Non aveva un padre,no. Le avevano sempre riempito la testa con storie alla quale faticava a credere. Le dicevano che era morto in guerra,che se n'era andato.Se n'era andato per la famiglia.Per la patria. Lo raccontavano come un'eroe.Tutti.Ma sua madre no.Diceva che era un farabutto,un bastardo.Diceva che se n'era andato di sua volontà e che,quando ricevette la notizia della morte,lei ne gioì soltanto.Se solo avesse potuto conoscerlo,avrebbe dato la sua opinione e l'avrebbe potuta contraddire. Provava odio.Tanto odio. Non aveva amici.Forse un paio.Giusto la sua band.Le sue '' inseparabili '' amiche. Odiava anche loro.Solo perchè non le conosceva abbastanza. Se solo ci avesse parlato di più,forse avrebbe potuto stabilire una relazione.Non ci aveva mai provato.Lei era così. Non voleva cambiare. O perlomeno,un cambiamento del genere,non era nei suoi piani. A stento si tirò in piedi,graffiandosi con un vetro le mani.Se le piazzò sul volto.Sentiva il sangue caldo,correrle sulle guance.Si passò la lingua sulle labbra,per sentire il sapore.Il sapore dell'odio. Guardò la luna.Provò un senso strano di compassione.Compassione per lei. '' Sono come un fottuto uccello in gabbia.Chi sono io? Perchè mi ritrovo qui,a vivere in un sobborgo,lurido,tanto quando questa mia dannata vita? ''
17 anni passati in una stupida periferia. La gente la guardava con disgusto. Lei era un'errore.Si sentiva così.Le persone la consideravano un cattivo esempio.I sobborghi erano la sua vita.Lei era cresciuta li.In quel ''buco'' grigio.Non c'erano ragazzini li.Solo drogati,pazzi,zitelle e..donne non proprio puriste. Ma dopotutto è quella l'unica fine che puoi fare,se ti ritrovi a vivere li.Lei non era una pazza,tantomeno una drogata.Era incompresa. Nessuno capiva il suo malessere. Nessuno capiva il suo desiderio di evadere.
La notte passa veloce. Era stesa a terra,senza sensi.Sua madre era rincasata e non si era nemmeno preoccupata di andarla a svegliare.Aspettò che fosse mezzogiorno,per poi spalancarle la porta della stanza ed urlare. '' Muoviti,c'è il pranzo,non farmi perdere tempo '' Era così.Con il mal di testa per la sbronza,si alzò barcollando,reggendosi una mano alla tempia. Arrivò in sala.Il muro pieno di muffa,sul pavimento il cartongesso frantumato del soffitto. Quel posto cadeva a pezzi. Guardò nel piatto schifata.Di nuovo il cibo riciclato del giorno prima. '' Preferirei andare a rapinare qualche negozio,piùttosto che mangiare questo schifo '' Guardò la madre e lentamente si alzò dal tavolo,sbattendo il piatto a terra.Se ne tornò in camera,sbattendonese altamente. Si passò una mano di gel nei capelli,spettinandoseli.Uscì con le mani nelle tasche,senza nemmeno salutare.
Le strade di quel viale erano un pericolo,per chiunque non ci fosse mai stato. Ma per lei non era un problema. La c'erano i suoi simili.Erano li,quelli ''strani''.La si ritrovavano. Dentro alla casa abbandonata. Feste,balli,musica.Ogni tipo di divertimento.Non amava lontanamente quel posto,ma ci andava lo stesso. Suburbia.Ecco come si chiamava.Sua madre,Mary Jane,era talmente condizionata da quel posto,da aver chiamato sua figlia così.Forse perchè era li,che suo padre l'aveva conosciuta. Forse.. Troppi forse le giravano per la testa,non aveva nessuna certezza. Il cappuccio della felpa tirato sù,l'aria da bulla,nascondevano un cuore infranto,dubbi,sofferenze,ma lei non doveva mostrarsi debole.Perchè se ti mostri debole laggiù,in quella dannata periferia,sei altamente fottuto.