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Autore: La Kurapikina    03/08/2011    3 recensioni
Durante un pomeriggio estivo i protagonisti diventeranno attori di un grande spettacolo...
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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“Merlino! Dov’è quell’idiota? Merlino!!” il biondo principe ereditario di Camelot si stava sgolando da ormai cinque minuti per trovare quel fesso del suo servitore, quando finalmente…

“Io non ci vado!” la voce del moro proveniva dalle stanze del vecchio medico di corte: “Avanti Gaius, sono messo peggio di voi!”

Silenzio… avrebbe mai imparato a tenere chiuso quel forno? si chiese Artù aprendo la porta per soccorrere il proprio servo che pensava essere

vittima di qualche esperimento di Gaius dopo ciò che aveva detto.

Difatti trovò Merlino egregiamente travestito da vecchio , come da copione, imbambolato a fissare il proprio mentore che stava minacciosamente allungando una mano verso una padella con in fronte la scritta: “Se non sparisci immediatamente dalla mia vista, te la spacco in testa.”

Artù afferrò veloce il braccio dell’altro ragazzo trascinandolo verso l’uscio, quindi salutò Gaius con un: “Ti riporto l’essere subito dopo lo spettacolo e i due sparirono dalla sua vista.

“Dov’eri finito, eh? Stanno tutti aspettando te!” sbottò Artù senza smettere di tirare l’altro lungo tutto il corridoio principale del castello.

“Io non ci voglio venire! Perché devo essere vecchio?” protestò Merlino puntando i piedi come un bambino capriccioso.

“Perché quel folle ha deciso così. E poi che ti lamenti, io sarò sposato con Ginevra…  a mio padre verrà un infarto!”

“Gwen è una bella ragazza…” la difese il moro senza grande entusiasmo.

“Certo, se la guardi nella lista delle balene spiaggiate!” Merlino rise e si lasciò guidare nel luogo dove si sarebbe svolto il tanto declamato spettacolo…

 

***

“Su,su,su! Un po’ di vita, metteteci grinta!” un omino basso e saltellante impartiva ordini come un ossesso a tutti e si lanciò verso Merlino non appena lo vide: “Meraviglioso, meraviglioso! Questo sarà il migliore show che io abbia mai diretto!” quindi si voltò verso Artù: “Ecco il mio tigrotto coraggioso… voglio vedere la passione sgorgare da ogni poro del tuo bel faccino.” Ridacchiò andandosene saltellando come una ragazzina isterica.

“Mi fa paura…”

“A… Artù.” Sussurrò Merlino tirando la manica dell’altro: “Io ho il panico da palcoscenico…  non mi ricordo niente!”

Il biondo aprì la bocca in una perfetta “o” e si portò le mani al viso con aria sconvolta.

Merlino fece per dire qualcosa, ma ormai era tardi: il pubblico era arrivato e lo spettacolo stava per cominciare…

La trama parlava di un attacco da parte di strega Morgana per conquistare il castello di Re Artù, che con l’aiuto dei suoi cavalieri e del suo consigliere, il vecchio mago Merlino, avrebbe dovuto cacciare la donna e riportare la pace a Camelot.

E, fra gli applausi del pubblico, lo spettacolo iniziò.

 

***

“Fermi!” Morgana entrò in scena con un perfetto sorriso da pazza stampato in faccia: “Questo regno sarà mio! Ed ora, per il potere conferitomi dal male, nessuno di voi potrà più camminare!”

Merlino, dietro le quinte, osservò i cavalieri fingere perfettamente di essere caduti sotto l’incantesimo, ma quando Artù lo chiamò, non ebbe il coraggio di entrare in scena.

“Merlino?” riprovò il biondo spazientendosi: “Merlino, idiota, vieni subito qui!”

Il moro scattò: aveva più paura di Artù che del pubblico.

“Quella…”  balbettò terrorizzato cercando di ricordare la battuta:“Quella strega ha rapito la regina Ginevra.” Sussurrò in fine guardando spaventato Artù, che per una volta decise di soccorrerlo sussurrandogli ciò che doveva dire: “Qui servirebbe un mago…”

Merlino si affrettò a ripetere anche se non aveva capito bene: “Qui servirebbe un ago!”

Artù si schiaffò una mano in faccia sconsolato: perché Merlino era così idiota?

