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Autore: _Lilli_    02/08/2011    5 recensioni
Può un Templare, a seguito di un tragico avvenimento, cambiare radicalmente la sua vita ed aspirare a divenire un Assassino? Il suo è il coraggio di uomo ferito pronto a dare la vita per la pace e la libertà , o semplice follia?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole stava morendo dietro le colline e le strade si stavano pian piano svuotando mentre i commercianti chiudevano le proprie attività.
L'uomo si trascinò in uno sporco e poco illuminato vicolo dove l'unica compagnia erano alcuni cani randagi che si litigavano quella che sembrava la carcassa di un animale; sospirò alzando gli occhi al cielo e notò che un'aquila si librava in modo circolare sulle loro teste, ignara di ciò che accadeva sotto di lei.
Continuò a camminare finchè non si ritrovò accanto ad una scuderia da cui proveniva il forte odore di fieno ed il nitrire di alcuni cavalli che si muovevano irrequieti; si avvicinò ad un grosso carro colmo di fieno e si mise a sedere al suo fianco, troppo stanco per andare avanti. Si guardò per un pò intorno finchè, stremato dalla stanchezza, lasciò che la mente venisse sopraffatta dai ricordi...


...L'unico rumore che udiva erano i suoi passi sul pavimenti lastricato in pietra. Si fermò all'improvviso avvertendo una strana inquietudine salirgli dentro senza una ragione precisa; si voltò di scatto ma l'unica cosa che vide fu un caldo raggio di sole che filtrava dalla finestra del corridoio. Sorrise quasi sollevato e si voltò verso il grido che udì provenire da una stanza poco lontana, così affrettò il passo lasciando che il clangore dell'armatura lo accompagnasse fino alla meta.
Entrò silenziosamente nella piccola e spoglia stanza dove alcune donne si muovevano intorno ad un grande letto su cui giaceva la sua adorata moglie, che teneva tra le braccia un minuscolo fagotto e sorrideva raggiante nella sua direzione invitandolo ad avvicinarsi. Non se lo fece ripetere, e dopo essersi tolto parte dell'armatura, si avvicinò lentamente fino a che non circondò le esili spalle della moglie con un suo braccio mentre con curiosità ed emozione, ammiravano il frutto del loro amore.

Suo figlio era nato fragile come un soffio di vetro sottile, simile ai preziosi manufatti prodotti nelle botteghe dei mastri veneziani; al suo primo vagito non pesava più di una bambola di pezza e la sua carnagione pallida sembrava dire a tutti che sarebbe morto presto, tanto era minuto in quel corpicino malato. Faticava a respirare ed i suoi piccoli occhi scuri erano perennemente cerchiati ed arrossati, come se tutte le lacrime del mondo fossero già state versate da quell'esserino ancor prima di essere piante. Era un bambino debolissimo e malato sin dai primi giorni di vita, ma lui non sembrava accorgersene; ogni suo movimento, sebbene gli costasse immense fatiche pareva gioioso, voluto, vissuto.
Amava la vita con tutte le sue forze, e non si curava del dolore che ad ogni istante, gli teneva compagnia.

Nulla avrebbe potuto essere più dolce del ritorno alla propria, seppur umile, dimora. Era sempre una gioia per lui tornare a casa dopo un lungo ed estenuante turno di pattuglia, e trovare la sua famiglia che lo attendeva a braccia aperte; gli piaceva rifugiarsi in quel piccolo mondo, lontano da armi sangue e sofferenza.
Era stato lontano da casa per molto tempo, in guerra nelle Romagne e finalmente aveva fatto ritorno a Roma; c'era un leggero odore di pioggia nell'aria quel giorno anche se il sole brillava alto nel cielo e quando si accorse di essere ormai prossimo alla tanto agognata meta, accelerò il passo mentre l'immagine di sua moglie si faceva strada nella sua mente, avvicinandosi a lui con un candore divino; la aveva amata subito, sin da primo istante: aveva agognato un bacio, un fremito, un sussulto di quella donna delicata come i petali in fiore di una rosa di maggio. Il giorno in cui l'aveva chiesta in sposa durante l'attesa di una risposta, si era puntato un affilato pugnale al petto, deciso a trafiggersi le carni in caso di un suo diniego. Era sempre una gioia vederla apparire in lontanaza, altera e stupenda, mentre se ne stava sull'uscio di casa con le mani poggiate sulle gracili spalle del loro figlio che si muoveva inquieto, e che gli correva incontro con le braccia tese non appena ne aveva l'occasione...


