Film > Pirati dei caraibi
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Autore: Ziggie    31/07/2011    1 recensioni
"Scappai di casa a 13anni. Venire picchiato da mattino a sera, da un padre padrone e ubriacone, mi aveva stancato. Non avevo avuto un’infanzia, non sapevo cosa volesse dire essere un bambino, io non lo ero mai stato; non conoscevo l’affetto, io non l’avevo mai ricevuto. Non conobbi il volto di mia madre, morta dandomi alla luce, ma conobbi l’ira del mio vecchio, che ogni sera non mi risparmiava botte e bastonate, così feci quanto andava fatto".
Questa fic parla della vita di Hector Barbossa, sono frammenti che il capitano scrive sul suo diario di bordo quando ancora non è diventato uno tra i temibili pirati dei sette mari. Svariate informazioni sono di mia invenzione, ma la maggiorparte vengono dalle rare informazioni che ci sono pervenute, molti spunti biografici sono presi da questo sito (http://pirates.wikia.com/wiki/Hector_Barbossa) E ora a voi, buona lettura e spero di leggere qualche recensione :)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hector Barbossa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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 Salve gente, credo che questo sarà l'ultimo frammento che posterò prima di partire, sabato partirò per il mare e fino al 18Agosto sarò in balia delle onde, senza pc e quindi dovrete attendere il mio ritorno con l'ultimo frammento. Questo lo ammetto non è un granchè, forse perchè lo scritto di fretta, forse boh! Spero comunque che a voi piaccia. L'unica cosa presa dalla biografia di Hector è il fatto dello scontro con l'armata delle tenebre, tutto il resto, come sempre, è farina del mio sacco. Che dire ancora, buona lettura e buone vacanze :D

12. “Lo scontro decisivo e rotta per Tortuga”

 

Fu quando riunimmo tutti gli oggetti insieme che questi parvero prendere vita e dovetti riconoscere, che le parole di quella stregonessa voodoo nascondevano la verità. Erano avvolti da una luce verde, fioca, come se fosse nebbia e volteggiavano appena in aria: piccoli oggetti fluttuanti in balia di chissà quale magia.

Ora che li avevamo tra le mani le domande erano svariate: che farcene? Come utilizzarli? Come sbarazzarcene? Tia Dalma ci aveva solo raccomandato di raccoglierli, su quest’ultimo punto, era stata ben muta.

- Torniamo a Shipwrecked Cove, lei saprà cosa dirci – commentò, quasi nel panico, Jack.
- Le navi nobili sono al nostro seguito, Jack. E’ inutile tornare là – gli feci notare – credo piuttosto che, l’unico modo per liberarci di questi ninnoli, sia sconfiggere l’armata delle tenebre -.
- Era la seconda opzione che mi frullava per la testa – alzò l’indice, puntualizzando – dovremo attenderli, dunque. Ora che siamo tornati ai Caraibi, io non muovo la prua da qui – precisò, puntando i piedi a terra, come fosse un bambino.
Alzai gli occhi al cielo con un sospiro, ma nel farlo il mio sguardo si posò sulla vetrata alle spalle di Jack, andando oltre, avendo scorto un punto all’orizzonte.
- Sono già qui – gli feci notare, correndo fuori dalla cabina del capitano, svelto. – Muovetevi insulsi scarafaggi! Ai posti di combattimento, preparate i cannoni – ringhiai, mentre fischi sordi vibravano nell’aria: era iniziato l’attacco. Jack corse ciondolante al timone, prendendo il comando e lasciandomi libero di dettare ordini, guidando gli uomini in battaglia: un bel divertimento!

