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Autore: TittaH    03/08/2011    2 recensioni
“Non puoi mettere la vita in attesa, la vita non aspetta nessuno!”
Per una persona speciale.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E all’improvviso: tu.



Camminava sicura per le strade della sua città.
I capelli rossi illuminati dal sole, gli splendidi occhi coperti da un paio di occhiali da vista ed un’espressione che la diceva lunga sul suo umore.
Era sempre stata un libro aperto per chiunque la conoscesse; il suo volto non mentiva, nessuna sua emozione veniva mai tradita dai suoi sorrisi, dalle smorfie e dagli sguardi.
Aveva le sue amate cuffiette che la portavano in un mondo tutto suo: nel suo mondo.
Si era creata uno strano universo parallelo in cui diventava edera se stessa, poiché il suo alterego prendeva il sopravvento su di lei solo quando ritornava alla realtà che le stava fin troppo stretta.
Era una sognatrice accanita e come tale amava stare con la testa tra le nuvole ed il nasino perfetto puntato all’in su; puntato verso l’alto.
Amava fissare il cielo e perdersi in quell’azzurro che le ricordava tanto la magnificenza degli occhi che l’avevano stregata al primo istante, quegli occhi che appartenevano alla creautura più bella che il mondo avesse, alla persona più speciale che il suo cuore aveva l’onore di poter amare.
Molti la prendevano in giro per questo suo amore, ma lei ci credeva sommessamente e non si lasciava contraddire da nessuno, poiché nessuno poteva capire.
Scosse il capo e spense il suo amato mp3, toccando bruscamente coi piedi l’asfalto rovente in quella mattina di Agosto.
Ripose le cuffiette nella sua sacca e continuò a camminare assente per quelle strade che sapeva a memoria, ma che non sapeva dove l’avessero condotta quella volta.
Erano già un paio di giorni che continuava a prendersela con tutti, a rispondere male a chiunque e a perdere le staffe per ogni minima cosa. Non stava bene con se stessa, e lo sapeva, ma ciò che più la turbava era il fatto che non sapesse il motivo di quegli sbalzi di umore e scatti d’ira.
O meglio, sapeva il motivo, ma non voleva accettarlo.
Si rifiutava di pensare che lei, che aveva sempre creduto nella libertà ed aspirato ad essa, potesse anche in minima parte essere influenzata dal pensiero altrui.  Non che le importasse molto di ciò che la gente pensasse di lei, ma prima di fare o dire qualsiasi cosa rifletteva bene sulle conseguenze che avrebbero potuto avere le sue parole o i soi comportamenti sugli altri, sulle persone a lei care.
A lungo andare questa sua abitudine, questa sua preoccupazione, la portò  ad un malessere interiore che sembrava un vicolo cieco.
Non sapeva più che fare!
Fissando il cielo ripensava al suo passato, ai suoi problemi, alle sue battaglie, alle delusioni, agli errori, alle scelte.
Non aveva rimorsi, né rimpianti, ma mancanze; le mancavano quelle persone in grado di strapparle un sorriso, le mancavano le persone che l’amavano per ciò che era, le mancavano le persone che la facevano stra bene, la facevano sentire viva.
Era per quel motivo che si era ritrovata ad amare quei tre ragazzacci dei 30 Seconds to Mars; era per quel motivo che era un’Echelon, una Believer, una Dreamer.
I battiti del suo cuore erano scanditi da quelli della batteria suonata ed amata dal suo Shannon; i suoi respiri non erano altro che il risultato delle carezze provenienti dalle mani del suo Tomo sulla sua chitarra; le sue lacrime era il frutto dell’orgoglio, dell’emozione e dell’amore che provava per il suo Jared.
Non c’erano altre persone al di fuori di loro tre che erano capaci di farla sorridere, di farla sentire bene, amata e soprattutto viva.
Aveva ancora lo sguardo puntato sulle nuvole, quando si accorse di essere finita addosso ad un uomo alquanto bizzarro.
Aveva un pantalone scuro molto più largo rispetto alle sue gambe, una maglia bianca tagliata ai lati e una sciarpa attorno al collo che gli coprivano le labbra ed il naso.
Gli occhi erano nascosti da un paio di lenti scure ed i capelli erano leggermente all’indietro aiutati da un po’ di gel.
