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Autore: imtheonekeepingyoualive    01/08/2011    6 recensioni
Da quando si erano rinchiusi alla Paramour Mansion tutto aveva cominciato ad andare a puttane.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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blackparade!au
Disclaimer: Falso, falso, tutto falso! Non mi pagano e sempre le solite cose D:
Note: Voglio solo dire che non so nemmeno cosa sia questa cosa, okay? Okay, affare fatto. Anime pie, se arriverete alla fine sane e salve.

Xo, G <3



.Always.







Frank alzò la testa dal cuscino, quando sentì la porta della camera aprirsi e, per prima cosa, vide i nuovi capelli di Gerard, troppo chiari persino nel buio che avvolgeva la stanza.
"Ehy, Gee." Mormorò, stropicciandosi gli occhi col dorso della mano, i passi leggeri ed incerti dell'altro uomo sempre più vicini.
Riaprì di nuovo gli occhi e li puntò su di lui, allungando poi la mano per fargli segno di raggiungerlo. Le dita di Gerard erano fredde e tremanti.
"Scusa se sono venuto qui, ma dovevo uscire da camera mia." Sussurrò Gerard, mentre si sedeva sul bordo del materasso e fissava le loro mani intrecciate. Frank aggrottò la fronte e si spinse a sedere, issandosi su di un gomito.
"Tutto okay?"
Gerard scrollò le spalle e fece una faccia, prima di scuotere la testa. "E' la casa."
"Già..." Rispose, sapendo bene ciò che voleva dire.
Da quando si erano rinchiusi alla Paramour Mansion tutto aveva cominciato ad andare a puttane.
Sembrava che ci fosse qualcosa, qualcuno, presenze in quella dimora. Era spaventoso, freddo e piano piano - o forse, così velocemente che non si erano nemmeno accorti quando erano cambiati per davvero - avevano cominciato ad avere problemi.
Il cd faticava a nascere e Gerard sembrava in preda ad una continua follia. Se ne stava rinchiuso nella sua camera per ore, scrivendo e disegnando idee su idee, divise ed uniformi, dopo aver trovato un quadro di una maestosa parata nera in bagno, sembrava completamente immerso in un concept o qualcosa, ma non riusciva a buttarlo fuori del tutto. Sembrava malato, con le occhiaie sempre più scure sotto agli occhi ed i nuovi capelli troppo biondi, che lo facevano sembrare il fantasma di sé stesso. Frank non credeva si sarebbe mai abituato a quel nuovo Gerard.
Mikey era messo peggio del fratello e nessuno credeva che fosse anche solo possibile, prima di esserselo ritrovato di fronte agli occhi, un relitto di ciò che era sempre stato Mikey Way. Si erano dovuti ricredere, quando si erano accorti che non era sobrio da quando si erano trasferiti lì, le paure che stesse facendo abuso di droghe ed antidepressivi si era rivelata vera, e Gerard aveva completamente perso il controllo quando lo aveva scoperto, terrorizzato di vedere Mikey così simile al Gerard di pochi anni prima, ed i Way avevano finito per litigare nel bel mezzo della cucina, quella notte, quando tutti avevano finto di dormire.
Frank aveva sentito tutto. Cazzo, sicuramente anche gli altri avevano sentito ogni singola parola che i fratelli si erano urlati e buttati addosso, poteva immaginarli come se li avesse avuti di fronte, con le lacrime agli occhi ed il cuore sanguinante nel petto.
Gerard aveva cercato di salvare Mikey, ma era troppo debole. Era come se si fosse buttato in acqua per cercare di riportare a riva il fratello, ma stesse annegando anche lui.
Frank non sapeva cosa fare per aiutarli, lui stesso si sentiva spento e vuoto. Faticava a dormire e a lavorare, ed il poco tempo in cui riusciva a chiudere occhio, continuava ad avere incubi e a risvegliarsi di soprassalto col terrore di non essere da solo nella stanza. Persino la sua preziosa musica gli si era ritorta contro, rifiutandosi di uscire lasciandolo con una chitarra silenziosa fra le mani e gli occhi umidi. La casa sembrava rovoltarsi contro di loro, con porte che sbattevano da sole e rumore di passi nella notte.
Tutti, tutti avevano problemi. Lo sapeva, anche se non ne parlavano.
Ray passava le giornate chiuso in studio a martoriarsi le dita per comporre musica su musica, come se immergersi nel lavoro lo aiutasse in qualche modo a fingere che in verità tutto andava bene. Bob era più taciturno del normale, un fantasma nella casa; lo vedevi solo in cucina intento a bere thè o quando usciva dallo studio dopo una session con Ray, per il resto era come se non ci fosse neppure stato.
