08/08/2011
1 recensioni❝Due volte.❞
Due volte.
Fosse la prima volta, la prima invasione durante uno stato di neutralità annunciato…forse non l’avrebbe propriamente capita. Ma come la chiamano i loro superiori? Quelli che si credono tanto bravi da poter fare scoppiare guerre solo per il gusto della conquista e della rivincita su popoli la cui maggior parte degli abitanti sono solo persone che non conoscono?
Strategia di guerra. Ecco come la chiamano.
Si può sapere che dannatissima strategia sarebbe invadere un territorio neutrale fin dall’inizio di questa storia? Solo per raggiungere la Francia devono disturbare e distruggere il suo popolo?
-Per la seconda volta, dannazione!-
Sbraita, dando un pugno al muro mentre dall’alto della finestra del palazzo guarda la strada sotto di lei. Quel palazzo che le sembrava invalicabile ormai. Quei confini che sperava che nessuno surclassasse più con tale violenza. Non dopo il primo conflitto mondiale. Non era stata abbastanza quella volta per la Germania?
No, la storia doveva ripetersi anche nel 1940, naturalmente.
Sbatte un pugno molto vicino all’infisso della finestra. Prova così tanta rabbia, furia dentro di se che se ora le capitasse qualcuno a tiro lo centrerebbe benissimo con il vaso lì di fianco, sul comodino. Fortunatamente ha dato disposizione di essere lasciata in pace e qualcuno, almeno lì, la ascolta.
Non riesce neppure ad arrabbiarsi con la nazione in sé, con cui condivide anche molti punti in comune, per quanto le ha fatto perché sa che anche Germania è vittima come lei di un governo che non lascia scampo.
Le verrebbe da piangere. Tanto. Ma che razza di esempio darebbe al suo popolo che soffre, ma che è forte e ha nello sguardo un giuramento di…vendetta? Quello che potrebbe sembrare.
Lo stesso sguardo che lei condivide da quando per la prima volta ha sentito le parole “Piano Schlieffen” . Da quando per la seconda volta ha sentito i suoi confini violati e il popolo soffrire per una neutralità ormai persa, per colpa di altri.
E piangere le sembra anche una cosa tanto ridicola. Non piange da quando ha lasciato suo fratello, probabilmente. Quando l’ha “tradito” per usare un termine già sentito in qualche modo.
Ha così furia in corpo che le lacrime non vogliono nemmeno farsi sentire. Un bel pugno, quello ci starebbe. Ma deve calmarsi, deve farlo per tutti, fino alla fine di questa stramaledettissima guerra. Deve sorridere, ancora, mentre passeggia per strada e rassicurare tutti, come ha sempre fatto.
Solo, preferirebbe non vedere il suo popolo soffrire così tanto, preferirebbe non dover fingere di sorridere, per colpa di dei pazzi megalomani.
| Note dell'autrice:|
Questa fic non è nata come tale. Ho dovuto compilare una scheda simile per un forum, e mi sono resa conto dopo che si tratta effettivamente dell'intro di una fic.
Detto questo; amo Belgio e la sua caratterizzazione, nonchè la storia che questo paese si porta sulle spalle. Davvero, mi piace assolutamente.
Non è uno dei miei scritti migliori, ma spero comunque che lo appreziate almeno un pochetto~.