Sentì una fitta al cuore mentre le immagini scorrevano veloci davanti ai suoi occhi mentre la vita quotidiana sembrava non accorgersi di lui che vagava disperato per le vie della città, scambiato per un comunissimo mendicante; era trattato con indifferenza dagli abitanti di Roma e sbeffeggiato dai soldati, gli stessi che solo qualche giorno prima lo ammiravano per il suo sangue freddo e la sua bravura sul campo di battaglia.
Improvvisamente udì vici concitate alle sue spalle e quando si voltò per capirne la fonte, gli sembrò di aver visto un manto bianco sparire dietro l'angolo; sgranò gli occhi e si alzò correndo nella stessa direzione finchè non imboccò in una piazza affollata, e vide un cappuccio bianco che la attraversava in direzione opposta.
Corse a perdifiato dietro all'Assassino, ma era troppo veloce e molto presto lo perse di vista.
Si fermò per riprendere fiato e quado tornò a scrutare la piazza, l'Assassino era già sparito nel nulla; amareggiato, imboccò una via poco frequentata e si diresse di nuovo verso la scuderia. La notte era già scesa da un pezzo e le stelle brillavano pallide in cielo e si distese su un cumulo di paglia cercando di dormire, ma il suo sonno era inquieto e costelalto da sogni che rendevano difficile il suo riposo; si muoveva in continuazone nel suo umile giaciglio, finchè la sua mente non fu invasa dall'incubo che lo tormentava ogni notte...


...La Torre bruciava e alte fiamme lambivano le sue pareti in pietra, lanciando bagliori rossastri nel cielo che illuminavano i palazzi circostanti. I corpi delle guardie uccise galleggiavano in acqua prive di vita mentre lui osservava la scena con sguardo allibito mentre i suoi uomini intorno a lui perire sotto i fendenti dell'Assassino che li aveva attaccati nel cuore della notte. Sapeva che presto sarebbe toccato a lui e l'unico rimpianto che aveva, era quello di non aver potuto salutare sua moglie ed il suo bambino; si voltò verso quella figura incappucciata che sembrava avvolta dalle fiamme sempre più alte e rabbrividì mentre quell'essere si avvicinava con passo sicuro nella sua direzione e faceva uscire una lunga lama affilata con uno scatto secco dal polso. La sua spada giaceva in terra poco lontana da lui ma non aveva intenzione di combattere e con un rapido gesto si tolse il mantello e l'elmo per guardarlo dritto negli occhi; fece anche lui qualche passo e sorrise lievemente vedendo l'Assassino bloccarsi sorpreso.
< Non voglio battermi, so di non essere alla vostra altezza e merito di morire... Molta gente ha sofferto a causa mia e non saprò mai perdonarmi per questo. Vi chiedo solamente di vegliare sulla mia famiglia, loro sono innocenti e per questo mio folle gesto rischiano la vita.> Lo afferrò saldamente per la cappa avvicinandolo a se con quell'antica arroganza che lo contrastingueva come capitano, ma il tono della voce era supplichevole. L'Assassino se lo scrollò di dosso e fece rientrare la lama, poi con la sua voce cupa e profonda lo ammonì < Hai pagato le tue colpe e ti sento sincero. Prendi la tua famiglia e va via da Roma, iniziate una nuova vita e dimenticati per sempre di me.> Detto questo, si voltò sparendo oltre la spessa cortina di fumo lasciando l'ormai ex capitano che lo guardava sconcertato mentre con passo lento raccoglieva la spada e fuggiva da quel posto maledetto in direzione della sua casa...

Cavalcava furiosamente nella campagna romana dove gli unici rumori erano gli zoccoli che scalpitavano sul selciato.
Arrivò nei pressi della casa, che trovò buia e silenziosa, e lasciò il cavallo sfiancato e con la bava alla bocca dallo sforzo accanto ad un abbeveratoio mentre si precipitava all'interno del piccolo edificio; la porta era socchiusa ed avvertì una stretta allo stomaco mentre attraversava la piccola cucina per fiondarsi dentro la sua spoglia stanza da letto, e un urlo lacerò la notte silenziosa e satura di umidità alla vista di ciò che lo attendeva: i cassetti del grande comò erano aperti ed il contenuto rovesciato sul pavimento dove giacevano le coperte macchiate di sangue; si avvicinò al letto e scostò con mano tremante un lembo del lenzuolo che copriva il corpo della moglie, completamente coperto di lividi e con la veste strappata in più punti. Accarezzò il suo corpo ancora tiepido, i suoi lunghi capelli e lo avvolse di nuovo in quel lenzuolo, poi si dedicò al corpicino senza vita del figlio e lo strinse forte a se mentre calde e amare lacrime gli rigavano il volto contratto dal dolore.
Quanto tempo era passato? Un'ora? Tutta la notte? Non lo sapeva, aveva perso la cognizione del tempo mentre, accasciato sul pavimento, osservava con sguardo vacuo i corpi inermi e ormai freddi dondolandosi avanti e indietro mugugnando frasi senza senso... Anche le lacrime lo avevano abbandonato e si sentiva vuoto, solo e sempre più confuso.
Si vedeva mentre afferrava una candela, la accendeva e la lanciava sul letto che prese subito fuoco, vedeva la sua figura alta e slanciata fuggire da quella casa in groppa allo stallone nero, senza voltarsi nemmeno una volta a vedere il fuoco che divorava la casa e, insieme a lei, la sua vecchia vita...



