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Autore: Hime__    01/08/2011    13 recensioni
"Estratta una sigaretta la accese e cominciò a fumare, inspirando l'aria pulita della mattina e quella insana del fumo.
Quella nicotina.
Ryo era la sua nicotina.
Anzi no.
No.
Ryo era un'altra droga, qualcosa di più forte della nicotina.
E stargli lontano era così doloroso."
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Reita, Ruki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: 
Ciò che ho scritto, non è affatto eclatante nè straodrinario.
E... non so come continuare ma bhè, l'ho pubblicata perchè mi ha detto di farlo la persona per la quale l'avevo scritta.
Dunque...sì, questo è per lei.
E' praticamente colpa sua se questa cosa esiste D:
Comunque...
Buon 01/08/11, Itoshii.

寒い朝
 
 
Tutte le ossa del suo corpo minuto erano indolenzite.
Succedeva così ogni volta che andavano al bowling.
La sera se la spassavano, tirando la palla contro i birilli e ridendo del fatto che Kouyou fosse continuamente per terra.
La mattina dopo però, Takanori aveva i crampi che gli partivano dalla spalla e che torturavano il suo braccio destro.
Le gambe che gli davano fastidio, come la sensazione di quando ti crescono le ossa.

"Vai tranquillo Taka, non ti sono cresciute fin ora!".

Ryo.
Lui non era esattamente qualcuno che poteva definirsi consolatorio...
Però era rassicurante.
Ogni volta che andavano al bowling, nonostante il dolore alle ossa che avrebbe provato il giorno dopo, sapeva anche che le sue grandi mani si sarebbero posate sulle sue piccole spalle.
Era sempre stato così.
"Perchè altrimenti non la finisci più di lamentarti"  diceva sempre con aria fintamente scocciata, per poi massaggiargli la schiena minuta.
Era una cosa che amava, quando Ryo metteva le mani sulla sua schiena.
Avrebbe ucciso per quelle mani.
Stupidamente era perfino arrivado ad essere geloso dello strumento a cui il biondo teneva tanto, ossia il suo basso.
Amava vedere come lo suonava, ed a volte, fantasticando, avrebbe voluto essere lui lo strumento.
Avrebbe fatto vibrare le sue corde al meglio ad ogni carezza e avrebbe risposto solamente a lui.
Sarebbe stato suo.
E poi, le sue mani non erano l'unica cosa dannatamente perfetta.
Lui era perfetto.
Era insopportabile, e sapeva farsi odiare meglio di qualsiasi persona in questo mondo.
Eppure, forse non esisteva qualcosa che non avrebbe fatto per lui.
Con Ryo accanto, si sentiva incredibilmente piccolo.
Glielo diceva sempre.
"Sei un cucciolo".
Avrebbe voluto essere protetto da Ryo per sempre.
Voleva stargli vicino, dannazione!
Ma l'orgoglio e la paura di perderlo gli impedivano di fare qualunque cosa.
In primis, Ryo amava le donne.
E poi, non sarebbe mai riuscito ad essere niente di più che un fratello per lui.

' ' ' 
 
Quella mattina, faceva freddo.
Erano appena le sei, e Takanori aveva dormito con le finestre aperte.
Quando mise un piede fuori dal letto caldo, venne investito dall'aria della prima mattina, di una giornata non proprio calda di Agosto.
Il primo di agosto.
Si avvolse in una felpa larga.
Amava quell'aria. 
Uscendo nel giardinetto di fronte a casa sua, si vedevano solo i grandi alberi di un verde acceso e una lunga strada bianca.
Si sedette ad un tavolino, quello dove tante volte si sedevano l'estate per discutere sulle canzoni.
Poggiò il pacchetto di sigarette che aveva preso prima di uscire e l'accendino.
Estratta una sigaretta la accese e cominciò a fumare, inspirando l'aria pulita della mattina e quella insana del fumo.
Quella nicotina.
Ryo era la sua nicotina.
Anzi no.
No.
Ryo era un'altra droga, qualcosa di decisamente più forte della nicotina.
E stargli lontano era così doloroso.