Sir Lancillotto arrivò in loro soccorso nella speranza di salvare lo spettacolo: “Certo! Un ago incantato per scucire l’incantesimo!”

“Eh… sì… quello che ha detto lui!”

“L’incantesimo Merlino!” sbottò Artù trattenendosi appena dalla voglia di strangolarlo.

“Oh, si l’incantesimo!” fece il moro grattandosi il mento coperto dalla lunga barba bianca: “Ago… aghetto, pungile l’ombretto.”

Artù sembrava sul punto di mettersi a piangere, ma il servitore non si fermò: “Pungile l’ombretto e cucile la sottana… così che non possa… non possa più fare i suoi incantesimi da befana!”

E giù tutti a ridere come degli scemi, tutti tranne il “regista” e Uther, sconvolti da quella pagliacciata.

I cavalieri, finalmente liberi, corsero verso la stanza dove erano spariti Morgana e i suoi uomini che avevano rapito la regina Ginevra.

“Ferma maledetta!” urlò Sir Leon scagliandosi verso la dama, ma lei, sguardo feroce negli occhi scuri, gli lanciò contro un incantesimo di morte.

Toccava nuovamente a Merlino ed il suggerimento di Artù arrivò prontamente: “Strega, che tu sia maledetta! L’incantesimo tuo annullerò e il cavaliere salverò!”

Ma la bella parrucca di lunghi capelli bianchi tappava le orecchie al ragazzo, che provò comunque a ripetere ciò che aveva capito: “Mega, che tu sia maledetta! L’incantesimo tuo mangerò e il cavaliere… il cavaliere…”

“A digiuno lascerò!” si intromise Gwen con sguardo colpevole, ma tanto peggio di così non poteva andare.

Morgana scappò ridendo, tralasciando il fatto che il copione diceva che avrebbe dovuto urlare di rabbia.

Altra stanza, altro duello e nuovo incantesimo da parte della mora, che ormai ci stava prendendo gusto ad interpretare la pazza: “Il castello sulle vostre teste crollerà e il potere nelle mie mani sarà!”

“Salvaci tu, Merlino!” esclamò Lancillotto pur sapendo che quella storia non sarebbe potuta finire bene, ma nei suoi occhi brillava una piccola luce divertita: era esilarante vedere Merlino “recitare”.

Il moro sentì il panico crescere rapidamente: tutti gli occhi erano puntati su di lui in trepidante attesa della sua prossima castroneria, ma Artù, magnanimo, lo soccorse nuovamente: “In questo castello tu sola resterai, per sempre sparirai e con…” il biondo bloccò il suo mormorio e chiuse gli occhi con aria rassegnata, quindi riprese coraggiosamente: “E con il bacio fra Artù e Ginevra impossibile tornare ti sarà.”

Figurarsi se Merlino capì, ma aveva visto la faccia di Artù ed intuì ciò che, secondo il copione, sarebbe dovuto succedere; decise che avrebbe restituito il favore al principe.

“In questo castello tu sola girerai, per sempre ballerai e al divorzio di Artù e Ginevra la testimone sarai!”

Le risate scrosciarono nuovamente, ma questa volta l’urlo del basso regista le superò: “E’ una disgrazia! Il MIO spettacolo così rovinato da voi inca…”

“Questa messa in scena era tutta una follia per il solo fatto che io non ci recitavo!” urlò Uther che per tutto il tempo era stato sull’orlo del collasso: magia, suo figlio sposato con una serva…

La discussione fra i due continuò e tutti gli attori se ne andarono fra le risate collettive.

“Vi ringrazio per il vostro aiuto sire.” Fece Merlino quando lui e Artù rimasero soli davanti alla porta delle stanze del cerusico.

“Cercavo solo di salvare lo spettacolo…” fece il biondo con un mezzo sorriso: dopotutto anche lui si era divertito.

Anche Merlino sorrise ed aprì la porta trovando niente meno che Gaius ancora in piedi con la padella in mano, pronto a vendicarsi per le parole del suo allievo  dette ore prima.

Il moro si voltò verso Artù con sguardo a metà fra lo spaventato e lo speranzoso, ma il principe lo spinse all’interno della stanza, alzò una mano in segno di salutò e dopo due semplici parole lasciò il servitore al suo destino: “Bye-bye.”

In fondo, l’estate sarebbe stata più tranquilla senza di lui…

  
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