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Autore: Deirdre_Alton    01/08/2011    1 recensioni
C'è un piccolo ragno di nome Agravain che tesse la propria tela, nella sua trama saranno in molti a cadere. Sarà l'imprevisto però a far crollare il suo mondo.
C'è un'altra tela, grande, immensa, tessuta da Dio e dalla Dea. Questa trama si espande, oltre il mare, chi ne rimarrà impigliato?
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agravaine, Gawain, Mordred, Morgana, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 28

Galahad chiese ad Abdel Haqq, parlando in latino,di poter visitare la tomba del suo predecessore, Re Escarante, per potergli rendere omaggio e pregare per lui.
Non c'era una tomba.
Su questa montagna in mezzo al mare venivano seguite le antiche usanze, le spoglie dei defunti venivano bruciati e le loro ceneri disperse in mare. Probabilmente era anche una questione di spazio, date le ridotte dimensioni dell'isola non ci si poteva permettere certe tradizioni cristiane nemmeno per un re.
Galahad annuì pensieroso sentendo la risposta, abbassò lo sguardo sui suoi piedi, chiuse gli occhi e poi parlò sottovoce a Dindrane. Il ragazzino impallidì e cercò di protestare ma lo sguardo deciso del nuovo Re lo mise a tacere. Non capii nulla di quello che Galahad disse, mi limitai ad attendere un suo gesto guardando la folla allegra e festante.
Ci dirigemmo verso il porto a piedi, la discesa non fu un problema, tranne il fatto che avevo la continua sensazione di essere sul punto di rotolare giù, però mi sentivo teso. Doveva esserci un banchetto dopo l'incoronazione, c'erano sempre banchetti dopo le cerimonie, perchè ci stavamo dirigendo in quella direzione? Tornai a chiedermi se Galahad non volesse davvero partire verso il continente a portare la religione che gli aveva rivelato il Graal.
Una cosa era certa, ovunque lui fosse andato, io l'avrei seguito.
Non me ne importava nulla se ero il suo vice Re, potevano tutti andare in malora, tutti i cittadini di Sarras.
Vedendo i fiori che venivano gettati ai piedi di Galahad mi sentii in colpa, forse per la prima volta nella mia vita. Era gente per bene, che meritava di vivere serenamente e governati da una persona degna.
Quella persona non ero io.
Quella persona era Galahad.
Al porto era ancora attraccata la misteriosa nave dalla vela rossa che ci aveva portato qui, vidi tutti i marinai schierati, come in attesa sul molo. C'era anche Orithil, aveva fatto presto ad arrivare.
«Mordred, devo fare una cosa... ma non so come spiegartela. Forse in realtà non so bene cosa devo fare fino a che non sarà il momento.»
Un brivido freddo mi attraversò la schiena e stavo per aprire la bocca e dare fiato ad una serie di impropri degni di un villano figlio di buona donna quale ero, ma Galahad parlò ancora, in fretta, come a tapparmi la bocca.
«Vorrei prendere il largo e poi tornare, non sarà una cosa lunga, vuoi venire con me?»
Sentii le mie spalle abbassarsi, assentii senza parlare, semplicemente guardandolo negli occhi.
Dindrane spiegò a Abdel Haqq le intenzioni del nuovo Re, lui annuì varie volte come se comprendesse benissimo quello che Galahad aveva intenzione di fare.
Salpammo lasciando, con mia grande soddisfazione, Dindrane a terra. Fu bello guardarlo rimpicciolirsi man mano che ci allontanavamo, i suoi occhi fiammeggianti di indignazione mi fissavano e io sorridevo raggiante.
«Mordred?» La voce di Galahad mi riscosse dai miei subdoli pensieri, mi voltai. Aveva lo sguardo serio e grave.
«Galahad, puoi farmi una promessa?»
Lui si mosse leggermente studiando il mio volto. «Se posso Mordred, lo farò.»
