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Autore: Alexandra McAdams    02/08/2011    0 recensioni
Ho scritto questa piccola storia per una mia amica, per raccontarle come erano state in sintesi le mie 3 settimane all'Isola d'Elba come babysitter. Ho deciso di pubblicarla, non si sa mai che poi io ricominci a scrivere finalmente come una volta! Alex.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo sapeva fin dall’inizio che quelle tre settimane sarebbero state pesanti nonostante tutto. Ma quando ebbe la notizia una settimana prima di quella mancata promessa, si era resa conto che forse si, era nella merda. Si era preparata psicologicamente al fatto di andarsene per quel periodo con una delle sue più care amiche a fare la babysitter a due bambine che passavano le vacanze all’Isola d’Elba, ma di restare da sola perché l’altra ragazza aveva dato forfait, era fuori discussione.
Una settimana dopo, ed esattamente due giorni prima della partenza era spuntato fuori come un fungo suo cugino. Un anno in meno di Alessandra, simpatico, affascinante e sicuramente pazzo e divertente. Pregio migliore? Essere paziente con la cugina. Difetto peggiore? Non essere paziente con le bambine che ha dovuto assistere insieme a lei.
Una chiamata, un si, un incontro frettoloso con nonni, genitori e bimbe in una casa fin troppo rinascimentale per i gusti di Alessandra, e dopo aver avvisato tutti sull’orario in cui la ciurma composta da nonni, bimbe e babysitter sarebbe partita, si salutarono dandosi appuntamento al giorno dopo, alle 13 in punto.
Valigie, borsoni, borse colme di cibo, appendiabiti, tanta buona volontà e pazienza. Tutto ciò faceva parte del pacchetto che tutti e 6 i passeggeri avevano deciso di portare. Forse la buona volontà non era abbastanza, forse le bambine erano fin troppo agitate. O forse i due cugini non erano davvero preparati a ciò che li aspettava.
In fin dei conti le ore di macchina e il viaggio in nave erano stati veloci, anche fin troppo.
L’arrivo alla villa che li aspettava con una vista classica di un film romantico era la più che normale ricchezza che solo certe persone possono permettersi.
Un saluto veloce per la buonanotte ed i due cugini  si intrufolarono nel loro monolocale che avrebbero dovuto dividere per quelle 3 settimane.
Entrambi guardandosi negli occhi scoppiarono a ridere. Non gli sembrava ancora vero di poter essere capitati in un angolo di paradiso che nemmeno sapevano esistesse.
Alessandra era stata più volte all’Isola d’Elba con una sua amica d’infanzia, ma non era mai stata in un posto del genere, con gente che di soldi ne ha e li usa per ogni singolo conforto alla loro vita.
Entrambi fecero fatica ad addormentarsi. Ogni singola cosa riusciva ad essere divertente e perfino una piccola radiolina che funzionava poco niente era protagonista di risate e scleri. In quel monolocale era possibile solo ascoltare la radio, ridere come dei pazzi, usufruire del letto, del bagno e delle cose indispensabili di una stanza da letto. Ma guai a parlare di televisione.
Una tv era nella camera dei nonni e solo quella era in tutti quei metri quadri di casa.
-buonanotte, ti voglio bene- sussurrò Alessandra da sotto le coperte.
Giorgio sorrise, le accarezzò la testa – anche io. Spacchiamo il mondo!- e si addormentò subito dopo.

La sveglia suonò presto, forse fin troppo.
Mancavano 10 minuti alle 8 del mattino, il sole fuori splendeva come forse non aveva fatto ancora, l’aria calda invadeva la camera e i due cugini con i capelli in aria cercarono invano di alzarsi da un letto comodo e caldo.
Alessandra fu la prima, come poi fu per tutte le mattine a seguire.
Si alzò un po’ traballante, raggiunse il bagno, si lavò e sistemò e nel momento in cui loro sarebbero dovuti trovarsi nella casa dei nonni e delle bimbe, Giorgio puntualmente si alzava comodamente, si lavava i denti, si cambiava ed usciva dalla stanza lasciando tutte le luci accese.
Iniziava così la prima giornata di un inferno abbastanza piacevole di nome “Capo perla”. Perché Capo Perla era la spiaggia dove andavano tutte le mattine. Il problema principale?! Nessun avvistamento di forma umana e giovane su quella spiaggia. Per la prima settimana la spiaggia era stata solitaria e aveva solo la compagnia delle grida e dei divertimenti di Anna e Sofia, quelle due meravigliose bambine che rendevano matti fino all’esaurimento i due cugini troppo ingenui.