' ' ' 
 
Richiuse la portiera della macchina alle sue spalle.
La sigaretta, l'ennesima da quando si era svegliato, tra le dita.
Le sue mani non erano molo grandi, ma quando fumavano Yuu gli diceva sempre che quelle dita si addicevano perfettamente alle sue sigarette.
Non capiva molto quello che intendeva, ma le frasi poetiche di Yuu erano sempre strane.
Quando si arrivava a capire le cose che ti diceva, però, riconoscevi che erano vere.
Takanori si avviò lentamente verso la porta di vetro della PS Company.
Quando la varcò, gli occhi dell'anziana segretaria si posarono su di lui.
Occupava quel posto di lavoro almeno da quando Takanori era lì.
Era una donna precisa, seria e dedita al lavoro.
- Buongiorno Takanori... - 
- Buongiorno - salutò il vocalist, avviandosi frettolosamente verso la stanza delle prove.
Aveva il brutto vizio di stringere le mani a pugno e piantarsi le unghie nella carne.
Sopratutto quando era nervoso o si vergognava.
Le prime volte che era sul palco, stringeva forte il microfono, fino a far divenire le sue nocche bianche.
Era un modo come un altro per scaricare la tensione e la paura.
"Sei troppo nervoso...rilassati!"  era quello che gli diceva sempre Yutaka, tra una risata e un abbraccio.
Lui capiva subito quando in lui c'era qualcosa che non andava.
Era un leader attento.
A Takanori faceva piacere l'interesse che ci metteva.
Cercava sempre di farlo sentire bene, "a casa".
"Taka, siamo noi la tua casa.
E' così e sarà così per sempre. Ci siamo noi adesso."
E in effetti era così.
Yutaka sapeva che una famiglia gli mancava.

' ' ' 
 
La porta dello studio si aprì con il solito cigolio fastidioso eppure familiare.
Lo studio era in perfetto ordine, se non fosse stato per quel particolare dettaglio.
Il basso di Ryo, adagiato sul divanetto.
Takanori entrò nella stanza.
Era sempre il primo ad arrivare. Entrava a lavoro venti minuti prima di Yutaka.
Il leader sapeva che quello era un momento di completa pace per lui, dove si sentiva completamente libero.
Da quando si conoscevano, non aveva mai violato i suoi venti minuti.
Gli altri non si sarebbero mai alzati prima, Kouyou costantemente in ritardo per via del trucco e dei vestiti, Yuu che non si svegliava mai e Ryo che faceva lo splendido con i soliti cinque minuti di ritardo.
Ma stavolta, Ryo era lì.
Seduto sul divano accanto al basso.
- Ryo...? - 
- 'Giorno. - 
- Che ci fai quì a quest'ora? - 
- Volevo parlare con te. - 
Era dannatamente difficile sostenere lo sguardo del bassista.
- Guardami.
Rimase voltato nell'altro verso e sobbalzò, quando sentì le braccia del biondo sui suoi fianchi.
Sciolto quella specie di abbraccio fece scorrere le sue lunghe dita sulla schiena del più piccolo, accarezzandolo.
- Hai mal di schiena, dopo ieri? - 
Lo stava uccidendo.
Lo stava uccidendo con quella sua voce, con le sue mani.
Ma si limitò ad annuire.
- Ultimamente...c'è qualcosa che non va? - 
- Tutto okay. - 
- Mi eviti. - 
- Che dici...? - 
Il bassista si limitò ad alzargli la maglietta per poi cominciare a disegnare sulla sua schiena.
- Mi stai scrivendo qualcosa? - domandò.
Si sentiva stupido a fare quella domanda.
- Sì - gli sussurrò Ryo all'orecchio.
- Comincia da capo - 
Altre linee confuse e tracciate dal dito perfetto di Ryo si delinearono su di lui.

' ' ' 
 
Da quando le labbra del più alto si erano intrecciate con le sue in un primo casto bacio, non aveva potuto fare a meno di desiderarlo ancora.
Non sapeva perchè, nè come era accaduto. Non sapeva nemmeno il motivo per il quale si trovava seduto a terra con la schiena al muro e con il suo bassista sopra, che continuava a soffocarlo di baci dolci e desiderosi delle sue labbra.
Non gli interessava.
Quel "ti amo" invisibilmente inciso per sempre sulla sua schiena bastava e avanzava come spiegazione.

Fine.
 
  
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