La battaglia fu ardua. Le navi dell’armata avanzavano verso di noi, avvolte dal fumo, da una banchina di nuvole nere come la pece; la paura si diffuse tra gli uomini: una nave contro venti non avrebbe avuto molta possibilità.
- E’ una pazzia! – esclamò Twigg, alzandosi dalla sua postazione e venendomi incontro – con questa impresa, ci condurrete tutti a morte certa -.
- L’inferno attende ognuno di noi, mastro Twigg – risposi a gran voce, ghignando, in modo da essere udito da tutti – se oggi sarà il vostro momento, vedete di andargli incontro con onore, piuttosto che piangervi addosso come una donnicciola. La stessa cosa vale per voialtri, oziosi topi di sentina. Pronti con i cannoni! L’inferno può attendere! – ridacchiai, più le situazioni si facevano pericolose, più mi allettavano: masochista? Forse. Sadico? Di certo.
Jack fece rollare il timone, virando a babordo, preparando la bordata, aveva uno strano sorriso dipinto sul volto, seguii dunque il suo sguardo e sghignazzai: stavano arrivando i rinforzi.
La Perla guidava l’attacco, dietro di essa, il Barnacle, l’Amazon e l’Old Roger, erano pronte ad intervenire. Attacchi incrociati, abbordaggi, corpo a corpo, per uno scontro che sembrava senza fine.
- Jackie! – urlò a gran voce Teague, affiancandosi con la sua nave alla Perla. – Raccogliete i pezzi d’oro e bruciateli. E’ l’unico modo per porre fine a questo scempio -.
Il custode del codice, dopotutto, aveva ragione, quella battaglia stava diventando una vera e propria carneficina: navi affondate, corpi inermi sul ponte, cadaveri galleggianti in mare.
- Hector, armati di una fiaccola e vieni con me, presto! – esclamò Jack, finendo il suo avversario, correndo saltellante per evitare dei proiettili che, un tiratore scelto, gli stava sparando addosso. Caricai la mia pistola e feci fuori il cecchino – Sono un po’ occupato al momento, Jack – ero infatti alle prese con due energumeni alti il doppio di me.
- Hector, non abbiamo molto tempo! – protestò Sparrow.
- Scusate signori, il mio capitano fa i capricci, i miei ossequi – feci un piccolo inchino e questi, approfittando della mia posizione, cercarono di colpirmi, ma fui più svelto di loro: afferrai un’altra spada a terra e li infilzai entrambi, all’altezza del costato, facendoli cadere a terra con un tonfo sordo.
Ripresi la mia spada e accesi la fiaccola richiesta da jack, raggiungendolo nel frapponte, dove aveva raccolto i ninnoli d’oro in una ciotola di legno.
- Ce ne hai messo di tempo! – mi accolse ciondolando fuori.
- Oh! Scusa se avevo una questione da sbrigare, in bilico tra la vita e la morte, eh! – ribattei io, porgendogli la fiaccola – a te l’onore, Sparrow -
- E’ capitan … - fece per correggermi, ma lo precedetti.
- Jack Sparrow, lo so, ti conosco – sospirai appena – vuoi bruciare gli oggetti o no? –

Fu come se il tempo si fosse fermato, la luce verde offuscata si dipinse di giallo acceso, un abbaglio e la normalità tornò. Dell’armata delle tenebre non vi era più neanche l’ombra, così come dei ninnoli d’oro, svaniti nel nulla, lasciando nell’aria un odore acre di legna bruciata mista ad incenso dei più svariati aromi.
Si contarono le vittime, erano decine; si contarono i danni subiti, svariati.
Teague ci affiancò con il Barnacle e salì a bordo della Perla, mi posò una mano sulla spalla e porse a suo figlio un pendente con delle perline colorate, che altro non erano, che semi di un frutto lavorati a mano.
- Don Rafael voleva che prendessi il suo posto nella fratellanza, come pirata nobile dei Caraibi – annunciò cupo, mentre il figlio prendeva il piccolo pendente e se lo rigirava tra le mani.
- Pregheremo per l’anima del buon Rafael allora, ma non crogioliamoci troppo nel dolore, occorre festeggiare il nostro successo anche per coloro che hanno perso la vita per aiutarci ad ottenerlo – esclamò sorridendo, serio.

Dovevo molto a Rafael, la sua perdita mi toccò, ma chiudersi nel dolore non ne valeva la pena e non era da me; ogni giorno il mare accoglie e reclama nelle sue profondità corpi inerti, cadaveri di compagni di viaggio, amici, conoscenti, è una sorte che tocca a tutti, prima o poi.

Quella sera la passammo su una delle spiaggette dell’isola dei relitti, essendo Tortuga troppo distante; appiccammo un fuoco e attorno ad esso, come voleva Jack, ci accomodammo per festeggiare. L’odore dell’alcool si univa così a quello del fumo, creando un forte miscuglio in grado di solleticarti le viscere.

E così, tra musica, rum, cibarie varie, la serata passò come era venuta, portata via dai primi bagliori del giorno.
Avevamo portato a termine la nostra missione; sa io che Jack avevamo acquistato n posto nella fratellanza, avevamo in qualche modo arricchito la nostra fama, la nostra vita, ma a parer mio le nostre tasche chiedevano di meglio e Tortuga era l’unico porto in cui potevamo rifocillarci anima, corpo e fare tesoro di “nobili” occupazioni. 
  
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