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Autore: Fiery    01/08/2011    8 recensioni
«Hai detto che avevi bisogno di un mio abbraccio.»
«Perché era vero.» confermò, «Ma ne avevo bisogno in quel momento, davanti a tutti. Avevo bisogno di te, avevo bisogno che tu finalmente ti comportassi come un fidanzato e non come un insegnante.» si passò una mano tra i capelli, torturando l'acconciatura già di per sé sfatta, «Non pretendo che tu capisca, Ezra... vorrei solo che smettessi di nasconderti davanti agli altri, quando sei con me.»
«Non ho più intenzione di farlo.»
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aria Montgomery, Ezra Fitz
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Timeline: alla fine della 2x06, quando Jason offre ad Aria un passaggio fino a casa.

Note:

-     PLL!Fest @ prettylittleliars

-     Prompt Aria/Ezra - "Avevo bisogno di te."

-     Titolo preso liberamente dalla canzone “Meteor Shower” degli Owl City.

-     Dedicata alla darling – di nuovo, sì u_ù – perché non ha voluto leggerla fino alla fine, e per i soliti motivi già citati nella precedente shot, che non sto a ripetere perché lei sa e va bene così :D

Disclaimer: I personaggi di “Pretty Little Liars” non mi appartengono (ma se lo fossero sarei taaaanto felice, soprattutto per Toby, Ezra, Noel, Caleb e compagnia bella).

 

I desperately need you

 

 

"Dove sei?"

 

Jason lanciò un'occhiata ad Aria, seduta nel posto del passeggero accanto a lui, con il cellulare tra le mani e una smorfia in viso, «Tutto bene?» domandò accigliato.

«Sì... più o meno.» sospirò la ragazza, ritirando il cellulare nell'enorme borsa in cui aveva riposto i tubi della lacca e ogni cosa che le era servita quella sera per la sfilata. Appoggiò il capo contro il finestrino, osservando le luci delle case di Rosewood e cercando di non incontrare neanche per un momento lo sguardo di Jason.

«Sei sicura?»

«Sono solo un po' scossa, penso.» inventò sul momento, cercando di rimanere il più fedele alla realtà e non a ciò su cui realmente pensava, «Con tutto ciò che è successo stasera...» scosse la testa, «Sono stanca di tutto questo. Tu no?»

«Ogni giorno.» rispose lui, scalando la marcia, «Vorrei che tutto finisse, che tutti sparissero.» rispose con un sospiro stanco, «Vorrei solo che ogni cosa terminasse, esattamente come è iniziata.»

Aria lo fissò un momento, «Credi che finirà mai?» domandò ad un certo punto; una domanda che sorse spontanea, nel momento in cui la formulò. Le girava in testa da tempo, ormai, da quando avevano scoperto la morte di Alison, dall'inizio dei messaggi di A. Avrebbe voluto tornare indietro, rifugiarsi di nuovo in Alaska, questa volta non per scappare dal segreto che suo padre l'aveva costretta a mantenere, ma per riuscire a scappare da quella vita che giorno dopo giorno le stava strappando ogni minima speranza o resistenza.

«Non sono una persona positiva.» si limitò a rispondere Jason, mentre parcheggiava di fronte a casa sua. Aria si slacciò la cintura, «Sei da sola, stasera?» si informò non appena si rese conto che la casa era avvolta nel buio.

«I miei genitori sono ancora a scuola, probabilmente per sapere cos'è successo.» rispose Aria, concentrata nel prendere sia il vestito dai sedili posteriori sia la borsa con tutte le sue cose, «Mio fratello sinceramente non ho idea di quante serate passi in casa e quali invece no.» fece notare, sarcasticamente.

«Non stargli troppo addosso.» consigliò Jason, con una mano appoggiata sul volante, «Con i fratelli minori funziona in modo diverso, non verranno mai a dirti i propri problemi se continui ad attaccarli.» un velo di nostalgia impregnò il tono della sua voce, «Ma d'altro canto... non essere neanche troppo lontana, è un errore che io non avrei voluto commettere.»

Aria si inumidì le labbra, annuendo, «Me lo ricorderò.» mormorò non sapendo che altre parole usare. Sfiorò il braccio di Jason con una mano, sorridendogli dolcemente, «Grazie per tutto. Ci vediamo domani a scuola, ok?» lo guardò negli occhi, ora più tranquilli nel trovare i suoi così rassicuranti.

«Certo.»