La seconda settimana sembrava tutto migliorare. La spiaggia aveva iniziato ad essere popolata da famiglie belghe con bambini e nonni appresso. Ciò che rovinava tutto? La nonna.
Le bambine avevano i loro momenti di sclero e ci stava. Il nonno trattava i due ragazzi come se fossero i suoi nipoti, ma la nonna.. la nonna trattava Alessandra come una serva.
-Alessandra, fai la borsa svelta, è compito tuo! Fai mangiare le bambine, su sveglia! La lavatrice si deve svuotare prima di andare al mare, non posso farlo io! –
Esaurimento? Era ciò che Alessandra pensava di toccare la terza settimana.
Ma qualcosa fece capolino in quella spiaggia dimenticata dal mondo.
Era l’ultimo lunedì che avrebbero passato li, e dopo una sclerata in camera a Giorgio che la sopportava pazientemente preparò la sua borsa della spiaggia, quelle delle bambine, le vestì, le fece lavare e tutti insieme scesero in spiaggia annoiati dalla solita vista di famiglie che parlavano francese.
Alessandra era l’ultima della fila, insieme ad Anna.
Scese gli ultimi scalini del sentiero ed appena mise i piedi sulla sabbia si tolse le ciabatte per riuscire a camminare meglio. Indossò i suoi occhiali da sole, prese in mano le ciabatte ed appena alzò lo sguardo dalla sabbia notò un ragazzo abbronzato e muscoloso disteso al sole a leggere attentamente.
Gli passò davanti, con fare molto innocente e casuale. Lo squadrò da cima a fondo e dopo che lui si accorse delle occhiate interessate che Ale lanciava, la fissò interessato.
-carne fresca! Gio, ti rendi conto?! Finalmente carne fresca, giovane e bella!- sussurrò subito dopo aver sorpassato quel misterioso ragazzo.
Entrambi scoppiarono a ridere per il modo così morboso con cui Alessandra aveva pronunciato quelle parole. Lei si voltò a guardarlo ancora e notò di essere fissata da lontano dagli occhi marroni di quello straniero fin troppo bello per essere vero.
Un po’ di sole, tanti bagni ed una piattaforma in mezzo all’acqua come compagna di tuffi megagalattici.
Fatto sta che nell’arco di pochi minuti i 4 ribelli delle vacanze, lasciando i nonni a riva, nuotarono fino a quella piattaforma dove ad aspettarli c’era quel ragazzo, che lanciava sguardi in continuazione ad Alessandra.
Ma era insieme ad una ragazza, ed ad un bambino.
-perfetto. Pure papà me lo devo andare a beccare!- sbuffò quella giovane ragazza ancora ignara del grande sbaglio che stava leggendo tra quelle 3 persone sulla piattaforma.
Lui la guardò, intensamente. Lei pure, non staccò gli occhi da lui e da quel fisco che le pareva tanto perfetto. Poi Giorgio tornò a svegliarla da quella visione cacciandole la testa sott’acqua. Appena riuscì a risalire Ale scoppiò in una risata sonora e divertita.
-grazie!- urlò lei senza smettere di ridere e poi insieme alle bambine che nel frattempo si erano divertite a tuffarsi e a bagnare chiunque fosse su quella piattaforma, tornarono a riva.
Tornarono a casa fin troppo presto per i gusti di Alessandra. Finalmente si trovava in una situazione diversa, finalmente non c’erano i soliti visi, finalmente la spiaggia si era fatta interessante.
Ed era davanti ad una lucina di un lampione della casa durante la sera che incontrastata si espandeva sull’isola, che Ale e Giorgio chiacchieravano su quanto fosse snervante quella situazione in cui si trovavano, ed Alessandra puntualmente diceva frasi inerenti a quel ragazzo in spiaggia.
