“Merlino!
Dov’è quell’idiota?
Merlino!!” il biondo principe ereditario di Camelot si stava
sgolando da ormai
cinque minuti per trovare quel fesso del suo servitore, quando
finalmente…
“Io
non ci vado!” la voce
del moro proveniva dalle stanze del vecchio medico di corte:
“Avanti Gaius,
sono messo peggio di voi!”
Silenzio…
avrebbe mai
imparato a tenere chiuso quel forno? si chiese Artù aprendo
la porta per
soccorrere il proprio servo che pensava essere
vittima
di qualche
esperimento di Gaius dopo ciò che aveva detto.
Difatti
trovò Merlino
egregiamente travestito da vecchio , come da copione, imbambolato a
fissare il
proprio mentore che stava minacciosamente allungando una mano verso una
padella
con in fronte la scritta: “Se non sparisci immediatamente
dalla mia vista, te
la spacco in testa.”
Artù
afferrò veloce il
braccio dell’altro ragazzo trascinandolo verso
l’uscio, quindi salutò Gaius con
un: “Ti riporto l’essere subito dopo lo spettacolo
e i due sparirono dalla sua
vista.
“Dov’eri
finito, eh?
Stanno tutti aspettando te!” sbottò
Artù senza smettere di tirare l’altro lungo
tutto il corridoio principale del castello.
“Io
non ci voglio venire! Perché
devo essere vecchio?” protestò Merlino puntando i
piedi come un bambino
capriccioso.
“Perché
quel folle ha
deciso così. E poi che ti lamenti, io sarò
sposato con Ginevra… a
mio padre verrà un infarto!”
“Gwen
è una bella ragazza…”
la difese il moro senza grande entusiasmo.
“Certo,
se la guardi nella
lista delle balene spiaggiate!” Merlino rise e si
lasciò guidare nel luogo dove
si sarebbe svolto il tanto declamato spettacolo…
***
“Su,su,su!
Un po’ di vita,
metteteci grinta!” un omino basso e saltellante impartiva
ordini come un
ossesso a tutti e si lanciò verso Merlino non appena lo
vide: “Meraviglioso,
meraviglioso! Questo sarà il migliore show che io abbia mai
diretto!” quindi si
voltò verso Artù: “Ecco il mio tigrotto
coraggioso… voglio vedere la passione
sgorgare da ogni poro del tuo bel faccino.”
Ridacchiò andandosene saltellando
come una ragazzina isterica.
“Mi
fa paura…”
“A…
Artù.” Sussurrò Merlino
tirando la manica dell’altro: “Io ho il panico da
palcoscenico… non
mi ricordo niente!”
Il
biondo aprì la bocca in
una perfetta “o” e si portò le mani al
viso con aria sconvolta.
Merlino
fece per dire
qualcosa, ma ormai era tardi: il pubblico era arrivato e lo spettacolo
stava
per cominciare…
La
trama parlava di un
attacco da parte di strega Morgana per conquistare il castello di Re
Artù, che
con l’aiuto dei suoi cavalieri e del suo consigliere, il
vecchio mago Merlino,
avrebbe dovuto cacciare la donna e riportare la pace a Camelot.
E,
fra gli applausi del
pubblico, lo spettacolo iniziò.
***
“Fermi!”
Morgana entrò in
scena con un perfetto sorriso da pazza stampato in faccia:
“Questo regno sarà
mio! Ed ora, per il potere conferitomi dal male, nessuno di voi
potrà più
camminare!”
Merlino,
dietro le quinte,
osservò i cavalieri fingere perfettamente di essere caduti
sotto l’incantesimo,
ma quando Artù lo chiamò, non ebbe il coraggio di
entrare in scena.
“Merlino?”
riprovò il
biondo spazientendosi: “Merlino, idiota, vieni subito
qui!”
Il
moro scattò: aveva più
paura di Artù che del pubblico.
“Quella…”
balbettò
terrorizzato cercando di ricordare la
battuta:“Quella strega ha rapito la regina
Ginevra.” Sussurrò in fine guardando
spaventato Artù, che per una volta decise di soccorrerlo
sussurrandogli ciò che
doveva dire: “Qui servirebbe un mago…”
Merlino
si affrettò a
ripetere anche se non aveva capito bene: “Qui servirebbe un
ago!”
Artù
si schiaffò una mano
in faccia sconsolato: perché Merlino era così
idiota?
Sir
Lancillotto arrivò in
loro soccorso nella speranza di salvare lo spettacolo:
“Certo! Un ago incantato
per scucire l’incantesimo!”