“Sorry!” disse l’uomo e lei perse un battito.
Poteva nascondere i suoi lucenti e inconfondibili occhi, poteva evitare di farsi vedere per intero in pubblico, poteva addirittura evitare di toccarla per non farla cadere, ma la sua voce poteva riconoscerla tra una folla urlante, poiché era l’unica in grado di smuovere in lei sensazioni contrastanti che le facevano vibrare l’anima.
“J-Jared?” chiese, stupidamente, poiché vide l’uomo misterioso allontanarsi di qualche passo.
Aveva fatto una cazzata, la cazzata più grande della sua vita, ed ebbe paura di vederlo allontanarsi da lei portando con sé tutta se stessa.
Ma non accadde.
L’uomo rimase di fronte a lei, si abbasso leggermente gli occhiali da sole quasi come a voler assentire alla domanda della ragazza che, autoamticamente, sorrise.
“Ci sono altri Echelon in giro?” domandò preoccupato, risistemandosi gli occhiali sul naso incredibilmente perfetto.
“Beh, ecco, sì, cioè, non li conosco tutti qui, ma ce ne saranno e saranno di più le bambinette, ma se vuoi puoi… Ehm, potresti venire con me…?”
Jared rise piano e annuì alla sua richiesta che al suono delle sue orecchie non sembrò poi così disperata come quella di molte altre ragazze.
Lo condusse in un parco abbandonato e nascosto in cui amava andare quando era particolarmente giù di morale e si sedettero su una panchina mal ridotta, l’uno accanto all’altra.
“Come ti chiami?” le chiese e lei avvampò.
“Miky.” Rispose soltanto, continuando a tenere lo sguardo basso per paura di perdersi nei suoi occhi di ghiaccio e cielo.
Un silenzio assordante si intromise tra i due, ma non si sa con quale coraggio la ragazza aprì un discorso qualunque.
“Come mai in Italia?” gli domandò, schiarendosi la voce.
Ed in quel momento lui la guardò negli occhi e lei si sentì morire.
“Avevo una piccola pausa ed un’amica qui vicino mi ha invitato, ma sono scappato dopo un po’ perché mi annoiavo.”
Lei perse un battito.
Un’amica.
Non aveva senso per molti essere gelosi ed amare uno sconosciuto, ma perché no se quello sconosciuto ti dona tanto e molto di più di quanto possano darti gli amici più intimi?
“Perché non la Francia?” disse lei, con un tono un po’ più acido di quello che avrebbe voluto usare.
Lui rise di gusto e passò in rassegna il cielo illuminato dal sole estivo.
“Passo più tempo in Francia che a casa mia e conosco Parigi come le mie tasche. Volevo andare in un posto diverso. Ma come mai questa diattriba tra Francia e Italia?”
‘Bella domanda!’ pensò Miky, raccogliendo un po’ di idee.
“A parte i mondiali del 2006?! No va beh, scherzo, lo hai detto tu Jared: passi più tempo lì che a casa tua. Da’ fastidio, sai?”
Il cantante puntò gli occhi in quelli di Miky, nuovamente, ma questa volta lei sostenne lo sguardo mostrandogli quanto più dolore potesse per fargli capire come ci si sentiva a stare dall’altra parte.
E fu come se lui riuscì a leggere chiaramente i suoi pensieri.
“Fa così male?” chiese.
Lei abbassò il capo, sconfitta in una battaglia che era tutta a suo svantaggio e che non avrebbe mai potuto vincere.
“Tanto, troppo forse, ma almeno è l’unica cosa che mi fa stare bene. Ma voi- tu!- potreste essere più riconoscenti? Potreste pensare a come ci sentiamo noi? A quanto soffriamo? A quanto vorremmo potervi dimostrare seriamente cosa proviamo per voi?”
Le tremò la voce, ma non pianse perché sarebbero state lacrime inutili, il dolore sarebbe rimasto.
“Perché sei così affezionata ai 30 Seconds to Mars?”
‘Perché hai completamente ignorato le mie domande?’
“Per lo stesso identico motivo per cui tu hai creato questo progetto, trasformandolo in un culto e creando una Famiglia, gli Echelon, che suppliscono alla famiglia che non hai mai avuto, ma che desideravi tanto.”
