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Autore: Mandy_rocker    04/08/2011    1 recensioni
I loro corpi continuavano a volare sulle flebili emozioni che l’animo umano schiude, tremavano, sorpassati da un’immane felicità.
La musica era la loro felicità. La musica era la loro vita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le dita ballavano sui candidi tasti in avorio, gli occhi socchiusi lasciavano la sua anima viaggiare per mondi sconosciuti, in frenesia.
La calda voce del cantante le trapassò il cuore, la sua anima le chiedeva di fermarsi per riprendere fiato, ma lei ancora correva per il suo Eden privato, ancora in overdose continuava a suonare in balia di una deliziosa utopia.
Lo sentiva dietro di sé il suo respiro caldo, seppur lontano, lo sentiva attaccarsi al collo sudato, lo sentiva stringerle la vita, sentiva quella voce stringerle l’anima, ma nello stesso tempo correva con lei.
Aprì gli occhi e si trovò davanti quello spettacolo, il suo spettacolo personale.
Bill cantava ad occhi chiusi viaggiando ancora per quelle terre sperdute, sentiva ogni suo battito scandire i secondi di quella dannata frenesia, Janet rimase intontita da quell’estasi improvvisa.
I loro occhi si incontrarono ancor prima che i due ragazzi potessero accorgersi di non riuscire più a respirare, Janet continuava a suonare ma il suo sguardo era puntato su Bill, ipnotizzato dal suo collo, sudato, una miriade di gocce ebbero la sfacciata fortuna di attraversargli la pelle splendente mentre quel pomo d’Adamo andava su e giù, la sua voce –ormai divenuta una dolce e veneranda melodia ipnotica- riempiva la stanza, come un soffio vitale.
Lo sentiva Janet, sentiva che l’anima non le apparteneva più.
Quel ladro le tolse persino lo spirito, intrappolato dalla gabbia d’oro di quell’ ammaliante suono.
Più che suonare si stava aggrappando a quel pianoforte, lo sentiva come la sua ultima speranza di fuga, ma la sua anima ormai si era lasciata trasportare dal cantante… dove la stava portando?
La ragazza vide improvvisamente tremare le iridi di Bill, incerte, impaurite… deliziosamente eccitate.
Stava forse gridando aiuto alla sua anima?
Suona, ti prego… fallo ancora
Sentì il suo cuore gridare tra le note di quel pianoforte, e lei suonò… più forte, con più grinta, tutta la passione che aveva in corpo.
Lei non stava suonando… lei stava vivendo.
Raccontava così la sua vita, ogni nota scandiva un’emozione, ogni suono era un suo respiro… un respiro di vita, d’amore e morte che condividevano lo stesso spazio.
Lo stava portando in vita, lo stava salvando…

And if you go… I wanna go with you

Chiuse gli occhi e sorrise sollevata.
Improvvisamente solo le note del pianoforte erano l’unico melodioso suono che si sentiva nella stanza.
Bill si era fermato per assaggiare quell’ armonia, voleva viverla… voleva goderne al massimo.
La pace traspariva dalle iridi di Bill, Janet continuava a tremare e a muovere flebilmente il capo ormai trasportata da quella serenità.
Era una tossicodipendente. Oh si, lei si faceva di musica… ne aveva bisogno, in ogni momento.
Sia lei che Bill erano usciti dal loro corpo, Apollo –dio delle arti- li accompagnò splendente per l’Olimpo, oh si… erano per caso morti o solamente rinchiusi in una bolla di pace?
Comunque sia… non ne sarebbero usciti.
Entrambi si guardarono per l’ennesima volta negli occhi, si scrutarono, si assaporarono… si amarono. Sia le labbra di Janet sia quelle di Bill si schiusero ed incominciarono nuovamente a cantare parole che sapevano di loro, di quell’amore puro, assoluto, indifeso ma travolgente e indistruttibile.

And if you die, I wanna die with you

Sorrisero e continuarono a godere ognuno del respiro dell’altro.
Le loro anime si contorcevano sotto l’assoluto piacere che li travolgeva, si sentivano vivi ed a ritmo di musica il loro petto si alzava tanto forti e violenti erano i loro respiri.
Ma suonavano, ed erano felici.
Non erano morti… erano vivi, ogni nota chiariva quanto meravigliosa fosse la loro vita, ogni nota gli faceva ricordare la loro felicità.
Entrambi stavano godendo di quel soffio di vita che solo la musica poteva donare.
I loro corpi continuavano a volare sulle flebili emozioni che l’animo umano schiude, tremavano, sorpassati da un’immane felicità.
La musica era la loro felicità. La musica era la loro vita.

Con passo felpato e senza fare il minimo rumore, due singolari ragazzi entrarono nell’enorme stanza senza farsi vedere. Osservarono compiaciuti Bill e Janet ed il primo iniziò a parlare sottovoce, senza smettere di guardarli affascinato.
Aveva possenti spalle larghe, dei capelli bruni ricadevano lisci su di esse. I suoi fantastici occhi verdi osservavano ammaliati quelle due anime sperdute, dalla sua rosea bocca uscirono poche parole: «Stanno suonando alla perfezione».
Il secondo ragazzo sorrise con aria di chi ne sapeva, aveva un semplice berretto a coprire i biondi e corti capelli, sul suo viso paffuto si aprì una specie di smorfia.
«Non stanno semplicemente suonando, Gé. Stanno facendo l’amore».
  
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