Questa, dopo “Dichiarazioni” e “E se...?” sulla coppia Heiji e Kazuha, è un'altra delle storie che ho scritto durante i mesi passati e che pubblico giusto per sapere cosa ne pensate.
Consiglio di leggere questa storia ascoltando, come sottofondo musicale, “La forza della vita” di Paolo Vallesi, io credo che questa canzone sia molto bella, e ho cercato di affiancarla ai “momenti” di vita (e di tristezza, a dirla tutta) di Conan-Shinichi e Ran.
Personalmente questa shot non mi piace molto, tuttavia alcune mie amiche dicono che sia bella, perciò...chi ha ragione?
Buona lettura, giudici :)
La Forza della Vita
Anche quando ci buttiamo via
per rabbia o per vigliaccheria
per un amore inconsolabile
anche quando in casa è il posto più invivibile
e piangi e non lo sai che cosa vuoi
Ran era nella sua stanza.
Piangeva, come accadeva ormai da tempo.
Non ce la faceva davvero più...erano già passati più di sei mesi dall'ultima volta che Shinichi si era fatto sentire, e ormai non aveva più la forza di ricacciare indietro le lacrime...
Ovunque andasse, anche se era nella sua stessa casa, non c'era mai abbastanza silenzio per riflettere e zittire anche la sua mente...
Proprio in quel momento, infatti, la porta della sua stanza si aprì e Conan entrò nella camera.
Rimase a fissarla, stupito, senza dire una sola parola.
Credi c'è una forza in noi amore mio
più forte dello scintillio
di questo mondo pazzo e inutile
è più forte di una morte incomprensibile
e di questa nostalgia
che non ci lascia mai
“Ran...”, sussurrò , finalmente, “perché piangi?”
“Oh, Conan”, disse lei, accorgendosi del bambino, “cosa c'è?”
“Ero venuto per un consiglio, ma...”, abbassò lo sguardo il piccolo.
“Per favore, Conan, vai via”, si asciugò il viso la ragazza, cercando di sorridere per non allarmare il bambino, “non voglio che tu veda le mie lacrime.”
“Prima dimmi perché piangi”, fece il ragazzino, deciso a saperne di più.
“Non si capisce?”, rise senza impegno la ragazza. “Piango...per i ricordi.”
Il bambino andò vicino a lei, sedendosi sul suo letto, comprendendo con tristezza il significato delle parole dell'amica.
“I ricordi sono belli proprio perché non si possono rivivere, quindi non piangere!”, sorrise.
“Tu hai solo sette anni, Conan...il mondo degli adulti è un po' più complicato...la nostalgia è difficile da combattere...”, abbozzò un sorriso la figlia del detective Mori.
“Ma tu puoi farcela”, la incitò il piccolo Edogawa, sorridendo, “tu sei grande!”
Quando toccherai
il fondo con le dita
a un tratto sentirai
la forza della vita
che ti trascinerà con se
amore non lo sai
vedrai una via di uscita c'è
La ragazza si sforzò di sorridere e poi gli accarezzò una guancia.
“Non è così semplice, cucciolo”, disse dolcemente, “a volte la vita è difficile da vivere.”
“Allora lascia che la viva io per te! Così ti farò sorridere sempre!”, sorrise il bambino, lasciando che lei lo abbracciasse.
“Conan...sei così dolce...”, sussurrò la liceale, “tu riesci a farmi sorridere di nuovo.”
Il piccolo le posò delicatamente un bacio su una guancia.
“Lo so!”, rise.
Un secondo dopo asciugava una lacrima che i suoi occhi da bambino avevano versato.
*****
Anche quando mangi per dolore
e nel silenzio senti il cuore
come un rumore insopportabile
e non vuoi più alzarti
e il mondo è irraggiungibile
anche quando la speranza
oramai non basterà
Conan, chiuso nella sua stanza, gli occhiali gettati a terra, il viso fra le mani, piangeva per il dolore di non poter rivelare alla sua amata la verità.
Avrebbe dovuto andare di là a stare in compagnia, ma davvero non ce la faceva...non riusciva più a mostrarsi allegro...voleva solo star da solo, a crogiolarsi nel suo dolore...
“Conan, tesoro”, disse Ran entrando nella stanza, sedendosi accanto a lui, “cos'hai?”
Il bambino non rispose e la ragazza lo posò sulle sue gambe, accarezzandogli dolcemente la schiena.
“Cucciolo, avanti, cosa è successo?”, chiese di nuovo, sottovoce.
Quali potevano essere i problemi che affliggevano un bambino di sette anni? Un giocattolo perso? Un brutto voto?
Ran non si preoccupava più di tanto.
“Ran, io...”, mormorò il piccolo, alzando il viso. Aveva le guance bagnate di lacrime, ma non gli importava.
“Dimmi, amore”, lo spronò lei, fissandolo stupita. Senza occhiali, il ragazzino somigliava in modo incredibile a Shinichi.
“Io...”, provò a dire il piccolo Edogawa, per poi accorgersi che anche gli occhi della sua migliore amica erano lucidi.
“Hai pianto anche tu?”, domandò, asciugandosi le lacrime.
“Beh”, rispose lei, sorridendo con tristezza, “un po'.”
Il bambino rimase a fissarla, stupito.