-è un caso perso Ale. Cosa ci vuoi fare? Non lo conoscerai mai.. e poi hai sentito che parla francese. Quindi.. come vorresti andare in Francia?! E scusa.. noi venerdì partiamo, dimmi un po’ tu –  era così che quel cugino tanto adorato riusciva a farle aprire gli occhi come si deve – è un bel ragazzo, hai ragione. Di solito hai dei gusti schifosi. Ma è una partita persa già dall’inizio. Quindi mettiti il cuore in pace, sei già incasinata di tuo-
E quando tornarono in stanza, Alessandra continuò a pensare a ciò che lui le aveva detto, ma sapeva che non si sarebbe data per vinta. Amava troppo essere guardata da quegli occhi scuri, lo voleva.

-svegliati dormiglione! Sarà una lunga giornata!- urlò dalla porta del bagno cercando di svegliare Giorgio.
10 minuti contati per essere poi ancora in quella casa che non sopportavano più.
-stamattina io, Giorgio, le bambine e la zia andiamo a Fetovaia che poi la riaccompagniamo a casa. Tu, Eugenia e don Santino andate giù in spiaggia?- le domandò il nonno.
Il viso di Alessandra si illuminò al solo pensiero di andare in spiaggia – sicuramente! Non posso perdermi gli ultimi giorni di sole!- esultò.
Appena furono in spiaggia, Alessandra si distese sul suo salviettone a pochi metri di distanza da quel presunto francese affascinante che era già li a leggere.
Poi prese il suo libro, si sdraiò a pancia in giù, e sicura di essere stata adocchiata iniziò a leggere tranquillamente.
-meduse. Oggi niente bagno Ale.. mi dispiace! – esordì don Santino di fianco a lei. Si alzaò e notaò che una coppia, con un retino, “raccoglieva” le meduse che continuavano a comparire in quell’acqua cristallina, trasportate dalle correnti.
-nessun problema. Io mi sto lustrando gli occhi, mi sto prendendo il sole. Il bagno lo faccio anche domani!- sorrise lanciando un’occhiata alla sua destra.
Don Santino e la sig.ra Eugenia seguirono il suo sguardo e sorrisero notando che anche lui guardava lei.
Era quasi l’una, nessuno si era ancora fatto sentire, mentre il sole iniziava a bruciare sulla pelle, sulla sabbia, sull’acqua.
Mentre Alessandra sistemava la sua borsa, una palla da beach volley le arrivò ai piedi. La raccolse e quando alzò lo sguardo si trovò il meraviglioso straniero compagno di sguardi, sorridergli.
-grazie- sussurrò lui con accento francese.
-prego- pronunciò lei sorridendo.
Era fatta, la prima mossa era fatta ed il giorno dopo l’avrebbe conosciuto. O almeno era quello che Alessandra pensava. Peccato che il giorno dopo dal cielo mattutino delle 4 iniziarono a scendere gocce di pioggia che si prolungarono fino alle 6 del pomeriggio. Ma la speranza in lei non era morta, nonostante i consigli che Giorgio continuava a darle dicendole di smetterla di pensarci.

Giovedì. Mancava un solo giorno e poi sarebbe partita.
Quando si alzò notò il sole che splendeva, niente nuvole all’orizzonte ed un cielo blu che aspettava solo di essere guardato ed ammirato.
Era felice, un sorriso da ebete padroneggiava sul suo viso e niente finalmente sarebbe andato storto fino a quando, un’ora dopo il suo risveglio, il nonno avvisò tutti che avrebbero passato la giornata in barca.
-FANCULO!- urlò entrando in camera da letto. Giorgio la squadrò da cima a fondo con aria assente e indecisa.
-non è riferito a te. Ma al fatto che ce ne andiamo in barca! Ho desiderato per due settimane di andare in barca tutti i giorni per tutto il giorno e quando finalmente questo cavolo di posto inizia a rendersi interessante si va in barca?! Mi spieghi che senso ha?- brontolò preparando la borsa con dentro tutte le possibili cose necessarie.
Giorgio scoppiò a ridere ed Alessandra si rese conto che in fin dei conti quella giornata era passata anche bene in barca. Aveva letto, si era rilassata, aveva preso tanto sole e si era fatta tanti tuffi dalla prua della barca. Ma le mancava qualcosa e quel qualcosa si trovava nella spiaggia di Capo Perla ed era sicura che la stava aspettando.
Quando tornarono a casa non ebbero nemmeno il tempo di lavarsi che già dovevano sistemare le bambine e mangiare, e dopo una corsa di qua e di la per preparare erano riusciti a tornare in camera per le 22. Sapevano  che il giorno successivo non avrebbero avuto tempo di preparare la valigia, e dopo decine di volte che nell’aria della stanza si sentiva la voce di Alessandra che diceva –adesso inizio- ma puntualmente tutti e due si ritrovavano immersi nei vestiti sdraiati sul letto, riuscirono a prendere forza e coraggio e a riempirla cercando di guadagnare più spazio possibile.

