Timeline: alla fine della 2x06, quando Jason offre ad Aria un passaggio fino a
casa.
Note:
-
PLL!Fest @ prettylittleliars
- Prompt Aria/Ezra - "Avevo bisogno di te."
- Titolo preso liberamente dalla canzone “Meteor
Shower” degli Owl
City.
- Dedicata alla darling – di nuovo, sì u_ù – perché non ha
voluto leggerla fino alla fine, e per i soliti motivi già citati nella
precedente shot, che non sto a ripetere perché lei sa e va bene così :D
Disclaimer: I personaggi di “Pretty Little Liars”
non mi appartengono (ma se lo fossero sarei taaaanto felice, soprattutto per
Toby, Ezra, Noel, Caleb e
compagnia bella).
I desperately
need you
"Dove
sei?"
Jason lanciò un'occhiata ad Aria,
seduta nel posto del passeggero accanto a lui, con il cellulare tra le mani e
una smorfia in viso, «Tutto bene?» domandò accigliato.
«Sì... più o meno.»
sospirò la ragazza, ritirando il cellulare nell'enorme borsa in cui
aveva riposto i tubi della lacca e ogni cosa che le era servita quella sera per
la sfilata. Appoggiò il capo contro il finestrino, osservando le luci
delle case di Rosewood e cercando di non incontrare neanche per un momento lo
sguardo di Jason.
«Sei sicura?»
«Sono solo un po' scossa,
penso.» inventò sul momento, cercando di rimanere il più
fedele alla realtà e non a ciò su cui realmente pensava,
«Con tutto ciò che è successo stasera...» scosse la
testa, «Sono stanca di tutto questo. Tu no?»
«Ogni giorno.» rispose lui,
scalando la marcia, «Vorrei che tutto finisse, che tutti sparissero.»
rispose con un sospiro stanco, «Vorrei solo che ogni cosa terminasse,
esattamente come è iniziata.»
Aria lo fissò un momento, «Credi
che finirà mai?» domandò ad un certo punto; una domanda che
sorse spontanea, nel momento in cui la formulò. Le girava in testa da
tempo, ormai, da quando avevano scoperto la morte di Alison, dall'inizio dei
messaggi di A. Avrebbe voluto tornare indietro, rifugiarsi di nuovo in Alaska,
questa volta non per scappare dal segreto che suo padre l'aveva costretta a
mantenere, ma per riuscire a scappare da quella vita che giorno dopo giorno le
stava strappando ogni minima speranza o resistenza.
«Non sono una persona positiva.»
si limitò a rispondere Jason, mentre parcheggiava di fronte a casa sua.
Aria si slacciò la cintura, «Sei da sola, stasera?» si
informò non appena si rese conto che la casa era avvolta nel buio.
«I miei genitori sono ancora a
scuola, probabilmente per sapere cos'è successo.» rispose Aria,
concentrata nel prendere sia il vestito dai sedili posteriori sia la borsa con
tutte le sue cose, «Mio fratello sinceramente non ho idea di quante
serate passi in casa e quali invece no.» fece notare, sarcasticamente.
«Non stargli troppo addosso.»
consigliò Jason, con una mano appoggiata sul volante, «Con i
fratelli minori funziona in modo diverso, non verranno mai a dirti i propri
problemi se continui ad attaccarli.» un velo di nostalgia impregnò
il tono della sua voce, «Ma d'altro canto... non essere neanche troppo
lontana, è un errore che io non avrei voluto commettere.»
Aria si inumidì le labbra,
annuendo, «Me lo ricorderò.» mormorò non sapendo che
altre parole usare. Sfiorò il braccio di Jason con una mano,
sorridendogli dolcemente, «Grazie per tutto. Ci vediamo domani a scuola,
ok?» lo guardò negli occhi, ora più tranquilli nel trovare
i suoi così rassicuranti.
«Certo.»
Scese dalla macchina, per poi
allontanarsi dal marciapiede solo quando questa svoltò l'angolo.
Entrò in casa buttando immediatamente il vestito e la borsa sul divano,
per poi accendere la luce. Alzò gli occhi al cielo, quando il telefono
prese nuovamente a squillare, annunciando l'arrivo di un altro messaggio; lo
aprì certa di cancellarlo dopo qualche secondo, ma le sue sopracciglia
si corrugarono e i suoi piedi si mossero velocemente verso la porta.