“Eh…
sì… quello che ha
detto lui!”
“L’incantesimo
Merlino!”
sbottò Artù trattenendosi appena dalla voglia di
strangolarlo.
“Oh,
si l’incantesimo!”
fece il moro grattandosi il mento coperto dalla lunga barba bianca:
“Ago…
aghetto, pungile l’ombretto.”
Artù
sembrava sul punto di
mettersi a piangere, ma il servitore non si fermò:
“Pungile l’ombretto e cucile
la sottana… così che non possa… non
possa più fare i suoi incantesimi da
befana!”
E
giù tutti a ridere come
degli scemi, tutti tranne il “regista” e Uther,
sconvolti da quella
pagliacciata.
I
cavalieri, finalmente
liberi, corsero verso la stanza dove erano spariti Morgana e i suoi
uomini che
avevano rapito la regina Ginevra.
“Ferma
maledetta!” urlò
Sir Leon scagliandosi verso la dama, ma lei, sguardo feroce negli occhi
scuri,
gli lanciò contro un incantesimo di morte.
Toccava
nuovamente a
Merlino ed il suggerimento di Artù arrivò
prontamente: “Strega, che tu sia
maledetta! L’incantesimo tuo annullerò e il
cavaliere salverò!”
Ma la
bella parrucca di
lunghi capelli bianchi tappava le orecchie al ragazzo, che
provò comunque a
ripetere ciò che aveva capito: “Mega, che tu sia
maledetta! L’incantesimo tuo mangerò
e il cavaliere… il cavaliere…”
“A
digiuno lascerò!” si
intromise Gwen con sguardo colpevole, ma tanto peggio di
così non poteva
andare.
Morgana
scappò ridendo,
tralasciando il fatto che il copione diceva che avrebbe dovuto urlare
di
rabbia.
Altra
stanza, altro duello
e nuovo incantesimo da parte della mora, che ormai ci stava prendendo
gusto ad
interpretare la pazza: “Il castello sulle vostre teste
crollerà e il potere
nelle mie mani sarà!”
“Salvaci
tu, Merlino!”
esclamò Lancillotto pur sapendo che quella storia non
sarebbe potuta finire
bene, ma nei suoi occhi brillava una piccola luce divertita: era
esilarante
vedere Merlino “recitare”.
Il
moro sentì il panico
crescere rapidamente: tutti gli occhi erano puntati su di lui in
trepidante attesa
della sua prossima castroneria, ma Artù, magnanimo, lo
soccorse nuovamente: “In
questo castello tu sola resterai, per sempre sparirai e
con…” il biondo bloccò
il suo mormorio e chiuse gli occhi con aria rassegnata, quindi riprese
coraggiosamente: “E con il bacio fra Artù e
Ginevra impossibile tornare ti
sarà.”
Figurarsi
se Merlino capì,
ma aveva visto la faccia di Artù ed intuì
ciò che, secondo il copione, sarebbe
dovuto succedere; decise che avrebbe restituito il favore al principe.
“In
questo castello tu
sola girerai, per sempre ballerai e al divorzio di Artù e
Ginevra la testimone
sarai!”
Le
risate scrosciarono
nuovamente, ma questa volta l’urlo del basso regista le
superò: “E’ una
disgrazia! Il MIO spettacolo così rovinato da voi
inca…”
“Questa
messa in scena era
tutta una follia per il solo fatto che io non ci recitavo!”
urlò Uther che per
tutto il tempo era stato sull’orlo del collasso: magia, suo
figlio sposato con
una serva…
La
discussione fra i due
continuò e tutti gli attori se ne andarono fra le risate
collettive.
“Vi
ringrazio per il
vostro aiuto sire.” Fece Merlino quando lui e Artù
rimasero soli davanti alla
porta delle stanze del cerusico.
“Cercavo
solo di salvare
lo spettacolo…” fece il biondo con un mezzo
sorriso: dopotutto anche lui si era
divertito.
Anche
Merlino sorrise ed
aprì la porta trovando niente meno che Gaius ancora in piedi
con la padella in
mano, pronto a vendicarsi per le parole del suo allievo dette ore prima.
Il
moro si voltò verso
Artù con sguardo a metà fra lo spaventato e lo
speranzoso, ma il principe lo
spinse all’interno della stanza, alzò una mano in
segno di salutò e dopo due
semplici parole lasciò il servitore al suo destino:
“Bye-bye.”
In
fondo, l’estate sarebbe
stata più tranquilla senza di lui…