Scese dalla macchina, per poi allontanarsi dal marciapiede solo quando questa svoltò l'angolo. Entrò in casa buttando immediatamente il vestito e la borsa sul divano, per poi accendere la luce. Alzò gli occhi al cielo, quando il telefono prese nuovamente a squillare, annunciando l'arrivo di un altro messaggio; lo aprì certa di cancellarlo dopo qualche secondo, ma le sue sopracciglia si corrugarono e i suoi piedi si mossero velocemente verso la porta.

 

"Aprimi."

 

«Che ci fai qui?» boccheggiò sorpresa di trovarselo davanti.

Ezra ritirò il cellulare nella tasca dei pantaloni, «Non rispondevi.»

«E questo ti autorizza a presentarti a quest'ora a casa mia?» ribatté scetticamente con un sopracciglio alzato, «I miei genitori potrebbero arrivare a momenti, così come mio fratello.»

«Mi fai entrare?» la ignorò completamente Ezra, indicando con un cenno della testa dentro casa.

«No.» rispose Aria, sempre più sorpresa dal modo in cui si stava comportando, «Non è stata una bella serata, a dirla tutta. L'unica cosa che voglio fare è andare a dormire.» con aria sicura fece per chiudere la porta, ma Ezra la bloccò.

«Io non ho avuto una bella settimana, invece.» riaprì la porta, Ezra sospirò guardandola negli occhi, «Da quando abbiamo discusso, al funerale di Ian, mi eviti.» fece notare, «Posso anche capirlo, non mi sono comportato nel migliore dei modi, lo ammetto.»

«Sarebbe la prima volta.» incrociò le braccia al petto Aria.

«Hai detto che avevi bisogno di un mio abbraccio.»

«Perché era vero.» confermò, «Ma ne avevo bisogno in quel momento, davanti a tutti. Avevo bisogno di te, avevo bisogno che tu finalmente ti comportassi come un fidanzato e non come un insegnante.» si passò una mano tra i capelli, torturando l'acconciatura già di per sé sfatta, «Non pretendo che tu capisca, Ezra... vorrei solo che smettessi di nasconderti davanti agli altri, quando sei con me.»

«Non ho più intenzione di farlo.»

«Ezra!»

I due si voltarono, mentre gli occhi di Aria si sgranavano, «Mamma, papà!» salutò guardando nervosamente dai genitori ad Ezra, e viceversa. I signori Montgomery li raggiunsero sull'uscio, guardandoli confusi, «Avete saputo qualcosa?» cercò di rimandare il momento in cui avrebbero chiesto perché Ezra era a casa loro a quell'ora.

«No, i genitori di Hanna vogliono incontrarci domani per andare dal preside.» rispose Ella, senza spostare lo sguardo confuso dall'ex-collega, «Ezra, come mai sei passato a quest'ora? Pensavo di trovarti alla sfilata.»

«Avevo una riunione, fuori Rosewood.» rispose lui, «Cos’è successo a scuola?»

«Uno scherzo di cattivo gusto, ai danni di Alison e delle ragazze.» rispose Byron con un sospiro, «Entra, ti raccontiamo tutto.» propose, per poi guardare la figlia, «Aria, prendi il cappotto del tuo insegnante.»

Aria si scostò, per farlo entrare, ma Ezra sorrise, «Non sono più il suo insegnante, Byron. Ora sono solo un amico.» rispose, spiazzando completamente la ragazza.

Ella sorrise, a differenza della figlia, appoggiandogli una mano sul braccio, «Credo sia ciò di cui ha bisogno in questo momento.» replicò, prima di sorridere ad Aria ed entrare in casa, seguita dal marito.

Ezra fece per entrare a sua volta, ma Aria lo bloccò per un polso, squadrandolo incuriosita, «L’hai fatto davvero? Hai detto ai miei genitori che siamo amici?» domandò sorpresa.

«Avevamo detto di partire da questo punto, giusto?»

Aria annuì, «Certo, ma… non mi aspettavo che reagissero così bene. A dire il vero non mi aspettavo neanche che avresti trovato il coraggio!» affermò titubante.

«Hai così poca fiducia in me.» sospirò Ezra, spostandole dietro l’orecchio una ciocca di capelli, «Aria, non sei l’unica che ha bisogno di qualcuno.» asserì abbassando un po’ la voce e guardandola negli occhi, «Io ho disperatamente bisogno di te.»

Lo fissò qualche secondo, indecisa; infine si scostò nuovamente, «Entra.» disse facendolo entrare nel momento esatto in cui la madre li chiamò per chiedere loro se volevano bere qualcosa. Chiudendo la porta di casa, si sciolse in un sorriso.

  
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