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Autore: John Fitzgerald Kennedy    05/08/2011    1 recensioni
Come mi immagino il mondo nel 2035, nessuna lotta per la sopravvivenza combattuta da parte dei 10 soli umani rimasti contro malvagi alieni, solo una fotografia su come penso che la nostra vita cambierà...
E mi mostro, come sempre verso il futuro, particolarmente ottimista.
Sarà veramente così?
"Lo scopriremo solo vivendo!" ^_^
P.S. Sì, è vero, sono del 1993, io!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- No, ti ho già detto di no, per quel prezzo non vendiamo niente! A nessuno! Il nostro nuovo processore vale almeno il doppio! - 
Quella risposta provocò una visibile smorfia sul volto della giovane assistente.
- E non fare quella faccia. Sono sicuro che la Apple sia disposta a sborsare miliardi per l’Xk2, per i loro nuovi “i-vattelapesca”. - rispose il manager, dando un’occhiata alla sua dipendente sul piccolo schermo a led luminosi sul parabrezza della sua automobile. 
Questa si riassettò per un istante una ciocca ribelle di capelli e guardò nuovamente il suo capo.
- Va bene, “boss”. - 
- Così va meglio. E non chiamarmi “boss”! - 
Troppo tardi. La chiamata era già terminata.
Un rumoroso sospiro fuoriuscì dalla sua bocca.
- Computer, mettimi una canzone che vuoi tu, casuale. - disse poi, godendosi tranquillamente il tramonto dai finestrini della macchina.
- Va bene, Mark. - gli rispose un’asettica voce femminile proveniente dal nulla.
Subito dopo, una canzone di un famoso cantante soul riempì l’auto.
Bah, roba di 60 anni fa. pensò l’uomo, socchiudendo gli occhi dopo aver guardato direttamente il sole che sembrava essere tagliato a spicchi da un folto gruppo di esili mulini a vento che stavano accumulando grandi quantità di energia.
- Mark, a causa di un lungo rallentamento su questa strada fra 3500 metri, propongo di compiere questa deviazione, per giungere prima a destinazione. - la voce del computer di bordo interruppe nuovamente la quiete del manager. 
Contemporaneamente, sullo schermo utilizzato poco prima per la videochiamata, apparve una mappa stradale, nella quale era chiaramente indicata la deviazione suggerita dal computer.
Mark non aprì neanche gli occhi per valutare la cosa. La straordinaria intelligenza artificiale del navigatore dell’automobile non aveva mai sbagliato in circostanze del genere.
- Ok, computer, fai pure la deviazione. -
Si fidava ciecamente di tutta la tecnologia che lo circondava, ogni giorno poneva la sua stessa vita nelle “mani” del navigatore e del pilota automatico, in grado di evitare ostacoli o pericoli improvvisi con una prontezza ed un’efficienza 10 volte superiori alle sue.
Egli non capiva, anzi, i cosiddetti “puristi”, che si ostinavano a guidare con le proprie forze e le proprie abilità tutti i giorni. Era scientificamente provato, peraltro, che gli incidenti stradali accadevano per la maggior parte a causa di errori umani, non di malfunzionamenti dei computer. 
Le macchine erano perfette. L’uomo No.
La sua automobile era un’elegante berlina argentata, mossa da un innovativo motore elettrico in grado di convogliare energia dalle correnti d’aria create durante il viaggio dalla stessa vettura e da alcuni piccoli pannelli solari. In pratica, più viaggiava più incrementava la sua autonomia.
Il cambio era, ovviamente, automatico, con la possibilità di scegliere fra differenti tipi di guida, dai più sportivi ai più rilassati; un potente computer centrale controllava pressoché qualsiasi cosa accadesse nel raggio di una decina di metri intorno alla macchina, mediante una miriade di sensori e di telecamere, nascoste ad arte nella carrozzeria.
Il pilota automatico veniva inserito ogniqualvolta l’autista lo desiderasse oppure nel caso in cui questo non fosse in grado di pilotare: diversi sensori posti sul sedile di guida e sul volante, infatti, erano in grado di captare la frequenza cardiaca, il tasso alcolico nel sangue e la temperatura del corpo. Se anche solo uno di questi valori non fosse rientrato negli standard predefiniti, sarebbe subito entrato in funzione il pilota automatico.