Frank era ovunque, invece. Nello studio a piangere su di un riff che non voleva saperne di uscire, in cucina a fare caffè per Gerard, ben sapendo che sarebbe uscito solo per quello, in salotto fermo di fronte alla tv spenta, in camera raggomitolato su sé stesso e la casa intorno come una coperta gelata, in bagno a farsi docce con l'acqua calda che non funzionava a dovere, di fronte alla porta chiusa della camera di Gerard, senza il coraggio di aprirla, e nel corridoio, quando decideva di lasciar perdere e di tornare sui suoi passi.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere come salvare la propria band. Salvare Mikey, salvare Gerard.
Afferrò la felpa di Gerard e se lo tirò più vicino, spingendolo a stendersi sotto alle coperte accanto a lui. Lo sentì sospirare e rilassarsi appena, quando gli si appoggiò contro, il mento sulla sua spalla ed un braccio lungo il petto, intento ad accarezzargli il viso, lentamente.
Continuò a fissarlo senza aprire bocca, notando come la luce bluastra della luna che filtrava attraverso le imposte facesse sembrare Gerard spaventosamente spettrale, magro, distrutto. Le lunghe ciglia nere facevano contrasto con la pelle pallida, i capelli biondi innaturali, e tutto ciò che Gerard era sempre stato. Frank sentì il cuore fargli male per il senso di mancanza, la mancanza di tenere Gerard fra le braccia, sentirlo caldo e presente, vero, era tutto come un lontano ricordo. Lo guardò negli occhi e l'altro continuò a fissare il soffitto, senza trovare pace.
Il Gerard che amava sembrava perso, perso nella sua stessa mente, nella sua stessa follia, una follia quasi peggiore di quella in cui si ritrovava ogni volta che prendeva pillole e droghe, una follia indotta dalla mancanza di sonno e dalla preoccupazione per Mikey, il cd, la band sull'orlo del crollo, e chissà cos'altro passava per il suo cervello.
Passò le dita leggere sul suo mento, cercando di confortarlo, di fargli capire che lui era lì, che lo amava, lo amava più di quanto immaginasse, Gerard, Gerard, solo lui, sempre lui, se solo se ne fosse accorto che Frank era lì, ci sarebbe sempre stato, braccia aperte e cuore in mano, tutto, tutto.
Finalmente l'altro abbassò lo sguardo e lo puntò in quello del più piccolo, sospirando, come se finalmente avesse lasciato andare un respiro che stava trattenendo da troppo tempo. Frank cercò di sorridere, ma seppe di non esserci riuscito bene quando l'altro non ricambiò.
"Mikey è venuto ancora in camera mia, stanotte. Sai." Ci fu una pausa di un secondo, in cui tornò a guardare il soffitto, prima che Frank lo spingesse nuovamente a fissarlo negli occhi. "Sai, abbiamo litigato, prima. E' stato orribile. Credo... Credo che non sia più in sé." Continuò, la voce appena un sussurro. Frank gli si fece più vicino, abbracciandolo più stretto. "Dice che in camera sua c'è qualcosa. Qualcuno. E che non riesce a dormire. Allora viene da me e sembra così spaventato, quando mi racconta di ciò che sogna, di ciò che sente. La prima volta l'ho trovato addormentato sul pavimento, proprio di fronte al mio letto. Non mi ha nemmeno svegliato, ha detto che gli bastava non essere solo." Gerard aveva buttato tutto fuori con una tale intensità e velocità, che all'inizio Frank aveva fatto fatica a stargli dietro. Quando Gerard si fermò per prendere fiato, per rimettere a posto i pensieri, Frank esalò un respiro tremolante.
Sapeva che Mikey stava male, solo non credeva così tanto. Non credeva che oltre all'alcool e alle droghe, ci fosse qualcos'altro. O forse l'alcool e le droghe erano dovuti proprio a ciò che vedeva e sentiva. Era una fortuna che Gerard non ci fosse ricascato. Per un orribile secondo Frank fu egoisticamente felice che fosse Mikey a stare così e non l'uomo che amava, rivedere Gerard così strafatto da non sapere nemmeno il suo nome lo avrebbe dilaniato. Poi si sentì male anche solo per averlo pensato, sperò di poter cancellare quella cosa dalla sua memoria per sempre. Gerard l'avrebbe ucciso con le sue stesse mani, se l'avesse saputo. E Frank l'avrebbe aiutato volentieri. Dio, che razza di amico era.
