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Autore: kymyit    08/08/2011    2 recensioni
Hogan è stanco di dipendere economicamente da Iyv e così decide di parlargliene.
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Per uno che se l’era sempre cavata da solo nonostante le avversità, quella situazione era un come un pugno in pieno stomaco.
-Ma hai sempre lavorato duro, avrai anche il diritto a stare un po’ in pace, no?-
Hogan notò la sottile vena maliziosa nella frase dell’altro e gli rispose acido.
-Non sto scherzando, Patrizio!- esclamò.
Quello prese a scorrere il dito sul suo petto, come se nulla fosse.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Iyv & Hogan'
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Lavoro

Erano sdraiati fianco a fianco da circa un’ora, Iyv e Hogan.
Il primo leggeva un romanzo, il secondo sfogliava distrattamente una rivista di auto e moto. Iyv notò che ogni tanto tornava indietro e avanti con le pagine per fissare una certa moto nera. Aveva buon gusto Hogan. Forse era pensieroso perché meditava di comprarla. E non sapeva come chiedergli soldi.
Iyv gliel’avrebbe comprata senza fare domande, in ogni caso. Perché Hogan aveva dovuto patire tanto in vita, che si era guadagnato la possibilità di avere tutto ciò che voleva. Non era giusto negargli i sogni, dopo che per anni se li era negati a sua volta per battere i marciapiedi e pagare le cure di Helena.
L’italiano aspettava soltanto che il compagno gli ponesse quella domanda. O iniziasse il discorso. Poi gli avrebbe tirato il resto delle parole fuori dalla bocca con le pinze, era ovvio.
-Iyv…- iniziò quello, posando la rivista sulle lenzuola.
Non aveva il solito sguardo duro e senza la benda sull’occhio destro perdeva molta della sua cattiveria.
-Dimmi.- rispose.
-Mi sono rotto di questa situazione.- disse, al che l’altro s’incupì.
-Che vuoi dire?-
-Sono stufo marcio.- disse ancora quello incrociando le braccia al petto.
Iyv gli mostrò la sua preoccupazione e Hogan lo rassicurò con un distratto pugno leggero alla spalla.
-Non parlavo di un certo deficiente di mia conoscenza.- disse –Quello va bene.-
-Allora cos’hai?- domandò Iyv.
Hogan alzò le spalle.
-Sono stufo di dipendere da te.- rispose, imbarazzato.
Iyv si lasciò sfuggire una risatina e lo abbracciò.
-E da quando dipenderesti da me?-
Quello gli lanciò un’occhiataccia torva.
-Vivo sulle tue spalle.- rispose –Ed è una cosa che mi secca da morire.-
Già.
Per uno che se l’era sempre cavata da solo nonostante le avversità, quella situazione era un come un pugno in pieno stomaco.
-Ma hai sempre lavorato duro, avrai anche il diritto a stare un po’ in pace, no?-
Hogan notò la sottile vena maliziosa nella frase dell’altro e gli rispose acido.
-Non sto scherzando, Patrizio!- esclamò.
Quello prese a scorrere il dito sul suo petto, come se nulla fosse.
-Lavora per me allora.-
Hogan gli afferrò il polso e lo strinse forte.
-Non ho intenzione di farmi pagare per fare sesso con te!-
Iyv allora scoppiò a ridere.
-Arrivi sempre a conclusioni affrettate, caro.-
Hogan inarcò il sopracciglio e Iyv gli puntò il dito sulla guancia.
-Intendevo che puoi farmi da assistente tutto fare!- prese a contare le varie mansioni –Segretario, guardia del corpo, sosia (anche se non mi somigli), cuoco…-
-Cuoco?-
Iyv sorrise, compiaciuto di avergli fatto distendere un po’ i nervi –Quello che hai cucinato ieri era delizioso.-
Hogan arrossì –Era insalata di riso…- disse –E teoricamente non è che va cotta.-
-Il riso sì.- disse Iyv –Ed era ottimo, ma torniamo sul discorso.-
Si mise dritto e gli porse la mano –Avrai un regolare contratto, assicurazione e stipendio, straordinari, mance e tanto amore, ci stai, socio?-
Hogan ci pensò su un attimo, poi gli strinse la mano.
-Perfetto!- esclamò Iyv lasciandosi scivolare sotto le coperte, per poi accoccolarsi sul petto dell’altro.
-Volevi comprare questa?- domandò indicando la moto nera.
Hogan annuì.
-E’ bella… te la detraggo dallo stipendio?-
L’americano sogghignò.
-No, preferisco aspettare, da più soddisfazioni.-
-Bene.-
Iyv mise su una faccia che Hogan conosceva molto bene.
Ovvero, stava per spararne una.
-Signor Russell... - esordì, infatti, con una finta voce grossa –... in quanto mio segretario è giusto che le mostri come si lavora qui.-
E gl’infilò la mano sotto le coperte, all’altezza del pacco.
Come volevasi dimostrare.
   
 
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