Lui non rispose e lei si pentì di ciò che aveva appena detto.
Chi era lei per impartire lezioni di vita al suo idolo? Chi era lei per rinfacciargli il passato che tanto gli faceva male? Chi era lei per potersi permettere di dire ciò che lui deve o non deve fare?
“Jared, scusami…I-io…”
“E’ tutto okay!” affermò, interrompendola. “Hai ragione ed hai centrato il punto e i motivi che mi hanno spinto a dar vita a tutto questo e sinceramente non speravo di poter arrivare a tanto. Io sono riconoscente per tutto quello che fate per noi e vi pensiamo ogni attimo della nostra vita, ma purtroppo non è semplice accontentare tutti allo stesso modo. Sono cosciente di sbagliare, ma sono un umano e gli umani sbagliano. So che soffrite e che fate di tutto pur di sostenerci, ascoltarci e farci capire quanto ci amiate, ma io non posso fare nulla per voi- per te!
Miky si alzò e si mise in piedi di fronte a lui e gli sputò addosso tutto ciò che voleva dirgli da troppo tempo.
“Ci sono molte cose che puoi fare, Jared, tipo evitare i favoritismi! Potresti semplicemente trattarci tutti allo stesso modo e limitarti ai concerti che puoi fare e non a  quelli che vogliono farti fare. Non stai bene, Jay, e lo sappiamo tutti. Lo sai anche tu, ma sei così fottutamente orgoglioso da non ammetterlo.”
Il moretto si alzò e la superò col suo metro e settantotto centimetri. La guardò in viso e vide troppa rabbia repressa, troppi sentimenti non corrisposti, troppe lacrime sul suo viso.
“E’ a me che stai dicendo di fare di testa mia? E’ a me che stai dicendo di vivere la mia vita come voglio io pensando prima a me e poi agli altri?” le sussurrò piano in modo dolce, asciugandole le guance bagnate.
Lei sussultò appena e si allontanò dalle sue mani che avrebbero potutao romperla in mille pezzi.
Scosse il capo impercettibilmente, chiedendosi come facesse lui a sapere cosa la turbava in realtà.
Cominciarono a camminare, l’uno distante dall’altra, in silenzio, ritornando sui loro passi, immersi nei loro pensieri.
Si accorsero di essere tornati nel posto del loro incontro e si guardarono, lui sorridente lei imbarazzata.
Miky fece per dire qualcosa, ma lui la zittì con lo sguardo.
“Continua a credere, continua a sperare, continua a sognare e a dimostrarmi e dimostrarci il tuo amore.”
Lei assentì col capo, aprendosi in un sorriso luminoso più del sole stesso.
Lo vide darle le spalle ed incamminare la via del ritorno, ma prima udì dalle sue labbra le parole di uno dei suoi film preferiti dettate dalla sua voce melodiosa.
Non puoi mettere la vita in attesa, la vita non aspetta nessuno!
Si asciugò l’ultima lacrima che scese dai suoi occhi, la prima di felicità, e lo seguì con gli occhi finchè non scomparve dal suo raggio visivo.
Sorrise, recuperando l’mp3 e ritornò ad essere se stessa.
I believe in nothing but the truth and who we are.




Ho immaginato questa O.S leggendo le note di una pagina su FB, amministrata dalla persona a cui ho dedicato questa mia piccola storia di cui è protagonsita.
Ultimamente è un po’ giù di morale e, anche se le ho dato un cogsiglio o almeno il mio appoggio, volevo farle una sorpresa e volevo farle sapere che su di me può contare sempre.
Non so i veri motivi per cui Jay ha fondato i Mars, ma mi piace pensarla così, e non so i motivi che hanno spinto la protagonista a credere in loro, ma ci ho provato. La fantasia aiuta u.u
Sembra strano incontrare Jared Leto nel Nord Italia, ma lo auguro a chiunque xDD Sì, l’amica è la Senicar, ma shhh non diciamolo in giro!
L’ultima frase detta dal nostro cantante è una frase di un film che la protagonista ama molto ‘Segui il tuo cuore’ con Zac Efron (lo consiglio vivamente, è stupendo).
Beh, che dire, cara protagonista, sei sempre il mio orgoglio, spero ti abbia fatto piacere questa O.S e TI VOGLIO BENE! <3

  
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