"Gee..." Disse, a voce bassa, nascondendo il viso nel suo collo. Sentì le braccia dell'altro circondarlo forte, una presa stretta, quasi dolorosa, ma ci si sciolse dentro come sempre.
"Io mi sento soffocare, di notte, quando dormo."
Si irrigidì ed alzò il viso per guardarlo in faccia, ma Gerard era tornato a fissare il muro sopra le loro teste. "Soffocare? Come?"
Sembrò cercare le parole giuste, per qualche secondo. Frank lo continuò a guardare, dapprima gli occhi, poi come si stava mordicchiando l'angolo della bocca, poi il naso a punta, le sopracciglia. Dovette trattenersi dallo spingersi in avanti e colmare quei pochi centimetri fra di loro, con uno sforzo quasi estenuante.
"Come se qualcuno mi afferrasse la gola e stringesse, forte. Non è solo una sensazione frutto della mia immaginazione, è come se ci fossero mani vere, capito? Qui, attorno al mio collo." Rispose, portando una mano a dimostrare ciò che accadeva ogni notte, guardando Frank fisso negli occhi. "E mentre soffoco, vedo la gente che amo morire. E'. E' terrorizzante. Mia nonna, mia madre, mio padre, Mikey. Tutti muoiono, non sempre nello stesso modo, a volte è un incidente, a volte è un muro di fuoco che li inghiotte, a volte vengono investiti da un'auto di fronte ai miei occhi. Ma quello che mi spaventa di più, è che continuo a sognare te. Mi spezza il cuore. Letteralmente, Frankie. A volte ti sogno già morto e sembra che tu stia semplicemente dormendo, quasi serenamente. Quando mi sveglio piangendo, di solito Mikey è accanto a me."
Frank non seppe cosa dire, per qualche lunghissimo secondo. Sentì gli occhi inumidirsi, il cuore cominciare a battere all'impazzata ed il respiro farsi tremolante. Strinse la mano di Gerard nella sua, forte, e cercò le parole giuste, ma non le trovò. Cosa si dice all'uomo che ami quando ti racconta dei suoi sogni in cui continui a morire?
Quindi fece l'unica cosa che gli sembrò abbastanza chiara, si sporse ed appoggiò le labbra su quelle dell'altro. Vide gli occhi di Gerard spalancarsi appena e fece un sospiro, stringendo di più le dita attorno a quelle ancora troppo fredde del più grande. Era strano baciare Gerard così, con gli occhi aperti e solo un tocco leggero di labbra contro labbra, niente a che vedere con i baci che si erano scambiati sul palco o nel van, quando entrambi erano troppo ubriachi per ricordarsi nulla. Solo che Frank finiva sempre per ricordare anche fin troppo, il desiderio di avere Gerard tutto per sé, di sentire che anche lui voleva la stessa cosa, quasi maledicendo l'altro ed il suo essere così ubriaco.
Fece per staccarsi, internamente ferito. Aveva sperato per un solo stupido momento che Gerard ricambiasse, ma era come sempre un suo sogno. Qualcosa di irrealizzabile.
Quando sentì Gerard affrettarsi a muovere la mano dalla sua schiena alla nuca, per trattenerlo, e poi aprire leggermente le labbra con un verso impercettibile nel fondo della gola, Frank sentì un brivido percorrergli la spina dorsale e cominciò a muovere la bocca, tentativamente. Cambiò angolazione della testa, spingendola più a destra ed aprì di più la bocca, per poi chiudere gli occhi, prima di mugolare quando la lingua di Gerard gli leccò le labbra.
Continuarono a baciarsi per minuti interi, lentamente e profondamente, Frank cercando di buttarci dentro tutti i suoi sentimenti e le parole che non era riuscito a dire all'altro in tutti quegli anni, voleva fargli capire che lo amava, tanto, troppo per un amico.
Si staccò ansante e lo guardò, le guance finalmente più colorite e le labbra gonfie e rosse, rese lucide dalla saliva, e Frank pensò che non era mai stato così bello prima, forse perchè finalmente era grazie a lui se Gerard era così. Sorrise piano e Gerard finalmente ricambiò, sembravano decadi dall'ultima volta che lo aveva visto sorridere, quasi non si ricordava nemmeno più com'era la sua risata e gli mancava terribilmente.
