un momento lento e fiacco, un vuoto e poi di nuovo veloce.
Gerard mosse leggermente la mano dell’altro, spostandola verso il basso, verso lo stomaco, e Frank poteva sentire i muscoli irrigidirsi e tremare, quasi l’altro avesse la pelle d’oca.
Continuava ad osservare le palpebre serrate, le ciglia scure che fremevano ogni tanto.
Deglutì.

- E… e questo cosa vorrebbe dire? -

Gerard non rispondeva, continuava tremare sotto alla mano dell’altro, il respiro corto che cercava di trattenere e rallentare, inutilmente.
Poi abbassò il capo, il naso di Frank che sfiorava la sua fronte. Non lo sapeva nemmeno lui cosa voleva dire.

- Io… continuo a sentire queste cose… con te… come il primo giorno. Esattamente nello stesso modo.
E, per quanto le parole che mi sono detto abbiano convinto il cervello che quello che stavamo facendo era sbagliato e che invece la mia decisione era.. giusta… il corpo non lo accetta… non l’ha mai accettato. E non credo che lo farà. Io, ti sogno la notte, alle volte – quando… quando faccio l’amore con Lynz – mi vieni in mente tu… e… e… -

- Perché mi stai dicendo queste cose, Gerd? Sono io quello disperato che non può stare senza di te e tu quello innamorato di un’altra donna, che ha preso il mio posto… perché inverti i ruoli, adesso? –

- Baciami, Frank. Fallo. –

- No. –

- Perché… non vuoi? –

La voce rotta e… disperata. Non poteva credere a quello che la sua bocca si era appena lasciata sfuggire.

- Un ultimo bacio, Frank, uno solo… per favore. –

- Lo sai che non saprei fermarmi ad un bacio solo… non ne sono mai stato capace… e nemmeno tu. –

- Non farlo, allora… non… fermarti. –

E in quest’ultima frase Gerard aveva alzato la testa, lo sguardo puntato negli occhi dell’altro, serio.

- Davvero… non farlo. –

- No… non farò niente. Perché dovrei, per poi essere trattato come sempre, di nuovo? Non credo che lo sopporterei… non potevo nemmeno avvicinarmi a te, ti rendi conto? Nemmeno una carezza, quasi nemmeno una stretta di mano! E me lo hai chiesto tu, quindi… -

- Ma lo vedi perché te l’ho chiesto?? LO VEDI?? Come potevo reagire in questo modo al tuo tocco sotto gli occhi di… Lynz. Della bambina. Lo sapevo che sarebbe stato così, sempre. –

- Sarebbe potuto essere diverso… lo sai. –

- Errare è umano… -

- Ma questo errore è bello grosso… -

- “Love is not a victory march”, ricordi? –

- Sono “Love” adesso? –

- Lo sei sempre stato. –

Frank chiuse gli occhi e sospirò.
Poi annullò la poca distanza che c’era tra le sue labbra e quelle di Gerard, unendole in un bacio sofferente.
Sapeva che poi sarebbe stato ancora peggio, ma sapeva anche che in quel momento non sapeva resistere.
Quando le loro lingue si incontrarono a Gerard mancarono le forze, come se – dopo così tanto tempo di astinenza, Frank fosse una dose troppo forte per lui.
Finì sulla coperta, tirandosi dietro l’altro sopra di sé, che cercava di tenersi in equilibrio per non fargli male, le labbra ancora unite. 
Gerard lo allontanò con una mano, lo sguardo allucinato che si specchiava in quello contrariato di Frank.

- Ho bisogno di respirare… aspetta.. –

Frank tentò di alzarsi, ma la mano dell’altro che aveva appoggiata sul petto si strinse in un pugno, trattenendolo per la maglia.

-Non ho detto che te ne devi andare, solo che in questo momento necessito della bocca per respirare… -

Ed era malizioso come un tempo, dannatamente sfacciato, come lo era sempre con lui.
Frank sorrise.
Quello era un sorriso che Gerard non vedeva da tempo, e che gli causò un'altra tremenda fitta allo stomaco: aveva sentito la mancanza di tutti quei gesti, ma ora era come amplificata, insostenibile.

- Every breath you do, every smile, every kiss is… hallelujah. –

- Stai riscrivendo il testo di Buckley. –

Gli rispose ridendo.
Anche lui gli sorrise in risposta.

- Credo di aver respirato abbastanza, sai.. –

Frank gli prese in volto tra le mani, Gerard ci pose sopra le sue, e guardandosi negli occhi si scambiarono un nuovo bacio, un bacio che sapeva di bentornato a casa.

 

I need somebody
Crazy enough
To tell me
I will love you ‘till we
we’re buried.


 

E poi tutto fu rosso.
Rossi i capelli in cui Frank infilava le dita e stringeva nel pugno mentre Gerard baciava con foga il suo membro.
Rosse le stelle che vide quando raggiunse il culmine, svuotandosi nella bocca dell’altro.
Rossa l’aria che li attorniava, il sole caldo di quell’agosto che moriva nel mare verde d’erba.






Bene, di solito scrivo qualche commento prima, ma questa volta mi andava diversamente.
Ne è passato di tempo dall'ultima volta che ho pubblicato qualcosa, ma mi mancava l'ispirazione e mi sentivo come... vuota. E inutile.
Poi ho ascoltato delle canzoni particolari e, grazie anche ad un paesaggio particolarmente suggestivo, mi è venuto fuori questo.
questo che potrebbe (anzi, sicuramente lo è) essere un obriobrio, ma che volevo postare lo stesso.
Alla fine vi lascio la playlist, magari susciterà qualcosa anche a voi mentre leggete la mia one-shot.
Ho deciso di inserirla per il concorso, quindi.. recensite. :) Sapete che non ho mai chiesto nulla, ma questa volta mi piacerebbe particolarmente sapere cosa ne pensate. :)
Vorrei, inoltre, dedicarla alle mie amate (loro sanno chi sono e non c'è bisogno di specificare), e ad una in particolare, che mi spinge sempre a dare il meglio di me stessa.
Vi voglio bene.
Detto questo, la playlist:

hallelujah - Jeff Buckley (che da il nome al titolo)
cemetery weather - Isles and glaciers
fire - Augustana
fall for you - Secondhand serenade
Stay close - Secondahand serenade
apologize - Silverstein
you're not alone - saosin
lullaby - Creed

Lo so, non sono canzoni particolarmente estive, ma era giornata un po' così quando ho avuto l'ispirazione.
Un abbracio
LOVE IS LIKE SUICIDE

  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: La Signora in Rosso