Era un gioiello della tecnologia.
Anche il nuovo processore creato dall’azienda di Mark era all’avanguardia della tecnica, esso avrebbe permesso di velocizzare ulteriormente le attività di numerosissime apparecchiature elettroniche, dai semplici personal computer ai più elaborati sistemi di crittografia, migliorando ulteriormente l’uso dei quanti.
Tutto era dominato dall’elettronica.
La maggior parte delle abitazioni erano regolate da un computer interno, controllabile con estrema facilità anche a distanza di migliaia di chilometri, che era in grado di manipolare qualunque elettrodomestico o strumento elettrico presente nella casa.
Bastava un semplice SMS per chiudere le tapparelle, per spegnere il forno, per fare un caffè, per regolare il riscaldamento, per fare qualunque cosa, insomma. Comodità alle quali oramai pochi facevano a meno.
Le innovazioni tecnologiche, dal 2000 in avanti, avevano permesso di automatizzare un numero sempre più elevato di lavori, per esempio i pochi pozzi di petrolio ancora presenti erano regolati da avanzatissimi sistemi, in grado anche di compiere le piccole riparazioni quotidiane, servendosi di bracci meccanici estremamente precisi ed efficienti. Le perdite lungo i chilometrici oleodotti, poi, erano solo un ricordo del passato: veri e propri stormi di piccoli robot, in grado di unirsi e collaborare fra di loro autonomamente, percorrevano continuamente il tragitto del petrolio, riparando immediatamente qualsiasi falla.
La tecnica e la tecnologia stavano letteralmente “galoppando” di gran carriera, quasi ogni mese veniva prodotta una nuova ricerca con risultati inimmaginabili fino a pochi anni prima. 
La medicina aveva compiuto passi da gigante, un paio di anni prima un nutrito pool di esperti avevano trovato una cura veramente efficace e non invasiva per l’Hiv. I malati di tumore avevano il 78% di possibilità di guarire completamente, la sanità aveva cominciato ad espandersi rapidamente anche nei Paesi più poveri e sottosviluppati, quando finalmente un nuovo spirito più intraprendente e sicuro di sé caratterizzò un’intera generazione delle popolazioni di questi stati. 
L’inquinamento disastroso di circa 40 anni prima stava continuando a scemare, grazie alla scoperta ed all’uso massiccio di numerose fonti di energia rinnovabili, inoltre qualsiasi rifiuto, di qualsiasi natura, poteva essere riciclato completamente ed impiegato nella produzione di beni nuovi.
E’ un’epoca degna di essere vissuta … pensò fra sé Mark, socchiudendo gli occhi, guardando in lontananza gli ultimi raggi del sole che stavano tingendo di rosa le nuvole, allungando le ombre degli alberi.

 
- Me lo ricordo come se fosse ieri. - concluse Mark, con un’espressione sognante.
- Era un bel periodo, credo. - sentenziò serio serio il nipotino, seduto per terra di fronte alla poltrona del nonno.
- Già … Quello in particolare fu un grande anno, era il 2035, lo stesso anno in cui arrivarono i primi astronauti su Marte. - rispose Mark, scavando attentamente nella memoria.
- Un giorno vorrò fare anch’io l’astronauta, voglio arrivare oltre il Sistema Solare! - gli occhi azzurri del bimbo si illuminarono come due stelle.
- Vieni, ti voglio dire un segreto. - disse il nonno, dandosi una pacca sulle gambe.
Il bambino gli montò, non senza qualche difficoltà, sulle ginocchia.
- Vedi, - sussurrò il nonno, avvicinandosi alla testa del fanciullo - quando sono nato io, addirittura nel lontano 1993, la gran parte delle cose che esistevano nel 2035 si potevano trovare solo nei libri di fantascienza, figuriamoci quelle che ci sono ora. Ma io ci ho creduto. Ho creduto nel progresso, in un progresso sostenibile per tutti, e ci sono vissuto pienamente. Vedi, Tim, l’importante non è la fattibilità o no di una cosa. L’importante è crederci. Crederci totalmente. Se credi con tutte le tue forze di poter fare qualcosa, anche se tutti dovessero essere contro di te, ce la puoi fare. So che potrai farcela, Tim, credici e ce la farai. Non dimenticarlo mai. -
  
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