Lentamente si rimise sdraiato sulla schiena, prima di tirarsi l'altro addosso, aprendo le gambe e facendocelo posizionare in mezzo. Lo sentì trattenere il respiro, proprio come aveva fatto anche lui, quando i bacini si scontrarono. Lo continuò a guardare negli occhi, cercandoci qualche segno di incertezza, o di pentimento, ma per la prima volta da quando erano lì, gli occhi di Gerard sembravano gli stessi di cui Frank si era innamorato.
Gli passò il dorso delle dita sul viso, per abituarsi alla sensazione di averlo ovunque addosso, così vicino, come se Gerard lo volesse tanto quanto lui. Lo guardò, sorridendo, e sentì il cuore dell'altro battere contro il suo, quasi allo stesso ritmo, troppo veloce.
"Frankie..." Mormorò il biondo, sospirando.
Frank alzò lo sguardò nel suo e sorrise di più, annuendo. "Sono qui."
Per un secondo, Gerard sembrò addolorato e Frank lo strinse, braccia, mani e gambe, qualsiasi cosa per non farlo andare via di nuovo.
"Se ora finissimo a letto insieme e poi dovessi perderti, io-"
"Ehy, ehy, ehy, shht. No." Sussurrò, allarmato, accarezzandogli i capelli. "Non andrò da nessuna parte, Gee. Sono qui, sarò sempre qui, con te. Guardami." Gli disse, allungandosi per poterlo baciare leggero. "Non ti lascerò mai, Gerard. Non ti ho mai lasciato e non intendo farlo proprio ora."
Lo guardò scuotere piano la testa, un'espressione terrorizzata sul volto. "Nei miei sogni a volte ti uccido io."
Frank prese un respiro profondo, per metabolizzare la cosa. "Gerard, ascolta, non vuol dire nul-"
"No, Frankie. E'. A volte sogno un momento come questo, sai, io e te finalmente da soli, insieme, ed io sono felice, ogni singola volta. Penso sempre che questa sarà la volta buona, che, finalmente, finalmente possiamo avere il nostro lieto fine, o qualcosa del genere. Poi, dio, non so come, finisco per ucciderti. Nel sonno, o ti spingo dalle scale, o ho un coltello nascosto nella cintura. Non è normale, Frank. E' come se il mio subconscio volesse dirmi che non è la cosa giusta, che forse non dovremmo."
Il castano aprì la bocca per ribattere, ma non riuscì. La richiuse e si limitò a respirare stoicamente, fissandolo negli occhi.
"Gerard." Disse, dopo un pò, prendendogli il viso fra le mani. "Sono solo sogni, okay? Non mi ucciderai solo perchè finalmente abbiamo la possibilità di essere felici. E' tutto nella tua testa."
"Potrei essere diventato pazzo."
Frank scosse la testa, facendo un sorriso tirato. "No, sei sempre stato così. Solo che ora siamo tutti frustrati e questa casa ci sta giocando brutti scherzi."
Gerard sembrò voler dire qualcos'altro, ma Frank lo zittì con un bacio. Mosse i fianchi contro quelli dell'altro e lo sentì mugolare e ripetere il movimento, senza nemmeno accorgersene. "Shht." Ripetè, abbassadogli la cerniera della felpa. "Lo voglio. Lo voglio davvero."
Il più grande sembrò ancora titubante per qualche lunghissimo secondo. Frank continuò a spogliarlo, lanciando prima la felpa e poi la maglia lontano, a terra. Quando gli passò le mani sul petto ed i fianchi, lo sentì rabbrividire e lo baciò nuovamente, tentando in tutti i modi di fargli capire che era questo, questo che era giusto, perfetto. Finalmente Gerard si decise, levandogli la maglietta con una tale intensità che Frank sentì uno strappo nel tessuto. Gli venne da ridere ed ebbe voglia di fare una battuta, come se fosse stata una cosa normale, come sempre, ma non lo fece, troppo occupato a marchiare la pelle bianca dell'altro con la bocca ed i denti, ben conscio che in verità questo non era uno dei loro soliti modi per passare il tempo di quando erano annoiati ed ubriachi, non un gioco per i fan, questo era reale, questo era essere finalmente Frank e Gerard.
Gli parve che la notte non finisse mai e, nello stesso momento, che fosse volata. Aveva continuato a guardarlo, a baciarlo, mentre si toglievano gli ultimi indumenti e si toccavano, le mani timide ed incerte, mentre Gerard lo preparava con una delicatezza e un'attenzione tali che Frank sentì le ginocchia tremargli, quando lo sentì entrare dentro e cominciare a muoversi, quando lo sentì chiedere se stava bene, quando cominciò a dire il suo nome e ad accarezzargli il volto. Non avevano mai chiuso gli occhi, avevano continuato a muoversi uno contro l'altro, uno con l'altro, gemendo e baciandosi, e Frank sentì una strana sensazione nello stomaco, quasi come un dolore, ma migliore, e gli venne da piangere e da ridere, e si ritrovò a fare entrambi.