Si svegliò di soprassalto, madito di sudore e con profonde occhiaie; si guardò intorno con aria smarrita osservando la città che prendeva vita intorno a lui, mentre le prime luci dell'alba erano accompagnate dai rumori dei carri, dal nitrire dei cavalli e dai contadini che si avviavano verso i campi. Si alzò dirigendosi accanto ad un pozzo per potersi dissetare, senza soffermarsi troppo sul suo aspetto trasandato, poi si mise alla ricerca dell'Assassino. Erano giorni che vagava inutilmente alla sua ricerca, ma come un fantasma, spariva nel nulla senza nessuna traccia.
Stava passeggiando nei pressi del Colosseo alla ricerca di possibili indizi, quando la sua attenzione fu catturata da alcune grida e delle persone che fuggivano spaventate provenienti dal retro di un basso edificio, accanto alla bottega del medico; incuriosito, si avviò in quella direzione e vide l'Assassino che stava cercando da giorni, combattere contro 5 guardie insieme ad un ragazzo con una brutta ferita ad un braccio e che purtroppo perì poco dopo sotto i colpi ben assestati di un bruto. Senza pensarci oltre, sguainò la sua spada e corse in suo soccorso; rimase per un'attimo incantato dalla fluidità dei movimenti e la velocità con cui sferrava i colpi. Si riscosse e si posizionò alle sue spalle per fronteggiare una guardia agile che dopo un breve scontro cadde a terra, poi si voltò per affrontarne una seconda ma non fece in tempo ad affrontarla che questa cadde a terra con un tonfo sordo mentre l'Assassino si avvicinava al corpo inerme del ragazzo che stringeva ancora l'elsa della spada; l'uomo lasciò cadere a terra la sua arma e si avvicinò inginocchiandosi ai suoi piedi mentre le lacrime iniziavano a cadere sull'erba senza che lui cercasse di fermarle: < Vi prego prendetemi con voi...La mia vita non ha più senso ora che hanno ucciso la mia famiglia! Metterò la lama della mia spada e la mia abilità al vostro servizio..> Si tirò su ansimando e scrutò il volto impassibile dell'Assassino, celato dall'ampio cappuccio candido come la neve; Ezio Auditore posò una mano guantata sulla spalla dell'uomo che non la smetteva di tremare, un pò per il freddo e un pò dall'emozione:< Qual'è il vostro nome Messere?> Chiese l'Assassino con voce ferma e decisa, mentre stringeva la presa sula spalla dell'uomo, che rispose imbarazzato:< Co..Corradino, mi chiamo Corradino.> Disse abbassando il capo.
Ezio sorrise per la prima volta e tolta la mano dalla spalla di Corradino, si sistemò la cappa in modo da celare la lunga spada che portava appesa alla vita:< Sono ammirato Corradino, la nostra Causa ha bisogno di persone forti e valorose come voi... Mi addolora venire a conoscenza della grave perdita che avete subito, ma questo deve essere per voi, un motivo in più per cacciare per sempre i Borgia ed i Templari dalla città. Seguimi Adepto, la liberazione di Roma è iniziata!>. Corradino si asciugò le lacrime con la manica logora della camicia e dopo aver raccolto la sua spada, seguì il suo Maestro.
... Una nuova vita per lui è iniziata, una nuova esistenza dove aveva dimenticato il significato della parola dolore...





_Angolo Sclero_
Eccomi qui con una one-shot abbastanza particolare... Non so bene come mi sia venuta in mente, ho iniziato a scriverla dopo molti mesi di pausa "forzata" (tra problemi personali, lavoro e zero vena creativa), ma ora eccomi qui con tante nove idee ed un nuovo nome! Lady_Kadar iniziava a starmi stretto e non so perchè, ma non lo sentivo più mio... Avevo il bisogno di cambiare e credo che iniziare dal nome sia stato solo un piccolo passo verso qualcosa di più importante! Questo nome è molto importante per me, è legato ad alcuni ricordi della mia infanzia e mi era sembrato carino poterlo usare... Spero di poter rimettermi in paro con le mie vecchie fic che non vedono l'ora di essere aggiornate :3 Un grazie ai lettori che seguono da un bel pò le mie storie, ai recensori (se mai ci saranno) e ai lettori silenziosi, mi fate ugualmente felice! A presto..
_Lilli_
   
 
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