Videogiochi > Mass Effect
Ricorda la storia  |      
Autore: TheWhiteFool    02/08/2011    8 recensioni
Nella olo-fotografia, il tenente Kaidan Alenko scrutava l'osservatore con la sua solita espressione mite, i corti capelli scuri sferzati dal vento e l'elmetto tenuto sotto il braccio. Quella foto gliela avevo scattata io, all aereoporto della Cittadella, due anni fa. Avevo dovuto faticare non poco per farlo mettere in posa, quel testardo. Quel giorno c'era il pieno di traffico di aereonavi, e il vento prodotto da queste aveva finito per ingarbugliare in nodi i capelli di tutti e due.
Quel Kaidan della olo-foto era così diverso e immutabile da quello reale. Questo qui mi avrebbe sorriso per sempre, con quello sguardo mite e dolce suo proprio.
Il Kaidan reale mi aveve rinnegata.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

 

Una fotografia

 

Coppia: Kaidan/Shepard

 

 

Entrai nell ascensore della Normandy con passo svelto, pesante, deciso: era l'andatura che ci si aspettava da un comandante dell' Alleanza, un passo talmente sicuro di sè da trasmettere più tenacia delle parole.

Vedendomi, due adetti ai motori della nave diretti in pausa pranzo mi salutarono amichevolvente: -Comandante Shepard.-

Li ricambiai con un cenno secco del capo, e poi, quando le porte dell ascensore si chiusero, lasciandomi finalmente sola fra quelle fredde e strette pareti bianche, crollai a terra. La facciata della comandante Shepard, figlia dei più rispettabili militari umani dell'Alleanza e primo spettro umano di tutta la galassia, si era pericolosamente incrinata.

Mi portai le mani pallide fra i capelli scuri, e abbassai la testa fra le ginocchia. Ora che ero sola, non ero costretta a fingermi perfetta e inarrestabile come quando mi trovavo in pubblico. In quel momento volevo solo buttarmi a letto e fingere che il mondo non esistesse.

-Shepard?- la voce meccanica di IDA risuonò fra le pareti dell'ascensore -Stai bene, Shepard? Devo chiamare Mordin o la dottoressa Chakwas?-

Merda. Mi ero dimenticata di IDA. Un intelligenza artificiale ha occhi ovunque.

Mi rialzai in piedi, appoggiando una mano alla parete della cabina dell ascensore. Era così fredda, così liscia. Non era qualcosa a cui, in quel momento, mi sarei potuta aggrappare alla ricerca di sostegno. Niente lo era.

-Sto bene, IDA- dissi, e rialzai la testa verso il minuscolo puntino rosso della telecamera che mi fissava dall'alto -sono solo un pò stanca. La missione su Akuze mi ha frastornata un pò, ma niente che una bella dormita non possa riparare. Non devi chiamare nessuno.-

-Va bene, Shepard. Ma non, come direste voi umani, "fare troppo l'eroe". Se è solo un giramento di testa, il mio consiglio è di chiedere comunque un consulto medico alla dottoressa Chakwas.-

Annuii -Lo farò, IDA.- la mia voce aveva assunto una sfumatura quasi credibile -ora, per favore, portami alle mie stanze.-

-Shepard- mi rispose lei obbediente, e l'ascensore cominciò a muoversi. Mi appoggiai alla parete, fissando le porte d'acciaio con sguardo vuoto, finchè queste non si aprirono alle stanze del comandante... le mie stanze e quelle dell equipaggio erano gli unici luoghi sulla nave a non essere soggetti alla sorveglainza del puntino rosso della telecamera, l'occhio vigile di IDA.

Beh, le nostre stanze personali e poi i bagni, ovviamente.

Uscii dall'ascensore, e i miei occhi stanchi percorsero il perimetro della mia stanza. Era molto diversa, molto più accessoriata e funzionale di quella che avevo sulla prima Normandy. Questa stanza era più grande, con un letto dal materasso aereostatico, il più costoso sul mercato, armadi e cassetti grigi lucidissimi, una parete adibita ad acquario e un soffitto trasparente, che permetteva un ampia visuale di buona parte delle stelle argentee, bianche e azzurre del sistema solare in cui ci trovavamo.

