Cantava. E cantando mi regalava emozioni indescrivibili. Stava cantando uno dei miei pezzi preferiti, "Alibi". Anche se quella non era una serata particolare, non era un concerto o uno spettacolo, lui stava cantando e ci metteva l'anima.

Amavo stare ore ed ore ad osservarlo, scrutarlo, ascoltarlo, viverlo. La sua voce era un miracolo.

Ricordo ancora il nostro primo incontro. Scrivevo per un giornale di cronaca rosa ai tempi, e mi serviva uno scoop sulla vita privata di un certo Jared Leto, un attore che aveva deciso di intraprendere anche la carriera musicale.

Correva l'anno 2002 ed era appena uscito il primo album, "30 Seconds To Mars", io ero una novellina nel mio lavoro, ed ero abbastanza presa da questa "missione". Sarebbe stato il mio primo scoop e avrei fatto bella figura con il capo. Andavo dappertutto, cercavo informazioni su internet, chiedevo a chiunque lo conoscesse qualche segreto, ma niente di che. Un giorno decisi di ascoltare il cd e subito me ne innamorai. La sua voce mi faceva impazzire. Era una strana sensazione. Decisi di cercarlo dovunque, dovevo parlargli, volevo sentire quella voce meravigliosa dal vivo. Feci di tutto per procurarmi l'indirizzo e ci riuscii. Mi appostai davanti casa sua come una spia, un ladro, un investigatore. La cosa mi eccitava ed ero su di giri. Mentre aspettavo qualche movimento cantavo "Buddha for Mary", ma come la cantava lui era tutta un'altra cosa. Ero assorta nei miei pensieri, come avrei dovuto comportarmi? Oddio. Era lì. Uscii dalla macchina e gli corsi incontro per riuscire a fermarlo.

"Ehiiiii!!!" gridai.

"Si??? Ci conosciamo?" cavolo che sguardo! Era fantastico. Mi persi per un attimo in quegli occhioni blu. Il mare, il cielo non erano niente a confronto.

"Si, ehm, no cioè..." ero troppo stordita dal suo sguardo. "Piacere Alexis, per gli amici Alex! Tu sei Jared Leto, giusto?" gli porsi la mano e sfoderai uno dei miei migliori sorrisi.

"Si, sono io. Piacere... Alex!" sorrise e mi strinse la mano. La battuta mi venne spontanea:"Sei diventato mio amico in così poco tempo??" rise alla battuta e mollò la presa.

"Ahahah scusa, posso chiamarti Alex?" mi chiese con sguardo ammiccante.

"Ma certo!" era un tipo simpatico, amichevole e non potevo fare a meno di sorridere guardandolo. Era magro, alto, aggraziato, la pelle chiara e gli occhi che sembravano due fari.

"Sei qui per...??" in quel momento avevo dimenticato di averlo cercato soltanto per lavoro e mi sembrava quasi squallido dirglielo però..

"Sono una giornalista, volevo intervistarti... Se per te va bene." abbassai lo sguardo. Non avevo voglia di parlargli per poi sbandierare tutto in un giornale di cronaca rosa, ma avevo voglia di parlargli soltanto per ascoltare la sua storia e stare con lui.

"Oh, certo che per me va bene. Vuoi salire? Ti offro un caffè!" mi fece l'occhiolino e mi sentii morire. Un pugno dritto allo stomaco. Mi stava spiazzando.

"Ok, grazie!" cominciai a mordermi il labbro inferiore per l'imbarazzo. Non pensavo che un rgazzo avrebbe potuto farmi quell'effetto. No, non ci pensavo affatto...