"Aprimi."
«Che ci fai qui?»
boccheggiò sorpresa di trovarselo davanti.
Ezra ritirò il cellulare nella
tasca dei pantaloni, «Non rispondevi.»
«E questo ti autorizza a
presentarti a quest'ora a casa mia?» ribatté scetticamente con un
sopracciglio alzato, «I miei genitori potrebbero arrivare a momenti,
così come mio fratello.»
«Mi fai entrare?» la
ignorò completamente Ezra, indicando con un cenno della testa dentro
casa.
«No.» rispose Aria, sempre
più sorpresa dal modo in cui si stava comportando, «Non è
stata una bella serata, a dirla tutta. L'unica cosa che voglio fare è
andare a dormire.» con aria sicura fece per chiudere la porta, ma Ezra la
bloccò.
«Io non ho avuto una bella settimana, invece.» riaprì
la porta, Ezra sospirò guardandola negli occhi, «Da quando abbiamo
discusso, al funerale di Ian, mi eviti.» fece notare, «Posso anche
capirlo, non mi sono comportato nel migliore dei modi, lo ammetto.»
«Sarebbe la prima volta.»
incrociò le braccia al petto Aria.
«Hai detto che avevi bisogno di un
mio abbraccio.»
«Perché era vero.»
confermò, «Ma ne avevo bisogno in quel momento, davanti a tutti.
Avevo bisogno di te, avevo bisogno che tu finalmente ti comportassi come un
fidanzato e non come un insegnante.» si passò una mano tra i
capelli, torturando l'acconciatura già di per sé sfatta, «Non
pretendo che tu capisca, Ezra... vorrei solo che smettessi di nasconderti
davanti agli altri, quando sei con me.»
«Non ho più intenzione di
farlo.»
«Ezra!»
I due si voltarono, mentre gli occhi di
Aria si sgranavano, «Mamma, papà!» salutò guardando
nervosamente dai genitori ad Ezra, e viceversa. I signori Montgomery li
raggiunsero sull'uscio, guardandoli confusi, «Avete saputo qualcosa?»
cercò di rimandare il momento in cui avrebbero chiesto perché Ezra
era a casa loro a quell'ora.
«No, i genitori di Hanna vogliono
incontrarci domani per andare dal preside.» rispose Ella, senza spostare
lo sguardo confuso dall'ex-collega, «Ezra, come mai sei passato a
quest'ora? Pensavo di trovarti alla sfilata.»
«Avevo una riunione, fuori
Rosewood.» rispose lui, «Cos’è successo a scuola?»
«Uno scherzo di cattivo gusto, ai
danni di Alison e delle ragazze.» rispose Byron con un sospiro, «Entra,
ti raccontiamo tutto.» propose, per poi guardare la figlia, «Aria,
prendi il cappotto del tuo insegnante.»
Aria si scostò, per farlo entrare,
ma Ezra sorrise, «Non sono più il suo insegnante, Byron. Ora sono
solo un amico.» rispose,
spiazzando completamente la ragazza.
Ella sorrise, a differenza della figlia,
appoggiandogli una mano sul braccio, «Credo sia ciò di cui ha
bisogno in questo momento.» replicò, prima di sorridere ad Aria ed
entrare in casa, seguita dal marito.
Ezra fece per entrare a sua volta, ma
Aria lo bloccò per un polso, squadrandolo incuriosita, «L’hai
fatto davvero? Hai detto ai miei genitori che siamo amici?» domandò sorpresa.
«Avevamo detto di partire da questo
punto, giusto?»
Aria annuì, «Certo,
ma… non mi aspettavo che reagissero così bene. A dire il vero non
mi aspettavo neanche che avresti trovato il coraggio!» affermò
titubante.
«Hai così poca fiducia in
me.» sospirò Ezra, spostandole dietro l’orecchio una ciocca
di capelli, «Aria, non sei l’unica che ha bisogno di qualcuno.»
asserì abbassando un po’ la voce e guardandola negli occhi, «Io
ho disperatamente bisogno di te.»
Lo fissò qualche secondo,
indecisa; infine si scostò nuovamente, «Entra.» disse
facendolo entrare nel momento esatto in cui la madre li chiamò per
chiedere loro se volevano bere qualcosa. Chiudendo la porta di casa, si sciolse
in un sorriso.