Eppure, nonostante tutto questo sfarzo era per me superfluo: era stato l' Uomo Misterioso a progettare tutto, non io. A me mancava tanto quella piccola, insigificante cabina sulla prima Normandy, con la parete nord scrostata dal tempo e un letto molto più piccolo, incassato in un angolino laterale: quella era la camera che io Kaidan avevamo condiviso in molte notti insonni, quello era il letto in cui ci eravamo baciati, accarezzati, raccontati le nostre storie e tenuti stretti la notte prima della battaglia contro Saren.

A confronto, quel nuovo letto dal materasso aereostatico mi sembrava pacchiano, superfluo, alieno.... vuoto. Non mi apparteneva davvero.

Come una zombie, un automa, mossi dei passi lenti e incerti verso la mia scrivania. Oh, se in quel momento mi avessero vista i miei uomini! Quella camminata era così diversa da quella autoritaria e passionale della comandante Morwayn Shepard. Ad un cieco, che per conoscermi avrebbe avuto solo il rumore dei miei passi, sarei sembrata completamente un' altra persona.

Le mie dita pallide corsero sulla scrivania, e si arrestarono solo quando trovarono la cornice della olo-foto. La presi e guardai la fotografia con occhi grandi e spaventati, gli occhi di una bambina in cerca di rassicurazione.

Un sorriso rispose al mio sguardo sperduto, e per qualche attimo riuscì a rassicurarmi, come un abbraccio caldo.

Nella olo-fotografia, il tenente Kaidan Alenko scrutava l'osservatore con la sua solita espressione mite, i corti capelli scuri sferzati dal vento e l'elmetto tenuto sotto il braccio. Quella foto gliela avevo scattata io, all aereoporto della Cittadella, due anni fa. Avevo dovuto faticare non poco per farlo mettere in posa, quel testardo. Quel giorno c'era il pieno di traffico di aereonavi, e il vento prodotto da queste aveva finito per ingarbugliare in nodi i capelli di tutti e due.

Quel Kaidan della olo-foto era così diverso e immutabile da quello reale. Questo qui mi avrebbe sorriso per sempre, con quello sguardo mite e dolce suo proprio.

Il Kaidan reale mi aveve rinnegata.

Ero partita per la spedizione su Akuze appena avevo saputo che lui era stanziato lì. Anni erano passati dal nostro ultimo incontro, ma per me era stato poco meno di un momento: due anni fa la Normandy era stata attaccata brutalmente. La nave era andata distrutta e io pure... o almeno così credevo. Cerberus mi aveva trovata e rimessa insieme, proprio come aveva costuito una nuova Normandy: L Uomo Misterioso era un asso, a riparare le cose spezzate..

Quando mi aveva visto e aveva capito che ormai lavoravo per Cerberus, Kaidan non aveva neanche provato a capire. A parlare. Mi aveva urlato contro che ormai stavo dalla parte del nemico, e le sue parole bruciavano ancora dentro di me, perchè sapevo che erano vere.
D'altronde, come si può voltare le spalle a colui che ti ha riportato in vita?

Sentii le gambe cedere e mi portai la cornice dell'olo-foto al petto, come se avessi paura che me la portassero via. Sentii una prima, calda lacrima scorrermi sul viso, e poi toccare il pavimento.

Quella sera, solo per quella sera, la comandante Shepard, spettro umano, avrebbe cessato di esistere. Al suo posto, non so bene cosa era emerso. Forse solo un cuore malato.

Guardai il viso piccolo, immutabile, del Kaidan che tenevo fra le mie mani. Ormai, era tutto quello che mi restava di lui.

Una fotografia.

   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Mass Effect / Vai alla pagina dell'autore: TheWhiteFool