Continuava a fissare la sua
figura allo specchio,
lisciandosi il lungo vestito bianco.
I capelli biondi erano raccolti in uno chignon e alcune
ciocche ricadevano ricce ai lati del viso.
Il vestito senza spalline, lasciava il collo scoperto,
lasciando intravedere il piccolo tatuaggio a forma di stella sulla
spalla
destra.
Il corpetto, rigorosamente di pizzo, scendeva stretto lungo
i fianchi, mettendo in evidenza le curve prosperose e si allargava
all’altezza
del bacino in un lungo strascico di velluto.
Le scarpe bianche come la neve erano state scelte
appositamente dalla madre della sposa, amante e fan dello stilista
Christian
Loboutin.
Il suo sguardo risalì al viso e non riconobbe se stessa.
La palpebra contornata da un soffice strato di ombretto
argento risaltava gli occhi verdi.
Dio solo, sapeva quanto rimmel era stato dato alle sue
ciglia.
Le labbra candide cosparse di un velo di lucidalabbra e
infine le guance rosee.
Sembrava una bambola!
Storse il naso e si allontanò dallo specchio, evitando di
guardare il suo riflesso.
Era
pronta!
Pronta
per un grande passo, che avrebbe cambiato la sua
vita.
Uscita
da quella porta tutto sarebbe cambiato.
Non
sarebbe stata più la ragazzina spensierata e buffa, ma
sarebbe diventata la signora Thompson.
Aura
Thompson…suonava così strano dirlo.
Tutte
le ragazze avrebbero sognato un matrimonio come il
suo.
Organizzato
nei minimi particolari da una wedding-planner,
ingaggiata da sua madre.
Sua
madre era sempre stata una donna perfezionista, mai una
cosa fuori posto, tutto in ordine, tutto organizzato.
Anche
la sua vita, di conseguenza era stata influenzata
dalla donna.
Aveva
richiesto una cerimonia semplice, ma sua madre come
sempre aveva fatto di testa sua, invitando 300 invitati, di cui la
metà erano
per lei sconosciuti.
Sorrise
ricordando sua madre impegnata nei preparativi.
Alla
fine le voleva bene, nonostante non la ascoltasse mai,
aveva organizzato una cerimonia perfetta per lei.
Una
cerimonia al Plaza, rinomato in città per la sua
capienza di ospiti e soprattutto per le conferenze ed i congressi che
si
tenevano.
Aveva
sempre pensato di sposarsi in chiesa e invece stava
per sposarsi al Plaza.
Si
sentiva un’ingrata, sua madre si era impegnata tanto e
lei non era soddisfatta di ciò.
*
Le
mani le tremavano e respirava a fatica, si sedette su una
delle poltroncine del Plaza e cercò di regolarizzare il
respiro.
Come
era possibile che tre semplici parole potessero
cambiare la vita di una persona?
-Si,
lo voglio- sussurrò a bassa voce.
Ce
la poteva fare, continuava a ripeterselo, ma detta così
sembrava diretta al patibolo, quando invece si sarebbe sposata.
Avrebbe
sposato l’uomo con cui avrebbe vissuto per tutta la
vita.
Tutta
la vita.
Per
sempre era un tempo infinito.
Un
senso di angoscia le colpì lo stomaco e strizzò
gli
occhi, accasciandosi sul divanetto.
-Aura
posso entrare?- trillò Eve dall’esterno della
porta.
Oh
no! Ci mancavi solo
tu.
-Certo,
entra!-
Eve
era la sorella del suo futuro sposo, era carina, dolce,
sensibile e simpatica e chi ne ha più ne metta!
La
ragazza perfetta che tutti avrebbero voluto come
fidanzata.
Aveva
solo un difetto, se così poteva essere considerato:
era troppo sicura di sé.
Certo,
era un difetto strano, bisognava vederlo dai punti di
vista, ma a quanto pare il suo ex fidanzato la pensava allo stesso modo
di Aura
ed era per questo che l’aveva lasciata per una ragazza
più semplice.
Eve
non era cattiva, ma involontariamente, riusciva a farti
sentire inferiore.
-Allora
sei eccitata?- chiese, accomodandosi accanto a lei.
