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Autore: _eco    04/08/2011    5 recensioni
{ Caroline Forbes
«Io vivo nel buio. Hai spento la luce, ora accendila. Sono stanca di non poter vedere altro che nero ».
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La bellezza del buio

"Where is the light in your deep dark room?
A shock of white could save you from your shadow
Why is the dark behind the moon?
Out of reach until the light is shattered"
By Beauty of the dark, Mads Langer.

Toc Toc. Era come un rumore sordo che proveniva dall’interno dell’anima.
Toc Toc. Nessun altro poteva sentirlo: era chiuso dentro di lei.
Toc Toc.Doveva affrontarlo da sola.
<< Chi sei? >>, mormorò a bassa voce, dandosi della stupida: stava parlando da sola, chiusa in camera.
<< Io >>, rispose la vocina che le rimbombava in testa come uno di quei martelli pneumatici.
<< Io chi? >>, insisté Caroline, appoggiando la schiena alla testiera del letto.
<< Io, ovvero tu >>, fu la spiegazione insensata.
La ragazza sobbalzò e si ritrovò a corrugare la fronte per la confusione che le aveva invaso il cervello. Maledizione a lei che aveva risposto a quel richiamo insopportabile!
Insopportabile, infatti. Caroline si sentì più che giustificata per aver risposto a quel continuo tamburellare: almeno, si disse, alla fine di quella strana chiacchierata sarebbe stato tutto un fastidioso ricordo.
<< Spiegati meglio >>, ordinò, avvicinandosi allo specchio.
Si nascose una ciocca d’oro dietro l’orecchio, in modo da poter girare di poco il viso e osservarlo meglio, da un’altra angolatura.
<< Sono io cioè tu. Sono colei che ti ostini a nascondere dietro quella faccetta d’angelo >>, rispose l’altra.
<< Non sono più la piccola e indifesa Caroline >>, sentenziò la ragazza, fissando con insistenza lo specchio, come se il riflesso potesse darle una conferma indiscutibile.
<< Invece lo sei. Più di prima >>, continuò la voce, che aveva assunto una nota di rimprovero materno.
<< Che cosa dici? >>, ribatté Caroline, dando il profilo allo specchio.
Si figurò un’altra Caroline, proprio davanti a lei. Era uguale, ma al contempo diversa. Aveva un’espressione più timida e arrabbiata, forse era anche delusa.
<< Guardati >>, le disse la voce.
Caroline osservò il suo riflesso allo specchio. Gli occhi erano circondati da occhiaie violacee, le labbra avevano perso tutto il loro candido rosa acceso, mentre le gote erano pallide. Era una Caroline stanca di esistere senza vivere. Era una Caroline stanca di voltarsi e ritrovarsi a guardare un passato troppo sfocato per poterlo ricordare. O era lei che lo voleva vedere così sfocato? Voleva nasconderlo, sotterrarlo e rinchiuderlo con uno di quei lucchetti di ferro. Sicuramente, poi, avrebbe anche buttato la chiave in un laghetto stagnante.
<< Mi nascondi dietro una maschera di bugie. Ti senti forte? Forse potrai ingannare gli altri, ma non ci riuscirai tanto facilmente con me, o con te. Siamo la stessa persona, noi. Ma tu ci stai dividendo. Perché mi nascondi, Caroline? >>, ecco che la voce divenne sempre più simile al lamento di una bambina bisognosa di attenzioni.
<< Perché tu sei sempre insicura, inadeguata. Sei così ingenua che non ti accorgi di quanto il mondo rida di te, di quanto sia stupido il fatto che ti senti popolare e importante. Ti rendi conto che hai passato quasi tutta l’adolescenza a sforzarti di rientrare nelle grazie degli altri?  E tutti ti trattavano come uno zerbino. E a cosa è servito tutto questo? A niente! La mia vita è stata presa e gettata al vento come una foglia rinsecchita. Le mie possibilità, i miei sogni, le mia aspettative…tutte svanite nel nulla. >>, la rimproverò Caroline.
Si accorse solo dopo di aver alzato un po’ troppo la voce, e di essere stata troppo acida.
Come se ne accorse?, vi starete chiedendo.
La ragazza sentì una fitta invaderle il petto e corroderle la gola. La testa ricominciò a pulsare e Caroline se la strinse fra le mani. Ricadde seduta sul bordo del letto.
La vecchia Caroline viveva ancora dentro di lei? Era lei che doveva sentirsi male, non Caroline. Era come se provasse il dolore di quell’altra persona che teneva nascosta dentro. Sì, lo aveva ammesso.
Caroline Forbes, la ragazzina con le unghie impeccabilmente smaltate e il sorriso tirato. Quella che gironzolava per i corridoi distribuendo volantini della festa d’inizio anno.
Era ancora lì, e aspettava di uscire fuori. Si era spazientita e l’aveva portata a farle del male. E la cosa buffa è che Caroline aveva finito col far del male a sé stessa.
Erano davvero la stessa persona, loro.
La ragazza si guardò intorno, come alla ricerca di qualcosa o qualcuno che la osservasse.
<< Mi stai cercando? >>, le domandò l’impertinente vocina.
Era Caroline, ne era sicura. Aveva lo stesso tono di quando la ragazza si avvicinava al ragazzo nuovo e ovviamente bello della scuola.
<< Cos’è che vuoi esattamente? >>, bofonchiò Caroline.
<< Accendi la luce >>, esclamò la vocina.
