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Autore: xheysharon    04/08/2011    1 recensioni
Un errore, una decisione. L'icontro che ti cambia la vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve ragazzi! Questa storia nasce inzialmente come OneShot ma avrei anche qualche idea per svilupparla e continuare, tutto sta a voi. Mettetevi comodi, leggete e poi giudicate. Critiche positive e negative ben accette e mi raccomando, fatemi sapere se volete che continui oppure che mi fermi qui :-) Beh, non voglio annoiarvi oltre. Buona lettura!

Joe Jonas arrivò al John F. Kennedy, l’aeroporto più famoso di New York, con qualche minuto di anticipo rispetto all’orario prefissato ed era nel complesso contento di quel volo.
Diede uno sguardo alla porta scorrevole che l’avrebbe condotto all’aperto, sperando vivamente di non incontrare paparazzi, giornalisti o fans scatenate. Il suo desiderio venne esaudito.
Ad aspettarlo non c’era nessuno.
Joe socchiuse gli occhi e si godette per un momento la sensazione di vita e di libertà che scorreva dentro di lui. Aveva bisogno di una pausa, di tempo.
La casa discografica gliene aveva dette di tutti i colori dopo quel piccolo incidente accaduto solo una settimana fa. A Joe pareva passata un’eternità.
Aveva dato un pugno, provocando danni da 2,000 dollari, ad un paparazzo che lo stava importunando con continue domande all’uscita di uno dei locali più in di Hollywood.
Subito, manager e casa discografica lo avevano ripreso continuando a borbottare di marketing, fans e vendite di dischi presto in calo se avesse continuato in questo modo.
I tabloid più importanti si erano subito buttati a capofitto su questo nuovo scandalo, definendolo un “cattivo ragazzo” ed una “delusione per milioni di fans”.
La sua famiglia gli aveva fermamente consigliato di prendersi una pausa dal lavoro e dai continui impegni, per ritrovare il vecchio Joe, quello che sopportava le insistenze dei paparazzi con pazienza, che cantava con il cuore e non solamente perché era un suo dovere, quello che accoglieva i fans con un sorriso in qualunque momento.

Chissà se quel Joe esiste ancora, pensò lui.
Raccolse la sua valigia e si incamminò all’esterno. Indossava degli abiti semplici, una maglietta scura, dei jeans scolorati e l’immancabile paio di occhiali scuri.
La sua agenzia, che lo aveva aiutato a rendere il suo viaggio e soprattutto la sua destinazione segreti, gli aveva procurato anche una vettura per i vari spostamenti, accuratamente parcheggiata nello spiazzo esterno dell’aeroporto. Joe salì in macchina ed emise un profondo respiro.
Era solo. Niente bodyguard, niente paparazzi, niente fratelli.
Joe non aveva mai viaggiato senza Nick e Kevin prima e avvertiva la loro mancanza ma, deciso com’era a lasciarsi alle spalle la sua vita, mise in moto e raggiunse in breve tempo il suo hotel in centro. Il Royal York Hotel.
Entrò nella hall, dirigendosi a passo deciso verso la reception quando all’improvviso si ritrovò a terra, gli occhiali da sole improvvisamente spazzati via dall’altra parte della sala.
«Ma che diavolo…» esordì il ragazzo, in tono furioso.
Alzò gli occhi verso qualsiasi cosa l’avesse appena buttato a terra e ne rimase sconcertato. Era una ragazza. Già, una ragazza con indosso un’uniforma da Hockey e con una pesante mazza in mano. Da sotto il casco, Joe scorse una cascata di capelli scuri. Lo sguardo del ragazzo fu improvvisamente catturato da un paio di occhi color oro che parevano senza fondo.
«Scusami! Oddio…» farfugliò la ragazza evidentemente turbata.
Joe si rialzò facilmente da terra e la osservò meglio. Era di statura media, ma aveva un fisico slanciato e magro. La divisa aderiva perfettamente alla sua fisionomia a parte la grande casacca nera con rilievi argentati, decisamente di una taglia più grande del necessario. Aveva il numero ‘5’ stampato sul fronte della casacca. Per ultimo, il ragazzo notò un paio di pattini da ghiaccio protetti da delle speciali attrezzature di gomme utili per preservare la lama.
«Tranquilla. Non verrai citata per danni solo per una caduta! » scherzò Joe, che stava aspettando il momento in cui la ragazza gli sarebbe saltata addosso.
Lei, d’altra parte, si mordicchiò un labbro in evidente imbarazzo.
«Quindi giochi a Hockey? » chiese Joe indicando l’attrezzatura e i pattini.
«Si anche se…» diede una veloce occhiata all’orologio a pendolo nella Hall e sbuffò, contrariata. «Sono in ritardo per l’allenamento. Non che faccia molta differenza… mi hai visto. Sono un’idiota su questi aggeggi. Non fa per me».
Joe si sorprese alla rivelazione di un carattere deciso ma allo stesso tempo estroverso da parte di quella ragazza.
«Senti, mi dispiace davvero averti messo sotto» disse lei, abbassando gli occhi.
«Ti ho detto che non c’è problema. Davvero. Allora…non devi chiedermi qualcosa?». Un ombra passò sul viso di Joe.

Eccomi di nuovo, a fingere di essere l’idolo perfetto e senza difetti di un’altra fan… ma ci sono così tante cose che non vanno in me,pensò.
La ragazza lo guardò per un istante. «Giusto, scusami. Non ci siamo presentati. Io sono Danielle e tu…?».
Joe rimase sconcertato. Aveva creduto che quella ragazza stesse per chiedergli un autografo. Possibili che non l’avesse riconosciuto?
Danielle aspettava e lo stava squadrando dall’alto in basso, domandandosi forse perché quel tizio ci mettesse così tanto tempo a rispondere ad una semplice domanda.
Joe parve riscuotersi dal suo torpore e si schiarì la voce. «Io sono…»
Ma venne interrotto da un forte rumore alle sue spalle. Fece appena in tempo a voltarsi che li vide: decine di giornalisti che l’avevano trovato, che desideravano un nuovo scoop e che si chiedevano perché fosse fuggito da Los Angeles così in fretta. I flash iniziarono ad accecarlo e Joe fu colto dal terrore. Come avevano fatto a trovarlo così in fretta?
Danielle era ferma davanti a lui, con la fronte corrugata.  Joe capì che era confusa.
La cosa incuriosì il ragazzo che però non aveva tempo da perdere.
«Corriamo» gridò Joe afferrandole la mano.
Ringraziando gli allenamenti intensivi in palestra, trascinò la ragazza con sé dall’altro lato della sala, verso gli ascensori. Premette in fretta il tasto “sopra” e diede un piccolo pugno alla porta d’acciaio, imprecando fra sé.
 
Muoviti.
Quando finalmente le porte si spalancarono Joe ci si buttò a capofitto dentro, seguito subito da Danielle. La ragazza non aveva fiatato durante la corsa ma ora che le porte si stavano richiudendo, Joe osservò il suo viso passare dalla sorpresa, alla confusione, alla determinazione di avere delle risposte.
«Chi diavolo sei tu? » sussurrò.

  
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