C’è
una domanda di
riserva?
-Si,
ho paura- sospirò lievemente e si voltò a
guardarla.
-Oh
suvvia! Non dire cavolate, devi sposarti! Non sai quanto
ti invidio- si lisciò la gonna viola e sorrise.
Non
sai quanto invidio
te invece!
-Qualcosa
non va?- la guardò sospetta e con un sopracciglio
alzato.
-Ehm…no,
tutto bene- sorrise fintamente e si rilassò vedendo
la ragazza annuire.
-Dio!
Ancora non posso crederci che mio fratello si sposa-
disse con occhi sognanti.
Già,
nemmeno io.
-Eh
già- abbassò lo sguardo sulle sue scarpe.
-Sei
sicura di stare bene?- le accarezzò una mano – Sei
strana, capisco che hai paura, ma voi vi amate e coronerete il vostro
amore con
questo gesto- continuava ad accarezzarle la mano, cercando di
tranquillizzarla.
Non
sono più sicura di
niente, nemmeno di amarlo e non sarai di certo tu a tranquillizzarmi.
-Grazie-
sorrise dolcemente.
-Ragazze
è ora- disse un organizzatore della cerimonia,
spalancando la porta.
Si
alzò velocemente aiutata da Eve e dandosi
un’ultima
occhiata allo specchio, uscì dalla stanza.
Il
cuore le batteva forte e non sapeva quale fosse il
motivo.
Sperava
fosse per l’emozione, ma forse si sbagliava.
E
se stava facendo un errore?
Scosse
la testa e venne portata da sua padre, il quale
l’avrebbe accompagnata all’altare.
Appena
la vide sorrise orgoglioso alla sua bambina e le
accarezzò una guancia.
-Sei
bellissima- le sussurrò, prima di prenderla a
braccetto.
-Grazie
mille, papà- sorrise imbarazzata.
-Quel
ragazzo non sa la fortuna che ha sposandoti-
E
se non lo sposassi?
-Papà
io…ho paura- si morse il labbro inferiore per la
stupidità della sua uscita.
-Oh
tesoro! E’ una cosa normale- cercò di
tranquillizzarla,
invano.
Una
cosa normale? E’
normale che in questo momento vorrei essere da tutt’altra
parte, tranne che
qui?
Annuì
poco convinta e voltò lo sguardo davanti a lei.
Dinnanzi
a lei, oltre una porta di vetro, la sala era colma
di invitati.
Sorridevano,
chiacchieravano e si divertivano.
Vide
nelle prime file, Elena, la sua testimone che la salutò
alzando una mano.
Ricambiò
il saluto e si sentì subito più rilassata al
pensiero di avere la sua migliore amica al suo fianco.
-Siamo
pronti per partire- un altro organizzatore si
avvicinò a loro informandoli.
Aprì
la porta di vetro e si ritrovò gli invitati intenti a
fissarla.
Fece
un respiro profondo e si diresse verso l’altare,
accompagnata dalla marcia nuziale in sottofondo.
Sorrise
al suo sposo e prese posto accanto a lui, dopo
essersi scambiati un piccolo bacio.
Aveva
paura, tanta.
Un
dubbio le sorse spontaneo osservando il prete.
Era
davvero lui che voleva sposare?
Voleva
che fosse lui a metterle la fede al dito?
Lo
sai che non è lui
che vuoi!
Sbuffò
esasperata e alzò gli occhi al cielo, mentre il suo
sposo la osservava accigliato.
-Tutto
bene?- chiese confuso.
Già,
tutto bene?
-Ehm
si, è solo che il vestito mi stringe- mentì.
Il
vestito ti stringe
eh? Ma non farmi ridere! Lo sai che vorresti scappare, ma sei ancora in
tempo.
Sorrise
comprensivo come un padre alla figlia e volse di
nuovo lo sguardo al prete, che di lì a poco avrebbe cambiato
le loro vite.
Aura
rabbrividì al pensiero e sperò che la cerimonia
finisse
in fretta.
Ciao
ragazzi! E' la prima storia originale che scrivo! Fatemi sapere cosa ne
pensate. Sono accetti sia commenti positivi che negativi xD
Baci!