La ragazza si alzò, strisciando pesantemente i piedi per terra, e si avviò verso l’interruttore vicino alla porta. Lo premette e il lampadario di vetro soffiato diffuse una luce giallognola dappertutto.
<< No, non quella. Sciocchina >>, la rimproverò bonariamente la voce.
<< Qui c’è solo questa luce. Spiegati meglio. Mi stai dando su i nervi >>, s’innervosì Caroline.
<< Io vivo nel buio. Hai spento la luce, ora accendila. Sono stanca di non poter vedere altro che nero >>.
<< Era ora che te ne tornassi al buio, tu e tutta la tua frivolezza >>, ribadì Caroline, afferrando un paio di cuffie consumate e infilandosele nelle orecchie.
<< Sarò pure frivola, ma tu sei proprio sciocca. Pensi che un po’ di musica possa mandarmi via? >>, le domandò con tono intimidatorio.
Caroline sbuffò e lanciò sul letto le cuffiette.
<< Contenta? >>, bofonchiò.
<< Molto. Ora accendi la luce >>, le ordinò con voce pacata quella personcina fastidiosa che teneva dentro.
<< A che ti serve? Cosa potrai vedere se conosci già tutto a memoria? >>, la voce di Caroline era diventata più flebile, quasi rotta da singhiozzi inesistenti.
<< Ho visto tutto solo quando tu hai acceso la luce per pochi istanti. Poi tutto nero e cupo. Ma io non ho dimenticato, così mi sono ripromessa di ricordare tutto. In ogni più piccolo particolare >>, civettò la vocina.
<< E’ per questo che ti credi tanto importante da sapere tutto su me? Ti credi…forte a sbandierare ogni mio difetto e difficoltà passata? >>, la rimproverò Caroline.
<< E’ il bello del buio. Puoi osservare dall’interno tutto ciò che succede fuori e non sentirti imbarazzata per una brutta figura, o in colpa per un litigo con la mamma. Nessuno può vedere me. Sei tu, che tutti vedono >>, la voce cominciava a diventare piuttosto presuntuosa e snervante.
<< Ma se hai detto che ti serve la luce accesa per vedere! >>, ribatté Caroline, sbattendo i pugni sul materasso duro.
<< Attenta ascoltatrice >>, sentenziò la voce, << ma non c’è bisogno solo degli occhi per vedere, Caroline >>.
La ragazza chiuse istintivamente gli occhi. Sentì un affettuoso tocco sfiorarle la guancia pallida. D’un tratto riaprì le palpebre.
Una Caroline più trasparente e dallo sguardo sereno stava davanti a lei. Indossava una minigonna di jeans e una magliettina con un ampio scollo a V. Il solito abbigliamento di Caroline Forbes, la popolare ragazza senza cervello. Non che ora Caroline avesse sconvolto il suo guardaroba, ma portava i suoi vecchi vestiti con un’aria meno snob e appariscente.
<< E tu lo sai, vero? Le persone vedono ascoltando. Vedono anche chiudendo gli occhi e lasciando che sia il cuore a percepire ciò che li circonda – e indicò il petto spento di Caroline con un dito sottile e trasparente – come hai fatto tu ora con me >>, le spiegò con tono materno.
Caroline dovette asciugarsi una lacrima prima che potesse scenderle lungo il viso. Quelle parole, quel tono. Quante volte sua madre le aveva ripetuto cose del genere?
<< Si vede anche ascoltando, senza il bisogno di aprire gli occhi >>, glielo aveva detto quando lei aveva quasi otto anni, accarezzandole la chioma d’oro. Era uno dei pochi momenti in cui Liz lasciava spazio alla sua vena materna, oltre che a quella poetica.
La copia trasparente di Caroline sfilò dalla borsetta coordinata una piccola lampadina, di quelle che Mark Forbes cambiava periodicamente con ritrovata agilità. L’unica cosa che Liz non aveva mai saputo fare. Caroline si ritrovò a sorridere per un attimo.
Un tocco di sfuggita con le dita e la luce si accese.
<< Ecco. Ora si vede meglio, non trovi? >>, esclamò l’altra, intenta a contemplare la piccola fiammella di luce all’interno della boccia di vetro.
La creatura trasparente porse a Caroline la lampadina. Al contatto fra le due mani, quella trasparente si nascose per un frangente in quella ancora umana, seppur molto pallida e fredda.
<< Non permettere che si spenga di nuovo. Ricorda chi sei stata, perché lo sei ancora, nel profondo >>, sussurrò dolcemente.
Caroline afferrò la lampadina e la ripose sul comodino di legno chiaro. Ebbe il tempo di girarsi per sussurrare un << grazie >>, prima che la copia di sé stessa svanisse nel nulla.
Tum Tum. Eccolo di nuovo: fastidioso e coordinato.
Tum Tum. Un momento: era diverso. Non era il solito tamburellare.
Tum Tum. Caroline si portò una mano sul petto. Batteva di nuovo.

 
Lullaby’s space: Salve a tutti :) Eccomi ritornata dalla mia bella settimana di vacanza. Ho deciso di riaprire le danze, per  così dire, con un personaggio che se non si è capito (cosa davvero impossibile), è il mio preferito. Non avevo mai scritto una vera e propria introspezione su Caroline, ed è per questo che sono molto titubante nel postare questa shot.
Spero che sia di vostro gradimento, anche perché tengo particolarmente a ciò che ho scritto.
Grazie per il tempo che mi avete regalato.
Mi fate sapere cosa ne pensate?
Lullaby

  
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