Gerard gli asciugò gli occhi e catturò le risate con la propria bocca, prima di baciarlo ancora e ancora, fino a che entrambi, esausti, non si erano fermati, abbracciati.
Frank si addormentò addosso a Gerard, finalmente calmo, per la prima volta da un paio di mesi a quella parte.



Frank uscì dalla porta-finestra ed attraversò il patio, fino ad arrivare al bordo della piscina. Si sedette accanto a Gerard e gli offrì una sigaretta, prima di appoggiare la fronte contro la sua spalla.
Lo sentì rilassarsi impercettibilmente al suo tocco, ma sapeva che stava ancora piangendo, anche senza guardarlo negli occhi. Avrebbe voluto fare di più, ma non poteva. Nessuno di loro poteva. Era solo questione di tempo.
"Avrei dovuto capirlo prima." Lo sentì mormorare, la voce bagnata e rotta dalle lacrime.
Alzò lo sguardo sul suo viso ed allungò una mano per asciugarli le guance, prima di passare il pollice sulle sue labbra. Gli baciò la spalla e scosse la testa.
"Gee, non è colpa tua. Nessuno di noi si era accorto di quanto stesse male Mikey." Gli disse, cercando di essere deciso.
"Io sono suo fratello, dovevo saperlo, dovevo." Continuò l'altro, stringendo gli occhi e stropicciandosi il viso.
Frank lo circondò con le braccia, cercando di tirarselo addosso. "Ehy, ehy, amore, tu stai male tanto quanto lui, non puoi nemmeno pensare che te ne potessi accorgere quando in verità tu hai gli stessi problemi."
Gli accarezzò i capelli, lentamente, e Gerard lo strinse forte, nascondendo il viso nel suo collo. Frank gli baciò la testa.
"Sono suo fratello maggiore, problemi o non problemi, Mikey non era lo stesso."
"Gerard, piantala, okay?" Esclamò, con tono severo. "Mikey ha scelto di andarsene, ed è la cosa più giusta che potesse fare. Vedrai che quando tornerà sarà più in forma di prima. E ti dirà anche lui le stesse cose che ti sto dicendo io in questo momento." Continuò, prendendogli il viso fra le mani per guardarlo dritto negli occhi. "Mikey ti ama, lo sai, ed ha visto che hai cercato di aiutarlo. Lo sa. Me l'ha detto stamattina prima di partire."
"Te l'ha detto?" Domandò l'altro, incerto.
Frank annuì, sporgendosi per baciarlo per un secondo, prima di riprendere a parlare. "Hm hm, non se n'è andato perchè tu non l'hai salvato. Se n'è andato perchè non ce la faceva più a stare qui, okay? La discussione di ieri sera è stata la cosa che lo ha fatto reagire. E' stato grazie a te, alla tua paura, che finalmente ha capito che stava suicidandosi."
"Io non-"
"Shht, lasciami finire." Lo interruppe, accarezzandogli gli zigomi con i pollici. "E ti amo anche io, Gee. Non mi interessa se sogni la mia morte, o se tu sogni di uccidermi. Non mi interessa. Finalmente, dopo anni, anni Gerard, posso stare con te, non puoi pretendere che ti lasci fuggire così. Vedi, non sono ancora morto. Tu non mi hai fatto nulla. E' questa casa, Gerard. Ci sta facendo impazzire tutti. Per questo ho deciso che oggi prenderemo l'auto ed andremo a fare un viaggio, ovunque, lontano da qui. Solo io e te."
Gerard sembrava rimasto senza parole, la bocca mezza aperta e gli occhi spalancati.
"Quando torneremo, saremo pieni di idee, musica, testi, immagini. Questo sarà un grande album, Gee, ne sono sicuro. Il nostro miglior album."
Si sporse ancora a baciarlo e lo sentì ricambiare. Sorrise sulle sue labbra e lo strinse ancora.
"Ti amo anche io Frankie. Sempre." Sussurrò Gerard, ad occhi chiusi, finalmente la voce più ferma.
Frank sospirò, sentendo il cuore riempirsi, e strinse le dita fra i corti capelli biondi.
"Sempre."
   
 
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