«Bene. Promettimi che dopo questa uscita in barca non-si-sa-dove a fare non-si-sa-cosa la finirai di fare sciocchezze, tipo cercare vasi sacri e ti dedicherai a fare il re senza troppo girovagare?»
Lui sospirò e un sorriso stiracchiato gli si dipinse in volto. «Te lo prometto Mordred, dopo questo, basta con... queste sciocchezze, come tu le chiami.»
Me ne fregai, se i marinai ci potevano vedere, se dal molo Dindrane ci guardava ancora, mi avvicinai a Galahad e lo baciai. Non un casto e dolce bacio, ma una promessa, la mia promessa. Quel giorno lui mi aveva dato quello che mi era stato negato ed era mio per diritto ed io gli avrei donato l'unica cosa che potevo. L'amore che mi aveva chiesto e che mi ero rifiutato per... Ah, Dea! Non lo sapevo per quale motivo l'avevo rifiutato nascondendomi dietro alla gentilezza che non era del mio carattere.
Lo guardai negli occhi, lui era pallido e con la mascella contratta, si faceva forza per non distogliere lo sguardo per primo. Lo lasciai vincere e dissi: «Ottimo, ora vediamo di sistemare questa faccenda, di tornare a palazzo, mangiare, perchè sto morendo di fame e poi di continuare questo discorso in privato.»
Sentii Orithil fischiettare allegramente mentre spostava con cautela il timone e non riuscii a trattenere una risata. Galahad mi chiese perchè stessi ridendo e gli risposi semplicemente che ero felice, lui scosse la testa. «Mi prendi in giro Mordred. Sono il tuo re ora, vedi comportarti con de-decoro...» Così dicendo venne contagiato dalla mia risata. Ci sedemmo sul ponte appoggiando la schiena contro il parapetto, spalla contro spalla, braccio contro braccio, sentivo il suo calore attraverso la tunica. Fissai lo sguardo sull'infinito azzurro del cielo, il colore degli occhi del mio Re, del mio piccolo monaco, del mio uomo.
Non saprei dire dopo quanto, avevo perso il conto del passare del tempo immerso nel nulla, ci fermammo. Galahad si alzò e disse che il posto era perfetto. Mi alzai e girando su me stesso mi accorsi che non c'era terra in vista, l'isola di Sarras era scomparsa dall'orizzonte, eravamo in mezzo al nulla.
Galahad scese sotto coperta chiedendomi di non seguirlo, tornò dopo poco con la scatola. La scatola che conteneva, non lo so, quella cosa assurda e misteriosa e forse troppo potente perchè un uomo inutile e vile come me potesse guardala.
Galahad mi si avvicinò. «Nessuno dovrà mai più cercarlo. Il Graal dovrà solo essere una cosa che si ricerca all'interno di sé stessi, lo capisci Mordred?»
Lo capivo. Ma allo stesso tempo non lo capivo.
Era giusto che una cosa tanto strana e divina non fosse di questo mondo, poteva portare alla follia, un uomo che lo avesse cercato solo per il gusto di averlo per sé, non di comprenderlo, che cosa ne avrebbe fatto?
Ma cos'era?
Un oggetto? Una cosa tangibile? Un'idea? Uno spirito?
«Chiudete gli occhi per favore.» I marinai lo fecero, alcuni misero le mani sul volto impauriti.
«Mordred?»
Avrei voluto chiedergli se non ero forse degno di vedere, se lui si fidava tanto di me come diceva, se ero il suo vice Re, non ero forse pronto per assistere ai misteri della sua religione?
Chiusi gli occhi.
Avevo quello che volevo, perchè dovevo fare il bambino capriccioso proprio ora?
Sentii il rumore di qualcosa che cadeva in acqua.
«Galahad!?» Sussurrai senza aprire le palpebre. Sentii i suoi passi sul ponte e un fresco vento di ponente accarezzarmi il volto, Galahad mi toccò una mano, mi sfiorò i capelli.
«Apri gli occhi, torniamo a casa.»

   
 
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