“Sai”, sorrise la ragazza, “mentre piangevo, pensavo a te. Pensavo...che tu sei il mio tesoro. Un bambino dolcissimo e allegro. Sei la mia vita...ho trovato, pensando a te, la forza di smettere di piangere.”
Conan abbozzò un sorriso.
Anche lui aveva un motivo per trovare la forza di sorridere di nuovo.
C'è una volontà che questa morte sfida
è la nostra dignità la forza della vita
che non si chiede mai cos'è l' eternità
anche se c'è chi la offende
o chi le vende l'aldilà
“Piccolo, che ne dici se ora andiamo di là?”, sorrise lei, vedendo che il sorriso era tornato sulle labbra del bambino, che annuì.
I due si rimisero in piedi e si diressero fuori dalla stanza.
“Aspetta, Ran”, fece poi Conan, abbassando il viso.
“Cosa c'è?”, chiese lei.
“Prima...hai detto di aver pianto...vorrei sapere il perché...”, mormorò il bambino.
“Cucciolo...”, disse la ragazza, dopo alcuni secondi, “sarebbe troppo complicato da spiegare.”
“Voglio saperlo”, insistette il bambino.
“No, Conan, non capiresti”, sorrise lei, tentando di convincerlo.
“Ti prego, dimmelo!”, continuò lui.
“E va bene”, sospirò la ragazza, “stavo piangendo per lo stesso motivo dell' altra volta.”
Il piccolo Edogawa s'irrigidì. “Ran...”, sussurrò, “io non voglio che tu pianga per lui.”
“Neanche io lo vorrei, Conan”, sorrise tristemente la figlia del detective Mori.
Seguì un lungo silenzio.
“Allora, andiamo?”, sorrise dopo un poco il ragazzino, prendendo la mano di Ran, arrossendo un poco.
Per la seconda volta, era il bambino che consolava l' adulto.
Quando sentirai
che afferra le tue dita
la riconoscerai
la forza della vita
che ti trascinerà con se
non lasciarti andare mai
non lasciarmi senza te
******
Bastava così poco...meno di un secondo.
In fondo, cosa ci voleva?
Doveva solo gettarsi a terra.
Da una finestra del decimo piano di un grattacielo.
Che senso aveva fare l'ipocrita? Mostrarsi tanto forte con gli altri, spingere i propri amici a sorridere quando lei stessa non combatteva per non lasciarsi vincere dalla tristezza? Meglio farla finita una volta per tutte.
Non ne poteva più di vivere in quella prigione, era diventata schiava della tristezza e della malinconia.
E poi, non avrebbe mai voluto entrare in uno di quegli ospedali dove si curano i malati di mente. Perché così lei si sentiva.
Fece ancora un altro passo verso il balcone.
Ormai non ci voleva nulla.
Si pose in piedi sulla ringhiera, avanti Ran, puoi farcela.
Così non penserai più a lui.
Anche dentro alle prigioni
della nostra ipocrisia
anche in fondo agli ospedali
della nuova malattia
c'è una forza che ti guarda
e che riconoscerai
è la forza più testarda che c'è in noi
che sogna e non si arrende mai
“È facile così, non è vero?”
Ran si voltò e vide il piccolo Conan dietro di lei, sul terrazzo, che la fissava. Abbassò lo sguardo.
“Ma ci hai pensato, a lui?”, chiese il bambino. “Non riuscirà a vivere senza di te.”
“Forse avrebbe dovuto capirlo prima”, sibilò la ragazza, senza guardarlo.
“In ogni caso, suicidarsi non serve a nulla”, fece il piccolo, cercando di convincerla.
“Conan, devi capire che, a volte, non è così semplice trovare la forza di vivere. Ho cercato di spiegartelo in tutti i modi, ma tu continui a non ascoltarmi.”, sospirò lei.
Il piccolo Edogawa rimase in silenzio, poi salì anche lui sulla ringhiera del balcone.
“Cosa stai...”, provò a dire lei, allarmata, ma Conan la interruppe.
“Avanti. Non c'è nessuno, sono tutti di là ad indagare.”
Ran lo fissò senza comprendere.
“Salta pure, se vuoi.”, sorrise il piccolo. “Ma sappi che, se ti butti tu, mi butto anche io.”
La ragazza rimase in silenzio, poi sorrise e scosse la testa.
“Tu non ti arrendi proprio mai, eh?”
È la volontà più fragile e infinita
è la nostra dignità la forza della vita
Amore mio è la forza della vita
che non si chiede mai cos'è l' eternità
ma che lotta tutti i giorni insieme a noi
finché non finirà
Conan sorrise e scese dalla ringhiera del balcone.
“Torniamo di là” , disse, incitando l'amica a scendere anche lei, porgendole la mano.
Lei abbozzò un sorriso e poi prese la mano del piccolo, tornando a terra.
“Ma chi sei tu, realmente?”, sussurrò, abbassandosi all' altezza del ragazzino, fissandolo intensamente negli occhi azzurri e profondi come il mare.
“Io sono chiunque tu vuoi che io sia”, rispose a bassa voce il piccolo Edogawa, sorridendo lievemente.
La ragazza sorrise e poi lo abbracciò, mentre una lacrima le solcava il viso, ma non era di tristezza.
“Grazie”, mormorò, “sei la forza della mia vita.”
La forza è dentro di noi
amore mio prima o poi la sentirai
la forza della vita
che ti trascinerà con se
che sussurra intenerita:
“guarda ancora quanta vita c' è!”