Era l’ultimo giorno e sapevano che tutto quello a loro sarebbe mancato. Nonostante le sclerate, i trattamenti di merda, nonostante la voglia di affogare quelle bimbe e di scappare con il malloppo.
-tu hai fatto la valigia?- le domandò il nonno mentre stavano facendo tutti colazione.
-si! L’ho preparata ieri sera..-
-ok, allora quando avete finito porta giù Sofia in spiaggia, così ti fai anche tu un ultimo bagno-
“spiaggia?spiaggia?spiaggia?” Alessandra sorrise al solo pensiero.
L’avrebbe visto prima di partire, finalmente.
Preparò velocemente le cose per il mare, riuscì a convincere Sofia a scendere in spiaggia per le 10.30 e sapeva di trovarlo li. Sapeva che la stava aspettando.
E appena sentì la sua voce, lui si voltò a guardare.
Lei gli sorrise, lui no. Restò serio a fissarla per un attimo e poi tornò a leggere quel libro che a quanto pare era molto più interessante di lei.
Alessandra entrò in acqua insieme a Sofia mentre cercava di tenere d’occhio ogni singolo movimento dello straniero.
Niente da fare. Lei ci provava a far si che lui le sorridesse, ma lui la guardava, guardava la bambina e poi distoglieva lo sguardo.
Ma fu mentre Alessandra e Sofia stavano giocando con la sabbia che lui si avvicinò a loro e con fare divertito le sorrise finalmente.
Peccato che entrambe dovevano tornare a casa, era ormai mezzogiorno e dovevano mangiare presto. Alessandra sistemò velocemente le cose e non vedendolo più in spiaggia salì gli scalini malinconica.
Alzò lo sguardo e se lo trovò davanti.
-do you speak english?- gli chiese con un sorriso sulle labbra.
Alessandra fermò Sofia che stava già andando verso casa e iniziò a parlare con lui.
Che cosa faceva li, se era in vacanza, se era con la famiglia, in quale casa abitava e poi il colpo di grazia: lei sarebbe tornata a casa quello stesso pomeriggio.
Un saluto veloce perché era tardi, niente nome, niente numero, solo una piccola chiacchierata e le loro vite si divisero ancora.
Continuava a sorridere, guardava il cellulare, cantava e Sofia la fissava in modo strano cercando di capire come mai era diventata felice tutt’ad un tratto.
-dove vorreste andare voi due?- le domandò Giorgio.
Si trovarono a metà tragitto. Anna e Giorgio stavano andando in spiaggia per fare l’ultimo bagno, mentre Alessandra e Sofia stavano tornando a casa.
Non poteva lasciarsi scappare un’altra occasione come quella.
Alessandra accompagnò Sofia fino a casa e poi tornò in spiaggia correndo. Appena vi arrivò lui la guardò sorpreso di ritrovarla li. Lei si spogliò velocemente e si buttò in acqua, senza nemmeno lasciare il tempo ad Anna e Giorgio di buttarsi.
Arrivarono fino alla piattaforma tutti e tre insieme e lei teneva d’occhio ogni movimento di quel ragazzo che era belga e non francese come aveva pensato all’inizio.
Una ventina di minuti dopo tornarono a riva e dopo un tentato omicidio da parte di Giorgio ad Alessandra prendendola di peso e lanciandola in acqua, si asciugarono velocemente per tornare a casa.
Lui la guardava, le sorrideva ma niente di più.
Dopo varie incitazioni da parte di suo cugino, Alessandra prese il suo telefono, lo raggiunse e gli chiese il nome per poterlo aggiungere in Facebook.
Si salutarono velocemente, e mentre tornavano a casa lei lo aggiunse immediatamente in facebook dal cellulare.
Non poteva andare meglio e le dispiaceva perfino partire.
Sia per le bambine sia per il bel belga Georges che le piaceva da impazzire.

Ma alla fine come tutte le favole che si rispettano, nonostante il fatto che le vite dei rispettivi protagonisti si uniscano per un breve periodo, devono anche dividersi.  Sennò che gusto c’è?
  
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